La corsa di Ballerini riparte dal Belgio e profuma d’azzurro

25.07.2022
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Ballerini è all’Ethias Tour de Wallonie assieme ad Alaphilippe e un bel gruppo di corridori al lavoro per la seconda parte di stagione. Nomi anche importanti che a vario titolo, per problemi o per programma, sono rimasti fuori dal Tour e adesso hanno motivazioni da vendere. Il contesto è speciale. Ieri si è corso sulle strade della Liegi, ma nell’arco della settimana non mancherà il pavé. L’unico problema, venuto a galla giusto ieri, è un’ondata di caldo che da quelle parti non è affatto usuale. Basti pensare che quando il Tour ha fatto tappa in Belgio, indossando la felpa per andare a cena leggevamo con sgomento dei 40 gradi che bagnavano l’Italia.

«Invece è arrivato anche qui – ammette il Ballero – parliamo di 35-36 gradi. Così la tappa di ieri è venuta durissima, non credevo tanto. Un po’ alcune salite della Liegi e un po’ il caldo, mi dispiace che abbiamo perso la maglia di leader (Alaphilippe, vincitore della 1ª tappa è arrivato a 8’28”, mentre oggi ha dovuto fermarsi per positività al Covid, ndr). E mi dispiace che abbiamo perso Dries Devenyns, che è caduto due volte. La prima volta ha battuto la testa ed è ripartito. Poi è caduto di nuovo e lo hanno portato all’ospedale».

La seconda tappa del Wallonie è appena partita, Alaphilippe (e dietro Ballerini) ancora di ottimo umore…
La seconda tappa del Wallonie è appena partita, Alaphilippe (e dietro Ballerini) ancora di ottimo umore…
E quindi si riparte da qui?

Esatto, dopo aver lavorato bene a Livigno. Non posso dire di essere soddisfatto della prima parte di stagione. Ho puntato ancora sulle classiche, ma fra acciacchi vari e Covid, ho sempre inseguito la condizione senza mai trovarla davvero. Quando è così, fai le cose di fretta e si complica tutto. Sono esperienze che ti porti dietro, ma è anche vero che in certi momenti è stato difficile fare la squadra, quindi magari rientri che non sei al top. E basta un colpo d’aria per ammalarti.

Adesso sei a posto?

Ormai è passato tutto (sbuffa, ndr). Il Giro è andato discretamente, ho avuto le mie chance. Poi a Livigno ho staccato. Eravamo un bel gruppo, tutti quelli che non sono andati al Tour, da “Loulou” (Alaphilippe, ndr) a Evenepoel. E così il Tour ce lo siamo guardati in tivù. Ieri speravo che vincesse Jakobsen, che sa muoversi bene anche senza Morkov. Ma Philipsen aveva già fatto vedere di essere più forte.

Andermatt, un bel muro in pavé, per dare al ritiro di Livigno il sapore di Nord… (foto Instagram)
Andermatt, un bel muro in pavé, per dare al ritiro di Livigno il sapore di Nord… (foto Instagram)
L’anno scorso eri uno degli uomini di punta al mondiale, ma finì con caduta e ritiro. Hai già parlato con Bennati?

Ci siamo sentiti, certo. Con Benna mi sono sempre trovato bene, il primo stage alla Tinkoff lo feci con lui. Abbiamo un grande rapporto, è una brava persona, con lui scherzo spesso. Vedremo come andrà questa volta con la nazionale. Gli europei sono piatti. Il mondiale invece sarà duro come l’anno scorso. Non ho visto le strade, non so se sono larghe. Però viene duro, Alaphilippe non lo tolgo dai favoriti, per cui si vedrà.

Ieri a Parigi, Bennati ha fatto un po’ di nomi…

Bisognerà vedere come staremo a settembre. Bettiol effettivamente sta andando forte, ma al mondiale mancano quasi due mesi. Dovremo essere bravi a essere forti in quei giorni lì.

Tu come ci arriverai?

Niente Vuelta. Dopo il Wallonie, farò Burgos, poi gli europei, quindi una corsa in Belgio, Plouay, poi altre due settimane in altura, lo Slovacchia e a quel punto, se sarò nella rosa, il mondiale.

Bramati dice che gli piacerebbe vederti vincere in questi giorni, c’è una tappa che fa al caso tuo?

L’ultima, che ha anche qualche chilometro di pavé. Ma se dovesse essere un’altra, andrà bene lo stesso. Essendo appena scesi dall’altura, sapevo che le prime sarebbero state dure, ma adesso le cose andranno sicuramente meglio. E… una cosa: anche a me piacerebbe vincere…

Il Tour dal divano con Ballero, nel giorno di Jakobsen

02.07.2022
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Treni e non ventagli. La seconda tappa del Tour de France si conclude con una “normale” volata. Una volata vinta da Fabio Jakobsen. E questo ci dice che ventagli o sprint, la Quick Step-Alpha Vinyl c’è sempre. 

Davide Ballerini, corridore dello squadrone belga, si è goduto il successo dal divano. Attento, se vogliamo anche emozionato, era come se stesse pedalando con i suoi compagni. E con lui analizziamo questa tappa, la Roskilde-Nyborg di 202 chilometri.

Immenso l’abbraccio del pubblico danese al Tour. Sembrava di essere tornati nelle tappe ungheresi del Giro
Immenso l’abbraccio del pubblico danese al Tour. Sembrava di essere tornati nelle tappe ungheresi del Giro

Vento nel Dna

Il pronti via è stile Giro d’Italia, con la fuga buona che prende subito il largo. Le squadre si schierano compatte e mantengono le posizioni per gran parte della corsa.

La Danimarca rivela un amore inaspettato per il Tour. Ma forse sarebbe meglio dire per il ciclismo.

La tensione sale man mano che passano i chilometri. Ineos-Grenadiers e Quick Step-Alpha Vinyl accelerano ogni volta che c’è un “traverso” e il vento può diventare un’insidia. 

«Fa parte della nostra tradizione correre in certe situazioni – spiega il Ballero – non che ci si facciano degli allenamenti specifici, ma il saper correre nel vento è qualcosa che si tramanda di corridore in corridore. E’ da come ti crescono che impari. Impari da chi è più esperto. E poi a forza di farlo in corsa e di trovarsi quasi sempre in superiorità numerica nei ventagli è più facile capire come funziona».

Vento non forte, strada larga e il lungo ponte (18 chilometri) sul Baltico passa indenne
Vento non forte, strada larga e il lungo ponte (18 chilometri) sul Baltico passa indenne

Strada troppo larga

«Avevo parlato con i preparatori lassù stamattina – riprende Ballerini – e mi avevano detto che sì il vento c’era, ma non era forte.

«La strada sul ponte era davvero larga. In questo modo ci si poteva coprire. Tante volte in Belgio si aprono i ventagli, ma la strada è di appena cinque metri!

«E poi quando tutti lo sanno è difficile aprire i ventagli e fare a selezione. Si sapeva sin da quando hanno presentato il Tour che questa tappa poteva essere soggetta al vento. Mancava l’effetto sorpresa».

Mancava l’effetto sorpresa e poi tutto sommato siamo ad inizio Tour e vedendo che era complicato fare la selezione, dopo una manciata di chilometri le squadre hanno “firmato il trattato di non belligeranza”. L’emblema di questa pace è Benoot che “fischia” e Thomas che gli ride al fianco.

Jakobsen sì, Cav no

E così è volata. E una volata tesa e velocissima. Con qualche caduta, ma tutte nei tre chilometri e quindi senza danni per i leader se non nei lividi.

Jakobsen esce di potenza negli ultimi 50 metri e rintuzza Van Aert. Questione di velocità. Non si tratta di essere usciti prima o dopo. Uno è un velocista puro, l’altro deve tirare anche in salita. La differenza è tutta lì.

«Finalmente – commenta Ballerini – le cose iniziano a girare per il meglio per noi dopo le sfortune d’inizio stagione. Fabio è stato un grande. Ho rivisto più volte la volata dall’alto e Jakobsen si è toccato con Sagan. Sagan non ha frenato e si è toccato con un altro ragazzo ancora. Sono rimasti tutti in piedi per fortuna. Ma queste sono le corse. Questo è il Tour e si sa che nella prima settimana soprattutto ci sono molte cadute».

«Come giudico i movimenti dei miei compagni? Beh, sono stati compatti per tutta la gara. Solo nel finale si sono un po’ persi. Ho riconosciuto, e mi aspettavo, Kasper Asgreen agli 800 metri. Sapevo che sarebbe uscito in quel momento. Quello è il suo movimento, quella menata. Solo che poi alla sua ruota non c’era Morkov (probabilmente perché aveva speso molto nel rientrare con Lampaert, ndr), ma Fabio è riuscito a cavarsela da solo.

«Ci è riuscito con una grande gamba e un grande occhio. Segno che ha un’ottima condizione».

E questa vittoria, se proprio non elimina, smorza le polemica sull’esclusione di Mark Cavendish dalla squadra per la Grande Boucle.

L’unico neo, se così si può dire, è che Van Aert secondo, con gli abbuoni, sfila la maglia proprio ad un “lupo del branco”, a Lampaert.

Il Wolfapack c’è

E a proposito di Wolfpack, oggi i ragazzi di Lefevere hanno messo sul campo tutte le migliori qualità che li distinguono. In due giorni di Tour due vittorie e un grande senso di unità.

Lo hanno fatto nei “quasi” ventagli. Lo hanno fatto in volata e persino dopo la caduta della maglia gialla. E lo ha fatto la maglia gialla stessa, in coda a prendere le borracce. «Domani si lavora per Jakobsen», aveva detto ieri appena sceso dal podio Yves Lampaert. E’ stato di parola.

«Cerchiamo di correre compatti ed uniti – conclude Ballerini – quei movimenti, questo modo modo di correre in parte è merito dei direttori sportivi e in parte di noi corridori. Ognuno di noi sa bene il lavoro che deve fare, si muove di conseguenza e cerca di dare il massimo.

«Ho in mente per esempio l’azione di Cattaneo nel finale. Mattia è stato nel treno per la volata. Significa mettersi a disposizione e che ha una grande condizione».

Veloplus, la nuova casa del ciclista

28.06.2022
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Nei giorni scorsi abbiamo avuto il privilegio di essere fra i primi a visitare il nuovo showroom di Veloplus, azienda specializzata nella produzione di abbigliamento personalizzato per il ciclismo. A farci da guida è stato Matteo Spreafico, che con il papà Maurizio e le sorelle Alice ed Erika porta avanti con passione e competenza l’azienda di famiglia.

Matteo ricopre diversi ruoli in Veloplus tanto da definirsi un vero e proprio “tuttofare”. Si occupa infatti di ricerca e sviluppo, testa personalmente ogni nuovo prodotto e si dedica alla definizione delle strategie di marketing finalizzate a far crescere il marchio. E’ lui a raccontarci la genesi di questo nuovo progetto che per Veloplus vuole essere una “vetrina elegante” dove poter esporre il meglio della propria produzione.

La serata di presentazione è continuata poi all’interno del nuovo showroom
La serata di presentazione è continuata poi all’interno del nuovo showroom
Cosa vi ha portato a decidere di aprire uno showroom?

Ad essere sinceri, all’inizio non avevamo in previsione di fare uno showroom. E’ stata una decisione presa nel momento stesso in cui ci siamo trasferiti nella sede dove ci troviamo oggi. Siamo qui dall’inizio di quest’anno. Avevamo bisogno di più spazio dal momento che il lavoro continuava a crescere. La sede che abbiamo scelto aveva già un edifico accanto alla struttura principale, oggi occupata da produzione e uffici, che si prestava perfettamente ad essere uno showroom. E’ nata così l’idea di creare un ambiente elegante ed accogliente dove mostrare i nostri prodotti ed incontrare i nostri clienti.

Se non ci sbagliamo, nuova sede e showroom arrivano in un momento molto particolare nella storia di Veloplus?

E’ corretto. Quest’anno Veloplus festeggia i suoi primi 15 anni. Il marchio nasce infatti nel 2007. Nell’ultimo anno ci sono state poi tantissime novità a testimonianza della forte crescita che abbiamo avuto. Per prima cosa abbiamo rinnovato il nostro sito internet, sia da un punto di vista grafico che dei contenuti. Successivamente abbiamo lanciato il nostro e-commerce a supporto della nuova collezione firmata Veloplus che è andata ad affiancarsi al personalizzato e per la quale abbiamo creato un logo ad hoc. Le novità sono state davvero tante e tutte concentrate in un breve periodo.

L’idea del nuovo showroom è di avere un posto elegante ed accogliente dove mostrare le nuove collezioni
L’idea del nuovo showroom è di avere un posto elegante ed accogliente dove mostrare le nuove collezioni
Se dovessimo definire il nuovo showrom che parole potremmo usare?

Mi piace pensarlo come “la casa del ciclista”. La mia idea, la stessa di mio papà e delle mie sorelle, è che diventi un luogo dove ciascuno possa trovare il prodotto perfetto per il proprio modo di interpretare il ciclismo. Chi entra nel nostro showroom può trovare il meglio della nostra produzione, ma anche capi che potremmo definire entry level, adatti a chi si avvicina al mondo del ciclismo ma vuole comunque indossare un prodotto di qualità spendendo il giusto.
Tutto è ordinato. Da una parte si trova l’abbigliamento da uomo, dall’altra quello riservato alle donne. Uno spazio particolare è stato inoltre dedicato ai ciclisti più piccoli. La nostra è davvero un’offerta completa. Da poco abbiamo anche inserito una collezione particolare realizzata con l’artista Bob Marongiu con capi ricchi di colori e di allegria.

Che ruolo avrà lo showroom nel vostro rapporto con i team ciclistici?

Veloplus nasce come azienda in grado di soddisfare al meglio le richieste delle società ciclistiche. Ora possono venire qui da noi e toccare con mano i tessuti con i quali realizzare poi la loro divisa. Anche per questo motivo all’interno dello showroom abbiamo previsto una sala riunioni dove accogliere i team e scegliere insieme a loro tessuti e tagli della divisa che andranno poi ad indossare. Lavorando con i team professionistici (quest’anno Veloplus veste il Team Corratec, ndr) possiamo inoltre dare a tutte le società, soprattutto a quelle più esigenti, la possibilità di indossare la stessa divisa di un professionista.

Presentazione del nuovo showroom di Veloplus: al centro Matteo Spreafico alla sua destra: Davide Ballerini e Riccardo Magrini, chiude la fila Luca Gregorio
Presentazione del nuovo showroom di Veloplus: al centro Matteo Spreafico alla sua destra: Davide Ballerini e Riccardo Magrini, chiude la fila Luca Gregorio

L’inaugurazione ufficiale dello showroom è avvenuta lo scorso 18 giugno alla presenza di oltre 300 persone tra le quali alcuni amici di Veloplus come gli ex professionisti Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Stefano Allocchio e i giornalisti Sandro Sabatini e Massimo Nebuloni. Con loro c’era Davide Ballerini attualmente in forza alla Quick Step – Alpha Vinyl, ex compagno di squadra di Matteo Spreafico. La serata è stata brillantemente condotta da Luca Gregorio, una delle voci del ciclismo per Eurosport. Nel salutarci Matteo Spreafico ci ha accennato ad alcuni progetti futuri ancora top secret ma che ci hanno confermato come Veloplus voglia continuare a crescere.

Veloplus

Andare forte ovunque (non) va sempre bene, vero “Ballero”?

31.05.2022
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Davide Ballerini è stato uno dei protagonisti “all round” di questo Giro d’Italia. E’ andato forte dappertutto. Dalla pianura al mare. Dall’Ungheria alle Dolomiti. Fu Mark Cavendish stesso a ringraziarlo pubblicamente sulle sponde del Lago Balaton per la quantità e la qualità del lavoro svolto ai fini del suo successo. E nel giorno del Passo Fedaia, era ancora davanti a spingere. 

A spingere anche se di certo quella della Marmolada non era la “sua” tappa. Sembrava quasi fosse un peccato sprecare quella buona condizione. Un peccato non sfruttare tutta quella gamba. E allora tanto valeva provarci, anche se sapeva che non ce l’avrebbe fatta.

Davide Ballerini (classe 1997) è alla terza stagione nella Quick Step-Alpha Vinyl
Davide Ballerini (classe 1997) è alla terza stagione nella Quick Step-Alpha Vinyl
Davide, come archivi il tuo Giro?

Mi dispiace di non aver vinto una tappa, questo è poco ma sicuro. Purtroppo ho passato la prima settimana e mezza con le gambe che non erano delle migliori. Le ho ritrovate verso la fine. Ma verso la fine le tappe erano veramente dure per me. Quindi – allarga le braccia – questo è quanto.

Nel giorno del Fedaia e anche verso Castelmonte hai fatto un super lavoro, col senno del poi sarebbe potuta andare diversamente spendendo meno?

Sì, potrebbe essere andata diversamente, ma io non starei a ripensarci troppo. Come ho detto, erano troppo dure per me tutte quelle salite, soprattutto l’ultima, il Fedaia, con le sue pendenze accentuate. Lì, il mio peso lo sento. Ho cercato di dare il massimo per Vansevenant, ma purtroppo lui non ha avuto una buona giornata. E’ andata così. L’importante è esserci, averci provato e aver avuto la gamba. E la stessa cosa vale con Mauro (Schmid, ndr), purtroppo questo è il ciclismo.

Quando vedi che riesci a fare delle ottime prestazione su percorsi che non sono i tuoi, cambia qualcosa nella tua testa? Si allarga lo spettro delle gare a te congeniali?

Dipende sempre da cosa prepari: una classica, una corsa in salita… Mi ricordo che l’anno scorso ad inizio stagione, quando pensavo alle classiche, ero sugli 80-81 chili, ma vincevo lo stesso. Sì, si può dire che sono aperto a molti tipi di percorso, ma non su quelli più specifici (tipo una tappa super piatta, o una di salita, ndr).

Nelle tappe finali Davide è andato in fuga in appoggio ai compagni, mostrandosi competitivo anche in salita. Alla sua ruota Vansevenant
Nelle tappe finali Davide è andato in fuga in appoggio ai compagni. Alla sua ruota Vansevenant
Appunto, vai bene ovunque…

Magari vado meglio in tappe un po’ mosse, però il problema è proprio questo: che vado forte un po’ ovunque. Per corridori come me, “mezzo e mezzo”, non è mai facile vincere. Se sei un velocista puro, dici: “okay, faccio la volata”. E nell’80-90% dei casi vinci e poi puoi recuperare. Se sei uno scalatore, se hai i watt giusti nelle gambe, prendi la salita, rispetti i tuoi parametri e sei certo di restare davanti. Uno come me invece deve cogliere l’attimo, deve stare bene al momento giusto e tutto è più complicato. Deve avere la giornata perfetta.

In effetti…

E anche nella fuga, devi avere la fortuna di trovare gli uomini giusti. Insomma non dipende del tutto da te. Non è facile.

Però in questi casi “ride” il team, che sa di avere l’uomo squadra perfetto…

Eh sì, la squadra ha sempre il jolly da giocarsi, ha la seconda carta, quella di riserva…

A Messina, senza Cav stanco per il forte ritmo sulle salite precedenti, Ballerini ha fatto la volata. Eccolo alla destra di Demare
A Messina, senza Cav stanco per il forte ritmo sulle salite precedenti, Ballerini ha fatto la volata. Eccolo alla destra di Demare

Specializzazione: bene o male?

Non sprizzava gioia il “Ballero” a Verona. Ed è comprensibile. Anche i percorsi, quando sono stati mossi forse restavano duri. Per uno come lui, la sola vera carta buona da spendere poteva essere nel giorno di Jesi, quando ha vinto Girmay. O Napoli, ma ci sta che un giorno non si riesca a prendere la fuga. O che, come ha detto lui stesso, nella prima parte di Giro non era brillante.

In ogni caso, parliamo di una tappa o due su 21. Sono i “problemi” del ciclismo moderno. Super specializzato.

Però è un peccato che un atleta come lui non abbia potuto avere più spazio. Davide si è mostrato generoso come pochi. E’ stato gregario anche nella fuga. E’ successo a Genova, a Castelmonte e sulla Marmolada. E negli altri giorni ha lavorato per Cav. Ha ragione lui, serve la giornata perfetta e soprattutto sapere cosa si sta preparando.

«Chi lo sa – conclude il “Ballero” – la ruota gira… L’importante è esserci… sempre».

Ballerini 2022

E se la Roubaix tornasse a essere “casa Ballerini”?

16.04.2022
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Che fine ha fatto Davide Ballerini? Era uno degli italiani candidati a emergere nelle Classiche del Nord, eppure del corridore della Quick Step Alpha Vynil si sono un po’ perse le tracce. Guardando il suo palmarés del 2022, dopo un buon Saudi Tour con tre piazzamenti nei 10, al di là di un 7° posto alla Tirreno-Adriatico non c’è molto altro. Un rendimento che non è da lui, ma che ha spiegazioni valide e lo accomuna a tanti altri ciclisti italiani, tutti colpiti dalla malasorte in questo strano 2022.

Avvicinandosi alla Parigi-Roubaix, ci aspettavamo di sentire la sua voce abbacchiata, invece è abbastanza carico: «Comincio ad andare meglio, mi sento quasi al massimo, mi mancano solo le gare. Correre la Roubaix con soli 16 giorni di corse non è il massimo, soprattutto considerando quello che è successo».

Ballerini Brabante 2022
Ballerini alla De Brabantse Pijl: ritiro finale, ma buone indicazioni in corsa
Ballerini Brabante 2022
Ballerini alla De Brabantse Pijl: ritiro finale, ma buone indicazioni in corsa
Spiegaci che cosa ti è accaduto.

Non auguro a nessuno la sfortuna che ha colpito me e tanti altri italiani, una vera congiunzione astrale, con il picco di quel che è avvenuto a Colbrelli. Al Saudi Tour stavo andando bene, appena tornato ecco il Covid: nessun sintomo, ma stando fermo due settimane tutto quel che avevo fatto è svanito. Sono andato in altura su Teide con un compagno, 3 settimane di lavoro pieno. Sono sceso alla Tirreno-Adriatico e lì mi sono ammalato, una tosse che non andava via. Ho corso lo stesso, ad Harelbeke non ero neanche andato troppo male, ma questa tosse persisteva e così si è deciso di saltare il Fiandre. Ora è quasi andata via, ma la mia stagione anche…

Era un retaggio del Covid?

Non credo, mi hanno detto che era un’infezione polmonare contratta alla Tirreno, ma sono stato molto più male che con il Covid. D’altronde ho sentito in carovana che tanti si sono dovuti fermare come me.

Ballerini Saudi 2022
Il Saudi Tour era stato positivo per Davide: tre top 10 e podio nell’ultima tappa
Ballerini Saudi 2022
Il Saudi Tour era stato positivo per Davide: tre top 10 e podio nell’ultima tappa
Tu però hai pagato un prezzo alto: per te le Classiche sono l’obiettivo primario…

Praticamente la mia stagione vive qui, in Belgio. Ci puntavo tanto, avevo lavorato duro durante l’inverno per questo. Io però non sono uno che sta lì a piangere, devi pensare al futuro e porti nuovi obiettivi, spostarli in avanti. Sono convinto che prima o poi la ruota girerà, per ora è andata sempre nel verso sbagliato.

Magari cominciando da Roubaix…

Io ho cercato di fare tutto il possibile per essere pronto. Alla Freccia del Brabante ho corso per mettere un po’ di chilometri nelle gambe, ora guardo a domani con fiducia. L’importante è non arrendersi mai e non perdere la fiducia.

Ballerini pavé
Alla Roubaix il canturino ha partecipato due volte: 31° nel 2019, ritirato per caduta lo scorso anno
Ballerini pavé
Alla Roubaix il canturino ha partecipato due volte: 31° nel 2019, ritirato per caduta lo scorso anno
L’hai già corsa?

Due volte, nel 2019 ero andato anche abbastanza bene finendo 31°, nel 2021 invece è stato un “casino”, sono caduto e ho riportato una microfrattura a una vertebra. Domani è d’obbligo far meglio.

D’altronde sai che col cognome che porti dietro, la Roubaix ha un sapore particolare…

Ricorda tante cose belle. So che qui quando fai il nome Ballerini tutti si illuminano. Per me è un onore essere chiamato come Franco, anche se non eravamo parenti stretti. Franco qui resterà sempre Franco, ma non nascondo che pensarci dà sempre quei 10 watt in più…

La Roubaix è una gara particolare: rispetto ad altre a strategia di squadra conta meno?

Diciamo che cambia profondamente. Il Fiandre ad esempio, altimetricamente è più duro, la Roubaix è piatta ma certi settori di pavé sono peggio di una salita… E’ una gara nella quale serve tanta fortuna, devi avere il giorno nel quale gira tutto per il verso giusto, soprattutto non bisogna perdere mai troppe posizioni perché non recuperi più.

Ballerini Omloop 2021
L’ultimo bel ricordo di Ballerini in Belgio: la vittoria all’Omloop Het Nieuwsblad 2021
Ballerini Omloop 2021
L’ultimo bel ricordo di Ballerini in Belgio: la vittoria all’Omloop Het Nieuwsblad 2021
Per la tua squadra è un evento fondamentale, finora le cose non sono andate troppo bene.

Torniamo al discorso di prima, contro tanti colpi della malasorte puoi fare poco. Noi però abbiamo un gruppo affiatato, nel quale tanti possono emergere in una corsa come questa. Cercheremo di correre in team sapendo che tutti guarderanno noi per la tradizione in questa corsa, poi vedremo chi potrà emergere in base all’evoluzione, in fin dei conti almeno 6 di noi possono vincere. Io agirò da jolly, non sono quello chiamato a fare risultato, ma se capita l’occasione non mi tiro indietro. E magari quei 10 watt in più mi torneranno utili…

Sicurezza e bici, le parole di Ballerini e Moscon

09.02.2022
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Quando si parla e si scrive di sicurezza, i temi sono numerosi e non sono sufficienti le ore del giorno per argomentare quanto sarebbe necessario. La sicurezza stradale è un macrotema e non è solo quella del ciclista e del “traffico lento” (la bicicletta ne fa parte), ma è questione di educazione e di relazione. Se è vero che non si possono azzerare i rischi, è altrettanto giusto scrivere che spetta anche al ciclista utilizzare alcuni strumenti che diventano una sorta di deterrente.

Sin dagli anni nel Team Bahrain, Nibali è stato uno dei primi testimonial di Garmin Varia per il progetto sicurezza stradale (foto Instagram)
Sin dagli anni nel Team Bahrain, Nibali è stato testimonial di Garmin Varia (foto Instagram)

Le luci ad esempio, che a tutti gli effetti sono un sistema di sicurezza attivo. Oppure sfruttare la tecnologia radar che oggi è disponibile. Abbiamo fatto una chiacchierata con Davide Ballerini e rubato qualche minuto a Gianni Moscon, impegnato nel ritiro dell’Astana, ricordando che Vincenzo Nibali fu uno dei primi testimonial della campagna di sicurezza promossa da Garmin e ancora oggi si spende in varie iniziative sul tema.

Davide, utilizzi il sistema Garmin Varia Radar, pensando alla sicurezza?

Sì, lo utilizzo e non solo perché è sponsor del team. E’ un’abitudine che ho preso e che ho fatto mia, faccio fatica ad uscire in bici ad allenarmi e non avere con me il sistema Garmin. Uso il computerino, la luce e anche la funzione radar. Quest’ultima la personalizzo in base alle situazioni.

Davide Ballerini, utilizzatore del sistema completo Varia Radar di Garmin (foto QuickStep- Alpha Vinyl)
Davide Ballerini, utilizzatore del sistema completo Varia Radar di Garmin (foto QuickStep- Alpha Vinyl)
Spiegaci meglio.

Quando mi alleno da solo, utilizzo principalmente la luce, quella la uso da sempre e la tengo accesa costantemente. Quando sono in compagnia, magari con altri 3 o 4 compagni di allenamento, preferisco attivare anche la funzione radar. Sapere che c’è un veicolo in arrivo alle spalle e non doversi voltare! Non è poca cosa. Inevitabilmente e comunque in base alle strade, procediamo in coppia e avere uno strumento che mi avvisa quando arrivano le macchine, è qualcosa che mi infonde una maggiore sicurezza. Diciamo che c’è da considerare anche un fattore ambientale, ovvero dove ci si allena e quanto traffico c’è. Ma vi posso dire che non di rado, anche in zone più tranquille, lo uso al massimo delle potenzialità, magari silenziando l’acustica. Adeguo le sue funzioni.

E’ la prima volta, oppure in passato avevi usato qualcosa del genere?

Le luci le ho sempre utilizzate, mentre il radar è la prima volta. L’avevo già notato tempo addietro, mi aveva incuriosito e mi erano piaciuti il funzionamento, l’approccio, la semplicità di utilizzo e anche l’ingombro ridotto. Mi sono reso conto da subito che era qualcosa di estremamente utile e ne guadagno in sicurezza.

Anche il Team Astana Qazaqstan è supportato da Garmin. I corridori utilizzano la luce ed il radar in allenamento (foto Garmin)
Anche il Team Astana Qazaqstan è supportato da Garmin (foto Garmin)
In tema di sicurezza, noti delle differenze tra Italia ed estero?

Posso dire che non c’è una differenza sostanziale, tra l’Italia e le altre Nazioni. La situazione perfetta non esiste. Volendo fare un esempio: in Belgio ci sono più ciclabili e sono tutte molto belle, ma è anche vero che è pieno di trattori e bisogna fare molta attenzione. Credo sia più che altro una questione di cultura ed educazione, ma anche di tolleranza. La strada è di tutti, noi ciclisti dobbiamo prestare attenzione e rispettarne il codice. E dobbiamo imparare ad utilizzare gli strumenti che aumentano il grado di sicurezza. Vedo ancora qualche appassionato in giro senza casco… Non va bene!».

E’ possibile fare di più a tuo parere, sempre in tema di sicurezza? Da dove si potrebbe cominciare?

Sì, si può fare di più! Non è mai abbastanza, io parto sempre da questo presupposto. Credo che ad oggi non sia mai stata fatta una campagna di sensibilizzazione vera e propria, con il soggetto della sicurezza stradale. Una buona soluzione sarebbe quella di partire dalle scuole e dai più giovani. Partire dalla cultura e sviluppare un senso di coerenza, aspetti fondamentali. E poi il buon senso da parte di tutti gli attori della strada. E’ bello vedere i cartelli che indicano la distanza di 1,5 metri: quella che la macchina dovrebbe tenere. Ma noi ciclisti dobbiamo essere coscienti che talvolta percorriamo strade che in totale sono larghe un metro e mezzo! E quindi, chi ha ragione? Anche l’educazione e il senso civico aiutano e non poco».

Il design dei prodotti non è fastidioso ed ingombrante, si integra perfettamente ai componenti della bici (foto Garmin)
Il design dei prodotti si integra perfettamente ai componenti della bici (foto Garmin)

Il punto con Moscon

«Da quando uso il pacchetto Garmin Varia – dice il trentino dell’Astana Qazaqstan – mi sento decisamente più sicuro, prima di tutto visibile. Voglio dire, visto che anche io sono automobilista, che a volte è difficile vedere i ciclisti e per questo è un sistema che consiglio a prescindere. Utilizzando la luce si diventa visibili anche a distanza e vieni notato con un anticipo maggiore. Il radar invece è uno strumento che completa l’aspetto sicurezza e ti permette di stare più attento, anticipando anche le eventuali mosse dell’automobilista».

Mal di schiena risolto, Ballerini punta dritto su Roubaix

14.01.2022
5 min
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Pensando a Davide Ballerini, si fa fatica a capire se la prima immagine che viene in mente sia la vittoria all’Het Nieuwsblad oppure la caduta assieme a Trentin ai mondiali di Leuven, in cui la sorte s’è portata via le nostre chance di vittoria. Il 2021 del corridore di Como è partito a razzo, con due vittorie al Tour de la Provence e quella nella classica belga di apertura, poi è andato a scontrarsi contro il livello di corse pazzesche, cui Ballero ha iniziato a prendere le misure.

«In questa squadra si cresce un casino – dice – sto imparando tantissimo. Ho fatto il Tour in camera con Morkov, che mi ha spiegato milioni di cose. Stiamo scrivendo la leggenda di una squadra che ha nella Settimana Santa del Belgio il momento clou della stagione. Si sentono atmosfera e stress, perché lassù bisogna correre per vincere».

Fra i corridori del gruppo classiche, anche Ballerini ha raccontato le sue ambizioni per il Nord
Fra i corridori del gruppo classiche, anche Ballerini ha raccontato le sue ambizioni per il Nord

Se poi ti chiami Ballerini, hai l’attitudine per muri e pavé e ammetti che la Roubaix sia il tuo sogno, il destino è già scritto. Basta intercettare gli sguardi e le battute con cui Lefevere se lo coccola, per capire che la Quick Step-Alpha Vinyl creda parecchio in lui. In Spagna si lavora, ma l’ammissione è chiara: partirà più piano dello scorso anno. Al punto che Ballerini all’Het Nieuwsblad non ci andrà neppure.

Come mai?

Abbiamo archiviato il 2021 e fatto le nostre analisi. Ho la consapevolezza che posso fare bene, le aspettative sono alte. Per cui partirò con più calma per arrivare bene alla Roubaix. Le classiche sono tutte fantastiche, ma già l’anno scorso mi ero focalizzato su mondiale e Roubaix, solo che quella caduta li ha compromessi entrambi. Sono sempre stato indirizzato verso il Belgio per il mio fisico, ma non mi sono mai confrontato con i pezzi da 90. Vincere l’Het Nieuwsblad mi fa pensare che se ci credo e lavoro sodo, posso avvicinarmi a loro.

Sei nella squadra giusta?

La migliore, ma non sarà neanche facile perché in certe corse si va in otto e praticamente tutti possono giocarsi la vittoria.

La sosta al Bar Velò a metà allenamento nel giorno dell’incontro con la stampa (foto Wout Beel)
La sosta al Bar Velò a metà allenamento nel giorno dell’incontro con la stampa (foto Wout Beel)
In più da un paio d’anni ci sono in circolazione Van der Poel e Van Aert e tutto si complica…

Vero, però il Fiandre l’anno scorso l’abbiamo vinto noi. La cosa che dobbiamo cercare è il lavoro di squadra, perché loro sono forti, ma non hanno un gruppo come il nostro. Sulla carta abbiamo un collettivo più attrezzato. Dobbiamo cercare di isolarli, dandogli poi scacco matto. Si è visto al Fiandre. Nessuno avrebbe scommesso su Kasper (Asgreen, ndr), ma alla fine ha vinto lui. Ed è il bello di poter giocare di squadra.

Hai salito un altro gradino?

Ogni anno riesco a guadagnare qualche watt in più per resistenza ed esplosività. Non ho mai creduto nei progressi che arrivano troppo in fretta, preferisco crescere gradualmente. Le batoste fanno crescere se hai le basi solide, sennò possono anche farti smettere. Però allo stesso tempo, bene la gradualità, ma il tempo vola. Poco fa ero a mangiare con un gruppetto di juniores che passano dilettanti, mentre io vado per i 28. Bisogna concretizzare. Un uomo saggio mi ha detto che siamo come un serbatoio con un buchino. Con l’età che va avanti, il serbatoio si svuota.

Interessante lettura, chi è l’uomo saggio che te lo ha detto?

Mario Cipollini. Credo che abbia ragione, perché nel frattempo intorno il mondo va alla velocità della luce. Si sta abbassando tutto. Si diventa più metodici nelle squadre giovanili, anche per cose che avrebbe più senso fare da grandi. Come i rulli dopo l’arrivo oppure l’altura per preparare ogni appuntamento. 

Perché succede secondo te?

Prendono esempio da noi, purtroppo è così e non ci si può fare niente. Ricordo che un anno anche io andai in altura con la nazionale prima della Firenze-Empoli. In più la giovane età tiene bassa la soglia di rischio, per cui quelli che arrivano non hanno paura di buttarsi, mentre noi più grandi cominciamo a calcolare i rischi di certe manovre

Proprio nel ritiro di dicembre ha scoperto che il mal di schiena dipendeva da una microfrattura, ora completamente guarita (foto Quick Step)
Ha scoperto che il mal di schiena dipendeva da una microfrattura (foto Quick Step)
La Roubaix è il tuo sogno, che effetto ti ha fatto vederla vincere da Colbrelli?

Una grande emozione, sono molto contento per Sonny. Credo anche che l’avrebbe vinta Moscon senza tutte quelle scivolate. Eravamo ai limiti, sembrava una gara di cross, non avevo mai corso in simili situazioni. Mi dispiace perché quel giorno ero ancora arrabbiato e dolorante per la caduta del mondiale e rialzandomi da quella fuga ho buttato un’occasione. Ma la schiena ha detto stop, ho dovuto fermarmi.

Gli strascichi della caduta di Leuven?

Pensavamo fosse solo una botta, ma dava fastidio. Così al primo ritiro abbiamo fatto uno scan e finalmente è venuta fuori la causa. Una microfrattura. Così mi sono messo l’anima in pace, perché c’era una causa. Ho riposato e adesso sono pronto per ripartire. Andrò al Saudi Tour, all’Oman e poi in altura pensando a Sanremo e classiche…

Ballero in viaggio verso la nuova stagione. Ecco la sua ripresa

09.11.2021
5 min
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Le prime pedalate della nuova stagione sono sempre particolari. Hanno quel qualcosa di speciale anche per un professionista. Lo abbiamo visto la settimana scorsa con Damiano Caruso che ci disse: «Il momento di ricominciare lo senti dalle piccole cose». Ed è più o meno quello che sta facendo Davide Ballerini.

Il corridore della Deceunick-QuicK Step dopo tre settimane di stacco totale sta muovendo le prime pedalate. O meglio, sta rimettendo in moto il suo fisico. E questo comprende anche la parte in palestra. Una ripresa dettata dalle sensazioni, dalla “non fretta” e dal vivere ogni seduta con grande rilassatezza.

La Roubaix è stata l’ultima corsa del 2021 di Ballerini
La Roubaix è stata l’ultima corsa del 2021 di Ballerini
Davide quando ti sei fermato?

Dopo la Roubaix mi sono fermato subito. Stop totale per tre settimane. Sono stato a casa perché quando sei sempre fuori hai voglia di startene tranquillo, goderti gli amici. Niente mare, né viaggi.

Queste tre settimane sono state di stacco totale, quindi?

Sì, ho fatto un paio di passeggiate in montagna ma perché avevo voglia di stare all’aria aperta.

E adesso hai ripreso…

Ho ripreso a fare qualcosa da una settimana. Sto facendo delle uscite molto “free”. Faccio un paio d’ore e magari cerco di andarci nelle ore più calde. L’orario poi dipende molto anche da ciò che devo fare durante il giorno. Sapete, stando a casa si approfitta per fare tante piccole cose che durante la stagione non si possono fare. Per il momento alterno un giorno di palestra e uno di bici. 

Quindi niente “trasformazione” dopo la palestra…

No, perché sono esercizi molto tranquilli per il momento. In certi casi neanche uso i pesi. Ho comperato uno strumento multiuso che mi fa da palestra, con il quale faccio principalmente esercizi di squat, ma non mancano esercizi a corpo libero, stretching…

Invece in bici cosa fai? E come ti regoli con frequenze cardiache e watt?

Come detto, faccio un paio d’ore molto tranquille. Non ho un programma, se ho voglia di fare qualche salita la faccio, altrimenti vado in pianura. Per quanto riguarda le frequenze cardiache, di questi tempi sono piuttosto alte. Ci vuole poco e sei già a 150-160 battiti. Mentre per quanto riguarda i watt sono sui 250 circa. Un passo tranquillo, ma che non sia del tutto facile.

Testa libera dunque…

L’uscita me la godo. A volte sono anche andato in Mtb.

Domanda “strana”: ma un pro’ che pedala tantissimo tutto l’anno, dopo tre settimane di stop lo sente il fastidio al soprassella?

Caspita! Si, sente, si sente… Non ci sei più abituato e nelle prime uscite soffri un po’. Ma comunque non sto lì ad abbassare la sella o a cambiare qualcosa, altrimenti sarebbe poi un problema a livello muscolare. So che mi devo abituare. Tanto poi passa presto.

Parliamo anche un po’ di alimentazione: come ti sei gestito nella sosta e come ti stai gestendo in questa ripresa?

Non mi sono limitato o precluso nulla durante lo stop, ma non significa che mi sono lasciato andare. Ho notato che quando sono fermo ho molto meno appetito e quindi non ho faticato molto a non mangiare in alcuni casi. Ma ciò di cui avevo voglia lo mangiavo. Mi sono concesso qualche aperitivo in più con gli amici. Li puoi fare anche in stagione certo, ma vanno centellinati.

E adesso, Ballero?

Anche adesso: nessuna dieta. Ancora non è il momento. Per la dieta ti basi sugli appuntamenti che hai, sul calendario che ancora non conosco, e su quanti chili hai preso. Io per esempio ne avrò messi su un paio, non di più.

Beh, sei stato bravo…

A volte ho fatto un solo pasto a giornata, ma proprio perché non ne sentivo il bisogno. Poi sarà che adesso vivo da solo e se non avevo fame non mi mettevo a cucinare. Mentre prima, a casa con i miei quando mamma cucinava mi mettevo a tavola chiaramente. 

Un cioccolatino in più te lo sarai concesso…

Io il cioccolatino me lo concedo anche durante l’anno. Non ho questi limiti totali. Soprattutto se magari ho fatto 4 ore con dei lavori, me lo mangio eccome se ne ho voglia. Anzi, fa anche bene all’umore, mette allegria.

Ecco la piccola palestra che ha messo su Ballerini
Ecco la piccola palestra che ha messo su Ballerini
Ecco perché poi riesci a non ingrassare troppo durante l’inverno. Hai trovato un bell’equilibrio. Torniamo alle sensazioni di questa ripresa, Davide. C’è qualcosa a cui dedichi particolare attenzione?

La cosa più importante per me è riuscire a fare bene gli esercizi che mi dà il preparatore Vasilis (Anastopoulos, della Deceuninck, ndr), ma per farlo è fondamentale avere un buon rapporto con lui. Parlarci, raccontargli le tue sensazioni, perché lui guarda i dati e basta. Ci si deve conoscere bene invece.

E quali sono questi esercizi?

Quelli che fai più fatica a fare. E se fai più fatica o ti danno più fastidio evidentemente sono quelli di cui hai più bisogno. Per esempio a me danno fastidio i 40” con il rapporto lungo.

Parlando della palestra invece come ti stai regolando?

Le mie sessioni durano un’ora, massimo un’ora e mezza. Faccio il riscaldamento e poi attacco con gli esercizi, come lo squat…

Come fai il riscaldamento, sui rulli?

Non sempre, anzi… Spesso se devo fare lo squat inizio con i piegamenti, ma senza pesi e poi man mano aumento il carico. Oppure faccio dello stretching. Per me una cosa importante è cambiare spesso, altrimenti mi stufo un po’.

Cav, la storia e una volata affatto scontata: Ballerini a te…

09.07.2021
5 min
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«Abbiamo fatto la storia». In perfetto italiano Mark Cavendish si rivolge a Davide Ballerini pochi istanti dopo aver vinto la sua quarta tappa in questo Tour de France. I due si prendono il volto per le mani. Gioiscono. Volata magistrale. Intorno ai corridori della Deceuninck-Quick Step ci sono più fotografi del solito. Eppure è stato uno dei tanti sprint che Cav ha vinto nella sua prosperosa carriera.

Cav schiacciato come sempre. Al centro Morkov ancora in testa ai 50 metri…
Cav schiacciato come sempre. Al centro Morkov ancora in testa ai 50 metri…

Raggiunto Merckx

Ma questa, come detto, è storica. E’ la vittoria numero 34 di Cavendish alla Grande Boucle, quella che eguaglia un certo Eddy Merckx. E quando si vanno a toccare questi nomi trema il mondo.

«Mark – dice Ballerini – è un ragazzo splendido, sono contento che abbia raggiunto questo traguardo. Noi non ci abbiamo mai pensato a dire il vero, ma lui forse un piccolo pensiero ce lo ha sempre fatto. Ha scritto la storia è vero, ma adesso speriamo di riscriverla!».

Il pensiero di Ballerini (e non solo il suo) è rivolto ai Pirenei, che si stagliano all’orizzonte. In teoria il grande pericolo del tempo massimo dovrebbe esserci solo verso Luz Ardiden, con il Tourmalet e altre salite in precedenza, ma visto come è stata interpretata la corsa sin qui, mai dare nulla di scontato.

«Se Luz Ardiden è rischiosa come Tignes? Di sicuro non è facile, ma noi cercheremo di stare vicino a Cav il più possibile. Però Mark ha una gran gamba e non credo ci saranno grandissimi problemi. Noi di certo faremo quadrato intorno a lui. Dispiace piuttosto per la caduta di Tim Declercq. Siamo preoccupati per lui che è una pedina fondamentale».

Oggi il gigante belga è arrivato ultimo a Carcassonne, da solo, ad oltre 21′ dal suo compagno in maglia verde. Maglia verde che è un obiettivo sempre più concreto.

La bellezza del Sud della Francia, tra colline, vigneti e la Deceuninck già in testa
La bellezza del Sud della Francia, tra colline, vigneti e la Deceuninck già in testa

Volata non scontata

Quella di Carcassonne sembra una volata come le altre. Ma non è così. La squadra di Cav la prepara al dettaglio. “L’orchestra” Deceuninck è perfetta. Talmente perfetta che fanno primo e secondo. Alle spalle dell’ex iridato finisce infatti proprio Michael Morkov, il suo apripista.

I blu di Lefevere tengono i ranghi serrati sin dal mattino. Non è come nei due giorni precedenti. Oggi la corsa resta “chiusa”: deve essere volata, anche perché potrebbe essere l’ultima, incrociando le dita per Cavendish, proprio riallacciandoci al discorso dei Pirenei. E così ecco che a fare la guardia già a molti chilometri dall’arrivo sono due mastini veri: Alaphilippe e Asgreen. Non due qualsiasi.

«Eh – commenta Ballerini – però non eravamo così certi di arrivare in volata. La tappa non è stata facile e negli ultimi 60 chilometri hanno provato in tanti ad attaccarci».

La stoccata quasi vincente di Ballerini a Carcassonne
La stoccata quasi vincente di Ballerini a Carcassonne

Buco ponderato o no?

Ma sul cammino verso la storia ecco qualcosa che non ci si aspetta. Ai 700 metri Ballerini è in testa con una manciata di metri. Lui svolge il suo compito. Cioè tirare fortissimo per portarsi dietro Morkov che a sua volta deve lanciare Cav. Ma il danese molla quelle due pedalate e crea una sorta di buco. Probabilmente se non ci fosse stato Cortina avrebbe vinto.

«Mah, guardate – ci dice Ballerini – ancora non sono riuscito a parlare con Morkov, ma non era un qualcosa di studiato. Probabilmente Michael ha visto che eravamo un po’ lunghi e quindi ha fatto uscire qualcun altro per colmare quella differenza».

E qui si capisce perché Morkov sia tanto desiderato dagli sprinter. Possibile sia davvero riuscito ad avere quella lucidità in quelle poche frazioni di secondo e con l’acido lattico persino alle orecchie?

«Sì, sì… lui è incredibile – conferma Ballerini – Ragiona in quei momenti, riesce ad avere una lucidità impressionante. Io sono in camera con lui e sono contento perché in qualche modo è una scuola. Ha tanta esperienza. Parliamo delle volate fatte e di quelle da fare». Questa frase spiega il significato delle parole dette dallo stesso Ballerini ai microfoni Rai: «Siamo consapevoli di quello che facciamo».

La fatica di Ballerini sul Mont Ventoux (foto Instagram – Solowataggio)
La fatica di Ballerini sul Mont Ventoux (foto Instagram – Solowataggio)

E Ballero come sta?

Il Tour de France del ragazzo di Cantù nel complesso sta andando bene. Nelle prime tappe si è messo in mostra, ha sempre aiutato i compagni e nel giorno di Pontivy è arrivato quarto.

«Io sto bene dai. Ho avuto una bruttissima giornata nella tappa del Ventoux. C’è mancato un niente che andassi a casa. Avevo un mal di schiena terribile. Devo ringraziare la squadra, compagni e staff, se sono riuscito a portare la bici all’arrivo quel giorno. In un grande Giro c’è sempre un giorno no, ma certo a me è toccato proprio nella tappa più dura! Adesso però il peggio è alle spalle e che dire: sono contento di poter aiutare i miei compagni. Siamo davvero una bella squadra. Guardiamo avanti e speriamo di vincere ancora».

Quel primato assoluto fa gola. Insomma, battere Merckx non è da tutti…