La “bomba” di Lappartient. Ora Ghirotto vuol dire la sua…

18.11.2023
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La contrapposizione fra Uci e team professionistici di ciclocross fa sempre più discutere. E’ innegabile che le parole di Lappartient abbiano non solo aperto il dibattito, ma anche creato una crisi non solo di rapporti, che potrebbe avere anche clamorosi effetti. E’ sbagliato pensare che la questione riguardi soltanto il Belgio e i principali team (tutti del Nord Europa), visto che nell’ultimo fine settimana, ad esempio, di italiani non c’era nessuno a parte Francesca Baroni che corre per un team locale. L’accusa di Lappartient coinvolge tutti.

Proprio la quasi totale assenza di italiani al via dell’ultima prova di Coppa del mondo ha fatto passare inizialmente sotto silenzio le dichiarazioni del numero uno dell’organismo internazionale. Tuttavia la loro portata è esplosa e anche alla Federazione Italiana si valuta il da farsi. Massimo Ghirotto, responsabile di tutto il settore fuoristrada, è rimasto decisamente sorpreso dalla presa di posizione dell’Uci.

Ghirotto è presidente della commissione fuoristrada della Fci
Massimo Ghirotto, presidente della commissione fuoristrada della Fci

«Iniziamo col dire che 14 prove di Coppa del Mondo – spiega il padovano – sparse per vari Paesi partendo addirittura da oltre Atlantico, sono qualcosa di anomalo. In questo modo il calendario diventa difficile da gestire, non solo per la presenza delle altre challenge internazionali, ma anche e soprattutto per il calendario parallelo. Noi abbiamo fatto tanti sforzi per allestire un programma di gare importante, denso di prove internazionali e i team onorano le prove di casa e al contempo cercano di essere presenti all’estero, ma così diventa difficile. Bisogna rendersi conto che il ciclocross è cambiato…».

In che senso?

Non è più una disciplina specifica, come poteva essere una ventina di anni fa. Ora è il tempo della multidisciplina, anche gli specialisti della strada o della mtb vogliono farne parte e non si può pensare che possano onorare d’inverno un calendario così ricco.

Il presidente dell’Uci David Lappartient ha prospettato scenari complicati per la disciplina
Il presidente dell’Uci David Lappartient ha prospettato scenari complicati per la disciplina
Lappartient si è lamentato delle scelte dei team, che privilegiano a suo dire challenge che hanno una disponibilità economica maggiore…

Ma questa è una legge di mercato. Teniamo presente che i team fanno business, devono anche rispondere a certi equilibri economici di fronte agli sponsor. Seguire la strada dell’intransigenza è difficile e sbagliato, bisogna invece mettersi a dialogare per trovare una soluzione che accontenti tutti.

Il presidente dell’Uci ha parlato senza mezzi termini di divieto di partecipazione anche ai mondiali per chi salta una prova di Coppa. Come uomo di federazione, come vedi questa presa di posizione?

Sono parole forti, forse anche oltre le sue reali intenzioni, dette per scuotere l’ambiente. Io comunque non posso certo condividerle. Abbiamo a che fare con professionisti a cui deve essere garantita la libertà di scegliere se e dove correre. La mia impressione – e in questo metto sia l’Uci sia i team principali – è che si voglia seguire la strada del WorldTour anche per il ciclocross, con prove di serie A e le altre meno importanti, quasi trascurabili. Questo andazzo non mi piace. L’Uci dovrebbe tutelare tutti, in particolare le Federazioni affiliate e non pensare solo al vertice.

Le parole di Lappartient hanno destato grande malumore fra i team più importanti
Le parole di Lappartient hanno destato grande malumore fra i team più importanti
Un’eventuale scelta del genere vi metterebbe sotto pressione?

Certamente, in maniera pressoché insostenibile – ammette Ghirotto – Se gli stessi team privati non possono seguire il dispiegarsi della Coppa, non possiamo neanche noi come nazionale. Negli scorsi anni avevamo iscritto la nazionale alle prove americane: un atto utile sportivamente, ma che aveva inciso moltissimo sul budget complessivo per il settore. Abbiamo risorse limitate e questo è già un problema perché è impossibile pensare che possiamo seguire tutto lo sviluppo della challenge, ma c’è anche altro…

Ossia?

Poniamo che queste non siano minacce, ma una vera scelta dell’Uci e che la Federazione decida di schierare comunque una nazionale per tutto lo sviluppo della Coppa. Cosa facciamo, decidiamo a ottobre chi saranno gli azzurri che potranno gareggiare ai mondiali di fine gennaio? Trovo che sia qualcosa privo di senso e che non faccia gli interessi della specialità. Bisogna seguire altre strade.

Van Aert e Van Der Poel, come Pidcock, hanno selezionato poche gare nel ciclocross, senza abbandonarlo
Van Aert e Van Der Poel, come Pidcock, hanno selezionato poche gare nel ciclocross, senza abbandonarlo
Quali ti troverebbero d’accordo?

Innanzitutto bisogna rivedere il calendario di Coppa del mondo: il giusto equilibrio si avrebbe con 8-10 gare – sentenzia Ghirotto – credo che anche Flanders Classics che cura il circuito avrebbe i giusti spazi economici. Il sistema attuale non funziona, ne ho parlato spesso con il cittì Pontoni. Anche lui dice che è un sistema esagerato, è impossibile pretendere che si gareggi ogni fine settimana. Bisogna anche prevedere periodi di riposo, sia per chi unisce il ciclocross ad altre specialità (infatti i tre tenori hanno scremato notevolmente il loro programma ed è un peccato che Van Aert e Pidcock non faranno neanche i mondiali) sia per chi è specialista puro.

E ora da questa empasse come se ne esce?

Staremo a vedere, chiaramente terremo d’occhio tutti gli sviluppi e ne parleremo con atleti e team. Ribadisco, spero che sia stata una provocazione per destare il dibattito, non voglio credere che si giunga a posizioni estreme.

Canola (a cuore aperto) si racconta tra delusioni e futuro

23.12.2022
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Certi capitoli quando si chiudono fanno male, non si è pronti ad affrontare la fine, soprattutto se non lo si era preventivato. Per Canola questo inverno ha il sapore di qualcosa che è terminato e non si sa bene il perché. Anzi, il motivo è presto detto, la Gazprom non c’è più ed il veneto non ha trovato una sistemazione consona al suo livello. 

Le motivazioni che hanno portato a questo momento della carriera di Canola sono l’insegnamento che nella vita, purtroppo, non è possibile controllare tutto quello che ci circonda

L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman
L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman

La fine

«Si tratta di un periodo particolare – racconta Canola dalla sua macchina – non è una mia abitudine non avere squadra. Ma alla fine, ero stanco di aspettare una situazione che a fatica mi avrebbe soddisfatto. Non avevo voglia di svalutare la mia carriera, ero fiducioso di trovare un progetto valido al quale portare la mia esperienza. Mi ero dato una scadenza e questa è poi arrivata. Ora mi guardo intorno e cerco di capire quale strada potrò percorrere in futuro. Ho parlato con delle aziende per eventuali idee da sviluppare nel mio post carriera».

Canola (a destra) ha speso tutto se stesso per questa battaglia, non avendo mai paura di esporsi
Canola (a destra) ha speso tutto se stesso per questa battaglia, non avendo mai paura di esporsi
Nel tuo futuro vedi ancora la bici?

Mi piacerebbe, nonostante tutto, rimanere in questo mondo. Non so se dal punto di vista amatoriale o cicloturistico. Siamo in un momento nel quale la bici è di tendenza ed il movimento degli amatori è in continua crescita. Quest’ultimi hanno voglia di fare esperienze sempre più simili a quelle dei professionisti e io potrei fornire loro la mia esperienza, i miei insegnamenti.

Questa esperienza avresti potuto metterla anche al servizio di un team…

Certamente, ma non c’è stata occasione. Nella mia carriera ho sempre cercato di imparare dai più grandi, apprendendo tante piccole sfumature che fanno parte di questo mondo. Nel tempo la situazione si è capovolta, sono diventato io quello che dava consigli, l’esperto. 

Con una voce forte, come quella usata contro l’ingiustizia che vi ha colpito.

La situazione Gazprom è stata anomala. Ci siamo trovati in mezzo ad un discorso politico. Mi sono battuto tanto, l’ho fatto per un interesse comune. Il mio può essere l’esempio che se si sta in silenzio si possono ottenere compromessi, ma io di stare zitto non ne avevo voglia

David Lappartient, presidente dell’UCI non ha mai risposto agli appelli lanciati
David Lappartient, presidente dell’UCI non ha mai risposto agli appelli lanciati
Il silenzio è arrivato da parte di chi avrebbe dovuto sostenervi: l’UCI in primis.

L’UCI ha preso una linea sbagliata e senza pensare alle conseguenze, la loro preoccupazione principale è stata chiudere la squadra. Sarebbe bastato incontrarsi e parlare, un’idea sarebbe venuta fuori. Io ne ho avute alcune, ma non ho mai avuto modo di discuterle con chi di dovere. Il presidente Lappartient non l’ho mai incontrato, abbiamo avuto qualche scambio di mail, ma appena domandavo di vederci spariva. 

Del tipo?

Per salvare la squadra sarebbe bastato cercare un nuovo sponsor o portarne di privati. Anche correre in maglia neutra sarebbe bastato, insomma, farci correre era doveroso. Hanno lasciato a casa e senza tutela delle persone e delle famiglie. Ho scoperto anche una cosa che mi ha fatto poco piacere.

Quale?

Sono venuto a sapere che l’UCI negli anni passati ha messo mano al fondo per gli ex professionisti, usando quei soldi per una causa contro un diverso esponente. Hanno usato i soldi per gli atleti per motivi differenti, avrebbero potuto usarli per noi, per non farci sparire. 

Nel dicembre 2021 Canola era in ritiro con la Gazprom pronto a rilanciarsi, un anno dopo è finito tutto
Nel dicembre 2021 Canola era in ritiro con la Gazprom pronto a rilanciarsi, un anno dopo è finito tutto
La bici la stai usando ancora?

Faccio qualche giretto, mi serve per sbloccare la mente, per pensare.

Cosa pensi?

E’ difficile – la voce di Canola si fa sempre più pesante – molte volte ho pensato “perché doveva capitarmi”. Mi sono trovato a prendere decisioni difficili che mi hanno complicato la vita, ma dai momenti duri impari sempre qualcosa. Un giorno, voltandomi, spero di poter dire che tutto questo è servito a qualcosa.

Abbiamo saputo che stai facendo il corso da diesse, magari questa esperienza potrà esserti utile in questo campo…

Il diesse è una figura che deve dare serenità e carica, deve portare coesione all’interno del team. Nel ciclismo moderno al corridore si chiede sempre di più, ma bisogna ricordare che dietro i numeri ci sono le persone. L’aspetto umano è un aspetto di cui ci si sta dimenticando sempre di più. Mi piacerebbe riportarlo al centro di questo mondo.

Il veneto ha provato altre discipline: eccolo in una gara di mtb a Recoaro Terme (foto organizzatori)
Il veneto ha provato altre discipline: eccolo in una gara di mtb a Recoaro Terme (foto organizzatori)
Ne sei stata una prova, visto quanto hai speso per questa battaglia.

Ho parlato con estrema sincerità, lo si deve fare sempre, non bisogna aver paura di dire la verità. Il ciclismo ha avuto la possibilità di dimostrarsi famiglia e così non è stato, anzi, alcuni ci hanno voltato le spalle. Sono stati pochi a combattere questa battaglia con noi e quando sei solo in un mare grande trovi sempre un pesce più grosso di te. 

Dieci anni nel professionismo non si cancellano così facilmente.

Pensate, dieci anni e sono stato trattato così. Nel mio piccolo mi sono battuto per rendere questo sport migliore. Ho contribuito a mandare avanti il circo del ciclismo per anni e poi appena ha potuto mi ha voltato le spalle.

Punti, Covid, Tramadol e… confini: il ciclismo di Lappartient

25.09.2022
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Mentre le ragazze della gara elite erano pronte per partire da Helensburgh, a circa 30 chilometri da Wollongong, il presidente dell’UCI Lappartient ha tenuto la rituale conferenza stampa di ogni mondiale. Avrebbe potuto farlo appena due ore dopo e in sala stampa ci sarebbero stati tutti, ma in questa edizione del mondiale sembra che gli orari siano un problema solo per chi lavora.

Seduto al tavolo dei campioni, Lappartient si è sottoposto a una serie di domande, spesso slegate fra loro, alle quali ha risposto a mano libera, omettendo di soffermarsi su quelle che avrebbero potuto creare imbarazzo. In politica si fa così.

Quintana è stato cancellato dalla classifica del Tour dopo il ritrovamento di Tramadol. Ha fatto ricorso al Tas
Quintana è stato cancellato dalla classifica del Tour dopo il ritrovamento di Tramadol. Ha fatto ricorso al Tas
Cosa pensa del ricorso di Quintana contro la squalifica per uso del Tramadol?

Noi rimaniamo convinti della nostra linea, ma è corretto che si sia appellato. Abbiamo trovato il Tramadol in due diverse tappe e dato che il prodotto degrada molto rapidamente, abbiamo pensato che lo abbia usato più volte. Non si prevede una squalifica dell’atleta, almeno per ora. Ma viene tolto dalla classifica della corsa in cui si verifica la positività. Di certo non si tratta di una sostanza che l’organismo produce da solo. Speriamo che il TAS riconosca la nostra posizione.

Oggi si sono svolte due corse in una: quella delle under 23 e quella delle elite. Quando verranno divise?

Mi sembra già una decisione importante aver creato il titolo per le più giovani. L’idea di far disputare una corsa a sé c’è e verrà messa in pratica nel 2025. Prima non è stato possibile. Prima perché non tutte le nazioni hanno ragazze giovani a sufficienza e poi perché non tutte le città, ad esempio Zurigo 2024, sono disponibili a chiudere il centro per una gara di più.

A Wollongong hanno debuttato le gare per U23 donne (Guazzini ha vinto la crono) dal 2025, dice Lappartient, ci saranno gare autonome
A Wollongong hanno debuttato le gare per U23 donne. Guazzini ha vinto la crono
Che cosa le sembra di questo mondiale così lontano dalla culla del ciclismo?

L’Europa è probabilmente il cuore del nostro sport, ma voglio spingere per una visione più internazionale. Per cui andremo in Africa, poi in Canada ed entro il 2030 in Asia. Qui ci stiamo trovando molto bene. L’organizzazione è piccola, ma il mio telefono non squilla tutti i giorni per segnalare dei problemi e questo significa che ognuno sa cosa fare. I negozi e i ristoranti sono tutti griffati con il logo della corsa, gli atleti sono contenti e di riflesso siamo contenti anche noi.

Come si spiega che qui, nella corsa dell’UCI, non ci sono protocolli Covid e si vive a contatto con gli atleti, mentre in Europa ci sono corse che tengono ancora tutto chiuso?

C’è un dibattito in corso fra i nostri medici e quelli delle squadre. Nonostante sia cambiato l’atteggiamento nei confronti del virus, per cui la positività non porta direttamente alla messa fuori corsa, sono loro i primi a volere un certo rigore. Non è un caso che la maggior parte dei corridori mandati a casa di recente sia risultata positiva a controlli interni.

Ieri il Guardian ha scritto un articolo su un giornalista di Cyclingtips – Iain Treloar – cui è stato rifiutato l’accredito per i mondiali. Lui sostiene che sia avvenuto per le sue critiche all’UCI.

Noi non limitiamo la libertà di stampa, qui ogni testata è gradita (Iain Treloar aveva scritto una serie di pezzi sulle presunte influenze di Igor Makarov nelle politiche dell’Uci e sulla vicinanza della stessa al vecchio presidente del Turkmenistan, accusato per violazione dei diritti umani, ndr). Il regolamento UCI per gli accrediti stampa ne prevede 3 per ogni media e Cyclingtips ha avuto 3 accrediti. Non vedo problemi.

Il sistema dei punti non piace, cambierete qualcosa?

Ci sono discussioni. Non so se esista il sistema perfetto, ma cercheremo di trovare un equilibrio migliore. Ha ragione Hinault: «Per fare punti bisogna vincere le corse». Faremo degli aggiustamenti, se necessario, ma non ci saranno stravolgimenti. E comunque saranno variazioni da introdurre entro il prossimo inverno. Poi inizierà un altro triennio e non si possono cambiare le regole durante il gioco.

Dopo la conferenza, Lappartient si è fermato a parlare con le tivù
Dopo la conferenza, Lappartient si è fermato a parlare con le tivù
Sorpreso delle critiche da parte delle squadre?

Sorpreso che si siano accorte di non essere d’accordo soltanto nel terzo dei tre anni, visto che il sistema è in vigore dal 2020. L’obiettivo è che ogni anno ci siano retrocessioni e promozioni. Gli organizzatori volevano che avvenisse tutto automaticamente, i gruppi sportivi no. Ma una cosa la dico: non si retrocede per un anno nero. Per questo si fa la somma dei tre precedenti. E se sei stato ultimo per tre anni, allora forse c’è un problema. Non vogliamo che il ciclismo sia chiuso come la NBA, lo sport vive di vittorie e sconfitte e noi dobbiamo accettarne le regole.

Non sarebbe il caso di considerare che fra 2020 e 2021 il Covid ha condizionato l’attività?

Se prendiamo il numero delle corse, vediamo che se ne è svolto il 90 per cento. Quindi il Covid ha sicuramente dato fastidio, ma non ha falsato la possibilità di fare punti. Se avessimo spostato di un anno l’entrata in vigore della regola, cosa avremmo potuto dire ad esempio alla Alpecin-Deceuninck che in questi anni si è guadagnata il WorldTour? Poteva fare ricorso e avrebbe vinto.

Questa foto è l’emblema di come la stessa squadra (Movistar Team) sprinti con tre uomini per accumulare punti
Questa foto è l’emblema di come la stessa squadra (Movistar Team) sprinti con tre uomini per accumulare punti
Trova normale che una squadra preferisca mettere tre corridori nei primi 10 piuttosto che provare a vincere?

Ripeto le parole di Hinault, dovrebbero provare a vincere. Non si fanno i punti negli ultimi mesi di tre anni, anche se le distanze sono davvero minime.

Non trova che ci sia squilibrio fra le gare?

Potrebbe sembrare. Ma credo sia giusto che chi non partecipa al Tour de France e vince una corsa di classe 1 abbia un punteggio importante. Perché magari correrà la successiva dopo una settimana, mentre chi è al Tour può fare punti per tre settimane consecutive.

Quando l’addetto stampa Christophe Marchadier ha dichiarato chiuse le domande, Lappartient ha ringraziato, si è alzato e ha risposto alle domande di alcune televisioni, fra cui la RAI con Stefano Rizzato. Poi si è infilato nel sottopasso dello stadio che accoglie il Centro Stampa, tornando alle relazioni e agli incontri di cui è indubbiamente pieno un campionato del mondo.

EDITORIALE / Caso Gazprom, sarebbe servito vero coraggio

13.06.2022
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Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. Pertanto, in questo giocare a saper fare tutto, può capitare di scambiare telefonate con dei team manager sul tema dei corridori della Gazprom, rendendosi conto di quanto la vicenda non interessi a nessuno. O di quanto non ci sia in giro nessuno che sia stato finora capace di metterci mano.

Il caso Conci

Avremmo dovuto capirlo in realtà seguendo la vicenda di Nicola Conci. Dopo tanto bel lavorare d’inverno e aver finalmente risolto con intervento il problema dell’arteria femorale, Nicola avrebbe voluto fare un grande Giro d’Italia. E per questo, fermata la squadra russa, Fondriest era riuscito a piazzarlo con la Alpecin-Fenix, che lo avrebbe portato in Italia proprio per questo. L’UCI ha ricevuto la richiesta ai primi di aprile, in tempi ragionevoli. Ma come per ogni cosa riferita a questa spiacevole vicenda, s’è presa il suo tempo per decidere, infischiandosene dell’esigenza dell’atleta. Così Conci non ha corso il Giro e adesso finirà la stagione con la Alpecin Development Team, debuttando mercoledì prossimo al Giro di Slovenia, in attesa del 2023 in prima squadra.

Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development
Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development

Aiuti di Stato

I procuratori sono tutti al lavoro per sistemare questi ragazzi, che hanno tirato fuori una grinta mai mostrata prima, dimostrando come la rabbia sia più potente di ogni test e ogni legge dell’allenamento. Ma cosa succede?

Succede che le squadre sono a posto e hanno il budget tutto assegnato. Sarebbero ben liete di far correre ragazzi rimasti a piedi e per giunta vincenti, ma come succede quando c’è da gestire il fallimento di un’azienda, avrebbero bisogno di un intervento che coinvolga l’Istituzione e la componente sindacale. E visto che l’UCI fa orecchie da mercante, avrebbero bisogno di un sindacato veramente capace, che vada oltre la consegna di un braccialetto azzurro.

Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla
Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla

Casi disperati

Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. E ci chiediamo in che modo il mondo del ciclismo potrebbe venire incontro alle squadre che intendessero investire su questi corridori. Ci sarebbe la fideiussione della Gazprom: si è fatta pressione sull’UCI perché renda quei soldi disponibili al pagamento degli ingaggi dei corridori, lasciando le spese vive alle nuove squadre? I soldi dei premi che vengono gestiti dal sindacato non potrebbero costituire copertura finanziaria per simili operazioni?

L’indice della disperazione sta nelle proposte che in questi giorni stanno arrivando ai cellulari dei team manager, con corridori disposti a correre gratis, quindi a restituire i soldi percepiti alla firma dell’eventuale contratto. Qualcuno ha già rifiutato, ma in tutta onestà verrebbe da sperare che qualcuno accetti per vederli nuovamente in gruppo.

Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola
Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola

Una situazione inedita

Perché alla fine gli unici a rimetterci sono loro, i corridori. Non l’UCI. Non le squadre. Non i rappresentanti del CPA e dell’ACCPI. Che sono stati anche sfortunati, perché finora si era trattato di gestire uno sciopero per troppa pioggia e stabilire quando sia troppo caldo o troppo freddo per correre. Ma adesso che ci sono in ballo i destini di uomini e delle loro famiglie, la voglia di andare d’accordo con tutti senza arrivare a rottura suona davvero stonata. Il rispetto si guadagna anche alzando la voce e combattendo quando è necessario. Il fatto che l’UCI non si senta in dovere di accoglierli, dimostra che il rispetto non c’è o che non è stato guadagnato.

In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?
In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?

Una partita da giocare

I braccialetti, la voglia di ribadire che non si cerchi lo scontro, il non essersi incatenati ai cancelli del centro UCI di Aigle, il non aver voluto incidere minimamente sull’andamento di una gara sono un atteggiamento da opposizione di facciata che lascia il tempo che trova. Forse eredità di quel passato, in cui i corridori avevano paura di metterci la faccia perché esposti al rischio di varie forme di ricatto. Chissà se davvero a Pantani fecero pagare le sue posizioni contro il sistema dei controlli selvaggi, prima al Tour del 1998 (foto Reuters di apertura) e poi al Giro 1999, quando si espose anche a vantaggio di altri corridori e di colpo una mano oscura intervenne per fermarlo.

Ma se nessuno ha cose da nascondere, perché non giocarsi la partita e accettare la lotta, cercando di vincerla? Verrebbe quasi da pensare che ci siano altri interessi da difendere o competenze inadeguate e che nel nome di questi si sia scelto di non scegliere. Il tempo passerà, qualcuno come Zakarin sceglierà il ritiro, altri si sistemeranno. E dal prossimo anno potremo ricominciare facendo finta che non sia successo niente.

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24.05.2022
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Il silenzio dell’UCI sul caso Gazprom è assordante. Il presidente Lappartient ha messo la testa sotto la sabbia e ha voltato le spalle a 21 corridori rimasti senza squadra dal primo di marzo. Anzi, i 21 corridori cui quel giorno ha chiuso la squadra.

La vicenda Gazprom resta una ferita aperta, anche se il mondo del ciclismo passa avanti e finge di non accorgersene. Al punto che alcuni corridori, invitati a indossare il braccialetto azzurro con cui l’Accpi e il CPA intendono fare una garbata pressione sull’UCI, hanno declinato l’invito.

Nella conferenza stampa che si è tenuta ieri a Salò, le parole più giuste le ha usate Mauro Vegni, padrone di casa. «Era una questione straordinaria – ha detto il direttore del Giro che in apertura stringe la mano a Canola – è stato sbagliato affrontarla come fosse ordinaria».

Nella tappa di oggi si chiederà ai corridori di indossare il braccialetto WHY
Nella tappa di oggi si chiederà ai corridori di indossare il braccialetto WHY

No agli scioperi

Bugno ha ripetuto ad oltranza lo stesso concetto: non si tratta di una protesta. E mentre lo diceva ci chiedevamo: perché dopo tre mesi così non dovrebbero protestare?

«I corridori non hanno colpe – ha detto – abbiamo cercato di trovare alleanze e soluzioni, che non sono mai state accettate. Non ci sono molte soluzioni. I braccialetti con cui intendiamo sensibilizzare il gruppo e la stampa servono a capire il perché di questo atteggiamento. Non sono una protesta. Chiediamo che questi ragazzi possano parlare e l’UCI ha il dovere di farlo. Una richiesta che deve arrivare da tutto il gruppo, perché loro ne fanno parte pur essendone stati allontanati. Non è un discorso di soldi, correrebbero anche domattina. Sono stato corridore anche io, so che in questo momento la bici è tutto. Ma gli scioperi non portano a risultati. Ne ho fatti e ho visto come sono finiti (qui però in ballo non c’è una tappa da correre sotto la pioggia, qui si parla di vite umane, ndr). Il nostro scopo è sensibilizzare l’ambiente».

Canola al limite

Se stai male, vuoi un dottore che ti curi o uno che ti tenga la mano sulla fronte? La ricerca della soluzione diplomatica in tre mesi non ha prodotto alcun frutto. E se non fosse per la nazionale che ha fatto correre a sprazzi gli italiani, sarebbero fermi da marzo.

Dopo un po’ si nota che Marco Canola al tavolo dei diplomatici ci sta stretto. Forse perché l’ammalato è lui e delle cure palliative ricevute sinora comincia ad averne le tasche piene. Lo tengono a freno, perché l’obiettivo non è protestare, ma distendere.

«Questo braccialetto non aiuterà a risolvere il problema – dice – ma a far capire quello che stiamo passando. Non capisco perché dei colleghi non debbano metterlo, non è un brand, non danneggia il loro sponsor. La situazione è insostenibile. Siamo qui in due (facendo un cenno a Cristian Scaroni, seduto accanto, ndr), gli altri sono a casa col morale a terra e stanno male per la disperazione. Non sanno se potranno continuare, quello che sta accadendo rende vani i sacrifici di una vita. Non è giusto che paghiamo per una colpa non nostra. Vogliamo che l’Uci ci dia risposte, quelle che abbiamo avuto sono state molto vaghe. Abbiamo provato la via diplomatica, senza sortire effetto. Se questi sono i capi del ciclismo, non meritano di governare il nostro bellissimo sport, perché non ne incarnano i valori».

Le bugie di Lappartient

Il silenzio dell’UCI è assordante. Il presidente Lappartient ha messo la testa sotto la sabbia e ha voltato le spalle ai 21 corridori cui il primo marzo ha chiuso la squadra. All’indomani della Liegi, ha organizzato una conferenza online, invitando tutti i professionisti – uomini e donne – tranne quelli della Gazprom. E a Gilbert che ha chiesto loro come mai, ha risposto che li avrebbe chiamati di persona. Non lo ha mai fatto. E’ troppo presto per parlare di dimissioni?

Le richieste erano chiare, le risposte sono state secche e prive della volontà di arrivare a una soluzione.

Non si può alzare il tetto dei 31 corridori, perché siamo al primo anno delle retrocessioni e promozioni. Perciò, se una squadra si mettesse al riparo dalla discesa o conquistasse la salita al WorldTour grazie a corridori presi durante l’anno, si potrebbe creare il presupposto per un ricorso. Non sarebbe sufficiente stabilire che i corridori ex-Gazprom ingaggiati non portano punti alla squadra? Nessuna risposta.

In Italia c’è il limite di 16 corridori per continental e il tetto a due soli ex professionisti. Non si può concedere una deroga? Nessuna risposta.

Nessun rispetto

Se questa è la considerazione dell’UCI per i suoi interlocutori, atleti e loro rappresentanti, viene da pensare che quantomeno i secondi non si siano conquistati il rispetto sul campo. Che forse dire sempre di sì non paga. Magari è giusto continuare a perseguire la via diplomatica anche dopo tre mesi di mancate risposte. Secondo altri però si potrebbe pensare di protestare come quando nelle fabbriche avvengono licenziamenti di massa.

«Così facendo – risponde Salvato – si danneggerebbero gli organizzatori». Si è mai visto uno sciopero che non abbia creato disagio? Si sciopera per quello. Ci fosse un po’ di Francia anche in Italia… Scommettete che se si trattasse di corridori francesi, una soluzione l’avrebbero trovata?

Comunque per ricordare al signor Lappartient che sta disprezzando le vite di uomini e non le loro statistiche, abbiamo realizzato due brevi interviste ai corridori presenti ieri a Salò. Canola e Scaroni. Guardatele. Parlano di dolore e carne viva. Non concorreranno all’Oscar del cinema, ma almeno in questo modo il presidente potrà guardarli in faccia. E magari chiedergli scusa.

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22.04.2022
6 min
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Liegi, giovedì sera, ieri. Gli hotel che ospitano le squadre formano un insolito villaggio sparpagliato fra colline e paesi, in cui si fanno progetti e si coltivano obiettivi. I corridori alla vigilia di una corsa sono sospesi tra le forze e i loro sogni, tutto ciò che possa dare un senso alla fatica di ogni giorno.

E mentre usciamo da uno di questi hotel – il Post Hotel di Herstal che accoglie Bora, Movistar e Bahrain – whatsapp illumina il display con una chiamata di gruppo. Il chiamante è Malucelli, con lui spuntano le facce di Carboni, Canola, Fedeli, Conci e Scaroni. I sei italiani della Gazprom nello stesso schermo. Per loro non c’è vigilia. E finite le corse con la maglia azzurra, chissà quando ce ne sarà un’altra.

Due mesi fa

Martedì saranno due mesi da quando la squadra è stata cancellata dall’UCI e ne è passato circa uno da quando gli atleti hanno chiesto un incontro con il presidente Lappartient senza ottenere risposte. Forse si tratta di una tattica: se non rispondi, presto smetteranno di parlarne. In questa società che va così veloce funziona spesso così. Anche la guerra in Ucraina, che prima era sulla bocca di tutti, adesso sta diventando una notizia di sfondo. Ci si abitua a tutto, purché tocchi agli altri. E poco importa che di mezzo ci siano persone che non c’entrano nulla.

«Ti svegli la mattina – dice Malucelli, vincitore di una tappa al Giro di Sicilia – aspettando che squilli il telefono e qualcuno dica che il TAS ha dato la sentenza e l’UCI ha preso una decisione. Ma non è facile andare avanti a questo modo, facendo vita da atleta senza prospettive e senza stipendio».

Il ricorso al TAS

Questi ragazzi sono in un momento di crisi profonda. Gli appelli via social stanno perdendo risonanza, la gente mette un like e pensa di aver fatto la sua parte. Il CPA, sindacato mondiale dei corridori guidato da Bugno, ha seguito le vie legali e si è fermato davanti al fatto che l’UCI starebbe aspettando il pronunciamento del TAS, cui si è rivolto Renat Khamiduline (team manager della Gazprom) ritenendo illegittima la cancellazione della squadra. Fra i suoi argomenti, il fatto che la direttiva del CIO sulla sospensione delle squadre russe avrebbe comunque permesso di far correre la Gazprom senza le scritte dello sponsor.

Renat Kamidhuline, manager Gazprom 2020
Renat Kamidhuline ha lottato fino alla fine, poi ha dovuto alzare bandiera bianca
Renat Kamidhuline, manager Gazprom 2020
Renat Kamidhuline ha lottato fino alla fine, poi ha dovuto alzare bandiera bianca

Grandi e piccini

La cosa è indubbiamente strana. I contratti della Gazprom sono stati firmati dall’agenzia svizzera ProVelo AG di Khamiduline, che a sua volta aveva un contratto di sponsorizzazione con Gazprom. La sede legale della squadra era pertanto in Svizzera, mentre la base operativa era in Italia. 

«Se si fossero informati dall’inizio – dice Canola – anziché agire d’impeto, forse avrebbero valutato una strada migliore per tutti. Invece hanno ammazzato noi, mentre altri russi continuano a fare attività».

Nessuna risposta

I corridori con quel ricorso non c’entrano, questo è bene ribadirlo. Loro sono senza lavoro e senza squadra e per questo hanno inviato all’UCI due richieste piuttosto semplici.

«Quello che chiediamo – dice Canola – sono risposte dal presidente dell’ente per cui siamo tesserati. Abbiamo fatto delle domande, meritiamo delle risposte. Oserei dire che è suo dovere farlo. Vogliamo un faccia a faccia. Non trovo accettabile che per parlarci dobbiamo passare tramite il sindacato che a sua volta riceve un intermediario dell’UCI».

Gianni Bugno è il presidente del CPA. L’associazione sta tentando una mediazione fra UCI e corridori
Gianni Bugno è il presidente del CPA. L’associazione sta tentando una mediazione fra UCI e corridori

Le due richieste

Le richieste sono due.

La prima: al fine di facilitare il passaggio degli atleti ad altri gruppi sportivi, innalzare il numero massimo di atleti per squadra da 31 a 32. Questo permetterebbe di trovare posto ad alcuni di loro.

La seconda: per i restanti corridori, la possibilità di correre con una maglia neutra, in una squadra composta a questo punto da un numero inferiore di atleti e sostenuta da sponsor minori.

A cose normali queste trattative si svolgono a porte chiuse, come si fa quando si ha a cuore l’immagine del movimento. Solo che a tenere le porte chiuse s’è ottenuto il contrario. Che la gente ad esempio non sa che questi sei ragazzi hanno sollecitato più e più volte una risposta di David Lappartient, che è perfettamente al corrente delle loro richieste. Perché il presidente dell’UCI non risponde?

Nessuna data certa

Le due richieste, decisamente semplici e di facile attuazione, sono state appoggiate dallo staff della Gazprom, dai manager degli atleti, dal CPA e dall’AIGCP, l’associazione dei gruppi sportivi. Invece per una volta che così tante componenti si sono trovate d’accordo, l’UCI che dovrebbe avere a cuore la sopravvivenza in attività di un così ampio numero di professionisti (oltre ai 6 italiani, ci sono altri 14 corridori nella stessa situazione), non risponde.

«La causa – ribadisce Canola – non riguarda noi. Non ci è stato detto in maniera diretta nemmeno il fatto che si starebbe aspettando il TAS. Non c’è una data per questa sentenza. E non c’è neanche una data entro la quale, in ogni caso, sarà presa una decisione».

Ciascuno dei corridori ha scritto le sue richieste e le ha inviate all’UCI tramite il CPA, per stare nelle regole. Pare infatti che Lappartient si sia indignato perché Khamidulin abbia scritto direttamente a lui e al suo board.

David Lappartient, presidente dell’UCI: finora muto alle richieste dei corridori
David Lappartient, presidente dell’UCI: finora muto alle richieste dei corridori

Diritto alla dignità

Il silenzio uccide. L’indifferenza porta via la dignità. Alcuni di questi ragazzi avrebbero già un altro contratto pronto, ma non possono firmarlo perché la nuova squadra ha già 31 corridori. I più fortunati saranno parcheggiati nelle relative continental e per il primo anno non potranno fare corse WorldTour, gli altri sono al palo.

«Se Lappartient non vuole aiutarci – dice Fedeli – che almeno lo dica, ma noi vogliamo una risposta. Oppure forse si nasconde per paura delle sue responsabilità?».

«Ho fatto 11 anni da professionista – fa eco Canola – facendomi portavoce di correttezza e non mi sta bene essere trattato così».

Le due domande

L’ultima voce che gira nel gruppo è che l’UCI abbia indetto per il 25 aprile una riunione online con tutti i professionisti, uomini e donne, e nella mailing list non siano stati inclusi gli atleti della Gazprom. Si tratterà pure di una svista, ma a un certo livello le sviste non sono consentite.

Perciò adesso le due domande le ripetiamo noi.

La prima: è possibile innalzare a 32 il limite massimo dei corridori per squadra per dar modo a chi volesse di ingaggiare uno di questi corridori?

La seconda: è possibile che gli altri corrano con una divisa neutra per non buttare una stagione e farsi semmai notare da qualcuno?

Lappartient, i nuovi scanner, l’Africa e i mondiali riuniti

03.10.2021
4 min
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A margine delle vittorie, delle imprese e delle delusioni, i mondiali di Leuven hanno segnato alcuni importanti momenti nella vita politica del ciclismo. La conferma di David Lappartient al comando dell’Uci e alcune elezioni e incarichi hanno cominciato a tracciare la via verso Parigi.

Eletto a Bergen nel 2017, il primo iridato premiato da Lappartient fu Sagan
Eletto a Bergen nel 2017, il primo iridato premiato da Lappartient fu Sagan

Professione politico

Il francese riuscì con un’abile spallata a buttare giù il monopolio anglosassone di Brian Cookson a Bergen, in Norvegia. Non era favorito, seppure la sua presidenza della Federazione francese e poi quella della Uec lo avessero segnalato come un politico competente e abile. Aveva alle spalle vari incarichi nel suo territorio, il Morbihan, come sindaco e capo del consiglio dipartimentale (eletto nelle ultime elezioni) in quota al Partito Repubblicano. Alla vigilia del Congresso di Bergen, con l’aiuto del russo Makarov e di Renato Di Rocco, riunì alcuni elettori in un ristorante del porto norvegese e alla fine divenne presidente.

A Leuven Di Rocco è stato nominato vicepresidente onorario dell’Uci: un segno di riconoscenza
A Leuven Di Rocco è stato nominato vicepresidente onorario dell’Uci: un segno di riconoscenza

Parità di genere

Lappartient ha annunciato che andrà avanti con il programma che, a suo dire, ha realizzato al 90 per cento. Ha ammesso di aver fallito (finora) soltanto nella riforma del modello economico del WorldTour, per le resistenze dei team e degli organizzatori e il Covid che ha reso tutto più difficile.

La ricollocazione delle gare 2020, unita ai progressi del ciclismo femminile sono stati raccontati come i successi più evidenti. Nel secondo caso, Lappartient ha posto l’accento sulla creazione di un calendario coerente alle ambizioni del movimento, su una gerarchia più strutturata (si punta con decisione all’aumento delle squadre WorldTour) e sull’aumento dei minimi salariali equiparati a quelli degli uomini.

Assieme a Gilbert, Winder Ruth è stata eletta nella Commissione atleti
Assieme a Gilbert, Winder Ruth è stata eletta nella Commissione atleti

Da Glasgow a Kigali

Tra le novità più interessanti, va riconosciuta la spinta a favore del ciclismo africano. Se il centro di Aigle è da anni un riferimento per molti atleti provenienti da quei Paesi (il racconto di Ghirmay è eloquente), la scelta di portare i mondiali del 2025 a Kigali è un gesto forte. Va capito se nel frattempo l’Uci spingerà per uno sviluppo del ciclismo in loco.

Su questo fronte, dopo i prossimi mondiali di Wollongong 2022, che vi abbiamo già presentato, a partire da Glasgow 2023 l’idea di Lappartient è di far svolgere nella stessa occasione le gare delle 13 discipline olimpiche del ciclismo. Quindi strada, pista, mountain bike e Bmx.

La favola di Ghirmay, primo da sinistra e secondo ai mondiali U23, parla degli sforzi dell’Uci per l’Africa
La favola di Ghirmay, primo da sinistra e secondo ai mondiali U23, parla degli sforzi dell’Uci per l’Africa

Il nuovo scanner

Altro fronte, altra storia: doping e doping tecnologico. Proprio per il secondo punto, i giorni di Leuven sono stati l’occasione per annunciare il superamento della tecnologia dei tablet, per passare alla nuova tecnologia Backscatter X-Ray: uno scanner portatile in grado di… leggere all’interno di ogni parte della bicicletta.

«I mondiali sono stati la seconda volta che l’UCI vi faceva ricorso – ha dichiarato Michael Rogers, Innovation Manager – la natura portatile dei dispositivi di retrodiffusione ha consentito al personale dell’UCI di eseguire 56 controlli sulle biciclette di tutti i vincitori e dei corridori selezionati casualmente». La bici di Julian Alaphilippe è stata punzonata a pochi secondi dall’arrivo e consegnata al controllo radiografico entro sei minuti dall’arrivo.

Quanto al doping degli atleti, durante l’assemblea Lappartient ha rivendicato la messa al bando del Tramadol dal 2019 e l’anticipo al primo gennaio 2022 il divieto definitivo dei corticosteroidi, per la scelta adottata dalla Wada proprio su pressioni dell’Uci.

Michael Rogers è il Manager Innovation dell’Uci e sovrintende ai controlli sulle bici
Micheal Rogers è il Manager Innovation dell’Uci e sovrintende ai controlli sulle bici

Quale futuro?

Questo il sunto di quattro anni di presidenza, con alcuni aspetti positivi (fra questi l’elezione di Philippe Gilbert e Ruth Winder nella Commissione atleti) e qualche svarione, come l’essersi mostrato al fianco di capi di Stato poco raccomandabili.

Quale sarà la direzione per i prossimi anni? Riforme tecniche, tecnologiche e di genere: il piatto è ricco, i bisogni moltelplici. E poi ci sarà da capire se Lappartient vorrà restare o puntare a un incarico di governo in Francia o a duna poltrona nel Cio. Di certo con i suoi 48 anni, i modi affabili e la capacità di gestire situazioni spinose, è lecito aspettarsi che abbia mire importanti.

Wollongong, il 2022 strizza l’occhio agli sprinter

24.09.2021
5 min
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Tornando a casa dovrà fare due settimane di quarantena, ma per nulla al mondo Stu Taggart avrebbe rinunciato a questo incontro nel centro di Leuven. L’amministratore delegato dei prossimi mondiali di Wollongong era evidentemente orgoglioso di poter raccontare l’impresa che nelle intenzioni contribuirà a risollevare l’economia turistica della sua città dopo la pandemia. Fra un anno, giorno più giorno meno, il circo iridato sarà infatti nel pieno delle sfide australiane, nello stato del New South Wales. La città australiana che lo accoglierà conta 300 mila abitanti, sorge 90 chilometri a sud di Sydney e si divide fra l’Oceano e le colline.

«Il ciclismo – ha detto Taggart – offre al mondo la possibilità di vedere ogni anno posti bellissimi ed è un onore pensare che tutto questo il prossimo anno sarà nella nostra città. Il ciclismo laggiù unisce naturalmente la costa con l’entroterra e rappresenta un futuro sostenibile. Il mondo dello sport ricorda con piacere il clima delle Olimpiadi di Sydney 2000 ed è sull’accoglienza che vogliamo puntare. Vivendo di turismo, abbiamo avuto un forte impatto con il Covid e i mondiali arriveranno nel momento giusto».

Stu Taggart è l’amministratore delegato dei mondiali di Wollongong 2022
Stu Taggart è l’amministratore delegato dei mondiali di Wollongong 2022

Ritorno alla normalità

Alla presentazione, che si è svolta ieri sera nell’elegante e frizzante centro di Leuven, erano presenti anche David Lappartient e Peter Van den Abeele, che per conto dell’Uci valuta i percorsi.

«Il ciclismo in Australia – ha detto il presidente dell’Uci – sta letteralmente esplodendo. E sperando che ci sia il ritorno alla normalità che il Belgio sta sperimentando in questi giorni, credo che sarà un evento memorabile. Ricordo a tutti che ancora a gennaio, non fu possibile ammettere il pubblico ai mondiali di ciclocross di Ostenda, mentre ora le strade sono piene di tifosi, con l’unica accortezza della mascherina. Ho parlato pochi giorni fa con il Ministro dello Sport australiano e mi ha garantito che per settembre 2022 sarà tutto perfetto. Tutte le volte che il ciclismo sbarca in Australia, si vivono giorni eccezionali».

La stessa crono

Il percorso, dunque, e il programma, che vedrà come quest’anno in apertura le crono degli elite, la staffetta mista il mercoledì, il giorno di riposo il giovedì e poi le gare su strada.

«La prima caratteristica che mi sento di svelare – ha detto Van den Abeele – è che la crono degli uomini sarà per la prima volta lunga come quella delle donne, su una distanza di circa 35 chilometri. Faranno esattamente lo stesso percorso. Avremo partenze e arrivi dalla spiaggia, con un percorso contro il tempo piatto e simile a questo delle Fiandre. La gara su strada dei professionisti invece avrà un lungo giro iniziale che contiene una salita pedalabile. Il circuito invece sarà tecnico e non del tutto pianeggiante, ma comunque più agevole di quello sui cui si correrà qui in Belgio».

Più Matthews che Ewan

Mondiale per velocisti, insomma? Verrebbe scontato pensare a un percorso disegnato per Caleb Ewan, ma qui è stato Stu Taggart a riprendere la parole.

«Sarà un percorso veloce – ha detto – ma non per velocisti. Più che a Caleb Ewan, che comunque potrebbe trovarcisi bene, penserei piuttosto di corridori come Michael Matthews».

Singolare coincidenza, dato che proprio Matthews nel 2010 vinse la corsa degli under 23 ai mondiali di Geelong, che su strada vennero vinti da Thor Hushovd. Furono i primi mondiali di Paolo Bettini sull’ammiraglia azzurra, a pochi mesi dalla morte di Ballerini. Betto si raccomandò più volte con Pozzato di prendere in testa l’ultima curva di quella corsa caratterizzata dagli scatti di Nibali e Visconti. Ma Pippo la prese troppo indietro. E nonostante una rimonta eccezionale, segno che avesse probabilmente le migliori gambe del lotto, conquistò “solo” il quarto posto.

Lappartient e Van den Abeele presenti all’incontro per parlare del percorso e dei criteri di scelta
Lappartient e Van den Abeele presenti all’incontro per parlare del percorso e dei criteri di scelta

Buono per noi

«Sarà una grandissima festa – ha concluso Stu Taggart – e metterete alla prova la nostra ospitalità. Abbiamo sviluppato il miglior percorso possibile, ma siamo certi di poter offrire una piattaforma di accoglienza per voi tutti indimenticabile. Abbiamo avuto paura di non poterlo fare, ma le vaccinazioni procedono forte e anche se finora il mio Paese è stato restio ad aprire le frontiere per impedire il contagio, per il prossimo settembre troverete tutte le porte aperte».

Cos’altro dire, avendo peraltro in casa uomini veloci come Viviani, Nizzolo, Colbrelli, Trentin, Cimolai e Modolo? Grazie per la presentazione, mister Taggart, ci vedremo certamente l’anno prossimo.

David Lappartient

Lappartient si toglie un sassolino

29.09.2020
3 min
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David Lappartient non ha peli sulla lingua. Il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale ha salutato la stampa presenta ai mondiali di Imola, togliendosi qualche sassolino dalle scarpe. Troppo e troppo caldi alcuni fronti perché potesse fare finta di niente. Dalle tematiche ambientali alla squalifica del direttore sportivo della Jumbo-Visma in occasione di un controllo sulla bici di Roglic, fino al protocollo per la sicurezza in corsa, passando per la spaccatura (da sanare) in seno al Cpa.

«C’è il sentore di un tentativo di destabilizzazione intorno al CPA – ha detto il presidente – come parte di una strategia globale per destabilizzare l’Uci e gli altri organi esistenti. Ovviamente ci sono alcuni aspetti da migliorare nel sindacato, tuttavia circolano molte notizie false. Ho visto il documento inviato ai corridori da persone che volevano creare un nuovo sindacato. Era chiaramente tutto falso, una manipolazione, per fornire argomenti non vere. E quando questo è stato spiegato ai corridori, l’hanno capito».

Zeeman, diesse Jumbo-Visma
Zeeman, a sinistra, il tecnico della Jumbo-Visma espulso dal Tour, qui con Frans Maasen
Zeeman, diesse Jumbo-Visma
Zeeman, a sinistra, il tecnico della Jumbo-Visma espulso dal Tour, qui con Frans Maasen
Sulle cattive abitudini

Alcune immagini del Tour de France hanno messo in cattiva luce il comportamento dei corridori, immortalati mentre gettavano rifiuti al di fuori delle aree previste. Al riguardo, esistono già delle multe, ma forse non basta. L’Uci ha messo l’ambiente al centro della sua mission, al punto che anche le maglie iridate e il merchandising ufficiale by Santini Cycling Group saranno realizzati con materiale riciclato.

«I tre rischi che minacciano il nostro sport – ha detto Lappartient – sono il doping, l’insicurezza, il cattivo comportamento ambientale. Al comitato direttivo del gennaio 2021 proporrò punizioni in tempo reale per i trasgressori. Un corridore che per questo si ritrovasse di colpo a due ore di distacco nella classifica generale potrebbe tenerne conto… Dovremo trovare misure coercitive e applicarle a partire dal primo febbraio».

L’incidente di Bardet

La necessità di scrivere un protocollo per il pronto intervento nei casi di commozione cerebrale, come già nel rugby, è stata già ampiamente citata in seguito all’incidente di Romain Bardet durante la 13ª tappa del Tour de France, tra Chatel-Guyon e il Puy Maria.

Romain Bardet_Tour2020
Romain Bardet, ritirato dal Tour dopo una brutta caduta
Romain Bardet_Tour2020
Romain Bardet, ritirato dal Tour dopo una brutta caduta

«Il professor Bigard (direttore medico dell’UCI) ha fatto grandi progressi», ha detto Lappartient. L’Uci lavora su questo argomento da oltre un anno. Il protocollo sarà attuato abbastanza rapidamente».

Su Zeeman espulso

Merijn Zeeman, direttore sportivo della Jumbo-Visma, è stato espulso dal Tour de France dalla Giuria Uci. Durante l’esame della bicicletta di Primoz Roglic al Col de la Loze (17ª tappa), è stato accusato di “intimidazioni, insulti e comportamenti scorretti nei confronti di un membro dell’Uci”. Il tecnico ha affermato che la sua reazione sia stata provocata da un danno alla bicicletta durante l’operazione.

«L’Uci – ha replicato seccamente Lappartient – non ha causato alcun danno alla bicicletta di Roglic. Abbiamo in nostro possesso il video dello smontaggio della bici da parte di un meccanico del World Cycling Center, lui stesso insegnante di meccanica. Lo smontaggio è andato bene. Non era accettabile che quel tecnico imprecasse contro il meccanico e il membro della Giuria. La sanzione è stata giusta».