Zeeman e Ten Hag, un’amicizia nata pensando al Tour

16.11.2022
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Quando hai la guida del team numero uno del ranking Uci, quello che ha vinto il Tour de France e un’infinità di altre gare, e vedi che le avversarie si sono rafforzate intorno ai loro leader, che cosa fai? E’ la domanda che Merijn Zeeman (nella foto di apertura Anp con Vingegaard) si è posto a fine stagione, ragionando sui programmi della Jumbo Visma ed è partito da un presupposto, una massima che è stampata a chiare lettere nella sua mente ed è alla base del lavoro del team olandese: “Se fai quello che hai fatto, ottieni quello che hai”.

Era sulla base di questo detto che un anno fa, dovendo rimettere mano al team, chiese aiuto a Erik Ten Hag, uno dei più acclamati allenatori di calcio, prima all’Ajax tornato con i giovani agli antichi fasti e poi al Manchester United, che sta cercando di riportare in auge. Un giorno Zeeman chiese appuntamento al suo collega per confrontare le loro esperienze: la Jumbo veniva dalla seconda sconfitta al Tour, con Roglic caduto e Vingegaard ancora acerbo per contrapporsi a Pogacar, il “minatore sloveno” come lo chiamava con un pizzico di malizia Tom Dumoulin vedendo la sua posizione nelle cronometro.

Zeeman con Richard Plugge e Frans Maassen, due dei diesse della squadra
Zeeman con Richard Plugge e Frans Maassen, due dei diesse della squadra

Il grande lavoro sul percorso

Fu allora che Ten Hag gli disse quella frase, per fargli capire che serviva un cambiamento, ripensare tutta la struttura del team. Zeeman chiamò a raccolta tutti i diesse e i responsabili di settore. Una riunione animata ma fruttuosa, nella quale chiese a ognuno di contribuire con idee sulla base di domande semplici ma basilari: che cosa cambiare per fare meglio, che cosa non ha funzionato, come si muovono gli altri in confronto a noi. E dopo quella ci furono altre riunioni, mentre Zeeman teneva con Ten Hag un filo diretto costante.

Il principio di base fu che se hai a disposizione più campioni, devi anche pensare a più tattiche, sfruttare il loro talento per non essere prevedibile. Per farlo, si lavorò sul percorso del Tour, studiandolo fin nei minimi particolari, cercando sempre di prevedere le mosse di Pogacar, considerandolo diverso da quello del 2020. Allora lo sloveno aveva vinto da solo, ma due anni dopo aveva una squadra salda al fianco, luogotenenti fortissimi e votati alla causa come Majka. Bisognava capire i punti deboli.

Pogacar nella morsa di Vingegaard e Roglic in vista del Granon: sarà il suo calvario…
Pogacar nella morsa di Vingegaard e Roglic in vista del Granon: sarà il suo calvario…

La tattica giusta

Sono state analizzate anche le interviste dello sloveno, finché nella mente di Zeeman prese forma la strategia: se Pogacar spreca tante energie prima di una salita lunga, diventa vulnerabile. Ma serve che qualcuno si sacrifichi. Il Tour proponeva tappe adatte? Sì, la 11 con il Col di Granon e la 12 con l’Alpe d’Huez. La scelta cadde su Roglic, un po’ più lontano in classifica di Vingegaard ma ancora pericoloso per la classifica, chiamato a spremere il connazionale. Attacchi alternati, lontano dal traguardo. Pogacar alla lunga si è sfibrato e Vingegaard, a 5 chilometri dal traguardo, è andato via.

A tutto ciò, Zeeman ha pensato spesso nelle ultime settimane. La gioia per i successi ha presto lasciato spazio alle riflessioni sul 2023, perché ripetersi è sempre più difficile che scalare il colle per la prima volta. Il manager della Jumbo Visma ha pensato allora di tornare dal suo amico, ma questa volta in una situazione diversa. Per entrambi.

Ten Hag con Ronaldo, stella del Manchester United messo di lato senza alcuna remora (foto Sky Sport)
Ten Hag con Ronaldo, stella del Manchester United messo di lato senza alcuna remora (foto Sky Sport)

L’esperienza di Ten Hag

Zeeman ha preso spunto proprio da quel che Ten Hag sta passando. Nelle file del suo team è tornato Cristiano Ronaldo, che a 37 anni reclama ancora (e in base alle sue giocate anche giustamente) spazio e attenzione. Ten Hag non ci ha pensato due volte, quando il portoghese non girava, a metterlo in panchina, ma il multimilionario portoghese non ha gradito e i rapporti fra i due sono irrimediabilmente compromessi.

Il tecnico della Jumbo Visma teme che possa avvenire la stessa cosa, non tanto fra Roglic e Vingegaard che vanno d’accordo al punto che sembra possibile programmare per i due anche impegni diversi (Roglic al Giro?), quanto per integrare i nuovi innesti. Il pensiero di Zeeman è riassumibile nella seguente maniera: «La Uae ha preso Yates e Vine in supporto a Pogacar, la Ineos si è rafforzata con Arensman, noi abbiamo preso due pezzi pregiati come Kelderman e Van Baarle, ma come integrarli? Saranno disposti a ruoli di supporto, a “stare in panchina” alla bisogna?».

Il timore è soprattutto per il primo, alla sua chiamata estrema per dimostrare di che pasta è fatto, dopo che sia alla Sunweb che alla Bora Hansgrohe non solo ha perso diversi treni, ma non è sembrato l’elemento ideale per far gruppo, per votarsi alla causa.

Wilco Kelderman, ultimo arrivo alla Jumbo-Visma: che ruolo avrà e come sarà gestito?
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Beninteso, spazio ai giovani…

Per questo, prima ancora dei ritiri prestagionali, Zeeman ha preso l’aereo ed è volato a Manchester, dal suo amico e davanti a una birra hanno iniziato a discutere: «Come si gestisce gente che ha già vinto tanto – ha raccontato a Helden Magazine – e che vuole spazio, come gli chiedi di sacrificarsi per un altro, per la causa o addirittura di lasciar spazio e restare ai margini? In passato era più facile accettarlo, c’erano gerarchie più definite, un capitano e tanti gregari. Ora non è più così, bisogna pensare all’approccio umano che è fondamentale».

Che cosa gli abbia suggerito Ten Hag non è dato sapere, ma Zeeman, sempre nell’intervista concessa al magazine olandese, ha lasciato intendere qual è l’orientamento generale: «Noi vogliamo assolutamente vincere ancora il Tour e portare a casa quel che ancora non abbiamo vinto, come una classica monumento tra Fiandre e Roubaix e il Giro d’Italia. Quando avverrà? Spero presto, ma so che per farlo dovremo affidarci a corridori che sono cresciuti con noi, guidandoli nel loro intero processo di affermazione». Chi viene da fuori, se lo ricordi…