Mozzato: grinta, determinazione ed il primo europeo in azzurro

21.09.2022
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Nella caduta che ha tagliato fuori dal campionato europeo Giacomo Nizzolo era stato coinvolto anche Luca Mozzato. Il corridore della B&B Hotels-KTM però non si è arreso e alla partenza di Monaco di Baviera lui c’era (nella foto di apertura si vedono ancora i segni della caduta in terra francese). Un po’ acciaccato, ma con tanta motivazione e nessuna voglia di rinunciare ad una convocazione più che meritata. Per Mozzato, l’esperienza di Monaco ha rappresentato il momento più importante vissuto in maglia azzurra

«Ho trovato la forza di partire e di mettermi in gioco – racconta – nonostante la caduta, l’ho fatto perché si trattava dell’europeo. Se fosse stata una corsa normale, ci avrei pensato due volte prima di salire in sella. Quella in Germania è stata la corsa di maggior peso rispetto alle altre fatte prima con la nazionale, questo ha decisamente influito nella decisione di correre». 

Mozzato, il secondo da sinistra, alla partenza del Circuite Franco-Belge l’ultima corsa prima dell’europeo (foto Circuite Franco-Belge)
Mozzato, il secondo da sinistra, alla partenza del Circuite Franco-Belge l’ultima corsa prima dell’europeo (foto Circuite Franco-Belge)

Un avvicinamento difficile

La caduta avvenuta al Circuito Franco-Belga quattro giorni prima della gara di Monaco non è stato uno dei migliori avvicinamenti per Mozzato. Il veneto, forte della fiducia riposta in lui da Bennati e del morale alto post Tour de France, ha comunque voluto dare il suo apporto alla spedizione azzurra

«Il percorso al Circuite Franco–Belge – riprende – era caratterizzato da 3-4 strappi in sequenza. A pochi chilometri dal primo, lo stradone scendeva un po’ e le velocità erano elevate per prendere le posizioni migliori. Io rientravo da una foratura e mi trovavo nella seconda metà del gruppo e c’era molta confusione. Il corridore davanti a me si è spostato all’ultimo schivando una buca, non ho fatto in tempo ad evitarla e ci sono entrato in pieno, senza riuscire a controllare la bici. Era una situazione di corsa, tutti volevano stare davanti, si trattava di un momento molto agitato, è andata male, ma non si può mettere in croce l’altro corridore».

Il veneto ha un buono spunto veloce che gli permette di dire la sua anche nelle volate di gruppo
Il veneto ha un buono spunto veloce che gli permette di dire la sua anche nelle volate di gruppo

Il confronto con Bennati

Prima di rinunciare ad un appuntamento così importante un corridore ci pensa più di due volte. Soprattutto se è il debutto in una corsa prestigiosa come il campionato europeo. 

«Subito dopo la corsa – dice – ho sentito Bennati per prendere una decisione, dopo la caduta non ero messo bene, ma mancavano ancora quattro giorni all’europeo. Lui stesso mi ha detto di partire comunque per Monaco e poi avremmo visto come sarei stato giorno dopo giorno.  Sicuramente avevo delle grandi abrasioni, ma per fortuna non ho preso grandi botte. Nel momento in cui mi è esploso il copertone, mi sono reso conto e mi sono preparato all’impatto con l’asfalto. Le ferite mi davano fastidio per fare cose normali, ma non per andare in bici e questo mi ha aiutato a prendere la decisione di correre. Nei tre giorni successivi abbiamo tenuto monitorata la situazione. All’europeo dovevo andare per dare una mano e non per finalizzare, quindi nonostante non fossi al cento per cento ho voluto correre lo stesso. A grandi linee, il mio ruolo in corsa non è cambiato alla luce della caduta, la corsa è stata bloccata fino al finale. I nostri uomini chiave sono usciti verso il finale». 

Una delle sue principali caratteristiche è la capacità di guidare bene la bici sul pavé del Nord
Una delle sue principali caratteristiche è la capacità di guidare bene la bici sul pavé del Nord

Tanta determinazione

Nelle parole di Mozzato, cogliamo tanta determinazione, ma allo stesso tempo anche molto realismo. Luca è un corridore che ha imparato a gestire e raccogliere le occasioni che passano. Quando si corre in una squadra più piccola delle altre bisogna saper fare di necessità virtù. 

«Sicuramente la mia determinazione conta tanto – ci spiega – correre con la B&B Hotels mi dà la possibilità di mettermi in mostra e di giocare le mie carte. Allo stesso modo, però, è normale che né io né i miei compagni possiamo contare su un appoggio come quello delle squadre WorldTour. Dal mio punto di vista questa cosa conta relativamente, alla fine che tu sia in una grande squadra o una piccola la cosa importante è arrivare alle corse determinato e preparato. La determinazione è scontato che sia un elemento fondamentale nello sport, al Tour, per esempio, non puoi perdere nemmeno un momento, tutti gli istanti contano. E’ facile essere determinati e pronti quando si sta bene o quando il percorso è favorevole, la vera sfida è esserlo quando affronti le tappe dure e il tuo unico scopo è portare la bici al traguardo entro il tempo massimo. Sono quelli i momenti che contano davvero, dove la testa conta ancora di più».

Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha ottenuto ben 19 Top 10 in 71 giorni di corsa
Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha ottenuto ben 19 Top 10 in 71 giorni di corsa

Numerosi piazzamenti

Se guardiamo alla stagione di Mozzato, notiamo la grande moltitudine di piazzamenti. Una bella statistica, anche se non è ancora apparso il numero 1. La strada è lunga ma la volontà non manca, non può mancare. 

«Il mio compito – chiude Mozzato – è destreggiarmi e raccogliere le occasioni che mi si presentano. Non sono un velocista puro, e mi manca anche un qualcosa di resistenza nelle tappe più mosse. Per me anche un piazzamento ha un certo valore. Ovvio che se parlassimo di un corridore abituato a vincere tutti quei piazzamenti non avrebbero lo stesso significato. Uno degli obiettivi che ho è specializzarmi, puntando o sull’esplosività oppure sulla resistenza. Sarà uno degli obiettivi del prossimo anno».

Conci, la gamba è a posto, l’onestà non è mai mancata

14.09.2022
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L’intervento alla gamba. La Gazprom. Lo scoppio della guerra. La disoccupazione. Le convocazioni in nazionale. Il contratto con la Alpecin slittato e ti saluto Giro. Nessuna deroga dall’UCI. La firma con la continental. Il ritorno alle corse. E ora il mondiale. Se quando lo incontrammo alla Coppa d’Oro del 2021 gli avessimo anticipato la trama della sua stagione, probabilmente Nicola Conci avrebbe riso e nel dubbio si sarebbe affidato agli scongiuri. Al momento, il trentino si trova al Giro del Lussemburgo e come lui anche Matteo Trentin, ieri quarto di tappa. Entrambi della Valsugana, domani insieme lasceranno la corsa e faranno rotta su Malpensa, da cui partirà il volo per l’Australia.

Conci ha 25 anni ed è passato nel 2018. Quest’anno ha corso spesso in azzurro dopo la chiusura della Gazprom. Qui in Sicilia
Conci ha 25 anni ed è passato nel 2018. Quest’anno ha corso spesso in azzurro dopo la chiusura della Gazprom. Qui in Sicilia

Storie di Sicilia

Ieri Bennati ci ha raccontato di averlo convocato dopo aver toccato con mano la sua lealtà nelle corse disputate in primavera con la maglia azzurra.

«Quando Daniele mi ha chiamato – conferma Nicola – mi ha detto le stesse parole, ricordandomi una tappa del Giro di Sicilia, quella di Caltanissetta. Io ero senza squadra e stavo bene, avrei potuto fare la mia corsa. Ma eravamo lì con Caruso leader, così ho lavorato per lui e Damiano ha vinto. Bennati mi ha chiesto di avere la stessa testa ai mondiali e non sarà un problema. Ieri nella prima tappa del Lussemburgo dovevamo fare la volata con Sbaragli, invece un compagno che è in scadenza di contratto ha anticipato per i fatti suoi ed è arrivato secondo. Io penso che quando si fa una tattica, bisogna seguirla».

Alla Gazprom Conci sarebbe andato in cerca di rilancio. Invece tutto si è fermato di colpo…
Alla Gazprom Conci sarebbe andato in cerca di rilancio. Invece tutto si è fermato di colpo…

La guerra nel 2022

Un anno così non lo dimentichi neanche se lo vuoi. Anche perché doveva essere quello della rinascita dai problemi alla gamba e si è trasformato in una rincorsa asfissiante.

«A volte ci penso – ammette Conci – quello che ci è successo ha dell’incredibile. Non capita spesso che ti dicano che non puoi correre perché c’è uno che ha deciso di fare la guerra. L’ho trovato assurdo e la vicenda mi ha stranito sin dall’inizio. La guerra nel 2022, è da folli, eppure ogni volta che guardo un telegiornale la guerra è ancora lì!

«Però la vita va avanti, mi dispiace per lo staff e i compagni che ancora non si sono sistemati. Io ho da mantenere un affitto, ma ci sono persone che hanno un mutuo e una famiglia e tutto questo non è giusto. Per questo sono accanto a Renat (Khamidulin, team manager della Gazprom RusVelo, ndr) nella sua causa contro l’UCI. Ora si aspetta la sentenza del TAS, ma i tempi di solito sono lunghi».

Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
I quattro anni alla Trek-Segafredo sono stati condizionati dai problemi alla gamba sinistra. Qui con il dottor Magni al Giro 2020
Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Gli anni alla Trek-Segafredo sono stati condizionati dai problemi alla gamba. Qui con il dottor Magni al Giro 2020

Scatto mentale

Il 2022 doveva essere quello della rinascita e in qualche misura lo sta diventando. Gli anni alla Trek-Segafredo sono stati pesanti, a causa della gamba sinistra che non spingeva come la destra. Nicola ricorda la penultima tappa del Giro 2020, quando andò in fuga verso Sestriere e poi, ripreso, tirò per Nibali arrivando al traguardo dopo 8 minuti, prostrato e afflitto.

«Dissi a Baffi e Slongo – ricorda – che avrei preferito staccarmi perché non ce la facevo e non perché avessi una gamba che non spingeva. In modo parziale sento però che le cose stanno andando meglio. Mi sento diverso a livello di mentalità. Sono passato con grandi aspettative, ma sin dal primo anno la mia carriera è stata una continua decrescita. L’ho presa nei denti diverse volte e ho anche pensato di non essere adatto a questo mestiere.

«Ora invece sono contento del lavoro che faccio e non mi sento più fuori posto. Abbiamo salvato la stagione in calcio d’angolo e questa squadra è davvero un bel gruppo. Mentalità belga, si prova sempre a vincere, ma non se ne fa una malattia. Purtroppo però, il ciclismo di oggi è soprattutto programmazione e io, essendo arrivato a metà stagione, ricevo il calendario all’ultimo. Per questo sono curioso di vedere come andrà l’anno prossimo quando potrò scegliere le corse a avrò il tempo per prepararle».

Una grinta pazzesca

Pur essendo tesserato con la continental, Conci ha disputato parecchie corse con la prima squadra, con il solo sbarramento per quelle WorldTour. L’obiettivo è sempre quello di fare bene e possibilmente vincere, dato che da pro’ non è ancora riuscito a farlo.

«Non mi sembra di stare male – dice – e queste tre tappe saranno tre begli allenamenti, in cui possibilmente a farsi vedere. Qualche tempo fa parlavo con Jay Vine e gli dicevo che mi sarebbe piaciuto visitare il suo Paese. E’ incredibile che adesso in Australia ci andrò davvero, anche se avremo poco tempo per fare i turisti. Il mio ultimo mondiale corso fu quello di Bergen 2017 con gli under 23 e nei due anni precedenti i due da junior. Tornare in nazionale è una bella emozione. Sono stato riserva a Imola, se correrò in Australia dopo tanti problemi, avrò una grinta pazzesca».

Bagioli in Australia, passando per un podio mondiale

14.09.2022
4 min
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Per rientrare prima dal Canada, Andrea Bagioli ha preso un volo diretto su Malpensa ed è atterrato lunedì. Quando è arrivato ha scoperto di essere stato convocato da Bennati per i mondiali di Wollongong e ha benedetto la scelta di rientrare alla svelta. Venerdì salirà infatti sul volo per l’Australia e questa settimana avrebbe rischiato di trascorrere più ore in volo che a casa.

Anche se il primo Tour non è andato come Bagioli si aspettava, ora la condizione è in forte crescita
Anche se il primo Tour non è andato come Bagioli si aspettava, ora la condizione è in forte crescita

I più forti del mondo

Ventitré anni compiuti a marzo, talento limpidissimo, il terzo posto di Montreal alle spalle di Pogacar e Van Aert è un risultato per nulla banale. Che per giunta è stato il segnale atteso dal tecnico azzurro e ha confermato al valtellinese di essere sulla buona strada.

«Sembra che le cose inizino a girare – dice – dopo che il Tour non è andato come speravo e dopo che a Plouay mi è mancata la gamba quando si è trattato di spingere forte. Poi sono stato a casa a fare un bel blocco di lavoro e sono volato in Canada. Venerdì a Quebec mi è mancato qualcosa quando è partito Laporte, invece essere riuscito a seguire quei quattro a Montreal è stato tanta roba».

I quattro sono i primi due, appunto, più Gaudu e Adam Yates, che nel finale hanno fatto il diavolo a quattro, costringendo l’azzurro agli straordinari per chiudere sui loro attacchi.

A Montreal, la UAE Emirates ha lavorato sodo: il team degli Emirati vuole la classifica UCI a squadre
A Montreal, la UAE Emirates ha lavorato sodo: il team degli Emirati vuole la classifica UCI a squadre
Difficile arrivare a quello sprint?

Mi sono presentato in fondo con ancora un po’ di gamba. Ho fatto un grandissimo fuori giri sulla salita dura, quando è partito Yates. Poi stessa cosa sull’ultimo strappo. E alla fine mi sono ritrovato in volata con i migliori al mondo e per me significa tanto. Pogacar ha battuto Van Aert, sta andando fortissimo. La strada un po’ tirava e ha fatto 300 metri di volata senza che, partendo da dietro, siamo riusciti a prendergli neppure mezza bicicletta. Non avrà vinto il Tour, ma di sicuro punta sul mondiale…

Sei professionista da tre anni e questa sarà la tua terza sfida iridata…

Mi piace l’azzurro, voglio esserci sempre, agli europei e soprattutto ai mondiali ci tenevo. E poi ho visto il percorso, c’è quello strappo di un chilometro da fare 12 volte, molto adatto alle mie caratteristiche. Forse meno duro di Montreal, però mi piace.

Bennati si aspettava un segnale, questo significa aver avuto pressione in Canada?

Non tanto, direi per niente. Ho dato il massimo e quando stai bene, le cose vengono da sole.

La squadra ha fatto storie per concederti alla nazionale, come ad esempio è successo a Ulissi?

Con me direttamente no. Certo mi hanno detto di vedere come stessi, perché non avrebbe avuto senso fare tutto quel viaggio senza una buona condizione. E sarei stato io il primo a farmi indietro.

Come vanno le cose con Bennati?

Mi piace come lavora, lo sento spesso. Mi ha detto di fare il mio meglio e poi si sarebbe visto. Lo senti che parla da corridore. Se sei stato un professionista, è una cosa che non perdi mai ed è un valore aggiunto.

A capo chino dopo la riga, ma Pogacar ha fatto davvero uno sprint imperiale
A capo chino dopo la riga, ma Pogacar ha fatto davvero uno sprint imperiale
Hai corso in Canada con 6 ore di fuso orario in meno, ora volerai in Australia con 8 ore in più. Come si fa a non diventare matti?

Con la nazionale abbiamo un protocollo che prevede la modifica dell’orario dei pasti e dell’andare a letto a quattro giorni dalla partenza e per i quattro giorni successivi all’arrivo. Vediamo come andrà a finire.

Quale sarà il tuo programma da qui alla partenza di venerdì?

Lunedì giorno di viaggio, quindi riposo. Ieri un’ora e mezza. Oggi 3 ore. Domani 3 ore con qualche lavoro, ma non troppo spinto. Con tanti viaggi è bene non esagerare. E poi in Australia ci alleneremo tutti insieme.

Da Jovanotti al mondiale: i dieci guerrieri di Bennati

13.09.2022
5 min
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Si potranno fare polemiche perché il tecnico della nazionale Bennati, amico di Jovanotti, ha avuto l’idea e l’opportunità di far conoscere il ciclismo a 50 mila persone che hanno così saputo del mondiale e magari tiferanno Italia? Da noi succede anche questo e a dire il vero, rischiando con questo altre maledizioni, sarebbe bello che accadesse più spesso. Significherebbe che il ciclismo sta uscendo dalla sua nicchia per sbocciare quale lo sport figo che è sempre stato.

Tanti fortunatamente hanno preso favorevolmente posizione sul tema e fra questi vale la pena segnalare gli interventi di Marino Bartoletti e a seguire il commento di Pippo Pozzato. Se c’è uno legato al valore della maglia azzurra, cresciuto accanto a Franco Ballerini e Alfredo Martini, quello è proprio Daniele, ma cosa c’è di male nell’uscire dal tempio (spesso vuoto) e scendere nelle strade? Così, proprio con Bennati, parliamo della sua prima squadra per il mondiale, dopo il debutto agli europei di Monaco.

Bennati ha dato una prima lista degli azzurri sul palco di Jovanotti, provocando reazioni discordanti (foto FCI)
Bennati ha dato una prima lista degli azzurri sul palco di Jovanotti, provocando reazioni discordanti (foto FCI)
Affini, Ballerini, Bagioli, Battistella, Bettiol, Conci, Rota, Sobrero, Trentin, Zana. Una squadra giovane e bella. E forse non c’erano alternative…

Piace molto anche a me. Giovane sì, rispetto alle abitudini. Ma guardando quello che c’è fuori, forse neanche giovanissima. Di certo quando ho cominciato io, non c’era così tanto spazio per i corridori emergenti. E’ la nuova tendenza.

L’ultima volta che ci siamo sentiti, dicesti di aspettare un segnale da Bagioli.

Sono contento di come si è mosso in Canada (terzo a Montreal, dietro Pogacar e Van Aert, ndr). Visto come sono andate le cose con Ulissi, devo dire grazie alla Quick Step per la disponibilità che ha dimostrato. Ho detto che avrei aspettato lo scorso weekend per dare la conferma e loro hanno capito. Andrea è un talento vero, che quando sta bene sa lasciare il segno.

Bagioli doveva un segnale a Bennati e a Montreal gliel’ha mandato con il terzo posto
Bagioli doveva un segnale a Bennati e a Montreal gliel’ha mandato con il terzo posto
Ha semmai il problema che in squadra viene spesso dopo altri leader. Un po’ come gli azzurri che hanno vinto il mondiale di volley…

Hanno quasi tutti questo problema. Rota è quello con più continuità e più risultati e infatti è anche il primo italiano nel ranking UCI in 35ª posizione. Lo stesso Trentin è spesso al servizio della squadra, idem Bettiol (in apertura a Montreal, ndr). Quando al Tour ha fatto secondo a Mende, prima aveva tirato forte per Uran. Hanno poche occasioni e questo dipende dalla mancanza della famosa squadra WorldTour italiana, ma anche dalle poche occasioni di fare esperienza. Forse saremo anche meno talentuosi, ma quando arrivi in corse così importanti, l’esperienza è tutto. E noi spesso non riusciamo a farla.

Bettiol, Trentin, e Bagioli saranno le punte?

Certamente, anche Bagioli diventa una delle tre frecce per il finale. Bettiol è il fulcro, ma tutti conosciamo anche le qualità atletiche e la capacità di gestione di Trentin. Rota viene subito dietro, ma è molto affidabile e ha sempre dimostrato nelle grandi corse di saper essere protagonista.

Ulissi no, fermato dalla squadra. Trentin sì e sarà il regista in corsa degli azzurri
Ulissi no, fermato dalla squadra. Trentin sì e sarà il regista in corsa degli azzurri
Due nomi su cui ragionare: Battistella e Conci.

Samuele ha avuto il piccolo intoppo del malanno alla Vuelta, ma si sta riprendendo e nei prossimi due giorni correrà in Toscana per mettersi a posto. Conci invece ho avuto modo di conoscerlo le volte in cui l’ho chiamato in azzurro a inizio stagione. Ha caratteristiche importanti, sono certo che qualsiasi cosa gli chiederò di fare, lui la farà.

Ed è anche la prova che puoi correre in una continental, ma se vai forte in nazionale ci arrivi.

L’ho portato anche per questo, anche se si corre in 8 e non potrò schierarli tutti. Nicola ha sofferto tutta la fase della Gazprom ed è stato l’unico di quelli che ho convocato a non aver vinto. Proprio perché si è messo a disposizione della squadra, lasciando che a vincere fossero i compagni.

Il combattivo Battistella in nazionale dopo una Vuelta d’attacco: è stato iridato U23 nel 2019
Il combattivo Battistella in nazionale dopo una Vuelta d’attacco: è stato iridato U23 nel 2019
Ci sarà Zana, campione italiano.

La maglia tricolore merita di essere onorata, chiaramente se il percorso lo permette. A Monaco, Zana non lo avrei mai portato. Detto questo, è un ragazzo di 24 anni che è stato anche secondo a un Avenir: non sarà l’azzurro più rappresentativo, ma ha dato dei segnali che meritavano attenzione. E sono certo che se anche alla fine fosse riserva, sarebbe con noi con identico impegno.

Le riserve saranno comunicate in Australia?

Esatto. A tutti ho detto che dovranno partire pronti per correre, non voglio cali di tensione. Ho anche parlato con Albanese e Oldani che sono rimasti fuori e ho trovato davvero dei ragazzi straordinari.

Lorenzo Rota è l’italiano che ha corso con maggior continuità ed è il primo nel ranking UCI: 35°
Lorenzo Rota è l’italiano che ha corso con maggior continuità ed è il primo nel ranking UCI: 35°
Aspettavi segnali anche da Ballerini…

Davide ha avuto un avvicinamento particolare. Doveva fare l’europeo, ma è caduto a Burgos e se l’è portata dietro a lungo. Per cui niente Monaco e attenzione sul mondiale. Non era molto tranquillo della sua condizione, ma l’ho lasciato lavorare. Ci siamo risentiti dopo il secondo blocco di lavoro e mi ha detto di sentirsi molto meglio. Allora ho parlato con il suo preparatore e mi ha confermato che è in crescita, così ho deciso di dargli fiducia. Credo che darà qualche segnale al Giro del Lussemburgo. Sarà tardi, ma a me va bene così.

Non resta che partire, insomma. Pronta la valigia?

Ho cominciato. Intanto ho messo dentro l’abbigliamento della nazionale, il resto verrà più avanti. Partiamo venerdì. Malpensa-Abu Dhabi e poi Sydney. Sono giorni intensi, ma ormai ci siamo.

A tu per tu con Ballan ed il suo sguardo sul mondiale

11.09.2022
6 min
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A poche ore dalla prima lista, ancora lunga, di Bennati, dei convocati per il mondiale di Wollongong, l’attesa cresce. Il debutto iridato per il cittì sarà tosto, l’Italia manca dal gradino più alto del podio dal 2008 di Varese. Giorno nel quale, ad indossare la maglia più famosa del ciclismo fu Alessandro Ballan. Lo incontriamo allo stand di BMC, all’Italian Bike Festival, dove ieri (ed anche oggi) c’era Evans. I due scherzano, pedalano e parlano con la gente. 

«Il bello delle fiere e del ciclismo – inizia a dirci Ballan – è che le persone ci vedono, facciamo foto, interviste. Il nostro è uno sport bello e la passione dei tifosi è coinvolgente, arrivo a fine giornata stravolto, ma è così che deve essere».

Siamo a pochi giorni dal via della settimana iridata, che mondiale vedi?

Credo che questo mondiale si stia vivendo in maniera diversa dagli anni passati. Soprattutto perché si disputerà in Australia, quindi un Paese molto lontano da noi, non se ne è parlato così tanto. Sarà sicuramente insidioso, alla fine si tratta della corsa più importante dell’anno, ogni percorso porta i suoi problemi. 

Anche questo non ne è esente…

Saranno 4.000 metri di dislivello, ne deduco che sarà duro e ne uscirà un campione del mondo di fondo, ma soprattutto veloce. Gli ultimi 9 chilometri saranno totalmente piatti, questo darà la possibilità a vari corridori di rientrare nel finale. Potrebbe finire tranquillamente in una volata ristretta. 

Tanti favoriti quindi?

Il favorito numero uno è Van Aert, come lo poteva essere lo scorso anno. C’è da aggiungere la presenza di Girmay, che è stato capace di vincere proprio contro il belga quest’anno alla Gand-Wevelgem. Mancherà Alaphilippe, con grande probabilità, vincitore delle ultime due edizioni. E non escluderei assolutamente Evenepoel, però il Belgio a questo punto deve capire che strategia può mettere in atto…

Secondo te?

Penso che l’unica chance di Remco sia quella di arrivare da solo al traguardo, un po’ come ha fatto a San Sebastian e meno recentemente alla Liegi-Bastogne-Liegi. Dovrebbe cercare di fare una selezione simile a quella che fece all’europeo di Trento. Evenepoel in volata parte battuto rispetto agli altri corridori, la sua carta il Belgio potrebbe essere una scelta da giocarsi per far muovere anche le altre squadre. 

Non dovrebbe però portare via un gruppo ma andare da solo?

Certo, se si dovesse creare un gruppetto con lui davanti insieme ad altri corridori non avrebbe senso collaborare. Rischierebbe di arrivare al traguardo e di perdere, al mondiale non conta il piazzamento, ma solo chi vince. Il secondo posto conta molto poco alla fine. 

La nostra nazionale arriva con qualche difficoltà, tu su chi punteresti?

Non ci sono molti nomi tra cui scegliere, negli ultimi anni tirare fuori i 9 convocati non è assolutamente facile. La squadra con Ballerini, negli anni dove correvo anche io, era molto difficile da fare. Franco era costretto a lasciare fuori molti nomi di spessore. 

Bettiol capitano unico quindi?

La scelta di Bennati di portarlo come capitano (non ancora confermata ma manca solo l’ufficialità, ndr) è giusta. Alberto è un corridore di fondo, molto particolare, ma se riesce a cogliere la giornata giusta è in grado di cogliere il risultato pieno, come ha fatto al Fiandre. 

Al suo fianco chi metteresti?

Trentin, come uomo di esperienza e guida in gara non può mancare, il suo apporto potrebbe diventare fondamentale. Per il resto punterei su una squadra di giovani interessanti: da Bagioli a Battistella e molti altri. Quest’anno non potranno dire la loro ma il mondiale australiano sarà una bella scuola. 

Battistella ha fatto due bei podi alla Vuelta, poi è tornato a casa con la febbre…

E’ un corridore che mi piace molto, è tornato a casa dalla Spagna con un po’ di febbre, spero non abbia compromesso totalmente la condizione. Vive dalle mie parti. Mi piace perché è completo e tiene la distanza. Lo abbiamo visto spesso davanti, anche al campionato italiano vinto da Nizzolo ed è arrivato terzo quest’anno. Lo vediamo spesso davanti in chilometraggi al di sopra dei 250 chilometri, e questo è fondamentale per un corridore. 

Quel chilometraggio è una barriera naturale… 

Sì, per farvi un esempio: io in carriera ho vinto poco, però quel poco l’ho sempre ottenuto sopra i 250 chilometri. Questo vuol dire che le mie prestazioni rimanevano costanti, mentre quelle degli altri calavano. E’ una caratteristica che crea già delle differenze in gruppo. 

Il fatto che l’Italia non sarà protagonista come la vedi, come potrebbe agire?

Arrivare lì e non avere pressione ti dà quel qualcosa in più di tranquillità nel gestire la corsa. Sei più sereno e, banalmente, riesci a dormire senza ansie la notte prima. E’ logico che la nostra nazionale sia una delle più importanti. Storicamente, negli ultimi anni, non avere un corridore di spicco ha sempre un po’ condizionato la gara. Mi aspetto che Bennati faccia vedere la maglia nelle prime file lo stesso, non sarà facile ma ci deve provare.

La valigia di Bennati, Ulissi a casa e due nodi da sciogliere

06.09.2022
4 min
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Il fatto che la UAE Emirates gli abbia negato la possibilità di candidare Ulissi, a Bennati non è andato giù. Soprattutto per il modo in cui è avvenuto. Il commissario tecnico aretino è alle prese con il meccanismo delle convocazioni che, dovendo andare in Australia, passa anche per la richiesta dei visti. Dovendo farlo tre settimane prima della partenza, Bennati aveva avvisato tutti i corridori della rosa che li avrebbe avvisati il primo settembre.

«Lo sapeva anche Diego ovviamente – precisa Bennati – invece la sera del 31 agosto mi ha chiamato Matxin (team manager della squadra, ndr), dicendomi di non portarlo. Ha detto che avevano fatto una riunione con Gianetti e quella era la loro decisione, perché hanno bisogno di corridori per fare punti. Gli ho detto che avrei potuto convocarlo ugualmente e che loro non avrebbero potuto rifiutare, poi ho pensato che avrei creato problemi al corridore e ho lasciato perdere. Però questa storia non mi è piaciuta per niente. Forse sono rimasto alla maglia della nazionale come qualcosa di romantico. Ma evidentemente di quel romanticismo oggi è rimasto ben poco».

Ulissi non andrà a Wollongong per decisione della UAE Emirates, perdendo il suo 8° mondiale
Ulissi non andrà a Wollongong per decisione della UAE Emirates, perdendo il suo 8° mondiale
L’ultima volta che ci siamo sentiti via messaggio, eri appena stato a casa di Bettiol, nel giorno in cui si è letto delle tue dimissioni…

Eravamo a casa sua guardando la tappa della Vuelta (era il pomeriggio del 31 agosto, ndr), quando mi è arrivato il primo messaggio. Sul momento ho pensato a uno scherzo. Poi il telefono ha cominciato a prendere fuoco. Non c’era niente di vero, ma nessuno mi ha chiamato per verificare. Così l’ho fatto io per chiedere spiegazioni e mi hanno risposto che se mi avessero chiesto, io avrei detto che non era vero (Bennati ha subito pubblicato un post di smentita su Instagram, ndr).

Torniamo a Bettiol, come l’hai trovato?

Alberto è uno dei cardini della nostra squadra. Quando sta bene, non ha paura di questi chilometraggi e degli appuntamenti importanti. E’ una garanzia. La squadra sarà pronta per supportarlo e fare altro se necessario. Lui è super motivato, da ieri è in Canada.

Ci sarà un velocista?

Premesso che la lista lunga dei nomi la darò il 10 settembre, il solo velocista poteva essere Nizzolo, ma non sta abbastanza bene. In ogni caso ci sarà Trentin e Matteo dopo tanti chilometri diventa veloce. E anche Bettiol ultimamente si è provato negli sprint e non è andato male.

Trentin è stato il regista di Bennati agli europei di Monaco e sarà uno dei leader per il mondiale
Trentin è stato il regista di Bennati agli europei di Monaco e sarà uno dei leader per il mondiale
Non puoi dare i nomi, ma si può avere un’idea del gruppo dei gregari?

Ho dovuto lasciare fuori corridori come Puccio e De Marchi, dando spazio ad Affini e Sobrero che saranno già laggiù per la crono. La trasferta è impegnativa e sarebbe stato sciocco non approfittare di due atleti così forti e già sul posto. Per il resto ci sono solo due corridori da cui aspetto risposte, il resto è tutto definito.

L’europeo ti ha lasciato o insegnato qualcosa?

Poco sul piano tecnico. Sapevamo che sul quel percorso sarebbe finita così, come andare a fare i 100 metri contro Marcell Jacobs sapendo di poter fare al massimo 11 secondi. Contro Jakobsen e su un percorso privo di ostacoli, non potevamo fare molto di più. Errori sono stati fatti, ma sbagliare su un percorso facile è molto più probabile.

Con qualche corridore ancora in ballo, com’è stato dire i primi no?

Alcuni sanno già di venire, altri che aspetterò la fine della Vuelta e le due classiche in Canada. Ho trovato dei ragazzi molto sensibili e onesti. Se uno ti dice che non ha la condizione e si chiama fuori, tanto di cappello. L’ho detto a tutti: la prima cosa è l’onestà, perché al mondiale si va solo al 101 per cento e a volte anche il 99 non basta. Potrebbero fare i furbi, invece ho trovato tanta correttezza.

Edoardo Affini e Matteo Sobrero andranno in Australia per la crono, poi rimarranno per la strada
Edoardo Affini e Matteo Sobrero andranno in Australia per la crono, poi rimarranno per la strada
Come la stai vivendo personalmente?

E’ una bella soddisfazione e una responsabilità. Sono gasato. Non ci voleva tutto l’extra di questi giorni che un po’ inevitabilmente condizionerà, ma il mio compito sarà fare in modo che la squadra non ne risenta.

Cosa cambia fra la vigilia del corridore e quella del tecnico?

E’ tutto un altro mondo. Il corridore deve pensare a due cose: a stare tranquillo e alla corsa. Il mio ruolo prevede controllo su più fronti. Poi questa è una trasferta particolare, per cui gli ultimi 20 giorni sono stati impegnativi. Avendo dovuto anticipare tutto, ho dovuto fare una lista più larga, lasciandomi aperta la porta per eventuali inserimenti dell’ultima ora. I visti si pagano e per fortuna ho le idee chiare. Non è tanto per i costi, ma proprio per la possibilità di fare le cose. Non andrò alla Vuelta, perché non ho cose particolari da vedere. Faccio gli ultimi preparativi e il 16 settembre partiamo. Ormai ci siamo.

Europeo a Jakobsen, ma il treno azzurro s’inceppa sul più bello

14.08.2022
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Cento metri che hanno un prima e un dopo, ma soprattutto un durante. Fino ai 600 metri dall’arrivo tutto perfetto, tanto che ti immagini già un bel finale. Qualche secondo dopo, ai 500 metri, puoi solo guardare il dorsale degli avversari. L’europeo dell’Italia si può raccontare in questi frangenti dove è successo un po’ di tutto.

Vince Jakobsen davanti a Demare e Merlier. L’olandese a Monaco di Baviera firma uno sprint imperiale, rispettando i favori del pronostico. La nostra nazionale chiude con Viviani 7° e Dainese 11°. E con tanto rammarico per aver fatto un po’ di caos in quei cento metri.

Lo sprint di Monaco. Colpo di reni vincente di Jakobsen. Azzurri dietro con Viviani settimo e Dainese undicesimo
Lo sprint di Monaco. Colpo di reni vincente di Jakobsen. Azzurri dietro con Viviani 7° e Dainese 11°

«Quando vinci è sempre un grande sprint – ammette il nuovo campione europeo, alla 11ª vittoria stagionale – ma in realtà devo ringraziare la squadra che ha fatto un lavoro splendido e sono molto orgoglioso di loro. Questa maglia rappresenta una delle più belle vittorie della mia carriera. Sono uscito dal Tour con buone sensazioni. Ho recuperato e mantenuto una buona forma per questo europeo che era un obiettivo. Sono contento di poter indossare questa maglia per un anno».

Caos azzurro

Dopo il traguardo si cerca subito di capire cosa non abbia funzionato nel finale dell’europeo. Spieghiamo. Gli azzurri tutti assieme nel finale risalgono le posizioni e passano sotto il triangolo rosso schierati alla perfezione per lanciare il proprio sprint. C’è Baroncini che tira forte e si sposta. Rimangono Ganna, Trentin, Guarnieri, Viviani e Dainese. Sembrano precisi. Fino ai 600 metri. Lì arriva la confusione. Il treno azzurro si inceppa. Sono attimi frenetici che non si recuperano. Parte il Belgio che lancia la volata e le speranze italiane restano imbottigliate nelle posizioni di rincalzo. Difficile parlare dopo un epilogo del genere, ma alla fine arrivano le dichiarazioni.

«Abbiamo corso come dovevamo – spiega Trentin – non era compito nostro tirare e nemmeno tenere la corsa cucita. Siamo stati l’unica squadra che ha provato realmente a fare qualcosa. Tutte le altre formazioni sembrava volessero arrivare in volata con Jakobsen e poi si lamentano che vince lui. Il circuito si è fatto sentire. Molto nervoso, pieno di restringimenti, le transenne erano tutto fuorché dritte. Dopo quattro anni dobbiamo passare il testimone dell’europeo a qualcun altro».

L’atmosfera del pullman azzurro non è delle migliori, ma c’è serenità nell’affrontare il dopo corsa. «Sapevo che sarebbe stato complicato – racconta Bennati – ma sono contento della prestazione dei miei. Non dovevamo davvero sbagliare nulla per lottare per vittoria o podio. Ci sono state incomprensioni. Milan è un vagone molto importante e la sua assenza per problemi fisici negli ultimi due giri ci ha condizionati. Peccato, ci tenevo per i ragazzi che meritavano un risultato».

Visto da Jacopo

Tra i vari protagonisti di quegli attimi alla fine dell’europeo, c’è stato anche, suo malgrado, Jacopo Guarnieri, che aveva il classico compito di ultimo uomo. Abbiamo approfondito cosa è successo.

Ci racconti quel finale?

Ci sono stati un po’ di errori. Io stesso ne ho commessi. Non è mancata tanto la fiducia quanto l’esperienza fra di noi. Perché all’ultima curva Trentin ha passato Ganna che era davanti e si sono spostati entrambi. Io non sapevo cosa volesse fare Pippo. Sono partito lungo, ma lui ne aveva ancora. Alla fine questa volata è stata tutt’altro che perfetta. Eravamo uniti però non abbiamo avuto il cosiddetto timing. L’affiatamento non c’è stato nel finale e non era facile crearlo. Ripeto, più che uniti, non siamo stati coordinati. Questa è la cosa che ci è mancata più di tutti.

Tu ti eri dovuto muovere già prima…

Sì, esatto. Ai due chilometri ho dato una menata per portare davanti la squadra. Appena finito questo sforzo, è passato Pippo che mi ha messo in croce. Non sentivo di avere la gamba per lasciarlo così lungo, perché non ho avuto il tempo di recuperare. Nella mia testa eravamo lunghi. Ho visto il Belgio arrivare e ho preferito partire cercando di lasciare Elia nella posizione migliore dietro i belgi. Per me in quel momento sia Trentin che Ganna avevano finito. Invece non era così. Quello è stato un mio errore e me ne assumo la responsabilità. Col senno di poi, lo sapete anche voi… Se non fossero successe un po’ di cose, parleremmo di un’altra volata.

Guardando le immagini sembrava che Elia fosse l’ultimo uomo di Dainese. Doveva essere così?

No, la volata l’avrebbero dovuta fare loro due. Io avrei dovuto tirare per entrambi in pratica e ognuno di loro due avrebbe fatto il proprio sprint. E’ stata una scelta della nazionale, non per mettere in difficoltà gli avversari ma per vincere.

Poi hai corso il pericolo di cadere quando ti sei spostato. Non sarebbe stato un bel regalo di compleanno (ne ha compiuti 35 proprio oggi)…

Accidenti che rischio, mi sono quasi ammazzato (sorride, ndr). Voglio riguardarmi le immagini, anche dall’alto per capire la dinamica. Pedersen veniva su allargandosi, io stavo chiudendo e ci siamo toccati. Lui mi ha dato una ginocchiata proprio dove c’è il tappino del manubrio. Mi sono completamente sbilanciato in avanti, non sono come sia rimasto in piedi. Per fortuna non sono caduto, l’ho rischiata grossa. Anzi, sarebbe stato proprio un bel guaio. Già non eravamo stati perfetti, ci voleva pure la caduta a completare tutto.

L’umore tra di voi sul pullman com’era?

Non dei migliori naturalmente. Ci siamo presi le nostre responsabilità, ma noi scendiamo dal bus amici esattamente come ci siamo saliti al mattino. Non pensiate a dissapori fra noi. Ripeto, l’abbiamo voluta impostare come una squadra compatta che ha un treno compatto. Non lo siamo stati fino in fondo come altre formazioni, come ad esempio l’Olanda che ha fatto prima e quarta. Loro l’hanno impostata con due uomini. Ovvero, con gli uomini di fatica li hanno tenuti davanti, poi nel finale se la giocano da soli. Noi abbiamo fatto una scelta e l’abbiamo portata fino in fondo. Ecco, potevamo farla meglio, senza dubbio. E lo faremo la prossima volta.

Europei, domani si corre. Trentin guida l’attacco

13.08.2022
5 min
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Domani si corre e finalmente gli atleti potranno scoprire il circuito di Monaco. L’organizzazione non ha voluto infastidire la circolazione cittadina e così, spiega Trentin dopo 150 chilometri con i compagni di nazionale, fatto franco il tratto in linea iniziale, nessuno è riuscito a farsi un’idea del percorso.

«L’unica cosa che sappiamo – dice Matteo – è che a parte l’Olanda, nessuno vorrà correre per la volata. Per cui, percorso o no, il nostro scopo non sarà aspettare il finale».

Trentin ha vinto il campionato europeo del 2017, dando l’inizio alle cinque vittorie azzurre
Trentin ha vinto il campionato europeo del 2017, dando l’inizio alle cinque vittorie azzurre

Regista e punta

Bennati lo aveva detto all’indomani dell’incarico ricevuto e lo ha ripetuto ieri: il trentino della UAE Emirates sarà il regista in corsa. Quello che fu per anni il suo ruolo con Cassani. E allora al regista ci rivogliamo per capire cosa aspettarci dalla corsa di domenica. Trentin ha dovuto saltare il Tour per quel Covid inatteso e senza sintomi. E’ rientrato all’Ethias Tour de Wallonie e poi a Burgos ha iniziato ad avere le sensazioni giuste.

«Un po’ sono stato fermo – spiega – anche perché non serviva ripartire subito. A Copenhagen ero messo bene, per arrivare meglio alla fine del Tour. Adesso sto bene e fare il regista non vuol dire non poter fare la punta. Dovremo essere più opportunisti delle volte precedenti. Negli ultimi quattro europei avremmo potuto dichiarare il nostro modo di correre. Anche con Nizzolo nel 2020, si corse per arrivare in volata. Questa volta il nostro scopo non sarà tirare. Se dovessimo trovarci con Baroncini, Milan e Ganna che lavorano, allora vuol dire che siamo presi male…».

A Plouay nel 2020, l’Italia ha chiuso su ogni fuga per arrivare in volata con Nizzolo, che vinse
A Plouay nel 2020, l’Italia ha chiuso su ogni fuga per arrivare in volata con Nizzolo, che vinse
Chi è l’uomo da battere?

Jakobsen, direi. Per quello che ha fatto vedere, se sta bene, è difficile da battere. Forse il Belgio con Merlier può accettare la sfida, ma per la natura stessa dei belgi, la vedo difficile. Allora bisogna correre per farlo fuori, togliergli certezze, come al Tour quando ha perso Morkov ed era meno incisivo. Bisognerà giocarsela diversamente.

Quali nazionali si trovano nelle nostre condizioni?

Direi la Spagna, perché proprio non ha il velocista. Ma stando all’elenco provvisorio dei partenti, la Germania ne ha due, ma non da aspettare la volata. Anche la Francia ha un paio di uomini veloci, ma correrà diversamente sapendo di avere le spalle coperte. Bisognerà essere bravi a cogliere l’occasione.

Che cosa significa fare il regista?

Riuscire a capire cosa vogliono fare gli altri. Prevedere le situazioni e comunicare con i compagni, che è la cosa più difficile, perché se resti intruppato, non è così scontato che ci riesci. Bisogna correre sempre uniti. Con la radio puoi permetterti di chiacchierare. Agli europei come ai mondiali non ce l’hai e, per fortuna o purtroppo, non ti puoi rilassare un momento.

Dopo aver saltato il Tour e il rientro al Wallonie, Trentin ha avuto buone sensazioni dalla Vuelta Burgos
Dopo aver saltato il Tour e il rientro al Wallonie, Trentin ha avuto buone sensazioni dalla Vuelta Burgos
Per fortuna o purtroppo?

Entrambe, ma credo che sia una cavolata non usare la radio solo per due corse all’anno. Non mi sembra che le corse in cui l’abbiamo siano poco spettacolari. Per fortuna in circuito il discorso della sicurezza incide meno, ma anche la Formula Uno usa la radio per la tattica e i gran premi restano spettacolari. A parte la Ferrari che non vince, ma quella è un’altra storia. Se vuoi le corse spettacolari, devi cambiare i percorsi, non togliere le radio.

Cambiare come?

Le corse di un giorno, le grandi classiche è giusto che siano lunghe, ma nei Giri devi accorciare le tappe. Vedi il Tour. Se vuoi che sull’Alpe d’Huez vinca un campione, devi fare in modo che abbia un incentivo per mettere la squadra a tirare. Ma se la metti al terzo giorno di un trio durissimo, è sicuro che arrivi la fuga. Non è poco rispetto, è che proprio non ce la facciamo. Dalla televisione non ti rendi conto…

Lo scorso anno a Trento, Matte decisivo per la vittoria di Colbrelli
Di cosa?

Di quanto si vada forte. Il Granon era tutto al 10 per cento, eppure sembrava che Vingegaard non facesse fatica. Anche Pogacar che ha preso 3 minuti, ha fatto il record della scalata. E’ stato il Tour più veloce di sempre, perché non ci sono tappe in cui non si vada a tutta. E non è solo il Tour, sono tutte le corse. I percorsi sono mediamente più duri e i corridori si allenano di più. Thomas ha fatto il record di tutte le salite rispetto al Tour che ha vinto, ma è arrivato terzo e ben staccato.

Sarà caldo domani a Monaco?

Guardate, mattina e sera è fresco, nelle ore centrali ci sono 30 gradi buoni. Si suderà, ma si suda anche a 20 gradi. Andiamo a vedere cosa succede, poi chiudo la valigia e vado al Tour du Limousin. Dicono che ho riposato abbastanza. E la stagione è ancora lunga.

Monaco chiama, Baroncini ritrova azzurro e fiducia

12.08.2022
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A volte serve un segnale per capire che la sfiga è alle spalle. Così per Baroncini la convocazione in azzurro agli europei di Monaco è diventata il faro da seguire per rilanciare la stagione. Il romagnolo, iridato U23 a Leuven 2021, si è tuffato nel primo anno da pro’ con la baldanza giusta per lasciare il segno. Tuttavia il destino gli ha presentato un conto beffardo. Prima con un risentimento al ginocchio, poi con la caduta all’Algarve e la frattura del radio. Filippo non è tipo che si lasci abbattere e di solito dalle cadute riparte più forte di prima, ma certo moralmente non è stato facile. Ecco perché le belle parole di Luca Guercilena e le attenzioni di Bennati dopo il campionato italiano, chiuso al quinto posto, gli hanno fatto capire che la svolta potrebbe essere vicina.

«Con Bennati non avevo mai parlato – dice il corridore della Trek-Segafredo – al di fuori di qualche messaggio. Ho scoperto una persona ragionevole e super disponibile. Sono entrato nel suo progetto e l’italiano è stato la conferma che qualche qualità forse ce l’ho davvero».

L’azzurro lo esalta: lo scorso anno a Leuven, Baroncini ha sbranato la corsa degli U23 con forza e lucidità
L’azzurro lo esalta: lo scorso anno a Leuven, Baroncini ha sbranato la corsa degli U23 con forza e lucidità
Come stai?

Bene, finalmente ho buone sensazioni. Sono un cavallo che non vedeva l’ora di correre. Piano piano va tutto a posto e anche la condizione è arrivata. Sono convinto che senza l’infortunio al braccio, sarebbe stato diverso. Ma adesso la maglia azzurra è una bella soddisfazione, per noi italiani quella maglia è speciale. Le siamo legati. A me dà l’effetto di moltiplicarmi le forze.

E’ stato difficile ripartire?

Non sono uno che si butta giù e ho sempre pensato che sia stato un fatto di sfortuna. Quando è così, mi viene la rabbia e mi motivo di più. Però ugualmente ripartire è duro, conviene non pensarci e lavorare. Cogliere le opportunità come vengono. La parte mentale fa tanto. Quelli che si demoralizzano faticano il doppio.

Al Giro di Grecia, dopo il 3° posto del primo giorno, Baroncini leader dei giovani
Al Giro di Grecia, dopo il 3° posto del primo giorno, Baroncini leader dei giovani
Quando c’è stato nell’anno un Baroncini veramente forte?

Secondo me al Tour d’Occitanie. Avevo una condizione molto buona e quello è stato un vero periodo di rinascita. Le sensazioni buone puoi averle anche in allenamento, ma in corsa è diverso. E là in Francia mi sono sentito forte anche sulle salite. Stavo bene.

Che cosa ti aspetti dagli europei?

Vado per lavorare e per fare il jolly. Farò qualsiasi cosa mi verrà chiesta. Non siamo la nazionale che dovrà tirare, per cui possono esserci anche ruoli diversi. Saremo una nazionale aggressiva, ma se servisse, le gambe per tirare ci sono, fra me, Ganna e Milan.

La crono è uno dei suoi pezzi forti: quest’anno è stato 5° ai campionati italiani
La crono è uno dei suoi pezzi forti: quest’anno è stato 5° ai campionati italiani
Con Bennati hai parlato anche del mondiale?

Qualcosa sì, ma preferisco fare un passo per volta. Perciò dopo gli europei andrò al Poitou Charentes, quindi a Plouay. A quel punto ci sarà da capire per l’Australia e poi si lavorerà per fare un grande settembre.

L’obiettivo resta vincere?

Non mi tiro indietro, soprattutto in questo ciclismo in cui nessuno aspetta nessuno. Bisogna cogliere ogni occasione e non penso di essere il tipo che se la fa addosso. La gamba c’è, altrimenti Bennati non mi avrebbe chiamato per gli europei.