Zanini: cosa ho capito dopo un anno nel devo team dell’Astana

16.04.2024
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COL SAN MARTINO – Le aspettative con le quali il giovane Simone Zanini era passato al team Astana Qazaqstan Development erano di per sé elevate. Non è facile entrare nel ciclismo che conta con un cognome così importante. E a maggior ragione non lo è stato entrando nel team dello zio Stefano. Nulla passa inosservato all’esterno e quando sei al centro dell’attenzione tutto forse si complica. 

Dopo un periodo di adattamento Zanini ha trovato il suo “posto” nel team
Dopo un periodo di adattamento Zanini ha trovato il suo “posto” nel team

Debutto difficile

Alle attenzioni che arrivavano dall’esterno, sulle spalle di Simone Zanini sono arrivati anche dei risultati non troppo incoraggianti. Una prima stagione difficile nel team kazako, fatta di corse, ma pochi squilli, nessuno in pratica. 

«Rispetto a quanto fatto nel 2023 – racconta al via del Trofeo Pivala squadra non dico che è rimasta soddisfatta, ma quasi. Comunque sia ero al primo anno di categoria e con la scuola non è stato per nulla facile. Ho raccolto due decimi posti in Bulgaria, per il resto è stato un anno di esperienza. Anche questa stagione non è iniziata al massimo, ma bisogna avere pazienza, perché di corse ce ne sono tante».

Per Zanini uno degli adattamenti più difficili è stato quello al ritmo in corsa
Per Zanini uno degli adattamenti più difficili è stato quello al ritmo in corsa
Qual è la cosa che ti ha messo più in difficoltà?

Il cambio di ritmo – dice subito, senza quasi farci finire la domanda – l’ho sofferto molto. Non tanto i chilometri, perché dopo un po’ ti abitui, ma il ritmo di gara. Sia in salita che in pianura diventa davvero fastidioso a lungo andare. 

Nel senso di percorrenza?

Sì. Me ne sono accorto anche guardando i dati, a casa. In salita, rispetto a quando ero junior, ho dovuto imparare un nuovo modo di pedalare. Migliorare in efficienza e velocità, risparmiando energie, ma comunque provando a guadagnare quei due o tre chilometri orari. Già l’anno scorso soffrivo la grande velocità in salita, quest’anno si è alzata ancora di più. 

Tu arrivavi da una squadra piccola, raccontaci la difficoltà maggiore che hai trovato nell’adattarti a un team così grande. 

La lingua sicuramente, anche se piano piano ti abitui. I primi mesi da questo punto di vista sono stati i più duri, perché poi ho avuto un po’ di problemi con il reparto kazako. Hanno fatto fatica ad aprirsi con me, ora invece è quasi una seconda famiglia. Poi ci sono le aspettative. 

Nel primo anno tra gli under 23 pochi squilli per il nipote d’arte
Nel primo anno tra gli under 23 pochi squilli per il nipote d’arte
Raccontaci…

Arrivare in un team famoso, e il cognome che mi porto dietro, non è stato facile. Erano più aspettative mie, la squadra non mi ha mai caricato di nulla. Sono stato io a darmi maggiori pressioni, sbagliando. 

Com’è essere uno Zanini che corre in Astana?

Sento di essere conosciuto, e non è così facile a volte. Il 2023 mi è servito anche per imparare a fregarmene un po’ di meno rispetto a quello che arriva da fuori. 

Ci avevi detto di essere uno scalatore, dopo un anno tra gli under cosa ci dici?

Che se si parla di strappi corti ed esplosivi riesci ancora ad essere lì. Quando invece si va su salite lunghe, ci sono persone più portate di me, per caratteristiche e watt/chilo, che hanno un altro passo. Potrò sempre migliorare, ma non riuscirò ad essere come i migliori scalatori al mondo. 

Il 2024 ha visto dei cambiamenti negli allenamenti per provare a migliorare nel fuori soglia
Il 2024 ha visto dei cambiamenti negli allenamenti per provare a migliorare nel fuori soglia
Hai cambiato modo di allenarti?

Ho cambiato preparatore rispetto allo scorso anno e stiamo lavorando su tutti gli aspetti fuori soglia, che sono quelli che mi mancano maggiormente. Stiamo provando degli esercizi e dei lavori specifici che mi permettano di migliorare. Ad esempio ci stiamo concentrando sui cinque minuti a blocco o i 30/30. 

Hai avuto modo di correre con i professionisti, lì cosa hai visto?

E’ incredibile come sia un mondo completamente differente rispetto agli under 23. La corsa parte allo stesso modo: un’ora a fuoco, poi si sgancia la fuga, ci si rilassa, e poi l’ultima ora e mezza ancora a fuoco. Correre tra i grandi aiuta a capire e prendere le misure, non è facile, ma si fa

Giro del Belvedere: Glivar ruggisce, ma l’Italia si fa sentire

01.04.2024
5 min
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VILLA DI VILLA – L’urlo di Gal Glivar rimbalza contro le nuvole basse e grigie che sovrastano l’arrivo del Giro del Belvedere (foto photors.it in apertura). Una volata potente, fatta con le ultime forze rimaste in corpo, con la strada che guarda un po’ all’insù e sfida le gambe a dare il massimo. Il corridore del UAE Team Emirates Gen Z batte un gruppetto ristretto di quindici atleti. All’interno del quale gli animi si mischiano, tra chi raccoglie più di quanto aspettato e chi, al contrario, ha da recriminare. 

«La corsa si è presentata dura fin da subito – racconta Glivarcon la pioggia e il freddo a far sentire ancora di più la fatica. L’asfalto bagnato ha indurito gli strappi di giornata, dove spesso mi trovavo con la ruota posteriore che slittava. Si è trattato di una gara a eliminazione, la selezione è arrivata con il passare dei chilometri. In volata ho dato tutto, non potevo fare altrimenti, è andata bene e porto a casa un bel risultato».

Glivar, al quarto anno under 23 è passato al UAE Team Emirates Gen Z a inizio stagione
Glivar, al quarto anno under 23 è passato al UAE Team Emirates Gen Z a inizio stagione

Corsa “pesante”

Glivar nell’arrivare al podio cammina con le gambe larghe, appesantite dalla corsa e dal meteo che ha bagnato le teste dei corridori per più di metà giornata. La maglia del team emiratino, sporca di fatica e pioggia, rimane una costante delle prime posizioni anche nelle gare U23. Un altro sloveno giovane, che va forte e vince. Anche se Glivar scherza un po’ con l’età.

«Sono all’ultimo anno della categoria under 23 – dice da sotto al palco delle premiazioni – quindi ho passato abbastanza tempo qui. Mi sento a mio agio, ho fatto tante esperienze che mi hanno permesso di crescere. Nel 2023 ho vinto due appuntamenti di Nations Cup con la maglia slovena, la mia crescita la considero graduale, ma a buon punto».

La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione solitaria di Kevin Pezzo Rosola
La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione solitaria di Kevin Pezzo Rosola

Altro step verso i grandi

Glivar all’inizio del 2024 è passato al UAE Team Emirates Gen Z, il devo team della squadra che domina, insieme alla Visma Lease a Bike, il ranking UCI.

«Correre con questa maglia – ammette – è stato un grande salto in avanti per me. Tutti noi ragazzi abbiamo la sensazione di far parte del team WorldTour. Lo staff ci tratta come se fossimo dei professionisti e questo aiuta a trovare un miglior colpo di pedale e una migliore condizione. Ho avuto modo di correre qualche gara con i professionisti già da inizio anno, si tratta di una possibilità in più che il team ci dà e fa parte della nostra crescita e della maturazione. Il mio obiettivo, come quello di tutti gli altri ragazzi in questa squadra, è quello di provare a fare il salto tra i grandi nella prossima stagione».

Crescioli è in crescita in questo inizio 2024, merito della nuova avventura con la Technipes
Crescioli è in crescita in questo inizio 2024, merito della nuova avventura con la Technipes

Crescioli “opportunista”

Completano il podio Alessio Donati (Biesse Carrera) e Ludovico Crescioli (Techinipes #InEmiliaRomagna). Sono loro quelli che hanno da gioire più di tutti. Anche se, quando sei così vicino al successo, non ti accontenti mai di essere il primo dei battuti. 

«Avevo capito fin da subito – dichiara Crescioli – che le salite brevi e dure, con le strade strette, avrebbero messo in difficoltà tanti corridori. Si è deciso, insieme alla squadra, di correre nelle prime posizioni, per evitare intoppi e fatica in eccesso. Infatti siamo rimasti subito in 60, ho corso di rimessa, cercando di rimanere agganciato ai primi. Una volta scollinato l’ultimo GPM mi sono posizionato al meglio per giocarmi le mie carte in volata».

«Passare al team Technipes – continua – mi ha permesso di crescere fin da inizio anno. Sto bene, sono migliorato parecchio e ho fatto già un paio di corse con i professionisti: Laigueglia e Coppi e Bartali. Proprio quest’ultima mi ha dato una bella gamba in vista delle gare under. Oggi la prima è andata bene, domani ci sarà il Recioto, poi arriveranno Milano-Busseto e Piva. Dovrei tornare a correre con i pro’ al Giro di Abruzzo».

Stessa bandiera, morali diversi

Gli italiani nelle prime dieci posizioni sono addirittura sette. Giù dal podio rimangono tra gli altri: Pinarello, quarto e Romele, quinto. Il ragazzo dell’Astana Qazaqstan Development è quello con il volto più scuro, sul Giro del Belvedere aveva messo una “X” grande…

«Ho visto poca collaborazione in gruppo – recrimina Romele – nei giri intermedi, quelli con lo strappo di Pian della Vigna. Il ritmo non era sostenuto, così ho voluto mettere i miei compagni davanti per alzare i giri e restare nelle posizioni importanti. Ho perso Reibsch, che avrebbe potuto fare un grande lavoro di ulteriore controllo. La gara da quel momento è un po’ impazzita ed è stato difficile gestirla. Ho notato che avevamo contro gran parte delle squadre in gara, ma ci sta, fa parte del gioco. Peccato, porto a casa un quinto posto che mi gratifica, ho provato a fare la corsa e di questo devo essere felice. Non rimpiango nulla, ho comunque fatto una prestazione da protagonista».

Una mattina a ruota di Romele sulle sponde del Lago d’Iseo

20.03.2024
6 min
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LOVERE – La vita di Alessandro Romele è un gran viaggiare, come quella di tutti i ciclisti. Da inizio anno ha corso in Rwanda, Arabia Saudita, Grecia (Rodi) e Spagna. Quindi vederlo a casa, sulla sponda bergamasca del lago di Iseo, non è che sia strano ma quasi. Il classe 2003 da quest’anno corre con il devo team dell’Astana Qazaqstan, un salto che gli ha permesso di mettere un piede nel professionismo. Ne ha assaggiato le velocità, i ritmi alti e il mal di gambe. Con l’ultima gara in Grecia, invece, una categoria 2.2, ha trovato le prime due vittorie dell’anno

«Quasi inaspettate – ci racconta nel suo giardino, sotto il caldo sole di marzo – perché dopo il Tour du Rwanda non ero stato benissimo. Il vaccino fatto per la febbre gialla mi ha destabilizzato parecchio e in corsa ho fatto davvero tanta fatica. La condizione era sì in crescendo, ma non mi aspettavo di capitalizzarla così presto. Sono stato in giro parecchio, ora resto un po’ più tranquillo fino a fine mese. Poi correrò il Giro del Belvedere e la Gand-Wevelgem, le prime gare U23 dell’anno e poi una corsa a tappe tra Giro d’Abruzzo e Region Pays Loire Tour (in Francia, ndr) e fine mese in Bretagna».

Stai correndo davvero molto…

E’ un modo di correre più organizzato, a blocchi definiti. Collegato anche a come mi sento a livello fisico. Ad esempio, dopo il Rwanda eravamo lì a chiederci se fermarmi o meno e riposare. Le sensazioni in allenamento fanno tanto, ho capito di stare meglio e abbiamo continuato con il programma stabilito. 

Hai un calendario intenso ma schematico?

Direi proprio di sì. Al primo anno in Colpack correvo con più disordine, l’anno scorso molto meno, perché avevamo già un metodo definito. Quest’anno vedo che si seguono molto più gli obiettivi, il Tour of Rhodes non era uno di quelli, ma abbiamo sfruttato il momento. 

Questo continuo correre in contesti internazionali come va? Ti sta facendo crescere?

Il Rwanda è stato difficile per l’altimetria e il dislivello fatto. Quello più difficile per il ritmo, è stato l’AlUla Tour con tanti ventagli. Pensavo fosse più semplice, che bastasse stare davanti, invece su cinque volte ne sono rimasto fuori cinque (ride, ndr). 

E’ cambiato qualcosa nella preparazione?

Sono seguito da Maurizio Mazzoleni da diversi anni, direttamente o indirettamente. Quando ero junior, alla Ciclistica Trevigliese lui collaborava con la squadra. Anche in Colpack ho seguito le sue tabelle, sotto la supervisione sempre di Dario Giovine. Quest’anno ho la fortuna di avere associati Mazzoleni e Anastopoulos. Il greco è capo performance del team WorldTour, però ha accesso ai dati di tutti. Penso che i cambiamenti si siano sentiti. 

Nello specifico che cosa avete fatto?

Abbiamo lavorato sulla forza, che viene fatta al meglio in palestra. Ne ho fatta tanta, non tutti i giorni ma tre volte a settimana, anche con carichi importanti. Tanto ha fatto anche il lavoro impostato con il nutrizionista, Luca Simoni. 

Come lavorate?

Ho una tabella che si auto adatta, composta da tre colonne con i macronutrienti: carboidrati, proteine e grassi. In un’altra tabella separata inserisco l’intensità del lavoro fatto. Ad esempio oggi (ieri per chi legge, ndr) è un giorno a bassa intensità e la tabella mi dice le grammature da consumare. La tabella mi fornisce solo il macronutriente, cosa mangiare lo decido ancora io. Abbiamo deciso così perché sono ancora giovane e c’è margine poi per migliorare o cambiare. 

Integrazione in bici?

Fino a un’ora e mezza/due a bassa intensità, tendo a non portare nulla. Poi se alzo l’intensità mi porto qualcosa. Ora uso molto un panino al miele che mi dà un apporto di 30 grammi di carboidrati. A casa cerco di non usare le cose chimiche, quindi evito gel e barrette. Quelli li uso prettamente in corsa. Ora ho anche una nuova ricetta delle rice cake. 

Come mai?

Il dottore della squadra mi ha fatto notare che quando cucino il riso, poi lo metto in freezer negli stampi. Quando poi lo scongelo, intanto che vado c’è una proliferazione batterica. Invece ora uso il riso soffiato, il composto rimane secco e non passa dal freezer. Questo abbassa la proliferazione batterica e, nel caso mi avanzasse, posso consumarlo anche il giorno dopo. 

Torniamo agli allenamenti, hai cambiato il metodo di lavoro a casa?

Prima di andare a Rodi ho fatto la tripletta con tre ore e mezza, quattro e cinque. Secondo me qualcosa in più anche a livello di lavoro specifico, tanti richiami di VO2 con i 30/30 o 40/20. Nella tripletta classica ho i primi due giorni con meno ore, ma tanta intensità. Per finire, l’ultimo giorno, mi inseriscono la classica uscita di endurance. In questo caso non ho lavori specifici ma tengo la Z2 per tutto il giorno

Prima di partire una fermata dal meccanico di fiducia per montare le ruote con profilo da 60 millimetri
Prima di partire una fermata dal meccanico di fiducia per montare le ruote con profilo da 60 millimetri
Nel recupero, invece?

Oggi (ieri, ndr) ad esempio, che è giorno di recupero, ho fatto due ore davvero blande. Ho un range di potenza da non superare, ma per come sono fatto io pedalo senza nemmeno guardare gli strumenti. 

Come vivi gli allenamenti?

Quelli di endurance sono i più divertenti, poi sul lago non ci si annoia mai. Mentalmente soffro di più l’ora e mezza o due a bassa intensità. Nel giorno di recupero ho il mio bar classico, con 45 minuti ad andare e altri a tornare. 

Dopo tanto viaggiare ti piace allenarti da solo o preferisci avere compagnia?

E’ un bell’equilibrio da trovare, perché a livello di attività siamo sempre in giro per gare. Quando torno a casa mi piace anche uscire da solo. Poi dipende dai giorni, quando c’è tanto sole e fa caldo, pedalare in solitudine è semplice. In inverno, invece, quando hai appena ripreso, forse è meglio avere un compagno o più di uscita. 

Romele ha uno spiccato occhio tecnico, le ruote da 60 mm le sta provando in vista del Belvedere
Romele ha uno spiccato occhio tecnico, le ruote da 60 mm le sta provando in vista del Belvedere
Poi da queste parti ne hai tanti di corridori a cui scrivere per organizzare l’allenamento…

Esco spesso con Nicolas Milesi, che ora è all’Arkea Devo. Fino a settembre eravamo compagni di squadra alla Colpack. Abbiamo davvero un bel rapporto, ci scriviamo ogni giorno, se non succede mi preoccupo (ride, ndr). Ci sono anche tanti altri corridori e amici qui, come Persico, Lino Colosio, Walter Calzoni… Di compagni di squadra ho vicini Scaroni e Gazzoli, che sono di Brescia. 

Il tempo a disposizione finisce, sono le 10,30 ed è ora di uscire in bici, seguiamo Romele fino al fiume Oglio, che divide la provincia di Bergamo da quella di Brescia. Qualche foto, dei video e si torna a casa con la sensazione di aver parlato con un ragazzo sicuro e consapevole del cammino intrapreso.

Negrente e Astana Development: un vero colpo di fulmine

05.01.2024
4 min
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La rosa dell’Astana Qazaqstan Development Team ha visto l’ingresso di altri due italiani. Il primo è stato Alessandro Romele, che ci ha già raccontato il suo passaggio. L’altro, invece, è Mattia Negrente: si tratta di un altro ragazzo che, finita la categoria juniores, entra nel mondo dei Devo Team. 

Il suo 2023 è stato costante, con vittorie dall’inizio alla fine della stagione su strada. Risultati che gli hanno permesso di arrivare a vestire l’azzurro dell’Astana. Dal primo gennaio è ufficialmente un loro corridore, ma Negrente questo deve ancora realizzarlo, come ci racconta lui stesso. 

«Sono stanco – attacca subito a raccontare – oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto un lungo. Mi sto allenando da casa, la squadra ci manda il programma e io lo seguo alla lettera. Oggi (sempre ieri, ndr) erano previste cinque ore e così ho fatto. Ho approfittato che la Assali Stefen Makro, la mia squadra fino al 31 dicembre, era in ritiro e mi sono allenato con loro. Poi le ultime due ore le ho fatte da solo».

Negrente, a sinistra, è andato in ritiro con l’Astana Devo in Spagna per dieci giorni (foto Instagram)
Negrente, a sinistra, è andato in ritiro con l’Astana Devo in Spagna per dieci giorni (foto Instagram)
Che cosa hanno detto vedendoti con la nuova maglia?

Erano contenti, vedono i progressi di quel che abbiamo fatto insieme. Per me è ancora strano guardarmi allo specchio con questa divisa. A volte quando pedalo mi giro verso le vetrine e non vedo più il verde e il nero, ma l’azzurro. Sono ancora nella fase dell’innamoramento, ho proprio gli occhi a cuoricino. Alla fine pedalo con la nuova maglia dal primo gennaio, quindi non sono ancora abituato. 

A dicembre sei andato in ritiro con l’Astana, com’è stato?

Sì siamo stati in Spagna dal 10 al 20 dicembre. Eravamo nello stesso hotel del team WorldTour. Era la prima volta che andavo a pedalare al caldo, devo dire che è stato bello tutto. Ci allenavamo con i pantaloncini corti e al massimo con la giacca primaverile. Anche se per un paio di giorni siamo andati in giro con il completo estivo perché c’erano picchi di 27 gradi. 

La vittoria del Buffoni è stata la certezza definitiva che serviva all’Astana per puntare su di lui
La vittoria del Buffoni è stata la certezza definitiva che serviva all’Astana per puntare su di lui
Eri abituato a prendere la bici fin da subito in inverno?

No, gli anni scorsi a inizio dicembre non pedalavo. Solitamente montavo in bici alla fine del mese, dopo Natale. Invece quest’anno sono arrivato in ritiro che la bici la usavo da un po’ di giorni. Anche perché gli allenamenti si sono intensificati, in Spagna abbiamo messo insieme tanti chilometri. 

Hai già un calendario?

Non ancora, ci sarà tempo per farlo. Dovrei iniziare a correre a fine febbraio. Durante il prossimo ritiro, che inizierà il 17 gennaio, avrò delle certezze. Penso che mi terranno tranquillo, essendo il mio primo anno tra gli under 23 e considerando che ho la scuola da finire. Sono stato io a chiedere alla squadra di non perdere troppi giorni di scuola, ho la maturità a luglio e mi piacerebbe finire bene il mio percorso accademico. Dal giorno dopo gli esami potrò stare via tutta l’estate, senza problemi (dice ridendo, ndr). 

Per Negrente c’è ancora un senso di novità nel vedersi con la divisa della nuova squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
Per Negrente c’è ancora un senso di novità nel vedersi con la divisa della nuova squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
L’ultima volta che ci siamo sentiti accennavi che saresti andato in un Team Development, quando è arrivata l’ufficialità dell’Astana?

Mi avevano contattato prima del Trofeo Buffoni (corso e vinto da Negrente il 10 settembre, ndr). Da dopo la corsa abbiamo iniziato a parlarne seriamente, tenendoci costantemente in contatto. Ho parlato prima con Mazzoleni, che si è presentato e mi ha spiegato le intenzioni del team. Poi il mio procuratore ha portato il tutto a termine. 

Che mondo hai visto in casa Astana?

Pazzesco, arrivo da una realtà piccola e arrivare in una squadra così grande ha un effetto importante. Si nota che c’è un budget elevato e che la struttura è super organizzata. Fin dal ritiro siamo stati trattati come dei professionisti. Per mia fortuna poi è una squadra tanto italiana. Come compagni ho Toneatti, Zanini e Romele, sui quali fare grande affidamento. Mi hanno già dato dei consigli, tranquillizzandomi sul fatto che sono al primo anno e nessuno ha ambizioni troppo grandi. 

Il gruppo dei corridori è unito, si ride e si scherza insieme anche se si conoscono da poco (foto Astana Qazaqstan Team)
Il gruppo dei corridori è unito, si ride e si scherza insieme anche se si conoscono da poco (foto Astana Qazaqstan Team)
Gli altri compagni?

Era la prima volta che interagivo con compagni stranieri. Parlo bene inglese e spagnolo, quindi non ho difficoltà di comunicazione. Sono tutte persone simpatiche, ci scriviamo tutti i giorni. Abbiamo una chat seria con lo staff e una solo di noi ragazzi dove scherziamo e ci divertiamo. Sono davvero felice e sereno, senza alcuna pressione.  

Romele ringrazia la Colpack e passa al Devo Team Astana

30.11.2023
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Le vacanze dei corridori non sono tutte uguali, c’è chi parte per mete esotiche e chi, al contrario, preferisce restare a casa. Alessandro Romele appartiene al secondo gruppo (foto di apertura NB Srl). Una pausa nei luoghi che conosce come le proprie tasche e qualche gita in giornata è un bel modo per ricaricare le pile.

«Quest’anno con la Colpack-Ballan – dice Romele – abbiamo viaggiato tanto per andare a tutte le gare in programma. E’ stata una fatica anche questa e non essendo troppo abituato ho preferito non partire di nuovo e riposarmi qui a casa mia. Ho fatto qualche gita in montagna, delle uscite in macchina e le giornate sono passate comunque velocemente».

Una delle esperienze più importanti, anche a detta dello stesso Romele, è stata la Paris-Roubaix Espoirs
Una delle esperienze più importanti, anche a detta dello stesso Romele, è stata la Paris-Roubaix Espoirs

L’Europa a tutto tondo

La sua seconda stagione da under 23 gli ha fatto fare un salto di qualità importante, tanto che anche dai piani alti del ciclismo se ne sono accorti. E’ arrivata così anche la chiamata dall’Astana Qazaqstan, dal team development per la precisione. Gianluca Valoti, diesse della Colpack-Ballan, ce lo aveva anticipato a inizio della scorsa stagione che l’obiettivo sarebbe stato quello di correre molto anche all’estero. 

«E così è stato – afferma Romele – abbiamo fatto delle gare con la “g” maiuscola, questo era l’obiettivo di inizio stagione e sono contento sia stato rispettato. Dopo un anno di gare regionali e nazionali (il 2022, ndr) serviva uno step di crescita. Tutto questo è necessario ai fini della maturazione, per vedere che livello c’è all’estero e come ci si trova a correre in altri contesti. Impegni che sono passati anche con la nazionale di Amadori, con cui ho corso: Orleans Nation Grand Prix, Tour de l’Avenir e poi mondiali ed europei. Lo potremmo definire un anno diviso in due».

il 25 aprile a Roma, Romele vince il Liberazione con un’azione da lontano, 120 chilometri in fuga
il 25 aprile a Roma, Romele vince il Liberazione dopo 120 chilometri in fuga
E cosa hai capito da questo 2023?

Che sono cambiato e cresciuto tanto. Più passano gli anni e più capisco quanto e come posso crescere per arrivare, un giorno, a vincere qualcosa di importante. 

Una stagione lunga, forse troppo?

Non direi, anzi insieme allo staff della Colpack è stata gestita bene. Sono arrivato fino al Giro Next Gen e dopo quello ho fatto una pausa di una settimana. Ne avevo bisogno, che poi non vuol dire fermarsi del tutto ma riposare di testa, rimanendo attivi. Quindi ho fatto delle passeggiate in montagna o uscite in bici per il gusto di pedalare e basta. 

A giugno la firma sulla sesta tappa del Giro Next Gen, prima e unica vittoria di un italiano (foto LaPresse)
A giugno la firma sulla sesta tappa del Giro Next Gen, prima e unica vittoria di un italiano (foto LaPresse)
Un anno a due colori viste le tante corse con la nazionale, che cosa pensi del livello trovato?

Sicuramente alto, perché le gare internazionali fatte erano di primissimo livello. Sia quelle disputate con la Colpack che quelle con la nazionale di Amadori. 

Ti manca ancora qualcosa? Per questo hai deciso di fare un anno nel team development?

In alcune gare, soprattutto all’estero, avrei potuto fare meglio e quindi ho deciso di non fare subito il salto di categoria. La squadra development mi permette di fare comunque un’attività under 23 ma, allo stesso tempo, posso andare a correre con i professionisti e fare esperienza. 

Romele è stato uno dei pochi a correre mondiali, europei e Tour de l’Avenir (foto PT photos)
Romele è stato uno dei pochi a correre mondiali, europei e Tour de l’Avenir (foto PT photos)
Un passo intermedio prima del grande salto?

Questa scelta mi dà un qualcosa in più a livello di crescita, anche per le persone ed i corridori che avrò intorno, a cominciare dai preparatori.

Insomma, prendi già le misure. Hai partecipato al ritiro di qualche settimana fa?

Sì, anche se era riservato al team WorldTour mi hanno comunque voluto coinvolgere. Abbiamo iniziato a prendere le misure per la bici ed i vestiti, spero di averli il prima possibile per iniziare ad entrare in confidenza con i nuovi accessori. 

Tanto della sua crescita passa anche dalla fiducia riposta in lui dal cittì Amadori
Tanto della sua crescita passa anche dalla fiducia riposta in lui dal cittì Amadori
Hai fatto anche altro?

Sono stato con il dottore della squadra ed il nutrizionista, per curare l’aspetto fisico e nutrizionale. Ho guardato già come curare l’alimentazione pre, durante e dopo la gara. Molti membri dello staff del team development sono gli stessi di quello WorldTour e questa è una grande fortuna per avere poi continuità di lavoro.  

Quando si inizia?

Il 5 dicembre a Calpe, staremo in Spagna fino al 20 dicembre.

Simone, professione scalatore: un altro Zanini in Astana

02.01.2023
5 min
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Nell’organico del team Astana Qazaqstan Development, oltre a Davide Toneatti, c’è spazio per un altro italiano: Simone Zanini. Il cognome non è nuovo al mondo del ciclismo dato che suo zio Stefano è stato professionista dal 1991 al 2007 ed ora è diesse dell’Astana Qazaqstan Team. Simone Zanini è un classe 2004 e si appresta ad affrontare la sua prima stagione da under 23. Ha tanta voglia di fare, lo si capisce dalla voce, che trasmette una grande energia e tanta vitalità.

Nei due anni da junior Simone (al centro) ha corso con la CC Canturino 1902 (foto Instagram)
Nei due anni da junior Simone (al centro) ha corso con la CC Canturino 1902 (foto Instagram)
Simone, che inverno è?

Strano! Sto facendo tante nuove esperienze, lo definirei anche molto divertente. All’inizio di tutto ero un po’ spaventato: nuovo mondo, nuova categoria, una squadra internazionale… 

Come sta procedendo?

Mi sto allenando bene, per quanto possibile visti gli impegni scolastici. Sono all’ultimo anno dell’Istituto alberghiero a Gallarate. Ho fatto già molte ore in bici rispetto al passato ed ho iniziato a fare anche un po’ di palestra. Lo avevo già fatto, ma ora sto sperimentando un sistema nuovo e direi che mi sono adattato abbastanza velocemente. 

Quando hai iniziato la preparazione?

Il 16 novembre, ormai è un mese e mezzo che si lavora, è stato un periodo di crescita costante e questo mi dà entusiasmo. Tra un paio di settimane andrò in ritiro con la squadra, più precisamente dal 17 al 30 gennaio.

Nel 2022 al suo secondo anno nella categoria ha ottenuto due vittorie (foto Instagram)
Nel 2022 al suo secondo anno nella categoria ha ottenuto due vittorie (foto Instagram)
Sarà la prima volta che incontrerai lo staff ed i nuovi compagni?

L’unica persona che per il momento ho visto è il mio preparatore Mazzoleni. Ho fatto qualche chiamata con il diesse di riferimento che è Orlando Maini. Però sì, incontrerò tutti per la prima volta proprio in ritiro, mi sento abbastanza tranquillo.

Anche avere uno staff italiano aiuta, no?

Assolutamente, la mia preoccupazione più grande era di incontrare staff o diesse stranieri, non tanto per il metodo di lavoro, ma per la lingua. Avrei fatto più fatica ad integrarmi, forse. 

Com’è stato il tuo approdo all’Astana?

Traumatico (dice ridendo, ndr). No dai, traumatico no, però mi han fatto tribolare perché la risposta non arrivava più. Ho avuto paura di perdere il treno per passare in una bella squadra.

Simone Zanini è un corridore molto leggero, un fisico da scalatore ma ancora tutto da formare
Simone Zanini è un corridore molto leggero, un fisico da scalatore ma ancora tutto da formare
Quali altri team ti avevano contattato?

Ho fatto dei test con la Bardiani, ma alla fine mi hanno detto di no. Poi mi hanno contattato la Corratec e la Beltrami. 

Così, anche se all’ultimo, è arrivata l’Astana, contento?

Contentissimo. Quasi tutte le persone che conosco mi hanno consigliato di cercare una squadra estera, internazionale. Mi fa piacere che nel team ci sia una persona come mio zio Stefano, anche se lui con noi c’entra poco visto che non lavorerà direttamente con me. 

Cosa ti entusiasma di più?

Il calendario. Non so ancora di preciso quali corse farò perché ci saranno da considerare anche lo studio e la maturità. Tuttavia il programma mi intriga molto, faremo tutte le gare internazionali sia in Italia che all’estero.

Per Zanini la pazienza è una caratteristica fondamentale: meglio crescere per gradi
Per Zanini la pazienza è una caratteristica fondamentale: meglio crescere per gradi
Raccontaci di te e della tua esperienza da junior.

Arrivo dal team CC Canturino 1902, il primo anno della categoria mi sono concentrato sulla crescita e sul trovare il ritmo. Verso metà stagione sono arrivato ad essere competitivo. Il secondo anno, grazie anche ad una maggiore armonia con i miei compagni, sono riuscito a dare sempre qualcosa in più, arrivando a fare due vittorie

Sei uno a cui stare in gruppo fa bene?

Mi piace andare in bici e stare bene dove corro. Al secondo anno da junior il presidente della squadra, essendo io uno dei più grandi, mi ha chiesto di fare gruppo e “tenere” la squadra. Mi definirei anche curioso, infatti non vedo l’ora di entrare in questo nuovo mondo, di capirlo e di guardare come corrono i ragazzi stranieri. 

Tuo zio Stefano che ruolo ha avuto nella tua crescita sportiva?

E’ una persona che ha una grande esperienza e mi ha sempre dato ottimi consigli. Mi ha sempre aiutato, a partire dai consigli più “sciocchi” fino a qualche aiuto in gara. Spesso veniva a vedermi alle corse, soprattutto quando ero più piccolo.

Zanini Amstel 1996
Lo zio Stefano nei suoi 17 anni di professionismo ha ottenuto 29 vittorie in carriera, oggi è diesse dell’Astana
Zanini Amstel 1996
Lo zio Stefano nei suoi 17 anni di professionismo ha ottenuto 29 vittorie in carriera, oggi è diesse dell’Astana
Ti ricordi un suo consiglio in particolare?

Sì. Quando ero piccolo ed uscivo con lui ed i miei fratelli, mi staccavo spesso in salita e lui mi diceva: «Stai tranquillo ed appena finisce rientri, senza fretta». E’ un consiglio che mi è rimasto dentro e che ho portato anche nella vita di tutti i giorni. Nella vita bisogna cercare di rimanere calmi e di non avere fretta, la pazienza è una grande virtù. 

Cosa ti aspetti da questo tuo primo anno da under 23?

Di crescere e imparare. Punterò molto sul migliorare in salita, ho capito che mi devo specializzare in questo campo, visto anche il mio fisico esile. In pianura faccio tanta fatica, ovviamente dovrò migliorare anche lì. Voglio crescere gradualmente, non ho fretta, le cose bisogna farle bene per maturare.

Toneatti su Namur: «Sono soddisfatto del mio quarto posto»

12.11.2022
6 min
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Una medaglia sfiorata. Rammarico e soddisfazione sono stati i due stati d’animo che hanno accompagnato il rientro a casa di Davide Toneatti dall’europeo U23 di Namur. Su di lui Pontoni ha detto: «Bisogna essere più cattivi. In certi momenti si deve essere spietati e non molli». Una lettura dura ma che tra le righe trapela fiducia e speranza in un ragazzo che sta facendo davvero bene. 

Seppur con una medaglia di legno, Davide è tornato in patria portandosi a casa il merito di essere stato il migliore degli uomini nella spedizione azzurra in terra belga. Dopo una stagione no stop corsa con i colori dell’Astana Qazaqstan Development Team ha saputo portare la continuità e le buone sensazioni dalla strada al cross. Umiltà e coscienza dei propri mezzi affiorano dalle sue parole, sintomo che la scorza è dura e la mentalità è forte, pronta ad essere sottoposta ad un’intera stagione off-road da aggredire. 

Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Una stagione su strada tramutata in cross senza mai fermarsi, è ora di vacanze?

Sì ora sono a casa, starò due settimane fermo fino al 20 novembre per poi riprendere verso metà dicembre con la stagione cross. 

Quest’anno ti sei fermato solo una settimana ad agosto. Con che stato di forma sei arrivato alla stagione cross?

Direi buona. Ho fatto tre gare di ciclocross prima dell’europeo. La prima in Coppa del Mondo a Tabor, non è stato semplice riprendere, a tratti traumatico perché mi mancavano ritmo e rilanci. Già dalla settimana successiva nella seconda gara mi sono ripreso e ho avuto buone sensazioni, a partire dalla guida. Ho ripeso un po’ più di familiarità con la bici. 

L’avvicinamento all’europeo è andato come volevi?

A Maasmechelen stavo bene, ho avuto un piccolo problema in partenza dove mi si è incastrata la catena dopo appena 500 metri dalla partenza. Sono partito ultimo e sono riuscito a recuperare fino all’undicesima posizione. Poi ho corso a Firenze dove sono proseguite le buone sensazioni e poi quattro giorni dopo c’è stato l’europeo. Come preparazione posso dire che sia andato tutto bene. Nel periodo in cui dovevo andare forte mi sono fatto trovare pronto

Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Le sensazioni di Tabor erano legate alla condizione o più all’adattamento al cross dopo otto mesi su strada?

Ripensando alla gara che ho fatto e parlando un po’ con il mio preparatore ha notato che si vedeva che non usavo la bici da ciclocross da un po’. Ero legnoso sui rilanci e nella guida, quasi a rallentatore. Non posso dare la colpa solo alla strada ma è un po’ la mia indole, ci metto un po’ a riabituarmi. Anche se tra strada e cross ci sono geometrie simili, c’è differenza nell’impostazione. Fare le curve al limite non è facile e dopo tanto che sei fermo perdere un secondo qua è la è normale e si traduce in distacchi che rispecchiano la condizione. Dalla settimana dopo però ho ritrovato la giusta confidenza.

Pensi che la stagione in Astana su strada ti abbia un po’ complicato la ripresa nel ciclocross?

Secondo me è il contrario. La stagione su strada mi ha dato una bella gamba. Anche nel fare velocità, nei rettilinei, nel far correre la bici, ero ben messo. L’ho notato anche in un percorso duro come quello di Namur.

Veniamo all’europeo. Ti abbiamo visto attento e concentrato, soprattutto in discesa, dove hai fatto la differenza…

C’era una discesa ad “S” in leggera controtendenza. L’ho studiata nei giorni prima fermandomi a guardarla. Ho provato a farla sia in bici che a piedi. Ragionando con Bertolini, mi ha fatto riflettere che facendola a piedi ad ogni giro sarebbe stato uno sforzo più dispendioso. Mentre in sella ci si può quasi rilassare per un attimo. Sono dettagli che mi piace curare. Il giorno della gara ho notato che era anche più definita una traiettoria e si è rivelata la tattica giusta per fare la differenza. In generale il percorso di Namur è uno dei miei preferiti. 

Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Raccontaci la gara…

Sono partito in seconda fila e la partenza è stata discreta, penso che sarebbe potuta andare leggermente meglio. Nel primo tratto di discesa ero in dodicesima posizione. Avevo perso qualcosina nel primo giro rispetto ai primi poi però ho subito iniziato a recuperare e a parte Pim Ronhaar che aveva nella prima parte di gara un bel distacco su di noi, son rimasto sempre nelle prime posizioni. Finché non ce la siamo giocata all’ultimo giro. Eravamo tutti a distanza di cinque secondi. Sulla discesa che ho descritto ho provato a staccare Meeussen. Un po’ c’ero riuscito, poi la contropendenza lunga non l’ho fatta benissimo e quando sono uscito da quel tratto ho visto che mi era praticamente dietro. Poi c’era quel leggero falsopiano a scendere che portava all’ultima rampa a piedi che ho imboccato per primo dove ho provato a fare la mia volata ma mi ha superato e facendo la rampa per primo mi ha soffiato il terzo posto. 

Sei soddisfatto di questo quarto posto?

Dal punto di vista della preparazione, allineandolo con l’obiettivo che c’eravamo prefissati sono completamente soddisfatto. Ce la siamo giocata praticamente fino all’ultimo, non è che ho fatto quarto a un minuto. Il primo era lì a quindici secondi. Poi ovvio che quando si fa quarto si rosica, soprattutto in un finale così ristretto. Però lo considero un risultato più positivo che negativo. Alla vigilia credevo che un piazzamento nei cinque fosse possibile. Vedendo come giravano i primi a Maasmechelen, visto che io ero in rimonta, i miei tempi erano allineato con loro. Al Koppenberg, Ronhaar e Nys mi hanno dato l’impressione di essere imprendibili. Però ho chiuso lì con loro a giocarmela, mi porto a casa quanto di buono ho fatto. 

Pontoni ha detto: «La considero una medaglia persa». Cosa gli rispondi? E’ stato così duro anche con te dopo la gara?

Inizialmente c’è andato giù abbastanza pesante. Da una parte lo posso capire perché c’era una medaglia a portata. Però ho dato tutto, non posso farmene una colpa di aver fatto quarto. Se guardiamo il cammino dal Friuli, alle coppe che ho fatto, all’europeo, penso che potrebbe essere contento di come sono arrivato. Capisco che lui come cittì si immedesimi nel fatto che c’è una differenza tangibile tra il quarto posto e la medaglia di bronzo. Posso comprendere che fosse amareggiato. 

Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
E’ così diretto nei tuoi confronti perché avete già lavorato insieme alla DP66?

Sì ovvio, c’è un rapporto molto diretto. Cerco di tradurre tutto in motivazione. 

Chiuso il capitolo europeo, adesso quali sono i tuoi programmi?

Dopo lo sosta, ho visto che a parte le molte gare internazionali che ci sono in Italia a dicembre. Le coppe del mondo, il campionato Italiano e infine il campionato del mondo son tutte in un mese, dalla prima settimana di gennaio alla prima di febbraio. L’obiettivo è di arrivare pronti per quel periodo. 

Per il 2023, posto confermato in Astana?

Sì, rimarrò con la continental. Poi non so se come quest’anno, spero di sì, mi daranno la possibilità di fare qualche gara con la World Tour. 

Come sono andate le esperienze con la World Tour di fine anno?

Diciamo che ho preso delle belle legnate (ride, ndr). E’ stata un’esperienza molto bella. Al Giro di Toscana poteva andare un po’ meglio, mentre alla Coppa Sabatini ho avuto sensazioni migliori. Poi ho fatto anche la Serenissima Gravel, dove ho chiuso al 12° posto. E’ un altro modo di correre, è tutto più controllato per quanto riguarda la strada. Nel gravel invece è stata tutta a gas spalancato. Van der Poel ha attaccato dal decimo chilometro e da lì abbiamo fatto due ore dove tutti scattavano ma nessuno riusciva ad andare via. 

Il gravel farà parte del tuo calendario l’anno prossimo?

Ne parlerò con la squadra però devo dire che la Serenissima mi è piaciuta molto. Faticosa ma divertente. 

Toneatti sul podio al Friuli, ora test WorldTour ed europei cross

09.09.2022
6 min
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Un terzo posto al Giro del Friuli che avvalora un percorso di crescita costante e fatto con giudizio. Davide Toneatti, alla sua prima stagione su strada, ha centrato il suo migliore risultato (finora) da quando è sceso temporaneamente dalla bici da ciclocross. Il friulano in forza all’Astana Qazaqstan Development Team è riuscito a raccogliere davanti al pubblico di casa un podio (foto in apertura Bolgan) da non sottovalutare. 

Toneatti è come detto in un anno d’esordio in questa specialità e dopo aver fatto esperienza in tre giri a tappe, Giro d’Italia under 23, Giro del Valle d’Aosta e Giro d’Alsazia, è riuscito a trovare una quadra e a fare classifica. Il suo anno nella squadra Kazaka si sapeva dovesse essere un’esperienza per cominciare un percorso per vedere se il talento che si è visto sul fango potesse essere portato anche su asfalto. La prima risposta è arrivata. 

Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)
Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)

Un anno positivo 

L’Astana ha aperto le porte al classe 2001 per provare su strada sino a fine anno, così come il suo contratto che al momento scade al termine del 2022. Davide però non sembra preoccupato, si rivede in una crescita costante che lo ha portato fin qui con una condizione progressiva e tante nozioni imparate di cui far tesoro. Il terzo nella classifica generale del Giro del Friuli dietro a Nicolò Buratti a due secondi e al belga Emiel Verstrynge a tre secondi, è una cartina tornasole notevole. Il bilancio dell’anno è positivo, la stagione ciclocross è alle porte e gli impegni importanti sono vicini. 

Che bilancio dai a questo Giro del Friuli?

Secondo me è più che positivo, perché come squadra eravamo andati lì con l’obiettivo non di fare classifica, ma di mettere qualche chilometro nelle gambe. Certo io ero motivato a fare bene, perché era la corsa di casa e ci tenevo molto, perché si passava proprio davanti ai miei familiari. 

Raccontaci un po’ le sensazioni delle prime tappe?

Ho visto già da subito nella cronosquadre che le sensazioni erano buone. Se poi si tiene conto che due ragazzi della squadra non avevano mai usato le bici da crono venendo dalla Mtb, non mi posso lamentare. Perché essendo con la nazionale di ciclocross non eravamo tutti stradisti. Già la crono è andata discretamente bene, meglio di quanto pensassi. Il giorno dopo conoscevo bene il percorso e mi son detto che se fosse andata via una fuga ci avrei provato. Per il gruppo era difficile tenere controllato e così è stato. 

Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Poi è arrivato lo Zoncolan…

Anche quel giorno ho avuto buone sensazioni. Il giorno prima avevo fatto fatica a stare in fuga. Però tutto sommato la gamba ha risposto bene e ho cercato di tenere duro il più possibile poi all’ultimo chilometro Lucca ha dato una bella accelerata. Io mi son ritrovato con Verstrynge che mi guardava, perché eravamo i due più vicini alla maglia al momento. Da quello che mi ha detto dopo, non sapeva ci fosse Buratti così vicino. Io avevo provato a farglielo capire ma nulla di fatto. Ci siamo guardati un po’ troppo nell’ultimo chilometro e abbiamo perso qualche secondo. Infatti a fine tappa eravamo tutti e tre racchiusi in tre secondi.

Provi rammarico a sapere che la vittoria della generale era a soli tre secondi?

Alla fine da una parte sì, ovvio, perché igli scenari possibili per rosicchiarli c’erano. A posteriori è facile dire che se avessimo preparato un po’ di più la crono magari la vittoria sarebbe stata ancora più vicina.

Le tre corse a tappe che hai disputato sono servite per trovare una quadra in quest’ultima?

Secondo me avere fatto tre giri a tappe come Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta e Tour dell’Alsazia, mi ha aiutato molto. Perché al Friuli ho sofferto molto di meno il correre per più giorni di fila. Cosa che invece al Giro U23 ho sofferto visto che era il primo e non avevo sensazioni con cui misurarmi. Poi penso che mi abbia fatto bene una settimana di stacco dopo l’Alsazia. La prima settimana di agosto sono stato una settimana senza bici. Adesso mi sento ancora bello fresco. 

L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
Senti di essere portato per questo genere di corse a tappe?

Magari è un po’ presto per dirlo. Però aver visto questo miglioramento al Giro del Friuli mi dà fiducia. 

Dopo qualche mese in gruppo senti di aver trovato il feeling giusto con la strada?

Direi di sì perché sono riuscito a trovare ad un buon equilibrio con l’alimentazione anche post gara. All’inizio non era così semplice. Soprattutto nelle corse a tappe. Ho preso fiducia su come gestirmi con il recupero. All’inizio era tutto nuovo e facevo fatica. Nelle corse di un giorno invece non ho mai avuto queste difficoltà.

Quali sono i tuoi prossimi programmi?

Sarò a casa per altri cinque giorni. Poi andrò a correre al Giro della Toscana e la Coppa Sabatini, il 14 e il 15 settembre, perché mi hanno convocato per queste gare con il Team WorldTour per fare esperienza con i professionisti.

Ti sei posto degli obiettivi per questa ultima parte di stagione?

Sicuramente mi piacerebbe essere utile alla squadra. Ma sono curioso anche per aspetti semplici con cui ancora mi devo confrontare. Uno su tutti l’utilizzo della radiolina che non ho mai usato. E poi non so che gare farò di preciso dopo queste due, però comunque settembre è ancora tutto dedicato alla strada

Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Sei già partito con la preparazione per il ciclocross?

Non ancora, la bici non l’ho ancora toccata. Ho guardato il calendario e devo ancora delinearlo definitivamente. Il percorso dell’europeo è adatto alle mie caratteristiche. Ne ho parlato con il mio preparatore Claudio Cucinotta e abbiamo pensato che si possa arrivare direttamente fino all’europeo visto che ho staccato ad agosto e posso sfruttare la curva di questa condizione che sembra essere buona.

Ci punti molto a questo europeo?

Contando che sarà tra un mese e mezzo lo considero un obiettivo alla portata. La condizione c’è e mi sento pronto. Tra bici da strada a bici da cross non c’è tutta questa differenza di posizione che magari accusavo maggiormente gli altri anni che passavo da Mtb a ciclocross. 

Come ti sei trovato in questo anno all’Astana Qazaqstan Development Team?

Molto bene, sia con la squadra che con Orlando Maini che è stato la persona con cui mi sono interfacciato di più. Mi sono sentito accompagnato durante tutti gli appuntamenti. Speravo di raccogliere qualcosa in più a luglio e agosto. Guardandomi indietro posso affermare che ho accusato un po’ la stanchezza dovuta al fatto di aver tirato dritto dalla stagione del cross. Sono arrivato con le energie al limite e l’ho visto. Non ho fatto nessun risultato ma mi è servito come esperienza.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Spero di concretizzare qualcosa. Facendo qualche risultato. Facendo tesoro di quello he ho imparato quest’anno. Dalle corse, dalle esperienze, degli errori che ho commesso e di fare un ulteriore step avanti. 

A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
E invece sul ciclocross che obiettivi ti sei prefissato?

Prendendosi una pausa a metà stagione subito dopo l’europeo, penso che posso essere competitivo per gli impegni di gennaio con l’italiano, le due tappe di coppa del mondo e il mondiale. Essendo all’ultimo anno mi piacerebbe farmi vedere in ambito internazionale

Con Astana hai già firmato per anno prossimo?

Devo ancora firmare, il contratto era di un anno. Non mi piace parlare prima di aver in mano qualcosa ma me la vivo tranquillamente andando avanti con i miei obiettivi a testa bassa. 

Mazzoleni: «Lavoro graduale, Garofoli può tornare a correre»

29.08.2022
5 min
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Gianmarco Garofoli è di nuovo in sella! E lo è nel vero senso della parola stavolta. E Maurizio Mazzoleni deve tornare ad aggiungerlo alla lista degli atleti da seguire. Il talento marchigiano dell’Astana Qazaqstan Development Team ha ripreso la preparazione dopo il problema avuto con il cuore a primavera.

Un malore, quasi certamente la cui causa è da legare al Covid, lo aveva messo kappao. Noi stessi vi raccontammo delle sue lunghe giornate a casa, senza poter assolutamente fare nulla. Del Giro U23 “visto dal divano”, ma anche della grande voglia di riprendere nei giorni in cui fece un allenamento allo sfinimento su ordine del dottor Corsetti per verificare che tutto fosse okay.

Garofoli (a destra) con Velasco sullo Stelvio. Erano entrambi in altura a Livigno
Garofoli (a destra) con Velasco sullo Stelvio. Erano entrambi in altura a Livigno

Altura concordata

Chiudemmo l’intervista con Garofoli scrivendo: «Se mi daranno l’okay, farò le valigie e me ne andrò subito in altura». E’ stato di parola!

«Quando ha avuto il via libera dopo la miocardite – spiega Mazzoleni – Gianmarco ha seguito l’iter (il protocollo sanitario previsto per il rientro, ndr), poi è andato in altura. Questa scelta è stata concordata con lo staff sanitario del dottor Corsetti e il nostro, guidato dal dottor Emilio Magni. E una volta fatti questi step e ottenuto l’okay, ha potuto riprendere la preparazione atletica vera e propria. Ma va detto che già nel mese precedente aveva già ripreso a pedalare. Insomma non ci è andato da zero, ma aveva una base. In altura aveva poi un livello climatico più congeniale, tanto più in questa estate molto calda».

Maini a suo tempo ci aveva accennato alla necessità che il marchigiano ripartisse con estrema calma e Mazzoleni, ci spiega come questa estrema calma, diciamo così, è stata messa in atto. Il coach lombardo ci spiega che il lavoro è stato impostato con la massima gradualità.

«E posso assicurarvi che andare graduali con Gianmarco e il suo entusiasmo non è facile! Lui vorrebbe fare sempre meglio, sempre qualcosa in più. Ma devo dire che è stato molto bravo a rispettare il programma».

Il lavoro di Mazzoleni questa volta è stato più calibrato che mai. Ed è andato di pari passo, come ci spiega lui stesso, con le tempistiche e le necessità dettate dal controllo del dottor Magni.

Gianmarco Garofoli in azzurro agli europei di Trentino 2021. Il marchigiano ha un ottimo feeling con Amadori
Gianmarco Garofoli in azzurro agli europei di Trentino 2021. Il marchigiano ha un ottimo feeling con Amadori

Rientro azzurro

Talmente bravo che per Garofoli è stata individuata una time line per il suo rientro: sarà nel trittico del Giro di Puglia Challenge a metà settembre. Il commissario tecnico, Marino Amadori, gli ha già inviato i percorsi e Garofoli se li sta studiando.

Questo rientro è importantissimo, non tanto per questa stagione, quanto per la prossima. Significa ripartire “alla pari” con gli altri. Significa passare un inverno ben più sereno. Un po’ quel che si diceva di Bernal con Slongo: prima bisogna recuperare il corridore, poi il campione.

«Gianmarco – dice Mazzoleni – scenderà dall’altura fra pochi giorni e poi rientrerà alle corse nel trittico pugliese. E lo farà con la nazionale U23, che tiene molto a lui. Sono contento che rientri con la maglia azzurra. Per lui sarà uno stimolo in più.

«Da lì, fatto quel primo step, definiremo il calendario con la nostra squadra Development e se tutto andrà bene valuteremo di inserirlo in qualche gara del calendario italiano dei pro’, visto che c’è questa bella possibilità d’interagire tra il vivaio e la prima squadra. E penso un bel premio anche per lui dopo un anno così tribolato».

Garofoli (classe 2002) quest’anno ha corso anche la Coppi e Bartali, sua penultima gara prima dello stop (foto Instagram – Getty)
Garofoli (classe 2002) quest’anno ha corso anche la Coppi e Bartali, sua penultima gara prima dello stop (foto Instagram – Getty)

Determinazione Garofoli

A Livigno Garofoli si allenato anche con alcuni colleghi della WordlTour. Un giorno per esempio era in bici con Simone Velasco, il quale parlando con noi al telefono ci disse: «Ohi, ho il fiatone. Garofoli mi sta tirando il collo!».

 «Come abbiamo visto Gianmarco è un ragazzo molto determinato – dice Mazzoleni – e questo è un aspetto molto positivo, sia per l’età che ha, sia per la voglia di raggiungere gli obiettivi che ha in testa, i quali sono molto chiari.

«Sta a noi accompagnarlo in questo viaggio. A me, come allenatore, a Martinelli e Maini come direttori sportivi che hanno grande esperienza con i giovani talenti. Sapranno consigliarlo al meglio». 

Neanche il maltempo ha fermato il marchigiano. Corridore tosto come il suo conterraneo Scarponi
Neanche il maltempo ha fermato il marchigiano. Corridore tosto come il suo conterraneo Scarponi

Nel segno di Scarponi

«Da parte sua – continua a raccontare con passione Mazzoleni – Garofoli ha molta fiducia in noi e anche per questo ha fatto questa scelta di venire in Astana. Ma anche noi lo conoscevamo sin dalle categorie inferiori e c’era già un bel rapporto.

«Pensate, che qualche anno fa, parlando tra noi, “Scarpa” (Michele Scarponi, ndr) ci diceva che conosceva nella sua zona un ragazzino che prometteva bene. E che quando avrebbe smesso di correre, gli sarebbe piaciuto lavorare per far crescere dei talenti… e Gianmarco sarebbe stato uno di quelli. E quindi anche per questo Maini, “Martino” ed io, siamo orgogliosi di portare avanti questa “mission” che si era prefissato Scarpa».