Persico fa a spallate con Cavendish e Gaviria in Colombia

15.02.2024
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Un velocista vive di brividi, di attimi, perché quando sei lanciato a tutta verso il traguardo ogni decimo è prezioso, ogni momento conta. Così quando alla Vuelta Colombia Davide Persico non è riuscito a infilare Fernando Gaviria deve aver pensato di aver perso una bella occasione. Che la corsa a tappe dall’altra parte del mondo fosse il suo esordio tra i grandi, Persico ce lo aveva già detto. Come ci aveva raccontato dell’emozione all’idea di sfidare un mostro sacro come Mark Cavendish. 

Lo scalo ad Amsterdam ci dà l’occasione di agganciare il velocista della Bingoal-WB e di parlare un po’. Queste prime volate sono state una bella presentazione e un modo per spiare i fenomeni da vicino.

«Dopo dieci ore di volo dalla Colombia – dice Persico – siamo arrivati ad Amsterdam questa mattina (martedì, ndr). Arriverò a Milano nel pomeriggio e poi avrò ancora un’ora e mezza di macchina fino a casa. Al Tour Colombia è andata bene, peccato perché si sarebbe potuto vincere».

Il riferimento è alla prima tappa dove hai fatto secondo, vero?

Non solo, ma anche alla quarta, dove sono arrivato ottavo. A livello di obiettivi personali sono contento, ero partito con l’idea di fare qualche buon piazzamento nei dieci e torno a casa con due volate su due in top 10. Poi però la vittoria è stata così vicina.

Che un po’ spiace?

Cavolo! La prima volata non sai mai come stai, si hanno tanti dubbi. Invece stavo bene, nel chilometro finale mi sono messo sulle ruote dell’Astana e ai 200 metri ho provato ad uscire sulla sinistra di Gaviria. Deve essersi accorto del mio arrivo, perché con una mossa molto astuta mi ha chiuso e io non sono riuscito a passare. Avrei potuto vincere, ero lanciatissimo. 

Persico ha avuto modo di vedere da vicino due mostri sacri delle volate: Cavendish e Gaviria
Persico ha avuto modo di vedere da vicino due mostri sacri delle volate: Cavendish e Gaviria
Cosa ti è rimasto del secondo posto?

Rimane un po’ di amaro in bocca. Quando ci sei e vedi di stare bene, punti alla vittoria. 

Com’è stato confrontarsi con due grandi come Gaviria e Cavendish?

Il primo lo avevo già incontrato al Tour of Britain, mentre Cavendish era la prima volta che lo affrontavo. E’ stato bello, Mark era il velocista più forte al mondo quando ero piccolo e lo guardavo correre in televisione. Ricordo ancora la sua vittoria al mondiale di Copenhagen.

Cosa hai notato di curioso guardandolo da vicino?

Di Cavendish mi ha sorpreso la tranquillità. Ha tanta esperienza e si fida ciecamente della squadra, e in particolare del suo ultimo uomo: Morkov. Avere qualcuno come lui che ti pilota deve essere incredibile, tu velocista devi preoccuparti solo degli ultimi 200 metri. Noi giovani possiamo provare a seguirli, ma non saremo mai piazzati bene come loro. Me ne sono accorto alla quarta tappa, dove ho fatto ottavo.

Panorami e strade mozzafiato che Persico ha scoperto insieme ai compagni della Bingoal-WB (foto Instagram)
Panorami e strade mozzafiato che Persico ha scoperto insieme ai compagni della Bingoal-WB (foto Instagram)
Perché?

La frazione era impegnativa e abbiamo deciso di fare corsa dura per liberarci degli avversari più pesanti. Ad un certo punto eravamo rimasti in 40 nel gruppo di testa, Cavendish e Gaviria si erano staccati. Sono riusciti a rientrare negli ultimi 30 chilometri e hanno fatto la volata vinta da “Cav” proprio su Gaviria. Io ho provato a seguire, ma ero rimasto senza squadra. Ii miei compagni si erano spremuti per non farli rientrare. Mi sono trovato da solo all’ultimo chilometro.

E contro gli squadroni non hai potuto nulla…

Restare senza squadra ai mille metri dal traguardo non è semplice. Ti piazzi dove pensi possa svolgersi bene la volata, ma è sempre un’incognita: se parti troppo presto resti al vento e se lo fai in ritardo rimani imbottigliato.

Abbiamo anche visto l’altimetria della tappa regina, con una salita finale di 30 chilometri. Da velocista deve essere stata un bell’ostacolo.

Alla partenza di quella tappa, la quinta, pioveva anche (dice con una risata, ndr) poi per fortuna ha smesso. Partivamo da 2.500 metri d’altitudine, siamo scesi fino a 800 e c’era un caldo incredibile. La prima parte di tappa prevedeva una breve salita e poi una lunga discesa, che sarebbe stata poi la scalata finale di 30 chilometri. Mentre andavamo giù per la valle pensavo: «Cavolo, poi mi tocca anche risalire!»

Una “dolce” sorpresa per Persico in Colombia: ecco una bevanda con la sua faccia sopra (foto Instagram)
Una “dolce” sorpresa per Persico in Colombia: ecco una bevanda con la sua faccia sopra (foto Instagram)
Come l’hai affrontata?

Nei tratti ondulati prima dell’inizio della salita ufficiale, Gaviria e Cavendish si sono staccati. Io invece sono voluto rimanere il più possibile in gruppo, per risparmiare qualcosa. Poi mi sono staccato insieme a un mio compagno di squadra. Dopo qualche chilometro da dietro è rientrato un gruppetto con Gaviria e un suo compagno in testa. Probabilmente avevano capito di essere fuori tempo massimo e hanno accelerato?

Quando hai visto tornare sotto Gaviria hai pensato che avresti potuto risparmiare un po’ di fatica restando con lui?

In realtà sì, ma mi sono gestito bene. Non sono mai andato fuori giri, cosa fondamentale a quelle altitudini. Mi sono alimentato in maniera corretta, non è stata troppo una faticaccia. Però poi nell’ultima tappa ho seguito il gruppetto fin da subito. L’idea all’inizio era di rimanere con i primi se il ritmo ce lo avesse permesso. Poi gli uomini di classifica si sono dati battaglia fin da subito e abbiamo rinunciato. Alla fine è stata una gran bella esperienza e torno a casa contento anche di come ho lavorato in inverno.