Da Nibali a Bettiol, con Franceschi nel cuore di Mastromarco

29.06.2024
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MASTROMARCO – La casa di Carlo Franceschi la trovi perché lo sai, perché te lo dice il navigatore o solo perché davanti alla porta c’è parcheggiata l’ammiraglia della Mastromarco. Il direttore sportivo che fu di Capecchi, Nibali, Damiano Caruso, Valerio Conti e poi di Bettiol sta per compiere ottant’anni, eppure ha ancora i modi decisi. Siamo qui perché la vittoria tricolore di Bettiol ha riacceso la luce sulla piccola squadra toscana e quel senso di famiglia che l’ha sempre resa una bottega di ottimo artigianato, per il quale oggi c’è sempre meno spazio.

Quando siamo arrivati, Carlo stava preparando il pranzo assieme a sua figlia, fuori il caldo inizia a picchiare. Un corridore con la divisa della squadra locale passa avanti e indietro: scherzando diciamo a Franceschi che magari vuole farsi vedere impegnato. Lui sorride bonariamente e poi invita a sederci. Ha voglia di parlarci dei suoi… figli di Mastromarco: quelli che ce l’hanno fatta e quelli che alla fine si sono arresi. Ma si parte dall’ultimo, da Bettiol e da quegli abbracci a Sesto Fiorentino, dopo la vittoria.

«Balducci lo seguiva negli allenamenti – ricorda – e mi diceva che Alberto era forte, lui lo conosce bene. Solo che con quella caduta al Giro di Svizzera si era… pelato tanto e per questo eravamo un po’ titubanti. E lui allora lo curava anche durante gli allenamenti, affinché le piaghe non si espandessero e si riassorbissero quanto prima. Lo seguiva con il motorino e la bottiglia del disinfettante. Ogni mezz’ora bagnava le ferite finché finalmente il giovedì è stato contento. In due giorni le bruciature erano quasi guarite. E così siamo andati a Sesto Fiorentino, tutti noi del gruppo sportivo. Ci siamo messi sul percorso per fare i rifornimenti, perché lui era da solo. Io ero sulla salita di Monte Morello e l’ho sempre visto pedalare tranquillo. E alla fine abbiamo visto come è andata a finire…».

Il 2 marzo del 2013, Bettiol vince la Firenze-Empoli, prima corsa in maglia Mastromarco (photors.it)
Il 2 marzo del 2013, Bettiol vince la Firenze-Empoli, prima corsa in maglia Mastromarco (photors.it)
Bettiol e Nibali hanno due storie diverse…

Con Enzo è un rapporto più familiare, si può dire più quasi da figlio a padre. Ad Alberto siamo affezionati, ha fatto un anno a Mastromarco. E’ un ragazzo che si fa ben volere e allora ci siamo attaccati anche a lui, perché si dà anche delle belle soddisfazioni. Penso anche che in futuro non avrà più quei continui alti e bassi che lo hanno caratterizzato finora. Ha risolto i problemi che li causavano e già si è visto un primo miglioramento nel suo rendimento, che nel tempo sarà anche più evidente.

Che posto è Mastromarco?

E’ una famiglia. Questi ragazzi li teniamo qui, specialmente quelli che vengono da lontano. C’è il nostro ritiro e alla fine ci affezioniamo perché sono ragazzi seri, volonterosi, con la voglia di faticare e fare tanti sacrifici. Il ciclismo è uno sport duro, richiede tanti sacrifici, anche se alla fine non tutti ce la fanno. Purtroppo non tutti hanno i buoni motori e la mentalità per fare tutti questi sacrifici. Qualcuno si perde, penso a Paolo Baccio, che era un grandissimo talento e alla fine ha smesso di correre. Aveva vinto Mercatale, il Trofeo Piva e il tricolore crono. Aveva firmato un contratto da professionista e poi si è come spento. Per contro ci sono tanti altri ragazzi passati dalla Mastromarco che stanno correndo attualmente nel professionismo. Sono corridori giovani, magari non diventeranno campioni, ma sono buoni corridori.

Paolo Baccio, anche lui messinese come Nibali, era un talento purtroppo sfiorito (photors.it)
Paolo Baccio, anche lui messinese come Nibali, era un talento purtroppo sfiorito (photors.it)
Di qui è passato anche Capecchi…

E’ stato un buon corridore e anche lui ci ha dato tante soddisfazioni. E’ molto attaccato e tutte le volte che ci vediamo, ci abbracciamo e ci facciamo festa. Lui rimase qui un solo anno e poi è passato subito al professionismo…

Come Bettiol, del resto.

Lui abitava qui vicino, prima di trasferirsi in Svizzera, e ogni volta che torna a casa, viene ad allenarsi con noi. Anche con Caruso i rapporti sono meno stretti, perché lui abita in Sicilia. Ma ogni volta che viene alle gare e ci si vede, è una festa. Sono corridori che in un modo o nell’altro sono rimasti qua. Hanno sempre avuto un buon motore e la capacità di faticare e riuscire a concentrarsi come serve.

Nel 2008 Damiano Caruso vince il tricolore in maglia Mastromarco-Grassi-Sensi
Nel 2008 Damiano Caruso vince il tricolore in maglia Mastromarco-Grassi-Sensi
Hai parlato di Bettiol che vive in Svizzera, eppure fra i motivi della sua vittoria ai tricolori ha messo l’essere stato seguito come quando era dilettante. Non sarà che l’Italia gli manca?

Credo che gli faccia piacere sentirsi abbracciato dalla sua gente, perché sono abbracci sinceri. Purtroppo in Italia sono tartassati dalle tasse, mentre in Svizzera pagano meno e per questo vogliono andare via. Se questo Governo aiutasse di più lo sport e facesse le cose come tutti gli altri Stati, sicuramente tanti atleti non andrebbero fuori dall’Italia.

Mastromarco era un laboratorio artigianale, oggi quel ciclismo sembra lontanissimo…

Sta andando alla deriva, è vero. Però noi cerchiamo di fare il possibile, perché comunque i ragazzi devono crescere ed essere seguirli con amore. Devi insegnargli il mestiere del corridore, come devono mangiare e anche dormire. Cerchiamo di insegnargli a fare il ciclismo vero. Oggi li vedi più emancipati anche a rispetto a 5-6 anni fa. Certamente qualcuno si può montare la testa. Vince due o tre gare da under 23 e pensa di essere un campione vero, invece si è appena seduto a tavola e non ha ancora iniziato a mangiare. Alcuni lo capiscono e vanno avanti, gli altri probabilmente si perderanno.

Nibali e Franceschi: qui al Giro d’Italia del 2019
Nibali e Franceschi: qui al Giro d’Italia del 2019
C’è una vittoria che ti è rimasta nel cuore?

Le vittorie di Enzo sono tutte nel cuore. Il Giro d’Italia, il Tour e la Vuelta. Ho avuto la fortuna di essere presente sempre nel momento giusto, ma credo che la soddisfazione più grande l’ho provata alla Milano-Sanremo. Era una gara che non gli si addiceva tanto e ha fatto un numero strabiliante. Nessuno se l’aspettava e quella secondo me è stata la ciliegina sulla torta.

Come si combattono i devo team?

Non si combattono, si tenta di sopravvivere. Se non avessi Balducci come direttore sportivo, non riuscirei ad andare avanti. Lui adesso lavora con il cambio ruote Shimano, perché è giusto che possa guadagnare più del poco che possiamo dargli noi. Davvero qui si lavora con passione. Finché ne abbiamo, ci sarà ancora il Mastromarco.

La SuperSix Evo LAB71 Team Replica è ora disponibile

28.06.2024
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Cosa significa SuperSix Evo LAB71? La migliore struttura di carbonio sviluppata da Cannondale e facente parte della Serie 0. E’ la stessa utilizzata dal Team EF Pro Cycling-Easy Post e vittoriosa al recente Campionato Italiano grazie ad Alberto Bettiol.

Una bici disegnata e prodotta per i professionisti. Cannondale ha reso disponibile la Team Replica, con trasmissione Shimano Dura Ace, power meter FSA PowerBox, il cockpit in carbonio monoblocco SystemBar R One e le ruote Vision Metron SL60.

Bettiol vittorioso con la sua SuperSix Evo LAB71
Bettiol vittorioso con la sua SuperSix Evo LAB71

Come è fatta e come è assemblata la Team Replica

Telaio e forcella sono monoscocca, utilizzano l’ultima evoluzione dello storico carbonio di Cannondale, ovvero il BallisTec Serie 0. Pur essendo un frame-kit estremamente leggero, il progetto non sacrifica alcuni concetti di penetrazione dello spazio che rendo la bicicletta efficiente in fatto di aerodinamica. LAB71 porta in dote anche il manubrio integrato disegnato con la collaborazione di Momo Design.

Tutta la componentistica è stata mutuata da quella utilizzata dai corridori del team, movimento centrale di natura ceramica compreso. Una vera Team Replica in tutto e per tutto, grazie anche ai tubeless Vittoria e alla sella Prologo. La SuperSix Evo LAB71 è stata una delle prime bici totali, leggerissime e altempo stesso veloci.

Alcuni numeri

Il telaio è dichiarato a 770 grammi di peso, verniciatura inclusa e nella taglia 56 (pochissimo). Le taglie disponibili sono 7, dalla 44 alla 61. Ognuna di queste ha dei valori geometrici ben precisi mirati ad evitare delle sovrapposizioni (considerando anche l’impiego del cockpit). In comune c’è il rake della forcella che è di 55 millimetri per le taglie fino alla 54, 45 per le più grandi 56, 58 e 61. Il prezzo di listino è di 14.449 euro.

Cannondale

Terzo uomo, il dilemma di Bennati: la decisione in settimana

25.06.2024
4 min
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Una mezz’ora prima che il campionato italiano partisse, il cittì Bennati è salito sul camper della famiglia Viviani, su cui si stavano preparando Elia, Ganna, Puccio e Moscon, in qualità di ospite. Non si sa cosa abbia detto, ha chiesto a Cioni il permesso di salire, poi si è chiuso la porta alle spalle. Il momento delle convocazioni olimpiche sta arrivando, probabilmente aveva qualche altro puntino da collegare.

Pogacar e i suoi 9.663 punti sono irraggiungibili, ma scorrendo il dito verso il basso nella classifica UCI, il primo italiano è Jonathan Milan a quota 1.941 e subito dopo arriva Ganna, con 1.749. Loro due Bennati non può convocarli per le Olimpiadi, perché faranno soltanto la pista, cui Ganna aggiungerà la crono. Il terzo italiano della classifica mondiale è Luca Mozzato, 1.722 punti, poi c’è Bettiol a 1.551,7. Se le convocazioni si facessero con il ranking dell’UCI e considerato che Viviani correrà su strada per scelta FCI e per gareggiare nell’omnium, Bennati potrebbe trovarsi con gli altri due nomi già serviti in tavola. Se fosse tutto così semplice, non ci sarebbe bisogno neppure di un commissario tecnico. Ed è per questo che domenica, dopo aver seguito la corsa tricolore dalla moto, il cittì aretino era cogitabondo. La vittoria di Bettiol è stata una grandissima conferma, ma il nome del fiorentino era già scolpito nella pietra.

«Ovviamente il risultato fa sempre piacere – diceva Bennati – a lui in primis. Ma per come ha gestito questo inizio di stagione, il risultato del campionato italiano non era determinante. Poi c’è tutto un Tour davanti, quindi Parigi sembra che sia lì, però la strada è ancora abbastanza lunga».

Bennati ha seguito il tricolore sulla moto anche nei primi chilometri, sotto la pioggia
Bennati ha seguito il tricolore sulla moto anche nei primi chilometri, sotto la pioggia

La corsa sulla moto

I campionati italiani non sarebbero stati utili per definire la posizione di Bettiol, ma forse qualcun altro avrebbe potuto convincere Bennati a tenere aperta la porta. Il giorno delle convocazioni sarà il 5 luglio, quando a Roma ciascun cittì snocciolerà i nomi degli azzurri che porterà ai Giochi. Eppure, parlando da osservatori esterni e poco competenti, la gara di Sesto Fiorentino non ha rivelato identità aggiuntive.

«Se dovessi guardare le indicazioni in vista delle Olimpiadi – spiegava – il percorso del tricolore non assomigliava nemmeno un po’ a quello di Parigi. Alberto (Bettiol, ndr) è un corridore più polivalente rispetto a Mozzato, che comunque su un percorso come questo di Sesto Fiorentino, farebbe tanta fatica anche con la condizione del Fiandre. Una conferma poteva venire da Trentin, che comunque è andato forte, Bagioli invece non l’ho mai visto. Vendrame è andato bene, è stato sempre in corsa. I Bardiani sono sempre stati molto presenti, Zoccarato ha fatto una grande corsa e Fiorelli nel finale era lì. Sono i soliti uomini da campionato italiano. E poi c’è Rota…».

Il terzo secondo posto consecutivo rischia di essere fastidioso…

Arriva sempre secondo, però è un corridore che ci crede sempre. Purtroppo non possiamo considerarlo vincente, però è presente. Non ha paura di attaccare da lontano, è un corridore così. Con me ha fatto entrambi i mondiali, quindi è un corridore che può essere determinante all’interno di una squadra. Lorenzo ha la capacità di aprire la corsa da lontano, è un corridore moderno.

Per scegliere il fantomatico terzo uomo aspetti un lampo dal Tour, oppure hai già il nome in testa?

Ce l’ho già, però adesso voglio prendermi 3-4 giorni per fare mente locale su tutto. Penso che non potrò nemmeno aspettare la prima settimana del Tour, perché il 5 luglio dobbiamo dare i nomi. Potrei guardare le prime tappe, ma vorrebbe dire poco. L’idea a questo punto è di scegliere il terzo in questa settimana.

L’appuntamento è per il 5 luglio alle 11 nella Sala Giunta del CONI. Alla presenza di Malagò, Pancalli e Dagnoni, presidenti rispettivamente del Comitato Olimpico, di quello Paralimpico e della Federciclismo, saranno annunciati i nomi degli azzurri che partiranno per Parigi. La maglia tricolore è stata presentata a Napoli durante il Giro d’Italia, non resta che conoscere i nomi degli atleti che la vestiranno.

EDITORIALE / Campionato italiano, non tutto rose e fiori

24.06.2024
6 min
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Diciassette corridori all’arrivo su 155 partenti. L’ordine di arrivo del campionato italiano è un lungo elenco di DNF che un po’ falsa la percezione di come è andata davvero la corsa. La vittoria di Bettiol è stata un flash che ha coperto con la sua luce quello che accadeva alle spalle. E mentre abbiamo ancora negli occhi la sua azione prepotente e sfrontata e la bellezza del suo sorriso sul traguardo, forse è arrivato il momento di guardare là dietro per capire cosa sia successo.

«Il mio campionato italiano – dice Lorenzo Germani, unico atleta della Groupama-FDJ in gara – è stato uguale a quello di chi si è ritirato dopo 5 chilometri e non è vero. Ho provato ad anticipare sul circuito, prima che i pezzi grossi aprissero il gas. Ho resistito fino all’accelerazione di Ciccone e a quel punto mi sono ritrovato con Oldani, Albanese e Vendrame e le ammiraglie della Cofidis e della Arkea a farci da apripista nel traffico. Abbiamo cercato di finire la corsa, avevamo meno di 8 minuti dai primi, ma ci hanno messo fuori durante l’ultimo giro. Il carro scopa e le ambulanze ci hanno passato senza motivo. Volevamo raggiungere il traguardo, ma abbiamo trovato le transenne in mezzo alla strada. Visto anche quello che è successo nei primi 40 chilometri, mi chiedo se fossimo davvero in un campionato italiano dei professionisti…».

Marco Frigo, 17° e ultimo corridore classificato a 3’06”. Gli altri dietro, tutti fuori corsa
Marco Frigo, 17° e ultimo corridore classificato a 3’06”. Gli altri dietro, tutti fuori corsa

Problemi in partenza

Che cosa è successo nei primi 40 chilometri? Ve lo diciamo fra un momento. Prima però facciamo un passo indietro e torniamo al mattino, quando eravamo tutti a Piazzale Michelangelo, per le operazioni di partenza.

Il sistema dei parcheggi è andato in tilt. Senza una vera gestione, si sono ritrovate auto stampa e mezzi della Polizia in mezzo ai pullman delle squadre. E quando il piazzale si è riempito, i pullman Lidl-Trek, Tudor Pro Cycling, VF Group-Bardiani e Team Polti sono stati messi sulla strada, nella corsia dei bus turistici. Questo ha fatto saltare i nervi ai gestori dei chioschi di souvenir che si sono visti bloccare gli affari per gran parte della mattinata. Pace.

Il via è stato dato con un quarto d’ora di ritardo, perché si aspettava Eugenio Giani, il Governatore della Toscana. Non si sa se perché a Firenze fosse giorno di elezioni comunali o se per motivazioni personali, sta di fatto che Giani non c’era e i corridori hanno atteso sotto la pioggia che arrivasse.

«Sulla partenza – spiega Liliana Di Giacomo della Larcianese – abbiamo cercato di attendere il governatore Giani, in quanto Regione Toscana è stata sponsor principale dell’evento e ci pareva giusto portare il massimo rispetto. Siamo subentrati dopo la rinuncia di un altro organizzatore a meno di 45 giorni dall’evento e vogliamo ringraziare il governatore Eugenio Giani. Senza il suo intervento non sarebbe stato possibile realizzare questi campionati Italiani. L’esclusione dei corridori è avvenuta quando il distacco sfiorava il quarto d’ora e avevano da affrontare ancora una volta la salita. Quindi ci avrebbero messo in difficoltà col traffico e con la sospensione della circolazione ordinata dalla Prefettura di 15 minuti».

I numeri non coincidono. I corridori coinvolti portano i loro dati su Strava per dimostrare che le distanze fossero inferiori e il ritardo ben più leggero. Roberto Damiani, che apriva la strada ai ritardatari con l’ammiraglia della Cofidis, parla di 3’45” dalla testa della corsa al penultimo passaggio sul traguardo. «Oldani è arrivato 18° a meno di 8 minuti e trovando le transenne chiuse ai 200 metri dall’arrivo. E’ falso che avessimo quasi 15 minuti di ritardo».

Quando il Governatore Giani è arrivato, la corsa è potuta finalmente partire (foto Valerio Pagni)
Quando il Governatore Giani è arrivato, la corsa è potuta finalmente partire (foto Valerio Pagni)

Tempi troppo stretti

Ma non è solo questo che non ha funzionato in un campionato italiano che, volendosi concentrare unicamente sulla giornata conclusiva, ha presentato diverse criticità. Per amor del vero, va ribadito che le società intervenute per organizzarlo hanno avuto poco tempo a disposizione.

La Federazione aveva dato mandato alla Lega di organizzare i tricolori e la scelta, dopo un bando, era caduta su Extra Giro, la società del mondiale di Imola 2020 e del tricolore 2021. Ci sono stati i primi contatti a ottobre, poi gli incontri con Regione Toscana a dicembre e gennaio. La società romagnola chiedeva le lettere di affidamento economico – così spiega Marco Selleri – e visto che queste non arrivavano e vantando già crediti nei confronti di altre Amministrazioni, il 20 marzo Extra Giro si è tirata indietro.

La ricerca di chi subentrasse non è stata evidentemente agevole. Finché il Comitato regionale toscano, supportato dalla Regione, ha preso in mano la situazione, creando un pool fra varie società: nel weekend, la Larcianese e la US Aurora. Si sono rimboccati le maniche. Ci hanno provato. Hanno puntellato la situazione, ma questo non è bastato per tenere ogni aspetto sotto controllo.

La UC Larcianese ha fatto del suo meglio, ma forse avrebbe avuto bisogno di altro supporto
La UC Larcianese ha fatto del suo meglio, ma forse avrebbe avuto bisogno di altro supporto

I primi 40 chilometri

Veniamo dunque ai primi 40 chilometri. Già durante il ritorno a casa, abbiamo ricevuto messaggi da corridori di una certa esperienza come De Marchi, Trentin e Oldani. Pare che anche Ganna avesse un diavolo per capello. Damiani ci ha fornito altre conferme. Traffico contromano durante il trasferimento. Incroci scoperti e auto che entravano e attraversavano. Traffico fermato pochi secondi prima del passaggio del gruppo, con veicoli fermi dietro le curve. Chi si è fermato per fare la pipì oppure ha bucato, nel rientrare si è trovato con auto private che si infilavano nella coda delle ammiraglie, anche contromano. Almeno fino al Mugello, i corridori hanno definito la situazione imbarazzante sul piano della sicurezza. Poi nel circuito le cose sono migliorate.

Per fortuna non ci sono stati incidenti. A un certo punto però, all’ennesima auto entrata nel gruppo, i corridori hanno rallentato fino quasi a fermarsi. Qualcuno ha proposto di chiuderla lì, ma sotto la spinta delle squadre più numerose (e anche grazie al senso di responsabilità), il campionato italiano è andato avanti. Persone accanto all’organizzazione hanno parlato di disposizioni modificate al mattino, quando tutto era già stato definito come nella gara delle donne del giorno prima. Sarà vero? E perché farlo?

Mentre Bettiol riceveva il premio dal Governatore Giani, non si aveva la percezione di quanto fosse accaduto
Mentre Bettiol riceveva il premio dal Governatore Giani, non si aveva la percezione di quanto fosse accaduto

Il rischio di Bettiol

All’arrivo non si è avuta percezione di tutto questo. Il buffet, l’accoglienza trionfale per Christian Prudhomme e la musica hanno coperto quanto intanto accadeva in corsa. C’era persino l’arco dell’arrivo messo in curva, sebbene ci fosse lo spazio per metterlo in rettilineo. Nessun problema, visto l’arrivo a ranghi ridottissimi. Se invece fosse arrivato un gruppetto in volata?

Alberto Bettiol ha conquistato la maglia tricolore davanti a 16 sfidanti e nulla di ciò che è accaduto dietro avrebbe potuto incidere sul risultato. Tuttavia il gruppo alle sue spalle era molto più numeroso e i corridori che erano ancora nei tempi consentiti meritavano di concludere la corsa. Allo stesso modo in cui meritavano un’organizzazione all’altezza dell’evento che assegna il simbolo più importante della Federazione ciclistica: la maglia tricolore. Forse oltre ad assegnare l’incarico, si sarebbe potuto valutare meglio le forze in campo ed eventualmente intervenire in loro supporto. Magari il Comitato regionale toscano avrebbe avuto bisogno di supporto. Per fortuna è andata bene.

Probabilmente Bettiol, partito per ultimo da Piazzale Michelangelo, non si è accorto nemmeno che al suo uscire dalla zona transennata, un’auto di servizio si è avviata convinta che fossero già usciti tutti e ha rischiato di centrarlo. Chi c’era ha imprecato in modo violento. E’ proprio vero, quando una giornata nasce sotto la buona stella, non c’è proprio nulla che possa mandarla di traverso.

Una bici al cielo, la piazza esplode per Bettiol tricolore

23.06.2024
7 min
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SESTO FIORENTINO – Quante volte hai pensato ad Alfredo Martini durante la corsa? Bettiol si volta quasi di scatto e tira su col naso. Passa la mano destra nei capelli più di una volta, per qualche prurito dopo tutto il giorno col casco sulla testa e poi guarda fisso.

«Ci ho pensato veramente tanto – dice – prima quando ho fatto la ricognizione, perché praticamente lui abitava qua, dietro la piazza, e conosco molto bene le figlie e i nipoti. Poi quando sono partito sulla salita ed ero solo a cinque dall’arrivo, mi è venuto anche un po’ da piangere. Ho pensato ad Alfredo, ho pensato a Mauro Battaglini e pensavo a quanto sarebbe stato bello che anche loro fossero qua con me oggi, con noi. Insomma, ecco… un pensiero va anche a loro due».

Una settimana difficile

Alberto Bettiol ha appena vinto il campionato italiano, con un’azione da duro sul circuito che aveva provato con la Mastromarco appena era stato ufficializzato. Ha trovato collaborazione in Rota e Zambanini e in tre si sono sobbarcati la fatica della fuga, quando Zoccarato ha deposto le armi. Era il favorito, tutti lo indicavano come tale e nessuno – noi compresi – si era fermato invece a riflettere sulla caduta al Giro di Svizzera che lo aveva costretto al ritiro.

Racconta Gabriele Balducci – suo direttore sportivo da U23, amico e padre ciclistico assieme a Carlo Franceschi – che quando è tornato a casa dal Giro Next Gen, seguito con Shimano, ha trovato un Bettiol da mani nei capelli.

«Ho cercato di non buttare benzina sul fuoco – racconta commosso e senza voce – ma la situazione era veramente brutta. Grazie alla nostra famiglia siamo riusciti a riprendere la situazione. Parlo di famiglia, perché è un gruppo allargato. Ci sono delle persone che ci stanno vicine e ci hanno dato una grossa mano».

Non sappiamo se Bettiol percepisca sino in fondo l’amore di cui è circondato in questa parte di mondo, ma a giudicare dagli sguardi delle persone che lo hanno accolto sul traguardo e spinto idealmente in ogni metro della fuga, si tratta di un fuoco davvero potente. Quando ha attaccato ed è rimasto da solo, un boato ha scosso la piazza del mercato.

Sotto il palco l’abbraccio tra Carlo Franceschi e Gabriele Balducci: il cuore di Mastromarco batte sempre forte
Sotto il palco l’abbraccio tra Carlo Franceschi e Gabriele Balducci: il cuore di Mastromarco batte sempre forte
Eri messo davvero male?

E’ stata dura ragazzi, perché faccio una cosa bene e 10 male. Ho vinto la Milano-Torino, poi sono caduto ad Harelbeke. Stavo andando bene allo Svizzera, poi sono caduto. Però questa settimana è stato bello. La mia squadra, la EF-Easy Post, mi ha supportato dandomi tutto il materiale. Ma è stata soprattutto una settimana vissuta come quando ero dilettante. Con Carlo Franceschi, con Boldrini, con Balducci, con Luca Brucini, il mio massaggiatore toscano. E’ stato bello. Ci siamo uniti e abbiamo cercato di rimediare tutti insieme a questo danno. La mia famiglia mi ha supportato. La mia ragazza mi ha lasciato tranquillo, sapeva benissimo quanto ci tenessi a questa settimana. Forse è questo il mio segreto…

Quale?

La famiglia, la squadra di Mastromarco che non mi abbandona mai. C’era Giuba, c’era anche Tiziano il meccanico a darmi l’acqua sulla salita. C’era Luca giù in pianura e Balducci era sull’ammiraglia della Work Service, che tra l’altro ringrazio perché siamo stati loro ospiti. Ringrazio Bardelli e i quattro ragazzi di oggi. Sono fortunato e questa vittoria la dedico veramente a loro.

La gente di Bettiol? Eccone una bella fetta. E stasera si fa giustamente baldoria
La gente di Bettiol? Eccone una bella fetta. E stasera si fa giustamente baldoria
Che cosa succede adesso?

Sarà un’annata lunga. Devo onorare questa maglia e ce la metterò tutta. Ma ho anche bisogno di festeggiare, perché le vittorie vanno festeggiate. E poi mi voglio concentrare, perché tra una settimana c’è il Tour de France e spero di essere un degno campione italiano.

Eri il favorito, hai avuto sempre l’espressione molto concentrata…

Oggi è stata dura. Sapevo che era una delle corse più difficili da vincere, perché ero solo e avevo davanti squadre da 17 corridori. Non potevo fare altro che rendere la corsa dura. Fortunatamente ci hanno pensato la Lidl-Trek e l’Astana, ma sapevo che a un certo punto dovevo andare. Non avendo nessuno che potesse darmi una mano, dovevo muovermi. Ho rischiato anche un po’ a farlo tanto in anticipo, però oggi sapevo che bisognava rischiare. In generale mi piace rischiare, oggi bisognava farlo un po’ di più.

Dopo aver animato la fuga, Bettiol ha rotto gli indugi sull’ultimo passaggio in salita
Dopo aver animato la fuga, Bettiol ha rotto gli indugi sull’ultimo passaggio in salita
Sembri un altro Alberto: più preciso, concentrato, anche determinato.

Si invecchia, si matura, si impara dagli errori. Più che errori, direi semplicemente che il ciclismo adesso è diventato molto difficile, molto competitivo. Quest’anno, l’ho sempre detto, è una annata particolare. I Giochi Olimpici, i mondiali, i campionati italiani a Firenze, il Tour che parte da Firenze. Ero stato a vedere il percorso un paio di mesi fa, perché sapevo che sarebbe stato molto difficile tornarci, dato che partivo per Sierra Nevada, poi per la Francia e il Giro di Svizzera.

Come è stato correre senza radio?

Avevo Daniele Bennati (sorride, ndr) che dalla moto mi dava qualche consiglio, perché non avendo la radio e nemmeno la lavagna, non sapevo neanche bene i distacchi. E’ stata veramente una bella giornata. Devo ringraziare anche Lorenzo Rota e Zambanini, che sono stati veramente bravi. E’ stato un degno podio, perché alla fine ci hanno creduto come me. Ci siamo detti di rischiare, io non credevo di staccarli tutti. Credevo comunque di giocarmi qualcosa, scollinata la salita. Ho fatto uno sforzo notevole per balzare davanti, perché ero rimasto dietro. E neanche stavo tanto bene…

Per fortuna…

Avevo i battiti un po’ alti. Era una settimana che non correvo, poi ho fatto tre giorni senza bici e ho avuto un’infezione al braccio. Ho dovuto fare gli antibiotici. Insomma non è stato facile, però avevamo un obiettivo. Dico avevamo perché le persone di cui ho parlato prima si sono sacrificate come me, nella stessa misura. Hanno sacrificato le loro famiglie, i loro impegni, il loro lavoro per dedicarli a me. Luca, il mio massaggiatore, stasera doveva andare in ospedale a lavorare e non ci va perché oggi bisogna festeggiare. Anche questo è importante.

Avevi studiato il fatto di sollevare la bici sul traguardo?

No, dico la verità. Mi sono girato all’arrivo, avevo spazio e volevo fare questa cosa perché devo ringraziare anche Cannondale: sono 10 anni che mi dà le bici e me ne ha fatta una speciale, bellissima. Martedì sera festeggeremo la bici con un grande evento a Castelfiorentino e festeggiarla da campione italiano è una bella cosa.

La partenza è stata data da Piazzale Michelangelo a Firenze: qui fra cinque giorni sbarcherà il Tour
La partenza è stata data da Piazzale Michelangelo a Firenze: qui fra cinque giorni sbarcherà il Tour
Sarai alla partenza del Tour da Firenze e per giunta in maglia tricolore…

E’ una cosa che non avrei immaginato neanche in un sogno. Essere l’unico fiorentino alla partenza era già qualcosa di speciale. Ma sfilare con la maglia tricolore non me lo so neanche immaginare. Ho fatto cinque partenze del Tour e sono state una più bella dell’altra. Però ecco ho fatto la ricognizione del trasferimento, ho fatto dei servizi per ASO e ho capito da dove passiamo. E insomma, con tutto il rispetto per le altre città, Firenze sarà Firenze…

E’ il ritratto della felicità. La sua gente lo aspetta. Il fratello, la ragazza, Balducci, Franceschi. Un sacco di gente che non conosciamo. Una famiglia allargata che da anni lo protegge, lo coccola e a volte lo ha giustificato invitando a volergli bene quando le cose non andavano. Per tutti loro stasera sarà il tempo della commozione, della felicità sfrenata e dei brindisi. Fra meno di una settimana saremo nuovamente a Piazzale Michelangelo. E il viaggio tricolore di Alberto Bettiol prenderà ufficialmente il largo.

Italiani a cronometro, esame con Velo come professore

19.06.2024
5 min
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Grosseto, ultima fermata per Parigi. I campionati italiani a cronometro in programma nella città toscana hanno quest’anno un valore particolare, essendo un vero e proprio test generale sulla strada che porta a quel fatidico 27 luglio, giorno segnato in rosso nell’agenda non solo di Ganna e dei tecnici azzurri, ma di tutti gli appassionati, anche quelli non prettamente ciclistici, perché il primo giorno di gare dei Giochi Olimpici ha sempre un valore particolare. E’ come se chi è impegnato quel giorno si porti appresso anche i buoni auspici per tutta la spedizione futura. Chi ricorda il primo giorno di Atene 2004, con l’affondo ciclistico di Paolo Bettini (e anche quello schermistico di Aldo Montano) lo sa bene.

Ganna è il personaggio più atteso a Grosseto. Va verificare la forma a un mese dai Giochi
Ganna è il personaggio più atteso a Grosseto. Va verificare la forma a un mese dai Giochi

E’ un test particolare anche, anzi soprattutto dal punto di vista tecnico e il cittì azzurro Marco Velo non ne fa mistero: «Ho chiesto io alla Federazione e conseguentemente agli organizzatori di allestire un tracciato il più possibile simile a quello olimpico. La gara giunge a poco più di un mese da quella parigina, non ci saranno altre prove contro il tempo, è importante capire come stanno i ragazzi su un percorso come quello che affronteranno in Francia. Lunghezza di 35 chilometri, pochissime curve, tutto pianeggiante. E’ una vera prova generale. L’unica differenza è che a Parigi le donne gareggeranno sulla stessa distanza degli uomini, qui sono 25 chilometri».

Da Ganna, che abbiamo visto vincere al Giro d’Italia che cosa ti aspetti?

Spero che non sia al 100 per cento, ma che sia già in una buona condizione, che mi faccia vedere che il percorso di avvicinamento sta procedendo nel dovuto modo considerando che Pippo sta lavorando sia in funzione della cronometro, sia per la pista. Non mi aspetto la condizione super, ma che non sia poi tanto lontano, sapendo che poi ci sarà da fare ancora un po’ di volume e rifinire la condizione nelle quattro settimane che ci separano. Anche per questo il test è importante, ci darà riferimenti sui quali ragionare.

Guazzini e Longo Borghini ai tricolori a cronometro 2022. La sfida si rinnova
Guazzini e Longo Borghini ai tricolori a cronometro 2022. La sfida si rinnova
Che tu sappia, sono previste altre uscite su strada per lui?

Credo debba fare il Giro d’Austria che comunque è anche una buona cosa se inserito come gara di avvicinamento, per non staccare completamente con l’agonismo. Poi il 23 luglio ci trasferiremo a Parigi per fare il test del percorso olimpico il giorno dopo.

E’ chiaro che gran parte delle attenzioni sono per Filippo, ma c’è anche la gara femminile…

Anzi, quella delle ragazze per certi versi è anche più delicata perché dovrò operare una scelta che sarà comunque dolorosa, ma fa parte del mio lavoro. Vittoria Guazzini ed Elisa Longo Borghini vengono da ottimi periodi, hanno vinto la prima e ottenuto ottimi riscontri in Svizzera la seconda. So che entrambe sono motivatissime e ci tengono, paradossalmente la cosa che mi auguro è che non finiscano nello spazio di pochissimi secondi, altrimenti sarei davvero in difficoltà…

Ottime sensazioni da Bettiol al Giro di Svizzera. Sarà lui il secondo azzurro in gara il 27 luglio?
Ottime sensazioni da Bettiol al Giro di Svizzera. Sarà lui il secondo azzurro in gara il 27 luglio?
Torniamo agli uomini. Detto di Ganna, chi saranno i suoi principali avversari?

Su quel percorso vedo bene Affini e mi dispiace che Cattaneo non si sia ancora completamente ripreso dai problemi alla tiroide. Ci sarà anche Bettiol e intanto lo ringrazio per la sua disponibilità, sono molto interessato nel vederlo alla prova dopo le ottime prestazioni della scorsa settimana in Svizzera, peccato per quella caduta che l’ha costretto al ritiro. Io sono convinto che se è in giornata, soprattutto mentalmente, Alberto è davvero capace di tutto, può stupire in positivo.

Avvicinandoci alla scadenza olimpica bisogna guardare anche agli avversari. Ganna lo abbiamo visto al Giro, Evenepoel e Tarling al Delfinato. Immaginiamo che la loro cronometro tu l’abbia guardata con particolare interesse…

Sicuramente. Remco arrivava da un periodo di inattività il che significa anche maggior freschezza atletica e in gara l’ha dimostrato, poi chiaramente ha sofferto nei giorni successivi e si è un po’ perso. Resta sempre un esempio di aerodinamica. La gara francese secondo me ha confermato che i principali uomini per il podio olimpico sono questi, poi la disposizione dei posti dipenderà da mille fattori. Il belga comunque lo vedremo nell’arco delle tre settimane del Tour, dove invece Tarling non ci sarà seguendo un po’ lo stesso cammino di avvicinamenti di Ganna, d’altro canto entrambi sono preparati da Cioni. Ma a questo proposito voglio essere molto chiaro…

Joshua Tarling ha impressionato al Delfinato. Anche lui è seguito da Cioni come Ganna
Joshua Tarling ha impressionato al Delfinato. Anche lui è seguito da Cioni come Ganna
Ossia?

Non guardo con troppa attenzione a quel che fanno gli altri, Pippo sa quel che vale e deve pensare a se stesso, senza farsi condizionare. L’importante è arrivare a Parigi superpronti, poi la strada darà il suo verdetto, quel che conta è sapere di aver fatto tutto, ma proprio tutto quel che è necessario.

Bettiol è ripartito. Ora nel mirino il Tour e le Olimpiadi

01.06.2024
5 min
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Alla Boucles de la Mayenne, corsa a tappe in Francia di categoria 2.Pro, Alberto Bettiol ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale. Il toscano, nella regione della Valle della Loira, ha anche conquistato la sua prima vittoria in una corsa a tappe. Ora si trova a Livigno, per sistemare la gamba in vista del Giro di Svizzera e del conseguente Tour de France.

«Sono in ritiro da qualche giorno – dice Bettiol – e ci rimarrò fino a giovedì, poi venerdì 7 giugno correrò il Grosser Preis des Kantons Aargau. Con il Giro di Svizzera che partirà due giorni dopo, domenica. Questo di Livigno, per motivi logistici, è l’ultima parte di allenamento prima del Tour, visto che la Grande Boucle inizierà il 29 giugno da Firenze».

Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale
Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale

Vittoria importante

Bettiol ha collezionato la seconda vittoria stagionale in Francia, un buon modo per tornare alle corse dopo la pausa primaverile. 

«E’ stato un buon primo passo – continua Bettiol – diciamo pure il miglior risultato che potessi fare. Mancavo dalle gare da qualche settimana, non avevo ben in mente quale potesse essere il mio livello attuale. Questa vittoria me la tengo stretta, significa che le cose stanno andando bene ma non mi monto la testa. Gli obiettivi veri sono altri e arrivano ora».

La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
Come hai gestito la pausa dopo le Classiche?

Sono tornato dalla famiglia in Toscana, mancavo da tanto tempo e tornare è sempre bello. Non ho mai smesso di allenarmi, ho solamente abbassato i ritmi. Il primo di maggio sono andato in ritiro con la squadra a Sierra Nevada prima di andare in Francia e riprendere il feeling con le corse. 

E’ un 2024 che ti vede spesso presente tra i primi in gara, hai cambiato qualcosa durante l’inverno?

Per quanto riguarda gli allenamenti no. Penso di aver avuto una maggiore continuità, data dall’assenza di intoppi o sfortune. L’unica caduta della stagione è arrivata ad Harelbeke. Della prima parte di stagione sono soddisfatto, forse avrei potuto fare meglio il finale delle Classiche. 

Durante la pausa primaverile c’è stato il tempo per una visita alle Frecce Tricolore (foto Instagram)
Al Tour con quali ambizioni andrai?

Spero di arrivarci in forma, sto lavorando per questo. E’ la gara che precede le Olimpiadi, le motivazioni non mancheranno. Sarebbe fantastico riuscire a vincere una tappa, per due volte ci sono andato vicino. Poi non dimentichiamoci che la Grande Boucle parte dall’Italia, precisamente da Firenze. Con grandi probabilità sarò l’unico corridore toscano in gruppo, esserci è un’occasione unica. Tanto che da quando c’è stata l’ufficialità ho chiesto alla squadra di poter partecipare. 

La maglia gialla a Firenze può essere un obiettivo?

E’ dura, molto dura. Ma non si sa mai. Il circuito finale è tosto con tanto dislivello, ma siamo al Tour, ci saranno i migliori corridori al mondo. La maglia gialla è la più ambita in gruppo, tutti vorranno conquistare la prima. 

Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
E dopo il Tour arrivano le Olimpiadi, che gara sarà?

Strana, l’Olimpiade è sempre strana. Per far bene bisognerà avere fondo e penso sia impossibile controllarla. Nella mia testa assomiglia ad una tappa della terza settimana del Tour, con un fuga di 30 corridori che si gioca la vittoria.

Il tuo nome, nei tre che Bennati dovrà diramare, è il più gettonato.

Ufficialmente non sono ancora stato selezionato. Ne ho parlato con il cittì e siamo d’accordo, come tutti del resto, che la miglior gara per preparare le Olimpiadi è il Tour. La corsa a cinque cerchi arriva esattamente due settimane dopo l’arrivo di Nizza. Allenarsi a casa e pensare di simulare un Tour è impossibile, tutti i migliori passeranno da lì. 

Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Tu hai già un’esperienza olimpica alle spalle, a Tokyo 2021, può essere un vantaggio?

Non direi. Quella di Tokyo non era un’Olimpiade, eravamo tutti isolati e lontani dal villaggio. A Parigi ci sarà più possibilità di vivere il clima olimpico, vivendo di più “Casa Italia” ed entrare in contatto con tutti gli atleti medagliati. 

Anche a livello di corsa era tanto diversa?

Era molto simile ad un mondiale. C’erano molti più atleti in corsa e le squadre, per quanto ridotte, erano più attrezzate. Noi come Italia avevamo cinque atleti a Tokyo 2021, mentre a Parigi saremo in tre. Le dinamiche cambieranno tanto rispetto a tre anni fa: i chilometri erano 234 con un percorso più duro. A Parigi correremo su una distanza maggiore, 275 chilometri, ma saranno meno impegnativi. Sarà tutto diverso.

Caro Gualdi, ci racconti come si vincono le Olimpiadi in tre?

29.05.2024
5 min
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L’ultima volta che l’Italia vinse le Olimpiadi correndo con tre atleti, come accadrà a Parigi il 3 agosto prossimo, era il 1992. Un altro ciclismo, tanto che la corsa a cinque cerchi era campo di battaglia dei dilettanti. Gli azzurri, in corsa a Barcellona con Rebellin, Casartelli e Gualdi conquistarono l’oro con Casartelli (foto di apertura). Una gara di 194 chilometri disputata in tre e per questo dall’andamento particolare. Insieme a Mirko Gualdi ragioniamo di tattiche e di come si possa affrontare una corsa di quel calibro con soli tre atleti a disposizione. 

«Giosuè Zenoni, il cittì di quella nazionale – racconta Gualdi – aveva un acume tattico incredibile. I giorni prima degli appuntamenti importanti parlava con ognuno di noi e disponeva una tattica singola. Poi ragionava e metteva insieme tutto, creando una tattica di squadra. Ad esempio in un mondiale, lungo 14 giri, avevamo deciso che Caruso e io ci saremmo mossi nei giri pari per entrare in qualche fuga. Lo stesso avrebbero fatto Manzoni e Nicoletti nei giri dispari. Tarocco, invece, sarebbe entrato in azione nel finale e Baldato sarebbe stato coperto per aspettare la volata».

Però si correva in più di tre, l’Olimpiade com’è stata gestita?

La tattica è diventata di essere presenti nelle fughe, quelle con più di quattro corridori. C’erano Nazioni da “marcare” come Francia, Germania, Spagna e Belgio. Se un atleta di queste squadre fosse entrato nella fuga anche noi ci saremmo dovuti muovere. 

Anticipare insomma.

Pensare di organizzare un inseguimento in tre è impensabile. A Barcellona ci fu un primo attacco che andò via, poi un secondo nel quale entrai io. In un momento successivo rientrò un altro gruppo nel quale era presente Casartelli, che poi vinse. Io parlai con Zenoni prima della corsa e gli dissi che avrei preferito anticipare, perché ero convinto che si spendesse meno davanti piuttosto che dietro. 

Anche perché diventa una corsa a sfinimento…

Zenoni ebbe una bella idea. Le ultime gare di selezione prima delle Olimpiadi ci chiese di correre senza il supporto della squadra. Io andai a delle gare con la maglia della Zalf e tre compagni giovani che però non erano in grado di darmi un supporto in corsa. Zenoni voleva capire il nostro acume tattico e la capacità di battagliare da soli. Infatti dalla spedizione a cinque cerchi furono esclusi corridori più forti di me, ma che avevano corso con l’appoggio della squadra. 

Viviani, quasi certamente sarà uno dei tre stradisti di Parigi, sarà l’arma da giocare in volata o sarà di supporto?
Viviani, quasi certamente sarà uno dei tre stradisti di Parigi, sarà l’arma da giocare in volata o sarà di supporto?
Servono corridori intelligenti tatticamente.

Sì e anche bravi nel correre davanti, non di rincorsa, gente che sa stare in testa al gruppo. Provare a fare azioni di rientro, in tre, è impossibile, ci si brucia un compagno subito. 

Per questo dicevi che correre davanti diventa meno dispendioso?

Anticipare, soprattutto in un percorso come quello di Parigi con uno strappo abbastanza duro nel circuito, permette di fare una gara regolare. Mentre chi resta dietro vive di fiammate oppure si trova ad andare a ritmi folli fin dai primi passaggi. Non so l’Italia chi potrà portare, io Ganna lo avrei visto bene. 

Lui e Milan sono esclusi di partenza, visto che saranno impegnati con il quartetto pochi giorni dopo la corsa su strada.

Gli incastri saranno difficili, come sempre. Ganna diventa una perdita importante, mentre Milan non mi sembra il corridore adatto a queste corse. E’ forte, ma vincolante, deve avere una squadra che gli dà supporto, in tre non può accadere una cosa del genere. A lui preferirei Mozzato

Perché?

Intanto al Fiandre ha dimostrato di saper andare forte. E’ un regolarista, vero, ma che sa stare sempre davanti e spendere il giusto. Diventa il corridore che può seguire diversi contrattacchi o comunque restare con i migliori. Ma l’uomo certo per me è Bettiol, ha passo, regge in salita e sa muoversi anche da lontano. Le convocazioni sarebbero anche “facili” perché insieme a questi due si potrebbe portare Trentin, un altro che sa attaccare da lontano e non ha paura a farlo. 

Però sembra ormai certa la presenza di Viviani, e questo abbassa a due i posti liberi.

Partiamo dal presupposto che la tattica di gara diventa quella di anticipare. Bettiol è imprescindibile. Viviani invece può giocare due ruoli: quello di tappabuchi oppure di attendista e aspettare l’eventuale volata. Ci sarebbe da decidere se portare Mozzato o Trentin, forse meglio il secondo. 

C’è da considerare anche che Trentin non farà il Tour, Mozzato probabilmente sì.

Come ha detto Mozzato nella vostra intervista, il Tour può dare una gamba importante. Trentin non facendolo rischia di essere un passo indietro, ma lui ha le qualità per prepararsi bene. Poi è uno che sa liberarsi dalla mentalità attendista degli stradisti. Corridori che arrivano dal cross come Van Der Poel e Van Aert non hanno paura nell’uscire allo scoperto. Servirà una grande intelligenza tattica, cosa che non tutti i corridori possiedono.

Bettini sicuro: «Viviani ai Giochi? Non si può fare altrimenti…»

04.05.2024
4 min
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«Parlare di Olimpiadi? Per me è sempre bellissimo, è la vittoria che ricordo con più piacere tanto che ad agosto tornerò in Grecia per celebrare con un’avventura cicloturistica i miei vent’anni dall’oro di Atene». L’argomento a cinque cerchi solletica sempre Paolo Bettini, che ha vissuto l’esperienza a cinque cerchi sia da corridore che da commissario tecnico e non si tira indietro nel tracciare un profilo di quel che ci attende.

14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro, staccando tutti, ultimo il portoghese Paulinho
14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro, staccando tutti, ultimo il portoghese Paulinho

Quando Bettini ha gareggiato nella prova olimpica, nel 2000-2004 e 2008, la squadra italiana era composta da 5 elementi: «Ma non è che in 5 riesci a controllare la gara – dice – non potevi allora e ancor meno adesso che le nazionali al massimo possono averne 4 e noi non siamo tra queste. Allora poi il percorso era leggermente ridotto, 225-230 chilometri contro i 270 di oggi. E’ normale che, alle Olimpiadi ancor più che nelle altre gare titolate, vadano così a innescarsi quei legami non scritti, dipendenti dal club di appartenenza ma anche da comuni interessi perché, non va mai dimenticato, ai Giochi vincono in 3, non uno solo».

Che cosa si deve fare allora in una gara così sui generis?

Se non puoi controllarla, devi cercare soluzioni per risparmiare energie. Ricordo che quando corremmo a Londra eravamo io e Rebellin le punte e io avevo il compito di marcare Valverde. Si scelgono gli uomini sui quali fare la corsa oppure si cerca di mandare qualcuno dei tuoi in fuga in modo da non dover tirare. Ma ragioniamo di gare che avevano 5 uomini e nelle quali si cercava una collaborazione. Ora, con 4, è praticamente impossibile.

Viviani su strada? Per Bettini è una scelta giusta pensando alle possibilità nell’omnium
Viviani su strada? Per Bettini è una scelta giusta pensando alle possibilità nell’omnium
Noi addirittura ne avremo 3…

Il lavoro di Bennati è difficilissimo, io lo so bene, eppure paradossalmente in questo caso è più facile. Mi spiego: non si applicano i criteri che valgono per mondiali o europei. Esistono logiche completamente differenti. Intanto perché la rosa dalla quale pescare devi sceglierla molto tempo prima, a inizio anno per far fare le visite mediche ai ragazzi e per presentare la relazione alla Federazione che dovrà girarla al Coni. E’ questo che dirige.

Come giudichi allora le voci che vogliono Viviani nel trio per garantirgli un posto nella delegazione su pista?

E’ una scelta che rientra proprio in quelle regole diverse dal solito. Faccio un esempio per assurdo: Bennati può convocare Bettini e Paolini, ma questi due non vanno d’accordo (in realtà siamo amicissimi, ma è per far capire). Il cittì decide di puntare su uno dei due: questo potrebbe farlo se si trattasse di un mondiale, ma ai Giochi devono andare gli uomini più medagliabili a prescindere. Per questo dico che il lavoro di Bennati per certi versi è più semplice, perché certe scelte sono vincolate.

Van Der Poel è uno di quelli che può far esplodere la corsa anche da lontanissimo
Van Der Poel è uno di quelli che può far esplodere la corsa anche da lontanissimo
Non pensi sia una situazione un po’ triste?

Paghiamo il difficile momento che il ciclismo italiano sta vivendo, è giusto per certi versi pensare ad altre specialità dove ci sono concrete possibilità. Viviani ha belle carte da giocare su pista, un secondo uomo Bennati deve selezionarlo pensando alla cronometro da affiancare a Ganna, di fatto gli resta un solo corridore. Sono ragionamenti che tanti tifosi, i “cittì da tastiera” non conoscono, ma quando si parla, si critica il cittì, bisognerebbe ricordarsene…

La gara olimpica di quest’anno si preannuncia però un po’ diversa dalle edizioni precedenti, nel senso che al via si presenteranno corridori che non hanno paura di fare una gara “uomo contro uomo”…

E’ vero, al via ci saranno corridori che sono talmente forti al punto da poter fare la corsa per conto proprio, da cercare la soluzione di forza anche a 80 chilometri dal traguardo. Noi partiamo apparentemente senza grandi ambizioni, quasi per far numero.

Bettiol secondo l’ex cittì può anche fare il colpo a Parigi, ma serve la giornata perfetta
Bettiol secondo l’ex cittì può anche fare il colpo a Parigi, ma serve la giornata perfetta
Perché dici “apparentemente”?

Perché io un’idea me la sono fatta ed è legata al nome di Alberto Bettiol. E’ sicuramente il corridore italiano più strutturato per affrontare una corsa simile e se indovina la giornata giusta, fisicamente e mentalmente, potrebbe anche essere uno di quelli che a 80 chilometri dal traguardo, se e quando la gara esplode, è lì a giocarsi le sue carte. La differenza con i Van Der Poel e Pogacar (senza dimenticare quelli che sono ancora in infermeria per cadute, il resto dei “magnifici sei”) è che quelli sono sempre nella condizione per fare la corsa in quella maniera, per il toscano serve che una serie di circostanze combaci, ci sia quasi una congiunzione astrale favorevole…