Tre anni alla Bahrain per diventare grande: il saluto di Milan

19.10.2023
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LIUZHOU – Milan parla sotto voce, come sua abitudine. Con questi suoi gesti lenti e il taglio degli occhi leggermente a mandorla, il gigante friulano è diventato il beniamino dei tifosi cinesi. Abbiamo provato a parlarci ieri, non è stato possibile sottrarlo alla loro presa. Oggi per fortuna c’è più tempo.

La città ha ben più di duemila anni, ma il raduno di partenza della quinta tappa del Tour of Guangxi l’hanno fissato in una periferia modernissima, dagli spazi immensi. Dei fiumi, i templi, le montagne e la Foresta Urbana si vedono le foto appese ai pannelli che delimitano la strada. Restando nella carovana, non si ha davvero la percezione dei luoghi attraversati, per fortuna il poco tempo libero si riesce a dedicarlo a qualche passeggiata per scoprire piccole porzioni dei dintorni. Oggi si arriva a Guilin.

La vittoria della seconda tappa, l’oro olimpico e il suo aspetto hanno fatto di Milan una vera star tra i tifosi cinesi
La vittoria della seconda tappa, l’oro olimpico e il suo aspetto hanno fatto di Milan una star tra i tifosi

Il 2023 è stato l’anno della rivelazione su strada e questo ha fatto di Milan un pezzo forte del mercato. La Lidl-Trek lo aveva già adocchiato da un pezzo: Luca Guercilena, scherzando, ci disse di averlo contattato prima che vincesse la tappa del Giro, altrimenti avrebbe avuto addosso ben più… estimatori. Eppure il corridore, che è volato in Cina e ha chiuso la stagione vincendo, sa benissimo di dovere molto al Team Bahrain Victorious e al gruppo che lo ha supportato per tutto l’anno.

Che cosa sono stati questi primi tre anni da professionista?

Sono cresciuto. Ho fatto molte esperienze. Sono stati tre anni molto costruttivi, pur essendo consapevole che devo crescere ancora e fare altra esperienza. Bisogna sempre cercare di migliorarsi, mai fermarsi in un punto e sentirsi arrivati. Sono stati tre anni molto belli.

Si prepara la volata: il diesse Stangelj dà le dritte per gestire al meglio la tappa
Si prepara la volata: il diesse Stangelj dà le dritte per gestire al meglio la tappa
La pista completa il corridore, ma con i suoi impegni può darsi che ne rallenti lo sviluppo su strada?

Secondo me è un crescere parallelo. La pista mi ha aiutato ad avere questo spunto veloce, per cui il miglioramento su strada arriva anche dal velodromo. La stessa capacità di tenere queste piccole salitine da un chilometro e mezzo, com’era qualche giorno fa quando ho vinto. Fare certi sforzi, brevi ma intensi, e riuscire a recuperare abbastanza in fretta, per essere capace di fare una buona volata. Per questo la pista mi ha aiutato molto.

La convocazione per il Giro è arrivata in extremis, ti aspettavi di uscirne con una tappa vinta, tanti piazzamenti e la classifica a punti?

No, sinceramente no. Sono andato al Giro d’Italia motivatissimo, ma anche dicendo che tutto quello che fosse arrivato sarebbe stato ben accetto. Era il mio primo Giro d’Italia, sinceramente puntavo a finirlo e avrei cercato di aiutare la squadra il più possibile. Non mi sarei mai immaginato di riuscire a raggiungere gli obiettivi che alla fine abbiamo raggiunto insieme. Eravamo tutti motivati, per me è stato semplicemente fantastico. Ho dei bei ricordi che non dimenticherò.

A Nongla, arrivo in salita: ritardo inevitabilmente pesante per Milan che è alto 1,93 e pesa 84 chili
A Nongla, arrivo in salita: ritardo inevitabilmente pesante per Milan che è alto 1,93 e pesa 84 chili
Prima volata a San Salvo e vittoria tua: meravigliato oppure ti vedevi a fare volate di gruppo a quel modo?

Stupito per il fatto di essere arrivato lì in una maniera molto tranquilla, pulita. Sono riuscito a destreggiarmi in mezzo al gruppo e poi sono riuscito a fare la mia volata. Ero concentratissimo per fare proprio quello e alla fine esserci riuscito in modo così lineare un po’ mi ha stupito.

Pensi che al momento sia più completo il Milan della strada o quello della pista?

Non lo so, penso di dover migliorare da ambo le parti. Su strada devo migliorare ancora molto, ma anche su pista c’è sempre qualcosa da ottimizzare.

Sei stato campione olimpico a 21 anni, si avverte già un po’ di tensione per Parigi 2024?

Non ancora, ci penserò. Abbiamo sempre un occhio di riguardo per la pista, ma non è ancora una pressione. Farò uno step alla volta. Finirò l’anno, mi riposerò, staccherò un po’ la testa e poi ripartirò al meglio possibile per affrontare l’anno olimpico che arriva.

Milan e la sua Merida Reacto: insieme hanno vinto anche una tappa al Giro
Milan e la sua Merida Reacto: insieme hanno vinto anche una tappa al Giro
Nei mesi qui alla Bahrain Victorious si è creato un bel gruppo attorno a te.

Sì, è un bel gruppo e alla fine lo abbiamo visto anche in questi giorni. I ragazzi si sono destreggiati molto bene, mi hanno aiutato tanto nel finale.

L’anno prossimo avrai come ultimo uomo Simone Consonni: hai chiesto tu di averlo in squadra?

Penso che sia stata una cosa combinata. Non è un mistero che mi sarebbe piaciuto avere Simone in squadra e alla fine ci sono state più cose messe insieme che hanno portato al suo arrivo.

La quinta e la sesta tappa hanno avuto l’arrivo a Guilin, città dell’acqua, delle foreste e di storie antichissime
La quinta e la sesta tappa hanno avuto l’arrivo a Guilin, città dell’acqua, delle foreste e di storie antichissime
Da te ci si aspetta anche qualche bella prestazione nelle classiche.

Certo, le classiche sono qualcosa che mi piace e per le quali devo crescere. Sono ambiti in cui devo crescere, voglio specializzarmi. Nei prossimi anni voglio fare il meglio possibile. Invece negli ultimi tempi ho un po’ lasciato in disparte la cronometro.

Come è andato il viaggio in Cina, cosa ti pare di tanta popolarità?

Sinceramente non mi aspettavo così tanto, però è bello. Sono anche stato contento di venire. Puntavo a finire bene, ci tenevo a vincere per portare a casa il massimo possibile da questo viaggio. Per me e per la squadra.

Novità e ambizioni in casa Q36.5 nelle parole di Bergamo e Nibali

18.10.2023
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BOLZANO – Abbiamo imparato a conoscere Q36.5 per la continua ricerca dell’innovazione in campo tessile. Nel 2023 il brand bolzanino si è messo in gioco anche dal punto di vista agonistico con il team professional. La scorsa settimana abbiamo partecipato al training camp di Q36.5 al Lago di Caldaro, dove ci siamo immersi nel dietro le quinte del team e del marchio tricolore. Ne abbiamo approfittato per intervistare Luigi Bergamo, Amministratore Delegato e Responsabile R&D di Q36.5 e Vincenzo Nibali, brand ambassador e consulente per la squadra. 

Per quanto riguarda il lato sportivo, nel breve periodo l’ambizione è quella di partecipare al Giro d’Italia e in tre o quattro anni c’è la volontà di fare il salto nel WorldTour. Lato prodotto invece, abbiamo avuto la conferma che negli uffici di Bolzano la parola innovazione sia un dogma che coinvolge tutti e tre i punti di contatto della bici, tra fondelli, guanti e scarpe in continua evoluzione.

Saper testare

La mission di Q36.5 è quella di creare prodotti che si adattino ad ogni esigenza del ciclista con standard di comfort e performance al top. Il mantra è scritto nel nome del brand, creare tecnologie che mantengano la temperatura del corpo ideale e costante in ogni situazione. Il team professionistico in questo ha un ruolo fondamentale, cioè quello di essere il banco di prova per eccellenza.

«E’ sempre un po’ difficile – spiega Luigi Bergamo – all’interno di un team, trovare le persone che hanno quella sensibilità, perché tanti, dicono “sì, va bene” oppure “no, non va bene”. Però il problema è capire che cosa devi correggere. La fortuna nostra interna è che siamo tutti un po’ ciclisti e anche grazie a chi lavora con noi e ha praticato ciclismo a livello professionistico, come Ivan Santaromita o Mario Kummer, riusciamo anche in fase di sviluppo, a correggere e capire come sviluppare al meglio i prodotti. Abbiamo alcuni ragazzi del Pro Team che ci hanno dato un po’ di feedback per migliorarli. Ma soprattutto ci è servito anche per verificarli con lo stress test per eccellenza: cioè l’utilizzo professionistico.

«L’altro aspetto importante – afferma Bergamo – è che ci teniamo a capire la durata di vita del prodotto, quindi nel senso della durevolezza, se nel materiale c’è qualcosa da correggere. Non so, magari la posizione della cucitura da spostare che può dare fastidio. Piuttosto che appunto la qualità dei materiali in termini di usura».

Innovazione continua

Vincenzo Nibali in questi giorni, esattamente un anno fa, chiudeva la sua carriera professionistica. Oggi è un riferimento per Q36.5 come brand ambassador e tester dei prodotti. 

«Partendo dal marchio – dice Nibali, che negli stessi giorni è diventato papà per la seconda volta – sono stato introdotto praticamente quasi da subito, quindi da novembre dello scorso anno fino a oggi. Posso dire di aver provato almeno una ventina di capi d’abbigliamento. Solitamente ogni brand magari ha tre o quattro linee massimo da farti testare, ma avere così tanti prodotti da utilizzare e sviluppare costantemente non mi era mai capitato prima.

«Questo è anche il bello di Q36.5, che non si sofferma soltanto a un singolo capo, bensì ha l’obiettivo di sviluppare sempre e continuamente nuovi prodotti per ogni tipo di di settore, dalla mountain bike al gravel, dalla strada alla crono e infine il triathlon. Magliette più leggere, più areo con diversi capi magari più invernali, primaverili, autunnali e via dicendo. C’è una grandissima cura del prodotto. Luigi (Bergamo, ndr), quando crea o studia qualcosa, la segue dall’inizio alla fine. Sta alzando l’asticella su molti aspetti. Se non conoscessi il brand ed entrassi in un negozio, difficilmente ne uscirei a mani vuote».

The Shark è la collezione esclusiva che Q36.5 ha realizzato in collaborazione con Nibali
The Shark è la collezione esclusiva che Q36.5 ha realizzato in collaborazione con Nibali

Gli obiettivi di Bergamo

Nemmeno un anno di vita e il Q36.5 Pro Cycling Team ha posizionato l’asticella degli obiettivi già ad un livello impensabile anche solo pochi mesi fa. 

«Non siamo WorldTour – afferma Bergamo – ma professional. Abbiamo la fortuna di avere dei partner come UBS o Breitling che ci danno il supporto economico per poter competere. Il team è partito all’ultimo momento come un’idea, se vogliamo un po’ pazza. Basti pensare che si è iniziato a lavorare nella costruzione della squadra da luglio 2022 in poi, diciamo con tempi molto ristretti. Però, nonostante tutto si è riusciti, a mio avviso, a creare un bel team. Possiamo vedere anche dei ragazzi giovani del Continental Team che hanno performato bene. E’ sempre difficile scontrarsi con i giganti WT, soprattutto, appunto, al primo anno. Nonostante non abbiamo partecipato ai Grandi Giri, i nostri atleti hanno avuto modo di farsi vedere e soprattutto i ragazzi di fare una buona esperienza. 

«L’obiettivo per il 2024 – argomenta Bergamo – è di continuare a crescere. Sono stati aggiunti adesso cinque nuovi inserimenti e l’obiettivo è un po’ quello di scalare la classifica e fare questi mitici punti per poter magari nel 2025 o 2026 ambire al grande salto nel WorldTour. Il Giro d’Italia può essere un primo traguardo. Faremo il possibile per esserci, come brand italiano, come squadra con una forte presenza tricolore, da Moschetti e Conca, fino a Brambilla e l’arrivo di Nizzolo.

«Insomma, ci sono tanti italiani di valore, anche promettenti. In questo periodo diciamo dove il circuito italiano magari è un po’, come dire, alla ricerca di talenti noi abbiamo interpreti come Calzoni, ragazzo giovanissimo che promette molto bene. La nostra presenza alla corsa rosa sarebbe anche un riconoscimento e un giusto banco di prova. Sarebbe importante per il team anche per la visibilità perché poter essere lì per tre settimane, sarebbe insomma l’obiettivo massimo».

Vincenzo NIbali si è connesso da remoto per stare vicino alla nuova arrivata Miriam Nibali
Vincenzo NIbali si è connesso da remoto per stare vicino alla nuova arrivata Miriam Nibali

Il bilancio di Nibali

Gli atleti in maglia Q36.5 quest’anno hanno alzato le mani sul traguardo sette volte, chiudendo un anno positivo, ma con ampi margini di miglioramento. Luigi Bergamo e gli sponsor hanno ambizioni importanti. Vincenzo Nibali dall’alto dei suoi 17 anni di professionismo ha il compito di capire cosa c’è da correggere.

«Credo che il bilancio sia ottimo – conclude Nibali – perché la squadra è partita quest’anno con delle ambizioni molto forti. Abbiamo subito raccolto una grandissima vittoria allo sprint con Moschetti e poi successivamente sono arrivati anche tanti altri successi. Chiaramente non dobbiamo fermarci qua, il team deve crescere ancora. C’è ancora da lavorare tanto, ma la partenza è più che buona. Ci siamo posizionati nella categoria professional, ma abbiamo ottenuto già dei risultati molto buoni. Fare uno step successivo sicuramente non è semplice, ma c’è lo spazio per poterlo fare».

Perdere (tanto) peso nel modo giusto: risponde il dottor Giorgi

18.10.2023
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Dover perdere, peso, sei chili e magari doverlo fare anche in poco tempo. Un caso simile, che ci serve solo come spunto, ha riguardato qualche tempo fa Thomas Pesenti. Il suo direttore sportivo, Roberto Miodini, ci aveva raccontato come, una volta individuato il problema, che tra l’altro non era legato ad un semplice sovrappeso o a scarsa serietà da parte del ragazzo, si fosse messo sotto per risolvere la questione.

Il dottor Andrea Giorgi, medico della Green Project Bardiani CSF, tra l’altro anche medico della Beltrami Tsa di Pesenti, ci spiega come si lavora in questi casi.

Andrea Giorgi, medico e preparatore, della Green Project-Bardiani
Andrea Giorgi, medico e preparatore, della Green Project-Bardiani
Dunque dottor Giorgi, il corridore deve perdere del peso, una buona dose di peso. Scontato dire che debba mangiare di meno, e allora come si fa? 

Prima di tutto si fa una valutazione della composizione corporea, vale a dire di come si è fatti. Quindi da come è composto il proprio peso: quantità di grasso, muscoli, acqua, ossa… Ed è meglio farla a fine stagione, quando i corridori sono ancora abbastanza in forma. Questa è una misurazione che preferisco alla semplice percentuale di grasso.

Perché?

Perché la sola percentuale di grasso è una valutazione limitata e non adeguata per gli atleti. Sono percentuali create per le persone… normali, ma per gli atleti è diverso. E per questo a me piace lavorare con un sistema più anglosassone, vale a dire la somma dei millimetri delle pliche nei vari punti corporei. Quindi sommando i millimetri della plico sull’addome, sul polpaccio, sulla coscia… un corridore ha un totale di 45 millimetri – sono numeri a caso – e un’altro di 30. Questi sono dati oggettivi, con riferimenti nella popolazione ciclistica professionista che inoltre possiamo confrontare durante la stagione.

Mentre la parte muscolare come si misura?

Con la bioimpedenziometria o Dexa. Ed è un dato importante perché è la massa metabolicamente attiva che influenza prevalentemente la prestazione. Se un atleta è in sovrappeso e deve perdere 4-5 chili ha di fronte a sé un lavoro importante. Ricordo infatti che per perdere un chilo di grasso bisogna avere un deficit energetico di 7.000 calorie. Ma bruciare 7.000 significa creare un deficit calorico molto grande nell’arco della giornata o della settimana. 

Col ciclismo di oggi è sempre più importante arrivare alla ripresa della preparazione col peso ideale
Col ciclismo di oggi è sempre più importante arrivare alla ripresa della preparazione col peso ideale
Ma questo non significa che se brucio 7.000 calorie magari con un allenamento mega lungo, brucio un chilo di grasso, perché ci sono anche gli altri nutrienti, giusto?

Esatto. Per questo è molto difficile. Tutte le diete, da quella del minestrone a quella della carota, hanno il comune denominatore del deficit calorico, ma bisogna trovare il giusto equilibrio fra i macroelementi, le vitamine… in base a quello che si deve fare. Per questo è molto importante dimagrire d’inverno e non nel pieno della stagione. A dicembre dovresti essere già pronto. Anche perché poi quando si parla d’inverno tutto questo tempo non c’è. Molti corridori hanno a disposizione un mese e mezzo visto che a metà gennaio già corrono. 

Ci spieghi meglio…

Se sono nel pieno della stagione o anche della preparazione come fai a togliergli del cibo? Per allenarti bene, anche alle alte intensità, devi mangiare e mangiare i carboidrati. Se non mangi non ti alleni forte, favorisci il catabolismo (perdita di muscolo, ndr) e vai anche in overtraining.

E quindi come si fa? Come si fa a perdere 5-6 chili senza perdere il muscolo?

Soprattutto da questo momento dell’anno in poi, in cui non si gareggia o non ci allena troppo, bisogna ridurre le calorie nell’arco della giornata. In questo periodo si tende a svolgere allenamenti lunghi e a bassa intensità dove la richiesta energetica da parte degli zuccheri è limitata in favore dei grassi. Ci sono tecniche dietetiche dove si mangiano le proteine come fonte energetica durante l’allenamento a bassa intensità e di lunga durata, in modo da preservare la massa muscolare e favorire la perdita di grasso. Di certo meglio un’uscita di cinque ore con le proteine che cinque ore senza mangiare niente. E’ molto importante fare tutto ciò sotto supervisione medica. Il grasso produce ormoni e modificando la sua quantità si creano nuovi equilibri metabolici. 

Il tema dei carbo è molto delicato se si deve dimagrire. Specie se si è già nella fase intensa della preparazione
Il tema dei carbo è molto delicato se si deve dimagrire. Specie se si è già nella fase intensa della preparazione
Posto che ci sono tantissime variabili, come la quantità di peso da perdere, il soggetto, l’età… ma si può dare una stima della velocità della perdita di peso senza perdere watt, cioè muscoli?

Direi un chilo a settimana al massimo, se si vuol restare in salute e allenarsi bene. Quindi dai tre ai quattro chili al mese.

Come si fa?

Per esempio, mangiare i carboidrati soprattutto dopo l’allenamento o a colazione, prima di uscire. Evitare i picchi glicemici e chiaramente controllando i carboidrati. Si può arrivare a riduzioni drastiche, ma per un periodo molto limitato e sotto monitoraggio medico. Oggi poi c’è quasi il problema opposto. In corsa, soprattutto gli atleti dei top team, sono abituati a mangiare grandi quantità di carboidrati. C’è chi ha superato i 120 grammi l’ora. Ma è necessario. Per questo torno a dire che è importante, importantissimo, arrivare all’inizio della stagione già col peso giusto, perché poi è molto difficile calare e un adeguato allenamento dell’intestino a utilizzare certe quantità di zuccheri. Se prendi tutti quei carbo ogni ora anche due chili diventano un problema. 

A tu per tu con Zoe Backstedt, talento in crescita

18.10.2023
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Il primo anno fra le “grandi” si è concluso come meglio non poteva: Zoe Backstedt si è laureata campionessa europea U23 a cronometro e in quella cavalcata trionfale, chiusa con quasi un minuto sulla tedesca Niedermaier, molti hanno rivisto la Backstedt che fino allo scorso anno non lasciava che le briciole alle altre juniores, imponendo distacchi spesso abissali e mostrando una superiorità schiacciante. Forse la britannica aveva abituato troppo bene, perché molti anche fra gli addetti ai lavori, vedendola confusa nel gruppo durante la stagione non avevano mancato di far sentire le loro critiche, tacciandola di essere la classica meteora. Dimenticando la sua giovane età, la mancanza di esperienza, il necessario periodo di ambientamento.

Zoe non si è arresa, non si è disarmata. Nel team le hanno dato spazio e tempo, soprattutto da quando è arrivato suo padre, quel Magnus che un giorno, quando lei era ancora nel grembo di sua madre, trionfò nella Parigi-Roubaix. Ora però quella vittoria ha chiuso la bocca a tanti.

Per la britannica l’oro europeo a cronometro è stato la risposta a tante critiche
Per la britannica l’oro europeo a cronometro è stato la risposta a tante critiche

«La cronometro agli Europei – spiega Zoe – è stata un buon indicatore per la mia stagione ed è bello che sia arrivata poco prima dell’inizio del calendario del ciclocross. Ed è stato bello avere quella gara come qualcosa a cui puntare, per ritrovare la mia forma dopo una piccola pausa a metà stagione. Quindi sì, sono davvero felice di come è andata e felice della mia prestazione a Leuven».

Quanto è stato difficile il cambio di categoria?

Non direi che sia stato un grande cambiamento. L’unica vera differenza erano le distanze, decisamente superiori a quando correvo da junior. Quella è stata un po’ una sfida per me, ho avuto bisogno di abituarmi, ma mi sentivo abbastanza a mio agio, già all’inizio della stagione. Man mano ho sentito che andavo meglio, che i chilometri in più non erano un problema e che ero efficiente anche nel finale.

Al Simac Ladies Tour Zoe ha esordito con la Canyon/Sram, vincendo la classifica per giovani (foto Beth Duryea)
Al Simac Ladies Tour Zoe ha esordito con la Canyon/Sram, vincendo la classifica per giovani (foto Beth Duryea)
Tu sei alla Canyon/Sram da solamente un mese: che cosa ti ha spinto a cambiare a stagione in corso e che cosa hai lasciato all’EF Education Tibco?

EF Education-Tibco SVB si sarebbe fermata alla fine del 2023, quindi ho cercato per tempo un nuovo team. Dato che il 31 dicembre è proprio nel bel mezzo della stagione CX e vicino ai mondiali, abbiamo tutti concordato di fissare la nuova data contrattuale dal 1° settembre. Non è stato un gran cambiamento, piuttosto una scelta anticipata per fare in modo di non avere ulteriore pressione in un periodo importante come quello dell’attività invernale.

Da junior eri un’assoluta dominatrice in ogni disciplina, anche con una superiorità schiacciante e distacchi enormi: questo ha portato ad avere intorno a te una maggiore pressione?

No, non direi che ciò abbia portato a una maggiore pressione o meglio io ho fatto in modo di non sentirla. Andavo alle gare cercando innanzitutto di divertirmi e godermi i viaggi con i miei compagni di squadra e i miei amici. Quando mi diverto ottengo risultati. E un occhio attento se ne accorge osservando il mio stile di guida. E’ sempre stato così, il divertimento è alla base dei miei risultati. Quindi non direi che ci sia mai stata pressione intorno a me per andare a una gara per vincere o qualcosa del genere. Né le squadre me l’hanno fatta percepire.

Per Zoe è importante affrontare le gare in allegria, mitigando la pressione (foto Instagram)
Per Zoe è importante affrontare le gare in allegria, mitigando la pressione (foto Instagram)
Che cosa significa avere per direttore sportivo tuo padre? Rende i vostri rapporti più facili o più difficili?

Quando sono alle gare, non lo vedo davvero come mio padre, lo vedo come il mio capo, come il mio direttore sportivo. E’ il mio capo e ascolto qualunque cosa abbia da dire e cerco di mettere in pratica quel che chiede. Mi tratta come qualsiasi altra ciclista del team, poi a casa è un altro discorso…

Tu sei nata l’anno della sua vittoria alla Parigi-Roubaix: che cosa sai della sua storia ciclistica, hai avuto modo di vedere le sue imprese e quanto pensi sia diverso il suo ciclismo da quello di oggi?

Sono cresciuta seguendo l’ultima parte della sua carriera, quindi ho avuto molte opportunità di andare a vederlo correre. Ovviamente ero piccola quando lo guardavo, ma abbiamo rivisto le corse anni dopo, quando potevo comprendere. E mi racconta tante storie di quando correva e del divertimento che provava quando era in bicicletta. Quindi mi sento come se avessi vissuto la sua carriera attraverso le storie che ha raccontato e questo lo adoro davvero.

La britannica ha subito ripreso nel ciclocross, finendo quinta a Waterloo (USA) in Coppa (foto Instagram)
La britannica ha subito ripreso nel ciclocross, finendo quinta a Waterloo (USA) in Coppa (foto Instagram)
Ora sei tornata a correre nel ciclocross: il fatto di avere una stagione senza soste non ti pesa?

Non la vedrei come una stagione senza sosta, se devo essere onesta. Per me è un privilegio, poi devo dire che uno stacco l’ho fatto e anche oggi sono ancora a mezzo servizio, mi prendo del tempo a parte dalla bicicletta. E’ un anno intero di gare e il team mi ha aiutato a pianificare molto bene quando saranno i miei periodi di riposo e quante gare fare, la mia stagione è ben equilibrata.

Qual è fra tutte (strada, pista, ciclocross) la specialità che ti piace di più?

Probabilmente direi che amo di più il ciclocross, soprattutto quando è davvero, davvero fangoso. Quei giorni in bici sono semplicemente quelli in cui nessuno vuole davvero essere lì, ma poi tutti vogliono sentirsi parte dell’avventura nello stesso momento perché sono giornate davvero speciali. Ma poi di nuovo, amo anche le corse su strada e mi metto anche su una bici da cronometro, e adoro quei giorni. Quindi dico ciclocross. Ma se mai dovessi scegliere, non credo che potrei…

La Backstedt ha corso per due anni con l’EF Education Tibco, cambiando prima della sua dismissione
La Backstedt ha corso per due anni con l’EF Education Tibco, cambiando prima della sua dismissione
Secondo te c’è maggiore concorrenza su strada o nel ciclocross?

Sono due cose completamente diverse. E’ lo stesso sport, ma sono molto, molto diversi a modo loro. Quindi non direi che ci sia più concorrenza in uno che nell’altro. In una corsa su strada non si lotta per la vittoria all’inizio, mentre in una gara di ciclocross se sbagli tutto nei primi 5 minuti, la corsa è andata. Quindi sono due cose completamente diverse e non credo proprio di poterle paragonare. 

C’è una gara specifica che sogni di vincere nella tua carriera?

A ben guardare no. Potrei dire che mi piacerebbe vincere i mondiali come un’Olimpiade, la Roubaix come il Fiandre. La maggior parte delle gare in calendario mi piacerebbe vincerle un giorno, ma prima dobbiamo vedere cosa accadrà alla mia carriera.

Spezialetti in Bingoal ha trovato la sua dimensione

18.10.2023
4 min
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La Tre Valli Varesine ha chiuso la prima stagione in Bingoal WB di Alessandro Spezialetti, il diesse arrivato a stagione in corso nel team belga, dopo l’esperienza con Savio e una carriera radicata in Italia. 

«Mi preparo per le vacanze – racconta da casa Spezialetti – da qualche giorno ho firmato il contratto per la prossima stagione, quindi parto sereno. Avrei dovuto chiudere la stagione con le due gare in Veneto, ma poi la squadra ha deciso di andare in Turchia e al seguito dei corridori sono andati altri due diesse».

Arriva Persico, per Spezialetti un corridore che potrà dire la sua nelle corse veloci (foto NB srl/Jacopo Perani)
Arriva Persico, per Spezialetti un corridore che potrà dire la sua nelle corse veloci (foto NB srl/Jacopo Perani)

La novità 2023

L’anno ancora in corso per Spezialetti ha portato la tanto attesa novità di un’esperienza all’estero. Il Belgio lo ha accolto e lui ha preso le misure con un ciclismo diverso, cosa ha visto in questi suoi mesi valloni?

«Dopo le prime gare ho iniziato a fare conoscenza con lo staff ed i corridori – dice – sono entrato pian piano nei meccanismi del team. Mi sono trovato bene fin da subito, ho perfezionato l’inglese e mi sono ambientato nella maniera giusta. Devi entrare in contatto con la loro cultura e la loro mentalità, che è diversa dalla nostra. Sono molto più tranquilli e schematici di noi, hanno un modo di approcciarsi alla corsa molto differente dal nostro. Nel 90 per cento delle corse piove, questo però non modifica le tattiche in corsa. Altrimenti ogni settimana dovresti avere un piano diverso».

Villa è un corridore interessante, dalle caratteristiche che si avvicinano molto alle corse del Nord (foto Boldan)
Villa è un corridore interessante, dalle caratteristiche che si avvicinano molto alle corse del Nord (foto Boldan)
C’è tanta differenza tra una professional italiana e una belga?

Non così tanta come ci si potrebbe aspettare. Cambia principalmente l’approccio alla gara, loro non hanno l’assillo di andare in fuga per “mostrare la maglia”. Chiaramente essendo una professional, dove non arrivi con i risultati lavori per altri obiettivi, come può essere la fuga. Alla Coppa Agostoni, al Giro dell’Emilia abbiamo fatto così. 

La Bingoal WB è una squadra che però nel frattempo ha accolto tanta Italia…

Vero, anche il calendario si è allargato tanto, io alla fine ho fatto Wallonie e Austria, per il resto ho seguito tutte le corse in Italia. Abbiamo De Rosa come marchio di bici e due corridori italiani (Tizza e Malucelli, ndr). 

L’anno prossimo arriveranno altri due ragazzi: Davide Persico e Giacomo Villa.

Ho consigliato io di portarli da noi, ne abbiamo parlato con la squadra e ho detto la mia sui ragazzi. 

Alla Bingoal i due nuovi giovani troveranno Tizza, che ha chiuso la sua seconda stagione nella professional belga (foto Simone Panzeri)
Alla Bingoal i due nuovi giovani troveranno Tizza, che ha chiuso la sua seconda stagione nella professional belga (foto Simone Panzeri)
Cosa hai visto in loro?

Persico è un bel velocista, che ha già fatto lo stage con noi in questa stagione ed è andato bene. Può crescere ancora molto e darci tante soddisfazioni, in gare come il Giro di Turchia o il Saudi Tour avrà le giuste chance. Deve migliorare sul fondo, come tutti i ragazzi che passano professionisti, le gare in Belgio potranno aiutarlo molto a crescere e mettere fatica nelle gambe. 

Per Villa, invece?

Per le caratteristiche della Bingoal e per come siamo strutturati può trovare la sua dimensione nelle gare in Belgio, Francia e Italia. Lo vedo come un corridore adatto a gare simili alla Freccia Vallone, alla Liegi o all’Amstel. Non gli si chiederanno subito i risultati, ma con il tempo imparerà e crescerà. E’ un bel corridore, l’ho visto in azione e appena ho potuto sono andato da Milesi con il mio capo per fargli una proposta

Persico lo avete visto in azione nello stage, quando vi siete convinti di prendere Villa?

Tra Poggiana e Capodarco. Io ho fatto anche il Giro Next Gen con la nostra Devo e l’ho visto in azione anche in quel caso (in apertura alla presentazione della corsa rosa under 23, foto LaPresse). E’ emerso tanto nella seconda parte di stagione, con una bella prova pure al Tour de l’Avenir. 

Per il team belga non solo corridori e diesse italiani, ma anche le bici, fornite da De Rosa (foto Instagram)
Per il team belga non solo corridori e diesse italiani, ma anche le bici, fornite da De Rosa (foto Instagram)
Come ti sei trovato a lavorare con i giovani?

Mi è piaciuto molto: seguirli, vederli crescere e soprattutto insegnarli la fatica. Con Michiel Lambrecht proprio a Capodarco, abbiamo fatto una bellissima prestazione. E’ facile vincere con i campioni, a me piace prendere i giovani, formarli e vedere arrivare i risultati pian piano. 

Quindi sarai il mentore dei due nuovi italiani in “Erasmus”?

Assolutamente, non vedo l’ora di lavorarci insieme. Non manca poi molto: a novembre faremo un mini ritiro e poi da dicembre si ripartirà ufficialmente.

Baroncini alla UAE Emirates: l’obiettivo è rilanciarsi

18.10.2023
5 min
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LIUZHOU – Quando qualche giorno fa parlammo con Luca Guercilena dei nuovi acquisti della Lidl-Trek, fra le righe parve di cogliere del dispiacere per la partenza di Baroncini verso il UAE Team Emirates. Come pure per Tiberi, sia pure per ragioni diverse, il senso era quello di aver seminato tanto, lasciando però il raccolto agli altri.

Baroncini è uno dei talenti più concreti che il ciclismo italiano abbia espresso negli ultimi cinque anni, solo che la magia dell’ultima stagione fra gli under 23, con vittorie al Giro U23 e al mondiale di Leuven, si è bruscamente interrotta per una serie di cadute e relative fratture. Lo incontriamo a una partenza di tappa al Tour of Guangxi, con il baccano del foglio firma sullo sfondo, perché qui ogni giorno è una festa. Raggiungendo la postazione della Lidl-Trek abbiamo scambiato uno sguardo divertito con Jonathan Milan, preso d’assedio da decine di tifosi. La presenza di questi corridori è un’occasione troppo ghiotta per ragazze e ragazzi che magari in Europa non ci andranno mai e chissà quando e se li rivedranno (in apertura, il romagnolo sull’arrivo in salita di Nongla, chiuso con 27″ di ritardo).

Lidl-Trek al Tour of Guangxi con solo 5 corridori. Oltre a Baroncini c’erano Cataldo, Aberasturi, Hellemose e Tolhoek
Lidl-Trek al Tour of Guangxi con solo 5 corridori. Oltre a Baroncini c’erano Cataldo, Aberasturi, Hellemose e Tolhoek
Credi che alla Lidl-Trek possano essersela presa che tu vada via?

Non vedo perché. Mi hanno preso perché credevano in me e io sono andato perché credevo nella squadra, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Ci lasciamo in buoni rapporti, nessuno dice che un domani non torneremo a incontrarci.

Sei passato professionista con la testa del vincente, pronto a fare risultato. Possiamo dire che la realtà è stata parecchio più dura?

Sicuramente le cadute hanno inciso tanto, per il fatto che ogni volta dovevo fermarmi e ripartire da zero. Quindi la condizione scendeva subito e per riportarla su, magari facevo le cose un po’ in fretta per ritornare al meglio possibile. Questo può dare beneficio per un mese, un mese e mezzo, poi però inizia un calo della performance e questo mi ha impedito di ottenere i risultati che speravo. In più il fatto di cadere e rompermi un po’ mi ha condizionato.

Baroncini, qui in azione al Gran Piemonte, ha corso con l’attuale Lidl-Trek per due stagioni.
Baroncini, qui in azione al Gran Piemonte, ha corso con l’attuale Lidl-Trek per due stagioni.
In che modo?

Mi porta a frenare un po’ prima per non correre rischi. Come qualche giorno fa, ad esempio. Quando Milan si è toccato con uno accanto a lui, io ero appena dietro e ho frenato con più energia del solito. Io sono sempre stato un grande limatore e magari questo ha portato a qualche errore di troppo. A qualche caduta che si poteva evitare.

Cosa hai capito di Filippo in questi due anni?

Sicuramente ho avuto la conferma della tenacia che ho sempre pensato di avere. Questi episodi hanno ribadito che sono resiliente, che non mollo mai dopo le brutte esperienze. Sono stati un test. Sono maturato grazie anche a queste sfighe, che mi hanno fatto crescere anche dal punto di vista della calma interiore.

Perché cambiare squadra?

Partiamo dal fatto che sentivo il bisogno di cambiare, avere nuovi stimoli, ripartire quasi da zero per potermi rilanciare. Sicuramente in Trek ho avuto una buona crescita, senza tanto stress. Ecco, magari di quello avrei voluto averne di più. Tante volte sono io stesso che mi creo più stress del dovuto per cercare risultati, quindi magari questa è stata la sola cosa che avrei voluto.

La grossa delusione dopo il campionato italiano, quando una foratura lo ha tagliato fuori dal finale
La grossa delusione dopo il campionato italiano, quando una foratura lo ha tagliato fuori dal finale
La UAE Emirates ti ha detto cosa si aspetta da te?

Non mi hanno preso per tirare, piuttosto per crescere e farmi ritrovare la fiducia nei mezzi che secondo loro ho ancora. Mi seguivano già da quando ho fatto quei buoni risultati al Giro U23, già lì c’era stato un loro forte interesse, che poi hanno sempre mantenuto. Diciamo che questa è stata la chiave che mi ha fatto scegliere la nuova squadra. Ho bisogno di trovare la fiducia in me stesso e da parte della squadra. E’ questo il motivo del cambio.

L’appunto fra addetti ai lavori è che rischi di andare a tirare per Pogacar, se Tadej sarà nelle classiche cui anche tu punti.

Benvenga se ci sarà da lavorare per Pogacar, perché aiutare una persona così forte sicuramente ti porta a crescere. Piuttosto che essere quasi anonimo in mezzo al gruppo, preferisco mettermi a disposizione e poi magari staccarmi negli ultimi 50 chilometri. Avere un obiettivo in corsa è una cosa che mi motiva tanto, quindi sicuramente mi servirà per crescere.

Quindi la testa resta quella del vincente?

Sappiamo che ormai bisogna essere bravi in tutto, dal mettersi a disposizione a provare a vincere. In questi ultimi due mesi ho imparato tanto aiutando la squadra. Penso sia fondamentale nel ciclismo, quindi mi sento pronto in tutto e sicuramente la mia mentalità non è mai cambiata.

Al foglio firma con Brad Sohner, speaker americano, che ha raccontato il Tour of Guangxi
Al foglio firma con Brad Sohner, speaker americano, che ha raccontato il Tour of Guangxi
La cronometro rimane qualcosa su cui investire?

Sempre di più. Parlando con gli uomini UAE, ho capito che loro puntano tanto su di me anche per quello. Perciò sicuramente svilupperemo le nuove posizioni, andremo in galleria del vento. C’è dietro un bel progetto. Da qui in Cina vado direttamente a Dubai e poi Abu Dhabi, dove avremo un primo incontro, sicuramente soft, più che altro per conoscerci.

Che tipo di emozioni si provano cambiando squadra?

Quando sono passato dalla Beltrami alla Colpack, mi sembrava un grande salto e un po’ mi sembra di riviverlo. Sono le stesse emozioni, le stesse sensazioni. Ho tanta voglia di cambiare aria, di ricominciare quasi da zero. Chiudere un libro e aprirne un altro.

Il Lombardia di Buratti: l’emozione della prima Monumento

17.10.2023
5 min
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Dall’altra parte del mondo, in Giappone, molti corridori hanno corso l’ultima gara della stagione. Tra questi c’era anche Nicolò Buratti, il friulano ha chiuso una stagione che lo ha visto passare dal CTF Friuli alla Bahrain Victorious. Un salto nella dimensione del WorldTour arrivato nel mese di aprile: Buratti è passato a correre dal Trofeo Piva alla Freccia del Brabante in appena dieci giorni.

«Passare a metà anno nel WorldTour non è semplice – dice – si tratta di un mondo nuovo, anche se lo staff della squadra un po’ lo conoscevo, visto che molti di loro lavorano anche con il CTF. Tuttavia un mesetto, anzi due di adattamento ci sono voluti, ma mi sono inserito bene».

Buratti ha trovato la fuga al primo colpo: ritmi alti fin da subito in gara
Buratti ha trovato la fuga al primo colpo: ritmi alti fin da subito in gara

Un bel finale

Un inizio non semplice, poi però l’adattamento è avvenuto con i giusti tempi, e Buratti si è ritrovato catapultato al Giro di Lombardia. Un premio per questo finale di stagione in crescendo ed un’iniezione di fiducia per quella che sarà la prima stagione interamente tra i professionisti, la prossima. 

«Ho saputo che sarei andato al Giro di Lombardia dopo le gare in Canada – racconta Buratti dal Giappone prima della Japan Cup Cycle Road Race – quindi un mese prima. Ho avuto modo di prepararmi, anche se la mattina alla partenza di Como un po’ di tensione c’era comunque».

Routine post-tappa. Asciugamano e giacca pesante forniti dai massaggiatori…
Routine post-tappa. Asciugamano e giacca pesante forniti dai massaggiatori…
E’ stata la tua prima monumento della carriera…

Ero davvero felice di poter prendere parte ad una corsa così prestigiosa, sono andato subito in fuga, è stato emozionante. Alla fine, a modo mio, sono stato protagonista in una corsa che è un simbolo del ciclismo. Sulle strade c’era tantissimo tifo, non avevo mai provato una cosa del genere. La cosa più bella, probabilmente è stata concluderla, arrivare a Bergamo. 

Avere accanto tanti campioni come ti ha fatto sentire?

Ogni corsa che ho fatto mi sono trovato accanto un campione diverso, certo che al Lombardia c’era un exploit. Anche questa è un’emozione, in realtà fa un po’ strano perché è gente che ammiravi da fuori ed ora sei lì accanto a loro. Devo ammettere che è stato abbastanza bello e gratificante, capisci di essere arrivato dove volevi, con la consapevolezza che sia solo l’inizio. 

I primi risultati sono arrivati alla CRO Race, con quattro piazzamenti su sei in top 10
I primi risultati sono arrivati alla CRO Race, con quattro piazzamenti su sei in top 10
Com’è stato vivere da davanti il Giro di Lombardia, la fuga era un obiettivo prefissato?

Sì. Il fatto che io prendessi parte alla fuga di giornata era nel piano del team. Sono stato fortunato perché il gruppetto giusto è andato via praticamente al primo scatto, cosa che non succede spesso. Anche se poi il gruppo ci ha tenuti a 30 secondi per tanto tempo ed abbiamo spinto al massimo. Durante tutta la giornata non ci hanno mai lasciato tanto margine, quindi i ritmi erano sempre elevati. 

Ti sei staccato dopo 150 chilometri a causa dei ritmi elevati?

Ho sofferto di crampi sulla penultima salita (il Passo della Crocetta, ndr) così mi sono gestito e staccato. Il gruppo mi ha ripreso proprio sullo scollinamento, così ho fatto la discesa con loro e sul Passo di Ganda mi sono staccato definitivamente. Il fatto di aver anticipato il gruppo entrando nella fuga mi ha aiutato a prendere il margine per poi finire la corsa.

La prima stagione da professionista di Buratti si è conclusa in Giappone, alla Japan Cup Cycle Road Race
La prima stagione da professionista di Buratti si è conclusa in Giappone, alla Japan Cup Cycle Road Race
Gli ultimi chilometri come sono stati?

Dopo l’ultima salita mi sono tranquillizzato un po’, il peggio era alle spalle. Per fortuna mi sono trovato in un gruppetto numeroso con altri 20 corridori, così l’ultima parte è stata meno dura. Non avevo mai fatto così tanti chilometri (238, ndr) in gara.

Com’è stato?

In realtà stavo bene, chiaramente competere con i primi è qualcosa di diverso, però ho visto che se ti gestisci e ti alimenti nella maniera giusta non è un problema arrivare in fondo. 

E’ cambiata tanto la tua alimentazione in corsa dopo il passaggio alla Bahrain Victorious?

No, con il CTF lavoravamo bene in tutti i campi. Sicuramente qui sono più controllato ed è molto più semplice imparare perché tutto è preciso e curato nei minimi dettagli. La cosa che è cambiata maggiormente sono gli allenamenti, faccio molte più ore rispetto a prima. 

Buratti (a sinistra) ha corso spesso con Mohoric (a destra) dal quale ha imparato tanto
Buratti (a sinistra) ha corso spesso con Mohoric (a destra) dal quale ha imparato tanto
Un anno di apprendimento che ti sarà utile per il futuro.

Nel 2023 ho imparato tanto, soprattutto guardando i miei compagni di squadra. Solamente osservarli mi ha permesso di capire molte cose. La prossima stagione farò tutto insieme a loro, a partire dal ritiro invernale. Fare una preparazione completa mi aiuterà a crescere ancora, conosco meglio lo staff ed i corridori. Nel mio piccolo posso pormi degli obiettivi: qualche top 10 o dei podi. 

Quale dei tuoi compagni ti ha seguito maggiormente?

Ho corso tanto con Mohoric, è un corridore che qualcosa ha fatto – dice ridendo – è molto preciso e metodico su tante cose: le tattiche in corsa, l’aerodinamica, la bici e l’alimentazione. Guardarlo muoversi in gruppo mi ha aiutato tanto, poi lui parla benissimo l’italiano. 

Poi è un ragazzo che parla spesso e volentieri. 

E’ proprio adatto per il ruolo da “chioccia”, perché non si stanca mai di spiegare e di farti vedere le cose. 

L’ultima corsa in Cina e Verre già pensa a un inverno diverso

17.10.2023
4 min
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GUILIN – Anche Alessandro Verre è fra coloro che hanno chiuso il 2023 al Tour of Guangxi, trovando il tempo per guardarsi intorno tra una fatica e l’altra. Passò professionista lo scorso anno che era poco più di un ragazzo, ma lentamente la sua forma di atleta si va definendo. Il cammino è ancora lungo. L’auspicio che il secondo anno potesse essere più facile del primo si è infranto su un livello generale molto alto. Il ritiro dal Giro per il Covid ha lasciato una ferita aperta. Eppure la sensazione è che, sia pure a fatica, Alessandro abbia fissato dei punti fermi e su questi si appoggi per crescere nella direzione migliore.

Verre ha affrontato il Giro andando sempre in fuga, qui nella tappa di San Salvo. Si è ritirato per Covid
Verre ha affrontato il Giro andando sempre in fuga, qui nella tappa di San Salvo. Si è ritirato per Covid
Hai comunque fatto il Giro: che esperienza è stata?

Sicuramente bella, peccato però che sono incappato forse in uno dei Giri più duri degli ultimi vent’anni, che per giunta è stato molto influenzato dal Covid. Io l’ho preso e ho provato a continuare ugualmente nella seconda settimana. Però comunque il fisico non rispondeva e mi sono fermato in anticipo.

Hai capito qualcosa in più di Alessandro in questi mesi?

Bisogna ancora lavorare tanto su tutti i fronti (sorride e abbassa lo sguardo, ndr). Guardando a come era andata l’anno scorso, mi aspettavo un po’ di più, però non è stato l’anno che volevo e adesso non vedo l’ora di staccare per poi ricominciare con il prossimo.

In ogni tappa del Tour of Guangxi è capitato di fissare colpi d’occhio come questo, legato alla bellezza e alla tradizione
In ogni tappa del Tour of Guangxi è capitato di fissare colpi d’occhio come questo, legato alla bellezza e alla tradizione
Si torna subito a casa?

Dopo il Tour of Guangxi era prevista da tempo una sosta in Francia con la squadra per fare il primo ritiro, un passaggio rapido per organizzare il prossimo anno e fare le prime visite mediche.

Uno degli appunti che ti venne mosso è che forse stavi passando professionista troppo presto.

Diciamo che adesso la tendenza è questa, è la normalità. Poi il tempo dirà la sua. Quello che posso dire sinora è che sto facendo esperienza e non sono anni che passano a vuoto. Nel 2022 l’Arkea era una professional, quest’anno siamo nel WorldTour. Ho fatto anche il primo grande Giro, classiche monumento come la Sanremo e il Lombardia. Fino ad ora, anche se non è stato l’anno che mi aspettavo, ho avuto la possibilità di fare molte esperienze.

Nell’arrivo in salita di Nongla, Verre ha pagato dazio alla condizione non eccellente: 39° a 1’57”
Nell’arrivo in salita di Nongla, Verre ha pagato dazio alla condizione non eccellente: 39° a 1’57”
L’anno scorso eri l’unico italiano della squadra, poi è arrivato Mozzato…

E dal 2024 ci sarà anche Albanese e questo mi fa molto piacere. In più da quest’anno abbiamo preso bici italiane, quindi diciamo che c’è molto di Italia in squadra.

Che tipo di inverno ti aspetti?

Torno con la voglia di lavorare, anche se andrò con i freni più tirati rispetto allo scorso anno. Vedremo con la squadra se ci sarà qualcosa da cambiare oppure no, anche se a mio parere sarà sicuramente così, vedendo quest’anno. Ne sapremo di più la prossima settimana.

Che cosa cambieresti?

L’inverno scorso, ho lavorato molto di più sulla parte della palestra, forse troppo. Magari si potrebbe eliminare un po’ di quel lavoro e aggiungere qualche ora in più di bici.

In corsa accanto a Baroncini, suo compagno alla Colpack: i due si confrontano spesso
In corsa accanto a Baroncini, suo compagno alla Colpack: i due si confrontano spesso
Fra coetanei italiani, vi trovate a parlare di come vanno le cose?

Certo, mi trovo spesso in corsa con Filippo Baroncini, con cui ho corso alla Colpack. Abbiamo iniziato entrambi la stagione in Australia e l’abbiamo finita qui in Cina. E ogni volta che ci incontriamo, parliamo molto. Ci raccontiamo le nostre esperienze in squadra e ci confrontiamo un po’ anche sui modi di lavorare.

Se potessi scegliere, vorresti tornare al Giro?

Sono un po’ indeciso, in realtà. Di solito, da italiano, mi verrebbe da scegliere il Giro. Però da giovane, mi viene da dire di più la Vuelta. Se non dovessi recuperare bene le fatiche del Giro d’Italia, me le porterei per tutto il resto dell’anno. Alla Vuelta invece, si è quasi a fine stagione, quindi un po’ mi salverei e mi troverei tutto quel lavoro per l’anno successivo.

Il ritorno di Valerio Conti, appena prima delle vacanze

17.10.2023
5 min
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Lo avevamo lasciato alla vigilia del campionato italiano, ma quello non era il vero Valerio Conti. Almeno non fisicamente, perché gli effetti della caduta rovinosa al Giro d’Italia si sentivano ancora. Terza tappa, esito infausto delle lastre: frattura del bacino. Un mese per riprendersi, ma con tanti problemi di postura, di efficienza della pedalata che solo il tempo ha potuto cancellare, insieme al suo lavoro guidato da osteopata e fisioterapista.

Ritroviamo il romano all’indomani del ritorno dal Tour of Hainan, dove ha portato a casa un importante quinto posto nella classifica generale che, proprio in base a quel che è successo quest’anno, assume un valore molto maggiore. Conti è tornato alla sua piena efficienza, quel corridore che non parte mai per ottenere un semplice piazzamento e che non nasconde mai le sue ambizioni.

«Sinceramente questi risultati me li aspettavo – esordisce – perché ho reagito bene dopo gli infortuni e uso il plurale appositamente perché non c’è stato solo l’incidente al Giro. Tanta gente si sarebbe arresa, ma sentivo che dovevo reagire, uscire dall’incubo, essere determinato. Ho visto che nelle gare di settembre andavo bene, finivo spesso vicino ai primi 10, ho capito che ero pronto».

Conti in gara ad Hainan, dove ha colto tre top 10 finendo quinto in classifica a 15″ da Sevilla (foto Facebook)
Conti in gara ad Hainan, dove ha colto tre Top 10 finendo quinto in classifica a 15″ da Sevilla (foto Facebook)
Che corsa hai trovato in Cina?

Per me è una corsa che si affermerà e che presto entrerà anche nel WorldTour. Organizzata benissimo, oltretutto dà una marea di punti Uci, quindi è vista con molta attenzione anche dalle squadre della massima serie. Non è durissima, ma fa tanto caldo che con l’umidità la rende davvero pesante. Era su 5 tappe, ma solamente due avevano davvero peso per la classifica.

Il risultato finale ti ha soddisfatto?

A posteriori direi che si poteva anche fare meglio, anche vincerla. Nella prima delle due tappe di salita ero nella fuga giusta, ma sono rimasto chiuso allo sprint. Nella seconda eravamo in 4 davanti a giocarci non solo la vittoria di tappa ma anche il Giro. E’ stato bravo Sevilla a rientrare su di noi, ma d’altronde non è un corridore che scopriamo oggi. Paradossalmente però sono proprio queste considerazioni che mi danno morale, significa che con un pizzico di fortuna in più si potevano fare davvero grandi cose.

Il secondo giorno il romano ha anche vestito la maglia di leader della classifica a punti (foto Facebook)
Il secondo giorno il romano ha anche vestito la maglia di leader della classifica a punti (foto Facebook)
Eri già stato in Cina?

Ci avevo corso 9 anni fa, quand’ero alla Lampre. Fu anzi allora che iniziò la moda delle corse asiatiche di fine stagione, utili per fare gruppo e anche per sgrezzare i più giovani. Hainan è un’isola bellissima, piena di turisti, con strade fantastiche, enormi e pulite. Poi devo dire che tutta la trasferta è stata davvero piacevole, si è formato un bel gruppo.

L’amarezza per com’è andata la stagione è quindi svanita?

In parte. Ho imparato che basta davvero un secondo per cambiare tutto: ero andato al Giro pieno d’ambizioni, con una condizione che non ricordo di avere mai avuto, ma tutto è svanito in un attimo. Ho imparato anche che l’aspetto morale spesso conta più di quello fisico, se non hai l’umore giusto non ti riprendi e alla fine molli. E’ la testa che fa la differenza, devi pensare che il periodo brutto presto finirà, ma questo non vale solo nel ciclismo, credo sia una regola valida per ogni lavoro.

Il Team Corratec al via in Cina, con Dalla Valle vincitore di una tappa e della classifica a punti (foto Instagram)
Il Team Corratec al via in Cina, con Dalla Valle vincitore di una tappa e della classifica a punti (foto Instagram)
Tu hai già il contratto per la prossima stagione, questo è stato un aiuto?

Sì, ma devo dire che la squadra mi è stata sempre vicina. Sembrerà strano, ma a dispetto di quanto è successo è l’anno nel quale mi sono divertito di più, mi sono sentito maggiormente a mio agio nel gruppo. Tanto è vero che se anche mi fosse arrivata un’offerta avrei rifiutato, perché questo è l’ambiente per me adesso.

La tua ripresa è purtroppo coincisa con la fine della stagione…

Lo so, infatti non starò fermo molto, voglio riprendere presto. Per fortuna chiudo la stagione non solo con un buon risultato, ma anche con la voglia di tornare subito in sella e questo credo sia utile per preparare la meglio il 2024.

Conti al Matteotti, chiuso con un 12° posto di buon auspicio per la trasferta
Conti al Matteotti, chiuso con un 12° posto di buon auspicio per la trasferta
Ti sei posto qualche obiettivo particolare?

Avrei detto il Giro d’Italia, ma non solo come termine di riscatto dopo quanto successo quest’anno. Per un corridore italiano la corsa rosa è il massimo, in me ha sempre suscitato un fascino particolare.

Che cosa ne dici della prossima edizione appena ufficializzata?

Era tanta l’attesa, sono anche andato appositamente alla presentazione. E’ un Giro durissimo, sin dalle sue primissime battute. Io credo che con una conformazione del genere i distacchi saranno ben distribuiti e nella terza settimana la situazione di classifica sarà già abbastanza chiara. Io chiaramente non ci guardo, ma devo dire che con quel disegno, occasioni per le fughe non mancheranno. Starà a me farmi trovare pronto e cercare di entrarci.