Affini, spicchio d’Italia nella tana del lupo Van Aert

04.04.2021
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Nella tana del lupo Van Aert c’è anche un italiano. I nostri connazionali al via del Fiandre sono appena otto e fra loro c’è appunto Affini. Il gigante mantovano alla Jumbo-Visma c’è arrivato da pochi mesi, eppure i direttori l’hanno voluto fortemente alla partenza. Si sono accorti che quando c’è da caricarsi il gruppo sulle spalle, Edoardo sa farlo benissimo. E dato che oggi, vista la condizione di Van Aert, ci sarà da portarli tutti a spasso e anche a lungo, le leve dell’italiano sono quel che ci vuole.

Per i corridori che il mercoledì hanno corso a Waregem, ricognizione di venerdì
Per i corridori che il mercoledì hanno corso a Waregem, ricognizione di venerdì
Come stai?

Sto benino, ma non al 100 per cento. Dopo la Sanremo ho preso un mega raffreddore e per qualche giorno quasi non respiravo. Poi a forza di tamponi, perché se hai il raffreddore diventano tutti sospettosi, il naso me l’hanno sturato. In generale, comunque, è una fase che vivo molto bene. E’ chiaro che avendo in casa il più forte, siamo tutti molto motivati. Anche se secondo me Van der Poel si sta nascondendo.

Avendo in casa il più forte di solita significa tirare tutto il giorno…

Ci prenderemo la responsabilità, se sarà necessario. Dipende anche da come si muoveranno le altre squadre. Ci sono anche altri che stanno bene, non sperino che li portiamo in carrozza al finale.

Il percorso è un po’ cambiato.

Faremo qualche sezione differente. Mi pare di aver capito che i paesi con il Muur e il Bosberg non abbiano dato l’autorizzazione al passaggio. E così dopo il primo Qwaremont si farà un nuovo giro. Verrà fuori un corsone, c’è davvero una bella sequenza di muri.

Siete andati a vederli?

Siamo andati in due gruppi separati. Noi che abbiamo corso mercoledì alla Dwars door Vlaanderen siamo andati venerdì a vedere la parte più importante. Quelli che invece non hanno corso, giovedì hanno fatto un bell’allenamento sul percorso.

Van Aert è un vero lupo sui muri. Eccolo provare il percorso giovedì
Van Aert è un vero lupo quando la strada si fa impervia
Quale sarà il tuo ruolo?

Dovrò stare sveglio dalle prime battute e portare la squadra il più avanti che mi sarà possibile. Poi quando avrò finito, addio cari miei! Comunque essere qui dopo così poco tempo è gratificante e dà grande motivazione.

Con quale bici correrai?

Usiamo la Cervélo S5. Qualcuno nelle corse precedenti ha anche provato un nuovo modello, la Caledonia. Io stesso l’ho usata ad Harelbeke, ma per oggi usiamo tutti la S5. Ho cerchi da 60 e tubolari da 28. Ho usato gli stessi cerchi anche alla Gand-Wevelgem, dove il vento era decisamente forte. Ma sono pesante, difficile da spostare. Quanto ai rapporti, 39-54 e 11-30. Il 54 ormai lo uso in ogni corsa, si va così forte che perdere pedalate diventa difficile.

Come sta il capo?

Per come l’ho visto in questi giorni, è abbastanza tranquillo. Fa gruppo e devo dire che proprio questa sarà la nostra arma segreta in futuro. Si lavora bene, con una bella sinergia fra direttori e corridori.

Alla Tirreno, Affini ha dimostrato di saper fare anche il lavoro pesante
Alla Tirreno, Affini ha dimostrato di saper fare anche il lavoro pesante
Van Aert ha voce in capitolo nelle scelte?

Lui esprime sempre le sue idee e quando arriviamo a fare la riunione tattica, i direttori hanno già fatto il giro delle camere. Per cui alla fine si tratta di fare la sintesi delle varie opinioni. Fare la riunione la sera prima significa che al mattino sul bus diamo una ripassatina e semmai rifacciamo il punto sul meteo. Si pesava che avrebbe fatto freddissimo, invece il vento è calato e la temperatura è da primavera belga. Rigidina, ma sempre meglio che in inverno.

A che ora la sveglia stamattina?

Alle 6,45. Colazione prima delle 7 e poi partenza. C’è voluta quasi un’ora di pullman per arrivare in tempo alla presentazione dei team.

Cosa farai dopo il Fiandre?

Mi fermo un po’ e poi preparo il Giro. Qui c’è una bella pianificazione. Si decidono gli obiettivi e si pianificano gli allenamenti per arrivarci. Si fanno meno giorni di corsa, ma di maggiore qualità. Mi trovo bene, anche se siamo appena all’inizio. Alle corse ormai vanno tutti così forte che non si riesce a prenderle come allenamenti. E allora tanto vale prepararsi per bene in un posto che scegliamo noi, al ritmo che decidiamo di seguire…

Diario belga di Consonni, dall’alba al tramonto

29.03.2021
7 min
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«La gente e i giornalisti – dice Consonni – vedono solo quelli davanti. Ma per capire la vera essenza di una Gand-Wevelgem, bisognerebbe mettere la telecamera sugli ultimi. Ai primi sembra tutto facile. Sul computerino nell’ultimo Kemmel, un muro in pavé al 20 per cento dopo 5 ore e mezza di gara con le gambe che urlavano, c’era scritto “corsa interrotta”. Dice così quando la velocità scende sotto i 4 orari. Ma staccarsi ai 90 dall’arrivo e ugualmente tenere duro per arrivare al traguardo, vuol dire cercare di tirare fuori il meglio. Fenomeni si nasce, buoni corridori si diventa».

Per Consonni a colazione anche una fetta con pasta di mandorle
Per Consonni a colazione anche una fetta con pasta di mandorle

Ginocchio okay

Inizia così questo viaggio tecnico a ritroso nella Gand-Wevelgem di Simone Consonni, il cui ginocchio parrebbe aver messo la testa a posto. Il bergamasco è tornato alle corse e a Wevelgem si è piazzato in 62ª posizione.

«Dopo Harelbeke – dice – ero finito. La Gand è stata la quarta corsa dell’anno e lassù siamo nell’elite del ciclismo mondiale. Sono abbastanza soddisfatto per averla finita senza dolore al ginocchio».

Mentre davanti Van Aert e i tre italiani si giocavano la corsa, Consonni pedalava a fatica verso il traguardo. Noi ci siamo fatti raccontare la sua giornata in sella.

La presentazione del Team Cofidis a Ypres e poi di nuovo sul pullman
La presentazione del Team Cofidis a Ypres e poi di nuovo sul pullman

Sveglia e colazione

Se l’hotel è come sempre in zona Oudenaarde, per andare alla partenza da Ypres c’è da fare un bel pezzetto di trasferimento.

A che ora la sveglia?

Prestissimo, non buono per me. Nei giorni prima, ero da solo in hotel e mi svegliavo alle 9. Per le altre corse in Belgio la sveglia di solito è alle 8. Questa volta ha suonato alle 7 e nella notte c’è stato anche il passaggio all’ora legale. Ho anche provato ad andare a letto un po’ prima, ma non sono riuscito a prendere sonno. Una partenza a handicap (ride, ndr).

Colazione in camera come in Belgio in epoca Covid?

No, per fortuna la squadra ha preso tutto un piano dell’hotel e così siamo riusciti a mantenere la bolla, con due stanze adibite a ristorante. Se la colazione è alle 8, io metto la sveglia alle 8 e arrivo a tavola sempre un po’ dopo, per sfruttare il riposo al massimo. Quando sono arrivato, ho visto che qualcuno aveva preso della pasta, ma non ne avevo voglia. Invece ho mangiato yogurt, cereali e miele. Due fette tostate. Una con crema di mandorle, uova e prosciutto. L’altra con la marmellata. Un caffettino e via…

Senza pasta prima di una corsa tanto impegnativa?

Preferisco non ingolfarmi, prevedendo la partenza a tutta. Comunque nel pullman ho mangiato una banana e una barretta di carboidrati, per partire senza essere appesantito. E poi ho dormito per altri 15 minuti.

Che cosa hai fatto arrivato a Ypres?

Ho messo il body e sopra un giubbino pesante. Siamo andati alla firma e alla presentazione della squadra. Poi siamo tornati al bus e abbiamo fatto la riunione. Ho bevuto un altro caffè. Ho fatto il pieno di gel e barrette e 5 minuti prima di partire ho preso un altro caffè: il terzo di giornata.

La Cofidis attinge per i suoi corridori dal catalogo di Named Sport
La Cofidis attinge per i suoi corridori dal catalogo di Named Sport

Bici da strada

Lo avevano detto anche Nizzolo e prima Trentin. Fra le corse del Nord, la Gand è quella che si affronta con la bici più normale. Il Kemmel è l’unico tratto in pavé un po’ lungo, ma ha il fondo così buono da non richiedere accorgimenti speciali.

Bici normale?

Quella da strada, con tubolari da 25 e cerchi più bassi. Da 40 e non da 55. Ruote sulla difensiva, insomma, per prendere meno sventagliate. Visto che il solo pavé era quello del Kemmelberg, le gomme le ho gonfiate a 6 davanti e dietro, mentre ad esempio ad Harelbeke avevo 6,2 davanti e 6,4 al posteriore.

Rapporti?

Classici. 39-54 e 11-29. Sul Kemmel il 29 è servito e se lo avessi avuto, avrei spinto anche il 32. Due borracce e via…

Dopo pochi chilometri, gruppo in pezzi: per Consonni, la temuta partenza a fiamma
Dopo pochi chilometri, gruppo in pezzi: la temuta partenza a fiamma

Rifornimenti smart

Ognuno ha le sue abitudini e come si può vedere Consonni, oltre alla pasta a colazione, non mangia panini. Anche se forse l’eccezione è dovuta al tipo di corsa.

Cosa c’era nelle due borracce?

In entrambe 45-50 grammi di carboidrati. In più avevo in tasca 5 gel e 2 barrette, in modo da integrare ogni ora con 60-80 grammi di carboidrati. Siamo partiti subito a fiamma, poi sono andati via i ventagli. Solo dopo 100 chilometri sono riuscito a mangiare l’unica barretta di tutto il giorno.

Niente panini?

In corse come questa, in cui vai sempre a tutta e non hai il tempo per mangiare, preferisco integrare i carboidrati bevendo e con gel. In una corsa a tappe, quando dopo la prima ora il ritmo scende, il panino ci può anche stare.

Cosa ti è arrivato con il sacchetto del rifornimento?

C’erano due borracce. Non semplice acqua, perché non è ancora così caldo. Erano ancora carboidrati, più un paio di panini che io però ho lasciato, barrette e gel. La mia Gand è stato un continuo reintegrare. Ed è stata una grandissima faticaccia.

Dopo l’arrivo, per Consonni 40 minuti senza mangiare, poi proteine e quinoa preparata dal team
Dopo l’arrivo, 40 minuti senza mangiare, poi proteine e quinoa

Lavoro duro

Se usi le corse del Nord come ripartenza da un periodo di stop, considerando il livello della competizione, devi essere consapevole che dovrai stringere i denti fino a farti male.

Dicevi: una faticaccia…

Basta guardare il cuore. Ad Harelbeke ho corso per 4 ore e alla fine sono venuti fuori 158 battiti medi, il chiaro segno che non sono troppo allenato e lo sapevo. Ieri invece la gamba spingeva, ma non avevo il cambio di ritmo. Ho fatto 150 chilometri a inseguire. I battiti medi si sono abbassati fino a 149 con picchi di 185, da cui si vede bene quanto fossi finito. Sabato infatti ero salito fino a 196, per cui mi sento di dire che abbiamo fatto un bel blocco di lavoro. Sapevamo che avrei fatto fatica e che non avrei avuto la gamba per stare davanti e aiutare la squadra. Ma sono contento di averla finita e di aver lavorato bene. Zitto zitto, la scorsa settimana mi sono sparato 1.000 chilometrini. Il giorno dopo la Nokere Koerse ho fatto 4 ore e poi 3 ore ogni giorno, per completare il lavoro.

Come dire che in un modo o nell’altro la condizione arriverà?

L’idea è quella, anche se si tratta di un’arma a doppio taglio, perché ho fatto davvero tanti fuorigiri. Adesso mi aspettano tre giorni di recupero, continuando a fare gli esercizi per fortificare il ginocchio. Anche lassù comunque avevo i miei elastici e ci ho lavorato.

Recupero attivo

Consonni è arrivato a casa alle 21,30 circa della domenica, con un volo su Linate. Tornerà in Belgio la prossima settimana per Scheldeprijs, il mercoledì tra il Fiandre e la Roubaix sulla quale il mistero resta fitto.

Recupero a casa?

Due giorni senza bici e palestra per lavorare sul ginocchio. Poi sentirò Villa, perché non mi dispiacerebbe fra giovedì e venerdì andare a fare qualche sessione di lavoro in pista.

Quando hai mangiato per l’ultima volta in corsa?

Più o meno mancavano 150 chilometri alla fine. E quando siamo arrivati in fondo, avevo la pancia sottosopra, per i tanti zuccheri che ho buttato dentro. Alla fine sono rimasto in gruppo e ho lasciato che mi portassero all’arrivo. Mi hanno raccontato delle brutte scene mostrate di Bennett che rimetteva. Bè, questo è il Nord per buona parte gli atleti. Bello da guardare, bello anche da vivere, ma diverso da come si immagina.

Anche in Belgio aveva gli elastici per lavorare con il ginocchio
Anche in Belgio aveva gli elastici per lavorare con il ginocchio

Dopo l’arrivo

Da Wevelgem a Bergamo, passando per Bruxelles e Linate. Ricordate il racconto di Moschetti della scorsa settimana? A Consonni è andata meglio.

Hai mangiato qualcosa dopo l’arrivo?

Ho fatto passare almeno 40 minuti, altrimenti ho lo stomaco chiuso e non riesco a far scendere niente. Poi ho mandato giù la classica borraccia di proteine. E poi, andando verso l’aeroporto, il pasto dopo gara preparato dalla squadra. Stavolta c’erano la quinoa con mozzarella, tonno e pomodorini. Infine in aeroporto, con tutti i ristoranti chiusi, ho mangiato un panino con il prosciutto. Il bello è che arrivato in Italia, nonostante la grande fatica e avendo mangiato da corridore, non avevo più fame. Vuol dire che ho lavorato bene e integrato nel modo giusto. Quando le gambe iniziano a funzionare, entri nel loop giusto. Capisci che le cose funzionano.

Nei giorni del male al ginocchio hai parlato del peso.

In effetti un po’ avevo mollato, però dal momento in cui ho potuto riprendere, sono restato concentrato. Adesso sono intorno ai 73,5 mentre al Tour ero 71,5. Per cui va bene.

Prossime corse?

Il mio programma, a causa del ginocchio, arriva a Scheldeprijs per cui dovremo rifarlo anche alla luce dei programmi di Elia (Viviani, ndr). Ho sentito parlare della Valenciana, forse di gare in pista. E’ tutto sul tappeto, non so nemmeno se si farà la Roubaix…

La Gand del belga e dei tre italiani. E Nizzolo rimugina…

28.03.2021
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Nizzolo sta cominciando a capirlo solo ora. Forse la Gand l’ha buttata, anche se Van Aert magari avrebbe vinto lo stesso. E’ passata quasi un’ora dall’arrivo e Giacomo non ha ancora rivisto la volata, ma a forza di sentirsi dire che forse qualcosa è andata storta, qualche crepa si sta aprendo nella convinzione professata sul traguardo di aver fatto tutto bene.

«L’arrivo era corto – dice – ho corso per tutto il giorno come volevo. La volata l’ho presa così da dietro perché pensavo di non avere gambe per farla in testa. Pensavo di essere stanco e forse farla di rimonta era meglio. Potevo giocarmela meglio, ma ha vinto il più forte. Vorrei che questo fosse chiaro…»

In attesa del podio, ciascuno con i suoi pensieri
In attesa del podio, ciascuno con i suoi pensieri

Rimonta strozzata

Forse il nuovo finale della Gand-Wevelgem con dei chilometri nuovi a causa di un incendio. Oppure il fatto che Van Aert si sia tenuto saggiamente accanto Van Hooydonck, impedendo a chiunque di scattare. Magari davvero il senso di affaticamento per aver risposto agli scatti sul Kemmel e poi a due allunghi di Kung nel finale. Il 55 e le ruote da strada, perché tanto pavé in realtà non c’era. C’era tutto per fare bene, eppure qualcosa non ha girato nel verso giusto. Infatti mentre Van Aert con Trentin e Colbrelli a ruota si lanciavano nello sprint, Nizzolo doveva ancora iniziare la rimonta. Che in un arrivo breve come l’ha descritto benissimo lui, è rimasta soffocata nella gola.

Il gruppo di testa sotto al Menin Gate di Ypres, monumento ai caduti
Il gruppo di testa sotto al Menin Gate di Ypres, monumento ai caduti

Doppio rimpianto

«E proprio la gola – sorride mestamente – continua a darmi fastidio dalla Sanremo, ricordo che ne avevamo già parlato. E diciamo che certi sforzi e il vento freddo del Nord non aiutano a farlo passare. In salita non mi hanno staccato perché si andava troppo forte per fare la differenza. In finale poi Van Hooydonck ha ricevuto l’ordine di tirare fino all’ultimo. Io ho risposto a Kung, che mi è partito da davanti e non volevo lasciarlo andare. La rimonta, già la rimonta. Ero indietro. Mi sono lanciato e ho dovuto smettere di pedalare. Ho girato attorno a uno e poi sono ripartito. Mi resta la consapevolezza che alla fine delle corse lunghe sono ancora veloce, ma sta iniziando a venirmi anche un po’ di rimpianto. Come ho ancora qua sulla gola la Sanremo. Ho vinto bene la volata del gruppo. Quel colpo che ho dato col ginocchio sul manubrio a inizio anno mi ha fatto arrivare alla Classicissima con un po’ di ritardo, ma ora sto bene e guardo con curiosità al Fiandre. L’ho fatto una sola volta da neopro’ con Cancellara, ricordo poco. Starò quassù fino alla Roubaix. Perché a noi dicono che si dovrebbe fare».

Sull’ultimo Kemmel, il forcing di Van Aert. Trentin risponde bene
Sull’ultimo Kemmel, il forcing di Van Aert. Trentin risponde bene

Grazie a Van Hooydonck

Prima Van Aert e poi i tre italiani, da capire se esserne depressi oppure prendere atto che alle spalle del gigante ci fossero soltanto i nostri.

«E’ stato uno sprint velocissimo – dice il belga – abbiamo avuto vento favorevole fin dal Kemmel e siamo stati in grado di gestire bene il finale. Van Hooydonck ha fatto per tutto il giorno un lavoro fantastico, ma nel finale è stato superlativo. Non è stato un giorno semplice. La fuga non era molto numerosa e abbiamo dovuto fare parecchi chilometri tirando ciascuno per la sua parte. Abbiamo avuto sempre il vento di traverso, è stato uno sforzo enorme, ma ne è valsa davvero la pena».

Probabilmente sul Kemmel ha ragionato e ha scelto di non attaccare a fondo, come magari avrebbe fatto Van der Poel. Certe corse si vincono con la testa e non solo con il carattere. Per questo Van Aert è forse superiore all’olandese.

Schermaglie in pianura: Van Aert fa buona guardia
Schermaglie in pianura: Van Aert fa buona guardia

Trentin, quasi perfetto

Ieri Trentin le aveva azzeccate tutte. Ha sbagliato solo il pronostico sulla Trek-Segafredo, perché non poteva sapere che a causa di una doppia positività Covid, la squadra americana non sarebbe partita. Ma quando il discorso si è spostato sullo sprint, contro Van Aert c’è stato poco da fare.

«Ancora terzo come l’anno scorso – dice – un po’ sono deluso, ma non è una vergogna arrivare dietro un così. Diciamo che posso essere contento al 50 per cento. E’ venuta fuori una gara molto dura. Dopo 60-70 chilometri era già tutto spaccato. La prima selezione l’ho fatta io. Volevo dare una ripassata al gruppo, che era tutto compatto. Mi sono girato e avevo tutta la Bike Exchange a ruota. Si è formato un bel gruppo, nessuno ha fatto il furbo. E poi il Kemmel ha dato le scremate successive. Cosa vuol dire in prospettiva del Fiandre? Tutto e niente. Non si possono paragonare le due corse. Il Fiandre ha più salite e più pavé e spero di vincerlo. Così quando domenica parleremo della settimana trascorsa, potremo dire che il terzo alla Gand era il segnale della condizione».

Van Avermaet è rimasto fuori dai primi ed ha inseguito per tutto il giorno
Van Avermaet è rimasto fuori dai primi ed ha inseguito per tutto il giorno

I dubbi di Colbrelli

Alla fine c’è Colbrelli, che il podio l’ha perso negli ultimi 30 metri e un po’ gli scoccia. La voce sempre venir fuori da un pozzo, sfinita e cupa. Sono andati forte per tutto il giorno e nel bilancio della stagione di Sonny c’è la scelta di non correre fino alla Sanremo, provando un modo di fare che probabilmente non ha dato frutti.

«Ma questo qua è un fenomeno – dice Colbrelli, riferendosi a Van Aert – e il compagno l’ha aiutato perché ha impedito gli scatti. Senza di lui magari vinceva ugualmente, ma gli toccava chiudere tutti i buchi. E in salita non ci ha staccato. La volata? Riguardandola, magari ho sbagliato a uscire dalla sua scia. Invece di pensare a passarlo, dovevo restare lì e magari mi portava lui sul podio, visto che Trentin mi ha passato con le ultime tre pedalate. Mi manca ancora qualcosa, perché non ho corso tanto. Abbiamo provato questa preparazione, era giusto farlo, ma non ho esplosività e facilità nei rilanci. E’ stato un buon test per domenica, anche se al Fiandre torneranno in ballo Van der Poel, Alaphilippe e altri. Comunque le corse quassù sono tutte diverse. Ad Harelbeke la Deceuninck sembrava imbattibile, oggi si sono squagliati. Se cambiava qualcosa senza il malanno di Bennett? Probabilmente sì. Ero accanto a lui quando ha rimesso, per poco non prendeva anche me. Non credevo ai miei occhi. L’ho guardato e mi sono detto: che cosa sta facendo questo qua?».

Harelbeke, la beffa di Asgreen e tanto altro

26.03.2021
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Le premesse c’erano tutte e l’E3 Saxo Bank Classic di Harelbeke non ha deluso le attese. Anzi si può ben dire che miglior introduzione la Campagna del Nord non la poteva avere. Una gara che passerà alla storia all’insegna dell’impresa di Kasper Asgreen, vincitore in solitaria. Prima con una fuga di una cinquantina di chilometri, poi con un assolo da finisseur nel finale. Ma la prova ha offerto una gran varietà di temi che meritano di essere approfonditi.

Divisori galeotti

Asgreen ha stupito tutti. Non tanto per la scelta di attaccare da lontano, che Van Der Poel ha sdoganato alla Tirreno-Adriatico, quanto per la sua saggezza tattica. Vistosi ripreso a una decina di chilometri dalla conclusione, Asgreen si è messo tranquillo in coda al gruppetto di 7 corridori, rifiatando.

Protetto da Stybar (campione uscente) e Senechal, a 5 chilometri dall’arrivo ha sfruttato uno dei tanti divisori della carreggiata. Tutto a destra mentre gli altri 6 navigavano dalla parte opposta. Così hanno impiegato quel paio di secondi per capire che se ne stava andando: secondi decisivi.

Il momento dell’attacco decisivo di Asgreen, Vdp non riesce a rispondere
Il momento dell’attacco di Asgreen, Vdp non riesce a rispondere

Poco prima, allo stesso modo ci aveva provato Naesen (AG2R Citroen). Questo particolare sta diventando sempre più un fattore, soprattutto nelle parti finali delle corse quando non c’è un gruppo compatto. E’ come se si offrisse al corridore l’opportunità di nascondersi e avere quel brevissimo intervallo utile per fiondarsi in avanti senza essere visto. Un particolare da tenere bene a mente anche per le prossime gare della Campagna del Nord.

Supremazia Deceuninck

La vittoria di Asgreen dimostra che, pur in presenza di Van Der Poel e Van Aert, si può far saltare il banco. Ci si poteva attendere Ballerini come punta della Deceuninck-Quick Step, invece il team ha privilegiato altre soluzioni. L’attacco di Asgreen, con Stybar, Senechal e Lampaert a fare da stopper.

Asgreen con Stybar (alla fine 5°) e Senechal (2°), perfetto gioco di squadra nel finale
Asgreen con Stybar (alla fine 5°), suo grande aiutante

Oltretutto l’evoluzione della corsa aveva eletto Senechal, spesso ultimo uomo nel treno di Bennett, come spauracchio per la volata, vista la sua velocità di base. Harelbeke ha confermato una volta di più perché il team belga sia considerato da anni il più forte nelle corse d’un giorno. 

Ma Vdp c’è, sempre di più…

I due grandi sconfitti sono Van Der Poel e Van Aert, ma in maniera molto diversa. L’olandese ogni volta che scattava era in grado di spaccare il gruppo, grande o piccolo che fosse. Tanto che Asgreen, arrivato ai piedi dell’ultimo muro con una manciata di secondi, si è visto rimangiare il vantaggio per l’azione del campione dell’Alpecin-Fenix.

Van Aert lancia la caccia ad Asgreen, ma Vdp è pronto a saltarlo via
Van Aert lancia la caccia ad Asgreen, ma Vdp è pronto a saltarlo via

Van Aert, che errore!

Van Aert, che già aveva inseguito dopo una foratura, ha anche commesso un grave errore, mancando un rifornimento a una trentina di chilometri dal traguardo. Quando sull’ultimo muro ha lanciato il suo attacco, questo è durato una decina di secondi. E mentre VdP rilanciava, lui ha perso irrimediabilmente contatto per evidente carenza di carburante.

In una giornata molto poco italiana (il più brillante pareva Trentin, ma anche lui ha bucato e addio) la sfida fra i due… tenori ha visto Van Der Poel vincere ai punti. Rivincita domenica a Gand? Staremo a vedere…

Van Aert deluso per sé, contento per Stuyven

21.03.2021
4 min
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Vederli lì a 50 forse 60 metri ma non aprire del tutto il gas per chiudere. Chissà cosa deve aver pensato Wout Van Aert una volta giunto in Via Roma? Uno dei tre “supereroi” era chiaramente il più marcato in quella situazione, anche perché era il più veloce. Gli altri hanno lasciato a lui l’onere di chiudere su Stuyven e Kragh Andersen, almeno sin quando non si è arrivati al limite e Van der Poel è partito lunghissimo, alla disperata.

Van Aert nelle interviste dopogara
Van Aert nelle interviste dopogara

Tocca a te, amico

Wout è amico di Jasper Stuyven, consideriamo anche questo. «Avevo due scelte: provo a chiudere su Jasper e lui non vince, ma neanche io, e qualcuno ne approfitta. Oppure aspettare ancora che si muova qualcuno. E’ molto difficile tatticamente in quelle situazioni fare la scelta giusta. Poi Van der Poel è partito presto, io l’ho seguito e nel finale anche altri mi hanno saltato».

Questo conferma, come abbiamo scritto ieri, che quando si è “troppo favoriti” difficilmente le cose vanno secondo i piani. La corsa resta bloccata in attesa di una mossa di questo o quel pretendente. Aver disputato una Tirreno-Adriatico a quel livello è stato quasi controproducente se si pensa alla Sanremo scoppiettante che ci si aspettava.

Sulla Cipressa Oomen fa il forcing eVan Aert è in seconda ruota
Sulla Cipressa Oomen fa il forcing eVan Aert è in seconda ruota

Troppi sprinter sul Poggio

Van Aert però ha corso bene per quel che lo riguarda. In fin dei conti è stato l’unico dei tre a fare qualcosa sulla Cipressa. Non direttamente, è chiaro, ma ha messo a tirare Sam Oomen. Lo scalatore olandese ha scandito un ritmo elevatissimo che ha impedito ogni altra azione.

«Volevo proteggermi dagli attacchi (il pensiero è rivolto soprattutto a Van der Poel, ndr). Volevo restare così almeno fino al Poggio. Poi lì chiaramente ci sarebbe stata bagarre».

In fin dei conti Wout la volata se la poteva permettere. E tutto sommato la corsa del belga era stata ideale fino a quel momento. Doveva tenere le antenne dritte sul Poggio. E infatti lo ha preso nelle prime posizioni, pedala composto poco dietro Ganna e non appena si muove Alaphilippe è una gatto a mettersi alla sua ruota. E per un po’ ha anche rilanciato (come si vede nella foto di apertura).

«Andare via con lui – riprende Van Aert – sarebbe stato ideale, tanto più con la presenza in gruppo di tanti velocisti». A partire da Caleb Ewan, che a quel punto era diventato, forse, il pensiero numero uno di Wout. Quello è il momento chiave della sua Sanremo: non essere riuscito ad andare via con Alaphilippe e pochissimi altri. 

Stuyven e Van Aert: passaggio di consegne dopo l’arrivo
Stuyven e Van Aert: passaggio di consegne dopo l’arrivo

Van Aert è già al Nord

Dopo l’arrivo i media soprattutto del Nord Europa “rapiscono” l’asso della Jumbo Visma. Dietro al palco lo intervistano per ore. Al suo fianco ci sono gli altri due del podio e a guardarli in volto Van Aert sembra essere quello più disteso, il più fresco. E tutto sommato il fatto che abbia vinto un suo connazionale e amico lo rincuora dal non essere riuscito a fare il bis. Anche se lui si dichiara deluso.

«Avevo la gamba per vincere, ma la situazione era troppo complicata con un amico là davanti, ma anche con tutti gli altri». 

Dopo la Tirreno con la sua squadra era andato in quel di Imola. Si erano fermati lì. Wout ha percorso magari anche qualche strada del mondiale e devono essergli passate davanti le immagini dei due argenti (crono e strada). Alla Sanremo non voleva un altro piazzamento. Però dal team parlano di un Van Aert sereno e disponibile come sempre, uno dei pochi che non aveva neanche riprovato il finale. Meglio tornarci direttamente con il numero uno sulla schiena.

«Okay non ho vinto – ha concluso Van Aert – ma non bisogna disperare. Alla fine ci sono Fiandre, Roubaix e altre classiche. Mi aspettano tre settimane molto interessanti».

Grandi Giri per Van Aert? Gli esperti hanno dei dubbi

18.03.2021
6 min
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Vince in volata, vince a crono, va forte in salita: Wout Van Aert è tutto ciò. Il belga sta riscrivendo le regole del corridore completo e stupisce non poco. Dopo la Strade Bianche aveva detto di puntare alla classifica generale della Tirreno-Adriatico e se non avesse incontrato un altro fenomeno come Pogacar ci sarebbe anche riuscito. Ma questo ci porta a pensare un po’ più là. Van Aert può vincere un grande Giro? Oppure è “limitato” alle corse di un giorno? E ancora: le gare di una settimana sono il suo ideale?

Ne abbiamo parlato con tre ex corridori, di altrettante generazioni: Massimo Ghirotto, Michele Bartoli ed Enrico Gasparotto.

Massimo Ghirotto (59 anni) oggi è commentatore dalla moto per Radio Rai
Massimo Ghirotto (59 anni) oggi è commentatore dalla moto per Radio Rai

Ghirotto dice sì, ma…

Partiamo da Massimo. Lui ha corso tra gli anni ’80 e ’90 e ha visto dal vivo anche gli ultimi super atleti che potevano vincere classiche e grandi Giri con un certa facilità.

«Credo sia la domanda che tutti si pongono nel mondo del ciclismo e credo che una risposta certa non la sappia neanche Wout stesso. Si tratta di un corridore rarissimo che va forte dappertutto, anche nel cross non dimentichiamolo. Il fatto però che sia alto 187 centimetri e pesi 77 chili ci dice che è anche un bel “bestione”. Mi viene in mente Indurain. Lui vinceva i Giri, ma non le classiche. Allora penso a Moser, che vinceva entrambi, però va detto, e lo sostiene Francesco stesso, che i Giri di Moser erano disegnati per lui. C’erano tante crono e pochi arrivi in salita.

«Per cui dico che sì, potrebbe anche vincere dei grandi Giri, ma dovrebbe perdere almeno 2-3 chili, anche se a guardarlo in volto mi sembra già bello scavato, ma lo può fare. In questo caso, in teoria, perderebbe un po’ di spunto veloce per le volate, ma è anche vero che se Van Aert dovesse pensare alla classifica generale immagino non faccia anche gli sprint: il rischio sarebbe alto e dovrebbe dosare le energie.

«Meglio nelle corse di una settimana? Con i se e con i ma non si fa molto, ma alla Tirreno se non ci fosse stato Pogacar avrebbe vinto. A Prati di Tivo Van Aert non aveva neanche un compagno di squadra. In quelle situazioni avere un paio di uomini incide molto.

«I grandi Giri sono sempre più duri: il Giro lo conosciamo, la Vuelta propone arrivi in salita con pendenze incredibili e anche il Tour si sta allineando. Van Aert dovrebbe lavorarci e dovrebbe avere una squadra per lui, ma credo che alla fine per saperlo del tutto debba fare una prova vera. Io per esempio mi dissi: possibile che grande e grosso come sono non posso andare forte a cronometro? Per risolvere il dubbio provai… e la risposta fu no! ».

Bartoli è stato uno dei più grandi interpreti delle classiche, oggi è un preparatore
Bartoli è stato uno dei più grandi interpreti delle classiche, oggi è un preparatore

Bartoli: «E’ più da classiche»

Seguendo l’ordine temporale, passiamo al punto di vista del campione toscano, protagonista delle classiche a cavallo tra gli anni ’90 e 2000.

«Van Aert che vince un Tour la vedo dura. Anche perché ha 26 anni ed è nella maturità o quasi. Sì, potrà crescere ancora, ma poco. Poi magari mi sbaglio e vince tutto! Però non vedo quei margini necessari per diventare un corridore da corse a tappe. Dove può primeggiare alla grande è nelle classiche. E’ un corridore che dà spettacolo e può vincere dalla Sanremo al Lombardia, passando per la Liegi. Lì ci sono salite che durano 10′ e su scalate di quella durata va più forte di altri. Anche al Lombardia può far bene, anche se è la classica più lontana dalle sue attitudini, ma avendo mostrato di andare forte in salita può farcela.

«Una sua caratteristica predominante è la determinazione. Rispetto a Van der Poel è più completo. Mathieu è più spregiudicato, è uno che punta forte su un obiettivo e lo vince. Guardiamo cosa ha fatto nella tappa di Prati di Tivo: si è staccato pensando al giorno dopo. Van Aert quel giorno invece ha mostrato grande concentrazione. Secondo me è andato anche più forte di Pogacar per certi aspetti. Gli scattavano in faccia, si staccava, li recuperava e li staccava a sua volta, ma non lo faceva perché voleva riprenderli, ma per salire con un passo che fosse il più veloce possibile. 

«Il belga nella tappa dei muri ha pagato un po’ rispetto a Pogacar perché lui è meno scalatore e nell’arrivo del giorno prima aveva speso di più, anche per questo dico che non lo vedo nelle tre settimane (situazioni così capitano spesso, ndr). Di contro, è anche vero che l’anno scorso nel finale del Tour è andato forte lo stesso. Però spesso in vista degli arrivi in salita, una volta finito il suo lavoro, si staccava. E questo conta nel risparmio delle energie.

«Chi mi ricorda? A mia memoria nessuno. Magari fra qualche anno dirò: questo corridore mi ricorda Van Aert. No, uno così vincente su tutti i terreni non c’è. Basta poi leggere i suoi numeri: vince le volate a 1.500 watt e tiene sulle salite vere. Wout unisce le due cose in modo incredibile».

Enrico Gasparotto, Saudi Tour 2020
Oggi Gasparotto collabora con il team continental Nippo-Provence e con Rcs come regolatore
Enrico Gasparotto, Saudi Tour 2020
Oggi Gasparotto collabora con il team Nippo-Provence e con Rcs come regolatore

Gasparotto: «Non si snaturi»

E per finire parola al friulano-svizzero, l’unico che tra l’altro con Van Aert ha anche condiviso gare e chilometri in gruppo visto che ha corso fino alla stagione scorsa.

«Se Van Aert può vincere un grande Giro? Io dico di sì, ma devono esserci situazioni favorevoli, come più chilometri a crono e meno arrivi in salita. Mi vengono in mente due esempi, Indurain e Cancellara. Fabian ha vinto un Tour de Suisse. Per dire che se troverà sul suo cammino percorsi ideali ce la può fare.

«Mi ha colpito la sua crescita progressiva. Parlavo con lui quando ancora era nella continental e alternava strada e cross. E’ giovane adesso, all’epoca nel 2016, era un “bimbo”. Sempre educato. Ci siamo anche incontrati qualche volta sul Teide. Sembrava dovesse venire alla Wanty. Negli ultimi anni si è dedicato moltissimo alla cura dei dettagli e il miglioramento è stato continuo. E’ cresciuto nelle tappe di montagna e anche a crono ha fatto passi in avanti. L’altro giorno a San Benedetto nonostante la bici nuova aveva una posizione perfetta ed è stato subito performante: significa che ci lavora.

«Van Aert alla Tirreno ha dimostrato che può vincere una gara di una settimana, magari non facilmente, ma se arrivi davanti a gente come Bernal e Landa che sono scalatori significa che ce la puoi fare. Nei grandi Giri invece subentrano altri fattori. Vero che lo scorso anno ha fatto grandi performance nella terza settimana ma se parti per fare classifica è diverso. Portare a spasso 76-77 chili per tre settimane è diverso che farlo con 59 o per una sola settimana (incidono anche spesa energetica e recupero, ndr).

A noi viene in mente il Tour di Wiggins. L’ex pistard di sua maestà fu costretto ad una grande rivoluzione del suo fisico per centrare la Grande Boucle. E Gasparotto ha la sua idea…

«Fossi in lui preferirei puntare alla “top five” dei cinque monumenti e alle corse a tappe di una settimana, piuttosto che cambiarmi per conquistare un grande Giro. Lui nasce perfetto per queste gare. Se dovesse concentrasi su un grande Giro andrebbe troppo a modificare le sue caratteristiche, ma il fascino del Tour è il fascino del Tour… e qualche corridore non resiste, ci perde la testa! Meglio, per me, mantenersi sui propri standard».

Manubrio Cervélo S5 Jumbo Visma

La Cervélo S5 della Jumbo Visma? Ce la spiega Affini

18.03.2021
4 min
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Come abbiamo detto altre volte tra i componenti in piena evoluzione c’è sicuramente il manubrio. Uno dei più particolari è certamente quello montato sulle Cervélo S5 della Jumbo Visma. Abbiamo parlato con Edoardo Affini per capire meglio le qualità di questo manubrio e in generale della S5.

Il cambio di bici

Con la nuova stagione la Jumbo Visma è passata dalle biciclette Bianchi alle Cervélo e Wout Van Aert dichiarava a inizio stagione che era curioso di vedere come si sarebbe trovato con il nuovo materiale, soprattutto a cronometro. Dai risultati ottenuti alla Tirreno-Adriatico potremmo dire che il cambio di bicicletta sia stato metabolizzato bene e il campione belga si proietta verso la Milano-Sanremo con l’aerodinamica Cervélo S5.

Edoardo Affini
Edoardo Affini tira il gruppo alla Tirreno Adriatico
Edoardo Affini
Edoardo Affini tira il gruppo all’ultima Tirreno Adriatico

Veloce e reattiva

Anche il nostro Edoardo Affini è passato allo squadrone olandese da pochi mesi e anche per lui c’è stato il cambio di bicicletta, infatti ricordiamo che la scorsa stagione pedalava su Scott.
«Devo dire che finora in gara ho usato sempre la S5 – ci dice il corridore mantovano – anche perché è la bicicletta che si addice maggiormente alle mie caratteristiche». Ricordiamo che Affini è un passista molto forte a cronometro, tanto che ha vestito la maglia azzurra nella prova contro il tempo agli ultimi mondiali di Imola.
«E’ una bicicletta molto veloce che mantiene bene le alte velocità – continua Affini – ed è anche reattiva, risponde bene ai cambi di ritmo. Certo io non ho la potenza dei velocisti puri, però nei rilanci ho visto che è molto efficiente».

Wout Van Aert
Wout Van Aert in allenamento con la S5 nei primi raduni dell’anno
Wout Van Aert
Wout Van Aert in allenamento con la Cervélo S5 nei primi raduni dell’anno

Rigido e aerodinamico

Tra gli elementi che rendono la S5 molto veloce c’è sicuramente il cockpit, composto dall’attacco manubrio CS28 a forma di V e dal manubrio AB08.
«All’inizio ero molto curioso di questo manubrio – ci spiega Affini – anche perché è molto particolare e balza subito all’occhio. Devo dire che dopo qualche mese che lo sto provando mi trovo molto bene».

Il corridore della Jumbo Visma sottolinea alcune qualità: «E’ molto rigido e aerodinamico. Inoltre, la parte superiore piatta è molto confortevole e riesco ad avvolgerlo con tutta la mano senza problemi. E’ molto comodo per appoggiarsi con i gomiti e mettersi in posizione, ma adesso non lo posso più fare – dice ridendo – lo trovo meglio di un manubrio con la forma tonda tradizionale».

Cervélo S5 Jumbo Visma
La Cervélo S5 della Jumbo Visma
Cervélo S5 Jumbo Visma
La Cervélo S5 della Jumbo Visma, si notano le sue forme aerodinamiche

Facilità di regolazione

Cervélo ha sempre dichiarato che è stato scelto di realizzare questo manubrio in due pezzi separati, anziché in un pezzo unico, per dare più soluzioni di regolazioni ai ciclisti. In effetti Affini ci conferma questa qualità.
«Come misure ho riportato quelle che ho sempre avuto e non ho avuto particolari problemi, anche perché questo tipo di manubrio in due pezzi permette di avere diverse regolazioni sia come attacco che come spessori».

Manubrio e attacco CS28 Cervélo
Si nota la sezione piatta del manubrio e la forma a V dell’attacco
Manubrio AB08 e attacco CS28 Cervélo
Si nota la sezione piatta del manubrio e la forma a V dell’attacco

Misure disponibili

Ricordiamo che l’attacco CS28 è disponibile in diverse misure, che vanno da 80 millimetri fino a 130 millimetri, con incrementi di 10 millimetri. Il manubrio AB08 è disponibile in 4 misure di larghezza, che partono da 38 centimetri fino a 44 centimetri. Il manubrio può essere ruotato fino a +5 gradi con incrementi di 2,5 gradi. Ovviamente il massimo vantaggio aerodinamico si ha con un angolo di 0 gradi.

Tirreno show: brindano Wout e Tadej, cede Ganna

16.03.2021
5 min
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Eravamo tutti pronti a brindare con Filippo Ganna, invece la Tirreno-Adriatico ha mostrato ancora una volta il suo volto più duro. E dopo una settimana che più severa non poteva essere, anche il gigante di Verbania ha dovuto arrendersi alla condizione certamente notevole di Van Aert e alla qualità di Kung, che ha dovuto lavorare certo meno di lui nelle tappe dure. Dopo di loro, sul traguardo di San Benedetto è sfilato Tadej Pogacar, a dimostrare che quella a La Planche des Belles Filles, ancorché in salita, non fu una crono figlia del caso. Il giovane sloveno si porta così a casa la Corsa dei Due Mari, davanti a Van Aert e Landa (foto di apertura), avendo mostrato in almeno tre occasioni freddezza e padronanza da veterano. A Prati di Tivo, dove ha vinto staccando tutti. A Castelfidardo, dove ha ugualmente staccato tutti mancando solo Van der Poel. E nell’ultima crono, dove si è messo ancora alla prova arrivando quarto.

Terzo al traguardo, Ganna ha sicuramente pagato gli sforzi dei giorni scorsi
Terzo al traguardo, Ganna ha sicuramente pagato gli sforzi dei giorni scorsi

Ganna provato

Per amor di bandiera, iniziamo il nostro racconto da Ganna, che sui rulli dopo l’arrivo è parso davvero stremato, riparato con una coperta mentre girava le gambe in cerca di sollievo.

«In questa corsa – dice – ho preferito fare il mio lavoro di squadra, che è stato impegnativo. Sapevo che non sarebbe stato facile ricavare dello spazio per me, ma va bene così. Ci siamo impegnati al 100 per cento e siamo soddisfatti di quello che è venuto. Se uno dà il massimo, ha poco da recriminare».

Sceso dall’ammiraglia, Dario Cioni lo ha osservato e ha poi spiegato il perché di una giornata storta, ammesso che un terzo posto possa essere definito un risultato storto.

«La prestazione – dice – è stata comunque di alto livello. E poi la crono dopo una settimana di corsa così dura non è la prova secca. Pippo ha lavorato per la squadra, ha tirato in montagna ed è andato in fuga a Castefidardo. Sono rischi che poi si pagano, a fronte di avversari fortissimi. Kung è il campione europeo, Van Aert aveva già dimostrato la sua condizione. Era inevitabile che prima o poi la serie di vittorie finisse. Perciò ora ci riposiamo e poi andiamo alla Sanremo. Se Pippo starà bene, potrebbe fare qualcosa. Anche se, volendo anticipare, bisognerà fare i conti con questi qui che attaccano abitualmente a 50 chilometri dall’arrivo…».

Pogacar ha concluso con il 4° tempo nella crono, a 1″ dal podio. La Tirreno è sua
Per Pogacar il 4° tempo nella crono: la Tirreno è sua

Van Aert vola

La crono l’ha vinta Van Aert. Dopo Castelfidardo, il belga aveva detto di avere davanti altre due giornate in cui darsi da fare, ma quando ieri verso Lido di Fermo si è reso conto che per riprendere la fuga avrebbe dovuto dare fondo alle energie, si è messo in modalità risparmio energetico pensando alla crono.

«Questa vittoria – dice – mi dà grande fiducia per le crono dell’estate. Adesso nel mio orizzonte c’era soprattutto la Roubaix e visto che nell’inverno abbiamo cambiato materiali e bici, la mia testa era nella messa a punto della bici per il pavé. Adesso so che si può lavorare bene anche per le crono. Comunque sono molto soddisfatto. Ero venuto per mettermi alla prova e contro un Pogacar di questo livello c’era poco da fare. Mi è piaciuto molto avere la maglia di leader nei primi giorni, per cui stasera ci sarà da festeggiare. Ogni tanto è bello guardare indietro e abbiamo vissuto davvero una bella settimana. Perciò brinderemo, cercheremo di recuperare e già giovedì saremo sulla strada per la Milano-Sanremo».

Van Aert ha dimostrato la sua grande condizione vincendo la crono a 54,595 di media
Van Aert ha dimostrato la sua grande condizione vincendo la crono a 54,595 di media

Pogacar e la pressione

Pogacar con il suo aspetto da bimbo felice ha trovato il modo migliore per festeggiare il 57 esimo compleanno del suo capo Mauro Gianetti. Dice che dopo il debutto al Uae Tour, questa corsa era un altro grande obiettivo, ma che ora non gli dispiace saltare la Sanremo, perché il suo calendario è molto fitto e un po’ di tempo per recuperare ci sta bene.

«E’ così giovane. Diceva al mattino proprio Gianetti – che sarebbe troppo portarlo anche alla Sanremo. Per fare cosa, un attacco sul Poggio? I nostri obiettivi sono più avanti e lui stupisce per la lucidità con cui vede la corsa».

«Davanti a me – conferma Tadej – ci sono altre classiche, vale a dire la Freccia Vallone e poi la Liegi. Ho cominciato la stagione sperando di fare bene al Uae Tour, qui sono arrivato in buona forma e in effetti un po’ di pressione l’ho sentita. Quella dell’ambiente e quella che mi metto da solo. La vittoria di Prati di Tivo è stata bellissima, perché è stato un giorno perfetto, in un posto bellissimo e con una grande risposta delle mie gambe. E anche la crono di oggi mi rende super felice, perché era corta e veloce. Non mi stupisce che abbia vinto Van Aert e non mi stupisce che sia andato così forte per tutta la settimana. Penso che sia un grande corridore e possa essere un ottimo avversario per queste corse di una settimana».

Sesto all’arrivo, Bettiol ha disputato un’ottima cronometro
Sesto all’arrivo, Bettiol ha disputato un’ottima cronometro

Obiettivo Sanremo

Ora che la carovana della Tirreno si va disperdendo verso il Nord, le attenzioni di tutti si spostano verso la Sanremo. Il meteo annuncia il rischio di maltempo, si parla persino di neve. La Rai trasmetterà la corsa in diretta integrale, ma lo spettacolo inizierà già da giovedì, con i sopralluoghi dei team sul percorso. Sabato la stagione vivrà il primo Monumento, ma non si può certo dire che anche questa Tirreno non sia stata altrettanto monumentale.

Van Aert, resa a metà: vuole un’altra tappa

15.03.2021
3 min
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Si fa presto a dire: voglio vincere la Tirreno-Adriatico, se non si ha ben chiaro che fra un mare e l’altro l’Italia sia tutto fuorché semplice da scalare. Così in due giorni, Wout Van Aert ha sperimentato il peso degli Appennini e quello dei muri intorno Castelfidardo, cedendo 45 secondi a Pogacar sabato in Abruzzo e 39 ieri nelle Marche. Su certe pendenze gli scalatori sono avvantaggiati, ma resta il fatto che alle spalle del portentoso sloveno e prima di tanti scalatori titolati, ci sia ancora il belga della Jumbo Visma.

Sabato a Prati di Tivo ha perso la maglia per l’attacco di Pogacar
Sabato a Prati di Tivo ha perso la maglia per l’attacco di Pogacar

Tutto in pezzi

Come è andata. Quando si è cominciato a salire dopo l’avvio lungo la costa, sono iniziati anche gli attacchi. Vento, pioggia e freddo hanno reso tutto più difficile. Van Aert ha reagito quasi sempre pensando alla classifica, ma a 17 chilometri dall’arrivo non è stato in grado di rispondere all’accelerazione di Pogacar sul muro di Castelfidardo. Ha inseguito da solo, precedendo Bernal e Landa, ma non è riuscito a riprendere lo sloveno.

«Ormai non è più possibile colmare questo distacco con la cronometro – ha detto in serata dopo essersi ripreso dallo sforzo – ma voglio ancora lottare per vincere una tappa e quella di domani (oggi per chi legge, ndr) potrebbe essere l’occasione migliore. Ero partito con l’idea di restare con Pogacar e magari riguadagnare qualcosa, ma nell’ultimo giro è caduto tutto a pezzi e ha vinto il più in forma. Non è un peccato perdere contro questo Pogacar, devo accettarlo».

Van Aert in difficoltà a Castelfidardo, ma comunque terzo all’arrivo
In difficoltà a Castelfidardo, ma comunque terzo all’arrivo

Per sopravvivere

L’approccio è sereno e lucido. E’ venuto alla Tirreno-Adriatico per mettersi alla prova nella classifica e finora ce l’ha messa tutta. Ma allo stesso modo in cui Froome fu rispedito al mittente dal muro di Sant’Elpidio, ieri gli strappi ben noti dei dintorni hanno scavato un solco fra lui e Pogacar.

«Le condizioni meteorologiche – ha detto – hanno reso la gara più difficile. Ho avuto molto freddo, soprattutto nelle discese. E’ stata una lotta per la sopravvivenza e nell’ultimo giro ho tirato fuori tutto quello che avevo. I primi erano lontani. Van der Poel ha sicuramente beneficiato del fatto che avesse una classifica già compromessa, ma io ogni caso è andato molto forte. Io ho continuato a concentrarmi su Pogacar, ma al momento dell’attacco, il suo cambio di ritmo mi ha sorpreso, poi ho cercato di inseguire con tutto quello che mi era rimasto. Corriamo da cinque tappe, ne mancano ancora due. Stiamo a vedere cosa accadrà».