Sarà vero che Van Aert e Van der Poel sono imbattibili?

21.09.2021
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Se non fosse stato un cronoman, Adriano Malori avrebbe avuto un futuro da tennista. Ogni volta che gli mandi di là una palla o un’idea, lui te ne rispedisce due. E così alla fine il taccuino degli appunti esplode e ti ritrovi a gestire una bella abbondanza. Così, mentre nei giorni scorsi si parlava della crono iridata di Ganna, il discorso di colpo ha piegato verso Van Aert e Van der Poel. Perciò, avendo approfondito nelle scorse settimane le ragioni della superiorità di Pogacar e Roglic, sarebbe stato un peccato lasciarsi sfuggire l’occasione. Anche perché i due saranno gli annunciati protagonisti dei mondiali di domenica, su un percorso che strizza l’occhio alle loro qualità.

«Sono abbastanza inavvicinabili per due motivi. Il primo è che sono gli unici in grado di fare tutte le accelerazioni con la stessa potenza – Adriano ha pochi dubbi – il secondo è che sono in grado di tenere l’andatura molto a lungo, per cui se prendono vantaggio andare a riprenderli è piuttosto difficile».

Van Aert sa scattare a raffica e poi sa tenere l’andatura: un mix fra il ciclocross e la crono
Van Aert sa scattare a raffica e poi sa tenere l’andatura: un mix fra il ciclocross e la crono
Spiegati meglio, per favore.

Se un professionista in corsa deve fare dieci scatti, farà il primo a 900 watt e poi fatalmente comincerà a calare. Loro due sono abituati a farli sempre alla stessa intensità, perché nel cross fanno accelerazioni da 1.000 watt praticamente a ogni curva. Inoltre con il fatto che sono cresciuti uno accanto all’altro, confrontandosi ogni domenica d’estate e d’inverno, hanno da anni lo stimolo di superarsi. Si migliora solo lottando con i migliori, discorso valido per loro, per i nostri giovani, per chiunque…

Mentre il discorso delle fughe?

Nelle classiche spesso lo schema è lo stesso. Il corridore attacca, quelli dietro si organizzano e rientrano e si forma un gruppetto. Loro invece hanno la forza di mantenere la velocità. La prova è che Van Aert ha appena fatto secondo nel mondiale a cronometro e anche Van der Poel al Tour ha fatto una grande crono. E secondo me lui e Valgren saranno la sorpresa del mondiale…

Forcing di Van der Poel al Fiandre, un solo corridore riesce a chiudere: è Asgreen, non a caso anche lui forte a crono
Forcing di Van der Poel al Fiandre: chiude Asgreen, non a caso anche lui forte a crono
Si sta riprendendo dal mal di schiena, ma ha vinto ad Anversa.

Secondo me dopo la figuraccia che ha fatto alle Olimpiadi, si starà allenando in silenzio e quindi è ancora più pericoloso. La loro capacità di lavorare è quello che gli permette di diventare ancora più forti.

Ad esempio?

Sanno analizzare le eventuali lacune e correre ai ripari e questo probabilmente è dovuto al fatto che sanno che l’altro non perdona errori. Van Aert è migliorato in salita, Van der Poel ha imparato anche ad aspettare i finali e sicuramente durante l’inverno lavorerà sulla cronometro.

Alaphilippe può impensierirli sugli strappi più ripidi,ma ha vita dura
Alaphilippe può impensierirli sugli strappi più ripidi,ma ha vita dura
Sono davvero imbattibili?

Uno che può dargli fastidio e che in alcune occasioni può batterli è Alaphilippe. In una corsa con strappi secchi e molto ripidi, la sua struttura fisica e le sue qualità gli permettono di scappare alla loro marcatura. Ma deve esserci l’arrivo in cima, perché basta un tratto di falsopiano e quei due tornano sotto e poi lo battono in volata.

Ma questo pensando al prossimo mondiale potrebbe non essere uno scenario possibile…

Infatti a Leuven giocheranno sul loro terreno, a casa loro e sulle loro strade. Saranno davvero sue pessimi clienti per chiunque.

Morini: «Quando Pippo ha visto Van Aert prima del via…»

20.09.2021
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Ancora una vigilia di tensioni, di passioni, ma anche di gioie immense, per Federico “Fred” Morini. L’osteopata-fisioterapista umbro ormai è diventato una colonna portante della nazionale e di Filippo Ganna in particolare.

Anche ieri, a Knokke Heist, ha fatto con Pippo e per Pippo la spola tra l’hotel Nelson e la rampa di lancio iridata, che stava proprio sul Mare del Nord. E in questa mattina grigia e ben più fresca di ieri Fred racconta. Un divanetto all’esterno dell’hotel è il posto ideale per rivivere le emozioni. I ragazzi sono fuori per una sgambata e c’è un momento di tranquillità.

Fred Morini ex pro’, è oggi uno dei massaggiatori (fisioterapista) della nazionale
Fred Morini ex pro’, è oggi uno dei massaggiatori (fisioterapista) della nazionale
Fred, ormai hai più medaglie tu che tutti gli altri azzurri!

Sono un bel portafortuna e mi fanno anche divertire! Perché poi le medaglie le vincono e di conseguenza me le godo anche io.

Rispetto a quella olimpica che tipo di vigilia è stata? Meno tensione?

Mah, credo che ogni grande evento generi tensione. Ogni corsa è a sé stante. Ogni corsa ha un tipo di attesa, anche a di livello di nervosismo psicofisico. Tanto più quando c’è di mezzo un certo Filippo Ganna: l’obiettivo è sempre massimo.

Come ha fatto Pippo, secondo te, a trovare la concentrazione dopo la sbornia olimpica?

E’ stato facile ritrovarla, anche se alcuni dicono che sarebbe stato difficilissimo. Ganna sa di essere un grande atleta, sa di essere un vincente. Negli anni ha acquisito un grande livello di autostima e questa autostima fa sì che quando si mette in testa un obiettivo lo porta a casa. E dopo le Olimpiadi. sentendolo parlare, si è capito che il mondiale a crono sarebbe stato un altro suo grande obiettivo.

Non lo aveva dimenticato…

No, no… ce l’aveva in testa e il risultato ieri lo ha dimostrato ancora di più. Perché comunque per vincere ha avuto a che fare con un grande atleta. Ha vinto in casa sua e per riuscirci ha dovuto fare una super performance. Così come ha fatto a Tokyo in quella parte finale del quartetto.

Anche nei giorni prima del via Ganna è sempre rimasto rilassato. Eccolo scherzare con Sobrero
Anche nei giorni prima del via Ganna è sempre rimasto rilassato.
Vediamo le tue mani belle segnate dal lavoro: cosa sentivano nei suoi muscoli e nel fisico di Ganna alla Vigilia?

Quello che ho sentito la sera prima è stata la prontezza fisica, perché poi devo essere sincero sui suoi muscoli ci è passato prima Piero Baffi, il quale ha fatto un ottimo lavoro. Con me Pippo ha fatto più un trattamento osteopatico, forse anche per essere tranquillo. Quasi una sorta di rito scaramantico. Perché poi questo spesso accade. Però Pippo stava bene e non avrebbe avuto bisogno di me e degli altri per vincere. Si è presentato al Mondiale in grande condizione.

Non lo hai mai visto nervoso prima del via? Sai, quelle piccole incertezze che si hanno prima di partire…

Sempre tranquillo. Anche nel bus, prima della partenza, era molto rilassato (è arrivato in bici da solo, foto apertura, ndr). Poi ovviamente ha dei tempi e degli schemi da seguire: riscaldamento, indossare il body… A volte si denota un po’ di tensione, ma proprio negli ultimi minuti prima della partenza, come è stato anche a Tokyo. A quel punto comincia a chiudersi in sé stesso come è giusto che sia. In quelle fasi è sicuramente alla ricerca della concentrazione. Però Pippo ieri è stato scherzoso fino all’ultimo. E fino alla fine è stato lucido.

Cosa intendi?

Nella tensostruttura dietro la rampa di lancio, dove arrivavano gli atleti, è stato bello vedere come Pippo abbia studiato Van Aert con gli occhi. Si è proprio visto. Pippo lo ha osservato in tutto e questo mi ha affascinato. Era molto concentrato ma al tempo stesso ha seguito tutti i movimenti di Wout. Se glielo chiediamo oggi forse non se lo ricorda neanche…

Ganna e Van Aert gli ultimi a partire, eccoli in camera di chiamata (foto Morini)
Ganna e Van Aert gli ultimi a partire, eccoli in camera di chiamata (foto Morini)
Cosa è successo là sotto al tendone?

E’ arrivato prima Pippo di Van Aert, nonostante sarebbe partito dopo. Si è seduto e poco dopo è arrivato Van Aert. Si sono scambiati delle battute. Wout è andato subito a salutarlo, un bellissimo gesto. Poi c’è stato il check delle bici e la cosa ancora più bella è stata appunto vedere Pippo che lo ha ha spiato in tutto e per tutto. Per esempio è stato catturato da una sporgenza sul tallone delle scarpe di Van Aert, che poi abbiamo scoperto essere un “Boa” posteriore. Per dire quanto fosse lucido.

E poi ieri sera grande festa…

Nei limiti. Il nostro chef (Mirko Sut, ndr) ha preparato una torta e abbiamo stappato una bottiglia. Ma è finita lì, perché sappiamo che la settimana è ancora lunga e l’Italia è qui per per portare a casa dei risultati, a cominciare dal team relay di dopodomani.

Abbiamo iniziato scherzando dei tuoi tanti titoli, Fred. Ma davvero: quanti ne hai vinti?

Tanti, il merito non è mio, ma soprattutto dei ragazzi sulla strada o sulla pista. Da quando sono in Nazionale con Pippo siamo già al terzo Mondiale, due su strada e uno su pista, più un europeo. Poi un titolo europeo domenica scorsa con Colbrelli. L’Olimpiade e l’altra medaglia olimpica con Elia Viviani. Dai, sono diventato un po’ un talismano portafortuna!

Van Aert vola, ma è ancora secondo. L’urlo strozzato di Bruges

19.09.2021
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L’urlo di Bruges viene smorzato da Filippo Ganna. Per carità, i fiamminghi sono sportivi, ma quando lo speaker annuncia il nostro eroe la risposta della piazza è molto più pacata. Come è normale del resto. Nella cronometro individuale che apriva i mondiali 2021, Pippo ha messo in riga due belgi, i due beniamini di casa: Remco Evenepoel e soprattutto Wout Van Aert.

Ganna strozza l’urlo della folla di Bruges. Tantissima gente anche lungo il percorso
Ganna strozza l’urlo della folla di Bruges

Finale thrilling a Bruges

Proprio Pippo e Wout sono riusciti a farci “mangiare le unghie” in una crono, cosa a dir poco rara. Per tre quarti d’ora abbondanti hanno viaggiato sul filo dei secondi. Avvio a favore di Van Aert, parte centrale in pareggio e finale a favore di Ganna. Il loro gap? Solo 5,37”, il resto del mondo lontano.

Van Aert è davvero amato dal suo popolo. Quando è arrivato al bus per il riscaldamento si è alzato un vero boato. Un boato che è stato ancora più grande quando a Bruges ha concluso la sua prova decisamente in testa. Lui a terra, contava i secondi mentre Ganna continuava a mangiarsi l’asfalto. E quel cronometro che prima scorreva velocissimo sembrava si fosse inchiodato all’improvviso. Il verdetto lo conosciamo.

Van Aert ha provato il percorso iridato per la prima volta (dopo i sopralluoghi precedenti) lo scorso venerdì
Van Aert ha provato il percorso iridato per la prima volta (dopo i sopralluoghi precedenti) lo scorso venerdì

Tanto lavoro… per la strada

«Van Aert ha preparato meglio la prova su strada – ci dicono subito dal suo staff della Jumbo – Ha fatto un enorme lavoro a Livigno. Ha dormito a 3.000 metri di quota. Era contentissimo di come è andata in Inghilterra, al Tour of Britain». Nella gara inglese Wout aveva trovato le risposte che voleva, come sempre accade dopo tanto lavoro. Era brillante. E la “sverniciata” ad Alaphilippe ne era stata la dimostrazione simbolo.

Poi ecco i mondiali e la pressione che man mano inevitabilmente cresce. Van Aert non ha neanche più provato troppo il percorso nella settimana finale. Ha girato solo a ridosso della gara. Ma aveva già fatto i suoi sopralluoghi mesi prima.

Van Aert (27 anni) in conferenza stampa
Van Aert (27 anni) in conferenza stampa

Van Aert deluso

A caldissimo Van Aert si chiara deluso della sua medaglia d’argento.

«Non è divertente – dice il belga – arrivare di nuovo secondo, tanto più che ho preso così poco distacco. Non è facile da accettare, ma non sono deluso della mia prestazione. Sto bene, credo di essere in forma. Alla fine mi ha battuto uno specialista. Sapevo che dopo gli europei sarebbe andato più forte».

«Su un percorso così piatto l’aerodinamica contava tantissimo e tutto era stato curato al massimo. I distacchi? Ho fatto la mia gara, sapevo che le informazioni erano corrette e che lui – indicando con la bottiglietta in mano Ganna durante la conferenza stampa – sarebbe andato veloce. No, nn sono partito troppo forte, ma ho cercato di spingere al massimo, di mantenere alta la velocità sempre e fino sull’arrivo di Bruges».

«Io resto super motivato. Siamo partiti bene ed è stato super pedalare nelle Fiandre con così tanto pubblico».

Quanta Jumbo! Affini mostra i dati della crono a Dumoulin che, infortunato, è ospite della tv locale
Quanta Jumbo! Affini mostra i dati della crono a Dumoulin che, infortunato, è ospite della tv locale

Affini doppio compagno

A godersi la sfida c’era anche Edoardo Affini, compagno di entrambi: di Ganna in nazionale e di Van Aert alla Jumbo-Visma.

«Li conosco tutti e due – dice il mantovano – certo Pippo lo conosco meglio perché siamo cresciuti insieme. Ha fatto una cosa spettacolare. Si è confermato campione del mondo e c’è solo da togliersi cappello. Tanta gente che gli ha dato conto nell’ultimo periodo. Secondo alcuni si dovrebbe vincere sempre ma non è così. Specialmente adesso che il livello è tanto alto come si è visto anche oggi. Van Aert pure è andato fortissimo».

Con Edoardo, proviamo a metterci nella testa di Va Aert, cosa passa nella mente di chi ha perso una gara così lunga e importante per appena 5,3”?

«Secondo me passano tante parole che non si possono dire! Penserà dove può averli persi quei secondi, se ha fatto male qualche curva… Ma c’è davvero poco da pensare. Se lo conosco bene ha dato tutto, come al solito del resto. Lui è veramente un animale da corsa. In certe situazioni si esalta. E poi correva in casa, ma non credo abbia accusato la pressione. Dopo diverse stagioni ai vertici penso si sia fatto le ossa. E’ sottoposto a queste pressioni tutto l’anno, specialmente qui in Belgio dove il ciclismo lo mangiano a colazione e lo spalmano sul pane! Dal mio punto di vista, quando abbiamo corso insieme, non fa percepire che sia sotto pressione.

«Se ha speso troppo in Inghilterra? Secondo me Wout ha fatto un ottimo avvicinamento… e io starei attento a lui domenica. E la chiudo qui…».

Zitti tutti, suona l’Inno di Mameli. Ganna, il sogno è realtà

19.09.2021
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«Ognuno di noi ha il suo stress personale. Io per confermare la maglia, gli altri per cercare di vincerla. Quando stamattina mi sono svegliato, ho capito che avevo il sogno di vincere e quando ho tagliato il traguardo, ho pensato che il sogno si era avverato. Ma non è stato facile. Non è mai facile…».

Ha impostato la crono prevedendo di crescere nel finale: tattica vincente
Ha impostato la crono prevedendo di crescere nel finale: tattica vincente

Sinfonia azzurra

Le sei di un pomeriggio che non dimenticheremo tanto presto. L’apertura dei mondiali di Flanders 2021 parla italiano e lo fa con la potenza del nostro gigante. Ganna ha vinto la maglia iridata della crono con una rimonta strepitosa ai danni di Van Aert. Quasi sette secondi di ritardo al primo intermedio. Meno di un secondo al secondo. Sei secondi di vantaggio sul traguardo. Raramente una sfida a crono ha avuto una tensione così alta, mentre Evenepoel friggeva sulla hot seat, avendo però capito che il suo miglior tempo avesse ormai i minuti contati.

Di colpo sul traguardo i tifosi belgi si sono spenti e adesso Van Aert ed Evenepoel masticano complimenti a denti stretti e raccontano la sconfitta. Ganna no, lui sorride e si fa largo col suo inglese in un mare di sensazioni bellissime. Quando nella grande piazza del podio è risuonato l’Inno di Mameli, il pubblico ha mantenuto il silenzio. E alla fine l’applauso per l’azzurro è stato ugualmente fragoroso: da queste parti i campioni di ciclismo non hanno passaporto. La sala stampa l’hanno ricavata dietro le quinte dell’auditorium cittadino, un enorme salone nel centro di Bruges. E Pippo stasera sembra più alto del solito.

E’ arrivato stremato, questa volta lo stress prima del via era tanto
E’ arrivato stremato, questa volta lo stress prima del via era tanto
Sembrava fossi partito piano…

Sono partito piano, come si fa in una crono di 44 chilometri. Volevo evitare di finire subito nella zona rossa. E quando a metà gara ho capito di non averla ancora raggiunta, ho pensato che si poteva combinare qualcosa di buono. Non ero nelle mie condizioni preferite. Non è facile rimanere calmi, non è facile tenermi calmo. Ho avuto nei miei compagni dei grandi motivatori. La squadra, la nazionale, gli allenatori. Vincere davanti a due di loro in questa regione del mondo, che è pazza per il ciclismo, vale doppio.

I tifosi intanto ti dicevano di rallentare…

E allora ho capito che forse stavo chiudendo il gap e mi sono messo a spingere più forte. Ringrazio Wout e Remco per avermi costretto a lavorare più forte. Quando le cose non vanno come vorresti, la motivazione viene dai rivali. Quando ho visto Evenepoel così forte nella corsa di Trento e ho letto delle vittorie di Van Aert in Gran Bretagna, ho pensato che di avere un altro buon motivo per fare una grande prestazione.

Sul podio, in Belgio, fra due belgi: il publbico è stato lo stesso molto sportivo
Sul podio, in Belgio, fra due belgi: il publbico è stato lo stesso molto sportivo
Si può dire che sia la tua vittoria più bella?

La vittoria dell’anno scorso a Imola è arrivata in modo strano. Dopo il Covid, dopo una stagione assurda. Quest’anno ho scritto su un foglio i miei obiettivi e fra loro c’era anche questa crono. Questo non significa che sia stato facile, non è facile realizzare un sogno. Ma nella mia testa adesso c’è la conferma che Imola non fu per caso e che ho saputo farlo ancora. Imola in qualche modo ha cambiato la storia…

In che senso?

Se non avessi vinto, non sarei mai andato a Tokyo con l’idea di puntare alla crono. Sarei andato solo per la pista, dove abbiamo davvero un bel gruppo. Ma i piani sono cambiati, è arrivato un altro sogno. Ogni corsa fa storia a sé.

Ti dispiace non correre domenica su strada?

Un po’ sì, avrei voluto aiutare Sonny e Matteo, ma non voglio precipitare le cose. Ho tanto da fare e voglio recuperare. C’è gente che dopo le Olimpiadi è andata in vacanza, io non mi sono mai fermato.

Le crono si vincono con i dettagli e nelle curve: 6″ dopo una prova di 43,3 chilometri sono pcohissimi
Le crono si vincono con i dettagli e nelle curve: 6″ dopo una prova di 43,3 chilometri sono pcohissimi
Che cosa pensi del fatto che hai vinto davanti a due belgi?

Un po’ mi dispiace per loro e un po’ per i loro tifosi. Oggi ho battuto uno che sa vincere nel cross, in salita, negli sprint e nelle crono, forse il miglior corridore degli ultimi 2-3 anni. Ma l’ho battuto per sei secondi. Vuol dire che sostanzialmente abbiamo fatto la stessa gara e che le crono davvero ormai si decidono per una curva.

Tafi Roubaix

La Roubaix in ottobre, per Tafi sarà speciale

19.09.2021
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Le menti di tutti sono proiettate verso il Mondiale di Leuven, a maggior ragione dopo l’esito della cronometro maschile che ha inaugurato la rassegna iridata, ma poi? Poi il calendario stilato dall’Uci proporrà altri due weekend di fuoco, perché domenica 3 ottobre, esattamente una settimana dopo, ci sarà il recupero della Parigi-Roubaix e 6 giorni dopo ancora il Lombardia. Una sequela senza fine di grandi eventi, concentrata in poche giornate un po’ per forza di cose, considerando che il calendario è stato dovuto rimodellare in base alle esigenze Covid (e già si parla di un nuovo spostamento della Roubaix 2022, ma questa volta per esigenze elettorali).

Una Parigi-Roubaix a fine stagione che cosa significa, soprattutto che cosa comporta per chi vuole o forse avrebbe voluto esserne protagonista? Da questa domanda si dipana la chiacchierata con Andrea Tafi che non è solo uno degli uomini capaci di entrare nella leggenda della classica del pavé e l’ultimo italiano a riuscirci, ma ne è rimasto un profondo appassionato ed esperto di tutte le sue sfumature.

«Correre la Roubaix a inizio ottobre cambia molto, principalmente negli equilibri che mette in campo – spiega il toscano – solitamente quelli che preparano la stagione delle classiche del Nord non sono gli stessi che poi puntano a quelle di fine stagione e la prova francese spostata di calendario sicuramente rimescola un po’ le carte, ma io sono convinto che quelli che davvero puntano alla vittoria saranno gli stessi degli anni scorsi, quelli che lo avrebbero fatto anche ad aprile».

Roubaix folla 2019
I tratti in pavé della Roubaix sono sempre stati un richiamo incredibile per il pubblico: potrà essere così anche il 3 ottobre?
Roubaix folla 2019
I tratti in pavé della Roubaix sono sempre stati un richiamo incredibile per il pubblico: potrà essere così anche il 3 ottobre?
Dal punto di vista tecnico, quanto cambia per la corsa?

Dipende, io credo che il fascino rimanga intatto anche se si corre in ottobre. Secondo me la corsa sarà molto influenzata da quel che avverrà al Mondiale, considerando anche che si corre in Belgio. Sarei portato a dire che belgi e olandesi saranno un po’ più avvantaggiati rispetto al solito, ma molto dipenderà da chi sarà davvero mentalizzato verso la corsa, perché è chiaro che la Roubaix è una classica diversa da ogni altra.

Il clima influirà correndosi a inizio ottobre?

Io non credo proprio. Se andiamo a guardare, il clima di marzo-aprile da quelle parti non è molto diverso da quello di ottobre, anzi forse uscendo dall’estate c’è possibilità di trovare temperature leggermente più alte rispetto al solito. Poi come sempre molto dipenderà se ci sarà pioggia o meno: ricordo che in un periodo gli organizzatori andavano a bagnare i tratti di pavé per renderli più spettacolari e epici…

Parigi Roubaix 1981
La Parigi-Roubaix del 1981, corsa sotto un vero diluvio con l’iridato Bernard Hinault dominatore
Parigi Roubaix 1981
La Parigi-Roubaix del 1981, corsa sotto un vero diluvio con l’iridato Bernard Hinault dominatore
Il percorso invece resta quello di sempre…

Quello non cambia, i corridori si troveranno ad affrontare oltre 257 chilometri di cui 55 in pavé, diviso in 30 settori, uno diverso dall’altro, molti semplici nel complesso, altri dove davvero si potrà fare la differenza in base alla difficoltà del selciato e alla lunghezza.

Il Lombardia si correrà sei giorni dopo: non c’è il rischio che la “corsa delle foglie morte” (ma anche quelle di contorno nell’arco della settimana) venga penalizzata nella partecipazione?

Forse avverrà, ma teniamo presente che si tratta di un evento eccezionale, di un recupero in extremis per non togliere la Roubaix dal calendario per il secondo anno consecutivo. Io poi sono convinto che siano due gare così diverse nella loro conformazione richiedano quindi caratteristiche così particolari che chi punterà alla prova francese non sarà lo stesso di chi vorrà emergere in Italia. Poi come detto molto dipende dal Mondiale, non è improbabile che entrambe le gare possano diventare delle rivincite, ma lì dipenderà dalle condizioni psicofisiche dei protagonisti dopo Leuven.

Van Aert Roubaix 2019
Un distrutto Wout Van Aert dopo la Roubaix del 2019: finì 22°, ma non era ancora esploso…
Van Aert Roubaix 2019
Un distrutto Wout Van Aert dopo la Roubaix del 2019: finì 22°, ma non era ancora esploso…
Tu avresti puntato a questa Roubaix così particolare?

Senza ombra di dubbio: la mia stagione ottimale ha sempre avuto un andamento standard. Io mi preparavo per essere al meglio per la Campagna del Nord, poi staccavo e ricominciavo a emergere d’estate, spesso al Tour, non è un caso se abbia fatto 6 Grande Boucle contro soli 3 Giri d’Italia. Il Tour mi dava la spinta per il finale di stagione, per puntare alle ultime grandi classiche, quindi la Roubaix di ottobre l’avrei finalizzata senza problemi.

Te la senti di fare qualche nome?

I nomi da fare sarebbero tanti, ma è chiaro che i primi sono Van Aert e nel caso Van Der Poel, anche per la loro capacità di andare nel ciclocross. Fra gli italiani sarebbe stato bello vedere Bettiol, io però una speranza su Davide Ballerini e anche su qualche altro ce l’ho…

Nizzolo Gran Bretagna 2021

Nizzolo: «Attento Sonny, ho visto i tuoi rivali…»

18.09.2021
4 min
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Facciamo un salto indietro: mentre a Trento ci si giocava il titolo europeo, molti altri big erano a battagliare al Giro di Gran Bretagna, compreso il campione uscente Giacomo Nizzolo. I due eventi sono paralleli non solo dal punto di vista temporale, perché entrambi erano chiamati a dare indicazioni anche per gli imminenti Mondiali di Leuven. E se dalle nostre parti si festeggiava per l’impresa di Sonny Colbrelli, in terra albionica i segnali arrivati in chiave mondiale sono molto netti.

Considerando il percorso trentino, Giacomo Nizzolo aveva scelto, d’accordo con il cittì Davide Cassani di non difendere la propria maglia di campione europeo e andare in Gran Bretagna per affinare la gamba in vista del Mondiale, con un percorso a lui più adatto e dove potrà essere un’ottima scelta tattica alternativa. Nella gara di ben 8 tappe, il portacolori della Qhubeka ha potuto anche misurare lo stato di forma di altri favoriti per la gara di Leuven, coloro che a Trento non c’erano, per avere un quadro più completo della situazione.

Nizzolo Warrington 2021
La volata della tappa di Warrington con Hayter che beffa Nizzolo. Per lui un 2° posto soddisfacente
Nizzolo Warrington 2021
La volata della tappa di Warrington con Hayter che beffa Nizzolo. Per lui un 2° posto soddisfacente
Come ti sei trovato in quella settimana?

Molto bene, a conti fatti è stata la scelta giusta, ho potuto allenarmi per migliorare ancora la mia condizione, anche se non ho vinto non sono deluso, anzi dopo la seconda piazza a Warrington abbiamo deciso insieme con la squadra di non gareggiare nelle ultime due tappe per poter preparare la successiva trasferta in Belgio nelle corse di preparazione al Mondiale.

Che tipo di gara era?

Una corsa a tappe davvero impegnativa, con pendenze importanti, molte salite, percorsi sempre mossi tanto è vero che di volate vere e proprie ce n’è stata una sola. Era l’ideale per far fatica, nel vero senso della parola. Noi sulla carta dovevamo correre per Simon Clarke e consentirgli di far classifica, ma la caduta nella cronosquadre del terzo giorno ha compromesso tutto. Una gara molto bella, ho potuto apprezzare anche il suo disegno, fuori dalle grandi città, sempre in spazi ampi, su stradine strette, in mezzo alla natura.

Giro Bretagna 2021
Il podio finale del Giro di Gran Bretagna, vinto da Van Aert davanti a Hayter (a sinistra) e Alaphilippe
Giro Bretagna 2021
Il Giro di Gran Bretagna è andato a Van Aert, terzo Alaphilippe: ora sfida diretta a Leuven
Considerando che nella corsa britannica c’erano tutti i grandi assenti di Trento, hai avuto un palcoscenico privilegiato per capire chi ci troveremo di fronte. Partiamo dal grande favorito di Leuven, Wout Van Aert…

Arriva alla gara di casa nella forma migliore, questo è sicuro e ha soprattutto una fame pazzesca. In Gran Bretagna ha ribaltato la situazione nel weekend finale, si è dimostrato una spanna sopra gli altri, sempre in controllo. Chi pensava che si sarebbe nascosto è stato smentito dai fatti, ha voluto dimostrare apertamente che in Belgio bisognerà fare i conti con lui e che è stanco dei secondi posti. Per me sarà difficile batterlo.

Il campione uscente Alaphilippe come lo hai visto?

Ha chiuso terzo a 27”, è certamente molto brillante e arriva anche lui alla gara iridata nella forma che voleva, anche se lo vedo un gradino sotto a Van Aert proprio dal punto di vista della condizione fisica. D’altronde Julian è molto conosciuto per essere una sorta di variabile impazzita, sa come Van Aert vorrà che vada la corsa e farà di tutto per scombinargli i piani.

Nizzolo Barbero 2021
Nizzolo con Carlos Barbero saluta nell’ultima gara con indosso la maglia di campione europeo
Nizzolo Barbero 2021
Nizzolo con Carlos Barbero saluta nell’ultima gara con indosso la maglia di campione europeo
La Gran Bretagna ha detto di avere Pidcock come capitano, eppure c’è Ethan Hayter che continua a mostrare una condizione straordinaria di ritorno da Tokyo, ha rischiato di vincere un’altra corsa a tappe…

Non è una sorpresa, chi lo considera solo un velocista sbaglia. Hayter è uno che sugli strappi brevi va forte, tiene i ritmi degli specialisti, ma considerando le caratteristiche dei due e soprattutto quelle del percorso credo che i tecnici britannici bene abbiano fatto a puntare su Pidcock, anche se sicuramente Hayter è un outsider da tenere in dovuta considerazione.

E Nizzolo come arriva al Mondiale?

Nella forma giusta per affrontare una bella sfida e svolgere i compiti che mi verranno dati. Io dovrò rimanere nel gruppo principale, se la corsa si metterà in un certo modo per una volata abbastanza affollata io dovrò esserci, certamente non starà a me andare in fuga. L’importante è che arrivo a Leuven come volevo io.

Bennati e i fenomeni che stanno riscrivendo le regole

03.08.2021
5 min
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Nell’epoca in cui il velocista faceva il velocista, quello delle classiche pensava alle classiche e il cronoman era sempre in posizione, c’è stato in Italia un professionista che da junior e U23 era fortissimo a cronometro, che sognava di vincere le classiche e che in volata vinse persino la tappa di Parigi al Tour de France. Quando ridendo diciamo a Daniele Bennati che a suo modo è stato un precursore di Wout Van Aert e dei fenomeni di oggi, il toscano sta guidando e probabilmente sbanda. Eppure, al di là del valore oggettivo degli atleti, la differenza fra quelli di ieri e questi di oggi è che nessuna convenzione è riconosciuta. Il velocista fa le crono, vince le classiche e se si ritrova davanti il Ventoux, si rimbocca le maniche e se lo mangia. Lo scalatore fa lo stesso e in mezzo vince le Olimpiadi di mountain bike.

Corridori moderni

Quei tre in particolare non hanno paura di niente e nessuno e sono andati avanti per tutta la stagione incrociandosi e scambiandosi… gentilezze di ogni genere. Con il Benna oggi parliamo proprio di loro, perché l’anomalia ha tratti comuni. Sono versatili, vincenti a 360 gradi, ambiziosi e sfrontati. Sono probabilmente quello che Robbert De Groot della Jumbo-Visma ha definito “corridori moderni”, con le caratteristiche e il carattere per fare sempre la differenza.

«Da professionista – dice Bennati – non mi sono mai specializzato nelle crono, salvo andare bene in qualche cronosquadre. Non ho fatto cross e neppure podismo, come ho visto fare su Instagram a Van Aert. Però grazie a loro le corse sono diventate esplosive e belle da seguire. Era da un po’ che non si vedeva gente così versatile. Quando correvo io c’era la specializzazione estrema, forse prima ancora era così…».

Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Namur 2020
Mathieu Van der Poel contro Wout Van Aert, scontro diretto a Namur. Nel cross sono fenomeni indiscussi
Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Namur 2020
Mathieu Van der Poel contro Wout Van Aert, scontro diretto a Namur. Nel cross sono fenomeni indiscussi

Occhio da cittì

Il tema è caldo. Per la sua capacità di analizzare i corridori, Bennati meriterebbe a buon titolo il ruolo di tecnico della nazionale, ma è chiaro che in questo momento chiunque riceva l’incarico di succedere a Cassani (sempre che Davide sia da sostituire) rischi di beccare in faccia un boomerang piuttosto veloce. E poi siamo sicuri che il ruolo del cittì azzurro in Italia resterà come l’abbiamo sempre conosciuto?

Cominciamo da Van Aert, cosa te ne pare?

E’ veloce, al punto da vincere le volate di gruppo. Però spesso sbaglia. Parte sempre lunghissimo e rischia di farsi rimontare, succede quando ti senti il più forte. Sono contento per Carapaz, ma alle Olimpiadi il più forte era Van Aert. Che oltre ad andare bene in volata, vince le crono.

Pidcock ha 4 anni meno di entrambi, è alla pari in salita e anche veloce
Pidcock ha 4 anni meno di entrambi, è alla pari in salita e anche veloce
Invece Van der Poel?

E’ molto più esplosivo, però ha meno fondo. E poi commette delle leggerezze. Non so a chi attribuire la colpa, ma quella della pedana a Tokyo è stata troppo grande. Lui ha subito detto che avrebbe dovuto esserci, ma lo sapevano tutti che sarebbe stata tolta.

Si dice che fra i due, Van der Poel sia quello con più talento.

Sarà, ma Van Aert è quello che l’anno scorso al rientro ha vinto Sanremo e Strade Bianche e nello scontro diretto ha perso il Fiandre ma solo in volata. A parte gli errori di partire lungo nelle volate, secondo me Van Aert corre meglio.

Pensi che finirà nel mondo dei grandi Giri?

Se lo fa, secondo me sbaglia. In salita non può essere al livello degli scalatori, ma in questo ciclismo mai dire mai. Secondo me, un tentativo lo farà.

Sembra che gli venga tutto facile.

Sono giovani, sono indubbiamente dei fenomeni, ma con tutte le specialità che fanno, raschiano in continuazione il limite delle energie. Lo vedete Van der Poel agli arrivi, sempre distrutto? Arriva morto, riesce a dare l’anima e si vede che il cross gli dà la possibilità di fare questi fuori giri. Più degli altri. Van der Poel mi piace tanto, ma a volte non lo capisco. Potrebbe vincere con molto meno, invece parte a 60 chilometri dall’arrivo…

Al Tour è stato lucido…

Vero, con Van Aert che per contro è partito un po’ in sordina. C’è da capirlo, era in Francia per aiutare Roglic, ma vincere la crono del sabato e la volata di Parigi il giorno dopo è tanta roba. Stanno cambiando il ciclismo…

Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, Aprica 2020
Pidcock ha vinto il Giro d’Italia U23 2020: quest’anno malgrado i risultati già raccolti è un neopro’. Anche lui nel club dei fenomeni
Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, Aprica 2020
Pidcock ha vinto il Giro d’Italia U23 del 2020: quest’anno malgrado i risultati già raccolti è un neopro’
In che senso?

Van Aert vince la volata di Parigi, mentre Pogacar, che ha vinto due Tour, quasi lo batte in volata alle Olimpiadi. Sanno fare tutto al livello più alto, sono dei grandi.

E Pidcock come lo incastoniamo nel mosaico?

E’ appena passato, difficile valutarlo su strada. Certo però, uno che vince il Giro U23 e l’anno dopo fa quello che ha fatto l’inglese, tanto comune non è. Ha vinto la Freccia del Brabante, battendo Van Aert partito troppo lungo. E per lo stesso motivo stava per vincere l’Amstel. Su strada resta da verificare, nel cross spesso le ha beccate, ma ha anche qualche anno in meno ed è fra quelli che se la gioca. Uno dei fenomeni, insomma. E’ proprio un bel ciclismo, è dura andare ai mondiale a giocarsela con gente così. Dura davvero…

La gioia di Carapaz (e Pogacar), la delusione di Van Aert

24.07.2021
4 min
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Un podio regale per la corsa ai cinque cerchi. Con una cornice da favola come quella del Monte Fuji, che ha fatto capolino tra le nuvole proprio al termine della sfida olimpica, non poteva non essere una gara da ricordare. Non lo è stato, ahinoi, per l’Italia, ma per Richard Carapaz che si è goduto il primo boato dei Giochi di Tokyo 2020.

All’autodromo Fuji Speedway, infatti, le porte erano aperte per gli spettatori giapponesi, che hanno popolato le tribune del rettilineo finale, per gustarsi la seconda medaglia d’oro di sempre dell’Ecuador (la prima nel ciclismo) grazie all’acuto della Locomotiva del Charchi. 

L’arrivo di Carapaz fra il pubblico: l’oro olimpico è il suo. Ecuador in festa
L’arrivo di Carapaz fra il pubblico: l’oro olimpico è il suo. Ecuador in festa

Carapaz nella storia

Ecco la sua emozione, una volta che se l’è messa al collo: «È stata una giornata un po’ pazza. Una corsa dura, io ho avuto pazienza e aspettato il mio momento, poi ho trovato sulla mia strada un buon compagno di fuga (lo statunitense McNulty, ndr) e le gambe dei giorni migliori. Quando siamo arrivati ad avere 20” di vantaggio sugli inseguitori, sapevamo che erano in ballo le medaglie così ho dato il massimo. Una volta entrato nell’autodromo non mi sono mai voltato. C’erano tanti corridori buoni dietro, quindi ho pensato solo ad andare a tutta. In Ecuador saranno impazziti». Una festa destinata ad echeggiare fino al suo ritorno il patria.

E una festa che è già iniziata, almeno sui social. Il presidente dell’Ecuador, Guillermo Lasso, si è subito complimentato su Twitter esprimendo un senso di grande orgoglio. E anche le altre zone ecuadoriane lo hanno fatto: dal Charchi (la sua provincia) al Macará, dalle Ande all’Amazzonia e persino alle Galápagos.

Van Aert è stato colui che più di tutti ha lavorato per chiudere su Carapaz e McNulty
Il belga Van Aert ha lavorato più di tutti per chiudere su Carapaz e McNulty

Van Aert, ancora secondo

Al traguardo della prova in linea, situato nella prefettura di Shizuoka, si è respirata finalmente aria olimpica, dopo giorni in cui il pubblico era stato costretto a vedere le competizioni solamente in tv. In questa zona, infatti, il numero di contagi è decisamente più basso rispetto all’area di Tokyo e così si sono potute aprire le porte agli spettatori locali. Sorrisi nascosti dalle mascherine, bambini che corrono felici nel lungo corridoio antistante alle tribune: immagini che restituiscono uno sprazzo di normalità in questa situazione d’incertezza che ormai ci avvolge da più di un anno e mezzo. Un regalo del ciclismo all’Olimpiade.

Applausi per tutti, anche per i corridori più attardati, anche a meritare le urla più calorose, insieme, al trionfatore in solitaria, sono stati altri due grandi protagonisti del Tour de France, che si sono dati battaglia fino all’ultimo millimetro, a suon di colpi di reni. A spuntarla è stato il belga Wout Van Aert, arrabbiatissimo al traguardo per un altro argento proprio come lo scorso anno al Mondiale vinto da Julian Alaphilippe.

«Corro sempre per vincere – ha detto il belga – ma sono molto più felice che a Imola. Ho sempre un argento al collo, ma una medaglia olimpica ha un peso decisamente più importante di una mondiale. Oggi ho trovato sulla mia strada un ragazzo più forte, io ho fatto del mio meglio, fino allo sprint finale».

Ci riproverà tra tre anni a Parigi, qualunque sarà il percorso, considerata la sua poliedricità. D’altronde, Wout ha già dimostrato che la capitale francese e i suoi Campi Elisi gli piacciono proprio. Prima però l’attende la prova contro le lancette: «Per mercoledì penso di avere buone possibilità. Dopo il Tour de France, ho recuperato, mi sono adattato al fuso orario e al caldo, quindi anche nella prova contro il tempo punto al massimo risultato possibile». Top Ganna è avvisato.

Al termine della volata, Pogacar allunga il braccio verso Van Aert (che risponde all’abbraccio). Sono stati i più attivi
Al termine della volata, Pogacar allunga il braccio verso Van Aert (che risponde all’abbraccio). Sono stati i più attivi

Dal giallo al bronzo

Si è arreso al fotofinish, ma era contento del bronzo conquistato, invece, il padrone degli ultimi due Tour, Tadej Pogacar. L’incredibile sloveno ha corso come sempre all’attacco, dando spettacolo ed è stato ripagato, dimostrando di essere sempre più anche un uomo da corse di un giorno.

«Sono felicissimo per il terzo il posto – ha detto Pogacar – perché ho dato il massimo. Sono super, super contento di essere stato in grado di salire sul podio dei Giochi Olimpici. Ho attaccato da lontano perché mi sentivo bene, sono scattato senza pensarci troppo e un attimo dopo mi sono pentito. Ho pensato: ma quando finisce questa salita? Ad ogni modo non ho rimpianti, con il mio forcing ho selezionato il gruppo dei migliori con cui me la sono giocata fino alla fine, quindi va bene così».

Quel cronoman poco specialista, ma tanto… speciale

22.07.2021
5 min
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Ma perché al di là della vittoria nella crono del Tour, Malori giorni fa disse che contro questo Van Aert nella crono di Tokyo si potrà fare poco? Che cosa ha visto l’emiliano nelle immagini e nella prova del corridore della Jumbo Visma al Tour de France? Proviamo a capirlo insieme, partendo da un paio di foto e dalle immagini televisive. «Sicuramente rispetto ad altri specialisti, anche se lui non lo è (perché è specialista di tutto) – sorride Adriano – ha una posizione molto più raccolta, rispetto ad esempio a un Ganna. Basa la sua aerodinamica sulla conformazione del corpo…».

E qua lo fermiamo, ammirati per la capacità di cogliere nelle immagini le attitudini dell’atleta e leggerne le caratteristiche. Andiamo avanti, ci sarà da scrivere e leggere…

Un assetto molto naturale: ha le spalle strette e riesce a tenere la testa ben incassata
Un assetto molto naturale: ha le spalle strette e riesce a tenere la testa ben incassata
Che cosa significa che basa l’aerodinamica sulla conformazione del corpo?

Riesce a tenere le spalle incassate e strette, con la testa che si incassa bene fra le spalle stesse. L’ho visto bene nell’inquadratura frontale delle telecamere fisse. E’ il suo forte. Ha le spalle molto strette, la parte superiore del corpo è sottodimensionata rispetto alle gambe e grazie a questo riesce a ottenere la posizione a forma di proiettile. Una cosa che a Ganna non riesce.

Perché?

Perché ha le spalle molto più larghe, quindi per essere aerodinamico deve ricorrere a protesi più alte e comunque non riesce ad avere la stessa penetrazione naturale. Ma la differenza fra i due sta anche nella schiena.

Vale a dire?

Van Aert è più raccolto, riesce a curvare di più la schiena e ha una distanza davvero ridotta fra ginocchia e gomiti. Unendo questo alla grande potenza di cui dispone, si capisce come faccia a raggiungere le alte velocità con cui ha battuto anche gli specialisti della crono.

E’ così corto perché la bici è piccola o perché pedala molto in punta?

Pedala in punta, tende a raccogliersi naturalmente. Ha una posizione perfetta senza scomporsi, mentre tanti, ad esempio i corridori della Ineos, saltellano sulla sella e ogni 4-6 pedalate sono costretti a tirarsi indietro. Quel tipo di sforzo, che è molto comune, per la muscolatura è devastante.

Castroviejo è uno specialista, eppure tende a scivolare in avanti e deve spingersi per tornare al centro della sella
Castroviejo è uno specialista, eppure tende a scivolare in avanti e deve spingersi per tornare al centro della sella
Addirittura?

Nella crono la pedalata deve essere fluida, mentre nel dare il colpetto indietro, in quel microsecondo in cui dai la spinta per arretrare, perdi fluidità. Se il percorso ha tante curve, in qualche modo lo compensi. Ma se è dritto e piatto e devi stare in posizione, paghi il conto.

Hai parlato dei corridori Ineos.

Castroviejo è il più illuminante, pur essendo uno specialista. Anche quando era con me alla Movistar ha sempre avuto questa posizione in avanti, con la testa più bassa del sedere. Ma se hai la sella poco grippante o inclinata in avanti, come si fa nelle crono per non insistere troppo sulla prostata, finisci con lo scivolare. Invece Van Aert è composto e non si muove.

Ed è incredibile?

Non nascendo cronoman, è singolare. Si vedono tanti corridori scomposti, come ad esempio Pogacar, che vice la crono sfruttando la sua grande condizione. Invece Van Aert è composto a crono come Ganna, in salita va agile come uno scalatore e poi vince le volate.

Pronto per fare classifica?

Secondo me no, non gli conviene. Un conto è fare come lui, che quando vuole si stacca e molla. Per fare il podio in un Giro, non puoi permetterti alcun passaggio a vuoto. E poi pesa 78 chili e su una pendenza del 10 per cento, il confronto con gi scalatori si sentirebbe. Non è più il tempo dei corridori come Indurain, anche Miguel oggi non avrebbe speranze. Con il ciclismo di adesso, oltre i 70 chili in salita non hai scampo.

Vincerà lui a Tokyo?

E’ il grande favorito, anche se spero che Ganna ci regali la sorpresa. Su un percorso così duro, sarà difficile batterlo. Però un errore l’ha fatto, decidendo di partire per il Giappone subito dopo i Campi Elisi.

Perché?

Perché è vero che guadagni un giorno per ambientarti, ma è vero anche che io una giornata a letto a riposarmi il giorno dopo l’avrei fatta. Invece in volo non recuperi, arrivi laggiù e fai subito salita per vedere il percorso… Tanto o arrivi due settimane prima e ti ambienti bene, altrimenti tanto valeva andarci all’ultimo.

Ma insomma questo Van Aert non ha difetti in bici?

Mi sembra messo benissimo, come il migliore specialista. Semmai l’unica cosa sarebbe dargli un casco davvero su misura. A volte non aderisce perfettamente alla schiena. Ma tutto sommato, ragazzi, con le nuove protesi che ben si adattano a tutte le braccia, la galleria del vento e i vari studi, è veramente difficile trovare un top rider messo male sulla bici da crono.