Dagli anni ’90 ad oggi, il settore velocità con Federico Paris

26.08.2022
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Dai mondiali juniores di Tel Aviv stanno arrivando altre buone notizie dal settore velocità. Mattia Predomo ha conquistato la maglia iridata nel keirin e giusto pochissime ore fa anche l’oro nella velocità. Il bolzanino milita nella squadra di Matteo Bianchi, la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino, che ha collezionato maglie europee ad Anadia tra gli under 23 e medaglie più un record italiano agli europei di Munich 2022. Sono primi segnali di un movimento che sta iniziando a muovere i primi passi, con il coordinamento azzurro di Ivan Quaranta.

Mattia Predomo fra Bragato e Quaranta, tecnico che proprio 30 anni fa conquistò questo titolo
Mattia Predomo fra Bragato e Quaranta, tecnico che proprio 30 anni fa conquistò questo titolo

Ritorno al passato

Giovani che riportano risultati in discipline in cui l’Italia iniziava a soffrire una nostalgia ancorata a nomi che hanno scritto la storia della velocità. Gli anni Novanta per il nostro movimento sono stati forse l’apice di un settore che oggi si sta riscoprendo e movimentando.

Federico Paris, Roberto Chiappa e Gianluca Capitano erano gli interpreti di un decennio costellato da titoli mondiali e vittorie in Coppa del mondo che hanno fatto sognare i tifosi italiani. Lo stesso Sir. Chris Hoy ci ha detto in una recente intervista. «A metà degli anni ’90 voi avevate gente come Roberto Chiappa e Federico Paris. Erano delle vere star. Noi britannici ci siamo ispirati a loro». 

Ripercorriamo ciò che era e chiediamo un parere su ciò che è e potrà essere il movimento velocità in Italia proprio con Federico Paris. Attualmente ricopre il ruolo di Coordinatore dei Responsabili di strada e pista per la Lombardia.

Federico Paris è coordinatore di strada e pista della Lombardia
Federico Paris è coordinatore di strada e pista della Lombardia
Come funzionava negli anni Novanta il settore velocità, c’era una coordinazione federale presente?

La maggior parte di quel periodo è stata coordinata da Mario Valentini (al centro fra Paris e Capitano, nella foto in apertura, ndr). La Federazione seguiva il settore a 360 gradi con le prime prove della Coppa del mondo che in quegli anni cominciavano ad essere organizzate e i mondiali che rappresentavano il fulcro della stagione.

Che momento era per la pista italiana?

C’era un settore solido, la squadra era composta prevalentemente da noi tre ma anche da altri ragazzi. I primi anni che ho iniziato la mia attività su pista, non c’erano le prove di Coppa del mondo così come sono organizzate ora. C’erano ancora i gran premi internazionali, si disputavano principalmente in giro per l’Europa. Ancora oggi ne esiste qualcuno. 

I gruppi sportivi erano importanti per realizzazione di una carriera in questo settore?

Facendo riferimento a noi tre, quindi il sottoscritto più Roberto Chiappa e Gianluca Capitano, facevamo parte tutti e tre di Corpi di Polizia. Io e Roberto alla Forestale e Gianluca nelle Fiamme Azzurre. Per cui sicuramente la cooperazione tra CONI e Corpi di Polizia allora come oggi veniva sfruttata e questo consentiva a noi di fare questa attività con una tranquillità economica. 

Il movimento velocità in quegli anni in cui c’era ancora il tandem ha vissuto uno dei momenti più vittoriosi di sempre
Il movimento velocità in quegli anni in cui c’era ancora il tandem ha vissuto uno dei momenti più vittoriosi di sempre
Che differenze vedi con l’attività attuale?

A livello nazionale c’era una buona attività. Forse oggi manca un po. Negli anni Novanta c’era un bel calendario fitto per i velocisti, fatto di gare nazionali e internazionali. Oggi soffriamo sul nostro territorio. Ma è come un circolo vizioso, senza puntare il dito, oggi ci sono meno praticanti e anche meno gare. La concorrenza in quegli anni era tanta.

La velocità sembra aver ritrovato nuovo entusiasmo…

Quest’anno sono stati fatti sicuramente dei risultati più importanti rispetto agli anni passati. Senza guardare i numeri e vedendo il momento. Quando ho smesso di correre in bici ho seguito per un po’ di anni il settore della velocità sia nella categoria junior che in quelle maggiori. Quando non l’ho seguito più, ho notato che sono mancati i riferimenti. Si è verificato un appiattimento non tanto di risultati ma di praticanti. Il fatto che oggi Ivan Quaranta, una persona con una passione smisurata, segua esclusivamente il settore può dare dei risultati sicuramente importanti. Una sorta di ripotenziamento del settore. 

Federico Paris ha iniziato a raccogliere i primi risultati da dilettante per poi affermarsi e diventare pistard
Federico Paris ha iniziato a raccogliere i primi risultati da dilettante per poi affermarsi e diventare pistard
Le infrastrutture sono determinanti per il movimento?

Assolutamente si. Le strutture come il nostro Montichiari, un velodromo da 250 metri coperto, è uno strumento indispensabile per lavorare e fare risultati in pista. Soprattutto per il settore veloce che ha bisogno della pista dodici mesi all’anno. E con un velodromo scoperto non è difficile da capire che sia una cosa impossibile. Pe questo molti atleti migravano in altre strutture. Ce ne fossero di più, è facile da dire, ma sarebbe un passaggio determinante. 

Voi come Regione Lombardia vi state muovendo per scovare talenti della velocità?

A livello regionale è difficile occuparsi in maniera specifica di un settore. Un occhio di riguardo per la velocità ce l’ho avendola praticata per tanto tempo. Anche Roberto Chiappa collabora con il comitato regionale attraverso il velodromo di Dalmine e anche con il responsabile tecnico della pista regionale. E’ chiaro che avendo queste caratteristiche c’è una predisposizione immediata. Se in Lomabardia ci accorgessimo di ragazzi motivati, appassionati o attratti dalla velocità quello che possiamo assicurare è un sostegno e un supporto immediato

Le squadre sono importanti per la crescita in questa direzione?

Gli atleti crescono all’interno di società. Per cui quando trovano al suo interno un appoggio e un sostegno per fare questo tipo di attività riescono a fare un certo tipo di percorso.  Bisogna tener presente che il ciclismo in Italia per tradizione è il ciclismo su strada. Quello su pista ad alti livelli si allontana sempre di più da quello tradizionale stradista.

Qui insieme a Gianluca Capitano alla premiazione del campionato del mondo nella specialità tandem
Qui insieme a Gianluca Capitano alla premiazione del campionato del mondo nella specialità tandem
Un esempio che sta facendo scuola è la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino

Non a caso il diesse è proprio Alessandro Coden. E’ un direttore sportivo che ha un’esperienza in questo settore specifico, ha fatto europei, mondiali e ha corso in pista da protagonista. La passione è l’elemento fondamentale per queste specialità. La velocità è un settore molto difficile, per tante ragioni. Per poterlo seguire ma anche per praticarlo serve una grande passione. Coden e Quaranta hanno recentemente raccolto risultati con i propri ragazzi ed entrambi hanno un background da interpreti di questo sport e non è un caso. 

Le discipline veloci sono differenti da quelle endurance anche come approccio?

La prestazione finale non è solo la realizzazione di un allenamento. Somministrare tabelle e tirare una riga come magari può essere per le discipline endurance che si avvicinano di più ad una scienza esatta, una causa effetto parzialmente prevedibile. Nella velocità c’è un aspetto psicologico che determina tanto ed è molto stressante. Se non c’è passione e dedizione questo non è possibile. Ritengo che Ivan Quaranta su questo possa fare molto bene. 

Chris Hoy vi ha citati come star e come esempi da emulare. Credi che oggi i risultati possano servire anche a creare interesse anche per atleti di altre discipline?

I risultati sono importanti per creare interesse, e farlo una specialità come questa è fondamentale. Noi nei primi anni novanta eravamo molto competitivi. La Gran Bretagna stava muovendo i primi passi. In quel periodo ha gettato le basi per il futuro diventato presente con risultati prestigiosi e un movimento che detta legge.

Velocità: dopo Monaco Quaranta alza le aspettative

23.08.2022
5 min
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Ivan Quaranta è già immerso nella nuova avventura dei suoi ragazzi, i mondiali juniores che si svolgono da oggi a sabato a Tel Aviv, ma in Israele è arrivato sull’onda di risultati come quelli di Monaco che hanno dato un risalto enorme al suo settore, la velocità, come da tantissimo tempo non accadeva. Nel suo piccolo anche la velocità su pista ha contribuito alla grande affermazione azzurra nella rassegna europea, con l’Italia per la prima volta trionfante nel medagliere della manifestazione multisportiva e terza in quello relativo al ciclismo su pista, pur in presenza di molte importanti assenze.

Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)
Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)

Bilancio superiore alle attese

Portare sul podio un ragazzo giovane come Matteo Bianchi e una ragazza più esperta come Miriam Vece che ha comunque ancora 25 anni (nella foto di apertura con Quaranta) significa che si sta lavorando più che bene, considerando che il settore ha preso vita praticamente da meno di un anno e Quaranta, giustamente, ha scelto di lavorare da subito con nuove leve (tanto è vero che la Vece, che pure collabora con il tecnico, lavora ancora nel centro Uci di Aigle in attesa che anche il settore femminile prenda maggiormente corpo).

Per questo è un Quaranta entusiasta quello che mette in archivio un evento che resterà come pietra miliare nella ricostruzione del settore: «Abbiamo raggiunto obiettivi inattesi, considerando che eravamo partiti con l’obiettivo di far fare esperienza ai ragazzi, tutti under 23. Significa che i risultati che avevamo ottenuto ad Anadia negli europei di settore non erano stati un caso, pur in un evento dal livello alto».

La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
Vigier Monaco 2022
La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
E quello di Monaco, di che livello è stato?

Sono i tempi a dire che è stato un grande evento, basti pensare che due atleti sono scesi sotto il minuto nel chilometro e uno di questi era Bianchi. Gli unici che mancavano erano i due olandesi Lavreysen e Hoogland perché dopo la vittoria nel team sprint hanno ritenuto la pista non sufficientemente sicura.

Questo tema è stato molto discusso, considerando anche le tante cadute alcune con conseguenze pesanti come per Letizia Paternoster. Che idea ti sei fatto in proposito?

Era sicuramente difficile da interpretare, molto breve, senza sufficienti rettilinei tanto è vero che nelle gare di velocità e di keirin è stato decisivo il sorteggio. La giuria ha infatti stabilito di far fare ai concorrenti 4 giri senza stayer in luogo degli abituali 3, ma chi partiva in testa aveva un vantaggio enorme. Inoltre anche la bassa pendenza ha pesato sull’evoluzione delle gare, ma considerando anche la scorrevolezza della pista non direi che essa fosse eccessivamente pericolosa. Bisogna sapersi adattare a ogni situazione.

Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Proprio a proposito del keirin, il cammino di Napolitano arrivato fino alla finale di consolazione ti ha sorpreso?

Non più di tanto perché a livello tattico Daniele è molto avanti, sa interpretare le gare. Gli manca ancora un po’ di gamba e i tempi in tal senso sono uno specchio di dove può e deve lavorare, ma non dimentichiamo che è al primo anno U23 eppure era stato sul podio ad Anadia. Inoltre sottolineerei un altro fattore: l’ucraino andato in finale era stato battuto dai nostri in Portogallo, quindi Napolitano poteva benissimo essere al suo posto. Il potenziale c’è tutto.

Considerando le prove sue e di Bianchi, argento nel chilometro da fermo ma anche il settimo posto nella velocità a squadre, cominci a pensare a una possibile qualificazione per Parigi 2024?

Sarei folle a non farlo, i risultati ci dicono che possiamo e dobbiamo provarci – afferma sicuro Quaranta – A Parigi andranno 6 squadre europee e noi, dati alla mano, siamo settimi ma a pochissimo dalla Polonia e a mezzo secondo dalla quarta. Il tempo è dalla nostra parte considerando l’età dei ragazzi, dobbiamo crederci. Il periodo di qualificazione scatterà nel prossimo febbraio o noi dovremo farci trovare pronti, ma io ci credo fortemente in questi ragazzi. Poi, sia chiaro, se andremo sarà per fare esperienza, per continuare in quel cammino di crescita che spero porterà a grandi risultati nell’edizione olimpica successiva.

Mondiali juniores, le finali

I mondiali juniores su pista si svolgono a partire da oggi e fino a sabato nel Sylvan Adams Velodrome di Tel Aviv, il velodromo più grande del Medio Oriente, intitolato al magnate israeliano che l’ha fatto costruire e che ha creato anche la Istael-Premier Tech. Già questa sera i ragazzi di Quaranta saranno impegnati nella velocità a squadre che potrebbe dare riscontri interessanti.

Martedì 23 agosto
Scratch W
Velocità a squadre W
Velocità a squadre M
Mercoledì 24 agostoInseguimento a squadre M
Scratch M
Keirin M
Inseguimento a squadre F
Eliminazione F
Giovedì 25 agostoCorsa a punti M
Inseguimento individuale M
Velocità individuale F
Omnium F
Venerdì 26 agosto500 metri da fermo F
Corsa a punti F
Inseguimento individuale F
Velocità individuale M
Omnium M
Sabato 27 agostoEliminazione M
Madison F
Chilometro da fermo M
Keirin F
Madison M
Nella velocità però continuiamo a soffrire…

Per questo dobbiamo in questo momento spingere maggiormente nella prova a squadre, perché se qualifichiamo il terzetto, un atleta sarà automaticamente ammesso al torneo olimpico di velocità e uno a quello del keirin. In questo il cammino di crescita del quartetto dell’inseguimento e il lavoro di Villa devono essere per noi la via maestra. Sono sincero, non tutto è andato perfettamente a Monaco, ma sarebbe stato folle pensare il contrario. Con calma dovremo ragionare non su quel che è andato bene, ma su cosa non ha funzionato per migliorare.

Intanto c’è da pensare alla rassegna iridata junior, con che prospettive siete partiti?

Abbiamo Predomo campione europeo e Minuta bronzo nel keirin, già questi due risultati dicono che dobbiamo puntare al bersaglio grosso e i ragazzi hanno tutto per riuscirci. Nella team sprint avremo in più Frizzarin, che arriva dal Bmx dove ha fatto 8° agli Europei, ci darà sicuramente una spinta ulteriore nel giro di lancio, io conto che potremo scendere di altri 3-4 decimi rispetto al tempo di Anadia. Siamo competitivi dappertutto, è questa la nostra nuova grande forza.

Il bronzo di Vece nei 500 metri, antipasto del mondiale

15.08.2022
3 min
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«No, non ho rimpianti. So che fare la velocista è stata la scelta migliore – dice Miriam Vece – e quella che mi si addice di più. Brucia un po’ perdere l’argento per così poco. Mancano due mesi al mondiale di Parigi e ho tempo per preparare la rivincita».

Le parole dell’azzurra arrivano da Monaco dopo il bronzo nei 500 metri ai campionati europei. Il podio rappresenta un altro tassello importante nella sua scalata ai vertici della specialità. E se nei giorni scorsi Diego Bragato confermava come nel maschile ci sia da vincere ancora la resistenza della strada, parlando con Miriam è evidente l’orgoglio per la scelta che l’ha portata via da casa

Il bronzo ha dato soddisfazione nell’immediato, poi si è trasformato in un bel… rodimento
Il bronzo ha dato soddisfazione nell’immediato, poi si è trasformato in un bel… rodimento

Argento sfumato

Vece ha 25 anni, viene da Crema ed è tesserata per la Valcar-Travel&Service. Il suo bronzo nei 500 metri è venuto con il tempo di 33”434, che non è bastato per battere l’ucraina Olena Starikova, argento con 33”403, e la tedesca Emma Hinze, campionessa europea con 32”668. 

«Sono arrivata agli europei in buona forma -conferma – forse mi aspettavo di più dalla velocità, ma il ciclismo è anche questo. Non ho fatto molte di tappe in preparazione, solo le due Coppe delle Nazioni e una gara in Germania».

L’obiettivo di Vece sono ora i mondiali di Parigi che si correranno a ottobre
L’obiettivo di Vece sono ora i mondiali di Parigi che si correranno a ottobre

Supporto alla FCI

Il racconto di Bragato sull’aiuto della lombarda all’impostazione del settore velocità azzurro trova conferme nelle parole di Miriam, che ad Aigle vive a tempo pieno la dimensione del velocista.

«Sono orgogliosa e contenta – conferma fra un turno e l’altro degli europei – del nuovo gruppo che si sta creando in Italia con i velocisti. Posso solo esserne contenta e sono super fiera di tutti loro. Per quanto io possa aiutare Ivan (Quaranta, ndr) e Diego (Bragato, ndr), se hanno bisogno di qualsiasi consiglio sanno che possono contare su di me. Quindi certo, ho dato e sicuramente darò ancora una mano a entrambi».

Sul podio dei 500 metri, Vece è terza dietro Starikova e Hinze
Sul podio dei 500 metri, Vece è terza dietro Starikova e Hinze

Il test di Parigi

I mondiali di Parigi si svolgeranno a metà ottobre nel velodromo di Saint Quentin en Yvelines, in una sorta di test nel velodromo che ospiterà le Olimpiadi del 2024.

«C’è tempo per lavorare – prosegue Miriam Vece – con l’obiettivo di scendere sotto i 33 secondi. Negli ultimi 12 mesi tante cose sono cambiate e soprattutto è cresciuta la consapevolezza dei mezzi che ho! Niente di nuovo quanto a rapporti e bici, sono sempre gli stessi! Questo podio soddisfa, ma non al 100 per cento. Quando si è così vicini, si vuole sempre di più e quell’argento sfumato per 0.034 brucia, molto. Ma so anche che per l’oro bisogna lavorare molto. Emma Hinze si è confermata la regina anche di questa specialità».

La rinascita della velocità azzurra spiegata da Bragato

10.08.2022
5 min
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La differenza nel settore velocità azzurro l’hanno fatta la volontà di cambiare marcia, il tempo speso e l’entusiasmo di Ivan Quaranta. Parlando con Diego Bragato che segue la preparazione degli sprinter azzurri, il succo è proprio questo, a conferma che ci fosse soprattutto da rimboccarsi le maniche.

«Parlavamo con Miriam Vece che lavora ad Aigle con il suo allenatore – racconta Bragato – e ci rendevamo conto che lassù facessero le stesse cose nostre, ma tutti i giorni. Invece noi ci limitavamo a raduni meno frequenti e a programmi più blandi. Eravamo più concentrati sui corridori di endurance, che hanno la loro routine fatta di pista e strada. E quando venivano a Montichiari bastavano dei richiami. Invece per i velocisti la continuità palestra-pista è fondamentale. Ma c’erano poche risorse. Invece adesso Ivan si è buttato e di colpo le cose sono cambiate».

Bragato non ha dubbi: la svolta nella velocità è venuta con l’interesse federale e l’impegno di Quaranta (foto FCI)
La svolta nella velocità è venuta con l’interesse federale e l’impegno di Quaranta (foto FCI)
Da dove siete partiti?

Dai corridori che già conoscevamo e poi abbiamo iniziato ad allargare il campo degli juniores. Avendo buone prospettive siamo andati a parlare con atleti e squadre, proponendo loro di entrare nel gruppo velocità. Sul fronte della preparazione, fra Marco Compri e il sottoscritto c’era già il bagaglio di esperienze messe a punto prima con Ceci e poi con Matteo Bianchi, per cui programmare l’attività non è stato impossibile.

In che modo siete stati accolti?

Prendiamo la Campana Imballaggi, una delle società più coinvolte. Abbiamo detto loro che avremmo fatto più raduni, proponendogli che fossero ancora loro a gestire la componente strada per ottenere una formazione globale degli atleti. Si è creato un bel clima.

Le partenze, i cambi, l’affinità per gi europei, costruiti in ritiro a Montichiari (foto FCI)
Le partenze, i cambi, l’affinità per gi europei, costruiti in ritiro a Montichiari (foto FCI)
Quindi il velocista ha comunque bisogno della strada?

I tornei sono lunghi, le volate da ripetere sono tante. Predomo agli europei ha ottenuto nelle volate dei tempi migliori rispetto alle qualifiche (in apertura il bolzanino agli europei di Anadia, foto UEC). Segno che aveva una base migliore rispetto agli avversari.

Si è trattato quindi di intensificare la loro presenza in pista?

Sono sempre collegati con ritiri più o meno lunghi. Come base, c’è Montichiari per due volte a settimana. Ma prima degli europei, abbiamo fatto un ritiro di tre settimane. E in quella fase, si guardavano i video degli avversari, si facevano prove delle batterie uno ad uno. Potevano confrontarsi fra loro e il confronto in queste fasi aiuta a crescere. Chiedete a quelli del quartetto di ogni volta che ci sono selezioni da fare e che tirate danno…

Le indicazioni di Miriam Vece sono state cruciali per il rilancio del settore velocità (foto FCI)
Le indicazioni di Miriam Vece sono state cruciali per il rilancio del settore velocità (foto FCI)
Il ruolo di Miriam Vece qual è stato?

Abbiamo sempre parlato e ci dava le informazioni di quello che fanno a Aigle. Il progetto velocità è nato così. Lei adesso è legata al suo allenatore, ma abbiamo bisogno che torni in Italia. Speriamo di poterla riportare presto a casa.

Le sinergie con la Bmx sono così efficaci?

Sono contento dei risultati di Tugnolo. Abbiamo copiato dal sistema olandese, grazie a un cittì come Lupi che ha una buona apertura mentale. Siamo passati dal fatto che la pista possa essere per loro una buona fase di preparazione, al capire se siano possibili degli sviluppi diversi. Tugnolo è stato il primo a crederci e a raccogliere risultati.

E’ un processo bidirezionale? Un pistard potrà passare alla Bmx?

Negli juniores e a salire, temo sia unidirezionale. Per correre nella Bmx serve un livello tecnico altissimo, che non costruisci da grande se non l’hai fatto da bambino. Difficilmente uno junior può passare dalla pista alla Bmx. Ma lo stesso Tugnolo, ad esempio, per un po’ potrà ancora farle entrambe, perché nella Bmx è uno dei migliori. Poi penso che dovrà scegliere.

Quali sono i punti comuni?

Entrambi lavorano tanto sulla forza. L’atleta della Bmx nasce facendo palestra e partenze da fermo, il modo in cui dovrebbero crescere i velocisti. Con palestra e volumi di forza crescenti. Il problema è la paura di non andare più in salita e non vincere le volate su strada.

Bragato segue la preparazione del gruppo azzurro, fra endurance e velocità
Bragato segue la preparazione del gruppo azzurro, fra endurance e velocità
Occorre offrirgli alternative consistenti.

Abbiamo esordienti capaci di tempi ottimi a livello internazionale, titubanti davanti alle scelte da fare. La strada in Italia è un richiamo fortissimo. La nostra preoccupazione ora è consolidare questo percorso, per proporre loro un’alternativa.

Quaranta fa festa: 4 titoli europei nella velocità

28.07.2022
4 min
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Agli ultimi campionati europei su pista per juniores e under 23 disputati ad Anadia, l’Italia ha fatto la parte del leone con ben 16 medaglie d’oro, il doppio della Germania e un totale di 23 podi. Un dominio clamoroso al quale ha dato un importante contributo anche il settore velocità di Ivan Quaranta (foto FCI in apertura), con 4 titoli equamente ripartiti fra lo junior Mattia Predomo e l’under 23 Matteo Bianchi. Un risultato di grande valore, considerando soprattutto la concorrenza della scuola tedesca e polacca che da molti anni fanno il bello e il cattivo tempo, almeno a livello di categoria.

Nella sua analisi, il nuovo tecnico del settore Ivan Quaranta, ai suoi primi allori internazionali di spessore, punta proprio sull’aspetto della partecipazione.

«Il livello era alto – dice – e lo dimostrano le prestazioni ottenute a livello cronometrico: Bianchi con 1’00”911 non è lontano dal podio elite nel chilometro da fermo, ma anche gli inglesi nel team sprint con 44”168 hanno fatto un tempo assoluto. Negli juniores sui 200 metri lanciati in sei sono scesi sotto i 10”. Insomma è stata un’edizione più che degna».

Predomo Keirin 2022
Il podio del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Predomo Keirin 2022
Il podio del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Partiamo non dalle vittorie, ma dal bronzo nel team sprint perché è qualcosa di inconsueto per il nostro movimento, oltretutto la squadra azzurra ha trovato un elemento nuovo in Matteo Tugnolo, prelevato dal Bmx…

E’ il frutto di una collaborazione tra i due settori che ci porterà lontano, c’è una bellissima sinergia. Con Tommaso Lupi ci scambiamo continuamente informazioni. Tugnolo è ideale per le discipline veloci e ha potuto dare al terzetto quel qualcosa in più in termini di esplosività. Matteo è ancora da poco nel nostro gruppo ma proprio il team sprint, il giro di lancio sono l’ideale approccio con la nuova specialità, perché sfrutta le sue doti senza avere bisogno di quei lavori specifici che sta effettuando per le altre prove, dove ha bisogno di maggior tempo per emergere. Lui riesce partendo da fermo a esprimere una velocità superiore ai suoi compagni, invece più portati sul lanciato.

Questa collaborazione vedrà altri rider approdare alla pista?

Sicuramente, ne abbiamo già un altro, Frizzarin, un primo anno che sta facendo le sue esperienze. Ma la collaborazione non è a senso unico, nel senso che verifichiamo anche se e come è possibile far fare la doppia attività a questi ragazzi, poi sceglieranno dove impegnarsi maggiormente.

Intanto Bianchi ha conquistato due titoli, nel chilometro e nel keirin.

E’ un atleta ritrovato. Aveva già vinto un bronzo anni fa da junior, poi si era un po’ perso, soprattutto come mentalità, come motivazioni. Ritrovarlo a questi livelli è un grande risultato, è la dimostrazione che questi ragazzi ci devono credere, si può fare qualcosa d’importante con il tempo. Ma vorrei sottolineare anche la prova di Daniele Napolitano, argento nel keirin e bronzo nel team sprint, altro talento da coltivare.

Il Team Sprint U23: Bianchi, Napolitano e Tugnolo con i tecnici Ivan Quaranta, Tommaso Lupi e Diego Bragato (Foto Fci)
Il Team Sprint U23: Bianchi, Napolitano e Tugnolo con i tecnici Ivan Quaranta, Tommaso Lupi (Foto Fci)
Bianchi puntava ad accedere al centro Uci di Aigle. Il fatto di potersi ora allenare in Italia in una struttura consolidata può avergli restituito quella motivazione di cui dicevi?

Sicuramente. Non c’è bisogno di andar lontano, noi abbiamo tutto per emergere, dalle strutture al centro studi. Il gruppo è giovane e su quello dobbiamo lavorare, l’unico problema è che anni e anni di stop non si cancellano con un colpo di spugna, serve tempo. Il poter far gruppo è certamente un aiuto.

Predomo ti ha sorpreso? Oro nello sprint e nel keirin, bronzo nel team sprint con Milo Marcolli e Stefano Minuta…

Io avevo capito già dalla trasferta in Germania in primavera che poteva fare qualcosa di grande. I vertici sono lì, aveva lottato ad armi pari con i tedeschi, poi è cresciuto ancora. Delle due gare mi ha sorpreso la vittoria nella velocità, perché sapevo che nel keirin è forte, invece paradossalmente ha fatto più fatica lì, nella velocità che è tutta tecnica, dove solitamente soffriva l’avvio delle batterie si è saputo distinguere. Significa che è cresciuto anche mentalmente e strategicamente.

Conti di poter partecipare agli Europei assoluti di Monaco di Baviera?

Sì, porteremo questo gruppo di under 23 per farli confrontare con gli elite, con i campioni assoluti, ad esempio i mostri sacri olandesi. Sarà un bel test, i risultati non avranno importanza, servirà invece guardare con attenzione, capire i rapporti che usano, la frequenza di pedalata. Dico sempre loro che certi rapporti riesci a usarli solo dopo anni di esperienza, ma vederlo con i propri occhi sarà importante. Ci arriveranno, serve però tempo. Per ora sono molto competitivi con i pari età e questo va già bene.

Giada Capobianchi 2022
Giada Capobianchi, una delle azzurre dello sprint ad Anadia in un settore in pieno rinnovamento (foto Fci)
Giada Capobianchi 2022
Giada Capobianchi, una delle azzurre dello sprint ad Anadia in un settore in pieno rinnovamento (foto Fci)
A livello femminile come siamo messi?

Le ragazze impegnate ad Anadia si sono ben comportante, finendo non lontane dal podio considerando che Bertolini e Ratti sono primo anno junior. Il problema a livello femminile è il reclutamento, abbiamo numeri troppo ristretti e quindi partiamo con un maggiore handicap. Ma ci arriveremo anche lì…

Bianchi, a un passo da Aigle, poi la chiamata di Quaranta

27.05.2022
5 min
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Dalla nostra intervista con Ivan Quaranta, da quest’anno collaboratore tecnico del cittì Marco Villa per il settore velocità, è emerso come la Federazione stia iniziando a lavorare per far emergere anche queste discipline, finora un po’ trascurate. Uno dei ragazzi simbolo del movimento della velocità su pista è Matteo Bianchi, che aveva già le valigie pronte per andare al centro UCI di Aigle. Invece, con il progressivo aumento dell’interesse nel suo settore è rimasto, per lavorare fianco a fianco con Ivan Quaranta.

Intercettiamo Matteo appena rientrato da un allenamento, il gruppo velocità si trova in Germania, alle porte di Berlino per un weekend di gare. Matteo e compagni hanno appena concluso un lungo viaggio ed hanno fatto un’oretta per “sciogliere” le gambe.

Ai mondiali juniores del 2019, per Bianchi arriva il bronzo nel chilometro da fermo
Ai mondiali juniores del 2019, per Bianchi arriva il bronzo nel chilometro da fermo
Allora Matteo, mentalmente eri già a Aigle?

Praticamente. In Svizzera c’è il centro federale dove vengono accolti atleti da tutto il mondo, soprattutto di Nazioni minori. Non che l’Italia lo sia, ma nella disciplina della velocità il movimento scarseggiava, così per crescere e maturare ero pronto a partire con zaino e bici in spalla.

Cosa avresti fatto al centro UCI?

Per far fruttare al meglio il lavoro ed avere dei risultati il tempo da dedicare all’attività è molto, sarei rimasto lì dai sei mesi all’anno. Il centro mette a disposizione tutto quel che serve per allenarsi: pista, ovviamente, tecnici e palestre. Questo “erasmus” mi avrebbe permesso di avere stimoli diversi, confrontarmi con altri atleti e di crescere e maturare più velocemente. 

Sei giovane, del 2001, sarebbe stata anche un’esperienza di vita…

Sicuramente, a questa età prendere una decisione del genere sarebbe stato importante. Tuttavia non ci avrei pensato due volte, se si ha un obiettivo bisogna fare di tutto per raggiungerlo.

Il keirin è la seconda disciplina portata avanti da Matteo Bianchi
Il keirin è la seconda disciplina portata avanti da Matteo Bianchi
Invece è partito il gruppo della Nazionale, contento?

Sì, perché vuol dire che qualcosa si è mosso ed è importante. A livello di preparazione o di motivazioni andare in Svizzera non mi avrebbe frenato, come imparo qui avrei imparato anche lì. Sono uno che si adatta a quel che gli dicono di fare. Le esperienze alla fine le fai anche qui, vai in trasferta, impari a gestirti…

E’ un progetto appena partito, come sta andando?

Siamo da poco in movimento ma siamo motivati, con Quaranta lavoriamo bene, Villa rimane un punto di riferimento ma Ivan (Quaranta, ndr) sta facendo molto. Stiamo creando un bel gruppo, io sono il più grande, è un bel passo in avanti per tutti, anche perché riusciremo a fare tante gare e questo ci permetterà di maturare molto.

Per te che sei stato un po’ l’apripista tra gli atleti deve essere una bella soddisfazione…

Quella che la Federazione ci ha dato è una bella possibilità, fino a qualche anno fa non c’era questo movimento, ora grazie a Quaranta e Villa inizia ad esserci interesse verso la pista. Avere concorrenza tra atleti della stessa nazionale ed allenarsi tutti i giorni con un gruppo è molto accattivante ed è uno stimolo a lavorare ancora di più. Poi da poco si è unito anche qualche ragazzo dalla BMX, è un bel binomio quello che si sta venendo a creare.

Matteo e compagni negli allenamenti settimanali alternano pista e strada
Matteo e compagni negli allenamenti settimanali alternano pista e strada
I successi e le vittorie ottenute sono state uno stimolo nel far crescere il settore della pista in Italia?

Tutto quello che di positivo è arrivato ha contribuito a far sempre meglio, si pensi all’oro di Viviani a Rio e a quello del quartetto a Tokyo. Anno dopo anno si è cercato di ampliare il settore e migliorare tutte le discipline, ora è giunto il momento della velocità.

Hai accennato alle gare, quanto è importante confrontarsi con il resto del mondo?

Fa capire che c’è ancora tanto da fare e bisogna lavorare, ma direi che sicuramente è uno stimolo in più. Arrivare a competere con le Nazioni più attrezzate, come Francia, Germania, Inghilterra ce ne vuole.

Come lavori con Quaranta e tutto il gruppo?

Abbiamo due giorni a settimana dedicati all’attività su pista vera e propria e come tutti ci alleniamo a Montichiari. Poi a questo si unisce una buona parte di allenamenti si strada dove si allenano le partenze da fermo, volate, volate agili, la forza, la frequenza a la resistenza alla velocità. Un ruolo importante, di supporto e preparazione, lo giocano anche la mia squadra la Campana Imballaggi Geotex con Alessandro Coden ed il gruppo dell’esercito .

A che età arriva la maturazione in queste discipline?

Beh io ho visto che dalla categoria juniores a quella under 23 o elite cambia tutto: fisico, rapporti, e modo di correre. Quando cambi categoria e vedi quanto sono maturi gli altri atleti e che modo di correre hanno, via via più affinato. Secondo me intorno ai 25 anni hai il momento un po’ più prestante ma poi si rimane competitivi fino ai 30, anche di più.

Al momento, in partenza Bianchi usa il 63×13-14. I big spingono anche il 70
Al momento, in partenza Bianchi usa il 63×13-14. I big spingono anche il 70
Questo a testimoniare che sei, siete ancora molto giovani…

Sì, non ci facciamo prendere dalla fretta, il tempo è dalla nostra parte

I prossimi impegni quali saranno? 

Ne avremo ancora molti, il più importante sarà il campionato europeo U23. E’ un primo step per capire come siamo messi e che livello avremo raggiunto dopo quasi un anno di lavoro.

Velocità Francoforte 2022

Qualcosa si muove nella velocità juniores. Parola di Quaranta

19.05.2022
5 min
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Mentre a Milton si svolgeva la seconda tappa di Nations Cup, Ivan Quaranta ha portato i suoi ragazzi del settore velocità a Francoforte, alla Brandenburger Sprint Cup. La notizia è nel fatto che la truppa azzurra ha portato a casa una serie clamorosa di risultati di spicco, dalla doppietta di successi di Mattia Predomo fra gli juniores (con gli ori in velocità e keirin, con Marco Morgante al 3° posto), al record italiano assoluto della velocità a squadre, dove Matteo Bianchi, Mattia Tugnolo e Daniele Napolitano hanno fatto fermare i cronometri sul tempo di 44”785 togliendo oltre un secondo al vecchio record.

E’ chiaro che sono risultati da prendere col bilancino, ma che hanno un loro valore per un settore appena nato. A Quaranta, che fa parte dello staff di Marco Villa come responsabile del settore velocità, è stato chiesto un compito davvero arduo: colmare oltre 25 anni di (quasi) totale assenza. Riagganciare la storia del settore ai fasti di un ciclismo lontano nel quale l’Italia dominava il mondo.

Un record vecchio di 10 anni

Quaranta ha preso l’incarico molto sul serio e non si nasconde le difficoltà, ma l’entusiasmo è palpabile dalle sue parole. La discussione parte proprio dal tempo dei tre ragazzi.

«Il precedente record aveva oltre 10 anni – dice – era tempo di scendere sotto, ma va considerato che in Italia la velocità a squadre era stata dimenticata perché non avevamo tre atleti in grado di farla. Ora invece vogliamo coprire tutte le gare e in maniera seria. Il tempo dei ragazzi sarebbe valso il 6° posto a Glasgow e l’8° a Milton e parliamo di tre under 23».

Predomo Francoforte 2022
Il podio della velocità juniores. In finale Predomo ha battuto il polacco Marciniak
Predomo Francoforte 2022
Il podio della velocità juniores. In finale Predomo ha battuto il polacco Marciniak
Ci sono margini di miglioramento immediato?

Sicuramente, considerando ad esempio che la partenza non era stata all’altezza. Io penso che possiamo limare almeno mezzo secondo e ricordo che lo scorso anno con 44″ netti si vinsero gli europei di categoria. Io voglio far bene, portare questi ragazzi a competere ad alto livello per le gare titolate di categoria, ma il mio pensiero va anche oltre, a farli partecipare a europei e mondiali assoluti. Poi è chiaro, nella velocità a squadre magari andremo ai mondiali e arriveremo ultimi, ma almeno ci saremo. In cima alle scalate non ci arrivi se non parti proprio dalla base…

Che livello aveva la gara tedesca?

Era buono, altre Nazioni hanno fatto la nostra stessa scelta, portando juniores e under 23 mentre le prime squadre erano presenti a Milton. Noi non possiamo fare diversamente, stiamo iniziando un percorso lavorando con i giovani, proprio perché abbiamo un enorme buco generazionale. Vorrei però sottolineare il fatto che abbiamo ragazzi che valgono davvero tanto. Predomo ad esempio, lo scorso anno con 10”8 sui 200 metri è andato sul podio juniores, oggi è al secondo anno ma già fa 10”2. Io dico che può giocarsi qualcosa di molto importanti nelle gare titolate.

Bertolini Francoforte 2022
Brave anche le ragazze: Beatrice Bertolini terza nella velocità juniores davanti ad Alessia Paccalini
Bertolini Francoforte 2022
Brave anche le ragazze: Beatrice Bertolini terza nella velocità juniores davanti ad Alessia Paccalini
Mattia Tugnolo viene dalla Bmx. E’ il primo prototipo di quella commistione con il settore sul quale si fa tanto affidamento?

Il discorso è lungo e complesso. Con Tommaso Lupi, responsabile tecnico della Bmx, stiamo confrontandoci molto e sto trovando grande collaborazione. Noi dobbiamo guardare a quei ragazzi che nella Bmx, dopo aver fatto la loro esperienza e appreso le basi tecniche, hanno dimostrato di non poter emergere, magari per paura dei salti, ma possono anche coltivare sogni olimpici nella velocità. Tugnolo ne è l’esempio, è un prospetto validissimo che può trovare una sua strada nella pista.

Come ti stai trovando nel settore?

Quando me lo hanno proposto, ho chiesto tempo. Volevo studiare, guardare come si lavora all’estero e sono andato in Francia, Svizzera, mi sono anche sentito con miei ex colleghi. Avevo bisogno di capire e per farlo ho guardato i numeri. Numeri che ad esempio mi dicono che a livello allievi, i nostri sono al pari delle grandi scuole straniere se non addirittura meglio. Il miglior allievo italiano fa 11”1, il francese 11”3.

Predomo Quaranta 2022
Ivan Quaranta punta molto su Predomo, perché raccolga la sua eredità da iridato juniores (foto Fci)
Predomo Quaranta 2022
Ivan Quaranta punta molto su Predomo, perché raccolga la sua eredità da iridato juniores (foto Fci)
Dov’è allora la differenza?

La differenza è che quel ragazzo italiano non ha interesse precipuo per la pista, il suo sogno è approdare alla strada, correre il Giro d’Italia o il Tour de France. Il francese viene subito preso dai tecnici di settore e si dedicherà alla pista. Se guardiamo l’albo d’oro allievi degli ultimi 10 anni, troviamo tutti nomi che volevano correre su strada e hanno smesso. Noi dobbiamo interrompere questa catena nefasta, spingere sui genitori perché i figli facciano attività su pista o nei bike park in cui si garantisce la loro sicurezza. Ma soprattutto far capire che il ciclismo su strada non è per tutti e ci sono altre vie per emergere.

In Germania si è distinto anche Matteo Bianchi, vicino al podio nella velocità e nel keirin. Si era parlato per lui della possibiltà di approdare al centro Uci di Aigle. Ora si allena con voi?

Sì, lo seguiamo noi. La cosa nasceva dal fatto che non ci fosse un settore e Villa non poteva seguire tutto. Ora invece c’è la possibilità di lavorare in Italia con tutte le strutture a disposizione. La Federazione non mi sta facendo mancare nulla, sapendo che il lavoro per tornare ai vertici sarà lungo. Intanto però guardiamo all’immediato. Fra 10 giorni seconda trasferta tedesca a Cottbus, speriamo di fare altri passi. Io guardo soprattutto a europei e mondiali di categoria per chiudere un cerchio. Sapete chi è stato l’ultimo campione del mondo italiano nella velocità? Io, fra gli junior nel 1992. A trent’anni di distanza è ora che qualcuno mi tolga questo primato…

Paccalini 2022

Alessia Paccalini, verso i Giochi a tutta… velocità

06.05.2022
5 min
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Un segno del nuovo verso del ciclismo italiano, con priorità riviste rispetto al passato lo si ha parlando con Alessia Paccalini, non ancora diciottenne livornese, atleta che si divide fra strada e pista. La differenza risiede proprio nel fatto che per lei la pista è tutto e non solo per i risultati che ha conseguito (un titolo italiano junior nei 500 metri da fermo ma soprattutto il bronzo iridato di categoria nella velocità a squadre) ma soprattutto nell’amore che ci mette, nel fatto che la strada per ora (e va sottolineato l’aspetto temporale per una ragazza così giovane) è propedeutica all’altra specialità e non il contrario.

Eppure la storia ciclistica di Alessia non è iniziata con la pista: «Ho iniziato ad appena 6 anni, ma andavo su strada e in mountain bike. Con la pista il mio primo approccio è stato da esordiente 1° anno e non è stato molto positivo, avevo paura. Poi però ho iniziato a prenderci gusto e me ne sono perdutamente innamorata».

Paccalini 2018
Al suo esordio nel 2018, la Paccalini ha colto un bronzo tricolore da esordiente dietro Gaia Bolognesi
Paccalini 2018
Sin dal suo primo anno su pista, la Paccalini ha colto un bronzo tricolore da esordiente
Come mai ti sei dedicata alle discipline veloci, quando in Italia tutti sembrano preferire quelle endurance?

Dipende dalle mie caratteristiche, io sono molto veloce di base e quelle specialità mi si confanno di più. Oltretutto sono di carattere molto spericolata, non mi spavento per le alte velocità e quelle erano le prove più adatte a me. Nelle gare endurance ho provato, ma non mi danno le stesse sensazioni.

Qual è la gara che ti piace di più?

Tutte a dir la verità. I risultati dicono che i 500 metri sono quella dove ho ottenuto finora i risultati migliori, ma mi piace molto anche la velocità a squadre perché per ottenere il miglior esito bisogna collaborare, poi è chiaro che un occhio di riguardo ce l’ho per la velocità, perché è una disciplina nella quale combaciano tante componenti: capacità fisiche, strategia, concentrazione mentale, tecnica…

Paccalini Mondiali 2021
La Paccalini sul podio dei Mondiali Juniores 2021: bronzo nel team con Fiorin, Basilico e Bacchettini
Paccalini Mondiali 2021
La Paccalini sul podio dei Mondiali Juniores 2021: bronzo nel team con Fiorin, Basilico e Bacchettini
Nella velocità a squadre che ruolo hai?

Io sono quella chiamata a lanciare la squadra, è un ruolo molto delicato perché devo portare le compagne alla massima velocità nel minor tempo possibile, poi tocca a loro finalizzare. Con Sara Fiorin e Valentina Basilico è stata un’esperienza bellissima l’ultimo mondiale, la vittoria sul Messico nella finalina ci ha dato emozioni grandissime, ma vogliamo fare meglio.

Conosci le velociste più grandi del settore italiano, come Vece e Bissolati?

Le ho incontrate un paio di volte, loro svolgono per lo più attività all’estero, sono uno stimolo per raggiungerle.

Della velocità su pista si parla sempre di più, anche se viene considerata ancora la “parente povera” del settore. Tu che impressione hai dal di dentro?

Mi sembra che ci sia molta più attenzione nei nostri confronti e questo è molto importante. Siamo in fase di piena evoluzione, è una situazione che dà a me e alle mie coetanee tanta voglia di insistere. Finalmente ci siamo anche noi, siamo considerate. Io spero che sia così ancora di più nei tempi a venire.

Dove ti alleni?

Le prove pratiche su pista le faccio a Montichiari, altrimenti resto in Toscana allenandomi su strada alternata a sedute in palestra.

Paccalini strada
La livornese classe 2004 corre poco su strada, che le serve come base di allenamento
Paccalini strada
La livornese classe 2004 corre poco su strada, che le serve come base di allenamento
A proposito della strada, fai anche gare?

Quest’anno ho gareggiato solo al Piccolo Trofeo Binda per completare il roster della squadra (la Polisportiva Vallerbike, ndr), poi mi sono dedicata alla preparazione per la pista. Prediligo i percorsi piatti dove poter puntare alla volata finale, sono una velocista pura, per questo negli altri tipi di gare mi metto a disposizione della squadra, cercando di portare le compagne nei primi posti all’attacco della salita.

La società è favorevole a questa tua predilezione? Di solito, soprattutto nel settore giovanile, queste scelte non sono molto apprezzate, si propende per la strada…

Devo dire che ho trovato una società fantastica, che mi appoggia in tutto e per tutto, credono molto in me e nelle mie possibilità future e non mi mettono alcuna pressione. Quando capitano casi come quello del Piccolo Trofeo Binda, sono ben lieta di poter dare una mano.

Paccalini team
Le ragazze della Polisportiva Vallerbike: Alessia è la sprinter per le volate
Paccalini team
Le ragazze della Polisportiva Vallerbike: Alessia è la sprinter per le volate
Quali sono i tuoi obiettivi per quest’anno?

Innanzitutto penso ai campionati italiani di categoria a giugno, dove voglio confermare il mio titolo sui 500 metri. Poi ci sono le gare internazionali, europei e mondiali (questi ultimi in Israele ad agosto) dove voglio continuare nel mio processo di maturazione e conquistare qualcosa, come ho fatto nel 2021, magari anche a livello individuale.

Alle Olimpiadi ci pensi?

Sono il mio sogno, la mia motivazione. Vista l’età, è chiaro che quelle di Los Angeles 2028 sono il mio approdo ideale, ma io un pensierino a Parigi 2024 lo faccio, bisognerà vedere come saremo messe, se ci saranno possibilità per staccare il biglietto trattandosi di qualificazione in base al ranking, poi chiaramente la Vece viene prima di tutte e lo meriterebbe. Io però voglio bruciare le tappe per fare esperienza, andarci sarebbe utile, anche perché ai Giochi non voglio andare solo per far presenza…

La ricetta per la velocità azzurra? L’abbiamo chiesta a Hoy

10.04.2022
4 min
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Di velocità lui se ne intende. In pista, Sir Chris Hoy ci ha costruito una carriera infinita, tanto da diventare baronetto di Sua Maestà nel 2009. Addirittura nel 2014, una volta sceso dalla bici solo da un anno, ha proseguito con l’adrenalina correndo sulle auto Gran Turismo.

Ora, tra le tante sue attività, il 46enne di Edimburgo è ambassador della UCI Track Champions League, creatura di Discovery Sports Events ed andata in scena a novembre e dicembre scorsi tra Palma di Maiorca, Panevezys (Lituania) e Londra. Proprio nella capitale del Regno Unito, il 30 marzo, è andata in scena l’anteprima di “Back on Track”, documentario di cinque episodi che racconta il dietro le quinte di questa innovativa manifestazione.

Nel piccolo e grazioso anfiteatro del piano sotterraneo del Soho Hotel c’eravamo anche noi. Al termine delle proiezioni possiamo scambiare qualche chiacchiera con Sir Chris Hoy, ancora in grande forma. Ha vinto sei ori olimpici, undici titoli mondiali e il velodromo di Glasgow è intitolato a lui, ma si presta a foto ed autografi senza mettere in soggezione il suo interlocutore.

I miti di Hoy

Hoy parla di molte cose però cosa penserà della pista italiana? Uno come lui potrebbe avere le tavole dei dieci comandamenti da cui prendere spunto per rilanciare la velocità azzurra?

«Non so se ho la ricetta giusta – ci risponde lo sprinter che ha partecipato a quattro Olimpiadi, da Sydney 2000 a Londra 2012 – ma so che a metà degli anni ’90 voi avevate gente come Roberto Chiappa e Federico Paris. Erano delle vere star. Noi britannici ci siamo ispirati a loro. D’altronde voi italiani negli anni ’50 avevate grandi pistard da imitare per proseguire con quella scuola. Per cui dovete trovare una persona che abbia tempi speciali ed attitudini mentali al successo. Se la troverete, quella persona farà in modo di avere e fare molto di più per la velocità».

Sir Chris Hoy ha partecipato a 4 Olimpiadi (6 ori e 1 argento) e 13 mondiali (11 ori, 8 argenti e 6 bronzi)
Sir Chris Hoy ha partecipato a 4 Olimpiadi (6 ori e 1 argento) e 13 mondiali (11 ori, 8 argenti e 6 bronzi)

Sguardo in avanti

Mentre parla sembra che riviva con un pizzico di emozione i suoi inizi influenzati dai nostri velocisti ma va vira subito su argomenti concreti.

«Servono anche investimenti – prosegue Hoy nella sua considerazione – perché per ogni sport c’è una parte di denaro da spendere. Quando hai un team che ottiene grandi successi, come adesso vi sta succedendo per Filippo Ganna ed il quartetto o nelle discipline endurance, è difficile giustificare una ulteriore spesa di soldi per qualche altra disciplina. Magari non investi nella velocità per paura di toglierli a loro, senza sapere se si otterranno risultati a breve termine. Invece si dovrebbe avere una visione più lungimirante. Non puoi pensare solo all’adesso e al risultato immediato. Devi investire, studiare un piano decennale con la consapevolezza di avere le tecnologie, le conoscenze, la storia. Sono tutte cose che voi possedete anche se attualmente non avete ancora nessun corridore pronto».

Chris Hoy
Chris Hoy: 6 titoli olimpici e 11 mondiali gli sono valsi il titolo di “sir”
Chris Hoy
Chris Hoy: 6 titoli olimpici e 11 mondiali gli sono valsi il titolo di “sir”

L’incoraggiamento finale

Se il ciclismo è stata la professione di Sir Chris Hoy, la pista è decisamente la sua comfort zone. Ogni sua osservazione può diventare un suggerimento. E mentre ci congediamo da lui, ecco che ci mostra un punto di partenza. La parte del bicchiere mezza piena.

«In Italia avete un grande potenziale in pista, compresa la velocità. Le ragazze sono cresciute tantissimo. Ad esempio con Miriam Vece, che ho visto all’opera durante la Champions League della pista (era una dei tre italiani presenti insieme a Silvia Zanardi e Michele Scartezzini, ndr), avete vinto una medaglia di bronzo ai mondiali di Berlino nel 2020. Ripeto, il potenziale ce lo avete, dovete solo sfruttarlo».