Le cinque ore di Viviani fra la corsa su strada e l’oro in pista

15.08.2022
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Come si fa a correre un europeo su strada di 210 chilometri, piazzarsi in volata e solo qualche ora dopo vincere il titolo continentale in pista nell’eliminazione? Semplice, basta essere Elia Viviani. E se non è un piccolo record, è senz’altro qualcosa di straordinario quello compiuto dall’azzurro nel ciclismo moderno.

A Monaco di Baviera il 33enne veronese ha vissuto una domenica intensa, che in cuor suo – e segretamente per tutti – sapeva e sperava di vivere. Al mattino, prima della partenza della prova su strada, alla nostra precisa domanda di quali fossero i suoi programmi in pista dopo la corsa, ci aveva giocato un dribbling degno della playstation.

«Martedì (16 agosto, ndr) farò la madison con Scartezzini. Ho fatto qualche allenamento – diceva – l’anello è di 200 metri, non è pericoloso, anzi bello rotondo. Vedremo cosa fare».

Un bluff ben riuscito

Fine, nessun riferimento all’eliminazione. Invece ecco cosa si inventa Viviani nell’arco di cinque ore. Alle 15,09 Elia chiude settimo nell’europeo vinto da Jakobsen, al termine di quasi 4 ore 40′ di gara ad oltre 45 di media. Si concede la classica routine tra interviste e meeting post-gara prima di tornare in hotel. Alle 20,06 scende in pista per la finale dell’eliminazione con la maglia iridata conquistata l’anno scorso a Roubaix. Alle 20,21, Viviani ha la medaglia d’oro al collo.

E’ come se il velocista della Ineos-Grenadiers avesse proseguito il proprio sprint fatto in Odeonplatz fino al velodromo di Messe Munchen. Così, dopo la premiazione, mettiamo nel mirino sia Viviani che Villa. Elia ha poco tempo e ci chiede di sentirlo mentre è sui rulli a defaticare, il cittì ci fa cenno che aspetta il suo turno.

Dopo la vittoria, recuperando sui rulli assieme a Diego Bragato, regista con Villa dello switch da strada a pista
Dopo la vittoria, recuperando sui rulli assieme a Diego Bragato, regista con Villa dello switch da strada a pista
Al mattino strada, alla sera pista. Partiamo dall’inizio della giornata.

L’obiettivo di oggi (domenica, ndr) era sicuramente la strada. Da quando sono stato ripescato da Bennati per correre non c’era nessun pensiero all’eliminazione. Siamo delusi del piazzamento, ma sapevamo anche che dovevamo fare un treno perfetto per portare una medaglia all’Italia. E rivedendo la volata, Jakobsen ha vinto con il sigaro in bocca. Vincere era difficile, ma è ovvio che volevamo di più. Meritavamo di più. Nel momento in cui io e Dainese siamo saltati sulle ruote degli altri, le gambe erano quelle. Non c’è nessuna scusa, lo spazio sulla destra ce l’avevo. Dispiace per questo settimo posto perché una gara su strada rappresenta un po’ l’Italia e vogliamo sempre raccogliere tanto. Venivamo da quattro titoli consecutivi, non era facile riconfermarsi ancora.

Il dopo gara come è stato?

Sul bus c’era delusione. Abbiamo fatto subito il meeting per capire cosa avessimo fatto di sbagliato e cosa di giusto. Il gruppo è forte. C’è un bel mix tra giovani ed esperti, che ha funzionato bene. Ha detto bene Jacopo (Guarnieri, ndr) a fine corsa. Siamo stati uniti, ci siamo ritrovati nei momenti giusti. A tre chilometri dall’arrivo sembravamo tutti persi. A due invece siamo comparsi tutti, dove c’era il giro di boa per tornare indietro. Ci è mancata la coordinazione. Avevamo la superiorità numerica nel finale, ma probabilmente l’abbiamo usata male. Peccato non aver fatto un risultato migliore ma guardiamo alle prossime gare con la nazionale.

Quando hai iniziato a pensare alla gara in pista?

Quando sono salito sui rulli al velodromo (sorride, ndr). Ho iniziato a riscaldarmi cercando di capire le sensazioni che avevo. L’eliminazione in cui bisogna stare e capire quando si può risparmiare qualcosa o quando c’è da spendere più energie. Poi quando si resta in 5-6 atleti diventa una questione di gambe e lì la devi gestire bene.

E tra una gara e l’altra cos’hai fatto?

Quando sono arrivato in hotel ho pensato a recuperare. Ho mangiato qualcosa, sono salito sul lettino per i massaggi. Avevo cinque ore di buco. In camera ripensavo alla gara in strada. Avrò riguardato quello sprint almeno dieci volte per capire cosa potevo fare. Diciamo che mi sono logorato tutto il pomeriggio prima di venire in pista e scaricare un po’ di adrenalina.

Ora per Viviani si apriranno le porte della madison, da correre il 16 agosto
Ora per Viviani si apriranno le porte della madison, da correre il 16 agosto
E a livello atletico questo doppio sforzo come lo avevi immaginato?

Avevamo pensato con l’head performance della federazione (Diego Bragato, ndr) che ci fosse il tempo per riprendersi, a meno che su strada non fosse stata una gara veramente pazza. Devo dire che se fosse stata una qualsiasi altra gara in pista, forse non avrei mai corso. Ma l’eliminazione in maglia di campione del mondo no. Dovevo provarci.

Questo alloro continentale che valore ha in generale per te?

E’ la maglia che mancava alla nostra federazione in questa trasferta. Abbiamo raggiunto un livello altissimo in pista. Le ragazze hanno fatto un lavoro magnifico col quartetto. Altrettanto la Guazzini nell’inseguimento individuale e la Zanardi poco prima di me nella corsa a punti. O ancora i ragazzi nell’inseguimento individuale. In questa vittoria un pensiero va a Letizia (Paternoster, ndr) che ieri nella stessa mia gara, anche lei in maglia di campionessa del mondo, è caduta male andando in ospedale. Siamo sicuri che tornerà più forte di prima e la aspettiamo.

Il progetto del doppio impegno era chiaro nella testa di Villa, ma non era stato annunciato
Il progetto del doppio impegno era chiaro nella testa di Villa, ma non era stato annunciato

Doppia gara già studiata

Tocca a Villa darci le proprie impressioni. E’ contento per la vittoria di Elia, che non era scontata. Lo reputa un esempio per tutti. A vederlo c’erano anche i suoi compagni del mattino Milan, Ganna e Guarnieri.

«Tra una corsa e l’altra non l’ho nemmeno chiamato per sentirlo – spiega il tecnico cremasco – perché era già stato deciso così sabato sera. Domenica mattina, prima che iniziasse il programma in pista, dovevo toglierlo o lasciarlo. Lui sapeva che doveva correre. Questa decisione ce la siamo tenuta per noi. Per rispetto della prova su strada e per lasciarlo concentrato. Dopo l’arrivo la sua concentrazione è passata di qua. A questo punto, stasera Consonni, che avevo già inserito come riserva ed ha avuto l’ok dalla sua squadra per venire qua, correrà l’omnium che avrebbe dovuto fare Elia, che invece chiuderà martedì con la madison».