Con Arzeni nel mondiale di Persico, fra tattica e calendario

20.08.2023
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Le parole di Elisa Longo Borghini sul mondiale donne hanno lanciato alcuni spunti di riflessione. Fra questi, uno riguarda Silvia Persico e il suo essere (forse) arrivata alla sfida di Glasgow stanca dopo Giro e Tour.

«E’ ancora giovane – ha detto Elisa – magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Può essere che sia arrivata un po’ stanca al mondiale».

Silvia Persico al momento si sta godendo le meritate vacanze, per cui abbiamo pensato di approfondire il discorso con Davide “Capo” Arzeni: il suo allenatore, che ne è stato anche diesse alla Valcar-Travel &Service e ora al UAE Team Adq (nella foto di apertura i due sono insieme poco dopo l’arrivo del mondiale).

Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Può essere vero quello che dice la “Longo”?

L’obiettivo principale per Silvia era il Giro, mentre al Tour è venuta a preparare il mondiale. Però lei per indole dà sempre tutto. Sarebbe bastato che non tenesse duro sul Tourmalet, per fare un esempio. Quindi forse non è uscita dal Tour stanca fisicamente, quanto piuttosto di testa. Perché fare classifica e anche le tappe è tanta roba. Sicuramente nel suo futuro ci sarà da rivedere questo aspetto.

Anche perché la sua stagione anche nel 2023 è iniziata con il cross.

Io sono un sostenitore del cross, ho pure il tatuaggio. Però è chiaro che il nuovo calendario della strada non aiuta e bisogna avere il coraggio di cambiare idea. Si parte ai primi di febbraio dal UAE Tour, che per noi è una corsa importantissima e quindi andiamo con le atlete migliori. Silvia è una di queste, quindi sicuramente dovrà rinunciare a fare una vera stagione di cross. Non abbiamo ancora definito nulla, però siamo orientati in questa direzione.

Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Non fare una stagione vera significa farne meno o non farlo proprio?

Il problema è che siamo in Italia. In Belgio e Olanda possono farlo a livello di preparazione, ma lì nel giro di pochi chilometri hanno tutte le prove migliori. Fare cross come preparazione per Silvia potrebbe significare partecipare a qualche gara da noi, però se deve cominciare a fare trasferte avanti e indietro dal Belgio, diventa tutto più complicato.

Finora Silvia era la giovane che faceva mille cose. Adesso deve selezionare gli obiettivi?

Ne parlavamo in questi giorni. Le piacerebbe anche partecipare all’Olimpiade e con quelle gli obiettivi cominciano a essere tanti, quindi bisognerà fare delle scelte. Il cross forse paga anche questo: se ne parla da anni, ma non è una disciplina olimpica.

Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
L’abbiamo vista scalatrice, andare forte al Fiandre: quale è la sua dimensione? Oppure è destinata a fare tutto il calendario?

No, non deve andare da tutte le parti, neppure quest’anno è stato così. Però è vero che può andar bene al Fiandre, come alla Liegi e anche al Giro. Magari si vede di più nelle classiche delle Fiandre, perché le piacciono di più, esclusa la Roubaix. Nel nostro piccolo, quando c’era la Valcar, si puntava di più sulle classiche fiamminghe e le sono rimaste nelle corde. All’ultimo Fiandre ha fatto quarta

Sei il suo allenatore, ha margini di crescita?

Io dico di sì, facendo però delle scelte. Quest’anno ha corso il mondiale di cross e il giorno dopo è volata da Hoogerheide agli Emirati, passando dai meno cinque olandesi ai 27 gradi arabi. Penso che rinunciare al cross le dispiacerà, come dispiace a me, però credo sia una scelta inevitabile se vogliamo puntare a certi obiettivi.

Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Avete riparlato del mondiale e del percorso che avete fatto per arrivarci?

In questi giorni la sto lasciando tranquilla, ma sicuramente ne parleremo. Quest’anno è stato particolare anche per il calendario. Dal 28 giugno che ci sono stati i campionati italiani, siamo arrivati al mondiale e in 50 giorni c’erano dentro anche Giro e Tour. L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi, ma il Tour Femmes sarà dopo e se non sbaglio tra la fine del Giro e l’inizio del Tour ci sarà più o meno un mese. L’Olimpiade nel mezzo porterà via tante energie, ma è un solo giorno e si recupera presto.

Secondo te su Silvia si può investire per un discorso di classifiche generali?

Il livello si è alzato veramente tanto, quest’anno i valori di Silvia in termini di watt sono gli stessi che ha fatto l’anno scorso, forse qualcosina di più, le classifiche però sono ben diverse. Però se mettiamo sul piatto il fatto che ha margini di crescita, la maglia gialla potrebbe essere la conseguenza di qualche tappa vinta e non un vero obiettivo. La vedo più come una cacciatrice di tappe. Quest’anno ha fatto una bellissima crono, però rispetto a certe atlete sulla distanza di 22 chilometri, era penalizzata.

Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Negli ultimi tre anni, ha aumentato di tanto i carichi di lavoro?

Ovviamente siamo andati sempre a progredire, anche perché adesso è nel pieno della maturità (Persico ha compiuto 26 anni a luglio, ndr). Ha avuto degli anni in cui non è stata bene fisicamente e non riuscivamo a capire cosa fosse. Una volta risolto tutto, sono arrivati i risultati e insieme la convinzione.

Se non avesse fatto il Tour, si poteva immaginare un avvicinamento alternativo al mondiale?

Ci sono diverse correnti di pensiero, perché non facendo il Tour c’era il rischio di arrivare con poco ritmo gara nelle gambe. E quindi la scelta è stata fatta, seguendo lo stesso percorso dello scorso anno, anche perché le donne non hanno quello che per gli uomini può essere il Giro di Polonia. Più che altro è stato il mondiale collocato nel momento sbagliato che ha sballato tutto. Comunque a me sembra che finora abbia fatto una buona stagione.

Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Longo Borghini dice che ha sbagliato a seguire i primi scatti di Kopecky.

Secondo me l’errore è stato un altro e quando non si è al 100 per cento è meglio non farlo. Ha seguito il primo attacco della Van Vleuten. Io credo che se non lo avesse fatto, sarebbe potuta arrivare con le prime 7-8. Magari non sul podio, ma sicuramente fra le prime 10. Piuttosto una che non ho mai visto andare così forte è stata Chiara Consonni, che ha fatto il Giro e il Tour e poi anche il mondiale su pista.

Ma lei al Tour non ha tenuto duro come Persico…

E’ proprio quello che stavo dicendo prima. Secondo me la scelta di Silvia per il futuro potrebbe essere quella di fare classifica in uno dei due Giri, puntando sulle tappe nell’altro. Così credo si possa fare davvero molto bene.

Carbonari, il bis in Lettonia come trampolino di… rilancio

22.07.2023
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TRAVERSETOLO – Dalla primavera ad oggi la condizione psicofisica di Anastasia Carbonari ha viaggiato su un ottovolante. Non è sempre sinonimo di buoni segnali – ed infatti qualcosa sotto c’era – ma da fine giugno tutto sembra essere tornato sotto controllo.

Alla 24enne italo-lettone della UAE Development Team ha fatto bene respirare sia l’aria di “casa” del Baltico sia quella nuova in Emilia Romagna. Carbonari si è riconfermata campionessa nazionale della Lettonia e contemporaneamente si è trasferita a vivere in provincia di Parma. Proprio da qua, dove l’abbiamo incontrata, è cominciata la sua seconda parte di stagione nella quale non mancano obiettivi stimolanti. Il suo piglio è decisamente migliore rispetto all’ultima volta che l’avevamo sentita.

Anastasia iniziamo dalla attualità. Come sono andate le ultime corse?

Recentemente ho corso il Baloise Ladies Tour in Belgio con il nostro team WorldTour. L’ho fatto in sostituzione all’altura. Sono molto contenta, sono andata al di sopra delle mie aspettative. Non pensavo di trovarmi con questa condizione. La concorrenza era piuttosto buona, c’erano sette squadre WorldTour. Il ritmo è sempre stato alto ed è stato importante ritrovarlo. Ho raccolto due top 10 e ci volevano per il morale. Maggio è stato un mese molto difficile che mi aveva buttato un po’ giù. E’ stato un sospiro di sollievo che mi dà ulteriori motivazioni per il prosieguo della stagione.

Cosa è successo a maggio?

Ho avuto qualche intoppo di salute. Me ne sono accorta tra fine maggio ed inizio giugno perché sia al Thuringen che alla Ruta del Sol mi sentivo sempre spossata e con un gran mal di gambe. Facevo fatica a recuperare. Dopo la gara in Spagna abbiamo fatto qualche accertamento e abbiamo scoperto con la dottoressa che in primavera avevo avuto il citomegalovirus. Gli strascichi sono piuttosto lunghi. Ora va meglio fortunatamente, grazie anche alla trasferta in Lettonia.

Al Baloise Carbonari ha ritrovato un buon ritmo gara ottenendo un sesto ed ottavo posto in volata
Al Baloise Carbonari ha ritrovato un buon ritmo gara ottenendo un sesto ed ottavo posto in volata
Lassù hai rivinto il campionato nazionale. Com’è andata?

Quest’anno il campionato baltico si correva ad Alytus in Lituania. Rispetto ad un anno fa il percorso era molto più tecnico e nel finale del circuito cittadino c’era uno strappo in pavé da fare quattro volte. La gara è stata resa dura proprio dalle lettoni, specialmente da Rozlapa e Laizane, perché sapevano che in un tracciato del genere ero più veloce di loro. Giustamente lasciavano a me, campionessa uscente, il grosso del lavoro per ricucire. Nell’ultima curva sono rimasta un po’ chiusa, ho perso qualche posizione e nella volata non sono riuscita a rimontare fino in fondo. Alla fine ho fatto quarta assoluta, ma è stato un risultato buono perché, appunto, non arrivavo da un periodo facile. Ci tenevo a rivincere e poter indossare ancora la maglia di campionessa nazionale. Era importante oltretutto in chiave mondiali, europei o addirittura per una possibile Olimpiade, qualora ci qualificassimo.

A proposito, che effetto ti fa sapere che correrai il mondiale?

Sono molto emozionata. La ero già l’anno scorso per gli europei, figuratevi stavolta dopo che l’anno scorso li avevamo dovuti saltare comprensibilmente per una questione logistica e di costi. Spero poi di correre anche l’europeo in Olanda a settembre. A casa forse sono più elettrizzati di me, ma ho detto loro che cercherò di stare lontana dalle possibili distrazioni o pressioni. Sono contenti comunque di come mi sto preparando.

E’ stata una primavera in salita per Carbonari a causa del citomegalovirus
E’ stata una primavera in salita per Carbonari a causa del citomegalovirus
L’avvicinamento a Glasgow come sta procedendo?

Intanto devo dire che questi grandi appuntamenti mi danno enormi motivazioni e mi mantengono maggiormente concentrata. Essere al via in Scozia sarà una bella soddisfazione, ma sto lavorando per arrivarci nelle migliori condizioni possibili. Sappiamo che il circuito del mondiale ha molti rilanci, da sforzi brevi ma ripetuti. Dopo il periodo sottotono, col preparatore abbiamo analizzato il tipo di gare che sarei andata a fare prima di Glasgow e abbiamo programmato allenamenti più mirati. Che poi è il solito lavoro che facciamo quando so che devo correre con la UAE Team ADQ. Prima dei mondiali correrò in Polonia a fine luglio (il Princess Anna Vana Tour dal 28 al 30 luglio, ndr). Punto ad arrivarci con una buona gamba.

Ad oggi come giudichi la tua esperienza tra le due vostre formazioni?

Il bilancio col Devo Team è molto buono ma è normale che correre con la WorldTour è sempre stimolante anche per il livello delle gare. Poi torni con una condizione migliore anche se c’è il rovescio della medaglia. Ovvero, facendo poche gare WT, quando le corriamo facciamo un po’ di fatica iniziale. Di certo c’è che sei a contatto sempre con atlete molto professionali. Al Thuringen ad esempio sono stata in camera con Marta (Bastianelli, ndr) e ho imparato molto da lei. Sa sempre come tirarti su di morale e darti il consiglio giusto. Ci mancherà tanto.

Anastasia Carbonari l’abbiamo sempre definita “lettone di Montegranaro”. Cosa ci fa in provincia di Parma?

E’ iniziata una nuova vita (sorride, ndr). Un paio di mesi fa il mio fidanzato è stato trasferito per lavoro, io l’ho seguito ed ora viviamo a Traversetolo. Mi trovo bene e non ho avuto problemi di ambientamento. Siamo un po’ facilitate perché, essendo sempre all’estero, siamo abituate ad andare su strade che non conosciamo. Adesso con le varie app come Strava, Wahoo o Street View riusciamo a trovare tutti i percorsi con le caratteristiche necessarie per allenarci. La zona è bella e nell’arco di pochi chilometri trovo salite lunghe, strappi, tratti vallonati o pianura. Tutto per lavorare al meglio. L’unica cosa che manca è un po’ la compagnia. Nelle Marche uscivo con gli amici dilettanti ed era utile sia per fare la sgambata di recupero che quella per alzare la media. In ogni caso anche questo cambiamento mi ha stimolato.

Il ciclismo delle donne, fatica e alimentazione (seconda parte)

20.07.2023
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Torniamo al ciclismo delle donne, con gli occhi della dietista che fino allo scorso anno aveva maturato la maggior parte della sua esperienza tra gli uomini. Prosegue il nostro incontro con Erica Lombardi, responsabile dell’alimentazione al UAE Team ADQ.

Nell’articolo precedente, l’attenzione è caduta sulla lunghezza delle gare, il consumo calorico e la rapida evoluzione del ciclismo femminile. Ora si va più a fondo nelle specificità dell’ambiente nuovo anche per Erica, che ne sta approfittando per raccogliere conoscenze.

Erica Lombardi da quest’anno lavora al UAE Team ADQ. Qui con la chef Alessandra Rubini
Erica Lombardi da quest’anno lavora al UAE Team ADQ. Qui con la chef Alessandra Rubini
Dicevamo che le gare sono forse brevi, ma corse a ritmo sempre molto alto.

Le andature sono aumentate, parecchie corse sono arrivate in anticipo anche di 40 minuti. Quindi è vero che le corse sono più brevi, però sono anche molto intense. Come in parecchie tappe al Tour degli uomini o come succede nelle categorie giovanili. A ciò bisogna aggiungere qualcosa sul calendario. Rispetto agli uomini, Giro e Tour delle donne sono molto ravvicinati: ci sono 14 giorni.

Questo incide sulla nutrizione?

Nella settimana di scarico dopo il Giro, il corpo continua a recuperare tutto quello che ha speso, quindi è un lavoro metabolico immenso. Si avverte più fame, però bisogna stare attenti a recuperare senza lasciarsi andare, perché c’è da ripartire per il Tour. Anche nelle donne il timing dei due grandi Giri è difficile da gestire a livello alimentare.

Cosa succede in quelle due settimane?

Spesso tornano in altura. E’ molto utile, ma nella gestione alimentare c’è da considerare che hanno ancora il debito metabolico del Giro. In altura aumenta il fabbisogno energetico e idrico, quindi bisogna stare in equilibrio fra il senso della fame e l’esigenza di dare il giusto supporto. Sono dei meccanismi nutrizionali che vanno controllati per recuperare bene, ma anche per arrivare alla giusta composizione corporea.

Nelle musette delle ragazze ci sono di solito soltanto borracce: le gare sono brevi per dare cibi solidi
Nelle musette delle ragazze ci sono di solito soltanto borracce: le gare sono brevi per dare cibi solidi
Cosa si intende?

Dico sempre che il rapporto watt/kg è importante fra gli uomini, ma anche nel femminile. A differenza del ciclismo maschile però, quando si deve limare il peso, fra le donne bisogna fare più attenzione. Se si va sotto una certa quantità di massa grassa, si può incorrere anche nell’amenorrea, la scomparsa del ciclo mestruale, che dobbiamo sicuramente scongiurare per il benessere della ragazza.

Questo è un aspetto di cui tenere conto anche nell’allenamento e nella supplementazione?

Certo, gli allenamenti vengono stabiliti anche calcolando le fasi del ciclo, perché c’è una serie di cose che vanno considerate rispetto all’uomo, come ad esempio l’integrazione del ferro. Immaginate che cosa significa correre con il caldo, avendo il ciclo mestruale. A volte le ragazze possono avere improvvisamente delle prestazioni al di sotto del loro standard. Da fuori non si riescono a capire, in realtà hanno spiegazioni ben precise.

Bisogna avere delle attenzioni particolari con le ragazze o si possono proporre le diete degli uomini?

Bisogna evitare ancora di più le diete sbilanciate, perché l’equilibrio ormonale della donna è molto delicato. A voler fare un discorso generale, secondo me a volte i corridori mangiano troppe proteine, anche se meno rispetto ai tempi eroici dello zabaione e delle bistecche al sangue. Ormai è tutto improntato sul conteggio dei carboidrati, soprattutto nelle corse a tappe. E’ un mondo un po’ più sottile dal punto di vista dei particolari, bisogna fare attenzione a tutto.

Nei giorni più caldi in Sardegna, tutte le squadre hanno fatto ricorso a protocolli appositi (foto Instagram)
Nei giorni più caldi in Sardegna, tutte le squadre hanno fatto ricorso a protocolli appositi (foto Instagram)
Viste le tappe più corte, in cosa consiste la colazione delle ragazze?

Questo è un tema su cui insisto tantissimo. Quando non c’erano in giro dietisti e nutrizionisti, le ragazze generalmente tendevano a fare una colazione “all’italiana”, non rinforzata con riso e pasta come fanno gli uomini. Sto cercando di far capire anche a loro l’importanza che mangino il riso. Altrimenti per arrivare all’apporto desiderato di carboidrati, devi mangiare un sacco di muesli o tanto pane e finisci col gonfiarti. Invece con 100 grammi di riso, arriviamo a una quantità di carboidrati di 80 grammi. Per questo il lavoro che stiamo facendo è avvicinare la colazione delle ragazze a quella degli uomini, ovviamente rivista nelle quantità.

E il protocollo di nutrizione per le crono?

Su quello siamo molto vicini e molto dipende anche dall’orario di gara. La crono parte più tardi delle tappe in linea, quindi anche le ragazze fanno la seconda colazione rinforzata con il riso e come i maschi c’è chi ama aggiungere l’agave, la banana e il burro di cocco. Diciamo che per molti aspetti ci stiamo avvicinando, siamo sulla buonissima strada.

Come avete fronteggiato il grande caldo in Sardegna?

Quelle temperature così alte hanno stupito tutti. Abbiamo tendenzialmente previsto una quantità maggiore di acqua ai rifornimenti. Poi abbiamo attuato un protocollo, fatto dal medico, che prevede anche l’uso di ghiaccio. Il problema è che quando è così caldo, anche l’appetito va giù e in questo caso si possono utilizzare anche le gelatine di frutta che si chiamano Carbo Jelly C2:1PRO. Sono una via di mezzo tra il solido e il gel classico. Da questo punto di vista, Enervit ha la linea 2:1 che con la sua formulazione tra glucosio e fruttosio permette di assorbire quei famosi 90 grammi all’ora in maniera più facile. E poi, sempre contro il caldo…

Che cosa si è fatto?

Abbiamo aumentato un po’ la quantità di sale nei cibi, utilizzando anche il sale rosa, e fatto maggior attenzione a quella che dice “razione liquida”. Non è andata così male, visto che Chiara Consonni ha vinto l’ultima tappa, mentre Magnaldi ha fatto una bella classifica. Mi pare che siamo state l’unica squadra con due ragazze nelle prime 10 e questo risponde alle esigenze del nostro team di avere le ragazze in primis tutte in salute e performanti. 

La morale è che va bene avvicinarsi alla nutrizione degli uomini, ma ci sono anche specifiche totalmente diverse?

Riportare tutto agli schemi degli uomini non è così funzionale. Non voglio essere presuntuosa, ma stiamo costruendo la storia della nutrizione del ciclismo moderno nelle donne. Se negli uomini è già abbastanza collaudata, nelle donne sta affinandosi tutto adesso. Ci sono dei punti effettivamente diversi rispetto agli uomini, anche se per altri aspetti il sistema si sta molto omologando.

Chiara Consonni e la sua torta di compleanno: il rapporto col cibo deve essere inserito in una strategia (foto Instagram)
Chiara Consonni e la sua torta di compleanno: il rapporto col cibo deve essere inserito in una strategia (foto Instagram)
Ultima domanda: Erica Lombardi dietista è vista come amica o come controllore?

In generale dietisti e nutrizionisti sono sempre visti, almeno inizialmente, come quelli che controllano. In realtà il mio compito è quello di aiutare le ragazze nel loro percorso di educazione alimentare senza creare stress, rappresentare un supporto nel contesto di un lavoro di salute e performance sempre condotto in team. Il cibo deve diventare un gregario e non un avversario utile a bypassare il timore di non raggiungere la forma fisica e poi di riperderla. In questo la nutrizione gioca un ruolo fondamentale.

Giro Donne, a tavola con Erica Lombardi (prima parte)

19.07.2023
6 min
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Una chiamata per sapere in che modo abbia gestito la nutrizione del UAE Team Adq durante il Giro d’Italia Donne e la conversazione con Erica Lombardi si trasforma in un approfondimento pazzesco. Il tutto con una premessa importante: contrariamente rispetto alle squadre che dividono lo staff fra uomini e donne, in casa UAE la dietista è a servizio esclusivo del team femminile. Questo consente di dedicarsi alle singole atlete e alla loro salute con tutto il tempo necessario.

«Sono stata per anni all’Astana – inizia Erica – una famiglia che ho nel cuore. Ho avuto direttori di grande esperienza come Martinelli e preparatori come Mazzoleni. Ho appreso tantissimo, ma nel lavoro bisogna anche evolvere. Il ciclismo femminile è un mondo che sta crescendo. C’è una letteratura scientifica minore e soprattutto è tutto più complesso. Ci sono altre componenti, metaboliche e ormonali, che cambiano le dinamiche di approccio alla nutrizione e all’allenamento. In questo senso, essere qui è un progetto che mi ha incuriosito, per questo ho accettato».

Erica Lombardi, toscana, è da quest’anno la dietista del UAE Team ADQ. Qui con la chef Alessandra Rubini
Erica Lombardi, toscana, è da quest’anno la dietista del UAE Team ADQ. Qui con la chef Alessandra Rubini
L’approccio con l’atleta è sempre lo stesso?

Io parto sempre da un coaching nutrizionale, che consiste nel seguire l’atleta e fare un lavoro di educazione. Si può anche mandare un piano di nutrizione periodico, però è un metodo diverso. Io credo che l’atleta, uomo o donna senza differenze, debba essere educato e reso più autonomo possibile. Il ciclismo è uno sport di situazione, se al corridore non abbiamo dato tutti gli strumenti per gestirsi in maniera autonoma, quando non ha il cuoco o quando non ha vicino l’ammiraglia, la nostra strategia nutrizionale non sarà davvero funzionale. Detto questo, le ragazze con cui lavoro sono tutte informate a vari livelli.

Domanda successiva, appunto: che livello di conoscenza hai trovato?

Le sento esprimersi come farei io. Parlano di protocollo, in base al percorso. Una volta, neanche tanti anni fa, l’atleta non aveva tutta questa proprietà. Ma paradossalmente, devono affinare queste conoscenze. Sono molto informate, anche perché le informazioni sono molto più fruibili rispetto a un tempo e questo potrebbe creare confusione. E’ bene che abbiano le informazioni che servono, non quelle in eccesso che si trovano sul web. Il ciclismo femminile è esploso negli ultimi due anni ed è arrivato tutto in fretta. In squadra abbiamo una chef bravissima, Alessandra Rubini, che viene dalla Scuola Alma e ha lavorato in ristoranti stellati. Fa dei piatti che, oltre a essere strutturati a livello di macronutrienti per percorso, sono buonissimi. Ogni menù viene strutturato per tipologia di tappa, viene proporzionato sulle esigenze personali, i gusti e i vari ruoli

Per tipologia di tappa e in base ai ruoli?    

Se un corridore deve andare in fuga, avrà un tipo di alimentazione. Se deve fare il finale, ne avrà un’altra (questo soprattutto per la colazione e la strategia in gara). Gradualmente la situazione si sta uniformando al mondo maschile. Diamo più scelte a livello nutrizionale, dei piatti personalizzati. Io faccio un menu funzionale per la data tappa, la chef permette loro di mangiare nel modo giusto con più scelte. Quindi la sera si siedono a tavola con il sorriso. Il nostro motto è «Eat healthy and with a smile». E questo forse è più rispetto a quello che si aspettavano le ragazze stesse.

Le ragazze hanno capito che curando a dovere l’alimentazione, le prestazioni in salita crescono a vista d’occhio
Le ragazze hanno capito che curando a dovere l’alimentazione, le prestazioni in salita crescono a vista d’occhio
Fra le novità c’è anche la presenza fissa della dietista?

Si devono abituare alla mia presenza, ma in questa squadra c’è un un’organizzazione molto strutturata. Per ogni corsa ho tantissime informazioni da parte proprio dei direttori sportivi e dei preparatori atletici. Addirittura, si possono avere delle previsioni abbastanza affidabili delle chilocalorie e dei watt che saranno necessari. Avendo tutte queste informazioni, si può fare una strategia nutrizionale veramente ad hoc

Che rapporto c’è fra l’atleta donna e il peso?

Fra gli uomini, il fatto di pesarsi è più sistematico. La donna tende ad essere più attenta al proprio corpo e alle sue variazioni, influenzate anche dai cambiamenti ormonali. Anche gli uomini ci tengono sempre di più, però ci sono sicuramente delle differenze. Innanzitutto per la quantità di cibo, perché le corse delle donne sono più brevi. La logistica stessa è diversa: anche noi abbiamo i rifornimenti, però nel ciclismo maschile all’interno del sacchetto ci sono anche alimenti solidi, da noi si mettono borracce. La ragazza parte con panini, rice cakes, barrette e gel già nella tasca.

Altre differenze?

I grammi di carboidrati per ora sono inferiori, perché è tutto proporzionato al peso corporeo e ai watt che si sviluppano. I ragazzi adesso sono arrivati a fare anche più di 120 grammi, di recente ho sentito parlare anche di 140. Nel ciclismo femminile siamo intorno a 90, c’è qualche eccezione che arriva a 100, ma la il range di fabbisogno è sempre 60-90 grammi per ora. Anche il “recovery”, il pasto dopo la tappa è diverso, ma della sfera degli integratori si occupa esclusivamente la dottoressa. Nella donna dobbiamo stare più attenti ad alcune carenze, come ad esempio il ferro durante il ciclo.

Erica racconta che in Sardegna al Giro era così caldo che è stata aumentata la quota d’acqua e di ghiaccio
In Sardegna era così caldo che è stata aumentata la quota d’acqua e di ghiaccio
Come avete preparato il Giro? Ci sono stati dei meeting in ritiro?

In questo team, la comunicazione è veramente costante, ci si confronta tutti i giorni. Sono stata in ritiro con il gruppo delle ragazze che avrebbe fatto il Giro. Sappiamo benissimo che i grandi Giri non si costruiscono durante la corsa, cioè quando i giochi sono fatti. Quindi l’alimentazione è una delle basi che abbiamo posto in ritiro. Quando simuliamo una distanza o lavoriamo su alcuni meccanismi, anche l’alimentazione deve essere collaudata. Non si può provare niente durante il Giro che non si sia provato in ritiro. Il vantaggio di essere presente sul campo è che certi giorni ti basta guardarle in faccia per capire come stanno e adattare la loro alimentazione.

Dal punto di vista del consumo, le 9 tappe del Giro donne sono paragonabili alle 21 del Giro uomini?

Il dispendio calorico medio è inferiore rispetto a quello cui vanno incontro i ragazzi, perché per esempio loro arrivano anche sopra a 5.000 calorie, mentre qui più di 2.500 non le ho mai viste. I chilometraggi stanno aumentando, come pure la presenza delle crono, per le quali si struttura un protocollo nutrizionale ad hoc.

Una crono, Laura Tomasi in azione. Secondo Erica, la colazione prima di certe tappe si avvicina a quella degli uomini
Una crono, Laura Tomasi in azione. La colazione prima di certe tappe si avvicina a quella degli uomini

Nel prossimo articolo, che pubblicheremo domani, entreremo più nello specifico della gestione alimentare delle ragazze in base alle loro esigenze. Il dato del minore consumo energetico in relazione alle minori distanze di gara ci riallaccia alle parole dette pochi giorni fa da Paolo Slongo. Le ragazze avrebbero i mezzi per correre su distanze superiori, ma la confusione che regna fra le categorie, lo rende ancora impossibile.

Tappa a Consonni, rosa a Van Vleuten e l’addio di Bastianelli

09.07.2023
6 min
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OLBIA – Baci, abbracci e lacrime, per fortuna anche di gioia. Così finisce il Giro Donne dominato da Annemiek Van Vleuten, così finisce la carriera di Marta Bastianelli. Ed è un finale di carriera scritto da uno sceneggiatore benevolo, che fa specchiare sul mare di Olbia il sorriso di Chiara Consonni, compagna di squadra e di camera della trentaseienne laziale con i bordini iridati sulla maglia della Uae Adq.

Come già lo scorso anno a Padova, Chiara Consonni conquista l’ultima tappa del Giro Donne
Come già lo scorso anno a Padova, Chiara Consonni conquista l’ultima tappa del Giro Donne

Da Chiara con affetto

La bergamasca aveva vinto l’ultima volata anche nella scorsa edizione e ci scherza su: «Le faccio aspettare sino all’ultimo. Però sono contentissima perché c’erano tante tappe dure e non sono riuscita a dire la mia neppure in quella piatta. Ma oggi sono soddisfatta, anche perché è l’ultima gara di Marta. E anche se è mia e non sua, credo che questa vittoria se la ricorderà per sempre. Sicuramente è dedicata a lei».

E Marta, poco più in là precisa: «Oggi eravamo tutti per Chiara, lei è quella veloce. Siamo state dieci giorni assieme in camera, abbiamo lavorato tanto perché potesse arrivare a questa tappa in buona condizione. Oggi è stata molto dura anche per lei – racconta – si è staccata in varie salite, l’abbiamo sempre aspettata e motivata. Ho corso attaccata alla radiolina, spiegandole passo dopo passo quello che doveva fare e spero che mi abbia ascoltato e faccia tesoro di questi consigli anche per il prosieguo della sua carriera».

Un viaggio a 55 stelle

Con la piccola Clarissa, 9 anni, sul palco a far festa con tutta la Uae e il marito Roberto a guardarla dal basso, Marta non può che essere una donna appagata. La sua carriera («Conclusa con 55 vittorie», puntualizza) era iniziata con il botto, con quel mondiale vinto a Stoccarda che avrebbe potuto anche schiacciarla, ma che ha avuto la funzione di indicarle la strada. «Da lì è partito tutto, la mia carriera e la consapevolezza di poter diventare una grande atleta. Da allora ad oggi di sicuro è cambiato anche il ciclismo».

Nel frattempo Marta pedalava, tra un contrattempo e una vittoria, con tanti sacrifici che non bastano solo le tante vittorie a ripagare. Ci deve essere dell’altro. «Si fa sempre tutto con un obiettivo, diventare grandi atlete, essere sempre al top del top, all’altezza del nome della nostra squadra e della nostra bandiera».

E le squadre sono state tante, con tantissime compagne con le quali il rapporto è stato anche stretto: «Molte di loro sono state anche amiche. Bisogna farsi voler bene in questo mondo. Credo che anche in questi giorni ci sia stata la dimostrazione che sono benvoluta in gruppo e questo mi rende felice più che una vittoria».

Voglia di normalità

L’amicizia più grande, anzi il grande amore è stato con la bicicletta. Spesso queste relazioni sono condite da piccoli grandi tradimenti. Non quella di Marta: «Tradimenti miei nei suoi confronti o suoi nei miei non ce ne sono stati. Però ci sono state tante sconfitte, che mi hanno portato a essere ancora più forte nel corso della mia carriera».

Qualcuna delle tante bici usate ce l’ha ancora: «Ho tenuto quelle delle squadre con le quali ho vinto le gare più importanti. Certo un po’ di spazio serve».

Nel suo futuro, invece, per cosa ci sarà spazio? «Per la vita di tutti i giorni. Voglio mettere in pratica tutto ciò che il ciclismo mi ha insegnato per avere una vita migliore». E non vede l’ora di «stare a casa, semplicemente e non vedere aeroporti per un po’».

E se deve completare la frase: non c’è una grande ciclista senza! Lei aggiunge sicura: «Senza una grande donna! E poi anche una grande famiglia. Io ho avuto la mia squadra a casa che mi ha aiutato e mi ha sostenuto in ogni momento della mia carriera».

Il sogno olimpico

E’ serena Marta, non ha grandi rimpianti, anche se ammette: «Qualche classica che mi sarebbe piaciuto vincere c’è. Di sicuro l’Olimpiade è sempre stata una gara nella quale mettere al collo una medaglia che mi avrebbe reso felice».

Ma ormai è fatta. Cavendish potrebbe continuare un altro anno per provare ad avere un’altra chance di vincere la trentacinquesima tappa al Tour: «Io non lo farei. Ho preso questa decisione adesso perché credevo che fosse il momento più bello. Voglio vivere le mie vittorie, tutti i miei successi in maniera tranquilla. Il ciclismo è cambiato molto, sicuramente in meglio. Il livello è altissimo è ha bisogno di una grande attenzione».

Il saluto di Marianne Vos, finita seconda dietro Marta sia ai mondiali 2007 sia agli europei 2018
Il saluto di Marianne Vos, finita seconda dietro Marta sia ai mondiali 2007 sia agli europei 2018

L’abbraccio di Marianne

Passa Marianne Vos, che ha sfiorato il bis del successo del 2022 qui a Olbia, si guardano, si abbracciano. Sono praticamente gemelle (14 giorni di differenza d’età), hanno combattuto tante battaglie, c’è un enorme rispetto.

«Lei è uno dei grandi nomi del ciclismo femminile – dice la fuoriclasse olandese della Jumbo-Visma – abbiamo corso tanto insieme e naturalmente voglio augurarle tutto il meglio per la sua vita futura. E soprattutto mi voglio congratulare per una grande carriera della quale deve andare fiera».

Campionessa d’Italia, d’Europa, del Mondo: smette una delle migliori cicliste italiane del ventunesimo secolo. Con qualche lacrima, con un grande sorriso.

Giro Donne, si parte. Chi vince? Rispondono Arzeni e Zini

30.06.2023
8 min
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Finalmente é il 30 giugno e parte il Giro Donne, salvato in extremis nelle sale… operatorie della Federciclismo, soprattutto in vista dei prossimi quattro anni targati Rcs Sport. L’edizione 2023 sarà l’ultima a carico di PMG Sport/Starlight, che ha disegnato un percorso che strizza l’occhio a tante atlete e che dovrebbe garantire interesse in ognuna delle nove tappe.

Anche se la start list si è definita davvero all’ultimissimo istante, abbiamo interpellato due diesse italiani per capire che Giro Donne sarà. Opinioni che vanno dalla A di Arzeni alla Z di Zini, che saranno al via con le rispettive UAE Team ADQ e BePink Gold.

Giro aperto

Fatta eccezione per la breve prova contro il tempo iniziale – adatta alle specialiste – tutte le altre tappe saranno aperte a più soluzioni, nelle quali le leader per la generale potranno recuperare o guadagnare terreno sulle dirette rivali. Di questo avviso è Davide Arzeni, che punta a centrare il podio finale con Persico.

«Non sarà un Giro Donne per scalatrici pure – spiega “Capo” – ci sono tante salite anche se manca quella totem con arrivo in quota come l’anno scorso al Maniva. Per la verità c’è nella quinta tappa (il Pian del Lupo, la “Cima Coppi” con i suoi 1.407 metri, ndr) ma è posizionato ad 80 chilometri dalla fine. In quel caso bisognerà vedere come interpreteranno la corsa le atlete. Credo che quella e la settima frazione, quella dell’entroterra tra Albenga e Alassio, saranno decisive al fine della generale. Sulla carta, giornate semplici non ci sono e anche la tappa di Canelli, a metà delle due di cui parlavo prima, sarà bella tosta. L’arrivo di Modena appare l’unica possibilità per velociste, però nasconde delle insidie nella parte centrale. Insomma, ogni tappa potrebbe essere corsa come una classica».

Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale
Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale

«Dove potrebbero esserci le volate, saremo pronti a sfruttare l’occasione con Consonni – prosegue Arzeni – che tuttavia correrà il Giro come preparazione al Tour Femmes. La generale la cureremo con Persico, supportata da Magnaldi, e confidiamo di fare molto bene. Silvia al campionato italiano è andata fortissimo, peccato solo per il risultato. Lei è cresciuta tanto rispetto all’anno scorso nonostante fosse difficile riconfermarsi dopo i grandi risultati ottenuti.

«Tra le avversarie per la lotta alla maglia rosa, non credo che la SD Worx sarà il faro della corsa anche se vengono con Fisher-Black. Lei ha dimostrato di andare molto forte al Tour de Suisse, ma dà meno garanzie di Vollering per quello che ha detto la stagione. Per la vittoria finale vedo bene Longo Borghini, Van Vleuten e anche Cavalli. Marta l’ho vista in crescita e sapete che sono sempre contento quando lei va forte. Detto questo, naturalmente noi della UAE partiamo con ottimi propositi, visto che siamo tra i primi cinque team al mondo. Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno e siamo pronti a batterci».

Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne
Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne

Giro chiuso

Anche per Walter Zini il tracciato del Giro Donne è particolarmente stuzzicante, anche se ammette che la sua BePink-Gold non ci arriva nel miglior stato di forma. Il team manager milanese però si augura che le sue ragazze possano essere attive e trovare una buona condizione giorno dopo giorno. Per la generale invece prevede una sfida piuttosto stretta tra pochissimi nomi.

«Arriviamo da un periodo difficile – racconta Zini – e per come siamo ora puntiamo a centrare qualche bel piazzamento in alcune tappe. Ciò non significa che non ci faremo vedere, la voglia di entrare nelle fughe, ad esempio, ce l’abbiamo eccome. Porto atlete che sanno correre con entusiasmo, tra cui Casagranda che è al primo anno fra le elite e che parteciperà più leggera mentalmente, visto che si è fatta anticipare gli esami di maturità, conclusi bene, apposta per venire con noi. In ogni caso sulla carta, anche se non sono al top, Zanardi e Vitillo potrebbero fare bene in un paio di tappe adatte a loro, così come Basilico spero che possa essere protagonista allo sprint a Modena».

Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa
Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa

«Per quanto riguarda la starting list – continua – il livello sarà alto, ci saranno quasi tutte le migliori. Il percorso si presta a tante interpretazioni. Ci sono tante cacciatrici di tappe come la Vos mentre per la generale vedo la Van Vleuten favorita rispetto a tutte le altre. Molte delle sue avversarie spesso pagano una giornata storta facendo fatica a recuperare il distacco. Quanto meno questo è ciò che abbiamo visto negli anni scorsi. La quarta e la sesta tappa sono difficili, ma anch’io penso che la quinta e la settima definiranno la classifica. Anzi, nella frazione ligure per me potrebbero fare più selezione le discese che le salite».

Conclusione sarda

Il finale del Giro Donne sarà in Sardegna, da cui partì un anno fa, con due tappe che si prestano ad imboscate. La logistica per forza di cose ha creato una situazione piuttosto insolita. Infatti nelle precedenti trentatré edizioni mai si era verificato un giorno di riposo (e di trasferimento in questo caso) così vicino alla conclusione. Tutto ciò può generare qualche circostanza particolare ai fini della generale?

«Bisogna dire che non si poteva fare altrimenti – analizza Zini – quindi bisogna prenderne atto. Le tappe sarde sono sempre movimentate, lo abbiamo visto nel 2022, e credo lo saranno anche quest’anno. Tuttavia non penso però che potranno stravolgere la classifica, anche se bisognerà capire chi avrà recuperato meglio dallo stress del viaggio».

Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio
Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio

«Per quello che ho visto dalle altimetrie e planimetrie – fa eco Arzeni al suo collega – sono due tappe che possono presentare dei trabocchetti, durante le quali bisognerà fare attenzione al vento o alle forature, che spesso capitano quando si corre da quelle parti. Anche secondo me la generale resterà invariata perché credo che le atlete cercheranno di scavare i solchi più ampi nelle prime sette tappe in modo da ripartire con margini di sicurezza. Viceversa se così non fosse allora attenzione perché ci sarà da divertirsi parecchio».

Gasparrini, il successo che mancava e i dettagli da curare

26.06.2023
5 min
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«Finalmente è arrivata la prima vittoria WorldTour. Un po’ cercata, un po’ inaspettata, è stata una liberazione». Proprio una settimana fa, al Tour de Suisse Women, Eleonora Camilla Gasparrini ha fatto centro nella terza tappa suggellando a dovere un bel momento di forma.

La torinese di None ieri ha corso il campionato italiano a Comano Terme per difendere la maglia tricolore U23 (andata a Realini), ma sapendo contemporaneamente che con ogni probabilità avrebbe dovuto lavorare per Magnaldi e Persico (poi seconda al fotofinish dietro Longo Borghini) più adatte di lei al percorso. Nessun problema però per la 21enne del UAE Team ADQ. Gasparrini sa quando bisogna sacrificarsi per le compagne o quando è il proprio turno per entrare in scena in prima persona. Ora è già concentrata su ciò che l’aspetta e mentre lei chiude la valigia per la prossima trasferta ne abbiamo approfittato per farci raccontare questo suo recente periodo.

Al Tour de Suisse Eleonora Camilla Gasparrini ha conquistato la sua prima vittoria WorldTour
Al Tour de Suisse Eleonora Camilla Gasparrini ha conquistato la sua prima vittoria WorldTour
Eleonora come sono stati questi ultimi giorni?

Intensi (risponde con un sorriso e un sospiro, ndr). Martedì scorso dopo l’ultima tappa del Tour de Suisse ho preso il volo da Zurigo per Londra perché mercoledì avevo i test nella galleria del vento a Silverstone, in una struttura a fianco del circuito di Formula Uno. Poi in serata sono ripartita da Londra per Torino. Ho fatto un giorno a casa e poi sono andata in Trentino per gli italiani. A Comano il tracciato era piuttosto duro, più di quello che ho dato non ne avevo, ma sono molto contenta per il risultato di Silvia (Persico, ndr).

Come sono stati questi test?

Li ho fatti sulla bici da crono. Li considero una sorta di investimento per il futuro per migliorare la posizione ed il coefficiente di aerodinamicità. Già a febbraio nel velodromo di Valencia avevamo lavorato su alcune misurazioni, ma stavolta è stato qualcosa di molto più approfondito, che per la verità non avevo mai fatto in precedenza. Ho capito che curare questi dettagli è fondamentale. Mentre ero su ne parlavo con Alejandro Gonzalez (uno dei diesse della UAE ed head of performance, ndr), che mi ha accompagnato assieme ad un meccanico ed altre compagne. Abbiamo constatato come si possano guadagnare 15/20 watt in ogni fase di spinta.

Gasparrini è in continua crescita. Per lei non solo obiettivi con il UAE Team ma anche con la nazionale
Gasparrini è in continua crescita. Per lei non solo obiettivi con il UAE Team ma anche con la nazionale
Bastianelli ci ha detto tante volte di quanto tu sia precisa e scrupolosa. Questo investimento di cui parlavi è rivolto alle gare a tappe?

Marta è sempre molto buona con me (sorride, ndr). Per me lei è diventata subito un riferimento, ammiro la sua determinazione e la sua capacità di tirare sempre fuori qualcosa dal cilindro. Personalmente non voglio mai lasciare nulla al caso. Sono giovane, ma forse perché sono figlia di una generazione moderna, mi viene facile cercare sempre il miglioramento. L’idea è proprio quella di diventare più competitiva nelle corse a tappe più corte, visto che ormai una cronometro la mettono sempre. Il livello è sempre più alto e voglio farmi trovare pronta. Stando tanto tempo in camera con Marta, ho avuto modo di parlare anche di queste cose. Anzi, ho cercato di imparare da lei, oltre a strapparle qualche segreto del mestiere.

Gasparrini in galleria del vento ha lavorato sulla posizione a crono. Vuole migliorare per le gare a tappe
Gasparrini in galleria del vento ha lavorato sulla posizione a crono. Vuole migliorare per le gare a tappe
Torniamo al tuo successo al Tour de Suisse. Che sensazione è stata?

Sapevo di avere una bella condizione, ne ero consapevole, ma per un motivo o l’altro non riuscivo ad impormi. Arrivavo da buoni piazzamenti alla Ride London e Het Hageland, dovevo solo finalizzare. In Svizzera c’erano un paio di tappe più indicate per me. Alla prima ho fatto terza, a Ebnat-Kappel invece ho aggiustato la mira e ho vinto. Oltre tutto avevo una spinta morale in più. Era venuto a mancare mio nonno da pochi giorni e credo che da lassù mi abbia aiutato a vincere. E’ a lui che ho dedicato questa mia prima vittoria WorldTour.

Cosa cambia in Eleonora Gasparrini dopo questa vittoria?

Sicuramente c’è molta più responsabilità rispetto a prima. Un po’ come dopo la prima vittoria UCI con la Valcar lo scorso agosto, anche se c’era meno pressione. Di base ho una giusta autostima e riesco a farmi scivolare addosso la tensione. Sono convinta dei miei mezzi e so dove posso essere competitiva. Ecco, adesso mi sento più grintosa. E so a maggior ragione che partire alle gare con compagne favorite è un ulteriore stimolo a fare bene.

Gasparrini correrà il Tour Femmes in supporto alla squadra, ma è pronta a giocarsi le sue carte
Gasparrini correrà il Tour Femmes in supporto alla squadra, ma è pronta a giocarsi le sue carte
Che programmi ci sono nel tuo calendario?

Sono arrivata a Livigno ieri sera direttamente da Comano Terme. Farò altura per tre settimane poi correrò il Tour Femmes. Andrò in Francia con aspettative ben precise, ovvero essere di supporto alla squadra e alle compagne che cureranno la generale. Ovvio che poi vedremo se ci sarà l’occasione di giocarmi le mie carte in qualche tappa.

Mondiale ed europeo? Il cittì Sangalli ti tiene molto in considerazione per entrambe le gare…

Lo so e per questo ho fatto una programmazione ragionata per questi due appuntamenti. Sono due obiettivi importanti. Per arrivarci pronta, ogni giorno sto cercando di mettere un mattoncino, ma senza angosciarmi. Se preparo a dovere il Tour e ne esco bene, so che al mondiale potrò fare altrettanto.

Due settimane per i saluti, ma Bastianelli graffia ancora

23.06.2023
6 min
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COMANO TERME – Fra due settimane, finito il Giro d’Italia, chiuderà l’ultima pagina sulla carriera e quel punto per Marta Bastianelli inizierà una nuova vita. L’aspetto più strano di tutta questa storia è che c’è più emozione in chi gliene parla che in lei. Segno che la decisione l’ha già maturata da un pezzo e grazie a questo è riuscita a distribuire le emozioni nel lungo periodo che si è concessa prima di uscire di scena. Domenica correrà il campionato italiano strada: ultima gara con la maglia delle Fiamme Azzurre.

In azione nella crono del Giro di Svizzera: nel tricolore di oggi vestirà la maglia delle Fiamme Azzurre
In azione nella crono del Giro di Svizzera: nel tricolore di oggi vestirà la maglia delle Fiamme Azzurre
Possibile che non ci pensi mai?

Al Giro di Svizzera mi sono ritrovata con alcune ragazze della mia squadra e mi sono resa conto che era l’ultima volta che correvo con loro. Erano tutte emozionate, io invece cerco di non viverla così. Sono felice che sia l’ultimo anno e che smetterò dopo il Giro Italia. Ovviamente può essere anche una cosa brutta, perché pensi che certe ragazze, soprattutto le straniere, non le rivedrai più. Con le italiane invece capiterà l’occasione.

Zero emozione?

So che il Giro sarà l’ultima gara ed effettivamente inizio a realizzarlo. Le cose vanno così, si avvicina l’ultima gara. Sono stati giorni vissuti con molta tranquillità. Ho sempre fatto il mio percorso, pensando a quello che mi attende domani. Un giorno per volta. E devo dire che sono sempre più convinta della mia scelta.

Come saranno i primi giorni da ex?

Tutti mi chiedono cosa farò il giorno dopo. La mia vacanza sarà stare a casa a vivermi la famiglia, le cose lasciate indietro. Abbiamo il mare vicino, non devo fare chissà quanti chilometri. Secondo me, non tutte in questo ambiente comprendono la normalità della vita. Io l’ho assaporata quando ho avuto la bambina. Ho già avuto un assaggio di cosa mi aspetta di bello e anche di complicato, perché la vita non è solo rose e fiori.

Bastianelli ha condotto quasi tutta la carriera nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Bastianelli ha condotto quasi tutta la carriera nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Nessuna inquietudine?

Questa carriera è durata vent’anni, sono molto serena. L’ho vissuta con tranquillità sin dall’inizio, ho sempre cercato di essere professionale, quindi di conseguenza non mi pesa e non ci perdo il sonno. Sono pronta per fare questo passo.

Arzeni ha parlato di te come di una campionessa, per l’esempio che dai con il tuo modo di vivere ed essere atleta.

Ho sempre detto che il riconoscimento più grande che mi si possa fare è quello della persona, perché è ciò che rimane nella vita e nel futuro. Di campioni ce ne sono stati tanti e forse quelli che non sono ricordati non erano delle persone all’altezza. Quindi sono felice delle parole di Capo. Quello che ho vinto rimarrà negli albi d’oro, però Marta non è solo le sue vittorie.

Com’è stato ritrovarsi in questa WorldTour che cresce a vista d’occhio?

Questa squadra per me è una famiglia, perché ci siamo spostati dal contesto di Alé Cycling al UAE Team Adq di adesso. Abbiamo conosciuto persone nuove, che hanno voglia di crescere e portare avanti un discorso importante con le donne. Mi sono trovata molto bene e mi auguro che crescano ancora.

Durante le tappe del Centro Italia, Bastianelli ha seguito il Giro con il Processo alla Tappa (foto Instagram)
Durante le tappe del Centro Italia, Bastianelli ha seguito il Giro con il Processo alla Tappa (foto Instagram)
La vecchia Alé Cycling era meno gigantesca…

Questo è un discorso che ho fatto anche con alcuni miei colleghi in Svizzera, ma non voglio essere fraintesa, per cui mettiamolo giù bene. Io sono contenta del cambiamento perché doveva avvenire. Solo che il cambiamento è avvenuto in modo molto veloce. Io sono passata professionista che avevo 19 anni e fino ai 36 abbiamo fatto passi molto lenti. Negli ultimi tre o quattro anni invece, il cambiamento è scoppiato tutto insieme. Anche noi veterane abbiamo faticato a stargli dietro e non so se il tanto benessere sia la cosa migliore per le più giovani.

Come dire che è sbagliato avere tutto e subito?

Forse dovrebbe esserci anche per loro l’occasione di conquistarselo. Abbiamo voluto e ottenuto tutto questo, però mi sembra che ad oggi tante ragazze prendano un bello stipendio e si siano sedute. Noi invece lottavamo per arrivare e mi auguro che abbiano la stessa fame. Se il benessere porta via la consapevolezza di dover fare sacrifici, allora il giochino non funziona più

Non succede con tutte?

A volte mi guardo intorno e vedo ragazze che trovano la pappa già pronta e si siedono. Non è così che deve funzionare. Le società investono soldi, se dovessero capire che ce ne approfittiamo, potrebbero benissimo chiudere i battenti e si tornerebbe subito indietro.

L’ultima vittoria di Marta Bastianelli risale alla prima tappa dell Ceratizit Festival Easy Jacobs del 29 aprile
L’ultima vittoria di Marta Bastianelli risale alla prima tappa dell Ceratizit Festival Easy Jacobs del 29 aprile
Il tuo ruolo e quello delle più esperte potrebbe essere proprio quello di parlare con le ragazze?

Sì, ma io sono arrivata in fondo, fra un anno o due se ne fermeranno altre anche all’estero, ragazze che vengono dalla mia stessa generazione. Siamo arrivate in alto, ma venivamo dal nulla. Ora abbiamo il pullman, ma io ricordo quando facevamo il Giro d’Italia dentro ai furgoni. Adesso è bellissimo e giusto che ci sia il pullman, ma il messaggio che vorrei far passare è che dobbiamo essere all’altezza di quello che abbiamo ottenuto.

Aggiungiamo che tante ragazze sono state prese nel WorldTour perché le squadre erano sotto organico.

Ecco un altro passaggio da rivedere. Non puoi passare dal niente al tutto senza aver dimostrato di avere i mezzi e la voglia per arrivarci. Invece ci sono ragazzine che in questi giorni stanno facendo la maturità, che guadagnano già dei soldi veri. Quello forse è un piccolo passaggio da rivedere, che non dipende da noi, ma da chi gestisce tutto…

Molto dipende dalle persone, no? Una come Gasparrini non sembra montata, anzi sembra molto tosta…

Lei ha la testa sulle spalle, si è guadagnata quello che prende e non è una che si accontenta. Lei vuole di più, il corridore è fatto così. A differenza di tanti che si mettono a giocare coi social, Gaspa” si rimbocca le maniche e non perde un colpo (le due sono insieme nella foto di apertura, ndr). La vita è così.

Sua figlia Clarissa ha 9 anni e ogni volta che si può, la segue alle corse
Sua figlia Clarissa ha 9 anni e ogni volta che si può, la segue alle corse
Il campionato italiano di domenica è troppo duro per te…

E’ proprio duro. Vogliamo fare bene, perché corriamo una sola volta all’anno con le Fiamme Azzurre che ci sostengono tutto l’anno da una vita, specialmente nel mio caso, quindi partiremo per fare un’ottima gara. E se noi ragazze veloci abbiamo poche possibilità, aiuteremo Elena Cecchini che potrebbe entrare in una bella fuga. In ogni caso cercheremo di onorare la maglia, domenica correrò il mio ultimo campionato italiano su strada. E se ci penso, devo ammetterlo, adesso mi sembra un po’ strano…

Dalla Vuelta ecco la nuova Magnaldi. Pronta a vincere

11.05.2023
5 min
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Alla Vuelta le imprese della Realini hanno fatto passare un po’ in sott’ordine, in chiave italiana, la prestazione di Erika Magnaldi. L’ex granfondista ha confermato la sua grande propensione per le corse a tappe, chiudendo all’ottavo posto dopo essere stata per tutta la settimana a diretto contatto con le migliori.

La sua prestazione assume maggior valore pensando che le cose sarebbero potute andare anche meglio, se la classifica della Magnaldi non fosse stata resa difficile dall’esordio.

«Nella cronosquadre – racconta la ragazza del Uae Team Adq – non siamo andate benissimo, siamo finite fuori dalle prime 10 e abbiamo accumulato un distacco superiore ai 40” che di fatto ha pesato non poco sulla classifica. E’ stato un peccato perché poi non abbiamo sbagliato nulla, siamo sempre rimaste all’avanguardia e la mia posizione finale lo dimostra».

Alla Vuelta la cuneese ha chiuso ottava, a 4’46” dalla vincitrice Van Vleuten
Alla Vuelta la cuneese ha chiuso ottava, a 4’46” dalla vincitrice Van Vleuten
Nella tappa dei ventagli che è costata un grande ritardo alla Realini, tu eri l’unica italiana nel primo gruppo…

Non è stata fortuna, sapevamo che sarebbe stata una tappa difficile e l’avevamo studiata alla vigilia, evidenziando i punti delicati in caso di vento. Ci sarebbe stata battaglia, era chiaro che i team principali si sarebbero fatti la guerra e dovevamo rimanere davanti. Non siamo rimaste sorprese al momento dei ventagli, tanto è vero che alla fine nel primo gruppo eravamo in 3. Devo dire grazie alla squadra perché io patisco molto il vento. Devo dire che quel giorno ho provato una grande soddisfazione.

Com’eri arrivata alla corsa a tappe spagnola?

Ero in una buona forma, ma non al massimo. La ripresa dall’operazione all’arteria iliaca a ottobre è stata lunga e difficile, i dottori mi hanno detto che prima di giugno non avrei potuto ottenere il 100 per cento dal mio rendimento, quindi la mia Vuelta è stata davvero buona e questo mi fa ben sperare per i prossimi impegni.

La piemontese ha avuto un grande supporto dal team, soprattutto nella tappa dei ventagli
La piemontese ha avuto un grande supporto dal team, soprattutto nella tappa dei ventagli
Che dovrebbero prevedere sia Giro che Tour…

Non è ancora ufficiale chi verrà portato alle altre grandi corse a tappe – specifica la Magnaldi – si aspetta di sapere nei particolari come sarà il percorso del Giro d’Italia donne. La cosa comunque non mi spaventa e non sarebbe per me la prima volta, so che le capacità di recupero sono una mia prerogativa.

A tal proposito molto si è discusso sull’anticipo della Vuelta in primavera. Tu sei d’accordo?

Secondo me è stata una buona scelta. Parlo anche per interessi personali, nella collocazione precedente c’era ancora troppo caldo e a me non piace molto, anche se anche questa volta qualche giornata simil estiva l’abbiamo trovata. Il problema è che la Vuelta si è andata a inserire in un mese molto denso, che prevede tante prove a tappe anche in Spagna e infatti non farò tutto. E’ una fase delicata, bisogna lavorare in funzione del Giro, per arrivarci al meglio.

Per Erica l’estate si prospetta impegnativa, con Giro e Tour in rapida sequenza
Per Erica l’estate si prospetta impegnativa, con Giro e Tour in rapida sequenza
La tua preparazione, proprio in virtù della tua operazione, è cambiata?

Non tanto, ma il lavoro è stato molto delicato soprattutto perché ho dovuto completamente cambiare la mia posizione in bici, per non sollecitare troppo la zona interessata dall’arteria. Sono cambiati gli angoli di spinta e ho dovuto fare molto lavoro muscolare. L’inverno è stato difficile, ho potuto allenarmi poco e per questo, prima del periodo delle Ardenne, siamo stati tre settimane e mezzo in altura dove ho accumulato quei lavori e quei chilometri che non avevo potuto fare nei mesi precedenti.

Chi ti allena?

Dario Giovine, il mio compagno, è il preparatore del Team Colpack e un triathleta ancora in attività, oltre a gestire la MenteCorpo Coaching che ha anche un team di mtb di primo piano. E’ stato bravissimo nello riuscire a tenermi a freno dopo l’operazione, io avrei subito ripreso a mille, mi ha fatto fare piccoli passi, facendomi capire che dalla pazienza sarebbero venuti i migliori risultati.

La Magnaldi insieme al suo compagno e preparatore Dario Giovine, decisivo nella sua ripresa
La Magnaldi insieme al suo compagno e preparatore Dario Giovine, decisivo nella sua ripresa
Il lavoro non dev’essere stato semplice dovendo cambiare l’impostazione della pedalata…

Avevo iniziato a farlo già prima dell’operazione, proprio in previsione di questa e devo dire grazie anche ai meccanici di Sport3D che mi hanno molto aiutato in questo. Su questo tema però vorrei dire qualcosa in più…

Prego…

Non è un caso se il 20 per cento dei ciclisti professionisti soffre per questa patologia. Io credo che si possa e si debba fare di più in tema di prevenzione prima di arrivare alla soluzione chirurgica. E’ un ambito non troppo conosciuto, ma ormai ci sono centri in Italia e all’estero che lavorano proprio su questo, per arrivare a una diagnosi precoce. Studiando approfonditamente l’influsso di ogni posizione sul corpo, sul lavoro delle varie parti fisiche si può prevenire il problema.

La sua costanza di prestazioni non è passata inosservata, neanche da parte delle tv spagnole
La sua costanza di prestazioni non è passata inosservata, neanche da parte delle tv spagnole
Tanti piazzamenti, anche quest’anno, ma sinceramente ti manca il sapore della vittoria?

Sì, l’annuso ormai da tempo ma ancora non sono riuscita a metterci le mani sopra. La costanza di rendimento è sempre stata un mio punto forte, ma per vincere serve sempre qualcosina in più e devo ancora trovarla. Io sono sempre più consapevole delle mie possibilità, devo ancora scalare quell’ultimo gradino, ma non manca molto.