Mondiale donne, Sangalli: «Perfetto per Balsamo»

12.04.2023
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I due giorni del sopralluogo sui percorsi del mondiale di Glasgow hanno dato le prime indicazioni ai tecnici azzurri. Quelle di Bennati le abbiamo sentite la settimana scorsa, ieri abbiamo parlato con Amadori, mentre ora tocca a Paolo Sangalli darci il suo parere.

Il cittì della nazionale femminile dovrà guidare le proprie atlete su due prove in linea. Prima le juniores sabato 5 agosto, che faranno 5 giri del circuito cittadino per un totale di 70,5 chilometri. Domenica 13 invece toccherà alle elite. Per loro partenza da Balloch (sulle rive di Loch Lomond) e tratto in linea prima di entrare a Glasgow, dove faranno 6 giri del circuito per un totale di 155 chilometri.

Paolo com’è il percorso subito dopo il via?

Partiremo da questa cittadina sul lago, le cui strade attorno sono piuttosto larghe, con qualche “mangia e bevi”, ma con un fondo stradale non perfetto. Immagino, e lo spero, che le metteranno a posto nei giorni precedenti la gara. Dopo circa una trentina di chilometri affronteremo una salita. Si arriva a Fintry e si prende una stradina stretta che porta in cima ai rilievi di un’area naturale (il Parco Naturale di Loch Lomond e delle Trossachs Mountains, ndr). Dopo lo scollinamento si va verso Lennoxtown e da lì si fa rotta verso Glasgow senza altre difficoltà altimetriche. In tutto saranno una sessantina di chilometri.

Come sono salita e discesa?

Non sono difficili, in pratica sono dei lunghi falsopiani. Giusto per dare dei riferimenti: la salita è lunga 5,4 chilometri al 4 per cento di media, la discesa invece misura 5,2 chilometri e va giù al 5 per cento. Non credo che questo Gpm possa dare problemi alle atlete anche se si pedala senza piante. Se dovesse esserci brutto tempo o peggio ancora il vento, allora potrebbe succedere qualcosa, ma prima di entrare nel circuito c’è tutto il tempo per recuperare.

Perché poi nel tracciato di Glasgow sarebbe più complicato ricucire un eventuale svantaggio?

Quello è un circuito da posizione. Stare davanti sarà fondamentale. Ve lo ha già detto Daniele (Bennati, il cittì maschile, ndr), ci sono 42 curve in 14 chilometri. Ci sono punti in cui, se c’è qualche secondo di margine, non riesci più a vedere la testa della corsa. Il rettilineo più lungo è 800 metri. Se si resta dietro per troppo tempo, poi si soffrirà a forza di rilanciare e nel finale potresti pagare questo sforzo psico-fisico. Questa idea ce l’avranno tutte le altre nazionali e sarà una bella battaglia. Però noi italiane, e non lo dico perché ne sono il tecnico, siamo tra le più brave a mantenere le posizioni nella prima parte del gruppo.

Che riferimenti hai preso?

Di base il circuito ricalca quello dell’europeo del 2018, ma all’epoca ricordo che si arrivava dentro ad un parco verde. Stavolta l’arrivo è ancora più lineare e più da velocista. A 3 chilometri dal traguardo c’è l’ultimo strappetto (quello di Montrose Street, ndr) che lo si prende da una curva. Poi gli ultimi mille metri sono rapidi. Si affrontano due curve a sinistra intervallate da due rettilinei, il secondo dei quali è circa mezzo chilometro. Fino ai 400 metri la strada scende leggermente e poi spiana fino alla linea d’arrivo. Ma mi sono segnato anche dell’altro.

Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Cosa?

Intanto bisognerà capire dove metteranno le transenne. Se dovessero fare un mezzo barrage, si rischia di non poter passare per dare supporto alle atlete. Mi sono anche appuntato i posti per i rifornimenti, che saranno importanti. Poi c’è il solito grande limite delle radio. Tutti i corridori le utilizzano durante la stagione, ma a mondiali ed europei sono vietate. Faccio molta fatica a comprendere questa decisione. Ma lo dico per una questione di sicurezza. In circuito, specialmente in uno con così tante curve, rischi di entrare forte in una di queste e trovarti una grossa caduta dietro l’angolo finendoci sopra. Contesto questa scelta proprio perché è illogica.

L’Italia di Paolo Sangalli come correrà? Per una ruota veloce o per un colpo di mano?

Sapete che io non voglio nascondermi. La mia idea è quella di partire con Balsamo come leader, ma è ovvio che ci voglia una alternativa. Sia come velocista, sia come finisseur. Abbiamo ragazze forti allo sprint come Consonni o Barbieri che possono andare bene in un circuito così. Ma abbiamo anche una ragazza come Longo Borghini che non si discute mai, né per la sua partecipazione né per la grande gara o grande lavoro che farebbe. Lei ha nelle sue corde la possibilità di vincere su un percorso del genere.

Che tipo di corsa potrebbe saltare fuori?

Naturalmente se dovesse piovere, tutto ciò che abbiamo detto finora verrebbe amplificato. Per me sarà un mondiale che verrà corso come una classica del Nord. E a quel punto penso anche ad altri nomi. Cecchini, Guarischi, Confalonieri, Persico, Bertizzolo e tante altre. Tutte ragazze che sono importantissime nelle proprie squadre in gare di quel livello. Conterà vedere con che condizione psico-fisica arriveranno al mondiale dopo un Tour Femmes che avrà creato stress. In ogni caso credo che siamo ben attrezzati ad ogni evenienza.

Sulle giovani il discorso è lo stesso o cambia tanto?

Partendo dalle U23, Gasparrini è un’atleta che ha le caratteristiche giuste per questo mondiale. Se dimostrerà di andare forte potrebbe fare la sua corsa all’interno della corsa stessa. Però noi vogliamo vincere il titolo elite e se lei dovesse tornare utile per fare un determinato lavoro allora potrebbe essere sacrificata. Questo lo decideremo molto più avanti. Per quanto riguarda le juniores invece ci vogliono ragazze potenti, veloci, scattanti e chi recupera meglio da uno sforzo all’altro. A Glasgow, Venturelli può arrivare da sola ma abbiamo anche le velociste. Devo solo capire come si comporteranno nei prossimi appuntamenti con la nazionale. Se ne sono già accorte alla Gand a fine marzo il livello che incontreranno.