Probikeshop dalla Francia alla scoperta di Santini

12.10.2022
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L’e-commerce francese Probikeshop ha recentemente fatto visita a Santini, punto di riferimento nel mondo dell’abbigliamento dedicato al ciclismo. L’iniziativa fa parte del “Probike Tour Series”, un format creato dalla stessa Probikeshop per presentare le aziende con le quali collabora e i cui prodotti sono in vendita sul proprio e-commerce. La formula è semplice e nello stesso tempo efficace. Sono le stesse aziende a raccontarsi attraverso un video

A guidarci nella visita alla sede di Santini troviamo ancora una volta Marie Pizzera, Field Marketing Coordinator Europe di Probikeshop. Ad accompagnarla Andrea Pellegrinelli dell’ufficio marketing di Santini.

Nello showroom fanno bella mostra di sé le maglie più importanti firmate da Santini
Nello showroom fanno bella mostra di sé le maglie più importanti firmate da Santini

Si parte dalla storia

Il video che ci racconta Santini non poteva che partire dalla sua storia. Tutto è iniziato nel 1965 in un garage di Dalmine per mano di Pietro Santini, ancora oggi alla guida dell’azienda con il supporto fondamentale delle figlie Monica e Paola, rispettivamente Amministratore Delegato e Marketing Manager.

Una lunga storia iniziata con le prime maglie in lana fino ad arrivare alle maglie di oggi realizzate con tessuti innovativi ed ecologici. In mezzo tantissimi successi sportivi e soprattutto aziendali. Due su tutti meritano sicuramente di essere ricordati: il rapporto storico con l’UCI e il Tour de France. A partire da quest’anno Santini “veste” il vincitore della più importante corsa a tappe del mondo.

La maglia gialla, il fiore all’occhiello di Santini
La maglia gialla, il fiore all’occhiello di Santini

Dal disegno al prodotto finito

Marie Pizzera e Andrea Pellegrinelli ci hanno guidato alla scoperta di tutti i passaggi che portano alla nascita di ogni singolo capo Santini. Si parte dal disegno, passando poi per la fase di stampa e al passaggio del disegno stesso sul tessuto. Successivamente si passa alla cucitura dei tessuti stampati e tagliati per dare vista al prodotto finale.

In Santini tengono tantissimo a che ogni prodotto sia perfetto. Assume così un aspetto fondamentale il controllo minuzioso di ogni singolo capo realizzato. Questa fase ancora oggi viene fatta manualmente. Chiude il processo produttivo la fase di imballaggio al termine della quale ogni singolo prodotto è pronto per essere venduto.

Le nuove collezioni

Nella visita realizzata da Probikeshop a casa Santini non poteva mancare lo showroom dell’azienda bergamasca. Si tratta di un ambiente elegante dove sono esposte le nuove collezioni e le divise speciali dei team con i quali Santini collabora. Fra questi spiccano la Trek-Segafredo e la nazionale di ciclismo australiana con la quale Santini collabora da anni, forte di un rapporto davvero speciale. All’interno dello showroom fanno inoltre bella mostra di sé alcune delle maglie che hanno fatto la storia del ciclismo: dai campionati del mondo, al Giro d’Italia, alla Vuelta di Spagna.

Probikeshop

Bontrager Ion: le luci per una pedalata sicura

10.10.2022
3 min
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Quando si pedala la sicurezza è fondamentale, in tutte le situazioni: che si percorrano ciclabili o strade più o meno trafficate. Gran parte della sicurezza passa dalla visibilità: vedere, ma anche essere visti. Per questo Bontrager, marchio che produce accessori per ciclismo di proprietà Trek, propone tre prodotti differenti per ogni situazione. Le luci Bontrager sono le stesse che usa il team Trek-Segafredo per allenarsi ogni giorno in completa sicurezza.

La luce Ion Pro RT può essere connessa ai dispositivi Bontrager ANT+ e Garmin così da attivare la modalità “always on”
La luce Ion Pro RT può essere connessa ai dispositivi Bontrager ANT+ e Garmin così da attivare la modalità “always on”

Ion Pro RT/Flare RT

Un set che garantisce la massima visibilità anche in condizioni di luce diurna. La luce frontale Ion Pro RT dispone dell’energia sufficiente per illuminare qualsiasi sentiero. Per quanto riguarda invece la luce posteriore la Flare RT consente di essere visti anche a distanza di 2 chilometri in qualsiasi situazione. Garantisce 12 ore di autonomia, quindi può lampeggiare tutto il giorno: in più nella modalità risparmio energetico si hanno altri 30 minuti di autonomia extra. Entrambe le luci possono essere connesse a dispositivi Bontrager ANT+ e Garmin per funzione “always on” (sempre accesa). E’ possibile caricare i due dispositivi anche tramite porta USB. 

La Ion 100 R e Flare R City sono vendute insieme a due staffe Quick Connect ed al cavo di ricarica USB
La Ion 100 R e Flare R City sono vendute insieme a due staffe Quick Connect ed al cavo di ricarica USB

Ion 100/Flare R City

Due accessori dal design compatto pensati per l’utilizzo urbano, presentano entrambi un’ottica concentrata e una modalità flash intermittente ad ampio raggio. Caratteristiche che permettono una grande visibilità in tutte le situazioni. Anche questi due dispositivi sono ricaricabili tramite porta USB. Nel caso le due luci si dovessero scaricare, quando la batteria scende al di sotto del 5 per cento la potenza luminosa viene ridotta per estendere notevolmente l’autonomia residua.

La luce anteriore Ion 200 RT ha a disposizione ben 4 livelli di intensità luminosa differenti
La luce anteriore Ion 200 RT ha a disposizione ben 4 livelli di intensità luminosa differenti

Ion 200 RT

Questo prodotto offre le stesse prestazioni di una luce di marcia diurna, ovvero il modo più semplice ed efficace per aumentare la visibilità su tutte le tipologie di strade. Al contrario delle altre luci la Ion 200 RT è molto più compatta per un peso ed un ingombro decisamente più contenuti. E’ contraddistinta da un lampeggio molto nitido e specifico, che rende il ciclista visibile fino a 2 chilometri di distanza.

La Ion 200 RT ha ben 4 modalità di fascia luminosa disponibili: 200 Lumen, per una durata di un’ora e mezza,  100 Lumen per un tempo di utilizzo di 3 ore. Se si scende a 5 Lumen le ore di autonomia arrivano fino a 14. E’ disponibile anche la modalità lampeggio notturno che porta la durata a 30 ore. E’ stato inserito anche un sensore in grado di regolare automaticamente la fascia di luce. Anche la Ion 200 RT è venduta insieme alla luce posteriore Flare RT

Bontrager

Tiberi non ha dubbi: «O sei under 23 o sei pro’»

02.10.2022
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Fedorov ha fatto la Vuelta e ha vinto il mondiale under 23. Anche noi avevamo un ragazzo, un talento, che ha fatto la Vuelta, ma al mondiale non ci è andato. Parliamo di Antonio Tiberi. Messa così sembra anche facile. Se avesse spiccato il volo per Wollongong di certo avrebbe detto la sua. Forse sì, forse no. 

Ma non siamo qui per fare processi, bensì per sapere il parere del corridore stesso in merito ad una questione che in qualche modo è aperta. E che avrebbe potuto vederlo protagonista. Questione, per altro, emersa anche ieri parlando con Luca Guercilena, il team manager della Trek-Segafredo. E come vedrete tra i due, dirigente e corridore, c’è una forte coerenza di pensiero.

L’ultima apparizione di Tiberi in azzurro risale alla Coppa Sabatini del 2020 quando era ancora alla Colpack
L’ultima apparizione di Tiberi in azzurro risale alla Coppa Sabatini del 2020 quando era ancora alla Colpack
Antonio, ti sarebbe piaciuto rispondere presente ad una convocazione di Amadori per Wollongong?

Sì, dai… sarebbe stata una bella esperienza. Mi avrebbe fatto piacere.

Però Amadori aveva fatto un sondaggio alla Coppi e Bartali, poi lasciò cadere la proposta in quanto non ebbe segnali d’interesse da parte della squadra…

Personalmente non ci ho parlato, semmai non di questo. Nulla di particolare nelle conversazioni in quella occasione. Magari ne hanno parlato Marino e i diesse, Baffi per esempio, ma nessuno mi ha interpellato. In ogni caso mi va bene aver fatto la Vuelta.

Cosa pensi invece tu, Antonio, che un corridore che ha fatto la Vuelta abbia vinto il mondiale U23?

Sicuramente è un vantaggio. Ha corso con molta gente che fa solo il calendario under 23. Tuttavia da un lato la vedo in senso negativo, sinceramente. A me avrebbe fatto piacere andare, ma non è molto giusto. Ragazzi che sono già nel WorldTour e fanno solo o quasi gare di alto livello, contro ragazzi che fanno un’altra attività: non ha senso. E se poi se uno del WorldTour vince, la maglia iridata quando la vediamo?

I primi 9 del mondiale venivano da una WT o vi avevano fatto lo stagista. Solo l’australiano Dinham (7°) non aveva un contratto neanche per il 2023
Fra i primi 9 del mondiale, 8 venivano da una WT o vi avevano fatto lo stagista
Questa estate hai preparato la Vuelta, ti sarebbe piaciuto magari preparare anche Avenir e mondiale?

E’ un po’ il solito discorso. Non riuscirei a fare un confronto tra preparare un Avenir e un mondiale under 23 con una Vuelta. Fosse stato un mondiale dei professionisti sarebbe stato diverso, ma così ho dato più importanza alla Vuelta.

Un po’ ci sorprendi. Che un corridore delle tue caratteristiche possa “glissare” sul mondiale, corsa di un giorno, ci sta, ma credevamo che un Avenir fosse diverso. Che ti avrebbe fatto più gola. Uno come te sarebbe andato per giocarsela…

Sì, l’Avenir è una corsa prestigiosa, importante. E’ una vetrina soprattutto per chi vuol passare in un team importante. Messa così, mi sembrerebbe di andare a togliere un posto, o comunque dello spazio, ad un ragazzo che sta cercando un posto in una WorldTour. 

Chiaro, però se andiamo a vedere l’ordine di arrivo dello scorso anno per esempio Johannesen aveva già il contratto con la Uno-X (squadra in crescita), Zana era con la Bardiani Csf Faizanè e Rodriguez addirittura con la Ineos-Grenadiers

Quello è vero, ma ripeto, resta pur sempre una gara under 23 ed è anche diverso il modo di correre in quella categoria. Per me, o sei under 23 nel vero senso della parola o sei professionista. E se sei un pro’ non vedo il senso di continuare a fare l’under. Poi dipende anche da dove sei. Zana, per esempio, era alla Bardiani, una professional e non sempre aveva la possibilità di fare delle gare WorldTour. In quel caso ci sta anche che possa andare all’Avenir.

Il laziale alla Vuelta davanti a Carapaz. Ritrovarsi all’improvviso fra gli U23 potrebbe non essere così facile come sembra
Il laziale alla Vuelta davanti a Carapaz. Ritrovarsi all’improvviso fra gli U23 potrebbe non essere così facile come sembra
Hai detto modo diverso di correre. Cosa intendi?

Negli under 23 è diverso lo stile di gara. Magari all’Avenir è un po’ più alto il livello e questa differenza si avverte meno, ma nelle gare under 23 si parte forte, c’è sempre un rimescolamento. Nei pro’ una volta andata via la fuga ci si gioca tutto negli ultimi 50 chilometri, dove si va forte veramente e chi ha gamba… ha gamba.

Come a dire che c’è un andamento più regolare. Ultima domanda. Avete fatto la Vuelta entrambi: parlavi mai con Fedorov? E come lo vedevi?

Sinceramente non abbiamo parlato molto, però era sempre lì a lottare e si vedeva che pedalava bene.

Da Vacek al mondiale U23 per Tiberi: il no di Guercilena

01.10.2022
6 min
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Alle spalle dell’iridato Fedorov, sul podio degli under 23 di Wollongong è salito Mathias Vacek, corridore della Repubblica Ceca, che nel 2022 è rimasto fermo per 4 mesi a causa del caso Gazprom. Si sapeva già che fosse promesso alla Trek-Segafredo, ma l’annuncio è stato dato solo alla metà di agosto. La sua presenza nella gara australiana, ci offre lo spunto per affrontare il tema dei giovani con Luca Guercilena, team manager della squadra americana. Probabilmente infatti, se Vacek fosse stato già un corridore WorldTour non avrebbe partecipato al mondiale, come pure è successo con Antonio Tiberi.

Luca Guercilena ha 49 anni ed è il team manager della Trek-Segafredo
Luca Guercilena ha 49 anni ed è il team manager della Trek-Segafredo
Come siete arrivati a Vacek?

Da quasi tre anni, abbiamo iniziato un programma di scouting con Markel Irizar, nostro ex corridore. Vacek ce l’aveva segnalato già da tempo, già dagli juniores. Avevamo trovato l’accordo l’anno scorso, con l’idea di farlo crescere con più tranquillità. Per questo era andato alla Gazprom, per starci nel 2022 e poi avremmo parlato anche del 2023. L’idea era che rimanesse per un paio d’anni e poi passasse con noi. Quello che è successo ci ha portato a inserirlo prima.

Questo progetto di scouting su che numeri si muove?

Cerchiamo di non fare cose esagerate. L’indicazione è di stare sui 10 atleti, perché comunque non puoi inserirne troppi. L’idea è di avere un gruppo ristretto di ragazzi di età differenti. Li segui, gli dai la bicicletta e un minimo di assistenza, li porti in ritiro, vai a vederli quando fanno le gare internazionali. Sapendo che di 10, magari quelli che possono passare sono un paio e quindi ci focalizziamo su quelli. E’ stato così con Skjelmose, Simmons, Tiberi e lo stesso Baroncini. 

Che cosa cercate?

Il lavoro che stiamo cercando di fare è quello di avere atleti che abbiano già un curriculum valido dal punto di vista del talento e dal punto di vista fisiologico. E poi che abbiano capacità fisiche in gara, quindi anche un curriculum di risultati in crescita. Irizar fa queste valutazioni. Li va a vedere. Li conosce. Va in ritiro. Parla con i direttori sportivi delle squadre dilettanti. In modo che quando passano, sia gente che si inserisce bene nel gruppo e già un po’ in linea con le aspettative della squadra. 

Mondiali U23 crono del 2021: Baroncini parla di bici con Irizar e De Kort, osservatori della Trek-Segafredo
Mondiali U23 crono del 2021: Baroncini parla di bici con Irizar e De Kort, osservatori della Trek-Segafredo
Avete seguito Vacek durante i mesi senza correre?

Innanzitutto, visto il momento particolare, abbiamo cercato di capire quale potesse essere il suo calendario con la nazionale, dopodiché gli abbiamo dato bicicletta, scarpe, casco. Poi gli abbiamo offerto supporto per l’allenamento, confermandogli le nostre intenzioni. Per farlo sentire parte del gruppo, sebbene non potesse correre.

Nella conferenza stampa è parso esaltato dall’idea di passare nella squadra WorldTour…

Vacek ha sempre dimostrato talento, quest’anno sicuramente era partito col piede giusto, poi è successo quello che è successo. Ha dovuto fermarsi. E’ stato a lungo senza correre e poi ha avuto solo un calendario di dilettanti. Adesso invece passa nel WorldTour. E’ ovvio che per un ragazzo giovane sia un cambio di vita abbastanza sostanziale.

A Wollongong Vacek ha collaborato con Fedorov, per poi perdere nella volata a due
A Wollongong Vacek ha collaborato con Fedorov, per poi perdere nella volata a due
Che tipo di attività gli proporrete?

Quando passano il primo anno in World Tour, ponderiamo bene. Valutiamo in primis il numero totale di corse e quali. E poi semmai dove potranno provare a fare risultato, normalmente sempre nella seconda parte di stagione. Per cui è chiaro che si fa tutto con tranquillità. Ovvio che nel caso di Mathias, che ha già vinto una tappa al UAE Tour, si possa pensare ad un calendario leggermente più consistente rispetto a un neopro’.

E qui veniamo ai mondiali U23. Mandereste un vostro U23 a farlo?

Se c’è un’esigenza assoluta, sicuramente lo valutiamo. Però come filosofia del team, eviterei ad atleti che già sono nel WorldTour di andare al campionato mondiale under 23. Se uno corre a un determinato livello, non ha senso poi confrontarsi con i dilettanti under 23 o quelli delle continental. Però dipende sempre dal Paese che te lo chiede.

Cioè?

Se è un Paese che ha difficoltà a mettere insieme il numero minimo di corridori, se ne ragiona. Ma se parliamo di Italia o Francia, ad esempio, per me non ha senso. Perché allora in realtà il mondiale U23 lo avrebbe vinto Remco e secondo avrebbe fatto Skjelmose, quindi è un po’ un guazzabuglio di situazioni.

Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa del UAE Tour
Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa del UAE Tour
Amadori dice di aver sondato Tiberi e di aver percepito freddezza. Non credi che per lui, che non fa un mondiale dal 2019, sarebbe stato comunque il modo per imparare a gestire certe situazioni?

A mio parere no, perché corri tutto l’anno con atleti più forti di te, cercando comunque di fare risultato: Antonio ad esempio in Ungheria è riuscito a vincere. Ti ritrovi a un mondiale dove partono in 20-30 di quel livello e tutto il resto magari arriva da continental e squadre dilettantistiche vere e proprie. Alla fine secondo me ha un valore relativo, lo vedo sinceramente come qualcosa di non necessario.

Perché?

Secondo me è una questione di meritocrazia. Se il sistema valuta che sei già in grado di essere competitivo a livello superiore, non vedo perché devi andare a competere a livello inferiore. Sembra anche brutto dire così. Secondo me invece il mondiale under 23 deve dare la possibilità di progredire ai ragazzi che sono ancora in fase di crescita e non hanno ancora dimostrato il loro potenziale.

Nel calcio la nazionale U21 va alle Olimpiadi.

Se è solo per premiare i più giovani, allora che partecipino al livello elite e poi si premia il primo di loro. Fra le donne, la Guazzini ha vinto la crono e la Fisher Black la strada. Il calcio manda gli under 21 alle Olimpiadi, ma sappiamo che, per quanto importanti a livello calcistico, i Giochi vengono vissuti come una competizione minore.

L’ultimo foglio firma di un mondiale firmato da Tiberi è quello di Harrogate nel 2019, da junior
L’ultimo foglio firma di un mondiale firmato da Tiberi è quello di Harrogate nel 2019, da junior
Difficile gestire la gara nella gara…

Lo so, ma chi è il miglior under 23 al mondo? E’ Fedorov o Evenepoel, visto che hanno la stessa età? Secondo me è una scelta che andrebbe regolamentata. Io credo che a livello dilettantistico si debba ricominciare a pensare veramente ai punteggi, come si faceva ai nostri tempi. Insomma, quando avevi accumulato un determinato punteggio, non potevi più correre con la categoria inferiore e portare via le corse a chi studiava o aveva bisogno di crescere più gradualmente. Mentre se io faccio il corridore di mestiere e ho già accumulato 50 punti internazionali al 31 di gennaio, ha poco senso che poi vada ancora a correre le gare provinciali con quelli che studiano. Il sistema di punteggio era più meritocratico e secondo me tutelava la categoria.

Però resta il dubbio che a Tiberi avrebbe fatto bene essere là…

Senza dubbio, io dico solo che deve esserci una regola. Decidiamo, ad esempio, che nessun under 23 può partire con gli elite nel mondiale strada e quindi partono tutti per età. Ma nel momento in cui decidi che c’è una categoria under 23 e la gestisci come si fa oggi, allora non ha più minimamente senso. Perché, rispondendo alla domanda precedente, il miglior under 23 che c’è al mondo oggi è Evenepoel e non Fedorov.

Ilaria Sanguineti alla Trek torna al servizio di Elisa Balsamo

26.09.2022
5 min
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«Yaya, non perderla mai di vista. Da adesso fino all’arrivo». Agli europei di Monaco, fuori dal pullman della nazionale prima della partenza, il cittì Paolo Sangalli aveva assegnato ad Ilaria Sanguineti il compito di fare da angelo custode ad Elisa Balsamo. Detto, fatto e medaglia d’argento dietro il totem Wiebes.

Un ruolo importante, quello ricoperto in azzurro dalla 28enne ligure, che diventerà fisso nelle prossime due stagioni. A partire dal 2023 Sanguineti passerà infatti dalla Valcar Travel&Service alla Trek-Segafredo per uno dei colpi di mercato più rilevanti. L’ufficialità è arrivata una settimana fa, anche se la notizia era sempre più nell’aria da inizio luglio. Anzi, inizialmente era stato divertente giocare con Ilaria ad “acqua o fuoco” mentre le chiedevamo conferma sulle prime voci sul suo trasferimento. Ora con lei ne possiamo parlare più serenamente…

Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Yaya innanzitutto, che sentimento provi nel lasciare la Valcar?

Naturalmente mi dispiace tanto. Siamo tutte tristi, io come le mie compagne che andremo via. C’è sempre stato un grande rapporto fra noi ragazze e lo staff. Con Valentino e il Capo (il presidente Villa e il team manager Davide Arzeni, ndr) mi sono sempre sentita come a casa, anche se con Davide ho un legame di amore-odio (dice scherzando, ndr) che mi mancherà. Però si stavano evolvendo un po’ di situazioni, era giunto il momento di fare delle scelte anche per me.

Raccontaci pure. Come è nato questo contatto?

Durante le classiche di primavera al Nord si sentiva parlare di alcune trattative e alcuni movimenti delle squadre per l’anno prossimo. Erano chiacchiere, anche noi della Valcar non ne eravamo esenti, visti i buoni risultati fatti. Tante mie compagne avevano ricevuto proposte, io no invece. Durante quelle trasferte loro dicevano che ci stavano riflettendo, che ne avevano già parlato con Arzeni e che avrebbero colto l’opportunità di andare nel WorldTour. Io invece, appunto, mi sono ritrovata a pensare se sarei rimasta, e con chi a quel punto, o se sarei dovuta andare anch’io. Ma non avevo ancora nessuna offerta.

Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Come si è evoluta la situazione?

Alla mia età se passano certi treni devi prenderli al volo. Anch’io ho parlato con Capo ma ho interpellato pure il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr). Lui ha sondato il terreno in giro tra le squadre poi il vero interessamento generale su di me c’è stato l’11 giugno dopo la mia vittoria alla Dwars door het Hageland. Quando vinci è normale che ti cerchino. Dieci giorni dopo, al termine del Giro di Svizzera abbiamo avuto il contatto definitivo con la Trek-Segafredo. E da lì abbiamo trovato l’accordo.

Come hai reagito quando lo hai saputo?

Ero al telefono con Lorenzo che mi aveva chiamato per dirmi che aveva in mano l’ingaggio e che mancava solo il mio benestare. Ho avuto 10/15 secondi di silenzio totale. Lui pensava che fosse caduta la linea o che fossi svenuta (ride, ndr). Mi ha riformulato la domanda ed io gli ho risposto di sì senza nemmeno farlo finire, dicendogli che sarei andata alla Trek anche per portare le borracce. Non ho ancora realizzato questo trasferimento.

Cosa rappresenta per te?

E’ un sogno. Sono ancora fuori di testa. Non avrei mai pensato di arrivarci. Però, prima di tutto, mi devo chiedere se sarò all’altezza. E di conseguenza trovare le risposte in fretta. Penso che sarà contemporaneamente un punto di arrivo e di partenza. Punto di arrivo perché credo di averci messo del mio negli ultimi anni. Forse, facendo per una volta l’egoista io che non mi sono mai presa troppo in considerazione, penso di essermi meritata questo passaggio. Sarà però anche un punto di partenza perché per me inizierà una nuova carriera, ripartendo quasi da zero. Vado a fare le stesse cose che ho fatto finora ma più in grande. Avrò più responsabilità. Dovrò calarmi in un’altra realtà, ancor più professionale senza nulla togliere alla Valcar. Non cambierò il mio modo di essere ma so che dovrò essere più formale, soprattutto essendo l’ultima arrivata.

Cosa ti ha detto Elisa del tuo arrivo? Pensi che possa averci messo una buona parola?

Lei era più felice di me (confida sorridendo, ndr). Sicuramente avrà parlato bene di me come credo che abbiano contato le opinioni di Arzeni e del mio agente. Con Elisa siamo state assieme in Valcar per quattro anni e siamo diventate molto amiche tanto da avere un tatuaggio in comune con lei e Silvia Pollicini. Elisa in quel periodo ha imparato a fidarsi di me in gara e lo ha rivisto in nazionale. Per me è un onore essere il suo pesce-pilota. Amo fare quel lavoro e per lei sarà speciale. E poi Elisa ed io ci eravamo ripromesse che ci sarebbe piaciuto essere nuovamente compagne di squadre.

Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Visto il vostro rapporto, avrai più pressioni o sarai più serena nello svolgere il tuo ruolo?

Penso che possa essere un punto a nostro favore avere questa sintonia. Perché sarà più facile risolvere le eventuali incomprensioni o problemi che si possono creare nei finali di gara. Sono certa comunque che lei e l’altra Elisa (Longo Borghini, ndr) mi aiuteranno ad inserirmi in squadra e quindi avere meno problemi nelle varie tattiche.

Sanguineti che lancia Balsamo alla vittoria. Qual è la gara che vorresti che finisse così?

Ce l’ho già pronta. Il Giro delle Fiandre. Vincerlo così sarebbe un sogno davvero. Allargando il campo vi posso dire un’altra bella classica del Nord, tipo la Roubaix. Però, visto che non vedo l’ora di iniziare, vi dico che andrebbe anche la prima gara che faremo assieme.

Balsamo, l’ultimo bacio a Madrid e poi la valigia per Sydney

16.09.2022
4 min
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Elisa Balsamo, 24 anni, ha chiuso la valigia e per la prima volta da un anno, al suo interno non c’era la maglia iridata. Nel momento in cui leggerete questa parole, la campionessa del mondo in carica è in volo fra Malpensa e Abu Dhabi, da cui poi con gli altri azzurri spiccherà il volo verso Sydney.

La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021
La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021

«Diciamo che ha fatto abbastanza effetto – dice – non portare quella maglia. Mi consolo col fatto che è stato un anno veramente positivo. Però nel dubbio non ho riposto niente, chi lo sa come finisce la storia…».

Gli occhi puntati

Il percorso di Balsamo fino ai mondiali di Wollongong è passato per la Vuelta, con una vittoria di tappa che ha confermato la buona condizione. E anche se il mondiale, come ama ripetere, è sempre qualcosa di particolare, il senso di aver fatto il proprio dovere è una bella compagnia su cui appoggiarsi.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante

«L’anno scorso – spiega – arrivai a Leuven con addosso la rabbia di voler risollevare una stagione difficile che non era andata come volevo (la delusione delle Olimpiadi fu davvero un duro colpo, ndr). Adesso invece arrivo dalla stagione più bella e sicuramente ho più occhi puntati addosso. L’anno scorso nessuno avrebbe creduto che fossi capace di vincere un mondiale, adesso magari a qualcuno potrebbe venire in mente. Perciò volo in Australia con l’idea di dare il massimo, ma senza mettermi troppe pressioni addosso».

Un mondiale aperto

Di sicuro questi mesi nella Trek-Segafredo hanno mostrato una Balsamo molto più solida e meno… velocista. La vittoria nel Trofeo Binda, che il suo tecnico Arzeni aveva teorizzato in anni non sospetti, ha iniziato a mostrare un’atleta completa che vincendo poi anche la Gand-Wevelgem e il campionato italiano, ha dimostrato di saper stringere i denti in salita. E poi di sapersi sempre fare giustizia con il suo sprint. Per questo il percorso nervoso di Wollongong – lungo 164,3 chilometri con tratto in linea, salita lunga e 5 giri del circuito – potrebbe non essere uno scoglio insormontabile.

Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare
Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare

«E’ un tracciato molto aperto – riflette – e dipenderà molto da come verrà affrontato. Potrebbe succedere che la Van Vleuten punti a tutta la salita lunga e che si ritrovino nel circuito finale in un piccolo gruppo selezionato, come anche che vada via una fuga più innocua e alla fine si rimescoli tutto. Sicuramente la Trek-Segafredo mi ha dato tanto. Avere compagne esperte come Elisa Longo Borghini, Lucinda Brand ed Ellen Van Dijk aiuta a crescere. Alla Valcar non c’erano, per cui sono soddisfatta di quello che ho fatto prima e anche molto della mia scelta successiva».

L’iride in gioco

In questo quadro di solidità, si inserisce anche il nuovo progetto azzurro di Paolo Sangalli, che ha ripreso il buono costruito negli ultimi anni da Salvoldi e ha portato dentro la sua flemma e la capacità di vivere vigilie e avvicinamenti meno pressanti.

Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek
Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek

«Abbiamo una bella squadra – dice Balsamo – con la sola pecca di Marta (Cavalli, ndr) che sconta ancora i postumi della caduta del Tour. Credo che saremo un bel gruppo, pronto a reagire alle situazioni della corsa. Sangalli sta cercando di darci tranquillità, non mette pressioni e questo lo apprezzo molto, perché preferisco lavorare concentrata seguendo il mio percorso. E comunque anche per lui sarà il primo mondiale, magari sarà emozionato. Quindi si va in Australia per rimettere in gioco la mia maglia iridata. Sicuramente mi ci sono affezionata, ma in ogni caso sono molto contenta di come siano andate le cose finora».

Trek Domane SL, SLR e RSL: le più leggere e veloci di sempre

08.09.2022
6 min
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Trek piomba sul mercato con tre nuovi gioielli da strada. Sono le Domane SL, Domane SLR e Domane RSL. Di quest’ultima vi avevamo parlato in esclusiva in seguito alla vittoria di Elisa Longo Borghini alla Parigi-Roubaix Femmes 2022 in sella alla versione più racing della nuova gamma. 

La quarta generazione delle Domane mantiene il comfort di guida che la caratterizza ma si rifà il vestito con prestazioni elevate grazie a un’anima più versatile, più leggera e più performante di sempre. Scopriamo insieme tutte le caratteristiche e le peculiarità che le differenziano da ogni concorrenza. 

Nuova concezione

Domane SL (con il composito OCLV 500) e Domane SLR (OCLV 800) presentano la stessa tecnologia e lo stesso modello di telaio. Più semplice, il disaccoppiatore IsoSpeed posteriore di nuova concezione e l’uso del carbonio OCLV 800 Series più sofisticato (solo nella versione SLR) contribuiscono ad alleggerire il peso di circa 300 grammi. RSL invece è quella più corsaiola.

Alla fase di sviluppo, insieme agli ingegneri di Trek, Elisa Longo Borghini ha contribuito con le sue competenze tecniche sul campo e non solo. La progettazione ha trovato il suo fulcro in una linea non aero, ma che si rivolge ad una dinamica incentrata sulle lunghe distanze e sul comfort quando il fondo diventa sconnesso. A conferma di ciò la campionessa italiana in sella alla versione RSL ha conquistato la Parigi-Roubaix Femmes al suo esordio. 

Geometria per il comfort e non solo

I modelli Domane SL e SLR utilizzano una geometria endurance. Rispetto alla geometria H1.5 dei modelli Madone ed Émonda, la endurance presenta un tubo orizzontale più alto e un passo più lungo per massimizzare il comfort e la stabilità. Il modello Domane RSL è orientato alle competizioni, tuttavia, mantiene una geometria H1.5

Caratteristiche che farebbero pensare ad una bici che sfrutta compromessi per riuscire ad accontentare gli utenti. Così non è perché come ha affermato Elisa Longo Borghini «E’ una bici ideale per le gare, perché reattiva negli sprint e dispone di un ottimo inserimento in curva». 

L’indole delle nuove Domane è rivolta alla strada, ma non si sottrae ad un utilizzo che si spinge verso il gravel, ovviamente adatta al pavé e alle strade bianche. Nonostante non sia una bici aero gli ingegneri hanno assottigliato e applicato le sezioni in Kammtail Virtual Foil (KVF) per renderla più fluida e filante. Inoltre è presente il nuovissimo cockpit integrato per una migliore aerodinamica. Così come il reggisella con perno KVF a D per accentuare l’aerodinamica.

IsoSpeed solo al posteriore

L’IsoSpeed al posteriore è stato implementato con l’obiettivo di regalare un comfort perfetto. Rispetto ai precedenti modelli è stato abbandonato il sistema che si trovava nell’avantreno, permettendo di alleggerire la bici ancora di più. 

Il disaccoppiatore posteriore di nuova concezione è progettato per offrire il massimo comfort e per ridurre i pesi. 

La più versatile

Una quarta generazione che non ha limiti. Il passaggio ruota per pneumatici fino a 38c e la geometria endurance stabile e confortevole offrono ai ciclisti la versatilità necessaria per affrontare qualsiasi fondo.

Il portaoggetti nel tubo obliquo (mutuato dalla versione precedente e dalla Checkpoint), i supporti invisibili per i parafanghi e i nuovi attacchi per le borse sul tubo orizzontale offrono la possibilità di mantenere la Domane snella e pulita oppure di equipaggiarla al meglio per le uscite più lunghe. 

La versione con Kit telaio Race Shop Limited (RSL) si rivolge a chi privilegia la velocità e le prestazioni rispetto al comfort e alla versatilità. Questo kit telaio prevede una postura di guida H1.5 più aggressiva, rinunciando però al vano portaoggetti nel tubo obliquo e adottando un passaggio ruota più piccolo (capacità fino a 35mm) per ridurre ulteriormente i pesi.

Pregi tecnici

Rispetto al passato la cura dimagrante è stata importante. Si tratta di un risparmio di peso che sfiora i 700 grammi per i modelli SLR (la taglia di riferimento è la 56) e di 300 grammi per le versioni SL. E poi c’è la RSL, con un valore alla bilancia dichiarato di 1,6 chilogrammi (numero che si riferisce al frame-kit taglia 56 nella sua completezza). Il supporto per borsa tubo orizzontale superiore dona una configurazione più pulita durante le uscite più impegnative. Le Domane sono compatibili con trasmissioni meccaniche e il telaio non prevede il ferma guaina del deragliatore anteriore, il che significa è possibile utilizzare solo modelli con un fermo integrato, come quelli a levetta di Shimano. Per questo motivo, i deragliatori anteriori meccanici SRAM non sono compatibili.  

Il nuovo reggisella è disponibile in due lunghezze (280mm e 320mm) con due offset (5mm e 20mm). I mozzi hanno misure di 100x12mm anteriore, 142x12mm posteriore. Mentre la scatola del movimento centrale è larga 86,5 millimetri e adotta le calotte T47 (scelta mutuata da Madone ed Émonda). La Longo Borghini ha stupito tutti vincendo la classica del pavé con un monocorona, infatti le compatibilità sono per SLR e SL: 2x 52/36 (min 46/33), 1x 50T e per RSL: 2x 54/40, 1x 54T. Su tutte le versioni in carbonio le ruote sono in carbonio TLR (tubeless ready). Infine i modelli Domane SLR e SL prevedono i supporti per parafango invisibili

Le versioni SL della nuova Trek Domane sono sei, con prezzi compresi tra i 3.099 euro (frame-kit) e i 7.899 euro della SL7 eTap. Per la SLR le versioni sono 7, con prezzi compresi tra i 4.999 euro del kit telaio, fino ad arrivare ai 13.999 dell’allestimento 9 eTap P1. La più corsaiola del lotto, la RSL è disponibile solo come frame-kit, ad un prezzo di listino di 4.999.

Trek

Un salto a Ornavasso, nel magico mondo di Elisa

04.09.2022
7 min
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La definizione che Elisa Longo Borghini dà di sé usando l’aggettivo “montagnina” si chiarisce di colpo quando l’autostrada esce dall’ultima galleria e atterra nella valle di Ornavasso. E’ la porta di un altro mondo. Silenzioso. Di pietra e legno. Con la gigantesca cava di marmo da cui fu estratto il marmo del Duomo di Milano che fora la montagna di fronte, a ribadire la solidità di queste pietre e di queste persone.

E’ un venerdì di gare in tutto il mondo. Al Simac Ladies Tour Anastasia Carbonari ha appena sperimentato la durezza dell’asfalto, invece la Val d’Ossola s’è fermata per qualche ora in onore della sua campionessa.

Ospiti e amici

Per lei sono arrivati Elisa Balsamo, Davide Plebani e Tatiana Guderzo, Francesca Barale e Leo Hayter, il compagno vincitore del Giro U23. Ma soprattutto sono arrivati gli alpini, i papà e le mamme, i bambini del Pedale Ossolano in cui anche Elisa mosse i primi passi. E’ il paese che la abbraccia e ha scelto per farlo il Santuario della Madonna del Boden, uno dei luoghi sacri del ciclismo.

La strada ti solleva dalla valle, che presto resta in basso. I bambini si arrampicano di tornante in tornante, piccoli come simpatici folletti dei boschi. Accoglieranno Elisa e percorreranno con lei gli ultimi metri. Ci sono anche i nipoti e suo fratello Paolo, che tiene in braccio il piccolo Pietro che dorme beato. C’è il suo mondo e c’è il suo sguardo diverso da quello delle corse.

«E’ sempre bello essere premiata qui a casa mia – sorride, con la camicia, i jeans, un filo di trucco e la sua Trek – perché comunque mi sento parte di una comunità. Ed è bello, perché essendo sempre via, corri il rischio di essere un po’ alienata da tutto. Invece così mi fanno sentire a casa. Mi motiva tanto vedere i ragazzini del Pedale Ossolano, la società in cui sono cresciuta anche io. Il fatto che siano presenti ed entusiasti di me e di quello che sta tutto intorno al nostro movimento, anche con Pippo Ganna e Francesca Barale, è veramente emozionante».

Pippo in alta quota

Ganna sta preparando il mondiale nel solito rifugio Omaroli ad altissima quota, che in linea d’aria è a due passi da qui. Con lui c’è Matteo Sobrero. I due vengono fuori da un videomessaggio per Elisa e l’applauso è scrosciante. I genitori Ganna però sono qui e raccontano della bellezza del posto.

«In teoria sarebbe vicino – sorride Marco – ma se perdi l’ultima funivia, resti giù. In cima è bello, il wifi c’è e non c’è. Per mandare quel messaggio saranno dovuti uscire fuori».

Poi raccontano della salita che prosegue oltre il Santuario e di Pippo che partirà a breve per l’Australia. Intorno ci sono alberi e silenzio e in quel rivendicare le proprie origini, c’è la dimensione della Longo.

La testa dura

Montagnino significa conoscere le regole. Apprezzare la roccia da cui si viene. Aver sviluppato la forza interiore per partire da casa e prendersi il mondo. E poi avere subito la voglia di tornare. Non per niente, la casa in cui vive con Jacopo Mosca è ai primi due chilometri di questa stessa salita.

«Ho la testa dura come i sassi – dice – da buona ornavassese. Finora è stato un anno strano. Di fatto tutti gli appuntamenti che mi ero data li ho cileccati. In compenso ho vinto tante altre corse che non mi aspettavo e nel modo che non mi aspettavo. La Parigi-Roubaix, ma anche il Women’s Tour vinto grazie a una volata. Un anno strano, ma non significa necessariamente che sia stato peggiore. Un anno col sorriso. Un altro anno col sorriso».

Piccoli guerrieri

I bambini del Pedale Ossolano la guardano come si fa con una sorella maggiore. L’amica viene prima della campionessa. Per loro c’è la bici e la bici gli permette di esprimersi. Sono soldi di cacio. Qualcuno cade perché non sgancia il pedale. Sua nipote Anna si avvicina, ma lei è già grande e sorride decisa.

Fra il pubblico ci sono anche Paolo Sangalli ed Elisabetta Borgia, tecnico e mental coach azzurri. Paolo è in ritiro qui vicino con le donne junior e lo vedi che avere accanto le due “Elise”, la Longo e la Balsamo, renda meno tesa la vigilia del mondiale. C’è anche Paolo Barbieri, addetto stampa della Trek-Segafredo. Dice di essere in vacanza, ma le due “Elise” meritano comunque un occhio…

«Le lascio tranquille – dice Sangalli – ho capito che a questi livelli non serve stressarle. Si alleneranno. Elisa e Bertizzolo faranno la Vuelta, ma non perché debbano dimostrarmi qualcosa, solo per completare il lavoro. Vi sono piaciuti gli europei? Rachele Barbieri ha fatto un lavoro eccezionale, peccato che Balsamo non fosse nel suo giorno migliore, altrimenti la Wiebes non passava. Ma c’eravamo».

Ci vediamo a Wollongong

Parlano di vittorie, chiedono medaglie… Non sanno che non si fa? La scaramanzia è una cosa seria, pensiamo, ma intanto il cielo minaccia pioggia. Elisa fa in tempo a snocciolare un’altra perla.

«Va bene vincere le medaglie – dice – ma non vedo perché questo mi dovrebbe cambiare. Certo, ho più impegni, ma la fila all’Esselunga devo farla lo stesso. Guercilena scherzando dice che abito in Kosovo, perché qui non ci sono centri commerciali né le altre cose che ci sono vicino alla città. Siamo lontani, per fortuna c’è l’autostrada. Ma volete sapere una cosa? A me sta bene così».

Grazie per l’invito, Elisa.

Grazie per essere venuti.

Ci vediamo ai mondiali.

Ci vediamo in Australia.

Gaia di nome e di fatto: Realini pronta per la Trek-Segafredo

25.08.2022
6 min
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Il suo nome è lo stato d’animo col quale una settimana fa ha condiviso sui suoi profili social l’ufficialità di una notizia che era nell’aria da inizio anno. A partire dal 2023 Gaia Realini correrà per la Trek-Segafredo. E la 21enne pescarese ha tutto il diritto di essere felice per questo trasferimento considerando il contratto triennale.

«Quando si viene a gare come il Giro Donne – ci aveva detto Luca Guercilena, il general manager del team statunitense WorldTour, a Reggio Emilia al termine della quinta frazione – non si guardano solo le proprie atlete, ma si valutano anche altre da poter inserire nel roster per le annate successive. Gaia è ancora molto giovane e deve fare tanta esperienza, però quando l’abbiamo vista all’opera l’anno scorso abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto lavorare con lei. Vogliamo aiutarla a crescere».

La scalatrice ora in forza alla Isolmant-Premac-Vittoria andrà a rinfoltire la pattuglia italiana team americano, in cui troverà Balsamo e Longo Borghini (e, stando ai rumors, molto probabilmente anche Ilaria Sanguineti) a farle gli onori di casa. Però Realini resta concentrata con la sua attuale squadra, con la quale sta disputando il Giro di Toscana (da oggi fino al 28 agosto).

Gaia innanzitutto quali sono gli obiettivi in questi giorni?

Ultimamente abbiamo fatto buoni risultati alle gare open, ci facciamo sempre notare. A Ferragosto abbiamo vinto con Rossato a Vittorio Veneto ed io ho fatto quarta, come a Tarzo. Poi domenica scorsa abbiamo vinto con Zanetti a Noventa di Piave, la sua terza vittoria stagionale. Qui in Toscana cercheremo di fare bene nelle tappe pianeggianti. Sono qui a lavorare per la squadra, anche se la frazione di Montecatini Terme è adatta alle mie caratteristiche.

Finalmente possiamo parlare del tuo passaggio. Che effetto ti fa?

Ovviamente mi fa molto piacere, sono contenta. Considerando che la nostra squadra ha sempre fatto un calendario più contenuto a livello internazionale, ho sempre cercato di fare del mio meglio mettendomi in mostra. Gli ultimi due Giri Donne sono state le vetrine più importanti. L’anno scorso avevo attirato l’attenzione della Trek-Segafredo e da lì è nato tutto. Però devo ringraziare almeno un miliardo di volte Giovanni Fidanza (il team manager della Isolmant, ndr) ed il resto della società per avermi dato la possibilità di giocarmi le mie carte. Senza di loro non ce l’avrei fatta.

Gaia Realini aveva firmato il contratto con la Trek-Segafredo già nel 2021 restando “in prestito” alla Isolmant per una stagione
Gaia Realini aveva firmato il contratto con la Trek-Segafredo già nel 2021 restando “in prestito” alla Isolmant per una stagione
Questo trasferimento sarà anche una scelta di vita. Cosa ti hanno detto lo stesso Fidanza e i tuoi genitori?

Giovanni è molto orgoglioso del mio passaggio. Se pensiamo che da una formazione così piccola negli ultimi anni in tre, tra le sue figlie e me, siamo finite nel WorldTour o in team più grandi, credo che sia un bel riconoscimento al proprio lavoro. Anche i miei genitori sono contenti. Per loro, che mi portavano alle corse quando ho iniziato a correre da G1, è una bella soddisfazione vedermi in una squadra importante come la Trek-Segafredo.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Cercherò di godermi ogni momento della mia prossima avventura. Per me sarà tutto nuovo e stimolante. Sono pronta a stare molto più lontano da casa. Sapevo a cosa andavo incontro, così come lo sa anche la mia famiglia. So che entro in un bel gruppo ed onestamente mi tranquillizza sapere che troverò due compagne italiane che mi aiuteranno nell’inserimento della squadra. In ogni caso da circa sei mesi ho iniziato a prendere lezioni d’inglese per migliorare il mio livello scolastico. Sto leggendo libri e riviste, guardando film in inglese per abituarmi ed essere pronta. Certo che al momento lo sto parlando poco…

A proposito, alla penultima tappa del Giro Donne hai fatto tanti chilometri di fuga con la Faulkner. E’ stata un’occasione per testare il tuo inglese?

No no, ero a tutta e chissà cosa potevo dirle (ride, ndr). Battute a parte, eravamo concentrate e abbiamo parlato poco, però ci siamo sempre intese con poche parole e qualche cenno.

Una curiosità. Alla partenza della settima tappa, seduta dal vostro camper, ti avevamo vista seduta con accanto una musette della Trek-Segafredo. Ce l’avevi per un motivo particolare?

No guardate, è stato solo un caso. Il giorno prima nella tappa che arrivava a Bergamo, mentre eravamo impegnate nella zona del rifornimento, un nostro massaggiatore ha raccolto la loro borsa buttata da una delle loro ragazze. Così il mattino dopo me l’ha consegnata sapendo dove sarei andata a correre. Una sorta di regalo in anticipo (sorride, ndr).

Col ciclocross invece come farai?

Nel 2023 inizierò un nuovo capitolo della mia carriera e al momento ho deciso di mettere da parte il ciclocross. E’ stata una scelta mia. Da una parte mi dispiace perché è una disciplina a cui tengo. Dall’altra no, perché concentrandomi solo sulla strada ho più tempo per migliorare. Quando ho firmato con la Trek avevo informato i Guerciotti (Paolo ed Alessandro, rispettivamente padre e figlio, padroni dell’azienda e dirigenti del team, ndr) che ci sarebbe stata questa possibilità. A loro dispiace, come a me naturalmente, però hanno capito e rispettato la mia decisione.

Nel frattempo contatti con il tuo futuro staff ne hai avuti?

Al momento solo con l’ufficio stampa per le dichiarazioni di rito. Al Giro Donne invece, specie nelle ultime frazioni, ci si trovava con gli sguardi. Qualcuno al traguardo o in partenza mi faceva un cenno per le buone prestazioni, ma nulla di pù. Per il resto non ho sentito nessuno. Giustamente credo che non vogliano distrarmi dagli impegni con la Isolmant. Avremo tempo di sentirci più avanti.

E con le future compagne invece? Ad esempio nelle tappe di montagna al Giro sei stata spesso in fuga o a fianco di Longo Borghini.

No, nemmeno con loro. Anzi al Giro non avrei saputo cosa dire loro. Se penso alle campionesse che sono lei o la Balsamo, io sono davvero piccolissima. E’ giusto che ci sia un po’ di timore reverenziale. Ad esempio nel finale della nona tappa mi sono trovata con Longo Borghini a tirare. Lei, che stava inseguendo il terzo posto del podio, mi ha chiesto se le davo una mano. Finché ho potuto l’ho fatto, ma ormai ero con poche forze perché ero in avanscoperta da molti chilometri. Mi dispiace non averla potuta aiutare di più. Ma dall’anno prossimo non vedo l’ora di essere a sua completa disposizione.