Azzurri uniti ma con poche gambe: serviva andare al Tour?

24.07.2021
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«Forse il problema – scherza Nibali – è che vi ho abituato troppo bene. Abbiamo cercato di correre uniti ed è stato importante. Poi non siamo riusciti a finalizzare e questo è un altro discorso, però penso che noi tutti abbiamo cercato di dare il massimo per questo».

Ciccone non ha avuto una gran gioornata, ma ha provato a muoversi
Ciccone non ha avuto una gran gioornata, ma ha provato a muoversi

I crampi di Bettiol, primo degli azzurri: 14° a 3’38” (foto di apertura). La tattica degli azzurri, sempre uniti. Quelli del podio che arrivano dal Tour. Nella baraonda della zona mista i pensieri, le teorie e le interpretazioni si accavallano e poi si infrangono davanti alla stessa evidenza: gli altri sono andati più forte. Sono tre gli italiani che sfilano davanti ai giornalisti: soltanto Caruso e Bettiol non si fanno vedere, difficile dire se perché trattenuti da incombenze olimpiche o semplicemente perché sfiniti e con poca voglia di parlare. In attesa di raccontarvi del sogno di Carapaz, ecco le loro voci.

La via del Tour

«E’ stata stata una corsa durissima – dice Moscon – e il caldo ha fatto la differenza. Abbiamo provato a fare la corsa, giocarci le nostre carte per rompere un po’ i piani di  Belgio e Slovenia. Ci abbiamo provato, poi sul Mikuna Pass è diventata una questione di sopravvivenza. Alberto (Bettiol, ndr) davanti ha avuto dei crampi e ha dovuto fermarsi, mentre noi siamo arrivati nel secondo gruppo. Oggi era lui l’uomo protetto della squadra, stava bene. Io personalmente non ho avuto una gran giornata, ho cercato di difendermi.

Sin dalla firma, era chiaro che l’uomo da tenere al coperto fosse Bettiol (qui Caruso e Ciccone)
Sin dalla firma, era chiaro che l’uomo da tenere al coperto fosse Bettiol (qui Caruso e Ciccone)

«Si è visto che quelli del Tour alla fine sono andati meglio, mi pare che del gruppo davanti Alberto fosse l’unico che non aveva corso in Francia. Col senno di poi, correre al Tour sarebbe stato l’abbinamento ideale, però è andata così. Non so se stasera ci meritiamo il dolce, comunque non eravamo i favoriti. E’ brutto da dirlo, ma non era compito nostro tirare infatti non lo abbiamo fatto. Ci siamo giocati le nostre carte, ma gli altri sono stati più forti».

Una partita a scacchi

«E’ mancato poco – dice Nibali – avevamo giocato le nostre carte nel modo giusto con Bettiol che stava bene. Soltanto che poi nel finale le energie magari non erano proprio il massimo, in giornate calde con l’umido può succedere purtroppo anche questo. Nei giri finali ho provato ad anticipare la salita. Sono uscito al momento giusto, quando si è mosso anche Evenepoel. Però dietro hanno ricucito e alla fine abbiamo fatto il ritmo per prendere la salita del Mikuna nelle prime posizioni. Puoi anche stare bene, però se in una giornata così fai 2-3 accelerazioni, poi le paghi. E’ stata quasi più una partita a scacchi, non è mai semplice cercare di gestire al meglio una gara come questa. Come nazionale abbiamo corso benissimo, sempre uniti, ma non siamo riusciti a finalizzare. Carapaz e gli altri hanno fatto classifica al Tour e hanno dimostrato di avere una grande condizione.

Gli azzurri hanno corso uniti, cercando di anticipare Belgio e Slovenia
Gli azzurri hanno corso uniti, cercando di anticipare Belgio e Slovenia

«Come tutte le Olimpiadi è stata un’esperienza molto bella e come ogni volta diversa. Volevamo giocarci le nostre carte nel miglior modo possibile, sapevamo di non avere un leader unico, ma che ogni ruolo era fondamentale. Non ho l’amaro in bocca, sono contento si aver fatto il massimo».

Giornata storta

«Questa maglia e questa corsa andavano onorate – dice Ciccone –  quindi ho cercato di fare il massimo per i miei compagni e per la squadra e penso che abbiamo lavorato veramente bene. Bettiol era quello che aveva dimostrato di stare meglio e quindi volevamo tenere lui per il finale e noi muoverci diciamo un po’ random per cercare di mettere in difficoltà gli altri. E’ venuta fuori una gara strana, ma sicuramente non toccava a noi tirare. C’erano altre squadre che avevano i veri leader quindi toccava a loro.

Moscon seconda pedina azzurra, 20° all’arrivo, qui con Sivakov
Moscon era la seconda punta dopo Bettiol. E’ arrivato 20°

«La mia è stata una giornataccia però arrivare qui è stata comunque una grande emozione. Ho provato io. Ha provato Damiano. Ha provato Vincenzo e poi è esplosa la corsa. Siamo arrivati abbastanza bene ai piedi dell’ultima salita e alla fine il risultato ha dato ha dato ragione a coloro che hanno fatto il Tour. Però ripeto: è stata una gara veramente strana e con tanto stress».

Dogma F, buona la prima. Ma per Pinarello è solo l’inizio

24.07.2021
6 min
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Carapaz vince le Olimpiadi e si lascia dietro tutti i campioni più celebrati e attesi, togliendosi una bella rivincita rispetto a quelli che al Tour lo avevano preso a schiaffoni. Sulla sua bici, la nuovissima Dogma F, come su tutte quelle impegnate nelle prove su strada, Fausto Pinarello ha fatto aggiungere la bandiera della Nazione di appartenenza sulla forcella e quella del Sol Levante nella coda del carro posteriore per omaggiare il Paese in cui ammette di vendere un elevatissimo numero di biciclette. Per l’azienda veneta e per i colori italiani, Tokyo però è un momento molto importante. La vittoria dell’ecuadoriano forse non era prevedibile, ma ora che si va verso la crono e soprattutto la pista, l’asticella sale sempre più su. Prima Ganna e gli altri specialisti della Ineos. Poi i quartetti, la madison e l’omnium con gli azzurri. A ben vedere gli ultimi mesi sono stati belli pieni, fra la pista e la strada con il Team Ineos, che resta comunque l’impegno più oneroso: economicamente e tecnologicamente.

«In realtà è la seconda vittoria sulla Dogma F – dice Fausto Pinarello che è appena sceso in spiaggia dopo aver seguito la corsa – adesso si può dire. Al Giro di Svizzera tutta la squadra aveva la Dogma F mascherata da F12. Solo pochi se ne sono accorti. Quindi Carapaz aveva già vinto. Ha corso benissimo. Speravo che anche Kwiatkowski facesse la volata. E la prima cosa che ho fatto è stato mandare un messaggio a Ganna. Gli ho scritto: visto che il belga si può battere? E lui ha risposto: «Si deve battere». Certo che lasciarsi dietro Pogacar e Van Aert dopo il Tour, è proprio bello…».

Con Ineos hai vinto, quindi, ora tocca alla nazionale..

Economicamente e quantitativamente, Ineos è un grande impegno, ma è anche la base di tutto. Per la nazionale stiamo parlando di bici da pista, che sono obiettivamente meno. Però quest’anno per le Olimpiadi ci siamo impegnati di più e per ogni azzurro che è volato a Tokyo abbiamo realizzato un manubrio su misura. Li abbiamo scansionati tutti e il 100 per cento della squadra ha il suo manubrio sinterizzato in titanio, come Wiggins a suo tempo, Ganna e Viviani. Sulle bici da inseguimento, da madison e da omnium. Sono manubri che vanno in vendita sui 20 mila euro, un bell’impegno, ma sono contento di averlo fatto. E poi rimesso mano alla verniciatura.

La Bolide è alle ultime apparizioni: a Parigi avremo altri modelli
La Bolide è alle ultime apparizioni: a Parigi avremo altri modelli
Facendo cosa?

Tutte le bici azzurre sono blu e cromate, come per la Bolide da crono usata da Ganna al Giro. Si chiama Ego Blue, noi siamo azzurri e rimarremo azzurri tutta la vita.

La Bolide ha ormai la sua storia…

La Bolide discende da quella con cui Wiggins fece il record dell’Ora, con la variabile della forcella, larga o stretta in base alle ruote che usano. E poi c’è la Mate, il modello per le prove di gruppo, la cui aerodinamica discende ugualmente dalla Bolide. Ma sono bici arrivate al capolinea. Faranno ancora qualche gara nel 2022, ma l’obiettivo è cambiare tutto con nuovi modelli per Parigi. Hanno fatto la loro parte. Le novità arriveranno prima al Team Ineos e poi alla nazionale.

Il team resta grande fonte di sviluppo, insomma…

Oltre al fatto che hanno gli uomini capaci di vincere i grandi Giri, uno dei motivi per cui siamo rimasti solo con loro, lasciando la Movistar, è la possibilità di avere i feedback degli atleti e dei loro ingegneri da cui sviluppare le nostre biciclette. Va così da 6-7 anni e ci permette di poter fare le bici più performanti per la squadra e di conseguenza per il mercato.

La Bolide di Ganna deriva da quella usata da Wiggins per l’Ora. Una bici alle ultime uscite ufficiali
La Bolide di Ganna deriva da quella usata da Wiggins per l’Ora. Una bici alle ultime uscite ufficiali
Come si fa a rivoluzionare la gamma e tirar fuori modelli nuovi?

Certamente è più facile se parti da un modello già pronto, ma per la pista abbiamo una banca dati di trent’anni, per cui anche se è difficile, non sarà impossibile. Potendo anche contare sulla collaborazione di atleti come Ganna, Viviani e anche Paternoster per quanto riguarda i manubri.

Quante bici da pista sono volate a Tokyo?

Undici, più quelle di scorta, quindi direi che sono venti. Alcune nuove, alcune no. Non sono bici sottoposte a grande usura, che riguarda piuttosto tubolari e selle. Noi forniamo solo telai, forcelle, reggisella e manubri. Il resto, ruote e guarniture, fa parte della sponsorizzazione federale.

Quanto incide la pista sul mercato Pinarello?

Poco, è un mondo piccolo se non piccolissimo. Il 98 per cento della nostra produzione riguarda la strada, ma la pista è una mia passione sin da quando correvano ancora Villa e Martinello. Tecnicamente insegna tanto ed è spettacolare. La Fci è l’unica con cui abbiamo un contratto di sponsorizzazione, mentre alcune federazioni asiatiche hanno comprato qualche bici.

C’è tanta differenza di misure per Ganna fra la Bolide da crono e quella da pista?

Niente affatto, non deve esserci. Cambia leggermente l’inclinazione del piantone, ma il resto è identico.

Le bici del quartetto sono come bici da inseguimento individuale oppure cambia qualcosa?

Le bici sono quelle, a parte le ruote che usano. Hanno una serie di forcelle diverse: quelle per la madison e quelle per le prove di inseguimento. La Mate la facciamo in quattro misure, con cui copriamo tutti i corridori.

Torniamo per un secondo alla strada: Ineos comincerà a usare i freni a disco?

Cominceranno a provarli dopo le Olimpiadi, credo che i tempi siano maturi. Ma molto dipende dalla fornitura Shimano, perché hanno da dismettere un parco ruote incredibile che va rimpiazzato. Non a caso la Dogma F l’abbiamo fatta per la doppia versione. Dischi e freni tradizionali.

Se non ci fosse stato il Covid, saresti andato in Giappone a seguire i Giochi?

Probabilmente sì. Il Giappone mi piace molto e piace molto anche a mia moglie, potrei andare a viverci. Mi hanno sempre accolto bene. Per questo sulle bici da strada ho voluto anche la loro bandiera. Ma che bella mattinata, ragazzi. Mi dispiace per Gianni (Moscon, ndr) e anche per Bettiol, che forse non aveva corso abbastanza prima. Ma ripeto… che bella mattinata!

Braciere acceso, si aprono i Giochi della XXXII Olimpiade

23.07.2021
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Insieme si può tornare a sognare. Il messaggio della sobria Cerimonia d’apertura allo Stadio Olimpico di Tokyo è stato forte e chiaro, nonostante dalla strada salissero i cori di centinaia di giapponesi contrari ai Giochi. In un clima di incertezza dato dal protrarsi  della pandemia il braciere è stato acceso ed è scattata la trentaduesima edizione estiva dell’Olimpiade, la prima aperta soltanto agli addetti ai lavori e non al pubblico, proprio per contenere i contagi.

Lo stadio pronto per accogliere gli addetti ai lavori ben prima dell’inizio, il braciere è ancora spento
Lo stadio pronto per accogliere gli addetti ai lavori ben prima dell’inizio, il braciere è ancora spento

I pittogrammi

Il momento più divertente a nostro parere? Quando tre fantasiosi performer hanno inscenato in 50 divertenti pittogrammi umani tutte le discipline presenti in questi Giochi, lasciando in fondo le discipline tra le due ruote, risultando tra le meglio riuscite, basti pensare all’interpretazione della Bmx freestyle.

Rossi&Viviani

Uno degli attimi più attesi per gli appassionati di ciclismo è stato quando il campione olimpico dell’omnium a Rio 2016 Elia Viviani ha fatto il suo ingresso impugnando il tricolore insieme alla tiratrice Jessica Rossi, seguiti da una folta rappresentanza dei 384 atleti che gareggeranno a Tokyo nelle prossime due settimane fino all’8 agosto. Mai un ciclista era stato un alfiere azzurro e così, in mancanza di supporter nostrani, ci abbiamo pensato la collega di Tuttobici Giulia De Maio ed io a far sventolare un tricolore in tribuna con orgoglio per un momento storico per il movimento delle due ruote. 

Sir “Wiggo”

«E’ il miglior portabandiera di sempre per l’Italia, è bravo a tenere alto il tricolore», ci ha detto prima dell’inizio della Cerimonia d’apertura nientemeno che Sir Bradley Wiggins, presente a Tokyo nelle vesti di opinionista per Eurosport. In effetti, tutti si ricordano come Elia sventolava la bandiera sulle spalle al velodromo carioca cinque anni fa dopo l’oro da brividi, nella speranza di un bis in terra nipponica. 

Si comincia

Il sorriso di Elia sul maxischermo durante la sfilata azzurra ha già acceso gli entusiasmi azzurri e, mentre da voi sarà notte, qui scatterà già la prima giornata di gare, con i nostri cinque samurai pronti a dar battaglia sul durissimo percorso che si dipana alle pendici del Monte Fuji, il simbolo per eccellenza di tutto il Giappone. Puntate la sveglia: alle 4 italiane scatterà la prova in linea che vedrà al via Vincenzo Nibali, Giulio Ciccone, Gianni Moscon, Damiano Caruso e Alberto Bettiol. L’arrivo è previsto tra le 10 e le 10,30, anche a seconda della media che gli assi del pedale riusciranno a fare a dispetto del caldo afoso che avvolge Tokyo e dintorni in queste settimane.

Ansia spagnola

Non è stata una vigilia tranquilla per la squadra spagnola, che ha dovuto stare in isolamento a causa della positività al Covid del massaggiatore Joseba Eguezabal. La negatività dei tamponi degli atleti però ha dato il via libera per Valverde e compagni, attesi protagonisti della prima fatica olimpica delle due ruote a Tokyo.

Colombia Olimpiadi 2021

Colombia, mille problemi ma tanta voglia di fare

23.07.2021
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C’è fermento, in casa colombiana, le ultime traversie che hanno accompagnato l’avvicinamento del team sudamericano alla gara olimpica non hanno tolto il sorriso ai 4 portacolori.

I problemi non sono stati pochi e il principale si vede proprio dal numero che abbiamo appena indicato, 4. La Colombia aveva diritto al contingente pieno, ma Daniel Martinez, elemento fondamentale per la prima parte di gara, soprattutto per la lunga salita sul Monte Fuji è uno dei tanti sportivi che paga il massimo prezzo al Covid.

Non c’era più tempo sufficiente per sostituirlo essendo scaduti i termini, così la Colombia si ritrova senza un elemento e, per la stessa ragione, anche senza quello che era da tutti indicato come il “lider maximo” della spedizione, la maglia rosa Egan Bernal, anche lui piegatosi al Covid subito dopo la corsa rosa e ancora alle prese con quei fastidi alla schiena che lo perseguitano da molti mesi.

Vista la situazione, alla Ineos Grenadiers hanno tirato un sospirone di sollievo sapendo della sua mancata presenza, proiettandolo verso la Vuelta.

Quintana Pogacar 2021
Nairo Quintana all’ultimo Tour insieme a Tadej Pogacar: domani nuova sfida in un giorno
Quintana Pogacar 2021
Nairo Quintana all’ultimo Tour insieme a Tadej Pogacar: domani nuova sfida in un giorno

Colombia senza capitano, per scelta

A chi quindi i gradi di capitano? Guardando il quartetto in gara, si comprende bene come il cittì colombiano Carlos Mario Jaramillo, per ovviare all’assenza di Bernal, abbia scelto di puntare su quattro corridori capaci di interpretare più ruoli, ognuno dei quali può all’occorrenza puntare al massimo risultato. E’ un po’ lo spirito che tutti i componenti cercano di portare avanti, da Nairo Quintana a Rigoberto Uran, da Sergio Higuita a Esteban Chaves, tutti per uno e uno per tutti.

Il poker di scalatori sa che avrà addosso gli occhi di tutta la Nazione (la gara partirà alle 21 ora colombiana e si prospettano le ore piccole per seguire l’evento più atteso dell’Olimpiade).

Nel complesso la spedizione colombiana che nel suo complesso appare meno qualificata di quella di Rio 2016, perché le sue punte (dalla triplista Ibarguen alla Pajon regina del Bmx) sembrano avere perso un po’ di smalto.

Colombia Tokyo 2021
Da sinistra Higuita, Quintana, Chaves e Uran, il quartetto che tenterà il tutto per tutto nella sfida olimpica
Colombia Tokyo 2021
Da sinistra Higuita e Quintana

Quintana suona la carica

Quintana è stato abbastanza attivo all’ultimo Tour interpretato, come ormai avviene da tempo, senza velleità di classifica. Nelle ultime dichiarazioni il corridore dell’Arkea Samsic ha provato a dare la carica: «Sappiamo bene che cosa fare, se faremo del nostro meglio non torneremo a mani vuote. Abbiamo lavorato duro per arrivare fino a qui e siamo un gruppo coeso, di corridori di diverse squadre ma che hanno già gareggiato insieme. Con dedizione e collaborazione possiamo rendere orgoglioso il nostro Paese».

A testimoniare l’armonia nel gruppo ci si mettono anche Uran e Higuita, che su Instagram ovviano alla tensione della vigilia con simpatici siparietti. Come quando Higuita si è divertito a riprendere Uran mentre dormiva… sonoramente mettendo tutto online. Piccole scene che hanno restituito il sorriso a Jaramillo, partito per il Giappone con un diavolo per capello.

Jaramillo Mondiali 1996
Una foto d’epoca, il cittì colombiano Carlos Jaramillo in gara ai Mondiali 1986 a Colorado Springs (USA)
Jaramillo Mondiali 1996
Una foto d’epoca, il cittì colombiano Carlos Jaramillo in gara ai Mondiali 1986 a Colorado Springs (USA)

Partiti fra le polemiche

La ragione va ricercata nella selezione femminile, che riguardava… una sola concorrente, Paula Patino scelta in luogo di Liliana Moreno, che ha accolto la notizia dando sfogo alla sua rabbia: «Sono stata rapinata di un sogno, al quale Jaramillo e il presidente della Federazione Mauricio Vargas non hanno mai contribuito, decidendo non in base ai risultati sportivi. Non chiedo giustizia, che non esiste in questo Paese ed è una parola sconosciuta ai vertici della federazione». Nota a margine: la Patino è numero 83 del ranking, la Moreno 351…

Zero pianura, Mikuni Pass e afa, la corsa all’oro passa da qui…

23.07.2021
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Dopo cinque anni rieccoci alle prese con la gara olimpica. Domani, nella notte italiana (alle 4), prenderà il via la gara in linea maschile ai Giochi di Tokyo. Sappiamo che il percorso è duro okay, ma quanto? Come saranno distribuiti gli oltre 230 chilometri previsti? Dai nostri ragazzi che hanno effettuato il sopralluogo in questi ultimi giorni il giudizio che è arrivato è stato unanime: tracciato molto duro, reso ancora più tosto dal caldo, dall’afa e da questo Mikuni Pass.

Numeri da tappone alpino

Vediamo quindi il tracciato nei suoi numeri e nella distribuzione delle difficoltà altimetriche. Da affrontare ci sono 234 chilometri e 4.865 metri di dislivello, in pratica un tappone alpino. Si parte dal Musashinonomori Park, nel quadrante occidentale di Tokyo, uno di quei parchi che nel periodo dei mandorli in fiore è una vera perla, e si arriva all’autodromo Fuji International Speedway, a circa 120 chilometri a sudovest della capitale giapponese.

In tutto ci sono da affrontare cinque Gpm ma dalle voci che giungono da chi è sul campo, pare non ci sia pianura. Una di queste voci è quella di Evenepoel. «Non solo ci sono tante salite nella seconda parte, ma non c’è un metro di pianura in tutta la corsa. Neanche nella prima parte. E non me lo aspettavo», ha detto Remco ad una tv belga.

L’altimetria della gara in linea di Tokyo 2020
L’altimetria della gara in linea di Tokyo 2020

Pianura questa sconosciuta

I primi 70-75 chilometri sono quindi molto nervosi ed ondulati. Un saliscendi che potranno “spianare” la strada ad eventuali attacchi di coloro che vorranno approfittare di questa vetrina planetaria. Gente con buone gambe, ma che magari corre da sola. Nomi tipo: Sepulveda dell’Argentina, Riabuschenko della Bielorussia, Amador della Costa Rica. Ma magari scatta subito una gara tattica ed ecco che in fuga ci entra anche uno dei nostri, un belga, un colombiano… E’ da vedere.

Chiusa questa prima parte ondulata, al chilometro 70 inizia la prima vera scalata: la Doshi Road. Forse è la più facile di quelle in programma. Questa misura 5,9 chilometri e ha una pendenza media del 5,7 per cento. Dalla vetta, che si raggiunge tramite un tunnel, però non si scende e si resta un po’ in quota (siamo sui 1.100 metri) dove l’afa dovrebbe essere meno persistente. Ancora strappi, il breve Kagosaka Pass (circa 2,5 chilometri) e poi si scende verso la valle del Fuji. A questo punto siamo esattamente a metà corsa. 

Questa fase intermedia, che su carta sembra pianeggiante, ma che in realtà non lo è, è il momento buono per iniziare a fare la conta: riordinare le idee, vedere chi c’è e chi non c’è e come girano le gambe. 

Il Fuji e la parte centrale

Al chilometro 128 inizia la salita simbolo di questa gara olimpica: il Monte Fuji, che tra l’altro con i suoi 14,3 chilometri è la più lunga di giornata. Si tratta però di una salita pedalabile, almeno stando alla pendenza media (6%) ma bisognerà vedere se è anche regolare. I nostri dal Giappone hanno parlato spesso di rampe. Si scollina ad oltre 1.400 metri di quota.

La discesa (quasi 20 chilometri) porta poi in una lunga fase intermedia, davvero molto pericolosa a livello tattico. Un lungo segmento frammentato, di oltre 25 chilometri che porta alla scalata più dura: il Mikuni Pass. Prima di parlare di questa salita, che di fatto apre il finale, è doveroso soffermarsi ad analizzare questo tratto che va dai piedi della discesa del Fuji all’attacco del Mikuni.

Veniamo dal Tour e come più volte abbiamo scritto si potrebbe paragonare alla pianura francese, ma a quella della Bretagna, che come abbiamo visto nelle prime frazioni dell’ultima Grande Boucle non era affatto pianura, ma un susseguirsi di colline.

E’ un tratto di quasi 40 chilometri davvero insidioso. Ci si potrà consumare perché farà caldissimo e lì c’è molta afa, come ha confermato anche Damiano Caruso (nella foto di apertura sul Mikuni con Moscon, ndr). Non c’è più tempo per controllare o “fare la conta” come prima e corridori che in salita si sentono battuti possono scattare. Gente alla Van Avermaet, per esempio, alla Uran (anche se non esce benissimo dal Tour), alla Hirschi… Corridori buoni e che se sono lì dopo quasi 200 chilometri tanto male non stanno. E se qualche squadra dovesse restare imbrigliata in tatticismi, o non avere gli uomini (già pochi in partenza) per chiudere, da fase intermedia si potrebbe trasformare in fase decisiva.

Il Mikuni Pass, è una strada panoramica nell’immensa valle del Fuji
Il Mikuni Pass, è una strada panoramica nell’immensa valle del Fuji

Zoncolan del “Sol Levante”

Ma veniamo alla salita più dura e ipotizziamo un andamento della corsa più lineare. Il Mikuni Pass è un piccolo Zoncolan: 6,5 chilometri al 10,6%, di pendenza, più o meno quella del Mostro carnico. E la sua parte centrale, circa 4 chilometri, sale costantemente oltre il 12-13% ed ha una punta del 22%, esattamente come lo Zoncolan da Ovaro (non a caso le Granfondo del Fuji e dello Zoncolan erano gemellate). Considerando che la salita si attacca al chilometro 199 di gara va da sé che farà emergere chi ha più energie, i più forti.

E’ questo il punto chiave quindi? Sì, non ne abbiamo la certezza chiaramente, ma con enorme probabilità sarà così. Magari non dirà il vincitore, ma decreterà chi scapperà via verso l’arrivo. Chi ci sarà e chi no.

In tal senso rendono bene l’idea le parole di uno dei favoritissimi: Van Aert: «Se dopo il Mikuna Pass sarò con i primi, le mie chances di vittoria aumentaranno di molto».

L’arrivo nell’autodromo dove spesso si corre la MotoGp
L’arrivo nell’autodromo dove spesso si corre la MotoGp

Finale per uomini in forma

Breve discesa del Mikuni e ci si immette sulle strade affrontate un centinaio di chilometri prima in quella sorta di “altopiano” dopo il primo Gpm. In pratica si fa un anello. Trampolino di lancio sarà infatti di nuovo il Kagosaka Pass. Questo Gpm è l’ultimo della giornata ed è posto a circa 20 chilometri dall’arrivo. Segue una discesa abbastanza lunga (11 chilometri) ma non troppo tecnica, né pendente (quindi per gente “pesante”). Gli ultimi 9 chilometri che introducono nell’autodromo che sono collinari ma con tendenza a salire. Di nuovo un tratto per gente in forma, di fondo.

Infatti, più che essere veloci per caratteristiche, bisogna essere freschi, o meno stanchi degli avversari in caso di arrivo in volata. Un po’ quello che è successo quest’anno al Fiandre fra Asgreen e Van der Poel. L’olandese è decisamente più sprinter del danese, eppure “La Ronde” se l’è portata a casa lui.

In cucina con Mirko nel ritiro degli azzurri in Giappone

23.07.2021
4 min
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La crisi di fame fa perdere mondiali o Giri d’Italia: per informazioni chiedere a Mathieu Van der Poel (Yorkshire 2019) o a Cadel Evans (Giro 2002). Spesso le condizioni atmosferiche contribuiscono a far cadere i corridori in questa infima trappola e proprio caldo e umidità, che in questo periodo soffocano Tokyo, saranno due avversari in più dei corridori che si contenderanno le medaglie olimpiche all’ombra del Fuji.

La nutrizionista Laura Martinelli, ha parlato dell’acclimatazione, necessaria per i corridori per rendere al meglio e che comprendeva anche una dieta mirata. Gli azzurri la seguiranno e il cuoco della federazione, Mirko Sut direttamente dal Giappone, ci svela qualche segreto, aprendoci le porte della cucina dell’albergo esclusivo in cui alloggiano ragazzi e ragazze delle prove in linea e a cronometro.

Azzurri pronti per il primo allenamento in terra giapponese
Azzurri pronti per il primo allenamento in terra giapponese
Clima soffocante, 234 chilometri da percorrere, 4.865 metri di dislivello. Come si prepara a tavola una corsa così?

Bisogna bere e mangiare frutta e verdura. Tanta. La pre-idratazione è fondamentale. Gli italiani hanno il vantaggio di venire da un Paese caldo che abitua a correre ed allenarsi a certe temperature.

State seguendo una dieta particolare per combattere il fuso orario?

Iniziamo un po’ prima la colazione per quei corridori che riescono a dormire meno, alle 6,15 sono già in cucina. Per il resto il ritmo è sempre quello: colazione, allenamento, pranzo in hotel, massaggi, cena.

Quante calorie si spenderanno durante le 7 ore di corsa?

Dipende da corridore a corridore e dal suo ruolo. In media si bruceranno 5-6mila calorie. L’importante sarà bere acqua, maltodestrine e sali minerali: la regola è che bisogna integrare tutto quello che si perde e non è affatto facile durante una corsa stressante.

Il Fuji visto dal’hotel azzurro: sembra l’Etna, ma è alto 400 metri di più
Il Fuji visto dal’hotel azzurro: sembra l’Etna, ma è alto 400 metri di più
Quante calorie si dovranno assumere a colazione?

Un migliaio che deriveranno dalla fonte principale di carboidrati (riso, pasta, crostata senza burro) e dalle proteine per cui propongo omelette, pancake, porridge di avena. 

E’ stato difficile reperire frutta e verdura in Giappone?

L’albergo in cui alloggiamo ci ha fatto trovare frutta e verdura di qualità, sana, gustosa, biologica, italiana insieme a pasta, bresaola, prosciutti. Per noi italiani è fondamentale trovare cibi uguali a quelli che assumiamo durante l’anno, è un aiuto a sentirsi a casa e a correre meglio. 

Durante la gara cosa mangeranno i corridori?

Alimentazione standard con un aumento di liquidi per contrastare l’alta sudorazione. Quindi: barrette, gel, panini dolci e salati. A Tokyo, grazie a Roberto Amadio, abbiamo trovato una panetteria gestita da una ragazza che ha lavorato in un panificio italiano. Ci ha preparato i classici “paninetti” al latte, da ciclista seguendo la ricetta italiana.

Prove di Monte Fuji per Moscon e Caruso, la corsa sarà durissima
Prove di Monte Fuji per Moscon e Caruso, la corsa sarà durissima
E le rice cake che hai contribuito a far diventare famose in gruppo…

Sono composte dal riso che si usa per il sushi, viene fatto cuocere tantissimo fino a diventare colloso. A quel punto viene impastato con banana schiacciata o miele e messo in frigo a raffreddare; una volta pronto lo si taglia in tante barrette.

Sappiamo che cerchi di inventare sempre qualcosa che appaghi il palato dei corridori. Il Giappone ti ha ispirato?

Sto cercando di proporre piatti che richiamano la cucina orientale. Preparerò ad esempio del tonno giapponese, buonissimo. Non esagero però con la fantasia perché i corridori sono molto fedeli alla loro dieta.

E’ difficile gestire gusti diversi?

Non lo è perché sono tutti molto preparati e perché li conosco bene. Amano i piatti classici come la pasta e la crostata e se hanno esigenze li assecondo cercando anche di anticiparli.

A che cosa non può rinunciare Vincenzo Nibali?

Alla crostata che preparo con marmellate diverse. Non c’è tutti i giorni e la propongo solo a colazione, ma quando c’è gli piace molto.

Il cittì Davide Cassani segue l’alimentazione?

E’ molto attento, gli piace chiedere e conoscere. Lo staff ha lo stesso menu dei corridori, quindi sa tutto.

Vedendoli a tavola ogni giorno riesci a capire come stanno le gambe?

Posso solo dire che il clima nel gruppo è positivo.

Quel cronoman poco specialista, ma tanto… speciale

22.07.2021
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Ma perché al di là della vittoria nella crono del Tour, Malori giorni fa disse che contro questo Van Aert nella crono di Tokyo si potrà fare poco? Che cosa ha visto l’emiliano nelle immagini e nella prova del corridore della Jumbo Visma al Tour de France? Proviamo a capirlo insieme, partendo da un paio di foto e dalle immagini televisive. «Sicuramente rispetto ad altri specialisti, anche se lui non lo è (perché è specialista di tutto) – sorride Adriano – ha una posizione molto più raccolta, rispetto ad esempio a un Ganna. Basa la sua aerodinamica sulla conformazione del corpo…».

E qua lo fermiamo, ammirati per la capacità di cogliere nelle immagini le attitudini dell’atleta e leggerne le caratteristiche. Andiamo avanti, ci sarà da scrivere e leggere…

Un assetto molto naturale: ha le spalle strette e riesce a tenere la testa ben incassata
Un assetto molto naturale: ha le spalle strette e riesce a tenere la testa ben incassata
Che cosa significa che basa l’aerodinamica sulla conformazione del corpo?

Riesce a tenere le spalle incassate e strette, con la testa che si incassa bene fra le spalle stesse. L’ho visto bene nell’inquadratura frontale delle telecamere fisse. E’ il suo forte. Ha le spalle molto strette, la parte superiore del corpo è sottodimensionata rispetto alle gambe e grazie a questo riesce a ottenere la posizione a forma di proiettile. Una cosa che a Ganna non riesce.

Perché?

Perché ha le spalle molto più larghe, quindi per essere aerodinamico deve ricorrere a protesi più alte e comunque non riesce ad avere la stessa penetrazione naturale. Ma la differenza fra i due sta anche nella schiena.

Vale a dire?

Van Aert è più raccolto, riesce a curvare di più la schiena e ha una distanza davvero ridotta fra ginocchia e gomiti. Unendo questo alla grande potenza di cui dispone, si capisce come faccia a raggiungere le alte velocità con cui ha battuto anche gli specialisti della crono.

E’ così corto perché la bici è piccola o perché pedala molto in punta?

Pedala in punta, tende a raccogliersi naturalmente. Ha una posizione perfetta senza scomporsi, mentre tanti, ad esempio i corridori della Ineos, saltellano sulla sella e ogni 4-6 pedalate sono costretti a tirarsi indietro. Quel tipo di sforzo, che è molto comune, per la muscolatura è devastante.

Castroviejo è uno specialista, eppure tende a scivolare in avanti e deve spingersi per tornare al centro della sella
Castroviejo è uno specialista, eppure tende a scivolare in avanti e deve spingersi per tornare al centro della sella
Addirittura?

Nella crono la pedalata deve essere fluida, mentre nel dare il colpetto indietro, in quel microsecondo in cui dai la spinta per arretrare, perdi fluidità. Se il percorso ha tante curve, in qualche modo lo compensi. Ma se è dritto e piatto e devi stare in posizione, paghi il conto.

Hai parlato dei corridori Ineos.

Castroviejo è il più illuminante, pur essendo uno specialista. Anche quando era con me alla Movistar ha sempre avuto questa posizione in avanti, con la testa più bassa del sedere. Ma se hai la sella poco grippante o inclinata in avanti, come si fa nelle crono per non insistere troppo sulla prostata, finisci con lo scivolare. Invece Van Aert è composto e non si muove.

Ed è incredibile?

Non nascendo cronoman, è singolare. Si vedono tanti corridori scomposti, come ad esempio Pogacar, che vice la crono sfruttando la sua grande condizione. Invece Van Aert è composto a crono come Ganna, in salita va agile come uno scalatore e poi vince le volate.

Pronto per fare classifica?

Secondo me no, non gli conviene. Un conto è fare come lui, che quando vuole si stacca e molla. Per fare il podio in un Giro, non puoi permetterti alcun passaggio a vuoto. E poi pesa 78 chili e su una pendenza del 10 per cento, il confronto con gi scalatori si sentirebbe. Non è più il tempo dei corridori come Indurain, anche Miguel oggi non avrebbe speranze. Con il ciclismo di adesso, oltre i 70 chili in salita non hai scampo.

Vincerà lui a Tokyo?

E’ il grande favorito, anche se spero che Ganna ci regali la sorpresa. Su un percorso così duro, sarà difficile batterlo. Però un errore l’ha fatto, decidendo di partire per il Giappone subito dopo i Campi Elisi.

Perché?

Perché è vero che guadagni un giorno per ambientarti, ma è vero anche che io una giornata a letto a riposarmi il giorno dopo l’avrei fatta. Invece in volo non recuperi, arrivi laggiù e fai subito salita per vedere il percorso… Tanto o arrivi due settimane prima e ti ambienti bene, altrimenti tanto valeva andarci all’ultimo.

Ma insomma questo Van Aert non ha difetti in bici?

Mi sembra messo benissimo, come il migliore specialista. Semmai l’unica cosa sarebbe dargli un casco davvero su misura. A volte non aderisce perfettamente alla schiena. Ma tutto sommato, ragazzi, con le nuove protesi che ben si adattano a tutte le braccia, la galleria del vento e i vari studi, è veramente difficile trovare un top rider messo male sulla bici da crono.

Belgio Tokyo 2021

Belgio: Van Aert leader, ma in serbo c’è la sorpresa

22.07.2021
4 min
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Guardano tutti a lui. Sembra strano visto che sabato a Tokyo sarà al via anche Tadej Pogacar, ossia l’ultima maglia gialla, colui che tutto vince, eppure la maggior parte degli addetti ai lavori (e non) indica in Wout Van Aert il grande favorito nella sfida per l’oro olimpico su strada e forse non potrebbe essere altrimenti mettendo insieme quello che il campione del Belgio ha fatto al Tour, vincendo in salita (la tappa del Mont Ventoux), a cronometro e in volata (queste ultime due in sequenza e a fine Grande Boucle).

Mentre Van Aert compiva le sue mirabilie, Sven Vanthourenhout, il cittì belga promosso alla strada dopo i tanti successi colti nel medesimo ruolo nel ciclocross, era già a Tokyo con Remco Evenepoel e Mauri Vansevenant, arrivati con largo anticipo e ha visionato il percorso con attenzione, studiato nei minimi particolari. Tornando in camera al villaggio olimpico belga con tanti dubbi, neanche troppo nascosti.

Vanthourenhout belgio 2021
Il cittì belga Sven Vanthourenhout, un lungo e glorioso passato nel ciclocross, ora alla strada
Vanthourenhout belgio 2021
Il cittì belga Sven Vanthourenhout, un lungo e glorioso passato nel ciclocross, ora alla strada

Van Aert e il problema del peso

«E’ un percorso estenuante – ha dichiarato ai cronisti di Standaard.be – con salite e discese senza sosta. Non è solo l’ascesa al Mikuni Pass che mi dà da pensare, perché prima ci sarà il Monte Fuji che fiaccherà le gambe a tanti. E’ un tracciato per gente leggera sui passaggi con pendenze dal 15% in su». Considerando che toccheranno punte del 22 per cento e che Van Aert non è proprio un peso piuma, i timori di Vanthourenhout sono giustificati.

E’ anche vero però che il Belgio ha costruito una squadra capace di cambiare faccia alla gara in molte maniere. Certo, Van Aert è la punta, ma con lui c’è l’esperienza di Greg Van Avermaet che è pur sempre il campione uscente, ci sono due corridori come Vansevenant e Tiesj Benoot che aiutano ma sanno anche vincere. E poi c’è un certo Remco Evenepoel…

Evenepoel campionato belga 2021
L’ultima occasione d’incontro fra Van Aert ed Evenepoel è stata al campionato nazionale, vinto dal primo
Evenepoel campionato belga 2021
L’ultima occasione d’incontro fra Van Aert ed Evenepoel è stata al campionato nazionale, vinto dal primo

Belgio già al passo col clima

Il talentino della Deceuninck Quick Step, a detta di chi era con lui negli ultimissimi giorni, è raggiante, con uno stato d’animo che non aveva da tempo. A differenza di molti altri, non solo suoi connazionali ma anche altre formazioni che hanno scelto di spostarsi con poco anticipo (una categoria della quale la nostra nazionale fa parte) Evenepoel è da tempo a Tokyo quindi sarà tra i più acclimatati, come fuso orario e come abitudine alle particolari condizioni atmosferiche. Chissà che Vanthourenhout non scelga di cambiare ruoli a poche ore dal via…

«Il recupero però mi spaventa poco – ha tenuto ad affermare il cittì – in fin dei conti chi era qui prima ha recuperato dopo un paio di giorni, quindi confido che sabato siano tutti al massimo. Io dico che è una gara che si presta a molte interpretazioni, dove può vincere anche un corridore di seconda schiera, per questo devono essere tutti pronti a recitare il ruolo del protagonista. Van Aert? Bisognerà vedere come assorbirà le pendenze del Mikuni Pass».

Van Aert Tokyo 2021
Appena chiuso il Tour, Van Aert è partito la sera stessa da Parigi per Tokyo, con Benoot e Van Avermaet
Van Aert Tokyo 2021
Appena chiuso il Tour, Van Aert è partito la sera stessa da Parigi per Tokyo, con Benoot e Van Avermaet

Van Aert fa pretattica?

E lui, il vincitore degli Champs Elysees? Arrivato a Tokyo dopo essersi imbarcato la sera stessa dell’arrivo a Parigi, ai taccuini presenti all’aeroporto ha dichiarato candidamente: «Per il momento non è rimasto molto nelle gambe, ma c’è tempo per recuperare». Intanto Vanthourenhout (che d’altronde lo conosce bene essendo stato il mentore dei suoi trionfi iridati sui prati) ha subito portato i ragazzi del Belgio a fare una prima sgambata di 70 km a 30 di media. La caccia all’oro è appena cominciata…

Voeckler Tokyo 2021

Non c’è Alaphilippe? La Francia non si arrende

21.07.2021
4 min
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Tutto è cambiato in un giorno. Il giorno nel quale Julian Alaphilippe ha annunciato che avrebbe rinunciato alle Olimpiadi di Tokyo. Per stare vicino alla famiglia la scusa ufficiale, ma tanto altro c’era dietro: concentrazione sul Tour, la nascita del primogenito vissuta con trepidazione dopo le traversie famigliari degli ultimi anni, il Covid e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che la Francia, che aveva in casa il favorito numero 1, si è ritrovata nuda di fronte alla prospettiva olimpica.

Da anni si diceva che quel percorso sembrava disegnato su misura per Alaphilippe, ben prima della conquista del titolo mondiale a Imola 2020. L’anno in più di attesa poteva addirittura favorirlo, a dispetto di una concorrenza formidabile, invece Julian ha detto di no, senza appelli, aggiungendosi alla lunga lista omnisportiva di campioni che, per una ragione o per l’altra, ha rinunciato alla trasferta per l’obiettivo quadriennale.

Francia Tokyo 2021
Prima uscita del team francese sul percorso di Tokyo: sorrisi a dispetto del jet lag (foto @tomsisbos)
Francia Tokyo 2021
Prima uscita del team francese sul percorso di Tokyo: sorrisi a dispetto del jet lag (foto @tomsisbos)

La Francia riparte da zero

Thomas Voeckler, per anni il campione di casa più seguito ed acclamato al Tour ed ora selezionatore tecnico della nazionale di Francia, si è ritrovato a dover ricostruire la selezione da zero, non solo e non tanto nei nomi, quanto nelle prospettive, nelle motivazioni, negli obiettivi.

«Dopo la rinuncia di Julian – ha affermato al suo arrivo a Tokyo – il nostro motto è stato “adattarsi”. Ho lavorato nel corso di tutta la stagione con corridori e preparatori con un’idea in testa, ma all’improvviso ho dovuto ripensare al progetto dalle fondamenta. Chiaro che con lui in squadra avremmo sviluppato una specifica strategia, gli altri sarebbero stati al suo servizio, ora invece quella che sarà al via sabato sarà una nazionale diversa».

Gaudu Tour 2021
Gaudu ha chiuso il Tour all’11° posto, andando più volte in fuga. Le aspettative erano ben altre…
Gaudu Tour 2021
Gaudu ha chiuso il Tour all’11° posto, andando più volte in fuga. Le aspettative erano ben altre…

Due principi: umiltà e ambizione

Voeckler sta lavorando non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista psicologico. Sa che ha a disposizione una squadra che deve assorbire le fatiche del Giro di Francia (il solo Remì Cavagna ha saltato la Grande Boucle), le conseguenze psicologiche di una corsa che non è andata come i suoi ragazzi speravano, inculcare una nuova idea di corsa: «Dobbiamo affrontare la gara con umiltà ma anche con ambizione – sono le sue parole – tutti saranno chiamati a intervenire in prima persona, soprattutto Gaudu e Martin».

David Gaudu ha chiuso il Tour all’11° posto, alternando cose buone ad altre meno, finendo lontano dalle posizioni alle quali aspirava e mancando anche quel successo di tappa che era diventato il suo obiettivo dopo le difficoltà sulle Alpi: «Credo di essere all’85% della condizione – aveva affermato nel weekend scorso – conto di trovare quel che manca a Tokyo. Il gruppo è coeso e il percorso si adatta alle nostre caratteristiche, io sono ottimista».

Martin Tour 2021
L’ultimo Tour ha visto Guillaume Martin andare spesso in fuga: farà lo stesso sul Monte Fuji?
Martin Tour 2021
L’ultimo Tour ha visto Guillaume Martin andare spesso in fuga: farà lo stesso sul Monte Fuji?

Voeckler prepara la tattica giusta

Da parte sua Guillaume Martin, che con un po’ di tira e molla ha comunque centrato la Top 10, è entusiasta all’idea di essere a Tokyo, nel più puro spirito olimpico: «I Giochi sono come il Santo Graal per uno sportivo, io sono nato guardando le imprese sportive ai Giochi, mi hanno fatto amare lo sport nel suo insieme. E’ vero, non siamo favoriti, ma in una gara secca non sai mai quel che può succedere. Sarà una corsa molto tattica, nella quale non potrai distrarti mai perché l’esito è tutt’altro che scontato».

Con i tre già citati vestiranno la maglia della Francia anche Kenny Elissonde, che al Tour è stato spesso protagonista in fuga per i suoi compagni di squadra e Benoit Cosnefroy, corridore da seguire con attenzione perché potrebbe anche trovare la fuga giusta essendo pur sempre un ex campione del mondo Under 23. Voeckler vola basso, ma sulla base dell’esperienza maturata nella sua carriera da pro, è pronto a tirar fuori il coniglio dal cilindro, meglio non sottovalutarlo.