Barbieri, inizia da Livigno la rincorsa alle Olimpiadi

Giada Gambino
23.05.2021
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Gli aspetti che contraddistinguono Rachele Barbieri sono sicuramente la tenacia, la costanza e la voglia di dimostrare a tutti quanto vale. In gara corre senza compagne di squadra, il suo team è formato solo da lei, ma questo non la ferma e non la demoralizza. Mentre guarda fuori dalla finestra la neve che cade su Livigno e il sole che la illumina, racconta la recente vittoria ad Ascoli Piceno… 

La stagione estiva di Rachele si divide fra strada e pista. Ora è a Livigno in altura
La stagione estiva di Rachele Barbieri si divide fra strada e pista: qui a Montichiari
Affrontare una gara senza squadra… 

Sono abituata a correre così, ma a volte mi innervosisco molto, anche se so quali siano i rischi dello stare da sola. Soprattutto ora che sto bene e le avversarie lo sanno, sia in pianura che in percorsi vallonati è molto difficile, considerando che molte squadre hanno anche nove atlete! Devo sempre studiare bene la corsa e comprendere quale tattica di gara adoperare. So per certo che non posso seguire tutte, ci vuole una buona dose di fortuna e la consapevolezza che si deve soffrire un po’ di più rispetto ad altre velociste che escono dalla pancia del gruppo solo quando devono fare la volata, ma a me piace correre così. 

Come si è svolta la tua gara di Ascoli Piceno?

Ho attaccato più volte, ho cercato di andare in fuga, mi sono divertita! Mi piace correre davanti e all’attacco. Tutte le volte che riuscivo provavo ad entrare in una fuga o crearla io. L’unico problema è stato che nessuna voleva tirare dal momento che c’ero io e adoperavano delle strategie di squadra… Il che è giusto, ma in quel momento mi sono innervosita tantissimo. Ci sono delle situazioni dove però l’essere da sola ha anche degli aspetti positivi che giocano a mio favore, come ad esempio il non potersi prendere l’incarico di chiudere una fuga come è successo in questa corsa. Se avessi chiuso io sulla fuggitiva, non avrei potuto fare la volata

Cosa hai pensato quando è partita la volata?

L’adrenalina che danno gli ultimi metri della gara è qualcosa di particolare, soprattutto per una velocista. Non è così scontato arrivare in volata e bisogna sapere sfruttare le giuste occasioni. Quando ho visto che la squadra della Fidanza stava lavorando per tirarle la volata, mi sono messa a ruota sua e ho cercato di reagire con più testa possibile. Sapevo che non potevo anticiparla troppo e che lei sarebbe partita molto vicino all’arrivo, quindi nel momento in cui dovevo attaccare l’avrei dovuto fare a tutta… E così è stato! C’è stato un testa a testa e questo mi ha dato quella spinta in più. E’ stato molto bello soprattutto perché so che Martina è un’atleta molto forte. Siamo in nazionale insieme, conosciamo le reciproche caratteristiche. Essere da sola e vincere in una gara del genere è una soddisfazione in più! 

Il giorno di San Valentino, un cross a Lugo di Romagna con la nuova maglia
Il giorno di San Valentino, un cross a Lugo di Romagna con la nuova maglia
E con Martina…

Passiamo tantissimo tempo insieme, ma siamo consapevoli del fatto che la nostra disciplina ci porta ad essere rivali. Se devo essere sincera… c’è molta competizione! Abbiamo caratteristiche molto simili, per quanto riguarda la pista. Una delle specialità in cui entrambe andiamo bene è lo scratch dove io sono campionessa mondiale 2017 e lei ha vinto gli ultimi europei. Quando dobbiamo correre per la squadra sia su pista che in strada, quando vestiamo la maglia della Polizia o della nazionale, siamo delle ottime compagne. Ma quando indossiamo maglie diverse e puntiamo entrambe alla vittoria, diventiamo avversarie. Il rispetto reciproco non manca mai

La strada ti piace molto, ti ci dedicheresti di più? 

Adesso il mio obiettivo principale è quello di provare a partecipare alle Olimpiadi su pista per poi fare una bella attività su strada. Quest’ultima negli ultimi due anni l’ho un po’ tralasciata, ma mi piacerebbe dedicarmici un po’ di più. So che all’estero le ragazze sono molto forti e mi devo migliorare, ma so di aver lavorato bene e vorrei dire la mia in qualche gara fuori. Le corse in Italia sono molto importanti, soprattutto per le ragazze giovani per fare tanta esperienza. Penso che sbaglino le atlete che non corrono le gare open qui, non reputandole di alto livello. E’ sempre uno stimolo in più e poi… se vuoi la gara dura, la puoi rendere dura anche tu.  

Visto che sei in grado di vincere da sola, con una squadra…

Sicuramente sarei molto agevolata e, soprattutto, mi metterei a disposizione del team per aiutare qualche mia compagna a vincere. In passato l’ho fatto ed è stato abbastanza soddisfacente. 

Sul podio elite di Maltignano (Ascoli Piceno) Rachele con Martina Fidanza e Camilla Alessio. Da qui, di corsa a Livigno
Sul podio di Ascoli, Rachele con Fidanza e Alessio, poi via a Livigno
Le gare di ciclocross fatte questo inverno sono servite? 

Sono state fondamentali per la mia preparazione! Ho potuto allenarmi in maniera forte e costante, in un periodo in cui solitamente si lavora un po’ di meno.  Un aspetto molto positivo è stato il fatto che in inverno, ad esempio, il freddo con il cross si patisce di meno. 

E prima di Tokyo? 

Ci sono i campionati europei su pista a fine giugno che sono l’obiettivo fondamentale. Lì si capirà chi andrà alle Olimpiadi o meno. Mi sto godendo questi giorni a Livigno in attesa che arrivino le mie compagne azzurre, per fare un po’ di allenamento in altura in vista proprio degli europei. Il lavoro che stiamo facendo con la nazionale tra allenamenti su strada e in pista sono stati davvero impegnativi e ben programmati… Il livello è altissimo. 

I due Merckx della Mtb su Van der Poel e Pidcock

11.05.2021
7 min
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Per chi non li conoscesse Julien Absalon sta alla Mtb come Eddy Merckx sta alla strada. E Nino Schurter… anche! Julien oggi dirige la sua squadra, l’Absolute Absalon, mentre Nino è ancora in attività e corre con il Team Scott-Sram.

A loro, che con le Olimpiadi hanno un certo feeling, abbiamo chiesto dei due grandi fenomeni della strada che fanno rotta su Tokyo per la Mtb, Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel. Le Roi, vanta due Olimpiadi. E un terzo oro, lo ha perso mentre si stava recando al via di Londra 2012, quando subì una impercettibile foratura. Julien si accorse di aver bucato sul count down. Nino invece a Rio 2016 si è preso il titolo a cui teneva di più.

Ricognizione di Rio 2016. Sagan si affida all’esperienza di Absalon (a sinistra)
Ricognizione di Rio 2016. Sagan si affida all’esperienza di Absalon (a sinistra)

Absalon: due fenomeni

Non è la prima volta che uno stradista partecipa alle gare di Mtb persino a quella olimpica, lo aveva già fatto Sagan a Rio 2016, ma lo slovacco non aveva le carte in regola per pensare ad una medaglia. Tom e Mathieu invece non solo aspirano alla medaglia, ma anche al metallo più pregiato.

«Per me questi personaggi possono vincere – dice Absalon – si tratta di due  fuoriclasse. VdP può vincere tutto: su strada, in Mtb e nel cross. E – aggiunge – anche contro Schurter. Il rischio per lui è il Tour. Ha detto che ci andrà ma se lo farà tutto rischia di arrivare stanco, di sprecare troppo, se invece farà dieci tappe allora andrà fortissimo.

«Ma c’è una cosa per me che lo ha avvantaggiato: il Covid. Se non ci fosse stata la pandemia avrebbe corso ininterrottamente, non si sarebbe “rigenerato” e sarebbe arrivato stanco. Così invece Vdp ha potuto programmare bene i suoi impegni e ha curato anche la parte tecnica in Mtb».

Ma Absalon non dimentica l’inglese.

«Tom invece è più acerbo di Mathieu. Ha vinto il mondiale U23, l’ho visto guidare in più di qualche occasione in Coppa e devo dire che in discesa è velocissimo, guida alla grande. Esce da questa prima parte di stagione su strada più forte di prima e più consapevole dei suoi mezzi. Potrebbe avere solo il problema di essersi stancato un po’ troppo. Lui ha già annunciato un avvicinamento diverso (ed ha esordito nelle gare di Mtb con una vittoria in Swiss Cup, ndr). Vedremo…».

Tom Pidcock ad Albstadt. Domenica si replica Nove Mesto. Il percorso sarà molto più tecnico
Pidcock ad Albstadt. Domenica si replica Nove Mesto. Il percorso sarà molto più tecnico

Adattamento rapido

Ma come si può passare da una disciplina all’altra con così poco adattamento? Anche perché poi bisogna farlo a livelli siderali. Non è un cross country di provincia.

«Bisogna considerare che stiamo parlando di fenomeni – ricorda Absalon – sono pochissime le persone al mondo che sono in grado di passare da una bici all’altra con questa naturalezza. Tra le donne ci riusciva Pauline (Ferrand-Prevot, ex iridata su strada nonché attuale compagna dello stesso Absalon, ndr). Loro riescono ad adattarsi in tempo reale».

Un passaggio del test event (femminile) di Tokyo che rende bene il tasso tecnico del percorso
Un passaggio del test event (femminile) di Tokyo che rende bene il tasso tecnico del percorso

Il percorso di Tokyo

Nella Mtb rispetto alla strada non contano “solo” le gambe, la tecnica di guida incide molto e questa è legata alla tipologia di percorso. Né Pidcock, né Tom hanno provato quello di Tokyo. Absalon parla di un tracciato molto esplosivo, con tante salite brevi ma ripidissime, un percorso che ricorda molto le caratteristiche fisiche che si devono avere in un ciclocross.

«Un percorso da biker veri in cui è avvantaggiato chi ha una grande partenza, perché a mio avviso non è così facile rimontare. E per questo serve potenza». Stando a queste parole emerge l’identikit perfetto di VdP e si capisce perché abbia scelto di puntare sulla Mtb.

«Un favorito? Difficile dirlo. Avancini sta andando molto forte, ma anche Koretzky e Carod stanno crescendo e sono bravi tecnicamente. E poi chiaramente c’è Nino. Sarà molto interessante vede “Pid” e VdP con loro, pensando anche al fatto che non partiranno nelle primissime posizioni».

Van der Poel ad Albstadt è partito molto forte, ma poi è calato giungendo 7°
Van der Poel ad Albstadt è partito molto forte, ma poi è calato giungendo 7°

Un bene per la Mtb

Però se due stradisti o comunque due atleti polivalenti dovessero arrivare e battere gli specialisti non sarebbe una bella cosa per il circus della Mtb.

«Per me – conclude Absalon – la loro presenza porta ad una buona esposizione mediatica il nostro sport. Entrambi muovono sponsor e grande appeal. I mei ragazzi, per esempio, sono orgogliosi di scontrarsi con loro e anzi sono stimolati a fare ancora di più. Si sono allenati ancora meglio sui loro punti di forza: guida, tecnica e tanta Mtb. Non si sono lasciati influenzare».

VdP in testa e Pidcock a centro gruppo. Queste sfide su ogni terreno esaltano anche i media
VdP in testa e Pidcock a centro gruppo. Queste sfide su ogni terreno esaltano anche i media

Parola a Nino

E dopo aver ascoltato Absalon, passiamo al campione olimpico in carica, Nino Schurter. Lo svizzero è l’erede naturale del francese. Per anni i due hanno dato vita a duelli epici, spartendosi tutto. Nino e Julien da una parte e il resto del mondo dall’altra. 

Quel che è interessante è che è stato proprio Van der Poel a incrinare l’assoluto dominio di Schurter dopo il ritiro di Julien. Una volta riusciva a tenerlo a bada con la tecnica, ma da quando Vdp è migliorato anche sotto quell’aspetto le cose sono cambiate.

«Come tutti, anche io ho dovuto riadattarmi un po’ al passato – dice Schurter – Di solito facevamo la Cape Epic a marzo (il Tour de France della mtb, una gara a tappe, ndr) invece sono stato sì in Sud Africa, ma per un training camp. Le prime due gare che ho fatto sono state buone, ho vinto. E questo mi rende ottimista per il resto della stagione.

«L’obiettivo principale sono sicuramente le Olimpiadi, ma questo non significa che andrò ai mondiali non ben preparato. Tutte le gare sono molto importanti. Anche dal punto di vista psicologico. Ai Giochi si affilano i coltelli anche per i mondiali».

Schurter in Germania ha chiuso secondo superato in volata da Koretzky alle sue spalle
Schurter in Germania ha chiuso secondo superato in volata da Koretzky alle sue spalle

Vecchio ma tosto

La concorrenza aumenta: Sarrou (iridato in carica), Avancini, Koretzky, che ha vinto domenica ad Albstadt proprio davanti a lui, e appunto i due fenomeni: questo di certo gli mette pressione e magari al tempo stesso gli toglie qualche certezza.

«Il fatto che sto invecchiando è un dato di fatto così come la concorrenza che sta aumentando. Ma ho ancora molti anni di esperienza a cui aggrapparmi – dice Nino – mi concentro su me stesso e cerco di fare il meglio possibile. Se poi questo è ancora abbastanza buono per resistere ai più giovani lo vedremo strada facendo. Una cosa è certa, non ho paura di nessuno.

«Il percorso di Tokyo è frenetico con salite molto ripide. Non sono troppo lunghe ma con il passare dei giri faranno la differenza. È anche abbastanza tecnico con salti e drop che mi piacciono molto. Credo che questo sia adatto a me e non solo a Tom o a Mathieu. E detta tra noi, non penso che loro abbiano alcun vantaggio. Una gara di Mtb dura 90′ ed è molto diversa da qualsiasi corsa su strada. Personalmente non vedo l’ora di correre la mia quarta Olimpiade».

Nino accoglie sul traguardo di una gara del 2018 un giovanissimo Van der Poel
Nino accoglie sul traguardo di una gara del 2018 un giovanissimo Van der Poel

Concentrato su VdP

A “preoccupare” di più Schurter sembra essere Van der Poel, forse perché con Pidcock ancora non ha avuto un vero scontro diretto essendo stato l’inglese U23 fino alla passata stagione.

«Sì sì, seguo le loro gesta e con interesse. Lo spettacolo di Van der Poel è stato impressionante. A partire dal mondiale di ciclocross fino alle classiche. Ormai è uno dei migliori professionisti su strada e cross. Mi chiedo solo se non abbia mai bisogno di una pausa o non si stanchi mai di tutte queste gare! Rispetto molto quello che fa e gli dò il benvenuto nella Mtb. La sua presenza è un valore aggiunto per la nostra disciplina.

Sagan è arrivato a Rio2016 sapendo di non poter vincere, VdP e Pidcock invece puntano decisamente al podio: cosa pensa Schurter degli stradisti che arrivano e possono trionfare?

«Il passato di Peter come biker era piuttosto lontano e non aveva abbastanza gare per essere competitivo per le medaglie a Rio. Per VdP e Pidcock invece il discorso cambia, eccome. Hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere tra i pretendenti per il podio alle Olimpiadi. Non so quante reali possibilità abbiamo loro due di vincere perché non sono sicuro di quante gare faranno prima delle Olimpiadi».

Dowsett in Turchia con la testa su Giro, Tokyo e Ora

17.04.2021
5 min
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Ora o mai più. Tra una trenata e l’altra al Giro di Turchia, Alex Dowsett guarda avanti e pensa ai tanti obiettivi del 2021. Nei pensieri c’è il ritorno al Giro d’Italia, dopo l’inedita vittoria in fuga dello scorso ottobre a Vieste (a sette anni dall’affermazione nella crono rosa di Saltara), la corsa contro il tempo all’Olimpiade di Tokyo e poi il tentativo del record dell’Ora. 

Il trentaduenne cronoman inglese della Israel Start-Up Nation l’ha già detenuto per poco più di un mese nella primavera del 2015 (52,937 km, il 2 maggio), lanciando un messaggio globale anche fuori dalla pista, vista la sua condizione di unico ciclista emofiliaco capace di abbattere barriere così robuste nello sport. Il 7 giugno dello stesso anno, il connazionale Wiggins gliel’ha strappato (54,526 km), prima che il 16 aprile del 2019 finisse nelle gambe di Victor Campenaerts (55,089 km), collega per cui Alex stravede, ma che si augura di superare in autunno, sempre a Manchester. Voleva già farlo sul finire dell’anno passato, ma il Covid l’ha costretto a rimandare il tentativo che, in un futuro non così lontano, stuzzica anche il nostro Filippo Ganna. Alex lo sa bene e non ha intenzione di farsi bruciare sul tempo dal jet azzurro.

Alex Dowsett ha partecipato alla Settimana Coppi e Bartali, vincendo la cronosquadre
Ha partecipato alla Coppi e Bartali, vincendo la cronosquadre
Come va al Giro di Turchia?

Finalmente ci sono temperature più miti, mentre i primi giorni è stata una follia.

Qual è il tuo programma successivo?

Andrò al Romandia, poi spero al Giro d’Italia, anche se la selezione per la Corsa Rosa è ancora aperta. Dopodiché, mi piacerebbe fare l’Olimpiade e giocarmi una medaglia, ma è tutto ancora da definire.

Com’è stato ritrovare Chris Froome?

E’ bello essere di nuovo compagni, abbiamo corso insieme al Uae Tour. Abbiamo passato tanto tempo insieme nel Team Sky prima che lui cominciasse a vincere i grandi Giri e che io andassi alla Movistar.

Hai un rapporto speciale con il Giro con due successi arrivati, entrambi all’ottava tappa, nel 2013 e lo scorso anno. Stavolta vuoi anticipare i tempi con la cronometro di apertura a Torino?

E’ sempre eccitante quando un grande Giro inizia con una prova contro il tempo e in questo caso c’è in palio la maglia rosa. Poi, non so se aiuterò nelle volate o in salita, oppure su tutti i terreni, perché ancora non è stata definita la squadra. Magari avrò anche qualche chance di giocarmela in fuga.

Sei un ciclista molto “social”. Hai conosciuto tua moglie su Tinder, entrambi siete molto attivi su Instagram e sui vostri canali Youtube e sei molto presente su Strava e Zwift. Ti piace aiutare a crescere la comunità ciclistica attraverso la condivisione?

I miei numeri non sono spettacolari. Ci sono ragazzi in tutto il mondo che possono esprimere una potenza di 7 watt/kg per una ventina di minuti, io non ci riesco. Sono un professionista ormai da 10 anni e voglio mostrare che nelle corse c’è ben di più rispetto ai numeri, come ad esempio quando si tira una volata. Devi essere al posto giusto, al momento giusto e tenerti quella riserva di energia che ti permetta di farlo nel migliore dei modi. Non basta guardare il misuratore di potenza ed è anche per questo che mi piace condividere i miei dati in allenamento e in corsa. Poi, non ho nulla da nascondere e penso che sia affascinante per gli appassionati incuriosirli e mostrargli cosa ci vuole per essere un pro’. Mi sento fortunato a essere in questa posizione, in cui posso portare chiunque all’interno del nostro mondo. 

Al Giro del 2020 ha vinto la tappa di Vieste, staccando Puccio
Al Giro del 2020 ha vinto la tappa di Vieste, staccando Puccio
Com’è stato dover rinunciare al record dell’Ora a causa del Covid?

Non è stata una passeggiata. Il giorno in cui ho annunciato che avrei provato a riprendermelo, ho cominciato a sentirmi non tanto bene in bicicletta, poi sono arrivati tutti i sintomi. Ho fatto il test che è risultato positivo e mi ha messo ko per un bel po’. Ho avuto tante battute d’arresto nel corso della mia carriera e questa è stata una di quelle, ma ho continuato a lottare anche stavolta. Mi sono concentrato su come recuperare al meglio e riprogrammare il tentativo dell’ora per quest’anno.

Qual è il piano?

Vorrei provarci a Manchester perché è una delle piste più veloci in Europa, è al livello del mare ed è facile per me da raggiungere. L’altra opzione sarebbe Aigle, in Svizzera, ma bisognerebbe fare dei test perché abbiamo la teoria che possa essere veloce essendo anche più corta, però con la pandemia sinora siamo stati impossibilitati a svolgerli. Per cui, sono più orientato su Manchester, magari con un po’ di pubblico se sarà possibile.

Nella crono di Al Hudayriat Island al Uae Tour
Nella crono di Al Hudayriat Island al Uae Tour
Dunque, niente altura come Victor Campenaerts?

Dopo i test svolti, ho visto che battere il record dell’Ora sul livello del mare è molto difficile, ma possibile. In quota, invece, ogni corridore si comporta in modo diverso, per cui preferiamo andare sul sicuro e non fare azzardi. In tempi recenti, Wiggins è stato il primo ad alzare lo standard, poi Victor con la sua meticolosità l’ha portato su un piano ancora superiore. Ammiro moltissimo Campenaerts perché penso che abbia trasformato le corse contro il tempo per tutti: forse è per questo anche che ha vinto tanto subito da innovatore e ora fatica di più perché in tanti hanno deciso di emularlo. 

Anche Filippo Ganna ha messo il record dell’ora nel mirino: che ne pensi?

Ganna ha la possibilità di fare in modo che per tanto tempo a nessuno venga nemmeno in mente di provare a fare il record dell’Ora: con il suo pedigree in pista, il suo “motore” e le risorse che gli mette a disposizione la sua squadra, può arrivare più lontano di chiunque altro e non di poco. Io, invece, mi accontenterei di battere il record col minimo margine.

Pistard a Tokyo. Villa: «Dopo il Giro tutti a rapporto»

10.04.2021
5 min
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Siamo in piena stagione su strada. Si corre nel Nord Europa, sulle sponde del Mar Egeo, in Spagna e persino in Kuwait, ma nonostante ciò non si può dimenticare la pista, che tanto ci sta dando in questi ultimi anni e che tanto, si spera, possa dare alle Olimpiadi di Tokyo tra pochi mesi.

E proprio in questa “bagarre” di gare cerchiamo di fare il punto della situazione con il padrone di casa del parquet, Marco Villa, il cittì azzurro.

Ganna in ritiro sul Teide (foto Instagram)
Ganna in ritiro sul Teide (foto Instagram)

Stradisti a rapporto

Tenerli sott’occhio è come seguire una gallina in un pollaio! C’è chi sta in altura, chi è a riposo, chi corre da una parte, chi doveva correre (ma non corre) dall’altra: Villa ha il suo bel da fare.

«Ganna è in altura sul Teide e ci resterà ancora per diversi giorni. Ha svolto un bel blocco di corse e quando tornerà verrà in pista, il 19-20 aprile a Montichiari. Viviani invece in questi giorni sta riposando un po’. Ha finito con il Belgio e sarà in pista la prossima settimana. Soprattutto pensando ad Elia, c’è una gara a Gand (16-18 aprile, ndr) e mi piacerebbe molto andarci, ci starebbe molto bene. Sia perché ha fatto delle belle distanze su strada e sia perché è un po’ che non gareggia in pista e se punti a Tokyo andarci è ideale. Ci sarà un Omnium e una Madison. Adesso parlerò con il team per avere la disponibilità. 

«Tornando agli altri, Consonni è venuto a Montichiari questi giorni. Lui farà un po’ il contrario rispetto ai suoi colleghi. Correrà dopo la pista, alla Valenciana, in quanto è stato fermo un mese per un problema al ginocchio e quindi aveva perso delle gare su strada che deve assolutamente recuperare. Poi c’è Milan. Anche lui ha finito col Nord e anche lui sarà in pista dal 15 aprile».

Francesco Lamon su strada non ha praticamente corso quest’anno (foto Instagram)
Francesco Lamon su strada non ha praticamente corso quest’anno (foto Instagram)

E i pistard

Ci sono poi i fedelissimi di Villa, i pistard puri o quasi, vale a dire Bertazzo, Plebani, Lamon e Scartezzini.

«Eh, per questi ragazzi è un po’ più complicata la situazione perché devono allenarsi a casa, di corse per i loro team ce ne sono poche. E quando queste non ci sono viene in soccorso la nazionale come è successo alla Coppi e Bartali o come con i ritiri che abbiamo fatto in Sicilia e alle Canarie. Pretendo una certa attività su strada, ma mi rendo conto che non è facile. C’è Diego Bragato che li segue dal punto di vista della preparazione: è lui che monitora i loro allenamenti».

Certo non è facile coordinarli tutti. Chi parte, chi arriva, chi va in pista, chi su strada, chi è a casa.

«Adesso è così – dice Villa – lo sappiamo. Dopo il Giro ci sarà più uniformità perché li avrò tutti per me: si lavorerà su Tokyo. Bisogna essere flessibili e pronti a cambiare i programmi che avevi fatto. Guardiamo Consonni, chi poteva dire che sarebbe stato fermo un mese? Serve flessibilità, cosa che mi aspetto anche dai team. Anche Bertazzo, adesso fermo, non può gareggiare (la Vini Zabù si è autosospesa dopo il caso De Bonis, ndr)».

Per gli azzurri body Castelli e caschi Kask personalizzati (in foto, Milan)
Per gli azzurri body Castelli e caschi Kask personalizzati (in foto, Milan)

I test dei materiali

In tutto ciò il cittì non può prescindere dalla cura dei materiali, determinanti a Tokyo. Oltre a gare ed allenamenti Villa deve pensare ai test.

«I ragazzi del quartetto, Milan, Bertazzo, Lamon, Scartezzini e Viviani, verranno in galleria del vento perché dobbiamo provare ancora alcune cose sui materiali. Ganna no, perché lui li già ha fatti un paio di settimane fa. Pippo è a posto.

«Dobbiamo provare dei body e infatti andremo con Castelli e adesso c’è da limare gli ultimi dettagli. La stessa con i caschi. Kask ci ha messo a disposizione tre modelli: uno “senza” coda, uno con una coda intermedia e uno con una coda più pronunciata. Dobbiamo vedere qual è il più redditizio su ogni singolo elemento. Perché abbiamo visto, per esempio, che alcuni body erano più prestazionali su qualcuno e meno su altri. Ognuno dovrà trovare quello a lui più congeniale».

Simone Consonni, Elia Viviani
Elia Viviani (a sinistra) e Consonni (a destra) nella madison, prova prevista anche a Gand
Simone Consonni, Elia Viviani
Elia Viviani (a sinistra) e Consonni (a destra) nella madison, prova prevista anche a Gand

Gli appuntamenti

A Maggio poi ci sono le ultime due gare di Coppa del mondo prima dei giochi. Una a metà mese ad Hong Kong, e un’altra a cavallo tra maggio e giugno, a Cali in Colombia.

«Ad Hong Kong non credo che andremo. Ho visto i protocolli anticovid e sono invivibili. Dobbiamo fare il tampone prima di partire, quando arriviamo in aeroporto e nella saletta dobbiamo attendere 8 ore che ci diano il risultato. Poi in hotel non possiamo neanche cambiare la camera: colazione, pranzo e cena ce li portano. Possiamo uscire solo per recarci al velodromo. In pratica non potremmo fare neanche i massaggi. E tutto questo se non ci sono positivi. Altrimenti si va in un Covid hotel e ci si resta fino a che non si è negativi. Lì di certo non si osserva la dieta mediterranea. Io credo che molte Nazionali non andranno. Spero che Cali sia meglio sotto questo punto di vista.

«E poi a fine giugno ci sono gli europei. Sono una vera prova generale per i Giochi visto che mancherà un solo mese. Dopodiché faremo una breve corsa a tappe, la nuova Settimana Internazionale Italiana sette giorni prima di partire per Tokyo.

«Dopo il Giro, conto di averli tutti a disposizione. Il lavoro è molto. Andremo subito in altura a Livigno dopo la corsa rosa, un’altura che servirà anche per recuperare. Quindi lavoreremo a Montichiari, ma continuando l’altura. Faremo avanti e dietro col velodromo dal Passo Maniva restando così sempre sul filo dei 1.800 metri di quota».

Paladin: «Gand sfortunata, ma voglio riprovarci»

31.03.2021
3 min
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Quando vedi sfumare le possibilità di vittoria a soli 300 metri dall’arrivo, normalmente saresti portato ad assorbire l’evento con malcelata delusione. Per Soraya Paladin non è così, ogni gara serve per crescere, per migliorare e sentirsi sempre più a suo agio anche ai vertici del ciclismo femminile.

Per questo anche la mancata stoccata finale alla Gand-Wevelgem è stata messa da parte guardandone il lato positivo: «Non mi rammarico più di tanto perché so di aver dato tutto. Io le gare le interpreto così: mi arrabbio se arrivo al traguardo e mi accorgo che avevo ancora qualcosa da spendere in gara, ma se ho la coscienza tranquilla, allora va bene».

Che cosa dicono alla Liv Racing dopo questo inizio di stagione?

Sono più che soddisfatti. Lars Boom, il nostro manager, ci sta trasmettendo la sua lunga esperienza fra i professionisti e vuole che corriamo sempre in maniera aggressiva perché solo così arrivano i risultati e questo tipo d’impostazione a me piace da matti…

Soraya Paladin, grinta da vendere in ogni occasione, alla Liv come in nazionale
Soraya Paladin, grinta da vendere in ogni occasione, alla Liv come in nazionale
Un sistema che ti sta aiutando a metterti in evidenza…

Sì, perché mi trovo a mio agio con le compagne, con i dirigenti, si sta costruendo una squadra compatta, dove il risultato di una fa felici tutte. Io mi sento motivata e ho voglia di farmi vedere, di prendere l’iniziativa e non correre di rimessa.

In questo modo stai anche rispondendo a chi lo scorso anno criticava le italiane in gara – Longo Borghini a parte – per tattiche troppo remissive…

Io credo che siano in tante ad avere qualità, fra le atlete italiane, sono contenta che il mio modo di correre mi stia facendo notare.

Paladin in fuga dietro la Longo Borghini: con loro l’Italia intera ha sognato a Gand…
Paladin in fuga con la Longo Borghini: con loro l’Italia ha sognato a Gand…
Guardiamo però l’altro lato della medaglia: sembra sempre che ti manchi il centesimo per completare l’euro…

E’ vero, il podio sembra sempre a portata di mano, ma alla fine non arriva. Io credo che devo solo saper aspettare l’occasione giusta andandomela a cercare con pazienza. Diciamo che devo imparare a vincere.

Che tipo di atleta è Soraya Paladin?

Mi adatto bene soprattutto ai percorsi misti, con salite che non superano i 5 chilometri, sennò inizio a perdere colpi contro chi è specializzato nelle salite. I percorsi delle classiche mi piacciono tutti, ma l’Amstel è la mia favorita. Lì vorrei davvero far bene (purtroppo per la corsa olandese si parla di rinvio causa Covid, la decisione sarà presa nei prossimi giorni, ndr).

E il tracciato della Attraverso le Fiandre ti piace?

Abbastanza, ma bisognerà vedere come staremo a gambe… Domenica abbiamo fatto tanta fatica, per noi è una sorta di antipasto del vero appuntamento che è il Giro delle Fiandre di domenica, ma comunque, se la gara si mette in un certo modo…

La maglia azzurra ha un forte valore per Soraya: la vestirà anche il 25 luglio a Tokyo?
La maglia azzurra ha un forte valore: la vestirà anche a Tokyo?
Sai che con questi risultati potrebbero schiudersi per te le porte olimpiche?

Sarebbe un sogno, ma a dir la verità ci sperano un po’ tutte nell’ambiente: l’Olimpiade è qualcosa di unico. Non so se mi chiameranno, io so solo che devo continuare a correre così, a farmi vedere, divertendomi e faticando. Solo così alla fine potrò accettare il verdetto senza rimpianti ed è questo che conta.

Longo, debutto in Belgio con la testa fra Giro e Giochi

24.02.2021
4 min
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Quella sera sull’Etna, Salvoldi ha parlato chiaro: a Tokyo avremo su strada le stesse chance di medaglia che in pista, perché Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli sono in grado di andare a segno. La frase ha continuato a risuonarci nella testa e l’intervista con Giorgia Bronzini che parlava degli obiettivi della piemontese ci ha convinto a parlare proprio con lei che in apertura è sul podio di Rio 2016.

A Denia con la squadra, prima di volare in Belgio (foto Instagram)
A Denia prima di volare in Belgio (foto Instagram)

Elisa risponde dal Belgio e sorridendo dice che ieri per la prima volta si è allenata in pantaloncini su quelle strade. La primavera è in anticipo, ma pare che sabato all’Het Nieuwsblad ci saranno i soliti 10 gradi.

Quanto è presente Tokyo nei tuoi pensieri?

Sicuramente è un pensiero che c’è. Ma non è una fissazione, non voglio sacrificare le altre corse. Il ciclismo è uno sport attivo, se punti tutto su un obiettivo e ti va male, ti volti e pensi a quante corse ti sei lasciato indietro. E ti mangi le mani…

Pare che Salvoldi a maggio andrà a vedere il percorso.

Sarebbe ottimale vederlo prima. Ma se anche non si riuscirà, avrò certamente il tempo per farci… amicizia quando andremo in Giappone. Immagino, visto il fuso orario, che andremo con il dovuto anticipo.

Gli europei di Plouay e poi i mondiali hanno confermato la sua crescita
Gi europei e poi i mondiali hanno confermato la sua crescita
Giorgia Bronzini ha parlato di Tokyo come di un tuo obiettivo personale, mentre sul Giro convergono anche le ambizioni della squadra.

E’ vero. Il Giro è uno degli obiettivi stagionali, ma non mi piace sbilanciarmi dicendo che andrò a fare chissà cosa. Sarà la strada a decidere. Ma di certo il Giro può anche darmi la gamba per arrivare bene a Tokyo.

Pensi sia stato giusto togliere il Giro Rosa dal WorldTour?

Non è mio compito dare giudizi, spero abbiamo fatto le riflessioni giuste.

Abbiamo visto alcune tue foto in Costa Azzurra, hai cambiato strade di allenamento?

Mi sono allenata bene finora, ma come in tutti gli inizi di stagione ci sono un sacco di incognite. Di buono c’è che non ho ancora preso un raffreddore, mentre di solito a quest’ora ne avevo presi 28. Sono curiosa di vedere come sto davvero. Mi sono allenata nella zona di Mentone e questo ha influito sulla qualità del lavoro.

Si è allenata anche in Costa Azzurra per sfuggire dal freddo (foto Instagram)
Si è allenata anche in Costa Azzurra per sfuggire dal freddo (foto Instagram)
Dobbiamo prepararci a Elisa che lascia la montagna e passa al mare?

No, no, non rinnego le mie radici. Ma a casa mia fa freddo e quest’anno ne ha fatto anche di più. Non ci si allena bene con 3-4 gradi sotto zero.

Bronzini ha anche detto che dopo l’esperienza nel 2020 prima del Giro tornerete a fare un ritiro in altura: sarà un passaggio importante per te?

Molto, perché l’altura mi fa sempre molto bene. E poi a livello mentale, essere supportati dalla squadra mi aiuta molto. Dalla squadra e anche dalla Polizia di Stato, che dal 2015 è al mio fianco.

A Rio 2016, l’Italia con Guderzo, Cecchini, Bronzini e Longo Borghini
A Rio 2016, l’Italia con Guderzo, Cecchini, Bronzini e Longo Borghini
E’ credibile che Lizzie Deignan venga al Giro per aiutarti?

Verrà al Giro e mi darà una mano. Anche per lei sarà una buona base per le Olimpiadi. Anzi, lei è la mia favorita per le Olimpiadi.

Bè, le nostre favorite sono altre ma per scaramanzia stiamo zitti. E poi a lei l’hai già tirata tu…

Sorride, guardiamo avanti. Sabato si debutta in Belgio. Il 2021 sta finalmente per cominciare.

Confalonieri, il ciclismo è un affare di famiglia

Giada Gambino
20.02.2021
4 min
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A Giussano, tra Monza e Como, c’è una bella giornata. Il sole risplende, ci sono circa 14 gradi; questo caldo fa ricordare a Maria Giulia Confalonieri il clima della Sicilia nel suo recente ritiro sull’Etna. La lombarda correrà fino al 2022 con la Ceratizit-WNT Pro Cycling e avvolta dal calore della sua terra si racconta… 

Il ciclismo cos’è per te?

Fatica e tanta passione. E’ nato tutto un po’ per caso. Mio papà era il classico amatore della domenica che usciva in bici per divertirsi con gli amici. Io facevo nuoto da tanti anni, ma mi ero stancata, non mi emozionava particolarmente. Un giorno andai con mio zio da un fisioterapista, il quale mi disse che il ciclismo sarebbe stato lo sport giusto per me. Mia mamma mi aveva detto che se avessi lasciato il nuoto avrei comunque dovuto fare uno sport, così le dissi che sarei voluta andare in bicicletta. Pensava che mi sarei stancata subito, invece trascinai con me anche mia cugina Alice Arzuffi e da G6 iniziai. 

Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster: l’anno prima è stata 3ª ai mondiali
Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster
Nuoto, bici… non hai mai pensato di fare triathlon ? 

E’ uno sport molto bello e impegnativo, ma l’ho scoperto da grande. Mi intriga abbastanza, ma a piedi sono davvero lenta (ride, ndr).

Le tue prime vittorie importanti… 

Il primo campionato italiano di ciclocross che ho vinto da esordiente di primo anno a Lecce. Su strada non ho vinto molto, da junior ho vinto una gara in solitaria in Friuli che è tutt’oggi la mia ultima vittoria su strada. Infine, per la pista, l’europeo a punti da junior. 

Pista o strada?

Entrambe! Allenarsi in pista è bello, ma statico. Su strada mi piace tantissimo il fatto che posso sempre ammirare panorami diversi e godermi l’aria fresca. Però in gara l’adrenalina che ti dà la pista è unica: bisogna prendere una decisione in pochi secondi, è tutto molto veloce e ti regala una grande emozione (in apertura con l’oro europeo della corsa a punti 2019, ndr). Quando ero piccola facevo anche ciclocross, poi ho dovuto prendere una decisione e ho scelto la pista.

Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Non ti manca il cross?

Quando fanno le gare con una temperatura media e al sole mi viene voglia di praticarlo, ma quando guardo le corse al freddo e sotto la pioggia preferisco non essere al posto di quelle cicliste (ride, ndr). A volte faccio ciclocross d’inverno per divertimento con Alice. 

Maria o Giulia? Quale nome ti piace di più? 

Ti sembrerà strano, ma non sono due nomi. Si scrivono staccati, è vero, ma è come se fossero attaccati. I miei genitori non hanno saputo prendere una decisione e li hanno lasciati entrambi.

Una corsa che non dimenticherai mai…

I mondiali del 2018, il terzo posto nella madison. Era una specialità nuova ed è stata la prima medaglia dell’Italia. Un’emozione unica, una specialità meravigliosa

Nel 2020 partecipa alla Valenciana (Confalonieri è la prima da destra)
Nel 2020 partecipa alla Valenciana (prima da destra)
Se non avessi scoperto il ciclismo, cosa avresti fatto nella vita?

Questa è una bella domanda che mi sono posta tante volte. Ho 27 anni, ma non ho tuttora le idee molto chiare su cosa fare una volta scesa dalla bici. Ho tante passioni come la lettura, gli animali e la cucina. Ma se ad oggi dovessi dire un possibile lavoro per me… non saprei proprio cosa scegliere. 

Voi azzurre della pista… 

Siamo sempre più unite. Andiamo molto d’accordo fortunatamente, dal momento che passando davvero tanto tempo insieme, sarebbe difficile se non fosse così. Però c’è da dire che quando tante donne si ritrovano a vivere nello stesso posto… è un po’ un caos!

Come si svolgono i tuoi allenamenti nei periodi di stop?

Mi dedico di più alla palestra, che è comunque qualcosa che cerco di fare sempre almeno una volta alla settimana. Vado diverse volte a Montichiari per allenarmi nel velodromo, quando iniziano le corse mantengo comunque sempre la stessa routine dal momento che le gare su pista mi impegnano un solo giorno. Quando invece faccio le corse a tappe su strada… cambia tutto. 

Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini, in favore di Elisa Longo Borghini, che vincerà
Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini
Hai un idolo nel mondo del ciclismo?

Seguo tanto il ciclismo, ma non ho preferenze. Quando ho iniziato, Tom Boonen era il mio preferito. Adesso ne seguo tanti ma non prediligo nessuno.

I tuoi grandi obiettivi per questa stagione?

Sono tre quelli principali: riuscire ad arrivare davanti con costanza in tutte le gare del Nord, ottenere un posto in nazionale per le Olimpiadi per poi correre al meglio la madison e meritarmi la maglia azzurra per i mondiali su strada in Belgio. 

Porcellato, la signora delle 11 Paralimpiadi

18.02.2021
4 min
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Per contare le sue medaglie paralimpiche ci vuole il pallottoliere. Forse farebbe comodo anche per le discipline che ha praticato ai Giochi, estivi e invernali: atletica, sci di fondo e ora handbike. Francesca Porcellato è uno dei monumenti viventi dello sport paralimpico azzurro e, dopo i due bronzi di Rio 2016, quest’estate a Tokyo sogna di conquistare l’oro anche nella terza disciplina della sua trentennale carriera ad altissimo livello, cominciata in quel di Seul nel 1988.

Francesca, d’inverno scegli i rulli o, visto che vanti anche un passato sulle nevi, sfidi il freddo?

Sono allergica ai rulli. Per cui, come faccio già da diversi anni, ora sono alle Canarie, dove ho la fortuna di poter uscire ogni giorno e aver sempre bel tempo.

Ecco Francesca Porcellato, tagliato il traguardo della crono di Rio 2016
Ecco Francesca Porcellato, tagliato il traguardo della crono di Rio 2016
Fino a quando ti fermerai?

A marzo. Arrivo sempre d’inverno e torno con la bella stagione. Da quando ho smesso con lo sci di fondo, ho deciso che volevo stare un po’ al caldo.

Dacci una mano tu perché c’è da perdere il conto: che Paralimpiade stai preparando?

L’undicesima.

Anche sulle medaglie meglio che ci rinfreschi la memoria.

Alle Paralimpiadi sono tredici, in tre discipline differenti.

Dunque, qual è l’obiettivo per quest’estate?

Intanto, speriamo che si facciano questi Giochi, visto tutto quello che sta succedendo e le tante incertezze. Poi, ovviamente, voglio far bene, perché in tutto quello che faccio ci metto sempre tutta me stessa. Se fosse oro sarebbe magnifico, ma poi prendo tutto quello che viene.

A Tokyo non ci saranno né Alex Zanardi né Vittorio Podestà: ti senti un po’ la veterana azzurra?

Sono due assenze che peseranno tantissimo. Sono stati i miei compagni di squadra storici e anche quelli con cui andavo più d’accordo. Mi hanno aiutato tanto e tra noi si è creato un grande rapporto d’amicizia. Mi mancheranno i loro consigli e sarà una Paralimpiade strana senza di loro. Ci pensavo giusto l’altro giorno, ricordando i bei momenti vissuti assieme a Rio, pre e post gara. Sarà un po’ triste.

Il bronzo di Rio 2016 e un sorriso di vera soddisfazione
Il bronzo di Rio 2016 e un sorriso di vera soddisfazione
Come sta la squadra e quanto ti mancano i raduni azzurri?

Mi mancano molto. Di solito, quando ci ritroviamo, non lo facciamo per poche ore, ma almeno per una decina di giorni. Per cui oltre ad essere compagni di squadra siamo molto amici. Poi mi manca moltissimo gareggiare, ma per fortuna mi sono riprogrammata mentalmente, spostando il focus sul piacere di pedalare, allontanando la pressione della competizione e della prestazione. Il 2020 è stato anomalo, ma ho trovato anche dei lati positivi e mi hanno aiutato ad apportare un po’ di migliorie. Lo spostamento di un anno dei Giochi, per me che ho una certa età non è stato semplice:  a 51 anni sarà ancora più difficile, però ho lavorato bene e sarò pronta.

Nel fine settimana ci saranno le elezioni federali: cosa vorresti chiedere al nuovo presidente per il settore paralimpico? 

So che c’è un mio compagno, Giancarlo Masini, che si candida (consigliere in quota atleti per Cordiano Dagnoni, ndr) e lo sosterrò. Lui conosce bene le problematiche del paraciclismo, non solo dell’handbike, ma anche del settore che comprende triciclo, handbike e paraciclisti appunto. Spero che il nostro sport venga maggiormente valorizzato, perché le nostre prestazioni sono notevoli, ma spesso sono poche raccontate. Con una maggior conoscenza, sicuramente più persone possono avvicinarsi e venire a provarla.

La maglia iridata mette allegria a guardarla, pensate a indossarla
La maglia iridata mette allegria a guardarla, pensate a indossarla
Le vostre vittorie, in effetti, aiutano a farne parlare…

A Rio, facendo il rapporto tra atleti e numero di medaglie vinte, siamo stati la squadra azzurra più vincente, contribuendo al medagliere al pari del nuoto, che però ha più discipline. Noi, al massimo, ne possiamo fare tre, se c’è la staffetta, altrimenti due, prova in linea e cronometro. Mi è dispiaciuto che abbiamo ricevuto molte meno attenzioni rispetto ad altre discipline, anche se avevamo un Alex Zanardi che ha acceso i riflettori sul nostro settore. Fa niente, noi teniamo duro e speriamo che in futuro ne parlino di più. 

Tu tieni duro fino a Parigi 2024?

Fatemi fare Tokyo, che già non vedo l’ora che arrivi. Parigi è una bella città, ci sono stata tante volte e mi piacerebbe ritornarci, ma magari con altri ruoli o da turista. 

La Pater è tornata e marcia a tappe forzate

16.02.2021
4 min
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Il fruscio del quartetto che scorre elegante e composto fa da sottofondo al saluto di Dino Salvoldi: «Ci sono tutte – dice – anche la Pater». Parole discrete, il tono di scampato pericolo. Il rientro di Letizia Paternoster significa che si può guardare alle prossime sfide con tutte le frecce giuste al nostro arco. Non è semplice individuarla nello sfilare rigoroso del trenino. In due hanno la treccia bionda, Fidanza e la trentina, ma giro dopo giro e nonostante le maschere specchiate, iniziamo a riconoscerle tutte. Adesso a tirare la fila dietro la moto è Elisa Balsamo, arrivata in pista in leggero ritardo per un esame in cui ha portato a casa un 29.

«Sono molto contenta di essere qui – sorride la Pater, scendendo di bici – ho tanta voglia di riprendermi tutto ciò che ho lasciato indietro in questo anno».

Prima di ripartire in pista, ha ricostruito la base in Sicilia (foto Instagram)
Ha ricostruito la base in Sicilia (foto Instagram)

In Sicilia

Le foto su Instagram l’hanno ritratta in allenamento sulle strade siciliane, a metà fra i riti del corridore e le pose in favore di camera. Anche se la sensazione delle ultime settimane è che l’atleta abbia preso il sopravvento e ne sia contenta. Non si rinuncia all’immagine, ma questo è il momento di menare. Ha conosciuto le strade dell’isola con i ritiri della Trek-Segafredo e nel caldo di laggiù, Letizia ha cominciato a ricostruirsi.

La routine

Le giornate in pista hanno tutte lo stesso ritmo. Si gira agli ordini di Salvoldi, svolgendo lavori sempre diversi. Poi, quando la sessione finisce, le ragazze continuano a girare blandamente in pista, a volte con la bici da strada per trovare una posizione più confortevole, e alla fine vanno a sedersi sui divanetti della loro parte di velodromo. Il parterre è diviso a metà: di qua le donne, di là gli uomini e in fondo la palestra. Per tutti gli stessi divanetti, un paio di tavoli, il punto officina e qualche sedia.

Clima disteso

Le pause fra una sessione e l’altra sono scherzose, passate fra racconti, battute e qualche giro su internet. Si ride con la Barbieri perché la sua Mini è sporchissima e prima o poi lo sponsor se la riprenderà e lei risponde che è stata a fare un cross, ma dovrà lavarla. Si fa notare a Chiara Consonni che ha le borse sotto gli occhi e la settimana è appena all’inizio, ma lei risponde che è normale se nel weekend si è un po’ vissuto. Le ragazze della Valcar più tardi rientreranno sul lago dove sono in ritiro, prima di partire per la strasferta all’Het Nieuwsblad. Ma Letizia dov’è?

Balzi sul cubo coordinando forza ed equilibrio
Balzi sul cubo coordinando forza ed equilibrio

Pater al lavoro

Basta cercarla in giro per accorgersi che là in fondo, nella palestra, c’è una ragazza minuta e bionda al lavoro. Sta facendo balzi sul cubo di legno. Poi si sposta verso le macchine per altri esercizi. Ci avviciniamo in silenzio, con un sorriso e la macchina fotografica.

«Sicuramente – mormora – a un certo punto ho pensato che il treno se ne stesse andando, ma per fortuna ho avuto accanto le persone giuste. Ho dovuto ricominciare da capo, dopo sei mesi ferma per l’infortunio al ginocchio. Ero lì che scherzavo dicendo che mi mancava soltanto il Covid e ho preso pure quello. E’ stata lunga, proprio a Capodanno, ma anche quello è alle spalle».

Si rimette a lavorare, quasi scusandosi ed è bello osservarla nella sua concentrazione e con la grinta di chi sa di avere un posto da riconquistare. Bene le parole sollevate di Salvoldi, ma il livello è alto e nulla è già scritto.

«Sto tornando»

Quando la giornata volge al termine e quando anche Letizia ha provato con i tecnici di Pinarello la sua posizione sulla bici da inseguimento, la vedi tutta indaffarata a recuperare le sue cose, mentre Paolo Sangalli la aspetta. «Devo accompagnarla a Linate», dice. Giornate fitte di partenze e arrivi, che testimoniano della grande voglia di esserci e della dedizione di queste ragazze.

«Da stasera – dice la Pater – sono in ritiro con la Trek e il 2 marzo comincerò a correre a Le Samyn, in Francia. La stagione finalmente riparte normalmente. Deve, ripeto: deve tornare tutto alla normalità. Sono emozionata, mi mancava tutto questo. Strada e pista, continuerò a venire qui ad ogni ritiro. Adesso ne sono certa: sto tornando».