L’addio di Podestà: «Senza Alex non vado a Tokyo»

15.01.2021
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L’handbike di Vittorio Podestà non sfreccerà a Tokyo. Dopo aver filato lesta da Pechino a Rio via Londra e aver portato in dote 6 medaglie (2 per ciascun metallo) in 3 Paralimpiadi, rimarrà nel garage del 47enne ligure che è stato tra i pionieri del movimento in Italia, quando ancora la disciplina era semisconosciuta.

Un altro dei meriti di Vittorio è di aver convinto a gettarsi nella mischia anche quel fenomeno di Alex Zanardi, con cui ha condiviso diverse gioie, la più intensa delle quali quattro anni e mezzo fa in Brasile con l’oro ai Giochi Paralimpici, conquistato nella staffetta a tre insieme a Luca Mazzone. Il sogno era di bissarlo in Giappone, ma dopo l’incidente della scorsa estate, Vittorio ha deciso che era arrivato il momento di dire basta.

A Londra, Podestà vince l’argento nella staffetta e due bronzi nella crono e nella partenza di massa (foto Mauro Ujetto)
A Londra, Podestà vince l’argento nella staffetta e due bronzi (foto Mauro Ujetto)
Ti stai preparando per la Paralimpiade di Tokyo?

Vorrei rispondere di sì, ma alla fine ho deciso di abbandonare. Dopo quanto accaduto a Zanardi, ho fatto la mia scelta e ho deciso di fermarmi a quota tre Giochi: sono soddisfatto così.

Quando hai maturato questa decisione?

Già pochi giorni dopo l’incidente di Alex. Mi sono reso conto che l’unica motivazione era di divertirsi ancora insieme. Andare a Tokyo senza di lui sarebbe stato un po’ come continuare a fare il tuo gioco preferito senza il tuo migliore amico. Ci ho messo un po’ a metabolizzarla, ma alla fine è giunto il momento di renderla pubblica.

Una scelta di cuore, anche perché l’handbike è una componente fondamentale della tua vita.

Ormai sono 17 anni che ci macino chilometri, ho cominciato un annetto e mezzo dopo l’incidente. Gli ultimi 13 li ho condivisi con Alex, per cui si è creato un legame fortissimo e lui è stato determinante per me in tanti aspetti, come quello motivazionale.

Sei contento di dove lasci l’handbike, visto che sei stato uno dei precursori del nostro movimento?

Non mi sento il pioniere, però sono stato il primo italiano a vincere qualcosa di importante a livello internazionale, ovvero un mondiale e la prima medaglia paralimpica. Quando sono arrivato, l’handbike era già presente in Italia da alcuni anni e sono contento di aver contribuito a far crescere il movimento, facendo aumentare il numero dei praticanti. E nel frattempo, è arrivato Alex.

A Rio 2016, Podestà vince l’oro nella crono e nella staffetta con Mazzone e Zanardi(foto Mauro Ujetto)
A Rio 2016, per Podestà oro nella crono e nella staffetta (foto Mauro Ujetto)
Ricordi gli inizi?

Era nel settembre del 2007, quando mi ha detto che voleva fare la maratona di New York. Io l’ho assecondato, pensando che parlasse di quella del 2008, invece lui pensava al novembre successivo. Gli ho dato una mano a trovare un mezzo e lui si è preparato in un mese. Si è allenato quasi tutti i giorni, ma per fortuna ha dovuto spedire la bicicletta una settimana prima, altrimenti ci sarebbe arrivato troppo stanco. Si preparava come quando doveva fare i giri veloci in pista e io continuavo a dirgli: «Guarda che il motore sei tu, non sei in macchina. Se ti ingolfi, poi non ce la fai a fare 42 chilometri». Da quel momento, si è appassionato tantissimo, migliorando anno dopo anno.

E’ vero che durante il primo lockdown ti motivava?

Avevo già deciso di mollare dopo Tokyo, per dedicare più tempo alla mia famiglia, visto che ho una figlia piccola. Dopo il rinvio della Paralimpiade, gli ho detto che avrei mollato subito. Lui mi aveva fatto desistere, dicendo che aveva progettato una handbike speciale per gli atleti sdraiati come me e che ci avremmo lavorato. Era una bella iniezione di fiducia e lui era quasi contento del rinvio perché aveva deciso come me di smettere dopo Tokyo, per cui vedere la carriera allungarsi di un anno non gli era dispiaciuto.

Podestà ha 47 anni e vive a Chiavari con la moglie Barbara. Hanno una bimba (foto Mauro Ujetto)
Podestà vive a Chiavari con la moglie Barbara e una bimba piccola (foto Mauro Ujetto)
Poi quel maledetto 19 giugno…

Diciamo che la situazione critica è scongiurata. Il recupero sta andando bene e i progressi per il momento sono notevoli. Sarà lunga, ma sono fiducioso.