Alla Tirreno si fatica di brutto. E se magari le prime due tappe in linea sulle strade toscane hanno concesso il tempo per tirare il fiato, la tripletta dalla quarta alla sesta e poi la stessa tappa conclusiva di San Benedetto del Tronto con i suoi 1.700 metri di dislivello hanno segnato le gambe dei corridori. Le tappe e il freddo in cui si è corso nel giorno di Sassotetto. E così la corsa, che solitamente veniva utilizzata da alcuni corridori per fare la gamba in vista della Sanremo, ha forse cambiato profilo e funzione.
Nel WorldTour dal Covid in poi non ci sono più gare di preparazione e tantomeno da prendere sotto gamba. Resta da vedere poi in che modo metabolizzare certe fatiche, come spiegava sabato Davide Ballerini sul traguardo di Osimo. Piegato sul manubrio, cercando l’ispirazione per togliersi dal rettilineo di arrivo e tornare al pullman.
«Tutte queste fatiche – diceva – sono a buon fine? Vedremo. Sono stati tre giorni difficili, anche se è stata dura dall’inizio. Percorsi sempre impegnativi, tappe da cinque ore e passa. Ho cercando di tenere più duro possibile ogni giorno. Poi quando le gambe non me lo permettevano, ho cercato di fare gruppetto. I dati in corsa si guardano relativamente, si cerca sempre di dare il massimo per la squadra. Se poi sarà stato utile, ve lo dirò il mese prossimo…».
Nel giorno di Sassotetto, quinta tappa, Ballerini è stato in fugaNel giorno di Sassotetto, quinta tappa, Ballerini è stato in fuga
Prima la Sanremo
Ballerini ha la preferenza scritta nel nome, ma prima della Roubaix che gli mangia i sogni, è atteso sabato prossimo alla sfida di Sanremo, in cui si vede di supporto per Alaphilippe più che primo attore.
«Non sto male – spiegava – anche se oggi (sabato, ndr) ho pagato la fuga di venerdì verso Sassotetto. Però da metà gara sono stato molto meglio e speriamo sia il segno della condizione che sta crescendo. Se così sarà, è quello che volevo perché quest’anno punterò tutto sulle classiche. La settimana di avvicinamento sarà nel segno del recupero. Voglio riposare e recuperare le forze il più possibile fino a Sanremo. Non parliamo della Milano-Torino né di sopralluoghi sul finale della Sanremo. Sono stato a farci un giro il mese scorso. Ho visto bene le discese e so quanto sia importante recuperare bene. Non è una gara facile. Dopo 300 chilometri serve energia. Ovviamente vedremo come sta Alaphilippe. Il mio spazio semmai me lo devo un po’ procurare. Lo avrò solo se riesco a scollinare, ma non sarà facile».
Dopo la tappa di Foligno, Ballerini assieme ad AlaphilippeDopo la tappa di Foligno, Ballerini assieme ad Alaphilippe
Corsa d’attacco
Nello stesso giorno di Osimo, la trenata di Van Aert sul Muro di Costa del Borgo ha fatto vedere che anche la condizione del grande belga è in crescita, per cui si va delineando una Sanremo nel segno degli attaccanti, più che bloccata a logiche da velocisti. L’eco delle vittorie di Pogacar dalla Parigi-Nizza rafforza questa sensazione. Ma Ballerini oppone le mani, come a rifiutare l’invito e chiarisce il suo punto di vista.
«Nella mia testa c’è la Roubaix – ha ribadito prima di sparire fra i corridori alla volta dei pullman – sempre la Roubaix, senza nulla togliere alla Sanremo. Bisogna anche essere realistici, si vedrà sabato se riuscirò a scollinare davanti. Di sicuro in quel caso non mi tiro indietro, però vediamo come sta la squadra, come sta “Loulou”. Sappiamo che lui può fare la differenza come gli è già successo. Quindi vediamo: abbiamo più di una carta da giocarci».
Nel giorno dello sprint vincente di Jasper Philipsen a San Benedetto del Tronto, Primoz Roglic completa il suo recupero e porta a casa la corsa a tappe italiana per la seconda volta dopo il 2019.
«Tornare forte dopo un incidente – dice sorridendo – dipende da tante cose, ma soprattutto dal fatto che io sia felice e libero mentalmente. In questi giorni sono stato spesso completamente a bloc, a partire dalla cronometro, perché dovevo soprattutto ritrovare il ritmo. Il giorno di Sassotetto è stato difficile, mi ha fatto stringere i denti. Quello della Tirreno è uno dei trofei più belli, adesso ne ho due e magari i miei figli potranno giocarci insieme senza litigare.
«Ho passato un inverno duro, non starò a dire se sia stato il mio periodo peggiore, ma non ce l’avrei fatta se non avessi avuto accanto la mia famiglia e persone che credevano in me. Ora si tratta di migliorare ancora un po’ in salita per essere all’altezza delle sfide che mi aspettano. Il bello del ciclismo è proprio questo, il fatto che ogni giorno ci spingiamo oltre i nostri limiti…».
Ultima tappa della Tirreno: Philipsen precede Groenewegen e DaineseMathieu Van der Poel è stato il perfetto leadout per Jasper PhilipsenUltima tappa della Tirreno: Philipsen precede Groenewegen e DaineseMathieu Van der Poel è stato il perfetto leadout per Jasper Philipsen
Sorpresa Roglic
Sono giorni che sentiamo Roglic stupirsi per la grande condizione che gli ha permesso di vincere la Tirreno-Adriatico. La sua presenza nella Jumbo Visma non era prevista e la convocazione è arrivata inattesa, quando il suo allenatore ha dato via libera.
Non è la prima volta che lo sloveno debutti nella stagione con una vittoria. Nel 2021 aveva cominciato alla Parigi-Nizza e l’aveva vinta sbalordendo tutti per la sua autorità. Al punto che chiedemmo a Mathieu Heijboer, che lo preparava, in che modo avesse lavorato per essere così brillante. Niente di cui stupirsi, insomma, se non fosse che a rendere meno prevedibile l’exploit ci fosse in questo caso il gravissimo infortunio alla spalla per la caduta della Vuelta a Monasterio de Tentuda. Quando lo incontrammo nel quartier generale della squadra in Olanda, il suo obiettivo era tornare in sella per il ritiro. Il resto era molto nebuloso…
Arthur Van Dongen, classe 1968, è alla Jumbo Visma da quattro stagioniArthur Van Dongen, classe 1968, è alla Jumbo Visma da quattro stagioni
Perciò stamattina abbiamo incontrato Arthur Van Dongen, 54 anni e 1,95 di altezza, direttore sportivo della squadra olandese nella corsa italiana, con la curiosità di sapere in che modo abbiano accolto Roglic e se si aspettassero che andasse già così forte.
Primoz si dice ogni giorno sorpreso per la sua condizione: ha stupito anche voi?
Sapevamo che fosse pronto per correre e non ci ha sorpreso nemmeno il fatto che fosse già in ottima forma. L’unica accortezza che ci ha detto in anticipo il suo allenatore Marc Lambert è che era pronto per le brevi salite, meno per quelle più lunghe. Invece è riuscito a sopravvivere sul Sassotetto e quel giorno siamo stati un po’ fortunati, perché c’erano più 2 chilometri di scalata in meno e anche un forte vento contrario. Penso che ci sia andata bene, ma sapevamo che fosse già in buona forma.
Prima che arrivasse lui avevate immaginato una squadra con altri leader?
Avevamo in programma di utilizzare Wilco Kelderman e Tiesj Benoot per la classifica generale. E poi Wout Van Aert avrebbe lottato per le tappe, soprattutto per la quarta: quella di Tortoreto. Probabilmente era il migliore su quel tipo di percorso, ma è caduto e anche questo purtroppo fa parte del ciclismo.
Van Aert puntava alla 4ª tappa, ma dopo la caduta si è convertito in gregario per RoglicBenoot era partito per fare classifica, l’arrivo di Roglic ha rimescolato le carteBouwman sarà al Giro con Roglic. Nel 2022 ha vinto 2 tappe e la maglia dei GPMVan Aert puntava alla 4ª tappa, ma dopo la caduta si è convertito in gregario per RoglicBenoot era partito per fare classifica, l’arrivo di Roglic ha rimescolato le carteBouwman sarà al Giro con Roglic. Nel 2022 ha vinto 2 tappe e la maglia dei GPM
Avete dovuto spiegare al resto della squadra che con l’arrivo di Roglic sarebbero cambiati gli equilibri, oppure l’hanno presa bene?
Lo abbiamo fatto prima, non se lo sono ritrovato senza essere al corrente. Il nostro capo, Merijn Zeeman ha fatto una chiamata e a quel punto abbiamo parlato con i ragazzi per cambiare i piani. Roglic è il leader di questa squadra da molti anni, uno che ci ha abituati alle sue vittorie. Ci piace vincere insieme e poi quando riesci a vincere tre tappe, alla fine sono tutti d’accordo.
In quale delle tre tappe ti ha sorpreso di più?
Forse la prima che ha vinto, a Tortoreto. Perché era indietro sull’ultima salita e di colpo è salito. Mi ero accorto che avesse Alaphilippe alla sua ruota, ma non è riuscito a passarlo. E allora ho pensato: «Wow, è già in ottima forma».
Nel giorno di Sassotetto, Roglic fortunato per il taglio del percorso e il vento contrarioIl team sapeva che Roglic fosse già competitivo per le salite brevi: qui a Osimo prima dello sprintNel giorno di Sassotetto, Roglic fortunato per il taglio del percorso e il vento contrarioIl team sapeva che Roglic fosse già competitivo per le salite brevi: qui a Osimo prima dello sprint
Come giornalisti lo vediamo molto più sorridente e lui ha spiegato che anche dai periodi più duri si impara qualcosa. E’ più sorridente anche con voi?
E’ vero, sorride molto anche nel team, ma è sempre molto professionale e questo fa la differenza. E’ tornato a essere un corridore ad altissimo livello, ma sorride molto più di prima. Non è che i suoi rapporti in squadra siano cambiati. Questo è il mio quarto anno nel team e secondo me ha sempre un’ottima relazione con gli altri ragazzi. Per la squadra, la gentilezza di Primoz non è mai stata motivo di discussione o di dubbio.
Abbiamo preso delle foto di Roglic sulla sua Cervélo R5 e le abbiamo commentate con Riccardo Magrini, opinionista Eurosport. Come è messo Primoz sulla bici?
Cerchiamo di capire con Robbert De Groot, capo della Jumbo-Visma Development come lavoreranno con Belletta e Mattio. E cosa pensano del ciclismo italiano
La crono di Monte Lussari ha spento i sogni di Thomas. Percorso poco adatto e un Roglic stellare. Il gallese è ancora confuso. Il suo Giro quasi perfetto
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Nella tappa che ha portato al secondo squillo di Roglic alla Tirreno-Adriatico, sulle rampe di Sassotetto, la UAE Emirates ha portato tre corridori tra i primi quindici nella classifica generale. Nella Corsa dei due Mari, per la prima volta da due anni a questa parte, il team emiratino sta correndo senza Pogacar. Lo sloveno è volato in Francia alla Parigi-Nizza, dimostrando di avere già preso ottimamente le misure (ha già vinto due tappe ed è leader della generale, ndr).
Quando il giovane fenomeno non c’è, in UAE Emirates cambiano gli equilibri o così sembra a chi guarda le corse da fuori. Con Fabrizio Guidi, diesse del team in ammiraglia in questi giorni, entriamo nel merito della Tirreno-Adriatico.
Il piano alla partenza della tappa di Sassotetto era di far attaccare Yates, tutto annullato causa maltempoIl piano alla partenza della tappa di Sassotetto era di far attaccare Yates, tutto annullato causa maltempo
Come cambiano le scelte quando manca Pogacar?
Dipende dal percorso – replica Guidi – e dal tipo di gara: se in linea oppure a tappe. Generalmente è difficile presentarsi al via con un solo leader nel momento in cui manca Tadej.
Non si corre più per uno che è già una grande differenza…
Certo, viene difficile correre per uno quando hai più corridori validi e tutti allo stesso livello di classifica. Noi qui alla Tirreno avevamo Almeida(in apertura, ndr),McNulty e Yates tutti davanti in classifica e pronti a giocarsi le proprie carte.
Il percorso gioca un ruolo chiave nella scelta del leader?
Da quello dipende praticamente tutto, ma non determina nulla. Le cose in corsa possono sempre cambiare, prima di sacrificare un uomo ci si pensa sempre due volte. Alla fine, anche se Yates è rimasto attardato già dalla cronometro iniziale di Camaiore, mica lo abbiamo messo a lavorare. Anzi, un corridore del genere in quella posizione di classifica può fare molto comodo.
Ieri, sui muri marchigiani, McNulty ha pagato dazio perdendo 52″ da primi e scivolando fuori dai dieci in classifica generaleIeri, sui muri marchigiani, McNulty ha pagato dazio perdendo 52″ da primi
In che senso?
Prendete come esempio la frazione di Sassotetto. Nella riunione sul bus, prima della partenza, l’idea era quella di prendere la salita forte e mettere in difficoltà gli avversari. Volevamo provare a giocare la carta Yates, lui aveva voglia di muoversi da lontano per cercare di recuperare il distacco.
Come sarebbe cambiata la corsa per voi?
Nel momento in cui hai un uomo davanti, dietro non tiri e se va da solo fa il suo ritmo e sta agli altri lavorare. Se qualcuno lo avesse seguito, ci saremmo trovati comunque in una situazione di vantaggio, perché Yates non avrebbe tirato perché dietro aveva il “leader”. Mentre, in gruppo non avremmo di certo incentivato la rincorsa ad un nostro corridore.
Però, prima o poi ci si potrebbe trovare a rincorrere…
In quel caso il protocollo è chiaro, si inizia a tirare dal corridore più lontano in classifica. I ragazzi lo sanno come funziona, sono le corse.
Le ottime qualità di Almeida a cronometro lo rendono un corridore più completo e competitivo rispetto agli altri compagniLe ottime qualità di Almeida a cronometro lo rendono un corridore più completo e competitivo
Meglio un leader solo o più?
Quando c’è Pogacar è tutto più semplice, lui è talmente forte che non c’è mai il dubbio. La squadra è lì per lui e si usano tutte le forze per aiutarlo. Allo stesso modo, però, nelle corse dove c’è lui la squadra passa molto più tempo a gestire la corsa in testa al gruppo. Non sempre, certo, ma tendenzialmente è così.
Quando non c’è si usa più tattica, giusto?
Sì, ci si ritrova in situazioni dove la comunicazione tra compagni diventa fondamentale. Per tornare all’arrivo di Sassotetto, il vento impediva un qualsiasi attacco da lontano. Chi usciva rimbalzava su raffiche di vento fortissime e tornava in gruppo, prendere in mano la corsa oggi avrebbe significato lavorare per gli altri.
Tu con l’assenza di Pogacar preferiresti avere un leader solo lo stesso o meglio avere più frecce al proprio arco?
Più frecce, mi piacciono le cose quando si fanno complicate. La nostra fortuna è anche quella di avere tanti corridori forti su terreni diversi. Almeida, per esempio, a crono ha una marcia in più. In una corsa a tappe non potremmo metterlo a lavorare per uno dei suoi compagni il giorno prima di una cronometro importante, dove potrebbe fare la differenza.
Un occhio curioso al nuovo Met Trenta 3K Carbon, in uso ai corridori del Uae Team Emirates. La fibra permette di ridurre il peso, l'aerazione è eccellente
Juan Ayuso aveva a disposizione l'arrivo in salita e lo sfrutta alla perfezione. Tappa e maglia. Ma Ganna fa una scalata portentosa e tiene il 3° posto
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Occhi azzurri che rivelano serenità, gambe scolpite che dicono di chilometri e chilometri messi nel sacco, Aleksandr Vlasov è chiamato alla sfida forse più grande della sua carriera sin qui.
Il russo della Bora-Hansgrohe, che purtroppo corre senza bandiera, sta disputando un buono inizio di stagione, quinto alla Valenciana, e una buona Tirreno-Adriatico: nono a Tortoreto, sesto ieri a Sassotetto.
E anche oggi, ad Osimo, ha provato persino a conquistare la Corsa dei Due Mari animando la giostra degli attacchi finali (foto di apertura). Ma alla fine si è dovuto arrendere alle trenate di Van Aert, Formolo, della Ineos-Grendiers e allo strapotere di Roglic.
Alexandr Vlasov (classe 1996) è alla Bora dallo scorso anno. Scalatore è già arrivato 4° al Giro 2021 e 5° al Tour 2022Lo strano (ma intelligente) sprint di Roglic: seduto e molto corto. Lo sloveno ha cambiato rapporto più volte. La strada prima scendeva e poi risaliva leggermenteAd Osimo il russo ha chiuso al 23° posto, ma aveva provato a far saltare il banco nel corso dell’ultimo giro, tanto da essere leader virtuale Alexandr Vlasov (classe 1996) è alla Bora dallo scorso anno. Scalatore è già arrivato 4° al Giro 2021 e 5° al Tour 2022Lo strano (ma intelligente) sprint di Roglic: seduto e molto corto. Lo sloveno ha cambiato rapporto più volte. La strada prima scendeva e poi risaliva leggermenteAd Osimo il russo ha chiuso al 23° posto, ma aveva provato a far saltare il banco nel corso dell’ultimo giro, tanto da essere leader virtuale
Più esercizi
Al prossimo Giro d’Italia, Aleksandr partirà con i gradi di capitano. E stavolta puntare al podio in una corsa di tre settimane è più legittimo che mai.
«La preparazione – racconta Vlasov – procede abbastanza bene. Sono tranquillo e sereno sotto questo punto di vista. In questa Tirreno non sono in gran forma, e questo è buono visto come è andata, ma l’obiettivo vero è il Giro e spero di arrivarci “giusto, giusto” a maggio.
«Da parte mia mi sto allenando bene. I lavori e i chilometri sono più o meno sempre quelli, ma ho dedicato molta più attenzione agli esercizi senza bici per migliorare la posizione. Adesso conta ogni minimo dettaglio. Il ciclismo è sempre più veloce e per questo cerco di curare piccoli dettagli che negli anni passati trascuravo».
Vlasov vive a Monaco e lì i corridori proprio non mancano. Racconta che spesso esce in compagnia e che ama fare le distanze, ma solo quando c’è bel tempo.
«Quasi sempre vado sul Col de la Madone, la salita più famosa della zona, e anche sul Col de Turbie perché sono vicine e ideali per fare i lavori. Ma quando non ho degli specifici da fare mi piace creare dei percorsi diversi. Percorsi che non posso fare tutti i giorni».
Vlasov a Sassotetto. Nel finale ha preso un po’ di vento in faccia, anche se solo per pochi metri (lavorava per Kamna)All’arrivo si è poi cambiato con molta calma, nonostante i 4° e la pioggia mista a neveVlasov a Sassotetto. Nel finale ha preso un po’ di vento in faccia, anche se solo per pochi metri (lavorava per Kamna)All’arrivo si è poi cambiato con molta calma, nonostante i 4° e la pioggia mista a neve
Podio rosa
Come dicevamo Vlasov sarà il leader della Bora-Hansgrohe. Bora che tra l’altro è la squadra con il vincitore uscente, Jay Hindley, e per questo Vlasov in quanto capitano potrebbe partire con il numero uno.
Aleksandr va per i 27 anni, inizia ad essere maturo, e avrà l’occasione di essere il capitano unico, in una grande squadra e con più esperienza.
«Non è però la prima volta che faccio il capitano – ci tiene a precisare Vlasov – quindi non fa poi così effetto. Sono consapevole di essere in una squadra importante, una squadra che crede in me e di certo io farò di tutto per cogliere il miglior risultato possibile. Il podio è un obiettivo.
«Sarebbe bello partire con il numero uno – ride – però non l’ho vinto io l’anno scorso. Alla fine è solo un numero».
Non è la prima volta che ricopre il ruolo da leader, è vero, però è diverso che essere il co-leader. Il giovane che può fare bene, ma che tutto sommato corre sotto il parafulmine di un capitano più accreditato. E’ chiaro che cambia anche la pressione.
«Sì, forse è così, ma non credo che ci sarà più attenzione su di me da parte della altre squadre. Mentre so cosa vuole da me il mio team. Alla fine poi le cose sono semplici: decidono le gambe».
Il russo non è uno specialista delle crono, ma da quando è in Bora è migliorato moltissimo, tanto da vincere la crono all’ultimo RomandiaIl russo non è uno specialista delle crono, ma da quando è in Bora è migliorato moltissimo, tanto da vincere la crono all’ultimo Romandia
Ricognizioni post Tirreno
Al Giro d’Italia, Vlasov sarà guidato in ammiraglia da Enrico Gasparotto. Il diesse friulano già lo scorso anno andò a visionare le tappe più insidiose e la stessa cosa ha fatto quest’anno… proprio nella sua terra. In autunno era andato sul Lussari. In casa Bora-Hansgroghe dopo l’addio a Sagan hanno voltato pagina e hanno dichiarato senza mezzi termini di puntare sui grandi Giri.
Una mentalità che si ripercuote a 360° su staff e corridori. E non solo nel modo di correre o nella scelta degli atleti. Basta pensare alla crono, a quanto ci ha lavorato Vlasov da quando è in Bora-Hansgrohe, a quanto sia migliorato e a quante attenzioni dedichi a questa disciplina che nel prossimo Giro d’Italia avrà un bel peso.
«Qualcosa – dice Vlasov – conosco del percorso del prossimo Giro, anche grazie alle corse fatte in passato in Italia. Ma dopo la Tirreno andrò a vedere un paio di tappe, qui nella zona. Credo quella di Cesena (la crono, ndr) e qualche altro tratto non lontano da qui (probabilmente la frazione di Fossombrone, ndr)».
Dopi un bel Giro d'Italia, Giovanni Aleotti ha conquistato lo Slovenia. Il cambio di preparatore ha portato nuova fiducia. Ora si può sognare in grande
Tjesi Benoot era partito per la Tirreno-Adriatico come capitano della Jumbo-Visma.Primo a Kuurne e terzo alla Strade Bianche, non poteva immaginare che Roglic sarebbe tornato in così grande spolvero. Rivederlo davanti a lottare ha dato alla squadra la certezza di aver recuperato un uomo chiave dopo il brutto incidente di Livigno dello scorso agosto.
«La condizione è buona – aveva detto dopo la crono – dopo settimane in cui pensavo che non sarei stato mai più un corridore. Primoz è arrivato all’ultimo minuto, non sappiamo bene cosa aspettarci, ma è un top player, con lui non si sa mai. I prossimi giorni mostreranno chi di noi sarà battuto in classifica. Partiamo con ambizione, vedremo dove andremo a finire».
La strada ha detto che Roglic e Kelderman si sono trovati più a loro agio sulle pendenze fra l’Abruzzo e le Marche, ma Benoot non molla il suo buon umore. E quando lo incontriamo al via della tappa di Osimo, il suo passivo in classifica è pesantissimo per aver lavorato ieri per Roglic e aver perso 35 posizioni.
Benoot ha vinto a Kuurne nel weekend di apertura belga, 2ª corsa dopo la frattura del colloCon questo post il 9 agosto 2022, Benoot rendeva noto il suo incidente a LivignoBenoot ha vinto a Kuurne nel weekend di apertura belga, 2ª corsa dopo la frattura del colloCon questo post il 9 agosto 2022, Benoot rendeva noto il suo incidente a Livigno
Tutto nei piani?
Fino a due giorni fa ero quarto, ma se riusciamo a vincere con Primoz, va più che bene. Di certo non mi ha fatto male andare in profondità nello sforzo questa settimana, in vista delle classiche.
Non vinci spesso, ma a Kuurne è andata bene…
E’ stato bellissimo, sono anche passato nel bar dei tifosi. Però sono stato anche attento a non fare cose strane, perché questo di solito è il periodo dell’anno in cui ci si ammala.
Da una frattura al collo alla vittoria in una classica. Ti sei tolto un peso?
Ero già andato bene il giorno prima alla Omloop Het Nieuwsblad, la vittoria di Kuurne è stata una conferma. Il sabato le mie gambe giravano come volevo e domenica sono stato capace di vincere e riscattarmi da quella sfortuna.
Tiesj Benoot e Attila Valter: le incomprensioni della Strade Bianche sono state superateTiesj Benoot e Attila Valter: le incomprensioni della Strade Bianche sono state superate
Eri appena arrivato dal Teide, ormai non se ne fa più a meno?
Pensare che l’altura sia alla base di tutto lo trovo eccessivo. Secondo me rappresenta il 10 per cento del lavoro totale. Il resto è composto da allenamento, alimentazione, materiale, conoscenza del percorso, tattica… E ovviamente dal livello dei corridori di cui si parla.
Come mai secondo te il peso della corsa è spesso sulle vostre spalle?
Non lo so, però mi sono accorto che lasciano a noi la corsa. Fortunatamente come squadra lo fronteggiamo bene e tutto sommato è meglio gestire la corsa che sprecare energie con avversari che non vogliono stare al passo.
Sei arrivato terzo nella Strade Bianche che avevi già vinto nel 2018: in cosa sei diverso da quel corridore?
Fisicamente sono migliorato, ma il livello generale è molto più alto. La più grande differenza è la mia esperienza. Mi avvicino alle gare con più calma e non ho paura di rischiare, pur di vincere. In passato avrei potuto tirare tutto il giorno anche per una certa piazza d’onore. Ora penso alla vittoria, come a Kuurne, e corro qualche rischio di più per salvare le forze.
Nella cronometro di Lido di Camaiore, ritardo di 1’14” da GannaNella cronometro di Lido di Camaiore, ritardo di 1’14” da Ganna
Cosa cambia se, come a Siena, in squadra non c’è Van Aert?
Senza Wout, le aspettative della squadra sono un po’ inferiori. Con lui lì si corre sempre per vincere. Per questo il podio è stato un buon risultato. Non nascondo di aver sentito un po’ di pressione, ma non me ne sono preoccupato. Dopo aver vinto, mi sono molto tranquillizzato.
Ora che Wout è tornato, pensi di poter lottare per qualche altra gara in futuro?
Sono già arrivato tra i primi cinque in ogni gara di un giorno che ho corso, tranne la Liegi. L’anno scorso sono arrivato terzo nell’Amstel e a San Sebastian, secondo alla Dwars door Vlaanderen, dove potevo davvero vincere. A Kuurne probabilmente nemmeno mi aspettavo di vincere, ma è andata bene.
Alla partenza da Follonica, Benoot con la compagna Fien e la figlia RoosAlla partenza da Follonica, Benoot con la compagna Fien e la figlia Roos
Abbiamo visto un Van Aert un po’ sotto tono, che idea ti sei fatto?
E’ vero, ma non siamo affatto preoccupati per questo. Ero lì quando si è ammalato. Non si è allenato per due giorni e causa di questo non ha potuto allenarsi. E’ arrivato qui. Ha avuto tre giorni per recuperare e ora è lanciato verso la primavera.
Si comincia a pensare che siate in grado di decidere le corse da soli.
E’ importante che continuiamo ad avere dubbi per migliorare. Nel primo ritiro è stata usata la similitudine del coniglio e delle volpi. Negli ultimi anni siamo stati le volpi che inseguono il coniglio. Oggi siamo il coniglio che corre davanti alle volpi. Gli obiettivi più grandi sono avanti nella stagione, questo ci permette di mantenere la concentrazione.
«Per far capire cosa sia il ciclismo a chi non lo conosce – diceva Bennati a Siena – vorrei portarli tutti su un arrivo perché possano guardarli in faccia».
Le loro facce di oggi dopo il traguardo di Sassotetto raccontavano più delle parole che potremmo scrivere. Oggi alla Tirreno-Adriatico per un po’ si è temuto che la tappa venisse annullata per il forte vento, come era appena successo alla Parigi-Nizza. Invece i corridori alla Corsa dei Due Mari hanno stretto le mani sul manubrio e si sono lasciati dietro Sarnano, addentando le rampe di Sassotetto.
Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan HartCosì Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart
Finale spettrale
C’è stato il forcing della Movistar. C’è stato l’attacco di Caruso. Poi è venuto lo scatto di Mas. E poi come un giustiziere è arrivata la volata di Roglic che ha battuto Ciccone. Un bel ciclismo, sia pure solo nel finale di una salita probabilmente… azzoppata dal vento.
Sulla montagna si è abbattuto il gelo: quattro gradi al traguardo contro i 20 di Sarnano, ai piedi della salita. Pioveva già da mezz’ora, ma un conto è prenderla chiusi in una giacca pesante, altro vederla cadere addosso ai corridori appena coperti.
Uno scenario dantesco sulla montagna cara a Michele Scarponi, da cui esce vincitore un campione ritrovato come Roglic e da cui esce col sorriso anche il ritrovato Caruso.
«E’ stato un giorno molto duro – confessa Roglic quando arriva alle interviste – il vento era violento. Non regolare, ma con raffiche improvvise. Ho rischiato di staccarmi, ma quando mi sono reso conto che si poteva arrivare in volata, ho chiesto a Wilco (Kelderman, ndr) di darmi una mano. Sto rientrando da quel brutto infortunio, mi sembra di sognare. Abbiamo fatto una salita più lunga di quella di Tortoreto, mi sto divertendo. Se ero rilassato dopo la vittoria di ieri, figuratevi quanto mi senta leggero oggi. Indosso tutte le maglie di classifica e sotto – dice abbassando un paio di altre lampo – ho anche altri strati. Era freddo là in cima».
Ciccone amareggiato per il secondo posto, ma promette di riprovarci domani a OsimoHindley è arrivato al quarto posto nello sprint di Fonte LardinaLennard Kamna, maglia di leader, arriva quinto: perde il primato per gli abbuoniVlasov sesto, nonostante sia russo, soffre il freddo e tremaArensman si prepara per scendere. Il cappello pesante non può mancareBuitrago batte i denti. E’ arrivto 17°, ultimo del gruppo che si è giocato la corsaCiccone amareggiato per il secondo posto, ma promette di riprovarci domani a OsimoHindley è arrivato al quarto posto nello sprint di Fonte LardinaLennard Kamna, maglia di leader, arriva quinto: perde il primato per gli abbuoniVlasov sesto, nonostante sia russo, soffre il freddo e tremaArensman si prepara per scendere. Il cappello pesante non può mancareBuitrago batte i denti. E’ arrivto 17°, ultimo del gruppo che si è giocato la corsa
Ciccone amareggiato
Ciccone dopo l’arrivo aveva la faccia più scura degli altri, perché oltre al fango, all’acqua sporca e ai brividi, nei suoi occhi balenava la delusione.
«Appena tagliata la linea del traguardo – dice – la delusione è stata forte, perché la gamba c’era è la vittoria è mancata per pochissimo. A mente fredda, e soprattutto guardando a chi mi ha battuto, accetto il risultato con più serenità. Fare secondo dietro ad un Roglic così è una dolce sconfitta. Io sto bene, la condizione c’è e credo di averlo dimostrato. Ringrazio i miei compagni perché sono stati impeccabili, tutto è andato come volevo. Insomma, per pochissimo ci è mancato solo il risultato pieno, ma credo che possiamo essere soddisfatti.
«L’azione di Caruso è stata coraggiosa e, senza una reazione un po’ decisa, poteva anche arrivare. Il mio attacco prima dell’ultimo chilometro è servito per rompere l’equilibrio, come spinta per l’allungo di Mas che ha ripreso Caruso. A posteriori, potevo contribuire e dare seguito per evitare quel momento di controllo che ha permesso ad altri di rientrare lanciati».
Nonostante sia stato ripreso nell’ultimo chilometro, Caruso si mostra soddisfattoPinot si attacca avidamente a una bottiglietta di thè caldoBrambilla ha combattuto col mal di schiena e contro il vento: arriva 34° a 1’45”Pidcock non ha neanche provato a tenere duro più di tanto. E’ arrivato a 2’05” meno stravolto di altriLeknessund al freddo evidentemente è abituato. Cambia la maglia e fila viaSchar scopre che i bus sono ai piedi della salita, oltre i 10 chilometriLa strada è un agglomerato di amassaggiatori e addetti ai lavori che aspettano i corridori. Scne da ciclismo eroicoNonostante sia stato ripreso nell’ultimo chilometro, Caruso si mostra soddisfattoPinot si attacca avidamente a una bottiglietta di thè caldoBrambilla ha combattuto col mal di schiena e contro il vento: arriva 34° a 1’45”Pidcock non ha neanche provato a tenere duro più di tanto. E’ arrivato a 2’05” meno stravolto di altriLeknessund al freddo evidentemente è abituato. Cambia la maglia e fila viaSchar scopre che i bus sono ai piedi della salita, oltre i 10 chilometriLa strada è un agglomerato di amassaggiatori e addetti ai lavori che aspettano i corridori. Scne da ciclismo eroico
La strada del Giro
Sul volto scurito dalla pioggia di Caruso in cima al monte brillava una luce diversa. Ora la sua strada verso il Giro ha corsie più larghe, al pari di quello che ci ha raccontato Roglic.
«L’anno scorso – ha detto Damiano – sul mio conto ne ho sentite di tutti i colori. Ora sono sereno e per qualche minuto ho anche pensato di poter vincere, ma vado comunque in albergo soddisfatto. E’ stata una giornata positiva anche per me».
«Quando si è trattato di scegliere fra Tour e Giro – gli fa eco Roglic – ho visto nel Giro una buona possibilità. Qui alla Tirreno, che per me è una corsa in più, ci sono compagni come Kelderman e Bouwman che mi scorteranno a maggio. Dovremo sfidare dei giovani molto forti, avete visto come è fatto oggi il ciclismo. E Remco Evenepoel è il primo di loro…».
Prosegue il viaggio di Roglic con la sua nuova bici, la Specialized. Ottimo il feeling di guida, anche a crono. Trovata la posizione in inverno nessun cambiamento... su strada
E dire che Primoz Roglic aveva deciso di venire alla Tirreno-Adriatico solo due giorni prima del via da Camaiore. E oggi, alla quarta corsa della stagione, ha subito piazzato un successo. Come solo i veri grandi campioni sanno fare, specie in questo ciclismo.
A Tortoreto, che da un lato si affaccia sugli Appennini innevati e dall’altro sul mare, lo sloveno della Jumbo-Visma ha messo tutti in fila. E lo ha fatto con una volata apparentemente facile, con quella scioltezza di quando la gamba è piena e gira il rapporto con naturalezza.
Partenza da Greccio, perla della provincia di Rieti, direzione Amatrice e discesa verso la costa Adriatica. In fuga anche Valerio Conti che a Rieti è di casaRoglic (classe 1989) è al primo successo stagionale. La Tirreno è la sua prima corsa 2023. Punta al GiroUna volta superati i problemi fisici, Roglic si è allenato duramente. E’ stato tre settimane sul Teide (foto Instagram)Partenza da Greccio, perla della provincia di Rieti, direzione Amatrice e discesa verso la costa Adriatica. In fuga anche Valerio Conti che a Rieti è di casaRoglic (classe 1989) è al primo successo stagionale. La Tirreno è la sua prima corsa 2023. Punta al GiroUna volta superati i problemi fisici, Roglic si è allenato duramente. E’ stato tre settimane sul Teide (foto Instagram)
Dopo sei mesi…
Ma è chiaro che il successo non è stato così scontato. Sul primo passaggio in cima alla collina abruzzese, Roglic si era anche sfilato un po’. Col senno del poi probabilmente non era una questione di gambe, ma tattica: si era fatto sorprendere dall’affondo di Alaphilippe.
Ed ora eccolo qui in sala stampa. Primo. Felice. Sorridente. Scherzoso come poche altre volte.
Questo inverno Roglic ci aveva detto che il suo primo obiettivo era quello di tornare in forma, di tornare ai suoi livelli. Non pensava d alcun traguardo intermedio, né tantomeno a questa o a quella corsa. Non sapeva neanche se avrebbe fatto il Giro o il Tour.
«Quando ho deciso di venire alla Tirreno? All’ultimo minuto. Era importante tornare a correre! Volevo fare un piccolo upgrade dopo l’ultimo stage duro di allenamento e così sono venuto qui. Dopo sei mesi ci voleva. Ora però il mio programma verso il Giro d’Italia resta quello, con Catalunya e altura.
«Ci voleva un po’ per tornare a questo livello – va avanti Roglic – Ma io non ho mai avuto dubbi di farcela. Anche perché sono riuscito allenarmi come volevo. Era più questo quello che mi “spaventava”. Da parte mia mi alleno sempre forte e in corsa cerco di fare sempre il meglio. Quindi questo successo è una sorpresa parziale».
Vuelta 2022, Roglic cade nel finale di tappa. Durante lo sprint è agganciato da dietro. Verdetto: frattura della spalla sinistraDopo 181 giorni eccolo di nuovo a braccia alzateVuelta 2022, Roglic cade nel finale di tappa. Durante lo sprint è agganciato da dietro. Verdetto: frattura della spalla sinistraDopo 181 giorni eccolo di nuovo a braccia alzate
Mostri del passato?
Il finale di Tortoreto però è stato nervoso, più di quel che ci si poteva attendere. Ma forse proprio questo nervosismo, una volta tanto ha sorriso alla causa di Roglic.
Ad agevolarlo verso questo successo infatti ha inciso anche la caduta di Wout Van Aert che, ci hanno detto dalla Jumbo-Visma, essere il capitano designato al via da Greccio.
Di contro, per Roglic, c’è da dire che questo arrivo ricordava quello della Vuelta 2022, quando lo sloveno era caduto. Un arrivo veloce, di un gruppo ristretto, in cima ad una salita con lui a fare la volata. Si era rotto la spalla sinistra e da lì aveva iniziato il suo calvario autunnale. Un calvario fatto di operazione, placche, ripresa degli allenamenti, dubbi…
«Un po’ sì: lo ricordava – ammette Primoz – ma tanti arrivi sono così». Nella sua mente quindi non c’erano i fantasmi di Monastero de Tentudia, ma solo la concentrazione per l’arrivo di Tortoreto.
Primoz ha cercato, ed è riuscito, ad essere freddo. Ha controllato fino alla fine e quando ai 300 metri si “scollinava” per le semicurve del traguardo, si è fatto intelligentemente sfilare e si è così preparato allo sprint vincente.
Per la cronaca Alaphilippe, nervoso dopo l’arrivo, è andato subito a rivedere lo sprint dietro al palco. Anche se va detto che il francese è stato il primo a complimentarsi con lui. Al contrario di Van Aert che con il sedere sanguinante mentre passava 7’40”, lo cercava con gli occhi sul podio e una volta incrociato lo sguardo ha alzato il braccio al cielo.
Van Aert col sedere spellato, assalito dai media belgiDopo la felicità dello spumante, stasera Primoz avrà da fare con i suoi peliVan Aert col sedere spellato, assalito dai media belgiDopo la felicità dello spumante, stasera Primoz avrà da fare con i suoi peli
Fortuna e squadra
Prima abbiamo detto che la caduta di Van Aert, in qualche modo ha aperto le porte a Roglic.
«Vero – prosegue lo sloveno – la caduta di Wout un po’ ha inciso. Le cose cambiano in fretta in corsa e noi siamo stati bravi a riorganizzarci. E sono stato anche fortunato ad evitare la caduta. Un po’ di fortuna ci vuole sempre.
«Ora pensiamo a domani e dopodomani. Vediamo come starò. Intanto è stato bello tornare a stappare lo spumante. E stasera mi raderò i peli! Avevo detto che lo avrei fatto dopo la prima vittoria».
Il gruppo ritrova ufficialmente un suo grande interprete. Se qualcuno aveva qualche dubbio adesso sa che Roglic è tornato.
Pogacar vola sul Cippo di Carpegna e santifica la vittoria nella Tirreno. Un modo di correre all'antica che distrugge ogni tatticismo. E ora la Sanremo?
Dopo aver vinto la crono di apertura della Tirreno-Adriatico, Ganna ha ringraziato Cioni che lo seguiva sull’ammiraglia. Il percorso di Lido di Camaiore prevedeva due curve e una chicane: che cosa può avergli detto di così decisivo?
Lo abbiamo chiesto al toscano, che stasera lascerà la Tirreno-Adriatico per rientrare in corsa alla Per Sempre Alfredo e poi il Coppi e Bartali.
«Che cosa gli ho detto? Pippo è molto preciso – comincia Cioni – su tutto quello che riguarda le condizioni dell’asfalto. Le buche e i tombini. Quindi, anche se era un percorso facile, di buche ce n’erano e c’erano delle cose da trasmettere. Specialmente adesso che, con le posizioni estremizzate, non guardano più tantissimo avanti. Quindi se li aiuti a impostare la linea giusta, possono stare più tempo in posizione. Sono più aereodinamici. Se non devono guardare troppo avanti, riescono a tenere la posizione migliore. E questo su un percorso così veloce aiuta parecchio».
Il percorso della prima tappa prevedeva due curve e una “esse” per immettersi nel finaleIl percorso della prima tappa prevedeva due curve e una “esse” per immettersi nel finale
Questo significa che il sopralluogo sul percorso lo fate insieme o lo fai solo tu e lui si fida di cosa gli dici?
A volte io faccio un pre-sopralluogo. Però poi ne facciamo sempre uno insieme, in cui si confermano le varie note. Ieri si è fatto solo una volta, solo quello insieme. Lui davanti in bici con la radio e io dietro con l’ammiraglia. Lo seguivo e vedevo dove passava e gli chiedevo conferma. Poi se vedevo se c’era qualche buco, qualche tombino importante lo segnavo io. Di solito guido io e accanto ho chi prende nota. Altrimenti faccio guidare qualcun altro e sono io che scrivo. Alla fine del sopralluogo ho in mano una sorta di road book con tutte le problematiche del percorso.
Cosa c’è scritto?
Su un percorso più tecnico, fra le indicazioni si includono anche le curve, che però ieri non c’erano. In tutto gli avrò dato 20-25 indicazioni. Non abbiamo codici particolari, di solito gli scambi sono abbastanza semplici. Non ieri, lo ripeto, però in genere si indicano le posizioni, se stare con le mani sopra o sulle protesi. Se una curva è impegnativa si discute prima se c’è da frenare o non frenare, quindi può essere “full” o “frenare”. Ad esempio su percorsi più impegnativi, ci possono essere alcune curve che hanno la linea lunga, in cui bisogna stare larghi e poi chiudere. Oppure si dà l’indicazione se una curva ha l’uscita veloce o quando sono cieche o se tornano indietro. Però in genere, Pippo ha un’ottima memoria fotografica.
Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi, quando il Team Ineos Grenadiers era ancora SkyCioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi, quando il Team Ineos Grenadiers era ancora Sky
In quali occasioni allora l’indicazione diventa decisiva?
Quando magari sei in una corsa a tappe e non c’è la possibilità di fare una ricognizione, è chiaro che avere comunque una conferma dalla macchina li tranquillizza.
Si entra anche nel merito del quando spingere oppure cambiare rapporto?
Sì, anche se non era ieri il caso. Se si va verso una salita e c’è un punto che è stato identificato come passaggio importante, nelle note viene inserita la cambiata. Poi ci possono essere informazioni su potenze target da ricordare in alcune sezioni. Ma ormai non possiamo più essere in collegamento e vedere i loro dati tramite il Garmin, per cui la gestione dei rapporti e dei wattaggi sta tutta sulle sue spalle. In base alla simulazione che si è fatta prima della gara, puoi dare dei riferimenti di cui tenere conto.
Ganna sapeva di avere una grande occasione: eccolo con Velo, cittì azzurro della cronoGanna sapeva di avere una grande occasione: eccolo con Velo, cittì azzurro della crono
Ieri al giro di boa è stato super cauto.
Sulla bici c’è Pippo. Se vuole fare un passaggio a 50 all’ora, è lui che prende la decisione finale. Ieri a tornare ha fatto in tranquillità anche l’ultima S, senza prendere rischi, perché comunque sapevamo che stava facendo un gran tempo. E soprattutto, cadere non piace a nessuno.
Che tipo di informazioni gli hai dato sui tempi?
Solo l’intermedio al passaggio, quando hanno comunicato i 10 secondi di vantaggio. In genere lui vuole l’informazione, quindi il riferimento con altri corridori, ma quello a volte cambia. Ogni corridore vuole le note a suo modo, Pippo vuole i distacchi.
La posizione di Ganna è cambiata grazie alle nuove regole: protesi inclinate di 30° e 14 mm più alte: ridotto l’impatto frontaleTirreno 2022, le protesi sono meno inclinate, quindi più basse: difficile nascondersi con la testa dietro le maniLa posizione di Ganna è cambiata grazie alle nuove regole: protesi inclinate di 30° e 14 mm più alte: ridotto l’impatto frontaleTirreno 2022, le protesi sono meno inclinate, quindi più basse: difficile nascondersi con la testa dietro le mani
Sono informazioni che lo condizionano?
Tante volte si dice: «Okay, noi facciamo il nostro e l’obiettivo è eseguire al massimo il piano. Se poi c’è uno più forte, chapeau!». Nel senso che non si varia la tattica se i tempi sono diversi. L’unica cosa che può variare è che in certe condizioni magari prendi un rischio un po’ più calcolato, se sei in vantaggio o se sei in svantaggio. Magari decide di tirare un po’ di più nelle curve.
Ad esempio nel record dell’Ora, Pippo ha sovvertito la tabella. Gli capita anche nelle crono?
Questa era corta. Comunque il discorso di voler seguire un programma al 100 per cento può essere un’arma a doppio taglio, che funziona se è fatta bene. Però in una gara a tappe, in cui magari hai una situazione pregressa di affaticamento, una cosa è quello che hai pianificato, altro come stanno davvero le cose. E se trovi una giornata di grazia, perché limitarsi? Quindi sì, lui di solito ha un piano, che però può cambiare per diversi fattori.
Al secondo posto si è piazzato Lennard Kamna, che diventa uno dei contendenti per la vittoria finaleAl secondo posto si è piazzato Lennard Kamna, che diventa uno dei contendenti per la vittoria finale
Quali?
Ad esempio il meteo. Se c’è una condizione meteo diversa da quella prevista, questo potrebbe rendere il piano sbagliato. Quindi con tutti provo a far capire cosa devono cambiare, se si accorgono che la condizione meteo è differente. Fra le variabili che a Pippo interessano molto c’è la durata.
La durata della crono?
Ieri è andato più veloce della durata che avevo ipotizzato, che era intorno ai 13 minuti (Ganna ha vinto in 12’28”, ndr). Quindi penso che ieri fosse in una giornata di grazia. Comunque era una crono semplice da gestire, perché l’andata era un po’ più veloce del ritorno, quindi abbiamo seguito una distribuzione super classica con l’obiettivo di arrivare a dare tutto all’arrivo. In altre crono, magari puoi decidere di spendere tutto in un altro posto e quindi si deve essere più attenti.
Pippo ha detto che di aver fatto tre blocchi di lavoro prima di arrivare alla Tirreno: tutto per vincere questa crono?
No, proprio no. Per vincere ieri ha lavorato solo nell’ultimo blocco, che abbiamo fatto in pista. Prima la bici da crono non l’ha neanche presa, perché abbiamo lavorato più in funzione della Roubaix.
Giorni fa, parlando con Luca Oggiano, è venuto fuori che la posizione di Ganna non sia ancora del tutto a posto…
Forse un passaggio in galleria potrebbe essere previsto, ma ad ora non è stato inserito nel calendario. La verità è che le posizioni non sono mai complete e chi si ferma è perduto.
In che modo la Ineos metterà Viviani nelle condizioni di vincere? Parla Tosatto. Il veronese sarà aiutato e aiuterà. Con Ganna formerà un blocco eccezionale
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In attesa di conoscere il suo futuro, Domenico Pozzovivo continua ad allenarsi sodo. Il lucano è un veterano e mette a nostra disposizione la sua esperienza per conoscere la salita di Sassotetto, il grande arrivo in salita della prossima Tirreno-Adriatico. Da Sarnano ai 1.465 metri della cima, laddove ci sono gli impianti di risalita di Sassotetto-Bolognola, ci sono da affrontare 13,1 chilometri.
Il “Pozzo” nazionale ha scalato diverse volte la salita incastonata sugli splendidi Monti Sibillini. E una delle ultime volte è stata proprio alla Tirreno. Era il 2018, vinse Mikel Landa e lui, all’epoca in Bahrain-Merida (foto di apertura), arrivò 12° ad appena 6” dallo spagnolo. Basta imbeccarlo sull’argomento che Domenico fa subito centro.
La scalata finale: 13,1 chilometri (da Ponte Romani), 969 metri di dislivello, pendenza media del 7,4%, massima del 12La Morro d’Oro-Sassotetto: 168 chilometri, quinta e cruciale tappa della Tirreno-AdriaticoLa scalata finale: 13,1 chilometri (da Ponte Romani), 969 metri di dislivello, pendenza media del 7,4%, massima del 12La Morro d’Oro-Sassotetto: 168 chilometri, quinta e cruciale tappa della Tirreno-Adriatico
Domenico, si torna sul Sassotetto. Con grande probabilità è qui che si deciderà la Corsa dei Due Mari…
E il giorno dopo c’è la tappa dei muri. E ormai che è insidiosa lo sanno anche… i muri! Comunque sì: ci sta che possa essere decisiva.
Che salita è?
L’ho fatta diverse volte, è una salita impegnativa. Non ha mai pendenze impossibili, ma è pur sempre una scalata di quasi 15 chilometri. Poi dipende molto da dove s’inizia a contare i chilometri: se dal paese o se dal bivio poco più avanti. E’ un Terminillo, ma più corto. L’unica differenza è che la salita reatina ha un tratto di recupero nel mezzo (Pian de Rosce, ndr), mentre Sassotetto ce l’ha nel finale.
Quale può essere per te il passaggio chiave?
C’è un drittone in cui si può fare la differenza, laddove attaccò Landa nel 2018. Adesso non ricordo di preciso il punto, ma dovrebbe essere tra i 4,5-5 chilometri dal traguardo. La pendenza c’è ed è il punto giusto se si vuole scavare un certo margine, anche perché poi gli ultimi due chilometri sono facili.
Come si approccia questa salita?
E’ diversa dalla scalata singola, perché quest’anno arriva subito dopo due salite concatenate. E nel ciclismo moderno qualche squadra potrebbe mettersi a fare il ritmo alto, già dalla scalata che precede Sassotetto.
Cambia tanto?
Abbastanza. Non hai margine di recupero. Scollini, c’è una piccola discesa e subito la salita finale. Quindi uno sforzo che sarebbe dovuto durare 35′-40′ diventa di un’ora.
Tra Abruzzo e Marche, poca pianura. Quest’anno ci saranno due brevi salite ad anticipare la scalata finaleTra Abruzzo e Marche, poca pianura. Quest’anno ci saranno due brevi salite ad anticipare la scalata finale
Che rapporti si utilizzano?
Io su una scalata così sono un po’ al limite con il 53, viste le scale posteriori attuali. Penso ad un 53×30-28, ma visto che è lunga ipotizzo un 39×18. Un 39×21 nei tratti più duri.
Scusa Domenico, ma allora perché non pensare ad un 42? Tu sei scalatore e vai di potenza…
In effetti con la mia pedalata un rapporto più grande davanti ci sta. Oggi Shimano per esempio ti propone il 40 e va bene, il 42 non lo so. A quel punto preferisco direttamente il 53. Fino all’8% scelgo il 53: se sono salite lunghe di 4-5 chilometri non ho dubbi. Se invece sono più lunghe magari vado di 39. Io ho un tipo di pedalata che non devo frullare. Poi in allenamento ci si concentra anche su certe cadenze, ma in corsa quando sei a tutta privilegi ciò che ti è “più comodo”.
Quanto conta stare a ruota?
Conta abbastanza. E infatti l’ultima volta, anche quando andarono via, furono in due o tre e si diedero i cambi. E’ fondamentale stare a ruota nell’ultimo chilometro, perché è molto veloce. Mentre il rettilineo finale tira un po’. Devi uscire proprio negli ultimi 150-200 metri. E’ un chilometro asfissiante, che si fa con le gambe piene di acido lattico. Uno di quelli che se in volata fai 700 watt è grasso che cola. Sei poi ti capita Pogacar che ne fa 900 ti lascia lì! Impossibile per noi comuni mortali.
Dopo i primi chilometri, la scalata si “schiaccia” sulle pareti dei Sibillini. Anche per questo il vento incide pocoNon mancano i tornanti nella parte centrale. All’uscita la pendenza aumenta e gli scalatori vanno a nozzeIn cima, una stele ricorda Scarponi. Nibali era presente alla messa in posaDopo i primi chilometri, la scalata si “schiaccia” sulle pareti dei Sibillini. Il vento incide pocoNon mancano i tornanti nella parte centrale. All’uscita la pendenza aumentaIn cima, una stele ricorda Scarponi. Nibali era presente alla messa in posa
C’è solo la pendenza a dare fastidio?
E poi c’è il vento – Pozzovivo è davvero interessato e rilancia lui gli spunti tecnici – ma su questa salita si sente poco. Giusto se ci fosse tramontana o vento da Est potrebbe favorire un po’ la scalata. Mentre inciderebbe di più nel chilometro e mezzo finale. Nel caso venisse da Ovest sarebbe contro. Ma di base si sale parecchio sotto parete, c’è il “muro dei Sibillini” che ti ripara.
Sassotetto presenta dei tornanti ampi. La curva non è durissima, ma all’uscita la strada tira e anche bene. Come si affronta questo genere di curva?
Nel mio caso, tornando al discorso della pedalata, non conviene prenderlo troppo stretto. Se invece si è dei corridori che frullano, che per fare watt devono fare alte cadenze, si può anche tagliare la curva: puntare all’interno e lavorare col cambio. Un’altra cosa che conta in questo caso è la posizione. Se c’è un gruppetto ancora folto, già in ventesima piazza arriva un po’ di frustata… e non è piacevole. Meglio stare tra i primi dieci: si riduce l’effetto elastico.
Quante calorie si consumano su una scalata simile? E come ci si alimenta?
Beh – fa due conti Pozzovivo – è la salita finale, si fa a tutta… 600 calorie si bruciano tranquillamente. Si prende un gel ai piedi della salita e poi ci si aiuta con le borracce, che ormai contengono maltodestrine. Anche se io preferisco l’acqua. Prendo un altro gel a metà salita o un po’ prima.
Incredibile a Jesi. Vince Girmay, sono tutti contenti, ma il tappo dello spumante del podio gli finisce nell'occhio ed è costretto a correre in ospedale
Il primo arrivo in salita nasconde sempre tante insidie. E oggi si arriva a Sestola. Ne parliamo con Claudio Cucinotta, preparatore dell'Astana PremierTech
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