Roglic gli piace e non ne fa mistero: Riccardo Magrini è sempre una compagnia stimolante per intavolare una conversazione tecnica e questa volta lo portiamo su Roglic e il suo stare in bicicletta, sapendo che il discorso non si fermerà a ciò. Se parli con chi di ciclismo ne capisce parecchio, questo è il minimo che possa capitarti. Per fortuna!
«Sapete – comincia – la prima cosa che noto dalla foto in discesa? Che sulla bici si schiaccia come stesse saltando con gli sci. Si vede in ogni situazione la ricerca naturale della posizione».
Benissimo, si può partire. La strada è tracciata. Nel 2021, come abbiamo già spiegato, Roglic e la Jumbo-Visma corrono su bici Cervélo dopo i successi negli anni su Bianchi. Su strada, lo sloveno usa la R5.
Aerodinamico anche in salita, guarda quelle mani sotto…
E’ proprio quel tipo di ricerca. Dicono che in bici sia brutto, ma secondo me non è vero. E questo tipo di attenzione ce l’ha nel Dna. Ad altri non succede. L’altro giorno commentando i Paesi Baschi, mi è toccato dire che Aramburu stava facendo la discesa con le mani sopra. Evidentemente stava comodo, ma quanto a bellezza… Invece Roglic sta sempre basso, anche quando sta a ruota. Con il tronco parallelo alla strada. Del resto, uno che ha convissuto con il volo, sa benissimo come giocare con l’aria.
Questo è quasi amore.
Mi piace molto. Alcuni criticano il suo atteggiamento in corsa, più in difesa che in attacco. Ma del resto se hai il vantaggio della crono, si può anche capire. Però mi pare che quando serve, sappia attaccare. Nell’ultima tappa è andato con Gaudu e alla fine lo ha lasciato vincere.
Anche perché dopo la lavata di capo della Parigi-Nizza…
Io non sono d’accordo con quella polemica. Lui non era in fuga dal mattino con Mader, come invece sabato con Gaudu. E’ scattato da dietro per riprenderli e vincere, l’altro era piantato, perché doveva lasciargli la vittoria? Con Gaudu hanno diviso la fatica e si è visto il cenno di intesa del francese che gli ha fatto okay con il pollice. Chiaro però che deve averci pensato, perché in quei giorni gliel’hanno fatto notare. Ragazzi, non vedo niente di male nel cercare la vittoria.
Viaggia spessissimo in punta di sella.
Vero, ma perché le posizioni sono cambiate per molti. Ora si cerca la punta della sella per poter stare il più possibile sopra al movimento e riuscire ad avere un’elevata frequenza di pedalata. Una volta invece finivi in punta quando eri a tutta. Erano anni in cui si spingevano rapporti molto più lunghi di adesso e questo inevitabilmente ti faceva scivolare indietro. Oggi la media delle rpm è di 95-100 e di conseguenza si sta meglio in posizione più avanzata.
Adesso a qualcuno si drizzeranno i capelli, ma è un’abitudine portata dentro da Armstrong e poi ripresa da altri…
C’è poco da drizzarsi i capelli, è la verità. Lui ha tracciato una linea e tanti l’hanno ripresao. Come Marco lanciò lo scatto in salita con le mani basse. Calava un dente e partiva. Alcuni lo hanno copiato, altri come lo stesso Contador non ci sono mai riusciti. Per non parlare di Bartoli…
Fuorisella appena accennato, no?
Appena, appena… Manubrio bassissimo e dislivello con la sella da mal di schiena. La sua posizione era impossibile da imitare. Oppure De Vlaeminck, che teneva le mani sulle leve dei freni e gli avambracci orizzontali.
Bella serie di spunti, caro Magrini, potresti fare l’opinionista televisivo…
Il ciclismo oggi è bello perché ce ne sono tanti e ognuno ha le sue caratteristiche. Van Aert in bici è più bello di Van der Poel. Alaphilippe ricorda Paolino (Bettini, ndr), ma deve farne di strada. E’ sempre agitato, nervoso. Vi ricordate Paolo ai mondiali di Madrid, quando gli dissero di non muoversi perché correvamo per Petacchi e lui continuava a gesticolare da quanto era nervoso? E poi mica è facile stare comodi in bici. Una volta ce le facevano su misura, magari non eravamo bellissimi da vedere, però almeno stavamo comodi. Moser era un altro di quelli che si schiacciava sulla bici ed era aerodinamico. Saronni stava più alto e addirittura perse il mondiale di Praga, perché andò a fare la volata contro Maertens con le mani sopra.
Quindi la morale qual è?
Che in bici ciascuno ha il suo stile. Van Sevenant dondola tutto, non è mica bello. Roglic ha uno stile compatto, mentre Pogacar non è messo altrettanto bene. Primoz è in linea con la sua origine di saltatore e se spesso cade è perché è arrivato tardi a fare il professionista. Ma se lui in bici è brutto, allora preparatevi a buttarne via un bel mucchio.