Un ciclista nel bel mezzo delle distese del Canada, in pieno inverno. Chissà che freddo? Chissà come si sarà vestito? Ebbene a quel ciclista, Omar Di Felice, abbiamo chiesto proprio queste cose. L’ultracycler laziale è esperto di climi estremi. Le sue avventure sono ormai celebri: Nord America, Mongolia, Scandinavia, Alpi… Con il suo aiuto abbiamo cercato di capire come ci si veste quando fa molto freddo, perché a quanto pare non si tratta solo di coprirsi.
Sentire freddo all’inizio
«In effetti – dice Di Felice – è più complesso di quel che si possa immaginare. Ma prima bisogna definire il concetto di freddo, perché un conto è fare un allenamento dalle nostre parti e un conto è intraprendere un’avventura estrema. La tecnologia ci mette a disposizione dei capi che prima non c’erano e non è un caso che oggi i pro’ non siano più fermi per due mesi come in passato.
«La regola principale è quella di vestirsi a strati e di farlo in base al clima e a quello che si deve fare. Se ci sono zero gradi e devo fare un lungo lento mi vestirò in un modo; se devo fare un lavoro ad alta intensità in salita mi vestirò in un altro. In questo caso l’obiettivo è quello di evitare di sudare in vista della discesa. Per questo quando si esce bisogna mettere in preventivo di sentire un po’ di freddo in partenza. Quella prima mezz’oretta di freddo, fino a quando il metabolismo non va a regime, ci serve a non sudare troppo dopo. E’ fondamentale. Molti partono sin troppo coperti, basandosi sulla differenza di temperatura che c’è tra interno ed esterno. In questo modo ci si vestirà sempre troppo».
L’approccio mentale conta
«Anche nelle avventure più estreme, con 15-20°C sotto zero, la mia tecnica è quella di sentire freddo all’inizio. Un vero pugno in faccia in quel caso. Ma il trucco è quello di regolare lo sforzo per riuscire a riscaldarsi quanto prima. La mia zona di lavoro è una Z2 alta – Z3 bassa, questa mi consente di tenerla per lungo tempo e di non fare fuori giri nei quali accumulo acido lattico, perché poi dovrei rallentare e questo significherebbe raffreddarsi. Può succedere che magari appena partito vada un po’ più forte per scaldarmi un po’ prima, ma dopo 10′-15′ mi metto a regime.
«Questi pero sono casi estremi. Dalle nostre parti non bisogna avere paura di prendere freddo, non si va incontro a rischio di congelamenti. Al massimo non avrò quella sensazione di benessere nell’andare in bici, mi faranno un po’ male mani e piedi, ma non ci sono rischi concreti.
«Conta poi l’approccio mentale – riprende Di Felice – Piove: esco o non esco? Oggi la tecnologia dei capi ci consente di fare 4 ore sotto l’acqua senza problemi, sta quindi a noi decidere se inforcare la bici o no. Non è un motivo tecnico, ma mentale. A me il freddo piace, ma non è che non lo senta, solo che mentalmente non sono reticente. In certe situazioni sono consapevole che da quando attaccherò i pedali sarà una lotta, ma non è un problema».
Estremità protette
E allora come si veste Omar Di Felice quando fa freddo? Ricordiamo che intorno agli zero gradi ormai lui è temprato ed esce come se fosse primavera o quasi!
«Per prima cosa copro le estremità: mani, piedi, punta del naso. Sono i recettori del freddo e che mandano i segnali al resto del corpo. Per questo uso un sottocalza di lana merino per i piedi. Più o meno la stessa cosa per i guanti: un paio invernali e in caso di temperature molto basse un sottoguanto sempre in lana merino.
«Il mio abbigliamento è Uyn, marchio che, soprattutto nell’intimo, è performante vista sua esperienza nello sci. Quindi giubbino e calzamaglia che sto sviluppando proprio con loro. E’ importante che non ci sia troppa aria tra intimo e giubbino, perché questa tende a raffreddarsi e a raffreddare il corpo. Una volta c’erano queste giacche larghe che sventolavano super pesanti e addosso eri congelato ugualmente.
«Per quel che riguarda gli accessori, uso scarpe invernali, le Shimano MW7. A tal proposito non capisco perché si cambi il vestiario e non le scarpe d’inverno. Hanno una struttura e un’imbottitura diversa. Sono pressoché eterne, visto che si usano per un breve periodo dell’anno. Inoltre grazie a queste non metto il copriscarpa, neanche a -15°C. Poi non manca lo scaldacollo, che alzo e abbasso a seconda delle esigenze e corpo anche la punta del naso. In testa fascia o cappellino sottocasco. Attenzione, il sottocasco, che sia fascia o cappellino, vanno tolti quando si fa una salita, sempre per evitare che si bagnino con il sudore. Vanno rimessi nella tasca o, meglio ancora, nella borsetta, queste ormai sono comode, minimal e per allenarsi vanno bene».
Infine una chicca: «Utilizzo anche delle creme a base di burro di karite, ma solo se il freddo è davvero intenso per preservare la pelle. E della normale crema tipo Nivea dopo una giornata al gelo».