Valle d’Aosta: risorge Golliker ma fa notizia Crescioli in giallo

19.07.2024
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PRE SAINT DIDIER – Un finale di quelli belli, di quelli che ti fanno saltare sulla sedia fino alla fine. La terza tappa del Giro della Valle d’Aosta ha regalato una pagina di grande ciclismo giovanile. Vittoria per Joshua Golliker, maglia gialla per Ludovico Crescioli e altri due protagonisti: Jarno Widar e Guillermo Martinez.

Nel finale è andato in scena il gioco delle coppie. Golliker e Martinez per la tappa, Crescioli e Vidar per la generale. Dopo due tappe interlocutorie il Valle d’Aosta è entrato così nel vivo con la Sarre – Pré Saint Didier e le sue salite vere.

Golliker, staccato da Martinez in salita, ha recuperato e contrattaccato in discesa
Golliker, staccato da Martinez in salita, ha recuperato e contrattaccato in discesa

Golliker, forza e lacrime

Dopo l’ennesima batosta stagionale (ieri aveva incassato 8′) sembrava proprio che la ruota non girasse per l’inglese della Groupama-Fdj. Lui vinse qui un anno fa. Conquistò la prima e l’ultima tappa. Poi tanti alti e bassi, più bassi che alti. Tanto che Joshua stesso si era messo in discussione.

Staccato sul San Carlo dallo scalatore della Q36.5, Martinez, Joshua è rientrato in discesa. E ci è riuscito un po’ perché è bravo lui, parecchio perché il colombiano ha qualche difficoltà e un po’ perché con la squadra era venuto qui in ritiro e con l’occasione avevano provato le tappe del Giro del Valle d’Aosta.

«Ero a arrivato a dubitare della mia condizione – ha detto Golliker commosso nelle interviste post arrivo – è stata una tappa molto dura e nel finale Martinez mi era molto vicino, ma sono riuscito a mantenere il vantaggio fino al traguardo». Golliker aveva fatto il diavolo a quattro nelle fasi iniziali e la fuga buona era stata propiziata soprattutto da lui.

Anche oggi gran caldo, specie nella prima metà della tappa
Anche oggi gran caldo, specie nella prima metà della tappa

Occhio a Widar

In tanti qui al Valle d’Aosta ci chiedevamo cosa davvero volesse fare Jarno Widar. Il belga non era stato chiaro circa i suoi piani: vittoria di tappa o classifica generale? Lui aveva detto di optare per le tappe, ma dopo oggi qualche dubbio sorge.

«Sulla prima salita – ha detto un quasi stralunato Widar – abbiamo provato ad attaccare con un ragazzo della VF Group – Bardiani e provato a ridurre il distacco fino all’ultima salita. Non sai mai cosa può succedere in una scalata così alta, così lunga e anche così dura, specie nel finale. Io e Crescioli abbiamo provato ad attaccare ancora. Abbiamo recuperato e anche se non ho preso la maglia gialla sono soddisfatto.

«Domani il tappone? Vediamo come va e quel che succederà».

Il problema per il re del Giro Next Gen è che è praticamente da solo. Gli è rimasto un solo compagno, Eeman, che tra l’altro non sembra in grande forma.

Però lui è stato un samurai, lottando come un leone. Forse in qualche occasione si è esposto troppo, ma se voleva restare attaccato a questo Valle d’Aosta o faceva così… o faceva così.

Crescioli in giallo. Ora Ludovico vanta 6″ su Widar e 1’23” su Verstrynge, entrambi belgi
Crescioli in giallo. Ora Ludovico vanta 6″ su Widar e 1’23” su Verstrynge, entrambi belgi

Italia in giallo

E ci teniamo il piatto forte per il finale. Ludovico Crescioli è in maglia gialla. Ed esserlo a questo punto del Giro della Valle d’Aosta non è cosa da poco. Restano due tappe, tappe molto dure e una, quella di domani, anche lunga (163 chilometri), ma oggi c’erano tante e durissime salite, pertanto è lecito attendersi una stabilizzazione dei valori in campo.

Il ragazzo della Technipes #InEmiliaRomagna dopo una buona primavera è un po’ mancato al Giro Next Gen. A quel punto si è riposato ed è rientrato al Sibiu Tour, perfetto per tornare su. Lì non mancavano neanche le WorldTour. Risultato ne è uscito con una grande gamba.

E si è visto sin dalla tappa iniziale di questo Valle d’Aosta, in quel di Passy, quando è arrivato terzo.

«E’ stata una tappa con molta salita – ci ha detto Crescioli mentre mangiava il pasto di recupero post tappa – Widar ha preso l’ultima il San Carlo di petto e ha fatto la selezione. Io vedevo che il gruppo si assottigliava e io ne facevo parte. In cima il belga ha dato ancora una sgasata e l’ho tenuto. Nel finale gli ho dato qualche cambio. Lui ha provato a staccarmi ancora, ma l’ho tenuto benone».

«Ora che ho la maglia cosa farò? Faremo il massimo e lo faremo fino in fondo. Non sarà facile ma ci si proverà. Devo dire che anche i compagni sono stati bravi, mi hanno aiutato nei tratti in pianura e li ringrazio».

I ragazzi di Chicchi al via della prima tappa al Valle d’Aosta. Ora lotteranno per difendere la maglia gialla
I ragazzi di Chicchi al via della prima tappa al Valle d’Aosta. Ora lotteranno per difendere la maglia gialla

I piani di Chicchi

Da stasera cambieranno diverse cose nel clan Technipes – #inEmiliaRomagna guidato da Francesco Chicchi.

«Questa maglia è un bel premio – ha detto il diesse toscano – noi ci proviamo, ma il livello è altissimo e non è detto che ci si riesca. Sapevamo che Ludovico stava bene. Attaccare? Ora tocca a lui, al belga, attaccare. Sono 6” di vantaggio ma se avremo le gambe ci proveremo senza dubbio. Occhio però, perché questo Wider è un fenomeno, non scordiamo che è al primo anno.

«Restano due tappe, molto dure e domenica verso Cervinia danno brutto tempo. Questa maglia ci dà più energie e diventa la priorità. E anche se gli altri ragazzi non sono scalatori come Crescioli, ora con questa maglia daranno ancora di più. Dispiace solo che Filippo Omati ci abbia lasciato per una caduta».

Gli elite della Technipes, per Coppolillo una scelta che paga

04.06.2024
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Squadra per certi versi particolare, la Technipes #inemiliaromagna. Un misto fra under 23 e corridori elite, in misura non riscontrabile in altre squadre che siano continental o altro. La vittoria ottenuta da Nicolò Garibbo al Trofeo Matteotti, prova nazionale, ha riportato in auge non solo il corridore 24enne, risultato lo scorso anno il migliore nella sua categoria, ma fatto parlare anche della scelta del team ispirato da Davide Cassani e che ha in Michele Coppolillo uno dei suoi diesse.

Coppolillo, a sinistra, con Giuseppe Martinelli, suo ds alla Mercatone Uno. Michele guida la Technipes dalla sua fondazione
Coppolillo, a sinistra, con Giuseppe Martinelli, suo ds alla Mercatone Uno. Michele guida la Technipes dalla sua fondazione

Proprio con il tecnico cosentino parte la disamina di una squadra sicuramente un po’ diversa dalle altre: «Il team quest’anno ha fatto un altro step di crescita e la sua composizione è un aspetto fondamentale del processo. Ma lo è anche il fatto che stiamo intensificando la nostra attività internazionale, proprio per far fare esperienze maggiori ai ragazzi, sia ai più giovani che a quelli più navigati. La prima parte dell’anno ha portato qualcosa meno di quanto ci aspettassimo, complice qualche problema fisico di alcuni nostri corridori, tra cui lo stesso Garibbo e Cavallo, ma ad esempio Crescioli ha ottenuto risultati importanti alla Ronde de l’Isard. Il bilancio per me è positivo a prescindere dai successi».

Che cosa valuti nel tuo giudizio?

Per me quel che conta innanzitutto è il comportamento in corsa. A me interessa che i ragazzi prendano consapevolezza e gareggiare all’estero significa toccare con mano un ciclismo più strutturato. Un risultato ottenuto all’estero fa morale, fa capire come funziona il nostro mondo, come si cresce, sia mentalmente che fisicamente.

Ludovico Crescioli è uno dei giovani che si sta giovando dell’esperienza dei compagni
Ludovico Crescioli è uno dei giovani che si sta giovando dell’esperienza dei compagni
D’inverno si era molto parlato dell’approdo di Garibbo nel vostro team, dopo una stagione molto importante e considerando il già avvenuto passaggio di categoria…

Nicolò è il tipico esempio di quella figura di corridore che non viene considerato quanto si dovrebbe, perché si guarda solamente alla carta d’identità. D’altronde quando vedi corridori di 21 anni che vanno al Giro d’Italia dei pro’ per vincere tappe, quando vedi squadre del WorldTour che cercano direttamente fra gli juniores, un caso come il suo è indicativo della situazione che il ciclismo vive in mezzo alle sue contraddizioni. Io credo che corridori come Garibbo possano dare ancora tanto, devono solo avere la possibilità di giocarsi le proprie carte.

Il colpo di Garibbo al Trofeo Matteotti di Marcialla (FI), beffando Carrò (foto Fruzzetti)
Il colpo di Garibbo al Trofeo Matteotti di Marcialla (FI), beffando Carrò (foto Fruzzetti)
Lo scorso anno era stato quasi un dominatore nelle classiche italiane…

Vero, ma è proprio il fatto che sia stato un calendario completamente italiano a penalizzarlo, se non hai confronti con le altre realtà. Quest’anno magari arrivano meno vittorie, ma la sua attività ha una qualità migliore, un maggior valore. Garibbo nella prima parte non era pienamente a posto, poi si è ritrovato. Ha partecipato al Tour de la Mirabelle e i suoi risultati per me hanno grande importanza, le sue due Top 10 valgono anche più di vittorie italiane, perché dicono molto del suo potenziale.

Oltretutto Garibbo non è il solo elite nel team…

Anzi, diciamo che cerchiamo di avere una squadra equamente divisa fra under 23 ed elite. Abbiamo un bel mix di giovinezza ed esperienza considerando che comunque parliamo sempre di corridori che toccano i 25 anni, quindi possono ancora dare tanto. Io non guardo all’oggi, a questa o a quella vittoria che arriva o meno, mi interessa la programmazione, mi interessa il lavoro di crescita, le prospettive. Un team come il nostro deve lavorare in questa maniera. La vittoria di Garibbo al Trofeo Matteotti ha insegnato tanto.

Michele Ansaloni, uno degli Elite del team. Coppolillo confida molto nel mix di categorie
Michele Ansaloni, uno degli Elite del team. Coppolillo confida molto nel mix di categorie
Spiegati meglio…

Ha corso alla garibaldina, ha anticipato i giochi e per me questo conta moltissimo perché significa che ha colpi in canna che possono fare la differenza. Noi dobbiamo valutare i percorsi, strutturarci e strutturare la tattica in funzione di essi. Garibbo ha corso come deve correre un elite. Se uniamo questo alle gare estere, all’esperienza che si accumula io sono convinto che da una parte un corridore come lui troverà sempre più spazio e magari attirerà attenzioni su di sé, noi dal canto nostro continuiamo a crescere, ma dobbiamo seguire questa strada.

La rincorsa di Innocenti per recuperare 4 anni in uno solo

28.10.2023
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Andrea Innocenti, classe 1999, è tornato a correre con la Technipes-#InEmiliaRomagna dopo quattro anni di stop per un controllo positivo alla prima stagione da under 23, per il quale successivamente fu anche assolto (foto di apertura Ballandi/Trentini). La storia ve l’abbiamo raccontata a fine 2022, quando lo incontrammo nel suo paese in Toscana. Il punto già allora fu capire in che modo quello stop tanto lungo avrebbe condizionato il suo rientro. Ne parlammo anche con Pino Toni, che lo aveva seguito nelle categorie giovanili e su di lui si era sbilanciato parecchio.

«Andrea è stato fermo quattro anni – disse il preparatore toscano – sono tanti. Sinceramente è il primo corridore, di cui sono a conoscenza, che torna alle corse dopo un periodo così lungo. E’ difficile tornare, sono 4 anni di fatiche e delusioni mancate, è un buco nella sua carriera. Innocenti è un vero atleta, lo è sempre stato. Su questo non c’è nulla da dire. Non rientra nel professionismo, ma anche nelle continental si va forte. Non deve farsi prendere dalla fretta: se i risultati arriveranno, bene. Ma al momento deve andare alla ricerca del colpo di pedale».

Innocenti alla firma di partenza di Peccioli, fra Monaco e Petrelli (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
Innocenti alla firma di partenza di Peccioli, fra Monaco e Petrelli (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)

La sua prima stagione non è andata come sperava. Intorno al 26 dicembre infatti ha scoperto di avere il Covid, ma essendo asintomatico si è allenato ugualmente. Dal Covid però è partito il citomegalovirus, diagnosticato a gennaio, dato che inizialmente si pensava che la debolezza fosse dovuta ai postumi dell’infezione precedente. Le cure necessarie sono iniziate subito, ma gli strascichi del virus sono andati avanti fino ad agosto, quando le cose hanno ripreso a girare bene.

Un anno dopo, come ti sembra che sia andata?

Fino alla prima parte, un bilancio non lo posso fare, sono sincero. Fra i vari problemi di salute, non sono mai riuscito a esprimermi al meglio, anche a capire anche i ritmi, le andature. Vedevo che si andava a molto molto forte, però per me era una sofferenza continua, dato che fisicamente non stavo bene. Dalla seconda parte invece mi sono ripreso, anche se secondo me non sono mai stato al 100 per cento. Per quello che ho visto, si va tanto forte. Quello che ho provato a fare è stato resistere il più possibile, una cosa che però a inizio stagione sarebbe stata impensabile.

Come è andata con le dinamiche dello stare in gruppo?

Magari un po’ di timore l’ho avuto, soprattutto a stare nella pancia quando siamo in tanti. Soffrivo per la paura di cadere, quindi magari a volte tendevo a stare sulle ali del gruppo, spendendo più energie. Insomma, sto cercando di sforzarmi il più possibile per migliorare questi aspetti e riprendere l’occhio.

Ha chiuso il Giro dell’Emilia con Lucca, ultimo dei classificati (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
Ha chiuso il Giro dell’Emilia con Lucca, ultimo dei classificati (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
C’è stato un giorno in cui ti sei sentito bene davvero e hai avuto la conferma di aver fatto bene a ripartire?

A fine stagione ci sono state alcune gare, forse anche di più, in cui mi sono sentito bene. Diciamo nelle due settimane tra il Giro di Toscana professionisti e il finale di stagione. A Peccioli e nel Memorial Pantani sono stato sfortunato, perché ho avuto bucato in due momenti brutti e non le ho finite, perché non sono riuscito a rientrare. Al Giro di Toscana, secondo me, sono andato veramente forte, vista la mia ripresa di quest’anno. Alla fine ho chiuso 28°, però ero nel gruppo con Albanese, Brambilla e Valgren. Sono stato contento di quella prestazione.

Chiudere bene è la benzina giusta per cominciare bene il prossimo inverno?

Sì, pensavo proprio a questo. Nelle ultime corse che ho fatto coi dilettanti, sono sempre arrivato nei primi dieci. Ero davanti a cercare di vincere e questo ti dà una motivazione diversa. L’anno scorso avevo finito in calo, avendo ripreso a metà stagione con una preparazione frettolosa, quest’anno ero in crescendo. Sono motivato. Di solito i corridori tenderebbero a ritardare la ripresa, io non vedo l’ora di ripartire a metà novembre.

La squadra si ringiovanisce, tu sei uno dei tre elite che resta. Com’è il rapporto con il team?

Direi più che ottimo. Mi sono venuti incontro, nonostante abbia avuto tanti problemi fisici. Mi hanno dato tanto tempo, non mi hanno messo pressione. Anzi, quando c’è stato bisogno e ho chiesto di non andare a correre perché non mi sentivo bene, facendo le necessarie valutazioni, me lo hanno permesso. L’ultimo caso è stato il Tour of Sibiu. A fine giugno abbiamo fatto il Giro del Veneto e il martedì dovevamo partire per Sibiu. Io ero distrutto, non stavo in piedi e mi hanno dato l’opportunità di non andare e trovare la soluzione, riposando e riprendendo poi. Infatti, nonostante non fosse in programma che corressi a fine luglio, perché avrei avuto un periodo di stacco, visto che lo avevo già fatto, mi hanno dato l’opportunità di ricominciare prima con gli U23. Insomma, mi hanno più che tutelato.

Innocenti, 1,78 per 63 chili, è rientrato al Giro del Friuli 2022. A dicembre è ripartito dal ritiro del team romagnolo (foto Fulgenzi)
Innocenti, 1,78 per 63 chili, è rientrato al Giro del Friuli 2022. A dicembre è ripartito dal ritiro del team romagnolo (foto Fulgenzi)
Hai due ottimi direttori sportivi, del resto…

Infatti sono molto contento di rimanere un altro anno con loro, perché secondo me è un ambiente giusto per me. Con Coppolillo e Chicchi sono entrato molto in sintonia, mi trovo bene, non ho niente da dire.

Senti di aver un po’ recuperato questo buco di quattro anni oppure c’è una strada lunga ancora da fare?

Non del tutto. Sui cambi di ritmo violenti e nel tenere l’andatura sempre alta, soffro ancora molto. Mi sono allenato tanto in quei quattro anni, però il ritmo gara non riesci a simularlo bene. Fai dietro scooter, tutto quello che vuoi, però non è la stessa cosa. Ho tanto ancora da recuperare e credo che gli step decisivi saranno quelli che farò in corsa.

In che modo ti aiutano i direttori?

Quando andiamo alle gare e facciamo delle trasferte più lunghe, parliamo tanto. Poi ci sentiamo anche durante la settimana per telefono. Mi danno tanti consigli sul ragionare di più in corsa e quando muovermi per non sprecare troppe energie. A volte scatto nel momento sbagliato e quando parte l’azione giusta, magari mi faccio sorprendere indietro. Mi conforta pensare che non sono ostacoli insormontabili e magari il prossimo anno tornerò a guardare le gare come una volta, quando andavo sempre per vincere.

Innocenti ha tre cani. Durante la sospensione ha studiato Veterinaria (foto Instagram)
Innocenti ha tre cani. Durante la sospensione ha studiato Veterinaria (foto Instagram)
Continui ad allenarti con Alberati oppure hai un preparatore della squadra?

Da quest’anno sono nelle mani di un preparatore della squadra. Però il supporto di Maurizio Fondriest e Paolo Alberati ce l’ho sempre, ovviamente come miei agenti. Paolo qualche consiglio continua a darmelo, ma indipendentemente dal rapporto lavorativo, sul lato del rapporto umano mi trovo molto bene. Abbiamo sempre modo di parlare e confrontarci e non posso dimenticare tutto quello che hanno fatto per me quando fuori era buio davvero.

Monaco si allena e finalmente vince, ma si è dato una scadenza

28.08.2023
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Alessandro Monaco ha appena fatto il check in in hotel quando lo raggiungiamo al telefono, si trova in Toscana per correre il Trofeo Corsanico. Qualche settimana fa, sempre in Toscana, ha vinto la Firenze-Viareggio, una classica del calendario elite/under 23. Dopo l’operazione dello scorso anno ha ripreso bene le corse, vincendo in Azerbaijan e poi a Viareggio. 

«Sto bene – ci dice – ho fatto una ventina di giorni tra luglio e agosto in ritiro sul Fedaia, insieme a qualche compagno di squadra. Un po’ per sfuggire al caldo della mia Puglia e un po’ per preparare al meglio questa parte finale di stagione. Su abbiamo lavorato bene, portando a termine un blocco intenso di allenamenti, infatti una volta sceso ho vinto. Quando le cose si fanno bene si raccolgono i frutti, ora serve dare continuità a questi risultati».

Alessandro Monaco con la maglia dedicata al vincitore della Firenze-Viareggio (foto Instagram)
Alessandro Monaco con la maglia dedicata al vincitore della Firenze-Viareggio (foto Instagram)
Sui social abbiamo visto delle grandi celebrazioni tra te e Francesco Chicchi per la vittoria di Viareggio…

La squadra, ma in particolare Chicchi ci teneva molto a questa gara. Lui abita ai piedi della salita di Pedona ed erano due mesi che ci diceva che voleva far bene alla Firenze-Viareggio. Possiamo dire che l’ho accontentato, gli ho fatto un regalo! Ora mi aspetto una bella cena di pesce, anzi una bistecca alla fiorentina come si deve (conclude con una risata, ndr). 

La seconda vittoria dopo l’operazione, diciamo che sta andando bene, no?

Vincere con i pro’ sarebbe stato meglio, ma un successo fa sempre piacere e dà morale. Facciamo un passo per volta, tanto ora da qui a fine stagione il calendario è pieno di corse, ci sarà l’occasione. 

Sai già che corse farai?

Tutte quelle del calendario italiano praticamente. Come detto parto con il Giro del Friuli, poi Giro di Toscana, Peccioli, Memorial Pantani, Trofeo Matteotti, Adriatica Ionica Race, Giro dell’Emilia e Giro del Veneto. Alla fine della stagione dovrei arrivare ad avere un totale di 50 giorni di corsa.

La seconda vittoria di Monaco è dedicata a Chicchi, che a Viareggio è di casa (foto Instagram)
La seconda vittoria di Monaco è dedicata a Chicchi, che a Viareggio è di casa (foto Instagram)
E la gamba come sta?

Tutto bene, non ho problemi di alcun tipo. Mi concentro molto sulla fisioterapia e sull’osteopatia, per recuperare bene la forza. Lavoro tanto sul core ability e a casa faccio tanta ginnastica posturale per ritrovare l’equilibrio. Prima dell’operazione spingevo solamente con una gamba, così che l’altra è diventata più debole (la sinistra, poi operata, ndr,). 

Che esercizi fai?

Curo molto la parte degli addominali, dorsali e lombari. Il focus è tornare ad avere un equilibrio vicino alla perfezione, quindi spingere in egual modo con entrambe le gambe. 

La fisioterapia a cosa ti serve?

Per curare le tensioni muscolari ed i vari affaticamenti, la gamba sinistra nell’ultimo anno e mezzo ha lavorato meno quindi è normale si affatichi di più.

Il settembre di Monaco si appresta ad essere pieno di gare (foto Instagram)
Il settembre di Monaco si appresta ad essere pieno di gare (foto Instagram)
Il problema all’arteria iliaca è quindi risolto?

Sì. Certo, fino a marzo/aprile ho pagato i cinque mesi senza bici che ho dovuto fare a causa dell’operazione. Ho dovuto curare molto la parte della palestra, andando a lavorare sull’equilibrio e sulla forza praticamente da zero. 

In bici come va?

Anche lì bene, non ho nessun problema. Faccio tutto in maniera normale, anche i lavori finali ad alta intensità o il dietro moto. Lo si nota anche in gara, altrimenti non avrei vinto una corsa impegnativa come la Firenze-Viareggio. 

Hai dovuto sistemare la posizione in sella?

Qualcosa sì. Ho cercato di aprire l’angolo dell’anca per stare meno piegato. Mi sono spostato in avanti con la sella e ho alzato il manubrio con degli spessori. A livello di prestazioni non ne ho risentito, sono piccoli accorgimenti che non cambiano molto l’aerodinamica. 

Il recupero dopo l’operazione procede bene, ora riesce a fare tutti i lavori e spingere correttamente sui pedali
Il recupero dopo l’operazione procede bene, ora riesce a fare tutti i lavori e spingere correttamente sui pedali
Dovrai poi tornare in Olanda, dove ti sei operato, per fare dei controlli?

Dovrei farne uno a un anno dall’operazione, che è avvenuta il primo settembre del 2022. Però ho deciso di posticiparla di un mese e andare a fine stagione, ora sto bene e voglio correre. Andare in Olanda ti fa perdere 4 giorni di allenamento e non posso permettermelo. A ottobre ci sarà tempo e ne approfitterò anche per fare un giro ad Amsterdam. 

E per l’anno prossimo, hai qualche notizia? Rimani in Technipes?

No. Se riuscirò ad ottenere un contratto con una professional continuerò, altrimenti mi darò alla vita da avvocato. A marzo del prossimo anno mi laureo in Giurisprudenza, se non andrò avanti con il ciclismo andrò ad esercitare. 

A ottobre, finita la stagione Monaco tornerà a Eindhoven per controllare come procede la guarigione
A ottobre, finita la stagione Monaco tornerà a Eindhoven per controllare come procede la guarigione
Una vita parallela, da quando studi giurisprudenza?

Praticamente da quando sono passato under 23. E’ una laurea a ciclo unico, quindi di 5 anni. Io ci ho messo un anno e mezzo in più, ma tra allenamenti, corse e tutto il resto mi ritengo soddisfatto. 

Con la Technipes come sei rimasto?

Quello con la Technipes è stato un bellissimo anno, fatto con gente per bene, che ama questo lavoro. Lo staff è di primo livello e non ci è mai mancato nulla, ma ormai sono grande per una continental, che è una tipologia di squadra che ai giovani fa tanto bene. Corrono con i professionisti, imparano, si prendono qualche tirata di orecchie. Ma io ormai ho un’età diversa da quella dell’apprendimento.  

Ansaloni, il viaggio della vittoria in Azerbaigian

19.06.2023
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Ha la voce raggiante e tanta voglia di raccontare, Emanuele Ansaloni di ritorno dall’Azerbaigian. L’ex Paese sovietico è stato teatro nella scorsa settimana dell’Aziz Shusha, corsa a tappe di 5 giorni nella quale il Team Technipes #inemiliaromagna ha fatto davvero scintille dominando la corsa, con il corridore di Molinella che ha vinto l’ultima tappa conquistando così anche la classifica generale.

Negli occhi di Ansaloni, più che la vittoria, le premiazioni, le feste per il successo sono altri gli aspetti che sono rimasti impressi. Soprattutto quelli legati ai posti dove si gareggiava ed è da lì che vuole iniziare il suo racconto.

Le larghissime strade di Baku, da dove la corsa ha preso il via
Le larghissime strade di Baku, da dove la corsa ha preso il via

«Conoscevo l’Azerbaigian solo per le immagini trasmesse in televisione tv da Baku – racconta Ansaloni tra l’altro autore delle foto extracorsa del servizio – quando si corre il GP di Formula 1. Quando siamo usciti dall’aeroporto ho visto una città sfarzosa, con grandi monumenti, insomma estremamente ricca. Ma quando la corsa ci ha portato fuori, è stato tutto un altro paesaggio. Paesi poveri, case dimesse, piccoli villaggi dove si fa fatica a sopravvivere e mi colpiva l’entusiasmo della gente al nostro passaggio, si vedeva che stavamo dando loro qualcosa di nuovo. Poi l’ultima tappa mi ha lasciato di sasso…».

Perché?

Ci siamo trovati a correre avendo i carri armati per spettatori, l’esercito in pieno assetto di guerra. Eravamo ai confini con l’Armenia e la tensione fra i due Paesi è sempre alta, fino a qualche anno fa c’era la guerra. Abbiamo fatto un viaggio in bici fra poli estremi e se è anche vero che quando corri fai fatica ad accorgerti di quel che c’è intorno, quelle sensazioni di angoscia mi sono rimaste impresse. A me piace gareggiare all’estero, conoscere culture diverse, ma non posso negare di essere rimasto molto colpito da quel che ho visto.

Oltretutto tu come i tuoi compagni non venivate da una situazione tranquilla, anzi…

Io di casa sono vicino pochi chilometri dalle terre colpite dall’alluvione della Romagna, ma per fortuna il mio paese non ha subìto danni. Ma è chiaro che da quei giorni le gare sono per noi molto diverse. Quando hai un nome come il nostro, porti in giro l’immagine della nostra terra. Faccio un esempio: appena dopo l’alluvione dovevamo correre il Matteotti. Non abbiamo neppure pensato di saltare la gara: al contrario, volevamo esserci e dare il 200 per cento per fare bene e vincere, lanciare un messaggio e lo abbiamo fatto (infatti ha vinto Nessler, ndr)..

Torniamo alla gara azera, che tipo di corsa era?

Quando siamo partiti pensavamo di trovarci ad affrontare una corsa abbastanza tranquilla, ma così non è stato. Intanto i percorsi presentavano lunghe strade tutte dritte, con anche tre corsie, ma non avevamo tenuto conto dei ventagli, inoltre alcune di esse erano vere e proprie salite anche di 3 chilometri con pendenze al 20 per cento. Insomma una gara che di tranquillo non aveva nulla, c’era da faticare…

Il podio finale con Ansaloni fra il kazako Remkhi 2° a 57″ e l’olandese Quaedvlieg 3° a 1’12”
Il podio finale con Ansaloni fra il kazako Remkhi 2° a 57″ e l’olandese Quaedvlieg 3° a 1’12”
Come livello di partecipazione?

Non era certo una corsa del WorldTour. C’erano un paio di squadre satelliti dell’Astana, alcune nazionali dell’Est Europeo o dell’Asia, ma anche team e corridori abbastanza forti, come il China Glory con il canadese Piccoli che ha fatto la Vuelta nel 2021. Tutti però inquadravano noi come i favoriti e infatti ci hanno dato battaglia. Il controllo della gara è toccato quasi sempre a noi .

Come sei arrivato alla vittoria?

Per me, al di là della vittoria è stata importante la prima tappa. Per colpa di un ventaglio mi sono trovato staccato e ci ho messo tempo a recuperare, dopo però ho indovinato la fuga buona, siamo arrivati in una decina con 3 minuti e mezzo sul gruppo. Avevo un bel bottino in tasca, dovevamo amministrare e così abbiamo fatto, costruendo la vittoria su quel capitale.

Il Team Technipes 1° in classifica, con anche Forques (FRA), Innocenti, Monaco, Nessler, Petrelli e il diesse Chicchi
Il Team Technipes 1° in classifica, con anche Forques (FRA), Innocenti, Monaco, Nessler, Petrelli e il diesse Chicchi
La sensazione è che sei andato sempre meglio…

Un po’ è vero. A dir la verità la stagione era iniziata anche abbastanza bene, chiaramente correndo con i pro’ fare risultato non era facile, ma alla mia prima gara nella massima categoria, il Trofeo Laigueglia ero comunque riuscito a centrare la fuga. Ho cercato di andare sempre all’attacco quando avevo possibilità di correre nella massima serie e quando mi ritrovavo a gareggiare fra gli under 23 sentivo buone sensazioni, ma poi sono andato in calando. All’Appennino ero tornato a far girare le gambe e in Azerbaigian tutto quel lavoro alla fine è venuto buono.

Ora che cosa ti aspetta?

Il campionato italiano professionisti, so che sarà una corsa durissima, ma voglio provare a mettermi in luce. D’altro canto se voglio guadagnarmi una chance in un grande team è l’unica strada che posso percorrere. Non ho un procuratore, cerco di far parlare i risultati, sperando che qualcuno li noti.

Under 23: per i quarti anni inizia la stagione decisiva

12.03.2023
5 min
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Con il 2023 già inoltrato verso la primavera e la stagione ciclistica iniziata, è il momento di discutere di obiettivi. La categoria under 23 ha tagliato il nastro con la San Geo, vinta da Persico. Guardando proprio al giovane corridore della Colpack, al suo quarto ed ultimo anno da under, ci siamo chiesti quali siano i ragazzi nella sua stessa situazione. Atleti che si giocano una fetta importante per il loro futuro proprio nella stagione appena cominciata

De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro
De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro

Parola al cittì

L’interlocutore adatto a questo discorso è proprio il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori. Grazie al suo lavoro negli anni ha avuto modo di vedere questi ragazzi, accompagnandoli per tutto il cammino, che però non è ancora terminato.

«Già al quarto anno da under 23 – incalza Amadori – si giocano poche chance, visto il movimento che ha preso il ciclismo moderno. Si tratta praticamente dell’ultima stagione, anche perché una volta entrati elite il tutto si complica ancora di più. Di ragazzi che si giocano una bella fetta di futuro in questa stagione ce ne sono tanti: Persico è il primo che mi viene in mente. E’ sicuramente partito bene, ma per stuzzicare l’interesse delle squadre WorldTour deve mettersi in mostra anche fuori dall’Italia.

«La Colpack quest’anno ha ampliato il suo calendario aggiungendo tante gare in Europa, la prima sarà la Gand-Wevelgem. A proposito, tra poco faremo un raduno in Puglia di cinque giorni per preparare insieme proprio la trasferta belga: sarà la prima corsa per la nazionale. Oltre a Persico ci sono un’altra decina di ragazzi al quarto anno di buon livello che però sono chiamati a mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».

Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)
Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)

Un occhio ai nomi

Nel curiosare tra le rose delle varie squadre, insieme al cittì, vengono fuori dei nomi importanti, ognuno con delle situazioni differenti. 

«Tra gli atleti del Cycling Team Friuli – continua Amadori – ci sono De Cassan e Debiasi, due ragazzi interessanti. La loro fortuna è che correndo in un team satellite della Bahrain Victorious, riescono ad essere più sotto controllo. Tra i ragazzi della squadra di Boscolo c’è anche Buratti, ma lui ha una situazione differente. Ha già il contratto nel 2024, proprio con la WorldTour. La sua stagione sarà di ulteriore apprendimento, ma potrà correre senza stress e questo è un grande vantaggio. Nella Colpack, oltre al già nominato Persico, abbiamo Della Lunga e Meris. Il primo ha già vinto, ma anche per lui vale il discorso di mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».

Nuove realtà

Il 2023 ha portato tante nuove realtà, progetti diversi che hanno lo scopo di far crescere i ragazzi e di dar loro il giusto spazio. 

«Un progetto interessante – dice – è quello messo in piedi dalla Technipes #InEmiliaRomagna. Loro hanno un bel calendario internazionale e tra i ragazzi c’è Dapporto, quarto anno che da questa situazione può trarre grande beneficio. Altri progetti degni di nota sono quelli messi in piedi da Biesse Carrera e dalla continental della Q36.5, nella quale corre Edoardo Sandri. Un ragazzo che in salita va forte ed ha già fatto vedere qualche bel risultato: come l’ottavo posto in classifica generale all’Adriatica Ionica Race nel 2022. La formazione svizzera correrà molto all’estero, ora è in Algeria per una gara 2.2 e poi andranno in Francia, insomma il palcoscenico è quello giusto».

Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development (nella foto Mattio con la Jumbo Visma)
Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development

In mezzo al cambiamento

La posizione dei ragazzi al quarto anno da under 23, i classe 2001 per intenderci, è difficile. La “colpa” non è solo la loro, ma anche quella di un cambiamento radicale nel ciclismo che ha modificato e non poco le carte in tavola. 

«I quarti anni – spiega il cittì – sono in mezzo ad uno dei più grandi cambiamenti del mondo del ciclismo. Ora le formazioni WorldTour hanno aperto i team development e prendono i ragazzi che escono dalla categoria juniores. Preferiscono formare i corridori fin da subito, prenderne di più grandi non garantirebbe gli stessi risultati. Non per mancanza di qualità, ma per percorsi di crescita differenti. I ragazzi del 2001 dovranno dimostrare un po’ di più degli altri le loro qualità e la loro fame.

«Da questo punto di vista la nazionale può dare loro una mano con tante corse internazionali e con i vari ritiri, serve però anche la collaborazione dei team. Anche in passato ci sono stati tanti ragazzi che si sono messi in luce con la maglia della nazionale alle varie corse. Uno su tutti è Salvatore Puccio che nel 2011 vinse il Fiandre under 23 quando era ancora una prova di Coppa delle Nazioni. In quella squadra c’era anche Trentin, che arrivò quinto. I due, quello stesso anno firmarono poi per due team WorldTour: Puccio la Sky e Trentin la Quick Step»

Papà Collinelli, come vedi il 2023 di Sofia e Luca?

28.02.2023
7 min
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Ogni stagione che inizia ha sempre un motivo d’interesse che va oltre il risultato. Lo stesso vale anche per il genitore, specie se la sua prima vita l’ha passata in sella ad una bici, conquistando fra l’altro anche un oro olimpico. Andrea Collinelli non è un padre qualunque per i suoi figli Sofia e Luca e quest’anno ha più di una ragione per seguire con più attenzione le loro corse.

Sofia è passata alla Israel-Premier Tech-Roland, entrando così nel WorldTour femminile, ed è già partita in modo intenso disputando sette gare, compreso il UAE Tour. Luca ha esordito lo scorso weekend con il suo Team Technipes #InEmiliaRomagna correndo sabato la San Geo e poi il giorno dopo a Misano, dove ha raccolto subito un terzo posto dietro Bruttomesso e Portello. E papà Collinelli come vede il loro 2023? Glielo abbiamo chiesto, naturalmente…

Andrea Collinelli con i figli Sofia e Luca. I due chiedono sempre consigli al padre
Andrea Collinelli con i figli Sofia e Luca. I due chiedono sempre consigli al padre
Andrea andiamo in ordine cronologico partendo dal podio di Luca. Te lo aspettavi?

Sì e no. Chiaramente mi fa molto piacere. Sapevo che durante il ritiro si era fatto trovare pronto. Lui è un 2003 ed è al secondo anno nella categoria U23, ma mi hanno detto che ha fatto grandi cambiamenti. Adesso è più concentrato, più resistente ed è in un squadra che sta facendo le cose molto bene.

A cosa può essere dovuto questo cambiamento?

Forse Luca ha avuto una maturazione più lenta rispetto ai suoi coetanei. E forse subiva un po’ l’immagine di Sofia, che da junior aveva fatto tante vittorie e risultati importanti. Luca ogni anno faceva buone cose, ma diciamo che prima non ci metteva lo stesso impegno di sua sorella. Sappiamo però che la maturazione, appunto, non è uguale per tutti. Ora Luca può essere uno stimolo per Sofia nel rilanciarsi. Infatti quando escono in allenamento assieme, non si risparmiano e se le danno nei denti (sorride, ndr).

Luca che caratteristiche ha?

E’ un passista veloce ed ha potenza. Predilige una volata corta, esplosiva. Si difende bene a crono, dove l’anno scorso avevo conquistato due buone top 10 per essere al debutto nella categoria. Se migliora sulle salite brevi e sugli strappi, può diventare più completo, anche perché gli piacciono le gare dure. Ad esempio domenica a Misano il vento e il freddo hanno condizionato molto la corsa rendendola selettiva. Infatti nel finale era là davanti ed ha fatto un buon risultato.

Quali sono gli obiettivi per Luca quest’anno?

Ne ha uno prioritario: la scuola. Purtroppo ha perso un anno e quindi dovrà concentrarsi sulla maturità. Poi da luglio in avanti potrà dedicarsi al ciclismo. Però se i cambiamenti mostrati in bici valgono su tutto, allora credo che si preparerà bene anche per l’esame. In ogni caso per lui questa stagione sarà ancora di apprendistato. Corre in un team continental che prevede un calendario importante anche in mezzo ai pro’, quindi potrà fare tanta esperienza. Certo, l’obiettivo di ogni corridore è quello di passare professionista, ma non deve avere fretta. Personalmente penso che anche nel 2024 gli converrebbe restare tra gli U23.

Prima facevi riferimento al rilancio di Sofia, che ora corre nel WorldTour. Come sta procedendo?

Bene ma è solo agli inizi. L’ingaggio della Israel è un buon traguardo per avere una buonissima ripartenza. Purtroppo lei ha avuto molta sfortuna nelle ultime stagioni. Prima problemi fisici che nel 2021 l’hanno parecchio frenata. Praticamente per un anno non ha corso. Durante la fase dell’infortunio ha preso qualche chilo. Poi l’anno scorso ha corso tanto, con qualche bel piazzamento che fa bene per il morale. Ha disputato il Giro Donne ma all’ottava tappa è caduta rompendosi due costole. Complessivamente a livello psicologico non è stato facile.

Avete dovuto intervenire su qualche aspetto particolare?

Innanzitutto a livello medico. Sofia ha avuto una doppia pubalgia dovuta al disallineamento del bacino. Le avevano prescritto di stare ferma per sei mesi, che per uno che va in bici è una mazzata. Abbiamo interpellato altri specialisti e alla fine il centro Isokinetic di Bologna, che segue anche il Bologna Calcio, ha trovato la giusta terapia. Ha iniziato ad usare un bite dentale ed ha potuto allenarsi regolarmente. Ancora adesso tiene il problema fisico sotto controllo grazie ad esercizi di routine. Contemporaneamente però c’è l’aspetto psicologico da non sottovalutare.

Cosa avete fatto in questo caso?

Sta facendo un percorso con la dottoressa Valentina Marchesi di Modena, una psicologa che le fa anche da mental coach che la segue fin dai tempi della VO2 Team Pink quando era junior. Sofia si è destabilizzata quando, durante il suo infortunio, ha visto le sue compagne che andavano forte e facevano risultati. Si è buttata giù e le è un po’ scesa la catena, come si dice in gergo. Credo sia normale, sono cose che capitano. Adesso però sta lavorando sodo per ritrovare lo smalto di una volta. Non sarà immediato, ma ha solo 22 anni e quindi tutto il tempo per farlo.

Il contratto biennale in tal senso aiuta. Ha altri obiettivi Sofia?

Avere la possibilità di non dover rincorrere per forza le cose è un bene. La Israel ha un bel progetto per le giovani e non le mette pressione. Adesso che è nel WorldTour deve solo imparare, fare gavetta e migliorare, dando sempre qualcosa in più. Già il fatto che abbia fatto anche il ritiro con la nazionale è un buon segno. Il cittì Sangalli le ha detto di farsi trovare pronta perché una maglia azzurra per lei potrebbe esserci. Se crescerà come spero, Sofia dal 2024 dovrà far rivedere quelle doti del suo passato.

Estate 2022. Sofia e Luca Collinelli, qui sul Gavia, si allenano spesso assieme senza risparmiarsi (foto instagram)
Estate 2022. Sofia e Luca Collinelli, qui sul Gavia, si allenano spesso assieme senza risparmiarsi (foto instagram)
Tre consigli che papà Andrea Collinelli dà ai suoi figli.

Non faccio differenze fra loro. Primo: il corridore si fa d’inverno, a tavola e non. Ripresentarsi ai raduni fuori forma non è un bel segnale. Secondo: dare sempre il 100 per cento per i compagni. Solo facendo così potrai un giorno chiedere indietro il favore. Terzo: divertirsi andando in bici. Adesso c’è sempre più stress. Bisogna cercare di allenarsi, stare bene con i compagni e correre con la mente libera. Tutto sarà più semplice.

Monaco e Innocenti da Cassani: obiettivo riscatto

08.12.2022
5 min
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Dal team Technipes#InEmiliaRomagna partono tante storie e inevitabilmente tutte si intrecciano, come nel migliore dei romanzi. Due di queste, tuttavia, ci hanno particolarmente “rapito”: quella di Alessandro Monaco e di Andrea Innocenti. Trame differenti che però condividono uno stesso obiettivo, quello di riscattarsi. O almeno provare a farlo. Monaco riparte dopo un finale di stagione che lo ha visto operarsi all’arteria iliaca. Di Innocenti, invece, vi abbiamo parlato di recente in due modi differenti

Entrambi i corridori, nel momento in cui ci siamo confrontati con loro, hanno detto di essere arrivati in questa squadra grazie al rapporto con Davide Cassani. L’ex cittì ha avuto modo di veder crescere i due ragazzi dalle categorie giovanili, prima che le vicissitudini di entrambi prendessero il sopravvento. 

Cassani ha voluto credere in Monaco ed Innocenti: due storie diverse ma stessa fame di riscatto
Cassani ha voluto credere in Monaco ed Innocenti: due storie diverse ma stessa fame di riscatto

L’occhio di Cassani su Monaco

Cassani risponde al telefono a metà mattinata, le parole escono ponderate dalla sua bocca, l’ex cittì ne conosce il peso e prima di rispondere aspetta sempre qualche istante. 

«Monaco – dice Cassaniha espresso ampiamente la volontà di riprovarci. Dal momento in cui si è accorto del problema alla gamba, ha detto di essere disposto a fare tutto il necessario per tornare ad alti livelli. Lo conosco da diversi anni, da quando correva negli juniores ed era uno dei più bravi, direi tra i migliori d’Italia. E’ stato anche tra i professionisti per due anni, di quel periodo so poco, però mi sento di dire che a volte la fretta porta a scartare certi elementi quando basterebbe aspettare un po’. La sua figura all’interno della squadra sarà importante, sarà uno dei più grandi, se non il più grande. Il calendario che ci aspetta, con tante corse all’estero, ci porta ad affidarci anche a ragazzi con la sua esperienza».

Per l’ex cittì anche il lato umano è importante. Lo studio aiuta a fare crescere l’atleta e viceversa: qui il giorno della laurea di Innocenti
Per l’ex cittì anche il lato umano è importante. Lo studio aiuta a fare crescere l’atleta e viceversa: qui il giorno della laurea di Innocenti

E poi su Innocenti

Per Innocenti il discorso è diverso ma parte sempre dallo stesso punto: la motivazione. E Andrea, per le parole dette e le impressioni lasciate anche al suo rientro, sembra averne parecchia. 

«L’arrivo di Innocenti – riprende Cassani – è legato al fatto che ritengo sia un corridore con numeri notevoli. Non voglio entrare nel merito della vicenda, ma un ragazzo così giovane che durante uno stop di 4 anni reagisce in questo modo merita attenzione. Si è sempre allenato cercando di tornare competitivo e riuscendoci, bisogna stare vicino a determinati ragazzi e sono contento che lo abbiamo preso. Il periodo di stop è lungo ma parliamo di un ragazzo del 1999, è giovane e merita di avere un’opportunità».

Monaco ha un grande bagaglio di esperienza da mettere a disposizione dei compagni
Monaco ha un grande bagaglio di esperienza da mettere a disposizione dei compagni

Il lato umano

Cassani abbiamo imparato a conoscerlo bene, è una persona che all’aspetto umano bada molto. Monaco ed Innocenti lo sanno e parte di questa opportunità passa proprio da questo aspetto. 

«Entrambi – conclude – hanno proseguito gli studi, penso che sia un lato fondamentale della vita che può accompagnare e aiutare l’attività sportiva. E’ finita l’epoca dei corridori con i paraocchi, bisogna essere sempre attenti a quello che succede nel mondo. Sono contento che entrambi abbiano deciso di puntare molto anche sull’istruzione nel tempo libero, senza perdersi in qualcosa di meno importante. La crescita dell’uomo deve andare di pari passo alla crescita sportiva».

Coppolillo non ha dubbi: Monaco e Innocenti hanno la motivazione giusta, l’occasione se la sono meritata
Coppolillo non ha dubbi: Monaco e Innocenti hanno la motivazione giusta, l’occasione se la sono meritata

Parla Coppolillo

Il discorso, ora passa anche attraverso le parole e la visione dei diesse. Parliamo con Michele Coppolillo che ha visto entrambi i ragazzi e, insieme a Cassani, ha deciso di dare loro questa occasione. Facciamoci raccontare cosa ha notato. 

«Quando ho fatto il colloquio con Monaco – dice “Coppo” – sono stato subito chiaro e lui lo è stato con me: non è qui per fare un altro anno e vedere, provare… E’ qui per dare il massimo e fare bene. L’età è un fattore, ma non è “invalidante”. Anche io sono passato professionista a 24 anni e ho fatto le mie dieci stagioni in gruppo. L’infortunio e la conseguente operazione non sono banali, ma le prime sensazioni che ci ha dato sono positive. Lo staff della nostra squadra è di alto livello e questo sarà un fattore determinante per aiutarlo a tornare al 100 per cento. Lui è un ragazzo molto determinato, d’altronde non fai questa operazione a 25 anni se non credi davvero in quello che fai.

«Di Innocenti – riprende con verve – ho avuto una bellissima impressione durante il nostro colloquio. La cosa che mi ha colpito di più è che non si è mai fermato in questi 4 anni, non è una cosa banale, ci vogliono gli stimoli e tanta fame. Lo conosco da quando era junior perché ai tempi ero diesse in una squadra di quella categoria e lo vedevo spesso. Il talento lo ha sempre avuto. Magari all’inizio farà fatica, soprattutto i primi mesi, ma poi dovrà tornare a regime. Anche per lui vale il discorso di Monaco, se sei qui è perché devi provarci con tutto te stesso. Innocenti, secondo me sarà una bella sorpresa, io lo spero e non sarebbe qui se non ci credessi davvero».

Il rientro di Piccolo e Innocenti: i pro e i contro

05.12.2022
6 min
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Il 2022 è stato un anno intenso e ricco di rientri. Quello che ci ha lasciati più sorpresi, per continuità e prontezza, è quello di Andrea Piccolo. Prima alla Drone Hopper e poi subito promosso nel WorldTour con la EF Education Easy Post. Nella pausa invernale, però, c’è stato spazio per un altro bell’annuncio: il ritorno di Innocenti con la Technipes-#InEmiliaRomagna

I due corridori hanno avuto un passato, nelle categorie minori, di tutto rispetto. Entrambi hanno vinto il Giro della Lunigiana: Piccolo nel 2019 ed Innocenti nel 2017. Un passato accomunato da un grande talento ed un presente più difficile. Un’altra cosa che accomuna i due è l’aver lavorato con Pino Toni, che parlando del loro motore, ci disse di aver sempre riscontrato valori molto interessanti.

Piccolo è stato fermo per 6 mesi a causa del problema Gazprom (foto Instagram)
Piccolo è stato fermo per 6 mesi a causa del problema Gazprom (foto Instagram)

L’occhio del preparatore

Cosa vide Pino Toni nei due? Lo chiediamo direttamente al preparatore toscano che ripescando nella memoria, e riallacciandosi con il presente, ha le idee chiare.

«Ora come ora – racconta – di Piccolo ho più informazioni, anche perché lo alleno io. Mi è stato proposto di seguirlo dopo il caso Gazprom, abbiamo parlato un po’ e da allora lavoriamo insieme. Innocenti l’ho visto quando era tra i dilettanti, gli ho fatto qualche test, lui era davvero forte, quello che è successo dopo non me lo spiego. Io non penso sia un dopato, non ne aveva minimamente bisogno…»

Piccolo è tornato con continuità alle corse in maglia Drone Hopper, qui al Trofeo Getxo dove è arrivato secondo alle spalle di Ayuso
Piccolo è tornato con continuità alle corse in maglia Drone Hopper, qui al Trofeo Getxo dove è arrivato secondo
Parliamo prima di Andrea Piccolo, da junior era davvero forte…

Ha sempre fatto bene, sia da junior che da dilettante – ci dice Pino Toni – la sua sfida continua con Tiberi era affascinante. Erano i due punti di riferimento del movimento italiano. Da ragazzino Andrea (Piccolo, ndr) l’ho visto poco anche perché io allenavo Tiberi. Però vedevo spesso le corse e la cosa che mi ha sempre sorpreso è stato l’atteggiamento, la fame e la cattiveria che aveva erano incredibili.

Poi c’è stato lo stop, anzi due: quello con l’Astana e il caso Gazprom.

Il dopo Astana per lui è stato complicato, ma lo ha gestito da sportivo vero, da chi sa cosa vuole. E anche il caso Gazprom non lo ha aiutato. E’ tornato a correre a giugno, dopo mesi di pausa, al campionato italiano, ed è arrivato quarto. Quel risultato ha stupito molto, ma è sintomo che il motore c’è ancora ed oltre alle doti fisiche si aggiungono grandi capacità di concentrazione e di lavoro

Che corridore è?

E’ il tipo di corridore giovane e moderno, si sa allenare ed è capace di fare fatica in allenamento. I corridori al giorno d’oggi devono sapersi allenare perché non puoi andare alle corse e non avere gamba, ti stacchi subito. Bisogna riuscire a soffrire in allenamento per poi dire la tua alle corse

Per Piccolo (al centro) subito la chiamata dal WorldTour, dal 1° agosto approda alla EF (foto Instagram)
Per Piccolo (al centro) subito la chiamata dal WorldTour con la EF (foto Instagram)
Che impressione ti ha fatto? 

Un mio collega in Katusha, Popov, mi ha chiesto se fossi disposto a lavorare con lui. Prima ho guardato i file ed abbiamo fatto delle prove, era incredibile. A dicembre 2021 pesava 74 chili, 8 in più di ora, e i test erano già sorprendenti, questo vuol dire che ha davvero un gran motore. 

Lui ha ripreso a correre da giugno e da allora è stato un continuo crescendo…

Piccolo è un corridore che può andare bene nelle classiche e nei grandi Giri: va forte a crono, cura molto quella disciplina. Da agosto a ottobre è sempre arrivato davanti, scendeva dall’aereo e andava a correre e lo trovavi sempre tra i primi. Questo è sintomo di un grande recupero e di una voglia fuori dal comune. Non ha ancora vinto, per farlo bisogna iniziare a lavorare sul particolare, a concentrarsi su un obiettivo. Il 9 dicembre vado a Girona per parlare con il capo performance della EF per capire il programma di lavoro e il calendario. 

L’11 novembre siamo andati a casa di Innocenti, il suo ritorno meritava di essere raccontato
L’11 novembre siamo andati a casa di Innocenti, il suo ritorno meritava di essere raccontato

Il ritorno di Innocenti

Andrea Innocenti ha alle spalle una storia tanto travagliata che meriterebbe un romanzo a puntate. Il corridore toscano torna a correre dopo 4 anni, un periodo lunghissimo, quasi interminabile. Ma concentriamoci solamente sull’aspetto tecnico, che cosa potrà fare, a che punto lo ritroviamo?

«Lui è stato fermo quattro anni – racconta Pino – sono tanti. Sinceramente è il primo corridore, di cui sono a conoscenza, che torna alle corse dopo un periodo così lungo. 

Il 2017 è l’anno migliore per Innocenti, con 9 vittorie, fra cui il Lunigiana (duzimage)
Il 2017 è l’anno migliore per Innocenti, con 9 vittorie, fra cui il Lunigiana (duzimage)
Ha già ripreso a correre, al Giro del Friuli, e non è andata male.

No, anzi. Questi sono segnali positivi, vuol dire che i numeri li ha, poi per quello che so si è allenato molto. Bisogna vedere dove può arrivare, lo stop è stato sicuramente un handicap, non si può negarlo. 

Lo hai testato più volte, che ci avevi visto?

Era davvero incredibile, un gran motore ed una mentalità da vero corridore. Anche da ragazzino era molto curioso, faceva domande, voleva capire. Sono tanti i corridori che hanno i numeri, ma poi non hanno la testa per spingersi oltre. Sia Piccolo che Innocenti mi hanno sempre dato la sensazione di avere la mentalità giusta per diventare dei signori corridori. Te lo fanno capire che per loro non è un gioco. 

Anche Innocenti era uno dei punti di riferimento del movimento italiano…

Assolutamente, lo ha detto tante volte anche Cassani. Ed il fatto che ritorni a correre con lui alla Technipes-#InEmiliaRomagna vuol dire che ci credono ancora. E’ rientrato in una continental, ma lo staff che c’è in quel team è di altro livello: Coppolillo, Chicchi, Chiesa, Malaguti come preparatore… Insomma, è ben supportato. 

Durante lo stop di 4 anni, Innocenti non ha mai abbandonato la bici (foto Instagram)
Durante lo stop di 4 anni, Innocenti non ha mai abbandonato la bici (foto Instagram)
Quattro anni sono tanti…

E’ difficile tornare, sono 4 anni di fatiche e delusioni mancate, è un buco nella sua carriera. Innocenti è un vero atleta, lo è sempre stato. Su questo non c’è nulla da dire. Non rientra nel professionismo, ma anche nelle continental si va forte.

Possono ancora essere il futuro del ciclismo italiano?

Dopo quello che hanno attraversato, devono capire quale possa essere il loro ruolo in questo mondo. Sicuramente sono due che partono con la mentalità di voler essere dei vincenti, poi si vedrà. Sono giovani, Piccolo è più avvantaggiato perché ha ripreso da qualche mese e questa potrà già essere una stagione di conferme. Innocenti non deve farsi prendere dalla fretta, se i risultati arriveranno bene, ma al momento deve andare alla ricerca del colpo di pedale.