Occhio a Thomas: potente, in forma e con la furbizia del pistard

15.03.2022
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E se in Via Roma sfrecciasse Benjamin Thomas? Alla fine è un pistard, quindi è molto esplosivo, tiene bene in salita, e nell’ultima Tirreno ne ha dato dimostrazione, e in una delle Sanremo più incerte degli ultimi anni potrebbe essere l’outsider che non ci si aspetta.

Abbiamo parlato con l’atleta del Team Cofidis al via della frazione finale della corsa dei Due Mari. Con un fluente italiano, Thomas ci ha risposto con grande disponibilità e simpatia. Lui che all’Italia è legato, visto che ci vive con la sua compagna, Martina Alzini.

Thomas all’attacco verso Fermo col connazionale Barguil, poi vincitore della tappa
Thomas all’attacco verso Fermo col connazionale Barguil, poi vincitore della tappa
Benjamin, un ottimo inizio di stagione per te…

La stagione è partita alla grande con una vittoria e la classifica generale all’Etoile de Besseges. Purtroppo poi mi sono dovuto fermare un po’ e ho ripreso con delle gare in Francia. In questa Tirreno ho ritrovato un po’ di buone sensazioni. Anche di gara. Sono, e siamo stati, all’attacco. Abbiamo fatto delle belle prestazioni con Simone Consonni e Davide Cimolai negli sprint e con Victor Lafay, che ha conquistato un ottimo podio a Bellante.

Benjamin, sei un anche pistard e un pistard che attacca alla Tirreno deve stare proprio bene…

Sì, sì sto bene. Nella tappa dei muri anche se non ero proprio sul mio terreno ho fatto una buona prestazione. Per le mie caratteristiche meglio le pendenze fino al 7-8%. 

Più o meno come il Poggio della Sanremo…

(Ride Benjamin) quel giorno mi sono ritrovato davanti. Ho provato a tenere duro fino all’arrivo, ma l’ultimo muro di Fermo era troppo per me. La Tirreno è una gara che mi piace tanto. Ogni anno provo ad andare in fuga almeno in una tappa e mi piacerebbe vincerla. Non sono solo un pistard, sono un po’ più completo e cerco di tirare fuori il meglio di me anche nelle cronometro.

Abbiamo scherzato sul Poggio della Sanremo: ci pensi?

Sì, sabato scoprirò la Classicissima. Sarà la mia prima Sanremo. Ho fatto il Trofeo Laigueglia due settimane fa e con Roberto Damiani (il diesse, ndr) ne abbiamo approfittato per fare gli ultimi 60 chilometri della Sanremo appunto. Conoscevo un po’ la zona, ma non avevo mai fatto il Poggio. A vederlo non è duro, però penso che dopo 300 chilometri diventa tutta un’altra cosa. Anche mentalmente devi essere pronto. Sabato proverò a fare bene. Abbiamo un’ottima squadra e delle buone chance per la volata.

E quale sarà il tuo ruolo?

Per le mie caratteristiche sarà importante il posizionamento prima del Poggio. E quindi provare a seguire gli attacchi dei big.

Thomas è compagno di squadra e di vita di Martina Alzini (foto Instagram)
Thomas è compagno di squadra e di vita di Martina Alzini (foto Instagram)
Quindi Benjamin il pensiero sulla Sanremo c’è eccome: alla fine sei anche veloce…

Sì, sì… c’è! E’ una gara molto tattica, nella quale il posizionamento, come ho detto, conta tanto (da buon pistard Thomas riconosce più di altri il valore di certi dettagli, ndr) ed è tanto lunga. La posizione nell’attacco del Poggio è la cosa più importante per me. Non puoi prenderla in trentesima piazza. L’obiettivo della squadra è di ottenere il miglior risultato. Dal punto di vista personale vedrò come saranno le mie sensazioni quel giorno lì, in quel momento lì.

In tanti ci hanno detto che non faranno la “super distanza” in vista della Sanremo. Non l’hanno fatta alla Tirreno, né la faranno dopo la Milano-Torino. anche per te è così?

Dovrei fare la Milano-Torino, ma non allungherò dopo o prima della corsa. La Tirreno ci basta. Il giorno del Carpegna abbiamo fatto quasi sei ore di sella e con un dislivello molto grande. Tutte le tappe si sono corse al massimo, quindi non c’è bisogno di allungare ancora. La distanza ce l’abbiamo tutti nelle gambe. La Milano-Torino sarà l’ultimo allenamento, la rifinitura.

Benjamin, parli davvero bene la nostra lingua e sei un po’ italiano se vogliamo. Ma prima di lasciarti andare un’ultima domanda, la più “importante”: la tua fidanzata Martina ha detto che sei disordinato!

Ah, ah… vero! Un po’ sono disordinato, però sto migliorando diciamolo! 

Primo test al Nord, Consonni soddisfatto a metà

28.02.2022
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Con i baffetti da gentleman d’altri tempi, Simone Consonni ha vissuto il weekend d’apertura fiammingo in cerca di risposte. La partenza sprint della Cofidis, gasata dalla carica di Vasseur e motivata a dimostrare più di quanto messo in luce lo scorso anno, non lo stupisce più di tanto. Anzi, la sensazione è che tolte le ridondanze di certi titoli, la situazione interna alla squadra sia piuttosto normale.

«Sinceramente – sorride – ho cominciato come gli altri anni. Non so se per passare WorldTour bisogna sistemare i meccanismi (la Cofidis è salita di categoria nel 2020, con l’arrivo di Viviani, ndr). Comunque siamo partiti benissimo. Coquard è impressionante, in allenamento sui muri andava veramente forte. In questo momento siamo una squadra che sta bene e non ha niente da perdere».

Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Che cosa significa che sei venuto al Nord per provarti?

Che prima di sabato la condizione mi era sembrata ottima. Ma al Nord è sempre diverso ed ero curioso di testarmi in gare importanti. Erano tre anni che non correvo quassù. L’anno scorso avevo problemi al ginocchio e le ho saltate quasi tutte. Due anni fa col Covid non ne ho fatta neanche una. Tre anni fa ne ho fatte un paio, quindi è da un po’ che non mi testavo su certe strade. Sono state belle giornate per capire un po’ di cose.

In che modo sono state impostate le gerarchie fra voi velocisti del team?

In realtà alla fine, velocista o no, su certi percorsi è facile andare d’accordo. E’ bastato rendersi conto di chi avesse già la gamba e aiutarsi. Le gerarchie sono fatte dalla strada e Coquard per ora è il più in forma. Per cui è giusto che per ora parta lui con il ruolo di leader.

Tu che sensazioni hai avuto?

Dico la verità: pensavo di stare meglio. Pensavo e speravo di poter essere lì pronto per entrare nei vari attacchi. La verità è che in questi due giorni a tutta, sono riuscito a salvarmi di mestiere e ad arrivare entrambe le volte nel gruppo principale. Alla Het Nieuwsblad sono rientrato alla fine e a Kuurne sono riuscito a stare nel gruppo che poi si è giocato la volata.

Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Però poi non l’hai fatta tu…

La tattica ieri era farla per Brian. Purtroppo ho avuto i crampi negli ultimi 200 metri, quindi ho provato a pilotarlo al meglio possibile, ma non era compito mio fare la volata.

Ti capita mai di guardare la medaglia d’oro di Tokyo?

Più che la medaglia guardo le foto sui tablet, nel telefono. E’ sempre bello, direi una spinta in più. Anzi, quando sabato sono uscito dalla presentazione nel velodromo, ho visto una medaglia di Pechino che mi ha portato tanti ricordi.

Conoscevi il velodromo di Gand?

No, non ho mai corso a Gand. Volevo fare qualche sei giorni anche quest’anno, ma come l’anno scorso e sempre per il Covid, le hanno cancellate quasi tutte. Speriamo di tornare alla normalità, anche se in queste giornate non è facile. Ci sono anche altri pensieri…

Cosa porti a casa dall’apertura nelle Fiandre?

Vengo a casa da questi due giorni comunque con un bel blocco di lavoro. Sono contento di quello che ho fatto e sicuramente può sembrare una cosa scontata, però finire in gruppo due corse in Belgio non lo è. Quindi sono contento di come sono andato e dei fuorigiri che sicuramente mi faranno bene per Laigueglia, che sarà un altro bel fuorigiri. E poi per Tirreno e Sanremo.

Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Si comincia a fare sul serio?

Mi aspetta un bel mese. Laigueglia, Tirreno, Sanremo e un paio di classiche fino alla Gand. Un bel periodo dove bisognerà esser pronti fisicamente e mentalmente.

Perciò come ci arrivi?

Pensavo meglio dal fine settimana, ma comunque sono soddisfatto di questi giorni, anche se non ho avuto il guizzo che mi aspettavo.

Coquard 2022

Arriva il nuovo Coquard, non più solo un velocista…

19.02.2022
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Tra coloro che hanno già vinto più volte in questo avvio di stagione c’è Bryan Coquard, ma i suoi due successi, all’Etoile de Besseges (nella foto di apertura complimentato da Mads Pedersen) e al Tour de la Provence, hanno un sapore speciale. Soprattutto il primo e quando ci ripensa, un sorriso beffardo si disegna sul suo volto. Non era stata una mattinata facile, quella della partenza della seconda tappa: Cedric Vasseur, il team manager della Cofidis, era arrivato alla partenza molto nervoso, non aveva chiuso occhio la notte per come la squadra aveva gestito la tappa precedente. Bisognava dargli una risposta sul campo.

Di risposte ne doveva a tanti. Anche a Jerome Pineau, manager della B&B Hotels, la sua squadra precedente. C’era stato per quattro anni e non ha mai nascosto di essersi trovato molto bene nel team professional, ma a 29 anni era arrivato il tempo di giocarsi le sue carte nel WorldTour.

«Sapevo di rischiare – affermerà nel dopo tappa – ma era importante per me salire di livello per trovare un programma di gare sicuro, importante. Dovevo affrontare la stagione su una base di serenità. L’ultimo anno è stato duro, venivo da 551 giorni senza vittorie e non nascondo che mi è pesato molto, una vera frustrazione».

Coquard Cofidis 2022
Nato il 25 aprile 1992, Coquard vanta finora 40 successi. E’ stato argento olimpico nel 2012 nell’omnium
Coquard Cofidis 2022
Nato il 25 aprile 1992, Coquard vanta finora 40 successi. E’ stato argento olimpico nel 2012 nell’omnium

La nuova preparazione

Per lui, come per i suoi nuovi compagni di squadra, è una stagione delicata, Vasseur era stato chiaro con il bisogno di risultati e di vittorie per mantenere la squadra in “Serie A”. Coquard non si è spaventato, perché quell’esigenza generale è anche la sua particolare.

«Voglio rifarmi più e più volte. Il mio sogno – ha detto – è centrare una tappa al Tour de France, ma voglio arrivare alla Grande Boucle con il carniere già pieno e ci sono appuntamenti che ho già nel mirino: la Parigi-Nizza, la Milano-Sanremo, l’Amstel Gold Race sono tutte gare che il “nuovo” Coquard può centrare».

Già, il nuovo Coquard. Da che cosa deriva questa forza, questa competitività anche in corse alle quali prima si presentava senza grandi velleità? C’è una componente psicologica, sicuramente, ma anche una tecnica. Bryan ha cambiato modo di preparazione e il suo è l’esempio lampante di come la vita dei velocisti sia cambiata.

«E’ un nuovo modo di allenarmi che ho trovato entrando in Cofidis e ne sono felice – ha raccontato a DirectVelo – Ho continuato sì a lavorare sugli sprint, ma principalmente mi sono concentrato sugli allenamenti in salita, per abbinare all’esplosività la resistenza e i risultati sono stato evidenti. Nella mia prima vittoria, sapevo che la squadra doveva lavorare per proteggere Benjamin Thomas che puntava alla generale e così mi sono dovuto inventare la volata. C’era uno strappo finale, mi sono ritrovato allo scoperto molto presto e su un tratto duro, ma ho resistito e ce l’ho fatta».

Coquard Besseges 2022
Lo sprint vincente all’Etoile de Besseges. Battuto Mads Pedersen, chiusi 551 giorni di astinenza
Coquard Besseges 2022
Lo sprint vincente all’Etoile de Besseges. Battuto Mads Pedersen, chiusi 551 giorni di astinenza

E Vasseur sorrise…

Vasseur, lo stesso Vasseur accigliato del mattino si scioglieva in un grande sorriso all’arrivo: «Bryan aveva bisogno di fiducia – ha detto – e noi non gliel’abbiamo mai negata, sa che è arrivato qui con tante aspettative sue ma anche nostre, è un pezzo importante del nostro mosaico. Voleva vincere rapidamente e c’è riuscito ma non si fermerà qui».

Infatti, una settimana dopo si è ripetuto e la sua collezione non è minimamente completa. Coquard è concentrato sul da farsi e non si è lasciato trascinare nella polemica, come detto con la B&B l’addio non è stato indolore.

«Io non ho detto una parola – ha spiegato – anche se ci sono rimasto male, ma non mi piace fare polemiche. Volevo rispondere non con le parole, ma in bici. E credo che le persone interessate capiranno».

Coquard Provence 2022
La vittoria nella seconda tappa del Tour de la Provence, battendo due campioni come Alaphilippe e Ganna
Coquard Provence 2022
La vittoria nella seconda tappa del Tour de la Provence, battendo due campioni come Alaphilippe e Ganna

Mirino sul Belgio

«Io sono una persona umile – ha continuato il ciclista di Saint Nazaire – con un grande rispetto per questo lavoro. Quando ho firmato il contratto mi sono assunto una grande responsabilità, volevo entrare in squadra in maniera positiva, costruendo subito un equilibrio utile perché se ne potessero giovare tutti. Le vittorie in tal senso aiutano molto, è chiaro».

La stagione sarà lunga. La Cofidis ha preparato per lui un calendario ricco di occasioni, con un continuo andirivieni dal Belgio: le primissime classiche come Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelle-Kuurne. Poi, dopo la Parigi-Nizza e la Sanremo, di nuovo la Gand-Wevelgem, un ritorno in Francia e l’appuntamento del 13 aprile alla Freccia del Brabante. Tutti traguardi che il “nuovo” Coquard può anche far suoi, con condotta giudiziosa e un po’ di fortuna. D’altronde lo ha detto chiaramente, ha una fame di vittorie difficile da estinguere. E Vasseur si sfrega le mani…

Consonni i passi giusti per diventare capitano

25.01.2022
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Capitano, ma se suona arcaico diremo leader. Dopo la partenza di Elia Viviani, Simone Consonni è uno dei leader della Cofidis. Nei giorni scorsi, il suo preparatore Luca Quinti ci ha spiegato in che modo lo sta allenando, ma quel che più ci piace annotare è la reazione del bergamasco davanti alla nuova responsabilità.

«Sto molto bene – dice Consonni – è un bel peso da portare. Si lavora per quello. Nella mia pur breve carriera, ho sempre avuto delle occasioni. Nasco come uno che si gioca le sue carte. Per cui sentire che sono leader mi gasa. A livello mentale, non credo che si possa provare un’ansia superiore a quella dei mesi dopo Tokyo. Mi hanno fatto maturare, perché li ho sentiti davvero».

Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto
Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto

Sempre lo stesso

Professionista da cinque anni, Simone è uno dei fantastici campioni olimpici di Tokyo nel quartetto. E quando hai la forza di restare concentrato su sfide ad alta tensione nelle quali ti giochi tutto in 4 minuti, probabilmente hai anche la lucidità e la consapevolezza per farti carico di un finale in volata.

«In squadra sono sempre lo stesso – sorride – non mi sento cambiato. Non essendoci più un leader come Elia, in ritiro ci siamo dati le nostre bastonate in volata, fra chi partiva lungo e chi succhiava le ruote. Siamo in tanti veloci, tutti reclamano il loro spazio. Ma io voglio il peso della squadra».

Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Di solito quando ci sono tre velocisti, si rischia di combinare dei bei disastri…

La necessità di ruoli chiari l’ho imparata da junior. Il mio diesse era Paolo Lanfranchi, l’ex professionista. E se in volata facevamo secondo e terzo, ci mandava a casa in bici. Che due della stessa squadra si piazzino alle spalle del vincitore non si può vedere. Nel mio DNA c’è vincere, ma bisognerà fare fronte a questa situazione che resta strana.

E’ cambiato qualcosa nella preparazione per far fronte al nuovo ruolo?

Ho fatto tante più volate. Più palestra e tante più volate. Perché è un altro lavoro. L’anno scorso il mio ruolo prevedeva che lavorassi per 20-30 secondi, mentre gli ultimi 10 erano affare di Elia. Adesso tocca a me, per cui ho tolto alcuni giorni di lavoro al medio in salita e grazie alla palestra mi sento più potente, ma non credo di aver perso resistenza sugli strappi.

Palestra particolare o come in pista?

Uguale a quella della pista. Nel quartetto sono il secondo, per cui devo avere l’esplosività per non risentire del primo giro di Lamon. Sto facendo le stesse cose.

Secondo Morkov, il velocista che viene dalla pista si riconosce facilmente…

Con la pista mi porto dietro qualcosa di più, soprattutto il colpo d’occhio negli ultimi 100 metri. Però anche quello devo ritrovarlo. Finora sono andato con il pilota automatico fino ai 150 metri e poi avevo finito, invece adesso cambia anche l’approccio agli ultimi 2-3 chilometri.

Davide Cimolai aiuterà Consonni nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
Davide Cimolai lo aiuterà nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
In che modo?

Quando hai il velocista a ruota, devi stare sul lato giusto della strada per tenerlo al coperto. Sai che dai meno 5 prenderai aria e dovrai fare le classiche passate in gruppo per portarlo davanti casomai fosse rimasto indietro.

Ci sarà un pilota per Simone?

Nessuno assegnato in pianta stabile. Al Saudi Tour ci sarà Cimolai, che viene da una storia simile alla mia. Doveva essere una corsa poco combattuta, invece ci saranno Gaviria, Groenewegen e pure Cavendish. Cimolai ci sarà anche ad Almeria, poi prenderà la sua strada verso le classiche e le sue volate. Non avrò un treno di riferimento e dovrò creare il giusto feeling con l’ultimo uomo.

Qualche idea?

C’è Walsheid che lo faceva per Nizzolo e anche Coquard potrebbe fare la sua parte. In ritiro l’ho trovato concentrato e forte. La strada darà le sue gerarchie. In allenamento ridevamo e scherzavamo, ma le volate che abbiamo fatto sono come le prove del quartetto a Montichiari, che sorridevi ma non mollavi un metro. Cimolai mi stava dietro e per saltarmi si è spaccato il fegato. Mentre io per non farmi passare ho sputato l’anima. Una situazione che in ritiro ci ha spronato. Questa abbondanza potrebbe farmi bene, se non hai stimoli non migliori. Come con il quartetto olimpico.

La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
Nel frattempo avete cambiato le ruote…

Siamo passati da Fulcrum a Corima e mi trovo ugualmente benissimo. Rispetto alla doppia scelta di Fulcrum, con cerchi da 44 e 58, Corima ci dà più profili in base ai diversi percorsi.

I velocisti usano ormai tutti il 54: fai così anche tu oppure da buon pistard sei più agile?

Uso il 54 anche io, ma in certi giorni per le volate servirebbe il 55. L’anno scorso in Belgio, in una delle ultime corse vinte da Viviani in circuito, visto che prima della volata c’era la discesa di un cavalcavia, Elia ha chiesto al meccanico di cambiargli la guarnitura e di mettere il 56. Ha cambiato bici e alla fine ha vinto.

Cosa ti porti degli ultimi due anni con Elia?

Tante cose, anche se sono stati più i momenti brutti di quelli belli. Però quando nell’ultima parte di stagione abbiamo ingranato, è stato bellissimo. Vedergli vincere la prima maglia iridata in pista è stato emozionante. Porto con me due anni bellissimi in cui mi sono proprio divertito e impegnato. Elia è uno preciso, è impressionante come analizzi ogni cosa e questo credo di averglielo rubato. O almeno ci sto provando.

Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021 per Consonni
Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021
Come sarà fare volate contro di lui?

Quando hanno annullato l’Argentina, gliel’ho detto: «Cerca di non venire a rompere!». Sarà strano. Neppure lui avrà il treno, per cui spero di non trovarmelo in mezzo al gruppo. Non sarà facile, ma succederà. E vorrà dire che ci daremo qualche testata e qualche gomitata… in amicizia!

Perché sarà strano?

Perché quando ero junior, avevo la cartolina col suo autografo. L’ho sempre visto come il prototipo del corridore che fa doppia attività. Sarà strano sfidarlo, ma non sarà la prima volta. E’ già successo. Al UAE Tour del mio debutto e poi a Dubai e anche nella mia prima Vuelta. Lui era già Elia Viviani, io ero un ragazzino. Ma adesso sono cresciuto.

Coach Quinti ci illustra la preparazione del Consonni leader

21.01.2022
5 min
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Da gregario a capitano. Da ultimo uomo a velocista finalizzatore: Simone Consonni è chiamato al grande salto. Un salto che, probabilmente, implica dei cambiamenti nella preparazione e più in generale nell’approccio alla stagione. Un discorso che vogliamo portare avanti con Luca Quinti, preparatore del lombardo, nonché direttore di Energy Fitness Center, una palestra e un centro di preparazione in provincia di Monza-Brianza.

E tutto sommato è anche il momento di fare questo step per Consonni. Per l’ex campione italiano under 23 e campione olimpico del quartetto su pista, si tratta della sesta stagione da pro’. Su pista ha fatto bene. Benissimo… La stessa cosa dovrà farla su strada. 

Luca Quinti, diplomato Isef con lode, è anche un appassionato ciclista (è stato un dilettante). Eccolo con con Simone Consonni
Luca Quinti, diplomato Isef con lode, è stato un dilettante. Eccolo con con Consonni
Luca, Consonni ha 27 anni, non avrà più Viviani a cui dover tirare le volate. Anche per lui è arrivato il momento di aprire le ali…

E’ il momento di esplodere sì, ma Simone ha già fatto tanto. Ricordiamo che è esploso già in pista e non mi riferisco solo al quartetto, ma penso anche all’americana. Il problema è che nel ciclismo di oggi se vinci tutti ti dicono bravo, se fai secondo, terzo o quarto sembra che tu non abbia fatto nulla. E Simone ne ha fatti di piazzamenti. Su strada ha fatto molto, ma sin qui ha tirato spesso per Viviani. E poi c’è da dire una cosa.

Che cosa?

Che Simone è davvero un bravo ragazzo, un generoso, pertanto si vota totalmente alla causa. Se c’è da tirare per qualcuno non si risparmia. La sua forza è il suo entusiasmo. Sa gasarsi e fare gruppo. Soprattutto quest’anno, sta cercando di farsi voler bene.

E quest’anno sarà il leader del treno Cofidis…

Sì, quest’anno sarà il velocista, anche se nel Team Cofidis ce ne sono altri di ragazzi veloci, comunque lui è quello più importante. L’obiettivo è quello di riuscire a fare questo salto di qualità. Di arrivare alla vittoria, che ancora manca. Anzi, l’obiettivo è di prendere confidenza con la vittoria, magari già dal Saudi Tour per poi fare bene alla Sanremo. E lo stesso nelle classiche a lui più congeniali.

Cosa significa fare bene alla Sanremo?

Significa scollinare sul Poggio con i migliori e poi giocarsi la volata. In questi anni Simone ha sempre lavorato per gli altri e non ha potuto vedere veramente come affrontare il Poggio in un certo modo.

Luca, da quanto tempo lavori con Consonni?

Questo è il quarto anno. L’ho preso a metà del secondo anno in UAE Team Emirates. Prima non lo conoscevo. E’ arrivato a me tramite Fausto Masnada, di cui sono molto amico, e di cui lui stesso è amico. Non si trovava alla perfezione con il preparatore di quel team e decise di cambiare.

Quanto è cresciuto in questo lasso di tempo?

Direi che è cresciuto parecchio e deve crescere ancora, anche mentalmente per essere protagonista nelle gare importanti. Noi stiamo lavorando per farlo migliorare in salita, per tenere in quelle corse con un dislivello un po’ più elevato in cui non arrivano i velocisti puri, ma gruppetti ristretti, perché Consonni non è un velocista puro.

In queste due stagioni alla Cofidis, Consonni (in primo piano) è stato molto spesso al supporto di Viviani (in maglia di campione europeo)
In queste due stagioni alla Cofidis, Consonni (in primo piano) è stato spesso al supporto di Viviani
Come cambia l’aspetto della preparazione dall’essere un uomo che tira le volate all’uomo che invece le finalizza? Insomma, da gregario a leader?

La preparazione è sempre quella: sia che tiri la volata, sia che devi vincerla. Io come preparatore non cambio, cerco di portare il mio atleta al massimo della condizione. Dobbiamo pensare che il team potrebbe chiedergli anche di fare altro, in quel caso lui deve essere pronto ugualmente. Quando si parla di preparazione con Consonni si tratta di un progresso di crescita generale degli ultimi anni. L’obiettivo, come ho detto, è quello di migliorare in salita e di aumentare la potenza in volata.

Lavorate anche sull’aspetto mentale? Lo vedi più propenso ai sacrifici con i gradi di capitano?

Ecco, qui sì che cambia tutto. Simone è gasato… Come il suo preparatore! Noi cerchiamo di “non dare importanza” a quello che si fa. Se tu sei sereno, dai il meglio, se invece inizi a pensare che sei il capitano, che hai delle responsabilità, che devi fare questo e che devi fare quello, ecco che poi non fai più nulla. Questo distaccamento è la forza dei campioni. Che poi è quello che abbiamo fatto per le Olimpiadi: una preparazione fatta per bene, le stesse procedure di approccio alla gara e via a dare il massimo. Serenità e non responsabilità.

Si limita la pressione…

Ripeto, se inizi a pensare a quanto è importante la Sanremo te la fai sotto. Se invece immagini la Sanremo in modo scientifico cioè che sono 300 chilometri, che dopo un determinato tempo di gara arriva il Poggio, che poi c’è la volata… okay, riesci a dare il meglio di te stesso. L’importante è arrivare a questi momenti con la miglior condizione atletica possibile e la serenità mentale fa parte di queste condizioni. Troppa razionalità e troppe emozioni sono un freno, l’atleta deve sentirsi libero.

Prima Luca, hai parlato di migliorare in salita ma anche di incentivare la potenza in volata, la preparazione di Consonni passa anche attraverso la palestra?

Certamente, questa è una componente molto importante per un velocista. La forza esplosiva si fa in bici soprattutto, ma il supporto dei pesi è fondamentale, così come la scelta degli esercizi.

In allenamento per Consonni anche tante volate e non solo lavoro in salita (foto Instagram – Cimo89)
In allenamento per Consonni anche tante volate (foto Instagram – Cimo89)
E in tal senso che esercizi fate? In queste settimane abbiamo sentito molti corridori, soprattutto velocisti, lavorare a corpo libero, anche tu sei di questa opinione o resti fedele ai macchinari?

Sentite, io dico la mia: per me lavorare sul discorso della propriocettività, del core zone per atleti di questo livello non serve a nulla. Un conto è farlo con un ragazzino che deve acquisire certe caratteristiche, che deve imparare a condurre la bici, ma con un professionista che quando è in sella sarebbe in grado di farsi la barba per me non ha senso.

Quindi macchinari…

Sì. Partiamo dal presupposto che quando sono in palestra “perdo” del tempo in quanto non sono in bici. Pertanto se devo fare degli esercizi devo farli per bene e per bene intendo con tanto peso. Un peso che mi faccia migliorare. Ma se carico molto, lo squat libero con il bilanciere diventa rischioso, ci si può far male. Che senso ha andare in palestra per poi magari rompermi la schiena? Con il macchinario invece posso caricare di più in sicurezza, posso allenare al massimo le mie possibilità con il minimo rischio, pertanto pressa tutta la vita.

Cosa ti ha colpito di questo “Consonni 2022”?

Posso dire che l’anno scorso c’era stata qualche problematica in più, mentre per adesso tutto sta filando liscio. Ha fatto già dei ritiri al caldo, sta bene con il peso e i test sono stati ottimi.

Guillaume Martin prepara la “campagna d’Italia”

15.01.2022
4 min
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Quando parla Guillaume Martin, non sono mai risposte casuali o scontate. Il “ciclista filosofo” non è solito a proclami, per questo l’annuncio della sua volontà di doppiare Giro e Tour ha stupito gli addetti ai lavori, considerando come negli ultimi tempi i big siano più orientati ad accoppiare la Grande Boucle con la Vuelta e si continui a disquisire sul fascino annacquato della corsa rosa. Non tutti la pensano così…

In Martin la Cofidis crede molto, tanto è vero che ha cambiato un po’ l’assetto del team per pensare un po’ più alla classifica nei grandi giri e meno alla conquista delle tappe. Alla soglia dei 29 anni il corridore parigino è pronto a scalare un altro gradino nelle gerarchie internazionali, conscio delle proprie possibilità e di dove ci sia ancora spazio per migliorare e proprio sulla base di queste valutazioni, con la squadra si è deciso di provarci.

«Il percorso del Giro – dice il francese – è molto adatto alle mie possibilità, più della Vuelta, ci sono pochi chilometri a cronometro e tanta montagna, penso che ci sia la possibilità di fare molto bene».

Martin Vuelta 2021
Guillaume Martin è pro’ dal 2016, finora ha conquistato in carriera 9 vittorie
Martin Vuelta 2021
Guillaume Martin è pro’ dal 2016, finora ha conquistato in carriera 9 vittorie
Eppure la doppietta Giro-Tour sembra essere un po’ caduta nel dimenticatoio. Pensi che ci sia abbastanza tempo per recuperare per chi punta alla classifica in entrambe le corse?

Partiamo dalla premessa che per affrontare due gare simili ci vuole molto rispetto, perché si tratta di un impegno considerevole. Io sono un corridore che solitamente corre molto, ma considerando il calendario bisognerà sicuramente prendere le giuste contromisure. Il tempo per recuperare c’è sicuramente, credo che con una buona preparazione e condotta di gara si possa cercare di curare la classifica generale in entrambe le occasioni. Saranno però importanti la squadra e la strategia di corsa, la più adatta per utilizzare al meglio le energie.

La tua carriera dice che sei sempre andato migliorando nei grandi Giri, fino all’8° posto dello scorso anno al Tour e al 9° della Vuelta (unico a finire nella Top 10 di due grandi giri come Bernal e Mas). Dove pensi di dover migliorare per scalare finalmente il podio?

Sicuramente sarà importante non perdere molto nelle cronometro e proprio per questo il Giro si adatta meglio alle mie caratteristiche. Il che non significa che mi senta battuto quando si gareggia contro il tempo, ci stiamo lavorando soprattutto in questo periodo dell’anno. Le stagioni ed esperienze scorse mi dicono che ho una buona resistenza e costanza di rendimento e su questa devo fare affidamento. Io sono pronto alla battaglia, ho fiducia di per fare bene, poi vedremo se sarà sufficiente per il podio.

Martin crono 2021
Le cronometro sono il suo punto debole, ma in quest’inverno ci sta lavorando molto
Martin crono 2021
Le cronometro sono il suo punto debole, ma in quest’inverno ci sta lavorando molto
L’assenza di Pogacar, Roglic Bernal potrebbe far pensare che il Giro abbia meno fascino. Tu che cosa ne pensi e che risalto ha il Giro in Francia?

Il Giro è sempre molto popolare e seguito, ancor più nelle ultime stagioni e a ben guardare è stato sempre ben frequentato. Se guardiamo a quella che potrebbe essere la starting list, è vero che mancano i grandissimi, ma è altrettanto vero che sono arrivati propositi di partecipazione da molti nomi importanti, come Dumoulin e Pinot. Io sono sicuro che verrà fuori un Giro spettacolare, non credo che in Italia ci si debba preoccupare troppo…

Per fare bene nelle due grandi corse a tappe, come strutturerai la tua preparazione?

Come detto, devo rivedere un po’ il mio programma abituale, abbiamo quindi pensato di affrontare le prime gare come un cammino di avvicinamento e affrontare un primo vero test in marzo, con il Giro di Catalogna per verificare il lavoro svolto. A seguire vedremo in base a quale sarà stato il mio rendimento le ulteriori prove prima di partire per il Giro.

Martin Sicilia 2019
In Italia Martin ha già vinto, qui alla tappa del Giro di Sicilia 2019 sull’Etna
Martin Sicilia 2019
In Italia Martin ha già vinto, qui alla tappa del Giro di Sicilia 2019 sull’Etna
Il vostro manager Vasseur ha specificato che c’è bisogno di risultati importanti per confermare la squadra nel WorldTour. Questo rappresenta un carico di pressione ulteriore per voi?

Non c’è pressione perché sappiamo di avere un buon team con molta gente che può far bene. L’arrivo di Ion Izagirre rappresenta un progresso del quale beneficeremo tutti. Non tutto nella passata stagione è andato perfettamente, ma in quale squadra questo succede al 100 per cento? Si cresce anno dopo anno, me compreso. La pressione fa parte del lavoro di un corridore, non è certamente qualcosa che deve spaventare.

Che cosa chiedi al tuo 2022?

Non ci sono risultati o traguardi particolari, a me interessa soprattutto non avere infortuni, stop improvvisi di natura fisica alla mia preparazione e alla stagione delle gare, voglio poter lavorare bene e raggiungere la miglior forma. L’anno scorso ho avuto un problema al ginocchio che mi ha bloccato e sappiamo bene che l’inverno è il periodo fondamentale per lavorare in vista della stagione agonistica. Se tutto procede come si deve, i risultati arriveranno, sono molto fiducioso.

La forza del velocista: palestra, volate e SFR alternative

27.12.2021
4 min
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Forza, forza e ancora forza. Come abbiamo detto per l’esplosività dello scalatore con Aru, questa è il fulcro dello sport moderno e non solo del ciclismo. Ma se sei chiamato a vincere in volata lo è ancora un po’ di più. Stavolta quindi andiamo a vedere come cura la forza il velocista, o quantomeno il passista veloce. Per l’occasione ci siamo rivolti a Davide Cimolai, fresco acquisto della Cofidis.

Davide, partiamo dalla palestra: immaginiamo abbia un bel peso specifico nella preparazione di un velocista?

Direi proprio di sì. Io poi non la faccio solo d’inverno, ma la mantengo anche durante il corso della stagione. In questo caso più che aumentare i carichi vado a modificare un po’ il lavoro.

La forza di Cimolai passa anche attraverso il metodo Redcord, che ha anche valenze posturali
La forza di Cimolai passa anche attraverso il metodo Redcord, che ha anche valenze posturali
Cosa fai in palestra?

In passato tendevo a fare molti più macchinari, oggi invece lavoro molto di più con il corpo libero, TRX (e RedCord, ndr), salti, bilancieri, squat… L’unico macchinario che ancora utilizzo è la pressa.

Di inverno come la fai?

Da novembre in poi la faccio circa due volte a settimana. Poi gradualmente con l’avvicinarsi delle gare la riduco ad una sola volta a settimana. Nei periodi più intensi di gare anche una volta ogni dieci giorni.

E varia anche la tipologia del lavoro durante la stagione?

No, la tipologia no, quello che cambia semmai sono i carichi, che nel pieno della stagione sono un po’ più leggeri. In pratica carico meno per squat e pressa, mentre il resto, la parte di core zone, resta sempre quello. Generalmente comunque inizio con più forza esplosiva e man mano che si avvicinano le corse velocizzo il tutto. Per esempio le alzate di squat diventano dei balzi. In più io faccio anche le braccia, perché in volata contano anche quelle. 

Giro d’Italia 2021, a Termoli Davide Cimolai è secondo dietro Caleb Ewan
Giro d’Italia 2021, a Termoli Davide Cimolai è secondo dietro Caleb Ewan
Qual è il tuo modo di eseguire questi esercizi in palestra?

Generalmente io lavoro con parecchio carico, circa l’80% del massimale. Faccio poche ripetizioni, ma abbastanza veloci, soprattutto nella fase di spinta e più lente nella fase di ritorno. Mentre la forza dello scalatore è un po’ diversa: prevede meno peso e più ripetizioni.

E in bici quanti tipi di forza alleni?

Sostanzialmente due. Faccio le volate e le SFR. Ma anche questo aspetto negli anni si è modificato. Oggi tendo a fare più forza esplosiva. Quindi più partenze da fermo anziché le classiche salite forza resistenza al medio, che a quanto pare sembrano essere meno redditizie per un velocista. Queste le eseguo in modo particolare.

E come?

Anziché mettermi al medio alle classiche 50 rpm, viaggio ad intensità un po’ più alte e con una cadenza prossima alle 60 pedalate al minuto. Sempre però su salite tra il 6% e il 7% di pendenza, già all’8% sono un po’ durette per questo esercizio.

Esegui anche le volate in allenamento?

Sì, negli ultimi anni è aumentato molto il numero di volate in allenamento. Le inserisco sempre a fine uscita. Di solito ne faccio un paio. Vado molto a sensazione e durano sui 10″. Poi ci sono anche degli esercizi specifici. C’è la giornata dedicata alle volate e può capitare di fare due o tre serie da quattro-cinque sprint. La quantità dipende dal periodo. Di solito faccio dei lavori al medio con volata finale, l’idea è quella di simulare gli ultimi chilometri intensi della gara, come se si stesse in un treno.

In allenamento non mancano delle volate più o meno lunghe a seconda del periodo della stagione (foto Instagram)
In allenamento non mancano delle volate più o meno lunghe a seconda del periodo della stagione (foto Instagram)
Che wattaggi raggiungi in allenamento?

Sto sui 1.400-1.500 watt, ma quello che più conta è raggiungere il picco più alto dopo tante ore.

E come si fa per curare questo particolare aspetto?

Eh – sorride Cimolai – ci si aiuta molto con i lavori in palestra sicuramente, ma dipende molto da madre natura! Di solito è una caratteristica che si ha o non si ha.

Quando inizi ad eseguire le volate? C’è differenza durante il corso della stagione?

Se sto bene qualche volata la inserisco sempre, come detto. Le prime dell’anno sono molto brevi, durano 5-7 secondi. Si fanno proprio per riprendere il colpo. E’ giusto una “botta” iniziale, per arrivare poi col tempo fino a 12”. Le stime dicono che le volate durano mediamente 8”-10” secondi.

Cimolai torna in Francia, nella Cofidis a trazione italiana

03.11.2021
5 min
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Viviani esce, Cimolai entra. La Cofidis non rinuncia alla componente italiana e aggiunge il velocista friulano a Simone Consonni, che spunta alla sua sinistra nella foto di apertura e che il team ha pensato bene di tenersi ben stretto. E così “Cimo” torna in Francia dopo aver già varcato le Alpi nel 2017 assieme all’amico Guarnieri, compagno nei dilettanti e per due stagioni alla Liquigas, quando insieme andarono nell’attuale Groupama-Fdj.

Lille, il primo assaggio

Il primo contatto c’è già stato nella sede della squadra a Lille: c’erano tutti tranne Consonni che poco lontano, a Roubaix, stava vincendo il mondiale del quartetto. Appuntamento per la burocrazia e la conoscenza, da cui tuttavia Davide ha iniziato a trarre le prime sensazioni. E così, strappandolo per qualche minuto alla quiete del primo inverno da padre di famiglia, gli chiediamo di raccontarci il ritorno in Francia e che cosa significherà per lui questa nuova esperienza.

Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?
Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?

«Sono già stato in una squadra francese – conferma – ci sono pro e contro rispetto alle altre. I pro sono che c’è molta meno pressione sugli atleti per quanto riguarda i risultati. I contro sono che soprattutto il personale ha un approccio piuttosto rigido col lavoro. Se i massaggiatori finiscono il loro turno alle 20, alle 20 il massaggio finisce. Non voglio dire che sia meglio o peggio rispetto a quelli che tirano dritto. Dico solo che è diverso e bisogna abituarsi».

Una risata. Un commento di favore alla nomina in nazionale di Bennati, con cui ha corso due anni in Liquigas, poi il discorso prosegue.

Che cosa ti è parso al primo impatto?

Sono cose buone. Nel cambiare squadra, qualche dubbio c’è sempre, perché sai cosa lasci e non cosa trovi. Devi conoscere il personale e tutti i compagni. Però cercavo e ho trovato un ambiente in cui provare a fare risultato. Ci sono già due ritiri organizzati per dicembre, ho Damiani come direttore sportivo di riferimento. C’è tutto per fare bene. Immagino che se Viviani non si sia trovato bene è perché se arrivi da Sky e Deceuninck, fai fatica a trovare un ambiente migliore.

Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Quando è nato il contatto?

Dopo il Giro. Cercavano un corridore veloce, capace di giocarsi le corse e di fare punti. E’ quello che voglio anche io. Non sono il solo velocista, ovvio che Consonni avrà più spazio e che a volte dovrò sacrificarmi per Coquard. Ma l’obiettivo di cui abbiamo parlato sarà quello di non incrociarci o sovrapporci troppo. Comunque dei programmi parleremo seriamente a dicembre. Mi hanno chiesto quale sia la mia idea e ho notato con piacere che coincide con la loro.

Di quale idea parliamo?

Quest’anno ho smesso di correre il 21 agosto, quando ho lasciato la Vuelta. Ho la fortuna di non prendere peso, altrimenti sarebbero guai. Perciò vorrei cominciare presto a correre per mettere chilometri e ritmo nelle gambe, con la Tirreno e la Sanremo come primi obiettivi veri. Poi il Giro e a quel punto un bello stacco e il finale di stagione con la possibilità eventualmente di andare ai mondiali in Australia. Poi ci saranno le varie ed eventuali, di cui parleremo in ritiro.

Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Hai parlato di Damiani e Consonni…

Con Roberto ci ritroviamo. Mi portò lui alla Lampre dalla Liquigas e si creò un bel rapporto, anche se ai tempi era più un manager che un direttore sportivo. Con Consonni abbiamo parlato tanto durante il Giro e tutte le volte che ci siamo incrociati. Sul fronte italiano c’è anche De Rosa, con le cui bici ho corso il primo anno alla Israel Academy. Con Cristiano ho un ottimo rapporto, a Lille c’era anche lui. All’appello manca un solo italiano e mi dispiace molto…

Di chi parli?

Di Alessandro Amadio, nipote di Roberto, che ho scoperto alla Liquigas. Lui è il numero uno assoluto nel suo lavoro di massaggiatore, ma ha avuto una bimba e ha fatto una scelta di vita, accettando un lavoro in ospedale. Bene per lui, male per me (sorride, ndr).

Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Tu dovresti capire che cosa si provi quando arriva una bimba…

Infatti l’ho detto con un sorriso grande così. Anche io per il momento me la sto godendo e la vedo crescere. Però sento crescere anche la voglia di ripartire, di riprendere la mia routine. Sono contento. Partii per il Giro senza avere un contratto e ora l’ho trovato per i prossimi due anni. Vasseur, il team manager, mi ha fatto una gran bella impressione. Si respira aria di famiglia e mi hanno già detto che gli piacerebbe continuare con me anche dopo questo primo contratto, da vedere in che ruolo…

Da tecnico?

No, proprio no. Nel ciclismo non mi vedrete mai in un ruolo diverso da quello di corridore. Da vedere in che ruolo nel senso se da velocista leader o uomo squadra. Ma ci penseremo fra due anni. Adesso si ricomincia e si prova a vincere.

Consonni 2 / Il blackout della madison e il rinnovo Cofidis

18.08.2021
4 min
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Consonni si schiarisce la voce. I giorni dell’oro gli resteranno dentro per tutta la vita, mentre ora gli toccherà trovare il modo per lavare l’affanno della madison finita male. Se il secondo posto ai mondiali U23 di Richmond ha avuto bisogno di un oro olimpico per finire alle spalle, immaginiamo quanto a lungo ancora Simone continuerà a rimuginare sul passaggio a vuoto finale.

Può essere stato un calo di tensione?

Non credo. Le prime ore dopo l’oro sono state bellissime, però ero già concentrato sul fatto che la mia Olimpiade sarebbe finita due giorni dopo e non vi nego che è stato è stato brutto chiuderla così. Ci tenevo perché avevo lavorato tanto. Col mio preparatore avevamo deciso di non fare corse su strada, tipo il Sardegna, e di stare invece per 8 giorni sullo Stelvio. Da solo. Ho fatto lavori di 50 minuti-un’ora in previsione della madison, con variazioni dai piedi dello Stelvio fino in cima. Ci credevo, perché è una disciplina che mi piace e poi con Elia volevo veramente finire questi due anni con una medaglia olimpica.

Invece?

Non so se è stato un fatto inconscio, ma purtroppo il mio fisico quel giorno era zero, come fossi un’altra persona. L’ho sentito appena siamo saliti in pista. Avevo fatto un po’ di risveglio muscolare di mattina, con sensazioni ottime. Ero sereno, mentre prima dei quartetti comunque c’era tensione. Eravamo tranquillissimi perché la nostra Olimpiade comunque era stata ottima, però purtroppo il ciclismo è così. Sta di fatto che ieri in bici ho pensato più alla madison che al quartetto. Quando qualcosa non va, ci penso e cerco di capire dove ho sbagliato. Sono molto severo con me stesso e quindi cerco di capire per la prossima volta.

Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Prima di rinnovare con Cofidis, hai sentito Elia?

E’ stata la prima cosa. Mi sono subito trovato bene in questa squadra. Non mi hanno mai fatto mancare niente e mi hanno permesso di concentrarmi sulla pista senza alcun cambiamento di programma. Con Elia ci siamo detti la verità. Gli ho parlato dell’offerta, ma lui non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Mi ha consigliato di firmare se me la sentivo e la proposta era buona. Se lui fosse rimasto, ci saremmo organizzati. Se lui fosse andato via, fra noi non sarebbe cambiato nulla. Se sono in questa squadra e ho fatto questi due anni, con un terzo al Tour e un secondo al Giro, lo devo soprattutto a lui, perché sennò la Cofidis non ci sarebbe stata nella mia carriera. 

Sei riuscito a tirare un po’ il fiato?

Mi sono riposato per 13 ore sul volo di ritorno. Sono rimasto per due giorni a casa, dove mi hanno fatto la festa i miei familiari e gli amici del club. Poi ho fatto un weekend a Jesolo con Alice (Alice Algisi, la sua compagna, ndr), ma con la bici al seguito. Ho iniziato lì a fare un po’ di ore. Ne ho fatte 3-4-4 in tre giorni, poi li raggiungevo in spiaggia e praticamente dormivo tutti i pomeriggi sotto l’ombrellone perché ero finito. Però Alice se li meritava questi tre giorni di relax, visto che anche lei è stata veramente presa dalla preparazione olimpica. Penso che abbia sofferto più lei di me. Durante i ritiri è rimasta a casa spesso da sola e quando avevo qualche problema, lei è stata la mia spugna e ha dovuto tamponarli.

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Elia Viviani fu la tua ispirazione, ci pensi che il tuo oro potrebbe ispirare un ragazzino a sognare quel podio?

Stamattina mi è uscito un repost della storia di Elia quando vinse l’oro a Rio. L’ho sempre visto come un idolo, io che non ho mai avuto un idolo da piccolo perché non guardavo le corse. Ricordo ancora la prima volta che l’ho visto al campionato europeo di Anadia in Portogallo, io junior e lui U23. Aveva vinto lo scratch e parlava della doppia attività strada-pista. L’ho sempre visto come una persona da cui imparare ed è bello pensare che oggi potrebbe esserci un ragazzino che guarda me allo stesso modo. I giovani stanno crescendo, ci sono tanti ragazzini e magari per le Olimpiadi di Parigi fra tre anni, invece di dover scegliere fra 9, Villa dovrà farlo tra 15. E quindi un’altra pacca sulla spalla non gliela toglierà nessuno