A Saba girano le scatole, non ci vuole poi molto per capirlo. Aveva quasi pronta la valigia per l’Argentina invece San Juan non si farà e questo significa restare ad allenarsi a casa. I ciclisti sono cavalli da corsa, hanno bisogno dell’avversario accanto per dare il meglio. Soprattutto se hai passato i 30 e l’allenamento porta sicuramente qualità, ma poca gioia.
A Saba – Sabatini Fabio da Pescia, classe 1985 – in realtà le scatole hanno cominciato a girare quando quelli della Cofidis lo hanno lasciato a casa dal Tour. Prendi Viviani pagandolo caro e poi nella corsa per te più importante lasci a casa l’ultimo uomo? Come una chitarra senza due corde, non può suonare bene…
Galeotta la Cipressa
«Ma bada che non lo sto dicendo a Enzo Vicennati perché così lo scrive – spiega – prima l’ho detto a loro. Vado diretto, non ho peli sulla lingua. Quello che ho da dire lo dico. Ho parlato con Damiani, con Vasseur non ancora. Non vado a chiedere nulla, non voglio scuse. Durante il Tour si sono accorti di aver commesso un errore e tanto basta. Il perché? Mi hanno detto perché alla Sanremo, seconda corsa dopo la ripresa, mi sono staccato sulla Cipressa. Già, vero. Peccato che avessi dovuto fare avanti e indietro per tre volte assistendo Elia che aveva avuto problemi. Di sicuro con me nella squadra del Tour, non sarebbe andata peggio. Se anche avessi iniziato all’80 per cento, avrei fatto certamente la mia parte. Mi conosco, forse loro non ancora…».
Un altro ritiro
Gennaio è cominciato nel segno della pioggia e di strade asciutte da inseguire a qualsiasi ora del giorno. La Cofidis ha svolto dei mini ritiri prima di Natale, durante i quali si sono fatte le foto e sistemati i dettagli medici e amministrativi. Poi, come ci aveva già spiegato Roberto Damiani, la squadra si sarebbe divisa in tre: una parte a Benidorm, una a Sierra Nevada e il gruppo Viviani in Argentina.
E adesso?
Adesso si va in ritiro dall’11 al 21 gennaio e si comincerà probabilmente dalla Vuelta Valenciana il 3 di febbraio. Speriamo che nel ritiro il gruppo di Elia sia tutto insieme e poi che si parta. Non mi era mai capitato di fare solo 28 giorni di corsa e stare a casa ad allenarmi, soprattutto dopo un anno come l’ultimo, è davvero pesante. Quest’anno ne faccio 16 di professionismo e vedere tanti ragazzini montare in bici e andare subito forte non è passato inosservato.
Non sembri troppo gasato…
L’esclusione dal Tour mi ha segnato, è stata difficile da accettare. Sono un diesel, mi ci vuole un po’ per partire e il 2020 ha fatto vedere che a tutti quelli della mia età c’è voluto di più. Voglio ricominciare per pareggiare i conti.
Non credi che si sia chiusa un’epoca?
Ma vi pare? Ne ho parlato pochi giorni fa con Bartoli, che mi segue nella preparazione. Come valori sono migliorato, sia pure di poco. Ma i tre mesi di sosta l’anno scorso hanno scombussolato tutto, non solo a me. Viviani ha sempre vinto, con o senza treno. Dateci un anno normale e alla fine tireremo la riga.
Visto che sei la figura chiave del treno, è tutto pronto?
Pare che adesso abbiano preso anche Drucker dalla Bora, vedremo quando si faranno le prime prove. Sarà che vengo da una squadra come la Deceuninck-Quick Step in cui era tutto chiaro e schematico…
In gruppo di dice che il velocista che va via da lì poi non vince più…
Perché non è semplice ricreare quell’organizzazione e quella mentalità.
Per capire, Saba… Sei venuto alla Cofidis perché ti hanno coperto di euro, per seguire Elia o perché di là non ti tenevano?
Ho seguito Elia. Ci credo tanto, perché è davvero forte. Fra noi c’è un’amicizia molto profonda, questo è stato il motivo principale. Di là sarei potuto rimanere un altro anno. Ma certo va detto che, avendo questi ragazzini fortissimi da tenersi stretti, Lefevere con i più maturi ha cambiato politica e fa firmare un anno per volta. Qui mi hanno fatto un biennale, anche questo conta. Sono francesi, hanno il loro modo di ragionare.
Come ti vedi nella parte dell’atleta… maturo?
Non mi sento ancora vecchio, smetterò quando farò perdere le volate invece di farle vincere. Il mio lavoro è arrivare al finale e tenere alta la velocità fino ai 200 metri, problemi zero. Solo che nel 2020 non c’è stato modo di farlo, perché prima del Giro mi sono preso il Covid ed è morta lì. Perciò adesso vediamo di ricominciare e di farlo subito col passo giusto.