«La vittoria al Giro mi ha sbloccato». Parola di Oldani

19.06.2022
5 min
Salva

In questi ultimi trenta giorni siamo certi che avrà pensato tanto a quel giovedì pomeriggio in cui a Genova ha vissuto la miglior giornata della sua carriera. Stefano Oldani col primo successo da pro’, ottenuto nella dodicesima tappa del Giro d’Italia, sa di essere entrato in una nuova dimensione. Nulla che centri con le mode del “metaverso” ma qualcosa di reale, tangibile, pratico.

L’intenzione del 24enne della Alpecin-Fenix sarebbe stata quella di dare continuità alle buone prestazioni di maggio al Tour de Suisse prima di chiudere questa prima parte di stagione, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Al telefono Oldani ci racconta di questo e tanto altro proprio a cavallo della sesta frazione nella quale non ha preso il via, al pari di altri suoi quattro compagni, due dei quali positivi al Covid come annunciato dalla squadra.

Stefano come stai intanto?

Sono negativo e questo è un bene. Però dopo il Giro, dal quale ero uscito in condizione, avevo preso una leggera tracheite a causa degli sbalzi di temperatura tra il caldo afoso, il freddo di qualche tempesta e l’aria condizionata. In Svizzera le gambe giravano bene nelle prime cinque tappe, ma essere così “incatramato” nella respirazione mi ha frenato. Peccato perché la quinta tappa passava praticamente da casa mia e sulle mie strade d’allenamento. Pur non essendo al massimo ho compensato con la gran voglia di fare ma nel ciclismo di oggi se non sei al 110% fai fatica a fare risultato.

Che obiettivi avevi dopo lo Svizzera?

Spero che questo ritiro forzato mi possa aiutare a recuperare a dovere. Forse l’infiammazione alla trachea può passarmi con un po’ di riposo. E spero che questo non rallenti troppo la preparazione al campionato italiano. Il percorso non è durissimo ma è adatto alle mie caratteristiche. Di sicuro ci proverò. Dopo di che dovrei fare un periodo di stacco ed iniziare a pensare alla seconda parte di stagione. Salvo cambiamenti, dovrei rientrare al Tour de Wallonie (dal 23 al 27 luglio, ndr).

A distanza di un mese, a mente fredda, che effetto ti fa la vittoria al Giro?

Mi sto rendendo conto adesso di quanto valga. Ha inciso tanto dal punto di vista mentale. Non vincevo dal 2018 da quando ero U23 (Trofeo Magni a Barzago, ndr) ed ormai mi ero quasi scoraggiato. Avevo perso un po’ di fiducia in me stesso, anche perché l’anno scorso avevo sfiorato il successo in diverse occasioni come al Polonia, in cui mi avevano rimontato negli ultimi dieci metri. Da una parte pativo questa situazione, dall’altra invece correvo spensierato perché potevo andare a caccia di risultati quando mi capitava l’occasione.

Alla fine è arrivata questa vittoria…

Sì, è valsa la pena aspettare così tanto. La cercavo sempre però mi dicevano di avere pazienza se non arrivava quando lo volevo io perché lavorando sodo, poi si raccolgono i risultati.

Si rischia di essere appagati?

No, non per me almeno. Questa vittoria è un punto di partenza. Sapete, un paio di volte in alcuni ambienti ciclistici mi è capitato di sentirmi fuori luogo. Magari mi capitava di andare ad eventi dove c’erano giovani che avevano vinto tantissimo e io soffrivo un po’ il fatto di essere pro’ e non aver ancora vinto. Era una cosa mia ma dopo il Giro, vittoria a parte, mi sento all’altezza. Già ero andato forte nella dura tappa dell’Etna ed ero contento. Adesso mi sento sbloccato.

Puoi fare quindi un pensiero anche alla nazionale?

Certo, perché no?! Il cittì Bennati ed io ci conosciamo bene. Proprio al Giro, specie dopo Genova, mi ha detto che mi tiene in considerazione. Naturalmente non mi ha garantito nulla, però le sue parole mi hanno dato grandi stimoli per guadagnarmi una convocazione per europei o mondiali. Infatti ho parlato col mio preparatore e abbiamo deciso che potremmo fare dell’altura proprio in vista di queste rassegne con la nazionale. Insomma, voglio farmi trovare pronto ad una eventuale chiamata.

Hai una gara da sogno nel cassetto che, dopo la vittoria al Giro, può diventare realizzabile?

La corsa dei miei sogni è sempre stata la Milano-Sanremo. Un po’ perché da bambino, essendo io milanese, l’andavo sempre a vedere. Un po’ perché è la Classicissima, basta il nome. Ecco, ora un pensiero ce lo faccio un po’ di più. Negli ultimi anni è stata una gara imprevedibile ed uno con le mie caratteristiche la potrebbe vincere. Se la gara si fa dura, io voglio esserci.

Camera ipobarica: tanti la usano, nessuno ne parla

21.05.2022
5 min
Salva

Di base Oldani ha ragione: è assurdo che ci sia chi può e chi no. «Il discorso della camera ipobarica – ha detto giovedì dopo la vittoria – è una questione vecchia che nessuno ha più preso in mano. Credo che solo uno o due Paesi al mondo ormai non concedano questi tipi di allenamenti. Più di tre quarti del gruppo ne fa utilizzo. Noi italiani siamo in svantaggio. Prima del Giro mi sono fatto due settimane di altura sull’Etna da solo, quando la mia squadra era tutta in Spagna presso questi hotel con la camera ipobarica. Si allenavano insieme, facevano gruppo, avevano i meccanici, i massaggiatori, mentre io no. E ogni volta per tornare in quota dovevo farmi un’ora di salita non avendo la macchina al seguito».

Dopo la vittoria di Genova, Oldani ha ripetuto il suo malumore per il divieto d’uso della camera ipobarica
Dopo la vittoria di Genova, Oldani ha ripetuto il suo malumore per il divieto d’uso della camera ipobarica

Hotel Syncrosfera

Oldani non era solo perché con lui c’era Fiorelli, ma di certo non era con la sua squadra. E anche se a nessuno sembra interessare la sua rimostranza, resta il fatto che quello della tenda ipobarica sia un tema attuale.

Secondo la WADA non è doping e di certo è il modo più rapido per ottenere il vantaggio dall’altura, senza dover andare sulla cima di un vulcano. Gli esiti fisiologici sono gli stessi. La filosofia di base è la stessa. Il metodo di lavoro identico. Solo le normative sono diverse: ad ora soltanto italiani e svizzeri non possono farvi ricorso.

Così, mentre Oldani faceva su e giù dall’Etna e a dispetto della diseguaglianza ha vinto la tappa di Genova, i suoi compagni soggiornavano al Syncrosfera dell’ex pro’ russo Alexander Kolobnev.

Il Syncrosfera di Denia è stato costruito da Alexander Kolobnev, ex pro’ russo (foto Instagram)
Il Syncrosfera di Denia è stato costruito da Alexander Kolobnev, ex pro’ russo (foto Instagram)

In altura, sul mare…

L’hotel si trova a Denia ed è dotato delle cosiddette camere d’altitudine, dove viene simulato l’effetto di un ritiro in quota, mentre i corridori continuano ad allenarsi al livello del mare. Come sul Teide o sull’Etna, per fare un esempio: si scende per allenarsi e si dorme in alto.

La volontà, dichiarano dall’hotel, è quella di porsi come un hotel per sportivi e avere tutte le strutture per soddisfare le esigenze degli atleti. Con una cinquantina di euro in più, si può soggiornare in una delle quindici camere dotate di un generatore in grado di simulare un’altitudine fino a 4.500 metri sul livello del mare. Il generatore non è fisicamente presente nella stanza, quindi c’è poco inquinamento acustico. Non si sente il generatore e nemmeno il flusso d’aria necessario per portare l’ossigeno al livello desiderato.

Un controller a parete, come un termostato, per impostare la quota voluta (foto Syncrosfera)
Un controller a parete, come un termostato, per impostare la quota voluta (foto Syncrosfera)

In Slovenia e Australia

La cosa non è nuova. In Slovenia, ad esempio, l’altro ex professionista Tadej Valjavec ha aperto un hotel con le stesse caratteristiche, mentre a Canberra il Comitato olimpico australiano gestisce un condominio con camere ipobariche dal 2014.

In Europa è ancora territorio inesplorato. Italia e Svizzera applicano restrizioni per i propri atleti, così Oldani non ha potuto seguire la sua squadra, giacché l’agenzia antidoping italiana ne vieta l’uso anche all’estero.

Spendendo circa 50 euro in più per notte, si può ricorrere alle funzioni ipossiche (foto Syncrosfera)
Spendendo circa 50 euro in più per notte, si può ricorrere alle funzioni ipossiche (foto Syncrosfera)

Quattro stelle

L’Hotel Syncrosfera di Denia ha quattro stelle ed è diventato la meta di altre squadre oltre alla Alpecin-Fenix. E’ piuttosto immediato coglierne la comodità. Per un ritiro in altura a gennaio o febbraio, la soluzione è recarsi sul Teide, sull’Etna o a Sierra Nevada, dove è possibile dormire oltre i 2.000 metri di quota. Fuori però è freddo: siamo stati diretti testimoni della nevicata che lo scorso anno bloccò le ragazze della nazionale azzurra sull’Etna.

Kolobnev ha risolto il problema. E dato che lui per primo era allergico ai lunghi ritiri in altura, dopo aver smesso di correre, ha pensato a un luogo in cui i corridori possono allenarsi al livello del mare durante il giorno e dormire comodamente in quota di notte.

Nell’hotel ci sono piscine e palestre: una vera casa per sportivi (foto Syncrosfera)
Nell’hotel ci sono piscine e palestre: una vera casa per sportivi (foto Syncrosfera)

Diffusione belga

Stando ai corridori belgi che fanno largo uso della tenda ipobarica in casa (secondo Het Nieuwsblad, si parla di circa l’80 per cento dei professionisti di lassù), dormire in una camera così dà indubbi vantaggi di comfort rispetto alla tenda ipobarica.

Victor Campenaerts, che già in passato aveva creato scompiglio dicendo di aver simulato una quota di 4.700 metri ottenendo vantaggi clamorosi (che però non si sono tradotti in vittorie), spiega che la stanza ipobarica è più confortevole della tenda. Intanto perché la tenda è molto rumorosa, avendo il compressore attaccato, quindi il sonno è disturbato. E poi perché si è costretti a dormire con un orinatoio accanto al letto, in modo da non uscirne qualora si debba andare in bagno.

Kolobnev, classe 1981, è stato professionista dal 2002 al 2016, anno in cui ha chiuso con la maglia Gazprom
Kolobnev, classe 1981, è stato professionista dal 2002 al 2016, anno in cui ha chiuso con la maglia Gazprom

Tutti a Denia?

Non è doping, altrimenti andrebbe considerato allo stesso modo il fatto di andare in altura e bisognerebbe dichiarare fuorilegge i colombiani o gli eritrei che vivono regolarmente sopra i 2.000 metri. Perché vietarla? 

In Italia sono considerati doping ematico e quindi sono proibiti i processi che aumentano artificialmente la massa eritrocitaria. L’aggettivo “artificiale” fa la differenza, salire su una montagna di 3.000 metri è un processo naturale. Tuttavia la Wada non ha trovato l’accordo sul tema e ha lasciato alle singole Nazioni la libertà di scelta.

Così ad esempio, a quanto risulta al belga Het Nieuwsblad, dovrebbero presto alloggiare al Syncrosfera il UAE Team Emirates, Lotto-Soudal, Alpecin-Fenix e Groupama-FDJ. A loro si dovrebbero aggiungere due squadre di calcio appena conosciute: Barcellona e Real Madrid. Il tutto mentre in Italia resta una pratica proibita. Ha senso in questo sport mondializzato, in cui tutti devono sottostare alle stesse regole, che ci siano ancora certe differenze?

Dagli “svincoli micidiali” spunta Oldani, gregario (anche) in fuga

19.05.2022
7 min
Salva

Tutto all’improvviso. Da che non avevamo vinto neanche una tappa, a fare una doppietta. Dopo Alberto Dainese, oggi la corona la mette Stefano Oldani. «Un corridore che non ha rubato niente», come dice Lorenzo Rota, colui che è stato battuto.

Genova è schiacciata tra mare e montagne. Francesco De Gregori parla dei suoi “svincoli micidiali”, ma oltre a svolte improbabili e agli stretti caruggi, ci sono questi grandi viali. Lunghi rettilinei ampi come boulevard parigini. Vialoni che sono belli se guidi senza traffico o se porti a spasso il cane, ma diventano infiniti se ti stai giocando una tappa del Giro d’Italia.

La profezia di Basso

Dall’ultima curva, esattamente ai mille metri, si vedeva l’arrivo. Un arrivo che tirava, come si dice in gergo. Della numerosa fuga del giorno arrivano solo in tre: Rota, Oldani e Leemreize, giovane spina olandese nel fianco.

Spina che si rivela pungente. Scatta due volte in quei mille metri. Forse aveva gambe, ma di certo non ha ancora tempi e rapporti adeguati. Quando è partito era davvero troppo duro. Oldani è un gatto e chiude subito. 

«Vince Oldani», dice secco Ivan Basso dietro l’arrivo. Sarà che lo conosce, visto che lo aveva avuto quando Stefano era alla Fundacion Kometa. 

Ma intanto i metri passano. Il rettilineo sembra non finire mai. La prima fiammata si conclude con un “nulla di fatto”. Sono ancora in tre.

Cinquecento metri. L’olandese è sulla destra. Oldani e Rota sulla sinistra. Non si tratta di più di essere velocisti, ma di avere forza. Tutti e tre hanno le mani in presa bassa, pronti ad esplodere. Leemreize guarda a sinistra, i due italiani a destra.

Trecento metri. Vanno pianissimo. E’ quasi un surplace da pistard. Di nuovo è l’olandese a prendere l’iniziativa. Ed è di nuovo Oldani a chiudere. 

Rota è stato il primo ad attaccare nella fuga dei 25… Leemreize è stato il primo a seguirlo, poi Oldani
Rota è stato il primo ad attaccare nella fuga dei 25… Leemreize è stato il primo a seguirlo, poi Oldani

Rota non molla

Rota sembra messo alla grande, a ruota di Stefano. Deve “solo” saltarlo. Il corridore della Jumbo-Visma invece è out.

«Non ho mai pensato di anticipare lo sprint – racconta Rota – eravamo tutti stanchi e poi in tre è molto difficile… e rischioso. E infatti l’olandese ci ha provato, ma è stato ripreso. Pensavo alla volata. Sapevo che Stefano è veloce, ma è così che avevo deciso di giocarmela. E anche se la velocità fosse stata più alta, non sarebbe cambiato nulla».

«Non ho rimpianti. Stefano non ha rubato niente. Sono le corse. Io non posso che essere contento. Sto crescendo. Sono stato lontano quasi due mesi dalle gare. La gamba è buona. Anche l’altro giorno avevo fatto un buon lavoro per Girmay e oggi stavo bene. Tanto che io stesso ho deciso di partire ai 60-70 chilometri dall’arrivo. Proprio perché la gamba c’era. E poiché la gamba c’è ci riproverò».

Non ha rimpianti Rota. E si percepisce. Il suo tono di voce è serio sì, ma anche pacato e sincero. Intanto arriva Taaramae che gli dà una pacca sulla spalla: «Good job, Lore», hai fatto un buon lavoro Lorenzo. Lui svolta la bici e se ne torna al bus.

Il pianto e l’urlo liberatorio dopo il traguardo. Per Oldani è la prima vittoria da pro’
Il pianto e l’urlo liberatorio dopo il traguardo. Per Oldani è la prima vittoria da pro’

Urla di gioia

Chi invece resta ancora in zona arrivo è Oldani. Dopo essersi gettato a terra lasciandosi ad urli di gioia, misti a commozione, il lombardo si rialza. Va dietro al palco per premiazioni, interviste con le tv, antidoping…

Van der Poel, arrivato a spasso e quasi ripreso dal gruppo 8′ dietro, se lo abbraccia. E’ la seconda vittoria per gli Alpecin Fenix.

«Quell’abbraccio è stata un’altra ondata di emozioni – dice Oldani – ed è bello riceverla da un campione come lui. Idem il mio urlo e il mio essermi buttato a terra dopo il traguardo. E’ stata una reazione naturale, spontanea, uno svuotarsi di emozioni. Avevo un gran voglia di arrivare. Erano quattro anni, dalla seconda stagione da under 23, che non vincevo. Mi mancava alzare le braccia al cielo».

Dalle emozioni, alla strada. Oldani ha corso in modo magistrale. Gestendo bene anche la pressione di chi è consapevole di essere il più veloce.

«Non conoscevo queste strade – racconta – ma poi, proprio all’ultimo ho riconosciuto il finale. Feci infatti il Giro Appennino con la nazionale under diversi anni fa.

«Sapevo di essere il più veloce però non ci ho pensato. Non volevo immaginarmi la volata. Poi con Lorenzo ci conosciamo bene, in gruppo parliamo spesso e gli ho detto: “Ciccio, andiamo all’arrivo, non guardiamoci. Giochiamocela in volata e che vinca il più forte. Non volevo rimorsi e neanche stare a pensare magari di dover chiudere su di lui. Immaginavo, come è stato, che l’olandese ci avrebbe provato. 

«E poi non volevo stare a pensare troppo allo sprint perché io di viaggi mentali già me ne faccio tanti per conto mio! E se mi mettevo a pensare alla vittoria o quanto sarebbe stato bello vincere una tappa al Giro e poi non ci fossi riuscito… lasciamo perdere».

Fuori programma

Come ieri per Dainese, non doveva essere Stefano “a fare la corsa”. Il leader era proprio Van der Poel.

«Il piano era di essere almeno in uno nella fuga di giornata – dice Oldani – ma se questa fosse stata numerosa dovevamo essere di più. Non volevamo ripetere l’errore di Napoli. E infatti alla fine eravamo in tre. Ovviamente Mathieu era il leader.

«Credo si sia visto che più di una volta sono andato a prendergli il ghiaccio, i gel, le borracce… E anche quando sono andato via era solo per rilanciare l’andatura e non lasciare andare Rota (per questo VdP ad un certo punto tirava mentre Oldani era davanti, ndr). Poi si è aperto un certo gap e a quel punto ci ho provato io».

Quando tutto è contro

Ma le difficoltà per Stefano non sono state solo quelle di un gregario che si ritrova in fuga. In quell’urlo post arrivo c’è anche il fatto di aver pagato a caro prezzo il passaggio nel WorldTour nell’anno del Covid e anche quello di non aver potuto andare in ritiro in Spagna con la squadra per la questione della camera ipobarica, vietata per gli atleti italiani.

«Il discorso della camera ipobarica mi lascia deluso – dice serio Stefano – deluso dal nostro movimento, perché è una questione vecchia che nessuno ha più preso in mano. Credo che solo uno o due Paesi al mondo ormai non concedano questi tipi di allenamenti. Questo mi lascia scosso e dice quanto siamo indietro su certe questioni».

«Più di tre quarti del gruppo ne fa utilizzo. Qualcuno dovrebbe rifletterci. Noi italiani siamo in svantaggio. Prima del Giro mi sono fatto due settimane di altura sull’Etna da solo, quando la mia squadra era tutta in Spagna presso questi hotel con la camera ipobarica.

«Loro oltre che allenarsi meglio insieme, facevano gruppo, avevano i meccanici, i massaggiatori… io no. E ogni volta per tornare in quota dovevo farmi un’ora di salita non avendo la macchina al seguito».

Da Genova a Sanremo

Ma è tempo di gioire, di fare dei ringraziamenti. A Basso che gli ha insegnato tanto, alla Colpack che lo ha fatto crescere, a chi lo ha sempre sostenuto e alla sua fidanzata, Lavinia… che lo fa mangiare bene! Oldani infatti, nonostante il nome da chef, in cucina dice di essere negato.

«Per fortuna che c’è lei, altrimenti mangerei solo cibo in scatola! Mi fa alimentare in modo adeguato».

E a proposito di cene e di mangiate, da quando si è trasferito da Milano a Como, non si allena più da solo e fa un po’ meno slalom nel traffico.

«Da quando sono a Como tutto è migliorato. Prima uscivo sempre da solo. Anche per la Sanremo mi feci sette ore in solitaria. Ora invece esco spesso con Cataldo, Nizzolo, Ballerini… siamo in tanti corridori. “Ballero”, che era in fuga, mi ha detto: “Oh, oggi è per te”. E io gli ho risposto: “Ma non vedi che sto facendo il gregario?”.

«Con lui ho un bellissimo rapporto. Quest’inverno siamo stati a cena insieme praticamente ogni sera. O io ero da lui, o lui era da me. Chiacchierate, giochi da tavola…».

VDP davanti a tutti e Oldani promette: è l’inizio…

07.05.2022
5 min
Salva

Miglior inizio di Giro d’Italia non ci poteva davvero essere per l’Alpecin-Fenix. Il primo obiettivo è stato raggiunto con Mathieu Van Der Poel che ha abbinato la maglia rosa alla maglia gialla dello scorso Tour de France. Questa volta non c’era da onorare la memoria del nonno Raymond Poulidor, che il Giro d’Italia non lo aveva mai voluto correre puntando tutto sul Tour, ma era una ambizione tutta sua, un altro obiettivo da centrare in questa stagione nata in maniera strana. Ma il suo Giro è appena cominciato e per capire come vuole affrontarlo abbiamo sentito uno dei due italiani chiamato a sostenerlo in gara: Stefano Oldani.

Il 24enne milanese arriva a questo Giro non senza ambizioni personali, ma di questo si parlerà tra poco, prima c’è da festeggiare la conquista del capitano, con cui finora Stefano aveva condiviso poche soddisfazioni simili.

«Quest’anno avevamo disputato due sole corse insieme, la Sanremo nella quale aveva sorpreso tutti ma non noi e l’Amstel Gold Race alla quale teneva molto e che non era andata secondo i suoi desideri».

Vdp Visegrad 2022
Van Der Poel in rosa a Visegrad: seconda maglia conquistata in carriera, sempre all’esordio
Vdp Visegrad 2022
Van Der Poel in rosa a Visegrad: seconda maglia conquistata in carriera, sempre all’esordio
Come mai non eravate sorpresi? In fin dei conti veniva da un inverno tribolatissimo, senza quasi tutto il suo amato ciclocross e tanti problemi alla schiena…

Quando corri con un campione simile, sai che se decide di presentarsi in gara, soprattutto in una grande corsa, lo fa perché se la sente, è in forma. Alla Sanremo si vedeva che volava. Quando hai un talento simile, certe cose vengono spontanee. Sa bene che i problemi alla schiena sono qualcosa con cui dovrà convivere e si è adattato, fa i suoi esercizi specifici prima di ogni gara perché sa che deve avere cura del suo fisico perché possa rispondere alle sue sollecitazioni.

Com’era Mathieu nel suo approccio alla corsa rosa?

Tranquillo, con lo stato d’animo di chi sapeva di poter centrare l’obiettivo. Mathieu tiene molto a questa corsa e ha già detto che al Tour ci si penserà quando sarà il momento. E’ il capitano di una squadra come la nostra che parte un po’ in maniera piratesca, puntando a raccogliere il più possibile senza mai dover guardare alla classifica, non avendo un uomo per essa. Il che per certi versi può essere un vantaggio.

VDP Sanremo 2022
L’olandese dietro il rivale Van Aert alla Sanremo, chiusa con un 3° posto clamoroso essendo al rientro
VDP Sanremo 2022
L’olandese dietro il rivale Van Aert alla Sanremo, chiusa con un 3° posto clamoroso essendo al rientro
Oltretutto vi è venuta a mancare l’altra punta, Tim Merlier…

Sì, la sua caduta ha cambiato un po’ le prospettive della squadra, ma non il suo equilibrio, perché avremo Mareczko per le volate e sono sicuro che Jakub si farà vedere. Inoltre non nascondo che in qualche particolare arrivo vorrei provarci anch’io… Intanto però abbiamo la nostra punta che ha già “fatto gol” e sono sicuro che non sarà l’unico, visto soprattutto che Mathieu intende andare avanti fino alla fine.

Quali sono gli arrivi che ti si addicono di più?

Io non sono abituato a fare piani prima del via perché poi so che vengono regolarmente disattesi. Ho dato una sommaria occhiata al programma ma ora lo sto studiando con più attenzione e un paio di tappe col circoletto rosso ci sono, ma preferisco non dire quali sono, per scaramanzia.

Oldani 2022
Stefano Oldani è pronto ad aiutare Van Der Poel, ma avrà le sue occasioni per emergere
Oldani 2022
Stefano Oldani è pronto ad aiutare Van Der Poel, ma avrà le sue occasioni per emergere
Torniamo a VDP: come si è preparato per questo Giro considerando che il periodo delle classiche è finito da poco?

Questo è un tema che mi ha lasciato dell’amaro in bocca. Mathieu ha portato chi doveva correre al Giro in altura, sfruttando un hotel con camere iperbariche, ma io non sono potuto andare perché la giurisprudenza sportiva italiana le considera pratica illegale, a differenza di quel che avviene all’estero.

Quindi che hai fatto?

Dopo la Freccia del Brabante mi sono trasferito per due settimane all’Etna, da Pasqua fino a fine mese di aprile. Ho lavorato in altura, fatto tutto quel che dovevo, ma non mi piace il fatto che ci sia disparità.

Oldani Limburgo 2022
Oldani ha chiuso 2° alla Volta Limburg Classic, fra i belgi De Lie e Vliegen
Oldani Limburgo 2022
Oldani ha chiuso 2° alla Volta Limburg Classic, fra i belgi De Lie e Vliegen
Una vittoria è arrivata per la vostra squadra, ma accennavi di voler contribuire al bottino.

Io dico che è arrivato il momento di tornare a vincere. Al Giro del Limburgo ci sono andato vicino con un secondo posto e ho capito che potevo davvero farcela, tornare a essere quello delle categorie giovanili che le sue soddisfazioni se le prendeva. E’ chiaro che serve anche tanta fortuna, serve che tutto combaci alla perfezione come in un puzzle. Diciamo però che la vittoria di Mathieu è una bella spinta per il morale.

Il fatto di non avere un uomo di classifica perché vi dovrebbe aiutare?

Perché ci consente di poter correre all’attacco, cercare di sfruttare ogni occasione senza vincoli mentali, senza dover gestire la corsa. Ci saranno le tappe per gli uomini a caccia della maglia rosa e ci saranno quelle dove ognuno di noi potrà dire la sua. Il bello di questo team è proprio questo: ognuno può trovare i suoi spazi, la sua occasione. L’importante è farsi trovare pronti.

Oldani: «In Alpecin ho fatto test mai visti in vita mia»

30.12.2021
5 min
Salva

«Il loro shampoo ancora non me lo hanno dato, ma per ora in Alpecin-Fenix devo dire che sta andando tutto bene». Scherza, Stefano Oldani. Il lombardo, reduce dal primo ritiro in Spagna con il suo nuovo team, ha assaggiato l’ambiente di questa importantissima squadra. La più importante tra le non WorldTour.

La Alpecin si è radunata a Benicasim, sulla costa valenciana (foto Instagram – B. Vernon)
La Alpecin si è radunata a Benicasim, sulla costa valenciana (foto Instagram – B. Vernon)

Come una WorldTour

«Ho trovato una grande professionalità – spiega Oldani – e devo dire che mi ha impressionato. Mi aspettavo che stessero più sul pezzo rispetto a dove ero prima, alla Lotto-Soudal, ma non credevo così tanto… nonostante non sia una WorldTour».

«Abbiamo fatto moltissimi test, alcuni dei quali non li avevo mai visti in vita mia. Per esempio abbiamo fatto un test nel quale dovevamo arrivare ad un determinato wattaggio e ad una determinata temperatura corporea. Guardando poi i battiti loro monitoravano il variare delle frequenze cardiache. E da queste variazioni riuscivano a capire se si era portati per corse più o meno calde, vedevano dove si perdeva potenza».

«E anche a livello di alimentazione, ho trovato una grande professionalità: grammatura di ogni cosa in quantità e qualità, liquidi da mangiare dentro e fuori dalla bici… No, no, davvero un grande team che mi ha stupito. I colleghi più esperti mi dicono che sono praticamente all’altezza, o quasi, di Jumbo e Ineos».

In squadra sono stati eseguiti moltissimi test (foto Instagram – Alpecin Fenix)
In squadra sono stati eseguiti moltissimi test (foto Instagram – Alpecin Fenix)

Grammi e stimoli

Che l’Alpecin fosse un team ben organizzato lo si sapeva, ma forse neanche noi credevamo così tanto stando ad una voce diretta che arriva dall’interno. Oldani però non sembra spaventato di fronte a tutto ciò: test, alimentazione super programmata, allenamenti… Anzi è piuttosto motivato.

«Se mi piace? Molto! E’ esattamente quello che cercavo – dice – in Lotto c’era un ambiente più blando, molto basato sul relax. Ma da neoprofessionista non sai cosa ti devi aspettare, come devi lavorare. Nell’ultimo anno invece ho capito che questi dettagli erano molto importanti. Che dovevo concentrarmi su di questi per fare il salto di qualità definitivo.

«E’ vero, tanti corridori prendono come uno sbattimento mangiare secondo i grammi, bere in un certo modo, ma per me non è un peso. E’ un qualcosa che non ho mai fatto e che anzi mi stimola. Dover bere questo o quello a tavola o in bici: volevo uscire da un limbo e ci sono riuscito adesso voglio capitalizzare tutto ciò».

Tour de Pologne 2021, Stefano Oldani (casco rosso) è terzo nella quinta tappa
Oldani Polonia 2021
Tour de Pologne 2021, Stefano Oldani (casco rosso) è terzo nella quinta tappa

Scienza sì, stress no

Dunque nel team belga regna la scienza, siamo in pieno terreno di “marginal gains”. Oldani parla di bere e mangiare non chissà quali cose ma di farlo in un determinato modo in sella e non, o più semplicemente con più consapevolezza.

«Per esempio – spiega l’ex Lotto – mi hanno fatto notare che io bevevo poco. Questo era un mio tallone di Achille. Facciamo una call a settimana proprio per parlare di tutto ciò, alimentazione, allenamenti. Facciamo il punto sulla settimana appena conclusa e poi programmiamo quella successiva. C’è molto scambio di idee e di informazioni. C’è molto feedback in generale. 

«Però resta un ambiente tranquillissimo, non bisogna pensare chissà cosa sia. Per certi aspetti la mentalità belga della Lotto resta, è molto easy. Perché al di fuori di questi momenti tutti sono molto amichevoli e tranquilli. Lo stesso Van der Poel è molto semplice e tranquillo e simpatico.

«I tecnici sono molto fiscali, ci dicevano di andare tranquilli, di non fare fuorigiri però ogni tanto partiva un po’ di bagarre e Van der Poel era, come dire, abbastanza giocoso. Lui si gode gli allenamenti».

Tutti in squadra seguono i preparatori del team. La piattaforma comune è quella ormai nota di Training Peaks. Sin qui non si è fatta molta qualità, chiaramente, ma ore di sella volte principalmente a creare il fondo e a bruciare qualche grasso in eccesso.

Oldani Giro d'Italia 2021
Scorso anno Oldani ha corso un buon Giro. Ha colto un terzo posto di tappa (a Foligno) ed è stato più volte in fuga
Oldani Giro d'Italia 2021
Scorso anno Oldani ha corso un buon Giro. Ha colto un terzo posto di tappa (a Foligno) ed è stato più volte in fuga

Gli italiani e il Giro

Dall’Alpecin è passato Sacha Modolo, sono arrivati Oldani, appunto, e Mareczko. E già c’era Sbaragli. Soprattutto Kristian aveva dato qualche informazione a Stefano.

«Con Modolo – dice Oldani – non avevo parlato molto, anche perché non lo conosco bene. Mentre con “Sbara” ho parlato prima di venire qui e anche dopo. E’ un ragazzo che sa darmi molti consigli e l’ha fatto volentieri. Mi ha aiutato ad integrarmi. Con chi sono in camera? Con Mareczko».

Si chiude così con grande entusiasmo e grossissimi aspettative il primo approccio di Oldani con la Alpecin. Stefano è ancora giovanissimo e ha tutto il tempo di crescere e migliorare. Sentir dire da lui stesso che ha trovato ciò che cercava conta moltissimo.

«Avremo i programmi precisi nel prossimo ritiro a Benicasim, sempre in Spagna – conclude Oldani – Partirò dall’Etoile de Bessèges, farò poi la Ruta del Sol e l’obiettivo principale è il Giro che dovrei fare all’80-90%. Forse anche la Strade Bianche, mentre è da vedere la squadra per la Sanremo. 

«Sul Giro d’Italia ci conto tanto, non per ambizione di classifica ma per andare a caccia di tappe, non solo con le fughe ma anche con arrivi più “sprintosi”. E già la prima tappa potrebbe essere adatta».

Oldani 2021

Oldani a Sbaragli: «Ora dimmi tutto dell’Alpecin»

10.11.2021
6 min
Salva

Il prossimo anno l’Alpecin Fenix avrà due italiani nel suo roster: al riconfermato Kristian Sbaragli, alla sua terza stagione nel team belga si aggiunge Stefano Oldani, proveniente dalla Lotto Soudal e che va a prendere il posto, ma non le mansioni, di Sacha Modolo. Due corridori molto diversi, uniti dall’essere un’isola azzurra in un ambiente diverso. Da questo è nata una chiacchierata spontanea, nella quale i due si sono scambiati informazioni e della quale noi siamo stati semplici cronisti.

Oldani arriva da una stagione piena, con ben 74 giorni corsi e ben 11 piazzamenti nei primi 10, ma gli è sempre sfuggita la vittoria: «Sapevo già a giugno che avrei cambiato squadra e sarei passato all’Alpecin ma non ho mai smesso d’impegnarmi, tanto è vero che i miei risultati migliori sono arrivati nella seconda parte dell’anno».

Oldani Lotto 2021
Passando all’Alpecin, Oldani ha intenzione di curare maggiormente le sue prestazioni a cronometro
Oldani Lotto 2021
Passando all’Alpecin, Oldani ha intenzione di curare maggiormente le sue prestazioni a cronometro

Pochi sorrisi alla Lotto, ma tanti amici

Il team, nonostante la decisione di lasciarlo andare, non ha mai nascosto la sua stima verso di lui e le parole del diesse Lelangue ne sono state la testimonianza: «Sono rimasto in ottimi rapporti con tutti, con Gilbert, Wellens, De Gendt ci sentiamo spesso ma è soprattutto a Philippe che sono grato, mi ha insegnato moltissimo in questi due anni, soprattutto nel periodo delle classiche al Nord. Sono esperienze che mi porto dentro».

Anche Sbaragli è reduce da una stagione piena, 66 giorni di gara sempre al servizio degli altri ma anche con qualche libertà personale, vedi il 7° posto all’Amstel Gold Race o i piazzamenti al Pantani e all’Agostoni: «Per tutta la stagione sono stato abbastanza bene e ho condiviso con gli altri intense soddisfazioni. Ho corso per il team, fa parte del gioco, ma so di essere apprezzato tanto che per tutta l’estate ho potuto correre in tranquillità già avendo il contratto firmato per il prossimo biennio».

Kristian gli farà da Cicerone…

I due, prima dell’annuncio dell’acquisto di Oldani, si conoscevano superficialmente, ma Sbaragli si è già fatto un’idea del suo nuovo compagno: «E’ di 8 anni più giovane di me (o sono io che sono più vecchio…) ho visto che è un bravo ragazzo oltre che essere sicuramente ricco di qualità altrimenti i risultati che ha avuto al Giro di Polonia, e io c’ero, non li fai. Io sono pronto a fargli da cicerone…». E qui inizia una chiacchierata diretta fra i due, con il giovane Oldani ricco di domande sulla sua nuova esperienza.

Oldani: «Io vengo da un’altra squadra estera, ma si sa che ogni team ha sue caratteristiche, quali sono quelle dell’Alpecin Fenix, qual è la sua metodologia di lavoro?».

Sbaragli: «Il principio di base è che ogni corsa la si disputa per vincere, non ci sono eventi dove si va per prepararne altri, ci sarà sempre qualcuno chiamato a finalizzare il lavoro per quella data corsa. Questo è il punto di forza del team intorno al quale gira tutto il lavoro».

Oldani: «Io ho fatto due anni alla Lotto, passare professionista in un team estero non è mai facile, all’inizio non sapevo bene come esprimermi, ma poi il gruppo si è formato e io mi sono ambientato. Com’è il team da questo punto di vista, si sentono le differenze o è davvero globalizzato?».

Sbaragli: «Io non ho mai corso in Italia e non saprei dire come sarebbe. Certamente ogni team straniero necessita di un periodo di ambientamento, ma qui il fatto di essere straniero non l’ho mai sentito, mi sono subito integrato sia con i belgi che con gli atleti di altre nazioni. Non è un problema».

Oldani Polonia 2021
Il risultato migliore per Oldani nel 2021, terzo nella terza tappa del Giro di Polonia dietro Arndt e Mohoric
Oldani Polonia 2021
Il risultato migliore per Oldani nel 2021, terzo nella terza tappa del Giro di Polonia dietro Arndt e Mohoric
Oldani: «Come definiresti il team dovendolo descrivere?».

Sbaragli: «Io sono convinto che, anche se non è un team del World Tour, è come se lo fosse, è un riferimento assoluto, dove ogni ciclista viene valorizzato e portato a esprimersi al meglio. Ognuno è seguito a 360°, lo staff non fa mancare nulla perché si possa essere sempre competitivi, anche quando Mathieu Van Der Poel non c’è».

Oldani: «Ecco, VDP, al di là dalle sue vittorie che tipo è?».

Sbaragli: «E’ una persona molto umile e soprattutto è bravissimo a fare squadra, a dire le parole giuste quando serve abbassare la tensione, a metterti a tuo agio. Io sono stato in camera con lui al Tour, ho condiviso la sua rincorsa alla maglia gialla, quanto era importante per lui e per la sua storia famigliare. E’ un bravo ragazzo ma al contempo un leader, che sa anche correre per la squadra: all’Amstel ha capito che non poteva vincere e si è messo a disposizione, aiutando me nella rincorsa al miglior piazzamento possibile».

Sbaragli Pantani 2021
Sbaragli in maglia azzurra al Memorial Pantani, chiuso al 6° posto come alla Coppa Agostoni
Sbaragli Pantani 2021
Sbaragli in maglia azzurra al Memorial Pantani, chiuso al 6° posto come alla Coppa Agostoni
Oldani: «Il mio compito mi è stato detto che sarà proprio supportarlo in alcune corse di massimo interesse e questo ci sta, anzi sarà importante per me per aumentare la mia esperienza, ma ci saranno occasioni per poter emergere, in prove di livello magari inferiore?».

Sbaragli: «Ci sarà spazio per tutti, questa è la forza dell’Alpecin, com’è stato nel 2021 dove in tanti hanno vinto. Chiaramente VDP è il leader e nelle corse principali tutti sono al suo servizio, ma non è un corridore che ti chiede di tirare sempre, sa leggere la corsa e favorire anche altre occasioni. Bisogna essere pronti, a maggior ragione nelle gare dove l’olandese non ci sarà».

Oldani: «Io sono un corridore che deve ancora capire quali sono le sue caratteristiche, se devo puntare alle gare d’un giorno o alle corse a tappe, finora ho dimostrato di avere una certa resistenza se al Giro nella terza settimana ero ancora a battagliare nelle prime posizioni di tappa: da questo punto di vista che cosa posso aspettarmi all’Alpecin, c’è pressione per il risultato o pazienza per far maturare un corridore giovane?».

Sbaragli: «Qui c’è tutto il necessario per un giovane per maturare, ma attenzione: la pressione non sempre è negativa, anzi sono convinto che faccia parte del nostro sport e bisogna saperla sostenere. I risultati aiutano, da noi non si sente tanto e ci si aiuta, sempre, ma chiaramente questo è un lavoro che richiede risposte, l’importante è essere messi nella condizione di darle».

Terzo posto e scelta Alpecin: «La mia squadra su misura»

14.08.2021
5 min
Salva

Il ciclomercato in questo periodo della stagione è sempre in fermento tra nuovi annunci, rumors e riconferme. Al Tour de Pologne ci sono tanti corridori alle ultime recite con la propria squadra prima di passare nella nuova dal 2022 ed uno di questi è Stefano Oldani.


Il 23enne milanese ci aveva detto in anteprima del suo ingaggio alla Alpecin-Fenix per i prossimi due anni, riprendendo anche le parole del suo diesse John Lelangue che, sempre a bici.PRO, aveva dichiarato che lo vedeva in una squadra che gli desse maggiore libertà in base alle sue caratteristiche pur mantenendo un giudizio positivo su di lui.

Il terzo posto centrato a Bielsko-Biala nella quinta tappa del Polonia – dietro a Nikias Arndt del Team Dsm e Matej Mohoric della Bahrain-Victorius (foto di paertura) – gli regala morale, anche per come è nato questo piazzamento (avendo avuto via libera da Degenkolb per disputare lo sprint). Ma proviamo ad approfondire il suo passaggio alla corte di Mathieu Van der Poel.

Torniamo su questa notizia partendo dalle parole di Lelangue.

Penso che lui abbia ragione nel senso che quest’anno al Giro i miei spazi alcune volte li ho avuti però più volte, come anche qui in Polonia, sono stato al servizio dei capitani.

Poi ci avevi detto sinteticamente che ti hanno preso per essere d’appoggio a VdP. 

Esatto, sarò in supporto a lui nelle gare in cui lui parteciperà, mentre nelle altre corse potrò giocarmi le mie carte. Questa è una buona notizia per me e non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della mia giovane carriera.

Spiegaci meglio. Lui sarà il faro.

Sicuramente avendo in squadra un campione come Van der Poel, il focus sarà su di lui nelle gare principali, chiaramente a quelle a cui parteciperà. Penso abbiano un bel progetto. La squadra mi ha voluto perché quando non ci sarà lui avrò le carte in regola per giocarmi le mie possibilità. Loro lo sanno e credono in me. E come ho dimostrato col terzo posto di oggi posso esserci e posso fare bene.

C’è un po’ di rammarico ad aver trovato questo risultato a firma già avvenuta?

A dire il vero avevo già avuto contatti con la Alpecin-Fenix e con altre squadre interessate a me e la mia idea era già questa, di cambiare. Per Lelangue, come ha detto, era meglio che io trovassi una squadra dove avere più spazio.

In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
Tecnicamente fai un passo indietro, ma la Alpecin-Fenix è un team professional sui generis. Non dovresti sentire la differenza, la qualità delle gare sarà quasi intatta visto che sono primi nel ranking dedicato alla loro status.

Sicuramente, anzi. Vi dirò la verità, quando dovevo prendere questa decisione dopo la loro proposta, lì per lì in modo “ignorante” ho pensato che stavo firmando per una professional. Poi ci ho riflettuto subito, ho guardato i loro risultati, sarebbero ottavi nella classifica WorldTour e poi so che loro partecipano a corse di rilievo grazie alla classifica speciale che vincono negli ultimi anni con tanti punti di vantaggio. Hanno un budget importante e tanti corridori che vanno forte. Credo di aver fatto un passo importante, sicuramente non indietro.

Conosci già qualcuno a parte i soliti noti?

Non hanno solo Van der Poel o Merlier, ci sono anche Gianni Vermersch e tanti altri giovani, compreso il giovanissimo Ben Tulett (britannico classe 2001, ndr) che è qui in gara al Polonia.

Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Perché hai accettato la loro proposta?

Cercavo una squadra con una mentalità vincente e ambiziosa. Penso che la Alpecin-Fenix mi rispecchi. Lo si capisce da come affrontano tutte le gare a cui partecipano, che abbiano Vdp alla partenza oppure no. Era quello che cercavo per migliorarmi.

Da junior hai vinto un tricolore a crono, nella quarta tappa di media montagna qui in Polonia sei andato bene, ieri hai fatto terzo in volata. Sei ancora giovane, quali sono le tue vere caratteristiche? Cosa stai facendo per diventare più completo?

Mi sto riscoprendo tanto, perché l’anno scorso facevo le volate di gruppo, sfruttando il mio spunto veloce, ma non sono abbastanza esplosivo per vincere gli sprint compatti. Sto migliorando molto in salita, grazie al mio preparatore con cui ho analizzato i dati. E ad esempio, a San Sebastian ho fatto valori importanti per il mio peso. Ancora non so quali sono le mie caratteristiche, non voglio pormi limiti e spero di scoprirmi strada facendo. Spero anche di tornare a lavorare a crono per puntare a piccole corse a tappe come questa per la generale. Non sono un cronoman puro, la mia corporatura non è quella, ma in futuro in gare del genere potrei dire la mia.

Oldani Vuelta Castilla 2021

Oldani, quando i buoni risultati non bastano…

06.08.2021
4 min
Salva

L’ultima edizione della Vuelta Castilla y Leon, una delle principali classiche del calendario estivo spagnolo, ha riproposto ai massimi livelli Stefano Oldani, battuto solo dall’azione solitaria del francese Matis Louvel (Arkea Samsic) vincitore per 44”. Questo è solo l’ultimo piazzamento in una stagione finora molto positiva, con ben 8 presenze in Top 10, di cui tre al Giro d’Italia, ma tutto ciò non è bastato per riconfermarlo alla Lotto Soudal. A 23 anni Oldani deve rimettersi in gioco, eppure a sentire il team manager della squadra John Lelangue, il giudizio sul milanese è molto positivo.

«I suoi risultati non ci hanno sorpreso – esordisce il dirigente belga – la scelta di non proporgli il rinnovo del contratto è legata unicamente a ragioni strategiche: Stefano ha bisogno di una squadra che gli dia maggiore libertà in base alle sue caratteristiche di corridore veloce e adatto a un tipo di ciclismo d’attacco, alla ricerca di fughe. Noi invece dobbiamo catalizzare l’attenzione sulle nostre punte, Caleb Ewan in primis e Oldani non è uomo adatto a lavorare per il treno delle volate dell’australiano».

Lelangue 2021
John Lelangue, team manager della Lotto Soudal. Per lui Stefano Oldani merita di restare nel World Tour
Lelangue 2021
John Lelangue, team manager della Lotto Soudal. Per lui Stefano Oldani merita di restare nel World Tour
Com’è iniziato il vostro rapporto con Stefano?

Ce ne aveva parlato il suo manager, Manuel Quinziato, che avevo avuto come mio corridore alla Bmc. Lo abbiamo studiato molto durante la sua attività come Under 23 e soprattutto durante la sua stagione 2019 alla Kometa. Ne avevamo tratto ottime indicazioni, come elemento molto duttile, adatto a lavorare in squadra e anche pronto a cogliere le occasioni. Abbiamo poi chiesto in giro, valutato l’uomo oltre che il corridore per avere un quadro completo trovando ottimi riscontri, così è entrato nella nostra famiglia.

In questo 2021, soprattutto durante l’estate, avete colto dei miglioramenti?

Sì, ma d’altronde sapevamo che Stefano è un buon corridore. E’ il tipico attaccante veloce, ideale per andare in fuga e finalizzarla. E’ veloce, ma non abbastanza per essere un riferimento per gli arrivi raggruppati. Diciamo che è un corridore che ha potenziale per gare difficili, con percorsi mossi. Non è un corridore per le grandi Classiche del Nord, ma lui questo lo sa, in quel contesto però ci possono essere traguardi a lui più congeniali, come la Freccia del Brabante.

Oldani Castilla y Leon 2021
Il podio della Vuelta Castilla y Leon 2021, vinta da Louvel con 44″ su Oldani e 1’25” sull’uruguayano Moreira
Oldani Castilla y Leon 2021
Il podio della Vuelta Castilla y Leon 2021, vinta da Louvel con 44″ su Oldani e 1’25” sull’uruguayano Moreira
E nelle corse a tappe che ruolo può esercitare?

Sicuramente in un grande giro può sfruttare le opportunità andando in fuga da lontano, mentre nelle tappe con arrivi allo sprint può fare qualche Top 10, ma non è un vincente in quel contesto.

Vi aspettavate questi suoi risultati in questo periodo stagionale?

Sì, perché sapevamo che erano percorsi adatti alle sue caratteristiche, il percorso della Castilla y Leon è ideale per lui, ma anche al Giro di Vallonia poteva far bene come ha fatto, ottenendo due piazzamenti pur correndo in supporto a Degenkolb e lavorando per lui.

Oldani Giro d'Italia 2021
Oldani, 23enne milanese, ha chiuso il Giro al 79° posto: tre piazzamenti nei primi 10, tra cui il 4° posto a Foligno
Oldani Giro d'Italia 2021
Oldani, 23enne milanese, ha chiuso il Giro al 79° posto: tre piazzamenti nei primi 10, tra cui il 4° posto a Foligno
Il suo programma che corse prevede?

Andrà al Giro di Polonia, è una gara alla quale teniamo particolarmente, tutta la squadra sarà al servizio di Wellens che l’ha già vinta, ma la corsa polacca ha anche frazioni che possono permettere a Stefano di mettersi in evidenza. Poi abbiamo pensato al GP di Plouay dove Oldani potrebbe anche finalizzare l’azione.

Secondo voi Oldani è un corridore ha comunque capacità sufficienti per militare in un team del World Tour?

Senza alcun dubbio, deve solo trovare la squadra giusta, che possa far emergere le sue potenzialità. E’ un corridore che merita libertà perché, anche se non ha ancora ottenuto vittorie, può sicuramente fare molto bene.

Manuel Quinziato, da noi interrogato in merito, ammette che ci sono già alcune squadre che hanno chiesto notizie su Oldani, anche fra quelle del WorldTour, ma chiaramente le trattative sono in una fase delicatissima: «Sarà il team che alla fine siglerà il contratto ad annunciare l’affare, ma non ci sarà tantissimo da attendere…». Vi terremo aggiornati.

Caleb Ewan e un record che non ci piace (se lascia il Giro!)

12.05.2021
4 min
Salva

«Qui al Giro – dice Stefano Oldani tutto d’un fiato – è difficile trovare finali facili. Noi però abbiamo il corridore giusto e abbiamo vinto. Ha mancato la prima, oggi non se l’è lasciata scappare. A Novara, Caleb era un po’ insoddisfatto. Un campione, un vincente come lui, quando non vince non è felice. Oggi si è preso la sua rivincita e questo è l’inizio di un’impresa che vuole tentare quest’anno. Vincere in tutti e tre i grandi Giri. Nel primo è andato a segno, mancano gli altri due. Lui è un bravo ragazzo, è simpatico anche se quando non vince non è felice. Oggi dovevo aiutarlo nel finale, non dovevo essere tra gli ultimi, ma un po’ prima. L’ho fatto, ho visto che era felice e questo mi gratifica. Così dai prossimi giorni potrò giocarmi le mie carte».

Caleb Ewan inaugura a Cattolica la serie delle tappe che vorrebbe vincere nei Giri 2021
Caleb Ewan inaugura a Cattolica la serie delle tappe che vorrebbe vincere nei Giri 2021

Più sicurezza

Caleb Ewan, già secondo alla Sanremo, ha vinto a Cattolica in uno di quei giorni in cui per le cadute si finisce col parlare d’altro. Nella conferenza stampa della maglia rosa, De Marchi dice parole che fanno riflettere.

«Si può sempre fare di più – spiega – in merito a sinergie fra chi organizza e noi che corriamo. In certi frangenti si potrebbe scegliere un percorso diverso. Si potrebbero adottare delle protezioni. Sono dettagli che contano. Andiamo davvero veloci, dobbiamo stare al passo coi tempi».

Il pasticcio si verifica ai 4 chilometri dall’arrivo. Un volontario coraggioso è fermo a centro strada per segnalare lo spartitraffico. Le radio da minuti non fanno che ricordare ai corridori di stare attenti proprio a certi ostacoli. Lo spiega bene Thomas De Gendt a chiunque glielo chieda. Passano tutti. Solo Dombrowski non lo vede, forse perché non è troppo concentrato, e lo centra in pieno. Di sicuro sono tutti troppo indietro, i 3 chilometri e la neutralizzazione sono ancora lontani. Il poveretto cade, senza coinvolgere nessuno. Mentre sulla destra della strada la peggio ce l’ha Landa, che nulla può per evitare l’americano vincitore ieri a Sestola. Lo portano in ospedale, il suo Giro finisce qui.

Il record di Caleb

L’altro lato della medaglia è la versione del vincitore, che ovviamente stava davanti e delle cadute non ha sentito nemmeno il rumore.

«E’ sempre difficile far passare il gruppo nei paesini – dice Ewan – ma nemmeno è immaginabile che ogni volta finiamo nel mezzo del nulla. Il finale è stato caotico, c’era vento frontale e tutti volevano stare davanti. Delle cadute non mi sono accorto, nemmeno avrei detto che fosse un arrivo pericoloso. Sono qui per vincere le volate e ho la squadra tutta a mia disposizione. Ne ho vinte tante, le ricordo tutte, ma non ricordo dove. A dire il vero, non so nemmeno dove ci troviamo stasera. L’obiettivo di vincere una tappa in ogni grande Giro è la mia sfida per il 2021, ma questo non significa che oggi lascerò il Giro, è ancora presto. Andrò avanti alla giornata e magari intorno alla 10ª-11ª tappa prenderemo una decisione che mi permetta di prepararmi al meglio possibile per il Tour».

Dombrowski passa sul traguardo. E’ stato il primo a cadere, ma non ha riportato fratture
Dombrowski passa sul traguardo. E’ stato il primo a cadere, ma non ha riportato fratture

Mentalità balorda, caro Caleb: il Giro merita ben altro rispetto. Oppure forse anche questo rientra nella necessità di adeguarsi ai tempi moderni? Sarebbe davvero un record quello di vincere tappe nei tre Giro, portandoli però tutti a termine. Vincere tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta correndo una settimana ciascuno, è come vincere una tappa alla Tirreno, una al Delfinato e una al Giro di Svizzera. A pensarci, non un record così grande.