Il cammino tortuoso di Oldani: al Giro con la grinta di sempre

09.05.2025
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Il Giro d’Italia di Stefano Oldani parte con le buone certezze portate dal settimo posto di Francoforte poco più di una settimana fa. La vigilia della Corsa Rosa per il milanese del team Cofidis è passata con una sgambata, un pranzo veloce e gli ultimi preparativi che il Giro porta con sé. Uno sguardo alla bici, i ritocchi con i meccanici, il colloquio con il nutrizionista e altre piccole cose. La sera arriva presto e quasi non ci si accorge che sta per iniziare la corsa più importante dell’anno, almeno per Oldani. 

«Fin da dicembre il Giro è stato evidenziato come obiettivo principale della stagione». Racconta dall’altra parte della cornetta mentre la linea va e viene, la partenza dall’Albania è anche questo. «Insieme alla squadra avevamo inserito delle tappe intermedie ma l’infortunio di inizio anno ha richiesto tanto tempo per essere riassorbito al meglio».

Stefano Oldani alla partenza della prima tappa del Giro, il sorriso è tornato sul suo volto dopo un periodo difficile
Stefano Oldani alla partenza della prima tappa del Giro, il sorriso è tornato sul suo volto dopo un periodo difficile

Frattura, ancora

Alla fine del 2023 avevamo raccontato della voglia da parte di Stefano Oldani di mettersi in gioco in una realtà diversa. Lasciare la Alpecin per la Cofidis aveva il sapore di una scommessa su se stesso e sulle proprie qualità. La caduta e la frattura dello scafoide qualche mese dopo aveva rallentato il processo, che però non si è fermato. 

«Questo gennaio però – racconta ancora Oldani – la cattiva sorte ci ha messo ancora lo zampino. Alla prima gara della stagione, il 25 gennaio, sono caduto in coda alle ammiraglie e mi sono dovuto fermare ancora. E’ stato uno stop lungo che ha richiesto tanta pazienza e un po’ di freddezza. In prima battuta sembrava un infortunio più semplice, la diagnosi iniziale recitava: frattura del radio».

Ma così non è stato…

La sera stessa della caduta ho scritto al chirurgo che mi ha operato lo scorso anno (il dottor Pegoli, ndr). Appena ha visto la lastra ha capito che non si trattava solamente di una frattura del radio, ma l’osso era rotto in tre punti diversi. Inoltre, come se non bastasse, si è notata anche una frattura dell’ulna e dello scafoide. Praticamente cinque fratture al posto di una

Già avevi capito la gravità dell’infortunio?

Sì. Il decorso post operatorio è stato difficile e ha aggiunto ulteriore consapevolezza che non sarebbe stata una passeggiata. Nonostante fossi sotto antidolorifici mi svegliavo in piena notte in preda al dolore. Lo scorso anno con la frattura dello scafoide non avevo sofferto così tanto. 

Il rientro in corsa è arrivato due mesi dopo al GP Indurain prima e al Giro dei Paesi Baschi poi
Il rientro in corsa è arrivato due mesi dopo al GP Indurain prima e al Giro dei Paesi Baschi poi
Anche perché in gruppo ti abbiamo rivisto a inizio aprile.

Sono stato completamente fermo per tre settimane, dovevano essere due ma appena ho cominciato a fare i rulli ho avuto un virus gastrointestinale forte. Sono stato anche una notte in ospedale. Insomma, sono risalito in bici con costanza praticamente un mese dopo l’infortunio. Nel frattempo facevo tutto con il tutore.

Una ripresa davvero lenta, come mai?

La frattura dell’ulna non permetteva di inserire una placca. Quindi i legamenti dovevano rinforzarsi in autonomia e per farlo ci vogliono, in media, sei settimane. Sono tornato in gara al Gran Premio Hindurain e poi al Giro dei Paesi Baschi. Il mio allenatore (Luca Quinti, ndr) è stato bravo a capire come resettare tutto in vista del Giro d’Italia. Dopo le corse in Spagna sono stato due settimane in altura a Sierra Nevada.

Prima della Corsa Rosa un passaggio alla Eschborn-Frankfurt con un settimo posto a dare morale e fiducia
Prima della Corsa Rosa un passaggio alla Eschborn-Frankfurt con un settimo posto a dare morale e fiducia
Sei sceso ed è arrivato il settimo posto di Francoforte, quanto conta quel risultato?

Dal punto di vista pratico non troppo, mentalmente tanto. Non partivo con l’obiettivo di fare bene ma di capire come stessi. E’ stato un periodo difficile dove per tanti giorni ho avuto una routine delicata: allenamento e poi cure e fisioterapia. Mi alzavo presto la mattina e tornavo a casa alle 21. 

Il Giro lo guardi da dicembre, hai segnato qualche tappa?

Non mi piace pensare troppo a lungo termine, specialmente in corse a tappe di tre settimane. Ho visto che ci sono tante tappe miste e questo mi fa pensare che di occasioni ne avrò. Guarderò giorno per giorno l’evoluzione della corsa. Essere al Giro è sempre bello, mi torna in mente la vittoria di Genova ed essere qui in buona forma mi trasmette tranquillità. 

Facciamo anche a te la stessa domanda fatta a Zanatta: torni dal Giro felice se…

Vinco una tappa.