Il numero più significativo per la carriera agonistica di Sonny Colbrelli rimarrà sempre il 71, ovvero il dorsale portato dall’ex corridore della Bahrain Victorious sul gradino più alto del podio alla Parigi-Roubaix. Un numero che Merida ha voluto omaggiare, dedicando a Colbrelli una Reacto dalla livrea speciale, prodotta appunto in 71 esemplari. Chi riuscirà ad acquistare questa esclusiva bici, la potrà ricevere direttamente da Colbrelli nella sede di Merida a Reggio Emilia.
«Appena ho smesso – racconta Colbrelli in persona – parlando con Merida Italia ci siamo chiesti perché non fare qualcosa che restasse e che fosse legato alla mia carriera. per questo hanno proposto una bici che possa racchiuderla, specialmente legata al 2021 con dei particolari inserti che ricordano la Parigi-Roubaix grazie al disegno del pavé, poi il campionato europeo e il campionato italiano. In più abbiamo applicato anche il mio nuovo logo fatto da Johnny Mole. Anche la bicicletta l’ha disegnata lui e abbiamo trovato un bel compromesso grafico. Da lì siamo andati avanti col progetto e sono nate queste 71 bici. Per quanto riguarda la consegna, stiamo effettivamente predisponendo un pacchetto per cui sarò io a consegnarle. Stiamo definendo poprrio ora i dettagli».
L’idea di realizzare la Reacto in 71 esemplari è nata poco dopo il ritiro di SonnyLa Merida Reacto con la livrea dedicata ai successi ottenuti nel 2021 di Sonny ColbrelliLa bici sarà disponibile in edizione limitata, solamente 71 esemplari in venditaL’idea di realizzare la Reacto in 71 esemplari è nata poco dopo il ritiro di SonnyLa Merida Reacto con la livrea dedicata ai successi ottenuti nel 2021 di Sonny ColbrelliLa bici sarà disponibile in edizione limitata, solamente 71 esemplari in vendita
Dedica speciale
Colbrelli è diventato in questi anni ambassador del marchio taiwanese e questo omaggio doveroso arriva con una livrea disegnata dallo stesso “Cobra”. Un disegno realizzato in collaborazione con lo studio di design Jonny Mole, con il quale Colbrelli ha realizzato anche il suo nuovo logo.
Il modello scelto da Merida per omaggiare il campione di Desenzano sul Garda è la Reacto, la bici degli sprinter e degli uomini delle classiche. Il telaio ha un colore di base grigio cangiante. Mentre sul tubo piantone, sulla forcella e sul tubo orizzontale sono impresse le date più importanti del 2021 di Colbrelli: la vittoria del campionato italiano, del campionato europeo e della Parigi-Roubaix.
Sul telaio anche il logo di Sonny Colbrelli disegnato dall’amico e designer Jonny MoleLa grafica della bici è stata curata da Jonny Mole, che ha firmato così il telaioEcco la grafica del campionato europeo, successo ottenuto sulle strade di Trento nel duello contro EvenepoelLa sella è Prologo, come in dotazione al Team Bahrain VictoriousLa bici è equipaggiata con manubrio integrato Vision Metron 5D ACR in carbonioSul telaio anche il logo di Sonny Colbrelli disegnato dall’amico e designer Jonny MoleLa grafica della bici è stata curata da Jonny Mole, che ha firmato così il telaioEcco la grafica del campionatoe europeo, successo ottenuto sulle strade di TrentoLa sella è Prologo, come in dotazione al Team Bahrain VictoriousLa bici è equipaggiata con manubrio integrato Vision Metron 5D ACR in carbonio
I dettagli tecnici
Una versione della Reacto fedele a quella che solca le strade insieme ai corridori del team Bahrain Victorious. Il telaio è il Reacto CF5 IV in carbonio, il quale rende questa bici estremamente leggera e maneggevole. La dimensione massima di copertoni che può ospitare è da 30 millimetri, equipaggiati con freni a disco della dimensione di 160 millimetri.
Il gruppo è lo Shimano Dura Ace con corone anteriori da 52 e 36 denti, il pacco pignoni, a 12 velocità, va dall’11 al 30. Le pedivelle sono di tre misure: 170 millimetri per le taglie XXS e XS, 172,5 millimetri per S ed M e 175 millimetri per la taglia L. Per quanto riguarda le ruote, sono state scelte le Vision Metro 45SL con altezza del cerchio appunto di 45 millimetri e larghezza del canale interno di 18 millimetri. Ruote, ovviamente, Tubeless ready. Il prezzo per la Reacto in edizione limitata è di 12.990 euro.
La Roubaix incombe, oggi tocca alle donne! L’Inferno del Nord ha un fascino tutto suo, fatto di attese, “misteri”, volti infangati, pietre, lotte, velodromo… E tutto questo è accompagnato da un rituale. Nei due giorni precedenti, per esempio, tutte le squadre vanno in avanscoperta dei settori in pavè.
Noi questi rituali che precedono la Parigi-Roubaix, ma anche che li seguono, li abbiamo rivissuti con Sonny Colbrelli. La sua vittoria è ancora viva nelle nostre menti. Negli occhi passano ancora le immagini che lo vedono all’attacco, fino alla volata vincente contro Van der Poel e Vermeersch.
Colbrelli (classe 1990) sereno a pochi istanti dal via della sua prima ed unica Roubaix disputata in carrieraColbrelli (classe 1990) sereno a pochi istanti dal via della sua prima ed unica Roubaix disputata in carriera
Sonny, come hai vissuto l’avvicinamento alla tua Roubaix?
In modo unico direi, pochi la vivono così. Era ottobre, era la penultima corsa della stagione e quindi c’era un clima un po’ diverso dal solito, almeno da quello che mi raccontavano. Io l’ho presa in modo molto easy, scanzonato. Ridevo coi compagni. Ho vissuto quelle ore di vigilia con la massima tranquillità. Non dico che fossi appagato dalla stagione, ma ero già soddisfatto.
Un approccio diverso dunque… Tu sei riuscito a dormire, per esempio?
Sì, sì… e poi si sapeva che avremmo disputato una Roubaix con pioggia e fango come non accadeva da anni. E questo mi piaceva. Da corridore, quando tieni particolarmente ad una corsa e per quanto dici di non pensarci, la testa finisce sempre lì, pensi a come andrà, al risultato… e riposare non è facile. E soprattutto quelli che stanno bene, già al mattino li vedi “sfiniti”, con le gambe molli. Per me invece è stato tutto diverso. Scherzavo con i compagni. Ci siamo presi in giro fino al momento del via. Questa tranquillità credo sia stata la mia arma vincente.
Quando facesti la ricognizione?
Il giovedì e il venerdì. Il giovedì facemmo i primi 150 chilometri, il venerdì gli ultimi 100.
E che impressioni hai avuto dopo quei test?
Pensavo: «Ma che cavolo ci faccio io qua!»
Il bresciano aveva prestato grande attenzione al setup della bici, affidandosi parecchio i consigli dei tecnici, visto che lui era al debuttoIl bresciano aveva prestato grande attenzione al setup della bici, affidandosi parecchio i consigli dei tecnici, visto che lui era al debutto
Ma come! E per fortuna che l’hai anche vinta…
Giuro! Io il pavè non l’avevo mai fatto. Sì, in una tappa del Tour, ma quando inizi a fare più tratti, più ravvicinati e anche più duri come la Foresta di Arenberg o il Carrefour de l’Arbre cambia tutto. Dalla tv non ci si rende conto quanto sia difficile pedalare lì sopra. Ma quella ricognizione è stata importante per me. Non avevo l’esperienza di chi aveva corso la Roubaix già 5-6 volte. E’ stata importante per capire le pressioni delle gomme e per individuare una velocità di crociera.
Velocità di crociera?
Sì, quella velocità che puoi tenere per 4′-5′ o anche di più se il settore è più lungo, una velocità costante. E l’ho capito subito. Quando ho provato l’Arenberg per la prima volta, sono entrato dentro con una velocità come se non ci fosse un domani. A metà settore ero fermo a bordo strada!
E il setup della bici quando lo avete fatto con il tuo meccanico?
Tra giovedì e venerdì, soprattutto. Il mio meccanico era Alan Dumic. Ho fatto due volte la Foresta, una volta con una pressione e una volta con un’altra. E ho deciso dopo il secondo passaggio. Alla fine ho scelto la bici che utilizzavo sempre (la Merida Reacto, ndr), ma con un manubrio tradizionale anziché integrato. Ho alzato appena la posizione delle leve per essere più comodo, poi doppio nastro con gel e basta.
L’esplosione di gioia sul traguardo. Da lì in poi Sonny è “entrato in una lavatrice”, come ha spiegatoL’esplosione di gioia sul traguardo. Da lì in poi Sonny è “entrato in una lavatrice”, come ha spiegato
Ricordi come passasti il sabato?
Con grande tranquillità. Una sgambatina leggera e poi, come ripeto, con grandi risate.
Okay, la corsa sappiamo come andata! E del post gara cosa ci dici?
E’ stato come entrare in una lavatrice! Una bolgia. Ricordo che quella notte non ho dormito. Ero in camera con Mohoric. Sono stato sul letto a cercare di rispondere ai messaggi. Solo su WhatsApp avevo 870 messaggi. Ho risposto a poco più di 400, quasi la metà. Sui social idem. Sonny, Sonny, Sonny… tutti cercavano Sonny. Non dico che non me la sono goduta, ma di certo mi sono ritrovato sballottato a destra e sinistra.
Passando a discorsi più tecnici: per esempio il “protocollo” post gara tra massaggi, alimentazione… come è stato?
E’ saltato tutto. Pensate che il primo massaggio dopo la Roubaix l’ho fatto due giorni dopo la corsa. Alla vigilia del Gran Piemonte, che era l’ultima gara dell’anno. Ricordo che il massaggiatore quando mi toccò le gambe mi disse che le fibre muscolari erano distrutte. Anche perché nei due giorni successivi non toccai la bici. Il mercoledì, alla vigilia del Gran Piemonte, feci giusto un’oretta. La corsa non andò neanche malissimo. Ma quando arrivò il momento della volata, ai 200 metri mi alzai sui pedali e mi sedetti subito. Mi dissi: «No Sonny, lascia fare. Per il tuo bene!».
La sera della vittoria di Roubaix avete festeggiato?
Sì, ma non in modo eccessivo. Restammo in hotel con i compagni, anche perché ci eravamo spostati a Charleroi in un albergo vicino all’aeroporto e in giro non c’era un granché. Dopo la cena, ci facemmo 2-3 birrette e poi tutti a letto.
Sonny Colbrelli è ufficialmente un nuovo “brand ambassador” di Rudy Project. In marchio trevigiano, produttore di occhiali e caschi per il ciclismo, ha recentemente definito con il campione italiano ed europeo 2021 un accordo per i prossimi due anni. Un legame, quello tra Colbrelli e l’azienda della famiglia Barbazza, che deriva da una profonda stima e da una condivisione piena di valori e visioni comuni, come quella di diffondere una vera cultura del reciproco rispetto sulla strada e di promuovere uno stile di vita più sano.
Colbrelli e Rudy Project hanno entrambi a cuore il tema della sicurezza Colbrelli e Rudy Project hanno entrambi a cuore il tema della sicurezza
Attenzione alla sicurezza
Il raggiungimento dell’accordo tra Rudy Project e Sonny Colbrelli, quest’ultimo meraviglioso vincitore della Parigi Roubaix 2021 proprio indossando casco e occhiali Rudy, è stato assolutamente naturale in virtù di un rapporto basato su una storica amicizia. L’esperienza e il “know-how” di Rudy Project saranno adesso a disposizione del campione italiano nel suo nuovo ruolo professionale di “liaison” tra atleti e tecnici all’interno del team Bahrain Victorious, rappresentando così il perfetto ambasciatore dei valori che il brand intende da sempre promuovere.
Come anticipato, l’obiettivo dell’accordo è quello sensibilizzare gli utenti della strada, partendo dai più piccoli, attraverso una collaborazione solida e duratura basata sulla passione comune per il ciclismo. Rudy Project ha da sempre dimostrato massima attenzione alla sicurezza e alla protezione degli atleti, mettendo a disposizione dei ciclisti prodotti tecnologicamente avanzati, come occhiali da sole con lenti fotocromatiche resistenti agli urti, e caschi che hanno sempre dimostrato e certificato una sicurezza indiscussa.
Il brand trevigiano e Colbrelli hanno definito una collaborazione per i prossimi due anniA Trento, nel 2021, Sonny si è laureato campione europeo, battendo in volata EvenepoelIl brand trevigiano e Colbrelli hanno definito una collaborazione per i prossimi due anniA Trento, nel 2021, Sonny si è laureato campione europeo, battendo in volata Evenepoel
Una visione condivisa
«Questo che adesso mi onoro di rappresentare – ha dichiarato Colbrelli – è un brand di grande prestigio, costituito da persone vere che credono nel proprio lavoro e che da sempre dimostrano la massima attenzione per i ciclisti e per la loro sicurezza. Sono davvero orgoglioso di rappresentare Rudy Project come ambassador».
«La partnership tra la nostra azienda e Sonny Colbrelli – ha ribattuto Simone Barbazza, direttore marketing e co-titolare Rudy Project – rappresenta per noi un nuovo passo nella strategia di sviluppo del brand, basata sulla collaborazione con atleti di livello mondiale e sulla continua ricerca di prodotti estremamente performanti e sempre guidati da una visione più sostenibile per il bene di tutti. Iniziare questo percorso con Sonny è un tassello verso una nuova prospettiva, dove i valori anticipano le performance».
Gallery fotografica dal ritiro di Altea del Team Bahrain Victorious. Alcuni uomini sono cambiati. In arrivo Mader e Milan. Cambiamenti nei quadri tecnici
Le Fiandre sono uno dei territori più legati al ciclismo, la serie di corse che si svolgono lassù è innumerevole. Nella prima parte di stagione, spesso i corridori si trovano tutti lì per darsi battaglia. Visti i continui spostamenti c’è una squadra che ha pensato di stabilire nel cuore di questo territorio una base logistica: la Bahrain Victorious. Una villa indipendente dedicata all’intera campagna del Nord, lunga quasi un mese (foto in apertura di Charly Lopez). Un centro logistico e di ritrovo fondamentale, dove seguire i propri ritmi entrando in sintonia con le Fiandre, lontani dagli alberghi e dal caos.
Durante i ritiri nella villa i corridori e lo staff decidono insieme le strategie della corsa (foto Charly Lopez)Sul soppalco ci sono i tre lettini che i massaggiatori utilizzano per i vari trattamenti (foto Charly Lopez)Durante i ritiri nella villa i corridori e lo staff decidono insieme le strategie della corsa (foto Charly Lopez)Sul soppalco ci sono i tre lettini che i massaggiatori utilizzano per i vari trattamenti (foto Charly Lopez)
Una seconda casa
Nella villa, situata nella cittadina di Zwevegem, corridori e staff della Bahrain si ritrovano ogni anno, vivendo come una grande famiglia in questa casa condivisa.
«La squadra – racconta Sonny Colbrelli, che ha potuto viverla prima da corridore ed ora da membro dello staff – l’ha presa nel 2022. Sapevo che Miholjevic era andato in perlustrazione per trovare un posto che fosse vicino a tutte le partenze delle varie corse. Lo cercava in una posizione riservata, ad uso esclusivo della squadra, gli hotel sono comodi ma quando stai praticamente un mese nello stesso posto hai bisogno di un alloggio tutto tuo.
«Ho fatto in tempo a viverla da corridore – continua Colbrelli – l’anno scorso, nel periodo tra Omloop e Kuurne. E’ estremamente produttivo avere a disposizione una villa del genere, in hotel devi stare da solo in stanza o al massimo con un compagno. Questa casa ti dà la possibilità di socializzare, è una villa enorme dove corridori e staff stanno insieme. E’ il giusto rifugio per amalgamare il gruppo».
I momenti insieme vengono utilizzati per creare un gruppo solido ed unito (foto Charly Lopez)I momenti insieme vengono utilizzati per creare un gruppo solido ed unito (foto Charly Lopez)
Tutti insieme
Passare un mese lontano dalle proprie famiglie fa parte dell’essere un corridore, ma, non per questo, non va considerato il lato umano. I rapporti personali servono per creare il giusto ambiente nel quale trovare la migliore condizione fisica e mentale. Le migliori prestazioni partono proprio dalla grande serenità interna dell’atleta stesso.
«E’ bello – racconta ancora il vincitore della Roubaix – perché la sera capita spesso di ritrovarsi tutti insieme sul divano, che è enorme, e guardare i finali delle varie corse. Sia quelle da fare, che di quelle appena concluse. Quando eravamo in hotel lo potevi fare autonomamente, ma non sempre avevi voglia. Tutti insieme è più divertente, magari ci scappa la battuta o lo spunto interessante. Sono presenti otto camere ed ognuna ha la propria doccia ed il bagno privato. Sono convinto che altre squadre ci copieranno in futuro. Per gli allenamenti è un vero toccasana, si ha la possibilità tutti i giorni di allenarsi sulle strade delle corse che man mano si vanno a fare».
Questa villa è il centro logistico della Bahrain Victorious durante la campagna del Nord (foto Charly Lopez)I momenti vengono gestiti dalla squadra, a seconda dei momenti e delle esigenze (foto Charly Lopez)Questa villa è il centro logistico della Bahrain Victorious durante la campagna del Nord (foto Charly Lopez)I momenti vengono gestiti dalla squadra, a seconda dei momenti e delle esigenze (foto Charly Lopez)
Lavorare meglio
Come anticipato da Colbrelli questa villa è un grande vantaggio anche per lo staff, il quale al posto di lavorare in condizioni estreme può concedersi più tempo. Pierluigi Marchioro, massaggiatore della Bahrain, nel 2022, ha seguito da qui i corridori.
«E’ davvero una bella casa – ci dice – tutti riusciamo a lavorare con molta più calma dopo una gara o un allenamento. I tempi ce li gestiamo in autonomia, magari i massaggi si possono fare tranquillamente dopo cena, nessuno ci corre dietro. Durante la campagna del Nord della scorsa stagione eravamo presenti in quattro massaggiatori, il cuoco, il fisioterapista ed i meccanici. Ognuno di noi aveva lo spazio per lavorare in serenità: al piano terra, nella stanza dove alloggiavo, mettevo il lettino per i massaggi. L’osteopata lavorava in corridoio, mentre nel soppalco stavano gli altri tre massaggiatori. I meccanici, poi, sono coloro che “ringraziano” maggiormente perché quando si dorme in hotel lavorano all’aperto, ed in Belgio piove spesso. In questa villa, invece, hanno la possibilità di mettersi al coperto e, grazie al maggior spazio logistico, possono portare molti più pezzi di ricambio. Oltre alle due solite bici si porta qualche telaio in più, in caso di problemi o eventuali cadute senza considerare tutte i vari componenti più piccoli».
«Parte dello staff alloggia comunque in hotel – riprende Marchioro – nella villa dormono i corridori, un massaggiatore, il cuoco ed il dottore. Io sono un po’ all’antica e mi piace rimanere a contatto con i ragazzi, posso sempre dare una mano o fare qualche cura extra in caso di necessità. Se il cuoco ha bisogno di qualcosa dal camion cucina posso andare io a prenderlo, oppure vado a fare la spesa. Insomma, il nostro “rifugio” è davvero super funzionale».
CAMPAGNOLA – Le immagini scorrono sul maxi schermo del salone delle cerimonie del bocciodromo di Campagnola Emilia. Sono quelle finali della Roubaix 2021. Sonny Colbrelli è sul palco a ricevere il premio “Bici al chiodo” e riguarda la sua impresa. Un pittore gli regala un dipinto a mano che lo immortala mentre sta per alzare al cielo la sua Merida Reacto prima di lasciarsi andare a quell’urlo liberatorio dopo il traguardo che emoziona ancora.
Il riconoscimento ricevuto nella bassa reggiana è forzato, perché lo stesso ritiro di Colbrelli è stato forzato. Sua moglie Adelina ci dice però che adesso Sonny è meno a casa di quando correva. Alla fine lei ci è abituata. E’ felice perché sa che gli impegni che ora ha suo marito lo aiutano a non pensare al passato. Intanto lui si presta per chiacchiere, autografi e foto ammirando le sue ex maglie di Zalf, Bardiani e Bahrain Victorious. Ci prendiamo quindi da parte in un angolo Sonny e gli chiediamo come sta vivendo la sua nuova carriera.
Il nuovo ruolo di Sonny. In ammiraglia per dare un punto di vista in più ai suoi ex compagniIl nuovo ruolo di Sonny. In ammiraglia per dare un punto di vista in più ai suoi ex compagni
Stai metabolizzando questa “bici al chiodo”?
No, è ancora difficile. Ho fatto due raduni a Calpe con la squadra e fa sempre male vedere i miei ex compagni in bici, mentre tu sei in ammiraglia. Oppure come adesso che sono ripartite le gare. Vedo le volate e chiudo gli occhi per risentire un po’ di adrenalina. Devo riuscirci pian piano e credo tuttavia che ci stia riuscendo.
Che effetto ti ha fatto essere in giro con la tua squadra non più da corridore?
E’ stranissimo. Prima arrivavo in ritiro sapendo che avrei preparato la stagione. Controllavo la nuova bici, il nuovo vestiario. Appendevo la maglia all’armadio della camera per il giorno dopo. E ne parlavo col mio compagno di stanza che solitamente era o Caruso o Mohoric. Ora invece sono in camera da solo, situazione che mi è capitata molto raramente in carriera. Adesso mi sveglio sapendo di salire in ammiraglia e sapendo che non farò più sei ore in bici. Un po’ di malinconia viene, ma poi passa.
Colbrelli sarà in corsa alle regionali politiche della LombardiaColbrelli sarà in corsa alle regionali politiche della Lombardia
Quando correvi ti era mai successo di pensare al tuo post carriera?
Alcune volte sì, perché un corridore bene o male sa che non durerà per sempre. Però negli ultimi anni quando andavo forte, specie nel 2021, pensavo solo a migliorare sempre di più. E quindi il fine carriera lo rimandi per forza di cose.
In cosa pensi di essere forte nel ruolo che hai adesso?
Penso di esserlo di testa o quanto meno nel senso tattico. Penso di poter dare buoni consigli o buon supporto ai ragazzi. Dopo un anno a guardare le corse in televisione o da fuori, ora vedo le cose in un’altra maniera. Rispetto a quando ero in gruppo, adesso vedo come si muove una squadra o determinati corridori.
L’urlo di Sonny. Il dipinto ricevuto da Colbrelli a Campagnola EmiliaL’urlo di Sonny. Il dipinto ricevuto da Colbrelli a Campagnola Emilia
Dal dietro le quinte, ci sono degli aspetti che prima non notavi?
Sapevo già prima del grande lavoro che faceva il nostro personale, ma forse non me ne rendevo conto totalmente. Adesso però essendo molto più insieme a loro, faccio caso a tanti altri dettagli. Vedo come lavorano i meccanici, i preparatori, i diesse. Vedo come preparano i corridori al cento per cento. Una volta di più bisogna fare i complimenti a queste persone.
Sonny Colbrelli ha pensato che potrebbe dover bacchettare i suoi ex compagni?
Fino a ieri ero con loro in camera ed oggi prendere in mano la radio per dargli degli ordini mi fa sentire a disagio. E’ un altro aspetto che mi fa strano. Infatti per questo al momento non ho intenzione di diventare diesse. Ci voglio provare, ma bisogna essere pronti, preparati e consapevoli. Ad oggi io non lo sono, ci vuole del tempo. Lo vedrò dopo che sarò stato alle prossime gare.
Colbrelli e Belletti premiati a Campagnola Emilia. Assieme alla Bardiani nel biennio 2010/11 quando Sonny era stagistaColbrelli e Belletti premiati a Campagnola Emilia. Assieme alla Bardiani nel biennio 2010/11 quando Sonny era stagista
Sarai impegnato anche a livello politico. Questa nuova avventura a quale gara può essere paragonata?
Sarà una corsa durissima. Ho già visto gli altri candidati che hanno già iniziato la loro campagna elettorale. Io invece non ho fatto ancora nulla, anche se manca poco e dovrò cominciare. Parliamoci chiaro, io con la politica c’entro poco. Certo, devo studiare ed ascoltare le persone, ma come ho sempre detto, voglio solo portare lo sport nel mio programma. O meglio, la sicurezza per la nostra categoria. Non si può morire in bicicletta.
Che cosa intendi?
L’Italia è il primo Paese al mondo per questo tipo di morti e dobbiamo invertire la tendenza. Voglio parlare ai giovani perché sono loro il nostro futuro. Sono loro che guideranno un’auto. Cambiare la mentalità della gente è molto difficile, più di vincere una Roubaix. Penso e spero di poter portare un buon segnale.
Prologo lancia i nuovi guanti Kylma, antivento e resistenti all’acqua, progettati per pedalare nelle fredde giornate invernali. Testati dalle migliori squadre professionistiche, sono l’accessorio in grado di fermare le intemperie nei mesi più rigidi. Massima aderenza e comfort saranno al fianco del ciclista che sceglie i Kylma per un controllo del mezzo preciso e sicuro su strada e offroad. Un altro loro pregio lo troviamo sul dorso del guanto. La parte più esposta è infatti realizzata in “Thermal Textile”, un tessuto composto da tre diversi strati ultrasottili sovrapposti, già utilizzato con ottimi risultati nello sci di fondo e nel biathlon.
Sonny Colbrelli è tra gli atleti che hanno contribuito a sviluppare questi guanti e non soloIl controllo è ideale grazie allo spessore sottile del tessuto Sonny Colbrelli è tra gli atleti che hanno contribuito a sviluppare questi guanti e non soloIl controllo è ideale grazie allo spessore sottile del tessuto
Sviluppati dai pro’
Progettati per le corse e gli allenamenti, i guanti Kylma sono stati perfezionati, come tutti i guanti Prologo, grazie ai preziosi feedback degli atleti dei team World Tour. Tra questi Matej Mohoric (Bahrain Victorious) e Biniam Girmay(Intermarché-Wanty-Gobert) e dai team off-road che li utilizzano con successo in gara. Una delle mission dell’azienda è infatti “Prologo è sviluppato con gli atleti e perfetto per te”.
Queste le parole di Sonny Colbrelli, uno dei primi campioni ad aver contribuito negli anni allo sviluppo dei guanti Prologo: «Appena indossati i nuovi Kylma, ne ho apprezzato il comfort e l’aderenza con il palmo della mano. Nonostante la leggerezza dei materiali, riescono a garantire un’ottima protezione dal freddo anche nelle discese con temperature vicine a zero gradi».
La parte più esposta è realizzata in “Thermal Textile”Il tessuto in pelle sintetica sul palmo permette un feeling ideale con il manubrio e i comandiLa parte più esposta è realizzata in “Thermal Textile”Il tessuto in pelle sintetica sul palmo permette un feeling ideale con il manubrio e i comandi
Caratteristiche top
L’obiettivo di Prologo è stato realizzare dei guanti invernali in grado di proteggere da vento e pioggia, ma più sottili rispetto ai guanti tradizionali spessi e imbottiti. Il layer esterno antivento e water-resistant, crea un primo scudo isolante e protettivo contro l’aria fredda e l’acqua. Lo strato termico intermedio protegge dal freddo esterno e trattiene il calore interno, consentendo di fronteggiare anche temperature prossime allo zero. L’ultimo strato interno a contatto con la mano è foderato in pile per permettere alla pelle di traspirare e assorbire il sudore.
Il palmo del guanto è stato invece pensato per garantire la massima sensibilità di guida anche nelle condizioni più difficili. Il tessuto in pelle sintetica antiscivolo, con l’aggiunta di inserti in gomma al centro del palmo, permette di avere la massima aderenza e una presa sempre salda sul manubrio e sui comandi anche quando sono bagnati. I polsini elasticizzati hanno un’altezza media ideale per sovrapporsi alle maniche della giacca e coprire bene i polsi, senza però risultare troppo ingombranti e limitare i movimenti. Infine, per semplificare la calzata anche con uno dei due guanti già indossato, è stata aggiunta una comoda linguetta in tessuto resistente che permette una facile presa. Il prezzo consultabile sul sito e presso i rivenditori autorizzati dei guanti Kylma è di 49 euro.
Con Paolo Artuso raccontando ciò che l'allenatore della Bahrain Victorious ha capito di Colbrelli in 5 anni che lo allena. Da quando arrivò dalla Bardiani
Adesso che piano piano Colbrelli inizia a farsene una ragione, proprio adesso si comprende quanto sia stato psicologicamente enorme quello che gli è capitato. Nel giorno di quella famosa conferenza stampa di metà novembre, Sonny rese merito pubblicamente alla sua mental coach.
«Mi ha fatto capire quanto valgo – disse il bresciano, in apertura nella foto Bahrain Victorious – e che sono più forte di quanto pensassi. Ho capito che posso fare cose importanti anche non essendo più un corridore. Ora la vedo così, magari domani mi chiudo nei miei silenzi. Non è facile».
Paola Pagani è mental coach con formazione nell’ambito del coaching (foto Facebook)Pagani e Colbrelli a maggio del 2022: c’era ancora la speranza di tornare (foto Facebook)Paola Pagani è mental coach con formazione nell’ambito del coaching (foto Facebook)Pagani e Colbrelli a maggio del 2022: c’era ancora la speranza di tornare (foto Facebook)
Il tramite di Pozzato
Paola Pagani è di Como, ma vive a Bergamo. Conobbe Colbrelli nel 2019 per l’intuizione di Pozzato, che con lei aveva collaborato attorno al 2013, in uno dei momenti più faticosi della sua carriera. Fu Pippo a intuire che Sonny fosse pronto per il salto di qualità e avesse solo bisogno di sgombrarsi la testa. E così andò. Le vittorie del tricolore, del campionato europeo e della Roubaix del 2021 facevano pensare che il lavoro stesse dando ottimi frutti e che la carriera sarebbe stata un continuo crescendo, invece di colpo all’inizio del 2022, tutto si fermò. Il cuore e la sua strada.
«E’ durissima – spiega la mental coach – per un ciclista come Sonny, come per chiunque arrivi veramente ai vertici della propria carriera, precipitare bruscamentea terra, per qualcosa che non dipende assolutamente da lui. Sonny ha dovuto ovviamente mettere la testa su tutto quello che può ancora fare, grazie al fatto che è riuscito a farcela. Ma sopravvivere all’inizio è stato veramente difficile. Stavamo programmando il 2022 e doveva essere una stagione coi fiocchi. Voleva riconfermarsi per dimostrare che effettivamente il 2021 non era stato un caso».
Il 2022 era iniziato per Colbrelli nel migliore dei modi, con il secondo posto alla Omloop Het NieuwsbladIl 2022 era iniziato per Colbrelli nel migliore dei modi, con il secondo posto alla Omloop Het Nieuwsblad
Stamattina abbiamo intervistato un corridore di 32 anni (Villella, ndr), rimasto senza squadra, ed è lì che spacca in quattro il capello per capire chi abbia sbagliato e perché.
Qui però è un po’ diverso. Il ragazzo che a 32 anni smette di andare in bici perché non ha una squadra, può fare una sorta di analisi su se stesso, per capire quello che è stato fatto e quello che non ha funzionato. Oppure può indagare sulla mentalità che ha avuto e che gli ha impedito di arrivare ai risultati. Per Sonny è diverso, perché lui stava facendo tutto bene e una squadra ce l’aveva. Si è trattato di affrontare qualcosa su cui non aveva nessun tipo di controllo. Il ragazzo che smette a 32 anni forse qualche responsabilità la può avere. Magari poteva fare qualche gara impegnandosi di più. Oppure, se si è impegnato, poteva iniziare a lavorare sulla sua mentalità, per essere un campione che sfruttasse i suoi talenti molto più di quanto li ha sfruttati lui.
Invece Sonny?
Sonny non ha avuto nessun problema per le sue abilità e questo rende tutto meno gestibile. Nel senso che non hai nulla su cui ragionare. E’ passato dal correre normalmente al rischio di morire. Mi ricordo benissimo la gara in Spagna. Facevo il tifo alla televisione. L’ho incitato, dopodiché mi sono allontanata e dopo mezz’ora mi son trovata con messaggi che arrivavano dappertutto su cosa gli fosse successo…
Come si fronteggia l’imprevisto?
Non c’è nessun tipo di controllo su certe cose che spesso ci possono succedere. Perciò dobbiamo essere abbastanza forti da riuscire a rialzarci e a reinventarci una strada diversa dalla precedente. Per continuare ad essere le persone spettacolari che comunque restiamo, perché Sonny era spettacolare come ciclista e può essere spettacolare giù dalla bicicletta. E’ difficile. Quando sei abituato a essere un campione e la tua vita ruota intorno alla bici, è difficile mollare tutto.
Prima tappa del Catalunya a Sant Feliu de Guíxols: Colbrelli secondo dietro Matthews, poi il maloreOttimo l’intervento dell’ambulanza: Colbrelli è stato rianimato e portato in ospedaleConferenza stampa di novembre: la resa (dignitosissima) di Sonny Prima tappa del Catalunya a Sant Feliu de Guíxols: Colbrelli secondo dietro Matthews, poi il maloreOttimo l’intervento dell’ambulanza: Colbrelli è stato rianimato e portato in ospedaleConferenza stampa di novembre: la resa (dignitosissima) di Sonny
Tanto che per un po’ ha pensato di tornare…
Sonny ha smesso di pensare di poter tornare a correre quando ormai era chiaro che non gli avrebbero dato il nullaosta. Per correre hai bisogno dell’idoneità. Eriksen gioca a calcio, fa goal e vince partite, però si muove su un campo molto più ristretto rispetto ai ciclisti. Quindi è anche comprensibile che l’UCI non acconsenta.
Come si passa dal preparare le grandi classiche ad allenarsi per sopravvere?
Si tratta di gestire la mente di un atleta che si prepara per vincere e dall’altra parte di un uomo che si deve rialzare. Per me è sempre una gara, ma più difficile: diversa. E’ una competizione sconosciuta, nel senso che una persona abituata a fare gare, sa com’è la gara. Sa quali sono le emozioni collegate alla gara, sa cosa significa vincere e sa cosa significa perdere. Quando invece ti trovi ad affrontare qualcosa totalmente sconosciuto, diventa tutto più difficile. Però essendo una competizione, dicevo sempre a Sonny che questa era la più importante della vita. Si trattava di rialzarsi e tornare in sella su un altro tipo di bicicletta.
Si lavora molto sulle motivazioni?
C’è l’aspetto motivazionale, ma soprattutto un aspetto molto personale per capire che la persona ha un valore e un talento legati non soltanto alla bravura come corridore, ma alla persona. E quei talenti si possono usare in un altro modo, in altri campi.
E’ stato Pozzato, qui a sinistra, a consigliare a Colbrelli di farsi seguire da Paola PaganiE’ stato Pozzato, qui a sinistra, a consigliare a Colbrelli di farsi seguire da Paola Pagani
Sono dinamiche di vita che accadono spesso?
E’ una casistica molto diffusa. Dico a tutte le persone con cui lavoro che “la vita succede per noi”. E quindi in ogni caso, che vada bene o che vada male, comunque succede per noi. Se va bene, celebriamo e stappiamo lo champagne. Se invece non va come vogliamo, dobbiamo trovare cosa c’è di buono in quello che è successo.
E come si fa?
La domanda che faccio sempre è se quello che di negativo ti è successo non sia in realtà la cosa migliore che ti potesse capitare, quello di cui avevi proprio bisogno. E’ ovvio che quando lo dici a qualcuno che era in vetta e improvvisamente si trova ai piedi della montagna, senza neanche capire come abbia fatto a scivolare giù, non sono domande facili da accettare. Però quando ti fermi un attimo e inizi a pensare e a riprenderti, inizi a vedere le cose in una prospettiva diversa. E allora puoi anche rialzarti e reinventarti in modi anche migliori rispetto a quanto immaginavi. Perché noi non sappiamo effettivamente cosa ci può riservare la vita, però l’importante è usare quello che la vita ci dà per creare la vita che vogliamo.
A un certo punto Sonny ha cominciato a dire che sarebbe potuta andargli molto peggio…
Certo, assolutamente. L’ho fatto sempre riflettere sul fatto che comunque lui è stato preso per i capelli, perché ci sono state tante circostanze che hanno giocato a suo favore. A quest’ora poteva anche non esserci più. E’ stato salvato, ha una famiglia splendida e comunque quello che gli è successo è capitato all’apice della sua carriera. C’è tanta gente che ancora lo cerca, tanta gente ancora che lo apprezza. Quindi è anche uno dei momenti migliori per potersi reinventare. Non è come quando cadi e sei già nell’oblio, allora certo è più difficile. Ma il suo cammino è ancora lungo e ha le gambe per farlo.
Ecco la prima immagine, tratta da Instagram, pubblicata da Sonny il 5 aprile dopo il malore spagnoloEcco la prima immagine, tratta da Instagram, pubblicata da Sonny il 5 aprile dopo il malore spagnolo
E’ stato faticoso riprendersi?
E’ stato molto faticoso. Caspita, mettiamoci nei suoi panni. Dal pomeriggio alla sera ti si cambia completamente la vita. Hai 32 anni. Sei giovanissimo. Pensi di aver davanti ancora 3-4-5 anni per poter fare ai massimi livelli la professione che ami e che adori. E improvvisamente tutto ti cambia per qualcosa che non capisci. Però è stato bravissimo, assolutamente.
Sonny Colbrelli diventa campione italiano e realizza uno dei suoi sogni di corridore. Attacca e batte Masnada in volata. E ora porterà il tricolore al Tour
«Credo che Sonny – racconta Mazzanti – vorrebbe soprattutto svegliarsi da questo incubo. Sono convinto che da un certo punto in avanti si aspettasse di dover smettere, ma abbia aspettato sino in fondo per esserne certo e ufficializzarlo. E’ stata l’unica volta che non gli ho dato consigli. Mi sono limitato a dirgli che per me contava più il Colbrelli uomo del corridore. Lui ha ascoltato, ma prima di dire la parola fine ha voluto riflettere bene».
Pomeriggio di quasi inverno, dieci giorni spaccati dopo l’annuncio di Milano, ma sembra una vita. E’ tutto ancora da digerire bene, ma intanto con Luca Mazzanti facciamo un viaggio nel mondo di SonnyColbrelli, per leggerne la storia attraverso gli occhi di chi l’ha sempre rappresentato come atleta.
Nel 2010 Colbrelli vince a Sona e poi va in stage con la Colnago-CSF, dove passerà dal 1° agosto 2011Nel 2010 Colbrelli vince a Sona e poi va in stage con la Colnago-CSF, dove passerà dal 1° agosto 2011
Colbrelli fu il suo primo assistito. “Mazza” ci pensa e ricorda quando, ancora corridore, nel 2007 fondò con due soci GL Promotion, l’agenzia di procura per atleti, in cui ancora lavora. Il bolognese, che vive da un po’ a Milano, non immaginava che avrebbe corso ancora per sei stagioni. Ma approfittando del fatto che all’epoca era ancora alla Ceramica Panaria di Reverberi, gli parlò del bresciano che all’epoca era ancora uno junior. Il primo contratto da professionista di Colbrelli porta la data del 2013 e prese forma così, dopo le tre stagioni alla Zalf Fior. Nel frattempo Mazzanti smise di correre e la coppia iniziò a lavorare insieme.
Quattro anni con Reverberi prima di spiccare il volo…
Sonny ha sempre avuto mercato, ma credo che il primo salto di qualità lo fece nel 2014 (in apertura i due sono insieme al Giro di quell’anno, ndr). Mi permisi di consigliarlo tecnicamente, perché mi ero accorto che il peso era un problema. Dimagrì un po’ e cominciarono ad arrivare le vittorie. L’anno dopo invece non andò un granché. Questa cosa del peso diventò un eccesso, ne perse troppo ed ebbe anche una mononucleosi. Anno storto, ma nel 2016 era nuovamente a posto e cominciò a vincere. E a quel punto si fece il salto nel WorldTour con il Team Bahrain-Merida appena nato.
Nel 2016 vince la Tre Valli. E’ più esile e meno strutturato fisicamente: l’anno dopo Sonny firma con il BahrainNel 2016 vince la Tre Valli. E’ più esile e meno strutturato fisicamente: l’anno dopo Sonny firma con il Bahrain
E da lì non se ne è più andato.
Sonny ha corso soltanto in due squadre, perché se si trovava bene e il team era soddisfatto, non aveva necessità di cambiare. Le proposte non gli sono mai mancate, ma con il Bahrain ha sposato un progetto, ci ha creduto ed è rimasto.
Quale progetto?
Vedendo il livello che aveva raggiunto, cercammo una squadra in cui potesse continuare a correre da leader nelle sue corse, come aveva imparato nella professional di Reverberi. La squadra chiaramente era incentrata su Nibali, ma nelle classiche a Sonny fu permesso di correre da punta. Ha continuato nel suo percorso di crescita, non come succede oggi, che i nostri vanno fuori con incarichi che non ci piacciono per niente. Ci ha messo un po’ per consacrarsi e capire come poteva fare, ma è arrivato.
Giro delle Fiandre 2017, Colbrelli è appena arrivato nel WorldTour, ma corre da leaderGiro delle Fiandre 2017, Colbrelli è appena arrivato nel WorldTour, ma corre da leader
Quando c’è stato secondo te il vero salto di qualità?
Ho sempre avuto la certezza che sarebbe arrivato. Aveva vinto la Coppa d’Oro, aveva vinto da junior e da U23. Non tutti hanno gli stessi tempi e forse neanche lui credeva tanto nelle sue possibilità. E quando nel 2020 sembrava che la sua carriera fosse avviata a restare nel mezzo, ha iniziato a farsi seguire da Paola Pagani, la sua mental coach. Lei un po’ l’ha motivato, un po’ gli ha insegnato a raggiungere gli obiettivi. Sta di fatto che il 2021 è stato l’anno che tutti ricordiamo.
Cosa ricordi di quel 21 marzo?
Ero a casa e avevo il televisore rotto. Per questo ho guardato l’arrivo nello smartphone e dopo la volata l’ho messo in tasca e sono uscito per andare al centro commerciale. Solo che mentre andavo, sono cominciati i messaggi e le chiamate per sapere come stesse Sonny. Ho preso il telefono per capire qualcosa. Ho chiamato Miholjevic, che però non era in Spagna. Poi Pellizotti, che era lì. Sul momento, grande paura. Appena è stato possibile, sono andato in Spagna con la moglie Adelina e il padre, ma quando siamo arrivati, sapevamo già che stava bene. A quel punto si pensava già che potesse tornare a correre. Invece era appena iniziato un anno difficile, una cosa così non la voleva nessuno. Ma devo dire che ha avuto una reazione che stupisce anche me.
Il 2021 è l’anno magico: arrivano il tricolore, gli europei e la Roubaix, che mancava in Italia dal 1999 di TafiIl 2021 è l’anno magico: arrivano il tricolore, gli europei e la Roubaix, che mancava in Italia dal 1999 di Tafi
Facciamo un passo indietro: come era uscito dal 2021?
Chi lo conosce sa che è sempre stato professionale. Per cui, esaurite le feste e le premiazioni, ha cominciato la stagione. Sfortuna ha voluto che ha preso l’influenza e alla fine non ha fatto un grande inverno. Eppure alla Het Nieuwsblad arrivò secondo dietro Van Aert e quel giorno ci fece capire che, pur non essendo al top, stava davanti con quei corridori. Ecco perché il rimpianto è grande. In Sonny vedevo la mentalità e la sicurezza dei grandi. Saltò la Sanremo e andò al Catalunya proprio per salvare le altre classiche…
Tornato dall’ospedale in Spagna, è sparito…
C’era un po’ il colpo da assorbire e un po’ la privacy. Tutti volevano sapere cose che non sapeva neanche lui. L’obiettivo era tornare a correre. Ha fatto tutti gli accertamenti e tutti i percorsi. E’ stato fatto quel che si doveva, ma alla fine la decisione spettava a lui. Sono stati giorni più o meno belli, ma con l’aiuto dei tifosi, della famiglia e della squadra che gli ha dato la stranquillità economica, è riuscito a ragionare con calma.
A Colbrelli è stato assegnato il ruolo di ambassador per la sua squadra: starà a lui definire l’ambito esattoA Colbrelli è stato assegnato il ruolo di ambassador per la sua squadra: starà a lui definire l’ambito esatto
Come lo vedi in questo nuovo ruolo?
Ci sarà da capire. E’ un incarico molto ampio, da ambassador e supporto tecnico. C’è da vedere cosa farà, perché la ferita è molto fresca, c’è da capire come ragiona e quale sarà il suo stato d’animo. Sono convinto che la squadra non farà nulla che lo metta in difficoltà. Può anche darsi che ragionando serenamente, trovi subito il ruolo che gli piace, la veste in cui si troverà meglio. Ma dire che se ne sia fatta una ragione forse è un azzardo. Non credo che certe cose si possano metabolizzare tanto in fretta.
Colbrelli sognava di correre le Olimpiadi di Parigi e sarebbe stato un bel lusso. Con lui parliamo dei ciclismo italiano. Del buono e quel che cambierebbe
Negli occhi e nel cuore abbiamo ancora le immagini di Sonny Colbrelli che annuncia il suo ritiro dal ciclismo. Uno di quei momenti che allo stesso tempo è amaro e dolce, come uno schiaffo dato da una persona amata. Al fianco di Colbrelli, nella gremita sala FSA, c’era anche Jonny Moletta, in arte “Jonny Mole”. Il designer veneto è stato chiamato in causa durante la conferenza stampa per presentare il nuovo marchio del “cobra”. Si tratta di un nuovo inizio per entrambi, che di strada nel mondo del ciclismo ne hanno fatta molta, anche se non nella stessa maniera.
«La mia passione per il design – racconta Moletta – nasce implicitamente dall’amore per il ciclismo. Quando correvo da ragazzino, avevo la passione di personalizzare il mio mezzo, domenica dopo domenica. In questo modo tra passione e voglia di lasciare il segno, ho iniziato a farlo diventare un lavoro».
Il logo Colbrelli, realizzato da Jonny Mole in bianco e bianco su fondo neroIl logo Colbrelli, realizzato da Jonny Mole in bianco e bianco su fondo nero
L’incontro con Sonny
Sonny Colbrelli e Jonny Moletta si sono incontrati tanto tempo fa, quando la carriera del “cobra” era all’inizio, mentre Jonny si stava affermando come designer.
«Era il 2012 e Sonny (Colbrelli, ndr) – racconta – era da poco diventato professionista. Stavamo allestendo una squadra per la 24 ore di Feltre, nel regolamento c’era una clausola che permetteva di partecipare anche ai corridori professionisti. Ai tempi Colbrelli era appena passato in Bardiani e io sentii Mirko Rossato, che mi consigliò di portare proprio lui. Mi ricordo subito la sua grande caparbietà, era instancabile e super disponibile. In poco tempo è nato subito un bel rapporto di amicizia e stima reciproca. Dopo ogni gara gli ho sempre scritto e lui non ha mai mancato di rispondere ai miei messaggi. La sua evoluzione è stata incredibile, direi fenomenale, e l’apice nemmeno a dirlo lo ha raggiunto nel 2021 all’europeo di Trento. Sulla salita finale ha resistito a Evenepoel in maniera incredibile mostrando la vera grinta del cobra».
La vittoria più bella di Colbrelli, secondo il suo amico Moletta, è stata l’europeo di Trento. Il vero morso del cobraLa vittoria più bella di Colbrelli, secondo Jonny Mole, è stata l’europeo di Trento. Il vero morso del cobra
10 anni “a tutta”
Viene da chiedersi come abbia vissuto Jonny quell’addio, come detto anche da lui, vissuto dietro le quinte. Il designer veneto ha vissuto la conferenza stampa da dietro le quinte, come ha ammesso lui stesso. Quando è stato chiamato a presentare il nuovo logo di Sonny Colbrelli lo ha fatto in modo sbrigativo. Ma nel momento in cui ci si accorge della profondità del pensiero e delle qualità lavorative è giusto lasciare spazio.
«Ho accompagnato Colbrelli da inizio carriera fino a questa svolta (dice ripescando nel ricordo di quel tardo pomeriggio, ndr). In Sonny ho visto tanta maturità, una cosa rara da trovare nei ciclisti che si trovano a smettere così all’improvviso. Il mio grande rapporto con FSA e con Colbrelli mi ha permesso di dare il mio contributo a questa storia che merita di essere raccontata, in tutti i modi».
“Jonny Mole” ha disegnato il nuovo logo di Colbrelli: aggressivo, tenace e di stile, proprio come Sonny “Jonny Mole” ha disegnato il nuovo logo di Colbrelli: aggressivo, tenace e di stile, proprio come Sonny
La nuova firma
Sonny Colbrelli, insieme ad una nuova pagina della sua vita, si appresta a lasciare una nuova firma nel mondo. E se è vero che pedalare non sarà più il suo lavoro, il “cobra” ha avuto la capacità di reinventarsi. E’ toccato allora a “Jonny Mole” il compito di trovare un nuovo modo per permettere a Colbrelli di lasciare il segno.
«Sonny – riprende a raccontare Moletta, come guidato ciecamente dai ricordi – aveva bisogno di rimettere in ordine la propria immagine. Per prima cosa, nel nuovo marchio, non c’è più la sigla “SC” ma il nome è per intero. Per renderlo ancora più personale, senza limitarsi ad un codice. Questo nasce anche dal fatto che Colbrelli firmerà le 71 bici limited edition di Merida e probabilmente nasceranno anche altri prodotti. E’ un logo più da “imprenditore” che però non perde le caratteristiche principali di Sonny. Il cobra rimane un simbolo forte ed anche il modo nel quale è disegnato testimonia questa caratteristica».
Sonny con la bici Merida con la quale ha vinto la Roubaix, l’ultima vittoria in maglia Bahrain VictoriousSonny con la bici Merida con la quale ha vinto la Roubaix, l’ultima vittoria in maglia Bahrain Victorious
Stessa forza ed aggressività
«Il cobra disegnato nella grafica – conclude – non perde le caratteristiche di quello precedente: bocca spalancata a mostrare i denti aguzzi pronti a mordere. Anche l’occhio ha intrinseca una grande aggressività, la “corona” sul collo, spalancata come se l’attacco del rettile fosse imminente va di pari passo. L’idea era quella di ricordare quello che è stato da corridore, forte, pungente e di grande stile. Graficamente il lavoro di aggregazione che abbiamo fatto, porta il nome di Colbrelli su due linee ben distinte. Il nome, inoltre, è inclinato, per dare un senso di dinamicità e di velocità.
«I caratteri sembrano aggraziati, ma anche questi, se guardati bene, sono “pungenti”. Si tratta di un modo di celebrare quello che Colbrelli ha fatto nel ciclismo, ricordando che le sue qualità non mancheranno anche una volta iniziata questa nuova vita».
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