COMANO TERME – Nonostante il percorso tricolore abbia poco da spartire con quello nervoso dei prossimi mondiali, alcuni uomini che si sono distinti potrebbero far parte a buon diritto del club azzurro. Qualcuno più, qualcuno forse meno. Daniele Bennati li ha seguiti dal punto di vista privilegiato di una moto: quella guidata da Marco Velo. I due cittì dei pro’ – quello della crono e quello della strada – non si sono persi un colpo di pedale.
«Quello del mondiale– dice subito Bennati – è un percorso che tecnicamente non ha niente a che vedere con questo, perché comunque ha strappi più brevi. Per far bene nel campionato italiano servivano più doti da passista scalatore, tuttavia corridori come Trentin, Baroncini e lo stesso Sbaragli sanno anche essere esplosivi, per cui magari starebbero bene anche sulle strade di Glasgow».
Baroncini poteva vincere il tricolore: quando la sfortuna finirà, secondo Bennati sarà un riferimento nelle classicheBaroncini poteva vincere il tricolore: quando la sfortuna finirà, Filo tornerà a dettare legge
Allora andiamo per nomi. Cosa dire di Baroncini?
Mi è piaciuto, perché quando ha deciso di prendere in mano la corsa, ha provato in tutte le maniere a rientrare. A mio avviso, è stato il più attivo e anche quello che ha creduto più di tutti di poter recuperare. L’ho sempre seguito con interesse, nell’ultimo anno e mezzo si è rotto tre volte il radio, quindi ha avuto veramente tanta sfortuna. Però si è sempre rialzato dai momenti difficili e questa è una cosa molto importante. Non lo dico solo io, ma Baroncini è un corridore che per il futuro sarà importantissimo soprattutto per le classiche di un giorno.
Trentin si è gestito con esperienza, ha pagato sull’ultima salita, ma per Bennati ha un’ottima condizioneTrentin si è gestito con esperienza, ha pagato sull’ultima salita con la solidità che conosciamo
Prima del via hai parlato con Trentin, che cosa ti è parso del suo campionato italiano?
E’ stato molto forte, ha una buona condizione. Farà il Tour de France, sicuramente in appoggio per Pogacar. Il percorso non era semplice per lui, quindi si è visto bene chi aveva davvero le gambe. Sia lui sia Filippo (Baroncini, ndr) sono andati forte. Persare 74 chili e andare bene in salita su un percorso del genere è sempre molto complicato. E’ stata una corsa diversa rispetto a quello che troveremo al mondiale, totalmente diversa. Però ci sono gli elementi su cui lavorare.
Rota ancora una volta secondo dopo lo scorso anno. Protagonista a Wollongong, Bennati dovrà capire i suoi programmiRota ancora una volta secondo dopo lo scorso anno. Protagonista a Wollongong, Bennati dovrà capire i suoi programmi
Rota è arrivato secondo e l’anno scorso ha fatto un bel mondiale in Australia.
Con Lorenzo ho parlato già dallo scorso mondiale. A Wollongong è stato uno dei più forti e si meritava anche il podio, che è sfumato veramente per pochissimi metri. Non lo vedo molto adatto per il tipo di percorso che troveremo a Glasgow, benché comunque ci starebbe anche bene. So che adesso, dopo questo campionato italiano staccherà completamente e penserà a preparare il finale di stagione. Il suo pensiero è sicuramente più orientato al prossimo mondiale in Svizzera.
Velo e Bennati hanno seguito il campionato italiano dalla moto (foto Instagram)Velo e Bennati hanno seguito il campionato italiano dalla moto (foto Instagram)
E poi c’è Velasco…
C’è un nuovo campione italiano. Velasconon era nei miei pensieri, io però ho sempre detto che la maglia tricolore va sempre valorizzata. E’ chiaro che Simone ha delle caratteristiche molto particolari. E’ più un corridore che si difende su salite lunghe e ha un buono spunto veloce. Diciamo anche che è un po’ piccolino fisicamente per fare un certo tipo di lavoro a un mondiale, per cercare di proteggere i suoi compagni di squadra. Però ci devo parlare. Ogni corridore ha il suo programma, magari anche Simone è arrivato a questo campionato italiano e poi immagino che mollerà. E quindi quest’anno, essendoci il mondiale ad agosto, non sarà facile gestire certe dinamiche. Ma ripeto: voglio parlarci, mentre sono certo che anche lui potrebbe stare bene sul percorso di Zurigo 2024.
Sbaragli ha confermato di essere un corridore super affidabile: un altro con cui Bennati dovrà parlareSbaragli ha confermato di essere un corridore super affidabile: un altro con cui Bennati dovrà parlare
Sbaragli si è sfogato, dicendo di aver dimostrato di esserci, mentre molti non lo considerano per il lavoro che fa nella sua squadra…
“Sbara” è molto bravo e molto solido e anche lo scorso anno era nella mia lista. Non voglio mai parlare di esclusioni, perché anche chi rimane fuori deve sempre sentirsi in squadra. Quindi parlerò anche con lui.
E’ confermato il ritiro prima di partire per Glasgow?
Ci ritroveremo a Scarperia, nel Mugello, dal 30 luglio al 3 agosto. Serve per creare il gruppo e poi vorrei fare l’ultima distanza in Italia, prima di partire. Si corre il 6 agosto, arriveremo in Scozia tre giorni prima.
Groenewegen vince la tappa, ma tutti parlano della crono di domani. Evenepoel può prendere la maglia a Pogacar? Secondo Ganna è dura. E anche secondo Velo
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COMANO TERME – Orlando Maini ha detto che grande merito della vittoria di Velasco è di Giuseppe Martinelli, che nella riunione di ieri sera aveva nella voce la giusta vibrazione. Così quando il grande bresciano arriva per salutare il suo corridore, ci avviciniamo, ricordando con lui che le ultime sue vittorie tricolori risalgono alla doppietta di Nibali e alla vittoria del 2017 di Fabio Aru.
Martinelli negli ultimi tempi si è tirato un po’ indietro dall’ammiraglia. Non ha seguito il Giro d’Italia, evento a suo modo stranissimo, eppure adesso che ha vinto con un corridore in cui crede da tempo, nei suoi occhi c’è un orgoglio non sopito e impossibile da sopire.
Velasco ha vinto il tricolore a 27 anni, dopo un ottimo lavoro di squadraVelasco ha vinto il tricolore a 27 anni, dopo un ottimo lavoro di squadra
E’ vero che nella riunione di ieri ti tremava la voce?
E’ diventato campione italiano. Adesso non si rende conto, ma si correva per diventare il rappresentante di una Nazione e allora ti senti veramente di spaccare il mondo, hai capito? E credo che Velasco, al di là del fatto che lo merita come tutti gli altri italiani, è cresciuto molto e ascolta molto. Potrebbe anche ascoltare di più e fare molto di più, perché è ancora molto acerbo.
A cosa ti riferisci?
Ieri pomeriggio era in giro con la moglie e la figlia. L’ho guardato un po così, per dirgli che oggi avrebbe dovuto correre il campionato italiano. Lui ha detto: «Vabbè, vado». E’ abituato in questo modo, va in giro col cane. Ma appena inizierà a fare il corridore, in futuro andrà ancora meglio.
La crono aveva detto che sta bene.
Lui è venuto al Giro di Svizzera. I primi giorni era veramente affaticato, poi è riuscito a venire fuori. Così alla fine gli ho detto: «Guarda che hai la gamba buona per far bene anche nella crono». Ed è andata bene.
Non è stato facile mettere d’accordo tutti i corridori perché lavorassero per uno solo. Qui FellineNon è stato facile mettere d’accordo tutti i corridori perché lavorassero per uno solo. Qui Felline
Pensavi potesse vincere?
Giovedì ha fatto un numero (Velasco è arrivato quarto nella crono tricolore, ndr), allora ho cominciato a pensarci. Un campionato italiano così sembra facile vincerlo, ma è facilissimo perderlo. Davanti c’erano dei corridori buoni, Baroncini è stato molto sfortunato, ma c’erano degli ottimi corridori.
Avete vinto anche lavorando da squadra compatta?
La squadra ha lavorato bene. Battistella è stato importante, perché stamattina avevo detto che l’obiettivo era semmai farci prendere e non inseguire. Sarebbe stato molto più facile essere davanti con qualcuno, per fare in modo che dietro potessero lavorare di rimessa. Sono stati veramente tanto bravi.
Che differenza c’è fra le vittorie di Nibali e Aru e questa di Velasco?
Con gli altri due partivi e sapevi di essere all’altezza di vincere. Ieri molti direttori sportivi mi dicevano che la squadra più forte era la nostra, con Velasco, Battistella, Scaroni, anche Moscon. Però mettere tutti d’accordo per una maglia di campione italiano non è facile, perché ognuno vorrebbe fare la sua corsa e avevo dato loro proprio questo input. Voglio che corriamo per la maglia tricolore. Nibali e Aru erano già campioni, Simone può essere un buon corridore e può ancora crescere.
A detta di Velasco, Moscon lo ha aiutato molto ed è il corridore Astana con cui più ha legatoA detta di Velasco, Moscon lo ha aiutato molto ed è il corridore Astana con cui più ha legato
Quest’anno hai fatto un passo indietro, ti si vede sempre meno, quanta soddisfazione c’è oggi per Beppe Martinelli?
Non so ancora di preciso che cosa mi bolle in testa, hai capito? Sono in una squadra da 14 anni, ho ancora una grandissima voglia di spaccare il mondo, però probabilmente sono arrivati i momenti di ragionare. Prima andavo avanti d’inerzia, da una stagione all’altra. Invece gli ultimi due/tre anni sono stati veramente difficili per l’Astana sotto tutti i punti di vista. Io posso dire di aver lavorato come un matto e forse tutto questo comincia a pesarmi un po’.
Altro non dice. Immaginiamo il suo spirito furente, come l’ha definito Velasco. Martinelli sa vincere e far vincere. Non deve essere facile nemmeno accettare un ruolo che non è suo, che non è tecnico. Non deve essere facile iniziare a valutare la necessità di farsi da parte. Ma poi siamo davvero sicuri che sia necessario farlo?
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COMANO TERME – Le polemiche del dopo arrivo se ne sono andate come fili d’erba nell’acqua del Sarca che scroscia verso valle. Trentin si è allontanato dalla zona di arrivo preferendo non parlare, ma ha tagliato il traguardo fra varie maledizioni. Sbaragli ha parlato di scorrettezze in volata, ma riguardando lo sprint con cui ai 200 metri Simone Velasco ha vinto il campionato italiano, una deviazione c’è stata, ma non è stata la sua. Vittoria pulita, con lo sguardo incredulo fin dopo la riga. Ha dovuto arrivare a 27 anni perché tutti si accorgessero di lui e adesso non vorrebbe più scendere dal palco. I tifosi lo acclamano. Nadia e Diletta, la sua compagna e loro figlia (con lui sul podio, in apertura), lo mangiano con gli occhi
Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada: così Velasco ha vinto il tricoloreSul podio Rota, Velasco e Sbaragli, a capo di una volata non priva di polemicheVolata lunga 200 metri sul lato destro della strada: così Velasco ha vinto il tricolore
Maini commosso
Più commosso di lui è Orlando Maini, cui si rompe la voce e deve smettere di parlare. Bolognese come il fresco vincitore, lo ha visto crescere e negli ultimi due giorni lo ha osservato con attenzione.
«Questa vittoria – dice Maini, uno dei tecnici dell’Astana qui ai tricolori – è frutto anche di quanto è andato forte Battistella in un momento delicato della gara. L’altro giorno nella crono le qualità di Velasco mi avevano entusiasmato. Oggi è stato freddo. Simone ha il grande vantaggio che stanco contro stanco, lui diventa una bestia. Ha la forza interiore incredibile di un ragazzo che si è creato la sua piccola fortuna dal niente. E’ un bimbetto normale, un ragazzo qualsiasi che vedete lungo la strada durante la settimana. Uno cui piace stare con gli amici e con la famiglia, che lo segue con passione. Ma quando deve fare le cose sul serio, non sbaglia un colpo. Queste vittorie mi emozionano, perché io so cosa vuol dire soffrire».
Leonardo Basso ha tirato nei primi chilometri assieme a Mosca: lavoro invisibile, ma preziosoLeonardo Basso ha tirato nei primi chilometri assieme a Mosca: lavoro invisibile, ma prezioso
Velasco arriva con gli occhi stralunati e la maglia tricolore che lo fascia stretto e lo fa sembrare anche più piccolo. Sorride. Ride. Ringrazia. Ha voglia di raccontare.
Sapevi di stare così bene?
Ero consapevole della buona forma e l’avevo visto nella crono di giovedì. Io non sono un cronoman, però venendo dalla mountain bike e dal ciclocross, sapevo che allenandomi un po’ potevo limitare i danni, ovviamente in una crono abbastanza adatta alle mie caratteristiche.
Dopo la crono infatti tutti parlavano di te…
Ma oggi era una pagina vuota, tutta da scrivere. Il percorso si addiceva abbastanza alle mie caratteristiche, andava bene per corridori di fondo, quindi ero fiducioso. Poi ovviamente il campionato italiano è un terno al lotto perché si corre in modo atipico rispetto alle altre corse. Tante volte mi è andata male nelle categorie giovanili. L’ho sognata mille e più volte e riuscire a vincerla da professionista davanti alla mia famiglia è un’emozione fortissima.
La squadra ti ha coperto benissimo, Battistella in fuga vi ha permesso di restare coperti.
Ci aspettavamo una fuga un po’ più numerosa in partenza. Abbiamo avuto da subito Basso che ha fatto come sempre un grandissimo lavoro e non è da sottovalutare, come tutti quei compagni che tante volte non vengono nominati per primi, ma che sono fondamentali. Dopo Basso, si è mosso bene Battistella e ci ha permesso di rimanere un po’ più sulle ruote. Io ho cercato di fare il finale, di non sprecare molte energie e farmi trovare pronto se c’era l’occasione. Ma non ero molto certo che li avremmo ripresi. Poi però ho deciso di osare, come c’è scritto nel mio tatuaggio: memento vivere semper…
Battistella in fuga con Rota e Magli ha permesso al resto dell’Astana dietro di restare al coperto fino alle fasi decisiveBattistella in fuga ha permesso al resto dell’Astana dietro di restare al coperto fino alle fasi decisive
Cosa ti ha detto Martinelli durante la corsa?
Martino non l’ho ancora visto, ma era sul percorso. Econ il suo carattere sempre furente, a un certo punto mi ha detto: «Oh Velasco, adesso vai!». Io ci ho provato, magari più avanti di dove diceva lui. Sono stato più attendista del solito, però è andata bene.
Dopo l’arrivo, Moscon ti ha dato un abbraccio lungo una vita.
Con Gianni siamo compagni e amici da anni, perché abbiamo corso insieme da under 23 alla Zalf Fior. Tante volte ci siamo ritrovati davanti nei finali di gara e abbiamo avuto appunto varie chance di giocarci le nostre carte. Abbiamo fatto il Giro insieme, quest’anno è uno dei corridori della squadra con cui ho corso di più ed è bello quando un compagno di squadra viene a dimostrarti la sua felicità. Sono veramente super contento di come i miei compagni mi hanno accolto e abbracciato all’arrivo. Abbiamo dimostrato di essere non solo compagni, ma anche amici.
Hai parlato del Giro, ma non è andato benissimo…
Purtroppo mi sono ammalato dopo la tappa di Viareggio, quindi è stata una guerra finirlo. Ho provato a dare un colpo di coda nella tappa di Bergamo, ma purtroppo sono arrivato sesto, non sono riuscito a fare di meglio. Per cui dopo il Giro ho dovuto recuperare un po’ e parlando con la squadra, abbiamo deciso di andare allo Svizzera per preparare l’italiano e poi staccare definitivamente.
L’abbraccio di Battistella è stato solo il primo: a breve arriveranno tutti i compagniL’abbraccio di Battistella è stato solo il primo: a breve arriveranno tutti i compagni
E come è andata?
Negli ultimi due giorni, ho voltato la pagina. La condizione sembrava tornata più che decente, ho fatto un’ottima crono finale e da lì c’è venuta una mezza idea di fare la crono di giovedì. Quando non sei troppo stressato, le cose vengono meglio. Io sono venuto qua con zero stress e la cosa ha pagato.
Sai già quando vedremo per la prima volta questa maglia in gruppo?
Con la squadra e con Martinelli abbiamo parlato giusto dopo la crono. Io ora stacco e vado un po’ a rilassarmi all’Isola d’Elba. Un po’ di mare fa sempre bene. Dopo andrò in altura, una quindicina di giorni per rimettere su l’allenamento in vista della seconda parte di stagione. In primis avevamo pensato al Polonia, poi abbiamo pensato che le corse in Spagna sono più adatte a me. Se però Bennati vuole portarmi al mondiale, faccio anche quello. E poi faccio anche la Vuelta… (ride, ndr).
Pensavi di poter vincere così bene in volata?
Sulla carta, Trentin era senza dubbio il corridore più veloce. A me non ci pensano, ma anche io sono veloce. Le volate di gruppo non le faccio perché ho paura, però nei gruppetti ristretti posso dire la mia. Così mi sono detto di stare tranquillo e sono andato avanti senza paura. Ho guardato dove si posizionava Matteo e ho avuto la lucidità di vedere le cose 10 secondi prima che succedessero. Sono partito ai 200 metri e l’ho fatta tutta sulla destra, senza prendermi rischi e senza andare a infilarmi da nessuna parte. E alla fine è stata la scelta vincente.
Velasco ha ammesso di amare la maglia tricolore nella sua veste tradizionale: all’Astana lo accontenteranno?Velasco ha ammesso di amare la maglia tricolore nella sua veste tradizionale: all’Astana lo accontenteranno?
La tua maglia sarà tricolore da cima a fondo?
Di come sarà disegnata la maglia parleremo con la squadra. Senza dubbio a me piace tanto e me la vorrei cucire addosso. Mi piacerebbe averla così, tradizionale. Poi non so, dobbiamo sempre un po’ battagliare, fra gli sponsor e le varie esigenze. Vedremo come sarà fatta.
Il solito dilemma: sei di Bologna o dell’Isola d’Elba?
Io sono di Bologna, perché alla fine Bologna mi ha dato i natali. Mia mamma è bolognese, però il mio cuore è da sempre sulla mia Isola, dove ho vissuto l’infanzia. E’ ovvio che ho un legame particolare con l’Isola d’Elba, ho tanti tifosi, sostenitori e amici. Ma allo stesso tempo non dimentico Bologna, dove sono nato e dove ho fatto il Tecnico Aeronautico. Diciamo che son un elbano di Bologna.
Hai pianto più oggi o quando è nata tua figlia?
Quando è nata mia figlia, ho pianto tanto, tanto, tanto. Però oggi è stato ugualmente toccante, perché era presente anche lei e quindi le ho fatto un bel regalo. Ma la nascita di una figlia forse è la cosa più bella che sia capitata in vita mia.
Non se ne va prima di aver ricordato il suo amico Giulio, scomparso da poco. Il suo massaggiatore Umberto Inselvini, che si prendeva cura dei suoi muscoli e del suo spirito. E anche Gino Mader, che non conosceva di persona, ma ha lasciato il vuoto di quando se ne va uno di loro. Poi arriva Martinelli. Si abbracciano. Il tecnico bresciano gli sussurra qualcosa e Velasco gli dice che aveva ragione. La serata più bella è appena cominciata, fuori le montagne, il verde e il fiume lo renderanno poetico come un bel quadro.
Soren Wærenskjold, iridato crono U23 nel 2022, vince la Omloop Het Nieuwsblad. Batte Magnier e Philipsen. Sentiamo Albanese e Trentin, miglior italiani
Quella di domenica scorsa a Liegi potrebbe essere stata la corsa della svolta per Simone Velasco. Se uno guardasse al risultato nudo e crudo potrebbe pensare che stiamo vaneggiando perché nel ciclismo contemporaneo un 19° posto dice poco, ma l’evoluzione della corsa, il tentativo da lontano del bolognese trapiantato all’Isola d’Elba sono indici di una maturità completata da parte del portacolori dell’Astana e nel team ciò non è passato inosservato.
Appena tornato dal Belgio, dopo la più antica delle Monumento che di fatto ha chiuso una primavera lunghissima e densa d’impegni, Velasco torna con piacere a quelle fasi della corsa.
«Avevamo deciso già dalla mattina di provare a entrare in una fuga per mettere il nostro accento sulla Doyenne e io ero deputato a farlo. Quando il tentativo è partito io c’ero e questo già rappresenta qualcosa d’importante, anche se…».
La lunga fuga alla Liegi, con altri 10 corridori nelle prime fasi di gara. Velasco è stato quello che si è piazzato meglioLa lunga fuga alla Liegi, con altri 10 corridori nelle prime fasi di gara. Velasco è stato quello che si è piazzato meglio
Anche se?
A guardare a freddo potrei dire che forse il momento per scappare non è stato il migliore, se aspettavamo ancora un po’ avrei avuto più energie per provare a rimanere con i primi. Diciamo che se ci avessero ripreso dopo la Redoute sarebbe stata una corsa diversa, ma con i se non si fanno le corse…
Dì la verità, anche solo per un istante hai pensato alla vittoria?
Le possibilità di vincere erano rasenti allo zero, l’ho sempre pensato anche quando eravamo in corsa, ma con un pizzico di fortuna in più e scegliendo tempi di attacco diversi, si poteva ottenere un piazzamento migliore, di questo sono convinto. Ma non rimpiango nulla, questo sia chiaro.
Velasco con il suo team, nel quale ha trovato l’armonia giusta per emergere. E’ all’Astana dal 2022Velasco con il suo team, nel quale ha trovato l’armonia giusta per emergere. E’ all’Astana dal 2022
Con che spirito torni dal Belgio?
Con la consapevolezza che ho la condizione per essere competitivo, altrimenti un’azione come quella non riesci a farla in una corsa difficile come la Liegi. La gamba c’è e in questo periodo della stagione mi soddisfa alquanto.
La sensazione è che il tuo ruolo in seno alla squadra sia cambiato, dopo un anno di apprendistato.
Sì, non sono più uno che corre solo per lavorare per gli altri, sono sempre a disposizione e porto avanti i compiti che mi vengono dati, ma la squadra ripone fiducia in me anche per puntare al risultato, nelle corse a me più adatte. In quel caso i ruoli si invertono e sono i compagni a fidarsi di me e correre per aiutarmi. Ma questo può succedere solo se c’è armonia in squadra e da noi siamo tutti amici, questo aiuta molto.
Positivi giudizi in seno all’Astana, ora Velasco punta al Giro per cercare gloria in una tappa. Qui con il procuratore MazzantiPositivi giudizi in seno all’Astana, ora Velasco punta al Giro. Qui con il procuratore Mazzanti
Quanto ha influito la vittoria di Lutsenko al Giro di Sicilia? Ha cambiato un po’ l’atmosfera in seno al team?
Diciamo che c’è più serenità, ci ha tolto un po’ di peso. E’ innegabile che la nostra squadra venga da un paio di annate difficili nel loro complesso, ma ora siamo in ripresa. Speriamo che la fortuna continui a spirare nel nostro verso. Io stesso confido che la nuova condizione e situazione in squadra porti a qualche risultato importante esattamente com’era successo a inizio stagione con la vittoria alla Volta a la Comunitat Valenciana. Lutsenko è uno dei più talentuosi della nostra squadra, non ce ne sono tanti come lui in gruppo, di questo sono sicuro.
Sono sicuramente le più forti, ma io dico che la Ineos va presa davvero con le pinze perché sono affamati e con gente come Geoghegan Hart e Thomas c’è la possibilità di far saltare il banco. Noi non abbiamo velleità di classifica, correremo per andare a caccia di tappe e provare a portare a casa il maggior bottino possibile.
Alla Volta a Comunitat Valenciana la sua unica vittoria nel 2023, beffando JungelsAlla Volta a Comunitat Valenciana la sua unica vittoria nel 2023, beffando Jungels
Che cosa farai da qui all’inizio del Giro?
Intanto un po’ di recupero perché gli ultimi due mesi sono stati stressanti, poi allenamenti a casa in vista della partenza facendo anche dietro moto. Avevo considerato anche di fare altura immediatamente precedente il via, ma poi ho pensato che è più utile riposare e conservare energie. In certi casi conta di più l’aspetto psicologico.
Identificato con la possibilità di stare in famiglia?
Mi hanno visto poco nelle ultime settimane, per me è importante sfruttare queste giornate per ritemprarmi anche attraverso i miei affetti, poi ci saranno settimane di lontananza continua e non sarà semplice. Infatti le valigie le faccio la prossima settimana, prima non voglio pensarci…
Simone Velasco non aveva mai vinto così presto. La volta precedente era stata al Laigueglia del 2019, ma si correva il 17 di febbraio. Ieri era il 3 e alla Vuelta Valenciana, il toscano dell’Astana ha battuto Bob Jungels sul traguardo di Sagunto dopo 119 chilometri di fuga.
Poi si è fermato. Ha collegato le gambe al cuore e ha puntato il dito al cielo, dedicando la vittoria a Umberto Inselvini, il massaggiatore dell’Astana Qazaqstan Team, scomparso il 27 gennaio nel ritiro della squadra kazaka.
Umberto Inselvini è morto improvvisamente il 27 gennaio nel ritiro dell’Astana ad AlteaUmberto Inselvini è morto improvvisamente il 27 gennaio nel ritiro dell’Astana ad Altea
L’ultima distanza
Erano tutti ad Altea, nello stesso hotel in cui avevamo incontrato Simone prima di Natale, per l’ultimo ritiro prima delle corse. Negli stessi giorni, chi scrive era in Argentina e l’espressione sgomenta sul volto di Michele Pallini e il dottor Magni a migliaia di chilometri di distanza, aveva fatto capire la violenza del colpo per gli uomini della squadra kazaka.
«Umberto per mia sfortuna l’ho conosciuto solo negli ultimi due anni – racconta Velasco – da quando sono passato all’Astana. Prima non avevo avuto un rapporto stretto come negli ultimi tempi. Umberto era sicuramente una persona riservata, competente e molto rispettosa dei colleghi e tutto l’ambiente. La sua morte è stata una grande perdita per tutto il gruppo, non solo per il team. Quando è successo, eravamo anche noi in Spagna e stavamo facendo la distanza».
Sull’ultima salita, Velasco è rimasto nella scia di Jungels e Gregaard, aspettando lo sprintSull’ultima salita, Velasco è rimasto nella scia di Jungels e Gregaard, aspettando lo sprint
Eravate in hotel quando è successo?
Eravamo in bici, era l’ultima distanza, la rifinitura appunto, prima dell’imminente inizio delle gare. Ci è giunta notizia proprio all’inizio dell’ultimo lavoro di giornata. Non avevamo ancora la certezza. Poi quando siamo arrivati in hotel, abbiamo toccato la tragedia con mano ed è stato un forte scossone per tutto il team. Non solo il giorno dell’accaduto, ma anche in quelli seguenti.
Come l’avete superata?
Non possiamo far altro che stringerci forte attorno alla famiglia e fare del nostro meglio per ricordarlo. Dedicandogli ogni vittoria, ogni risultato da qui in avanti.
Pensavi di stare già così bene?
Ho sempre bisogno di qualche gara per carburare un po’ e infatti la prima tappa aveva avvalorato il mio pensiero. Dal secondo giorno ho iniziato a sentire qualche miglioramentoe comunque sapevo di aver lavorato bene durante tutto l’inverno. Il secondo giorno in effetti poteva essere la tappa giusta per attaccare, andare all’arrivo e giocarmi il mio jolly. Finché ieri è andata bene. In fuga ci siamo fatti un bel mazzo per portarla all’arrivo e adesso siamo stracontenti.
Per Ciccone si è trattato di un giorno di controllo: ha 3″ su Pello Bilbao e 6″ su VlasovPer Ciccone si è trattato di un giorno di controllo: ha 3″ su Pello Bilbao e 6″ su Vlasov
Chi ti faceva paura fra i compagni di fuga?
Sapevo che se fossimo arrivati allo sprint, bene o male sarei stato io il favorito, perché sono veloce. Quindi dovevo cercare di limitare i danni nei punti duri della tappa. Quando ha attaccato Craddock sull’ultima salita di giornata, ho tentennato ad andargli dietro, perché sinceramente, con i due giorni passati, non sapevo se avevo già la gamba buona per seguirlo.
Quindi?
Ho preferito andare su più regolare con Jungels e il ragazzo della Uno X (Jonas Gregaard, ndr) e alla fine si è rivelata la scelta vincente. E’ andata bene così. Jungels sicuramente aveva una super gamba e se è arrivata la fuga, è stato anche per merito suo. Però io me la sono giocata bene e… avanti così.
Velasco ha scalato con regolarità El Garbì, ultima salita, sapendo di essere favorito in volataVelasco non aveva mai vinto così presto in stagione: la volta precedente fu nel 2019 al Laigueglia, il 17 febbraioVelasco ha scalato con regolarità El Garbì, ultima salita, sapendo di essere favorito in volataVelasco non aveva mai vinto così presto in stagione: la volta precedente fu nel 2019 al Laigueglia, il 17 febbraio
Ieri sera avete brindato?
Un brindisi non ha mai fatto male a nessuno, quindi abbiamo festeggiato qualcosina, con l’obiettivo di festeggiarne altre, magari nel minor tempo possibile. E poi si brinderà anche a casa, anche con la mia pupa, la mia bimba che finalmente ha visto vincere il babbo. Non ha dovuto neanche aspettare tanto, sono stato un bravo babbo.
A questo punto continuiamo così, avendo capito come si fa?
Bisogna, dai. Speriamo di continuare in questo modo. La stagione è appena cominciata.
Nel ritiro della Jayco-AlUla incontriamo Dunbar che alla Vuelta ha riscattato la caduta del Giro. La fiducia è cresciuta. E ora il sogno è andare al Tour
Abbiamo approfondito con Claudio Cucinotta il lavoro in altura spiegato dal preparatore di Evenepoel. L'altura fa paura, ma ci son riferimenti molto precisi
Forse il giorno in cui Simone Velasco è arrivato più vicino alla vittoria è stata la tappa di Fermo alla Tirreno-Adriatico: terzo su quei muri impestati, a 14” dal vincitore Barguil dopo 90 chilometri di fuga. Ma soprattutto il suo primo anno nel WorldTour con la maglia dell’Astana ha significato partecipare al primo grande Giro della carriera, dopo sei anni di professionismo, e chiuderlo da migliore degli italiani.
«Ho cominciato con il Tour – sorride – quindi con il massimo di quello cui un corridore possa ambire. Anche se a causa di un po’ di malanni non siamo stati super competitivi, il bilancio dell’annata è stato positivo. Ora sicuramente viene un anno in cui migliorarsi e prendersi un pochino più di responsabilità, per farsi trovare pronti al momento giusto».
Velasco è nato a Bologna il 2 dicembre 1995, è alto 1,70 per 59 chili. E’ pro’ dal 2016Velasco è nato a Bologna il 2 dicembre 1995, è alto 1,70 per 59 chili. E’ pro’ dal 2016
Padre di famiglia
Il 12 ottobre era di mercoledì e Velasco lo aspettavano alla partenza del Giro del Veneto. Lui però non c’era, perché nel frattempo era corso al Sant’Orsola di Bologna per salutare la nascita di sua figlia Diletta. L’Astana è partita in cinque, con Lopez quarto alle spalle di Matteo Trentin.
«A parere mio – spiega Velasco – diventare padre mi ha dato molta tranquillità, mi sento proprio cambiato a livello mentale. Ovviamente le priorità si spostano tutte su un altro aspetto e comunque avere una figlia ti dà grande morale e determinazione per affrontare al meglio tutti gli obiettivi. Per questo sono al lavoro con impegno. Nel primo ritiro siamo riusciti a mettere su un po’ di chilometri al caldo, mentre a casa era davvero freddo. Ho continuato ad allenarmi nell’inframezzo fino al prossimo ritiro di gennaio per costruire una buona base e poi rifinirla prima di cominciare a correre. Vorrei farmi trovare già pronto nei primi appuntamenti».
Primo Natale in famiglia per Simone Velasco, la piccola Diletta e la compagna Nadia (foto Instagram)Primo Natale in famiglia per Simone Velasco, la piccola Diletta e la compagna Nadia (foto Instagram)
Obiettivo vittoria
Il suo calendario è da definirsi, ma potrebbe prevedere tutta la trafila delle corse italiane, con Strade Bianche e Sanremo, per poi arrivare alla Ardenne e da lì tirare dritto fino al Giro d’Italia.
«Lo schema potrebbe essere questo – conferma Velasco – ma prima del Giro mi aspetto di fare bene in corse come Strade Bianche e Sanremo. Già l’anno scorso la condizione era buona, quindi cercheremo di replicare quanto già fatto e poi diciamo che tra Ardenne e Giro d’Italia, vorrei dare il massimo del massimo per cercare di tirar fuori il 200 per cento della condizione e tornare alla vittoria.
«Sono già due anni che non alzo le mani, però negli anni dispari di solito vinco (la sua ultima vittoria è stata una tappa al Tour du Limousin nel 2021, ndr). Quindi nel 2023 vediamo di levarci qualche soddisfazione. Non vado per il sottile, ovviamente. Prima torniamo a vincere e poi ci pensiamo. Sicuramente una tappa al Giro sarebbe un sogno, ma vanno bene anche tutte le altre gare. L’obiettivo è farsi trovare pronto. In più ho la fortuna di essere un corridore abbastanza veloce, per cui se nei finali mi trovo davanti, riesco a giocarmi le mie chance oppure a dare una mano ai compagni».
Il Tour de France del 2022 è stato il suo primo grande Giro. Lo ha concluso in 30ª posizioneIl Tour de France del 2022 è stato il suo primo grande Giro. Lo ha concluso in 30ª posizione
Squadra d’attacco
Come già accennato parlando con Martinelli e poi con Battistella e Luis Leon Sanchez, l’Astana Qazaqstan Team è chiamata a un cambio di pelle. L’arrivo di Cavendish potrebbe vederla alle prese con treni e volate, ma la base è composta da attaccanti.
«Sicuramente era meglio se non fosse successo niente – spiega Velasco in relazione al licenziamento di Lopez – ma a questo punto cercheremo di tirare fuori il meglio anche da questa situazione. So di potermi giocare qualche corsa grazie al mio spunto. Ovviamente tenere i primi 15-20 corridori adesso è veramente dura, c’è da lavorar sodo. Però ho già avuto la riprova che quando sono in condizione e tutto fila, perché per fare bene serve anche che tutto fili lisci, io ci sono. Perciò cercherò di diventare sempre più concreto e di alzare queste benedette braccia».
Con Adriano Amici al Giro dell’Emilia: nella corsa di casa, Velasco si è piazzato 21°Con Adriano Amici al Giro dell’Emilia: nella corsa di casa, Velasco si è piazzato 21°
Il mondiale marathon
Resta una curiosità, che è più una provocazione, ed è legata alla mountain bike, sua grande passione. Nel ciclismo del gravel, con Lutsenko che si diverte da matti sugli sterrati, e di Pidcock e Van der Poel che a turno hanno mischiato mirabilmente strada a fuoristrada, perché non pensare al doppio impegno anche per un pro’ italiano?
«La mountain bike – ammette Velasco – rimane il mio pallino. Devo ascoltar bene i preparatori e i direttori per sentire cosa dicono. Io continuo ad usarla, specialmente quando torno a casa all’Isola d’Elba. Soprattutto d’inverno, mi alleno più volentieri con la mountain bike, visto che fa anche meno freddo. Ci leviamo un po’ di ghiaccio da mani e piedi, stiamo un po’ in mezzo ai boschi e ci divertiamo. Mi piacerebbe fare un mondiale marathon, ma le decisioni stanno alla squadra e io mi adeguo di conseguenza. Se ci sarà la possibilità, sicuramente io mi farò trovare pronto…».
C’è un particolare elenco che da un paio di settimane, al fianco di campioni come Coppi, Gimondi, Pantani comprende anche Simone Velasco. Ed è l’elenco dei primi italiani classificati al Tour de France. Intendiamoci: è solo un puro dato statistico.
E’ chiaro che c’è una bella differenza se si parla di campionissimi che hanno vinto la Grande Boucle o di un corridore arrivato 31° e Velasco lo sa bene. Ma è pur sempre qualcosa, considerando anche che l’elbano era partito per la Francia certamente non per fare classifica. Il compito era lavorare per gli altri, nella fattispecie Lutsenko.
Velasco ci risponde dall’Elba, dove è approdato dopo la classica di San Sebastian per qualche giorno di meritato riposo con la famiglia.
«E’ un caso che sia risultato il miglior italiano – dice – certamente non correvo con questo obiettivo. E’ venuto dopo ritiri importanti, come quello di Caruso. Io sono soddisfatto a prescindere, dovevo aiutare Lutsenko, poi entrando in qualche fuga ho anche migliorato la mia classifica. A dir la verità è più il rammarico per come sono andate le cose proprio in un paio di occasioni».
Velasco, 27 anni il prossimo 2 dicembre, ha chiuso 31° un Tour molto regolareVelasco, 27 anni il prossimo 2 dicembre, ha chiuso 31° un Tour molto regolare
Che cosa è successo?
Io volevo il risultato di tappa, ma dal secondo giorno di riposo ho cominciato ad avere bronchite e raffreddore e me li sono portati dietro per tutto il Tour. Comincio a stare meglio ora, dopo qualche giorno di mare e aria aperta.
Per te è stato il primo Tour?
Non solo, è stato il primo grande Giro… E’ stata un’esperienza enorme, il Tour è più che stressante: mai tranquillo, devi stare sul pezzo ogni singolo metro, con il caldo che ti soffoca e l’asfalto che si scioglie sotto le ruote. Ma è bellissimo, quando passi in mezzo alla gente. Sentire quel tifo enorme è un’emozione indimenticabile.
Simone è rimasto sorpreso dal calore del pubblico lungo le salite. Un’esperienza unica…Simone è rimasto sorpreso dal calore del pubblico lungo le salite. Un’esperienza unica…
Pur dando a quel piazzamento il giusto valore, è anche la conferma che comunque sei un corridore da corse a tappe come si diceva da tempo…
Le caratteristiche sono quelle e sono contento che anche una corsa così particolare, affrontata in questo modo, le abbia confermate. Io penso che nelle brevi corse a tappe posso dire la mia perché in salita mi difendo e a cronometro non sono certo fermo. Ma per emergere serve essere sempre al massimo. La differenza fra chi vince e chi arriva dietro è quella: i primi non hanno mai cedimenti.
Che cosa ti aspetta adesso?
L’emozione più grande della mia vita! Sto per diventare papà di una bella bimba, dovrebbe arrivare intorno al periodo del Lombardia. Il programma della stagione prevede una bella serie di classiche, di gare d’un giorno. In squadra sanno però che appena arrivano le avvisaglie stacco tutto e raggiungo mia moglie per vivere quel momento insieme.
Velasco al fianco di Damiano Caruso, costretto al ritiro per Covid quand’era ancora il miglior italianoVelasco al fianco di Damiano Caruso, costretto al ritiro per Covid quand’era ancora il miglior italiano
Dopo l’Elba che cosa farai?
Un paio di settimane di altura, in Val di Fassa. Poi riprenderò con le due classiche del WorldTour in Canada. A seguire il Pantani e per il resto si vedrà.
Torniamo al Tour, com’è stato giudicato in squadra?
Abbastanza positivamente. Dovevamo portare Lutsenko nella Top 10 e lo abbiamo fatto in una corsa decisamente non facile. Ci è mancato forse qualche risultato di tappa in più, ma va bene così.
Per l’Astana l’obiettivo di portare Lutsenko nella top 10 è stato centrato: 9° a 22’56” da VingegaardPer l’Astana l’obiettivo di portare Lutsenko nella top 10 è stato centrato: 9° a 22’56” da Vingegaard
Il fatto che il tuo risultato abbia avuto un tale clamore fa anche capire qual è lo stato del ciclismo italiano nei grandi giri, decisamente non positivo.
Io penso che molto sia casuale. Caruso era partito con grandi ambizioni, ma se non sei al top c’è poco da fare contro simili campioni. Altri che avrebbero potuto far bene avevano un altro calendario. E’ difficile essere competitivi, ma penso che presto torneremo a farci vedere. Il movimento c’è, in questo momento sembra che vada tutto male ma gli aspetti positivi ci sono. A volte basta anche un pizzico di fortuna in più e quest’anno obiettivamente al nostro ciclismo è andato tutto male…
Tu che vivi una realtà come l’Astana, che ha sì uno zoccolo duro italiano ma che resta una squadra straniera come tutte le altre del WorldTour, che cosa ne pensi dell’assenza di un team di vertice tutto italiano?
Che ci penalizza e molto. Devo però dire che nell’Astana non ci sono preclusioni né preferenze in base alla nazionalità e così credo avvenga anche negli altri team. Alla squadra interessa che si facciano risultati, che si vinca: i corridori vengono valutati in base a gambe e condizione atletica, certamente non per il passaporto.
Verso il Tour de France nel vero senso della parola. Simone Velasco era in attesa del suo aero all’aeroporto di Bologna per aggregarsi alla Grande Boucle a Copenaghen. Un volo per Amsterdam e da lì alla capitale danese.
«Ciao Simone, ça va?» Come va, gli chiediamo scherzando in francese. «Ca va bien», ribatte lui stando allo scherzo. Il suo tono è squillante. Il corridore dell’Astana Qazaqstan è uno dei tre debuttanti italiani al Tour. Gli altri tre sono Bagioli, Dainese e Luca Mozzato. Ci sarebbe stato anche il suo compagno Battistella, ma Il Covid lo ha tolto dai giochi.
Simone Velasco all’aeroporto di Bologna in attesa di imbarcarsi per la Grande BoucleSimone Velasco all’aeroporto di Bologna in attesa di imbarcarsi per la Grande Boucle
Simone, ti aspettavi di essere schierato al Tour?
Da programma avrei dovuto fare la Vuelta, poi in primavera hanno visto che andavo forte e a quel punto hanno deciso di farmi saltare il Giro d’Italia e preparare bene il Tour.
Come mai ha saltato il Giro se andavi bene?
Perché come detto il grande Giro doveva essere la Vuelta. Poi dimostrando buoni valori e andando forte le cose sono cambiate. Solo che avevo già corso molto e a ridosso del Giro, al Catalunya, ero stato male. In più non avevo fatto l’altura. Così hanno deciso per il Tour.
Quindi lo sapevi già da un po’?
Ufficialmente me lo hanno detto dopo il Delfinato. Me lo ha detto il mio diesse di riferimento che è Cenghialta. Poi ho parlato anche con “Martino” e “Zazà”. Già a maggio però stavo lavorando in ottica Tour. L’altura sul Teide, il Delfinato, un po’ di recupero, l’italiano e quindi il Tour.
E’ il miglior Velasco di sempre?
Sto bene, dai. Io poi vengo fuori alla distanza e per questo spero di fare bene nelle ultime tappe perché calo meno di altri. Mi spiace solo che domenica scorsa ad Alberobello abbia avuto una giornata storta. Ho davvero sofferto il caldo. Almeno abbiamo fatto bene con Battistella.
L’elbano (classe 1995) al Delfinato con CarusoL’elbano (classe 1995) al Delfinato con Caruso
Cosa ti “spaventa” del Tour?
Sicuramente i ritmi visti al Delfinato un po’ mi spaventano. Però ormai ci siamo! Sono consapevole del buon lavoro fatto e poi è motivo di orgoglio essere nella formazione per la Francia. Mi hanno sempre detto che il Tour era il Tour ed essere stato selezionato mi spinge a dare il massimo.
Simone, sei un attaccante ma “piccolino”, come la mettiamo con quelle tappe iniziali da passistoni nel vento (e nelle pietre)?
Bisognerà prestare la massima attenzione. So che il vento può far danni e noi dobbiamo stare vicino al nostro leader Lutsenko se non dovesse avere una gran gamba o dovesse incappare in un giorno no. La paura più grossa è quella di restare intrappolati in qualche caduta. Ci sono quelle 5-6 tappe molto tese, poi la situazione dovrebbe essere un po’ più tranquilla per “Lutse”.
Quindi il kazako proverà a fare classifica?
Sì, ci proverà. Sta bene ed è forte davvero. Senza problemi lui può fare bene.
Quanto conterà l’esperienza “da Belgio” in Francia?
Io ho fatto più le classiche delle Ardenne e altre semiclassiche tipo Fourmies a fine stagione. Non sarò un drago nel vento, ma vengo pur sempre da un’isola! Ho sempre avuto il vento in faccia e mi ci so infilare bene. E poi un discorso è tirare per proteggere un compagno e un altro è tirare per vincere.
Simone Velasco in allenamento nella sua Elba, in uno scatto di qualche tempo fa (foto Instagram)Simone Velasco in allenamento nella sua Elba, in uno scatto di qualche tempo fa (foto Instagram)
Quindi Simone cosa hai messo nella valigia per il Tour?
Poca roba! Lassù ce ne daranno molta nuova. La cosa che non manca mai è il tappetino per lo stretching. Bisogna centellinare le energie e massimizzare il recupero. Un po’ di abbigliamento da riposo della squadra. Un completo più pesante per la Danimarca e tante energie! Ah, e un paio di jeans e una camicia come insegna il buon Pippo Pozzato!
Qualche libro? Serie tv?
Su Netflix ogni tanto ne seguo qualcuna di serie, ma nelle ultime settimane non ho avuto tanto tempo. Ero sempre a tutta con gli allenamenti che come toccavo il letto dormivo! Magari riprenderò a vedere la serie sulla Formula 1. E poi ho saputo che in questo Tour ne gireranno una. Magari sarò protagonista e mi rivedrò nella serie andando al Tour del 2023.
Qual è il primo ricordo che hai del Tour?
Ho sempre associato il Tour de France all’arrivo dell’estate. Se ben ricordo una volta partiva un po’ prima. Io andavo ancora all’asilo e quando c’era il Tour era estate piena per me. Mattina mare, poi pranzo, Tour alla tv… con qualche sonnellino, e poi di nuovo mare.
Ma chi l’ha detto che l’Isola d’Elba è solo mare? La splendida isola toscana è un vero paradiso per gli amanti dell’avventura sportiva: canoisti, trekker, subacquei, ma soprattutto ciclisti… Addirittura questa isola ha visto crescere un professionista, Simone Velasco, oggi in forza all’Astana Qazaqstan.
Simone è di Procchio, paesino nella costa settentrionale dell’Elba. Uno di quelli che spuntano quasi all’improvviso, tra un golfo ed un altro, immersi nel verde della macchia mediterranea. E’ lui il nostro “Cicerone”.
Una mappa dell’isola d’Elba. In rosso il percorso della GTE
Oggi Simone corre nell’Astana Qazaqstan, il classe 1995 è di Procchio
Una mappa dell’isola d’Elba. In rosso il percorso della GTE
Oggi Simone corre nell’Astana Qazaqstan, il classe 1995 è di Procchio
L’anello Occidentale
«Partiamo – inizia Velasco – col dire che l’Elba non è un’isola enorme (anche se è la terza per estensione in Italia, ndr) e si riesce a girarla tutta, ma proprio tutta in bici. Io ho i mei giri e chiaramente non possono essere molti, ma ci si può divertire. E tanto…
«Quando posso faccio il giro dell’Anello Occidentale o della Costa del Sole. Si parte da Procchio e si e si arriva a Marina di Campo, una cinquantina di chilometri in cui si può ammirare il paesaggio elbano in tutto il suo splendore. In pratica si percorre la Sp dell’Anello Occidentale: Procchio, la spiaggia di Cavoli, Pomonte, la spiaggia di Fetovaia e si prosegue verso Marina di Campo».
A Pomonte c’è un relitto a poca distanza dalla costa che è meta di molte escursioni con dei piccoli traghetti con scafo a vetro per ammirarlo.
Alle Ripalte (Costa dei Gabbiani) scorci da urlo sull’isola di Montecristo
All’Elba anche tanta cultura, tra vecchi ruderi e le tracce di Napoleone qui in esilio tra il 1814 il 1815 (foto Instagram – Visit Elba)
Uno dei tanti scorci suggestivi dell’Anello Occidentale (foto Instagram – Visit Elba)
Polpo e patate uno dei piatti tipici dei contadini e dei pescatori di un tempo
Il relitto di Pomonte è visitabile con speciale traghetti dal fondo in vetro
Alle Ripalte (Costa dei Gabbiani) scorci da urlo sull’isola di Montecristo
All’Elba anche tanta cultura, tra vecchi ruderi e le tracce di Napoleone qui in esilio tra il 1814 il 1815 (foto Instagram – Visit Elba)
Uno dei tanti scorci suggestivi dell’Anello Occidentale (foto Instagram – Visit Elba)
Polpo e patate uno dei piatti tipici dei contadini e dei pescatori di un tempo
Il relitto di Pomonte è visitabile con speciale traghetti dal fondo in vetro
Periplo: 140 chilometri
«All’Elba di pianura ce n’è ben poca – racconta Velasco – però volendo si possono evitare le pendenze più dure.
«Il giro completo dell’isola misura 140 chilometri. E negli ultimi anni, da quando è stata aperta la strada di Falconaia, c’è anche qualche chilometro in più, costeggiando Bagnaia e Nisporto. Il dislivello complessivo è di 2.500 metri, ma come ho detto le salite sono abbordabili, specie se le si affrontano col proprio passo».
Percorrere il periplo di un’isola ha sempre un grande fascino. Si ha un senso di potenza e di libertà allo stesso tempo, difficili da spiegare. Solo la curiosità del ciclista forse può comprenderli sino in fondo.
Il bello del giro dell’Elba è che si possono ammirare anche due geologie distinte: i graniti della parte occidentale e le rocce sedimentarie di quella orientale. Il tutto sempre accompagnato dagli odori della macchia mediterranea e da scorci unici. Il verde acceso delle pinete, il blu profondo o turchese del mare.
Un segmento del Monte Perone dal duro versante di Sant’Ilario
Simone Velasco nei pressi di Procchio in uno scatto di qualche tempo fa (foto Instagram)
Anche una cestovia porta in vetta al Capanne, vetta dell’Arcipelago Toscano
Un segmento del Monte Perone dal duro versante di Sant’Ilario
Simone Velasco nei pressi di casa sua in uno scatto di qualche tempo fa (foto Instagram)
Anche una cestovia porta in vetta al Capanne, vetta dell’Arcipelago Toscano
Spazio agli scalatori
Ma non solo salite facili. Anche l’Elba ha il suo Mortirolo e si chiama Monte Capanne (1.019 metri sul livello del mare).
«Il Capanne è il monte vero e proprio – spiega Velasco – in bici si arriva invece sul Monte Perone a quota 630 metri. E il dislivello non è poco visto che si parte da zero (in pratica è come scalare il Pordoi da Arabba, ndr).
«Il Perone ha due versanti, entrambi sui 10 chilometri. Quello da Marciana Marina lo faccio spesso in allenamento ed è un po’ più regolare. E’ il lato classico per così dire. Pensate che qui si tiene anche una cronoscalata amatoriale ogni anno. La prima parte va su al 6-7%, poi dopo il bivio per Poggio e Marciana Alta si prosegue con tratti al 12-13%. Poco prima della cima c’è un tratto di respiro, che annuncia l’impennata finale».
«Il versante di Marina di Campo invece si potrebbe dividere in due vie: San Piero e Sant’Ilario. Quest’ultimo è un po’ più costante. Entrambi vanno su intorno al 6-7 per cento di pendenza media. Quando poi si ricongiungono c’è dapprima un tratto molto facile e poi… l’inferno: 4 chilometri durissimi, con punte al 20%».
In vetta lo scenario è incredibile e si ha una vista che spazia dalla costa italiana a quella della Corsica, si vede l’Argentario e tutto l’arcipelago toscano. E’ un qualcosa d’indescrivibile.
Scene del mondiale marathon 2021 che si è corso in occasione della Capoliveri Legend Cup
I ragazzi del Capoliveri Bike Park durante la manutenzione dei sentieri
Scene del mondiale marathon 2021 che si è corso in occasione della Capoliveri Legend Cup
I ragazzi del Capoliveri Bike Park durante la manutenzione dei sentieri
Elba e Mtb: che connubio
Ma se per la bici da strada l’Elba è un paradiso, per la Mtb è il tempio, una meta ormai dal richiamo mondiale. Merito dei tanti sentieri, ma anche dei due bike park. Il Capoliveri Bike Parke quello del Monte Capanne.
«La zona del Perone si presta di più al gravity – spiega Velasco – vale a dire ai sentieri più tecnici, con salti, drop, rock garden… insomma più da enduristi. Mentre per il cross country il vero totem è la zona di Capoliveri, il suo bike park sul promontorio del Monte Calamita. Tanto che l’anno scorso vi si è tenuto persino il campionato del mondo marathon.
«I ragazzi di Capoliveri sono bravissimi. Hanno fatto un lavoro incredibile e ci sono sentieri per ogni livello. Non a caso ha un fortissimo richiamo turistico. Il promontorio del Monte Calamita e tutto quel tratto che si estende verso Sud è chiamato Costa dei Gabbiani».
E Velasco la Mtb la conosce bene. E’ proprio sulla ruote grasse che ha iniziato la sua carriera. Anche per questo i sentieri dell’isola li conosce a menadito.
«E’ davvero bello girare in Mtb. Vedo moltissime ebike, ideali per risalire anche il Monte Perone o la zona di Rio nell’Elba (porzione orientale, ndr). Anche lì ci sono molti sentieri.
«A me piacerebbe fare il tratto della GTE (Grande Traversata Elbana) che va da Rio a Pomonte. Mi piacerebbe farlo a piedi in un solo giorno. Dei miei amici ci sono riusciti. Sarà l’obiettivo del prossimo inverno!»
Che ci si vada per allenarsi (anche d’inverno il clima è ottimale), per fare della passeggiate, per andare in Mtb o per stendere l’asciugamano sulla spiaggia: l’Elba è pronta ad accogliervi. Non mancano guide, nolo bici e strutture bike friendly. E tra cultura e natura c’è davvero tanto da scoprire.