Ultime corse di Puccio: grande professionista e uomo perbene

07.09.2025
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MISANO ADRIATICO – Il 31 agosto, nel giorno in cui alla Vuelta Vingegaard batteva Pidcock alla Estación de Esquí de Valdezcaray, Salvatore Puccio impegnato a Plouay annunciava il suo ritiro dopo 14 stagioni di professionismo. Il siciliano cresciuto in Umbria e padre di un bimbo di due anni e mezzo, è stato per anni la bandiera solida e discreta del Team Ineos Grenadiers, che quando ci entrò si chiamava semplicemente Team Sky. Quando lo incontriamo nei viali dell’Italian Bike Festival ha l’espressione rilassata di uno studente alla fine di maggio. Il suo percorso sta per finire, i compiti li ha fatti e nelle sue parole si percepisce la curiosità per la nuova vita che lo attende. Trentasei anni sono tanti per un corridore, molti meno per tutti gli altri.

Salvatore è abbronzato e tirato, pronto per correre. Occhiali da sole con le lenti tonde e grandi che gli danno l’aspetto più sbarazzino. La tuta nera e accanto Omar Fraile e l’addetta stampa della squadra che lo segue e scandisce i tempi tra un impegno e il successivo. Lo conosciamo dal 2010 e non c’è stato un solo giorno in cui non si sia dimostrato una persona perbene.

Giro d’Italia 2013, il primo di Puccio: il Team Sky vince la cronosquadre a Ischia e Salvatore veste la maglia rosa
Giro d’Italia 2013, il primo di Puccio: il Team Sky vince la cronosquadre a Ischia e Salvatore veste la maglia rosa
Quando hai cominciato a pensare di fermarti?

Gli ultimi due anni hanno avuto alti e bassi. L’età si fa sentire, i giovani vanno fortissimo quindi è stata una decisione naturale. Dopo le difficoltà del 2024, mi ero detto che in ogni caso questo sarebbe stato un anno di prova. Mi sono messo in testa di ripartire bene. Infatti quest’inverno mi sono allenato più che in tutti i quattordici anni da professionista. Purtroppo però già alla Tirreno non avevo delle buone sensazioni, per cui l’obiettivo è diventato fare il Giro e vedere cosa sarebbe venuto fuori nella prima settimana. Mi sono allenato al massimo, facendo il professionista al 110 per cento. Magari un altro anno potevo continuare, poi ho avuto l’infortunio al Tour of the Alps e lì ho pensato che fosse un segnale (sorride, ndr). Ho recuperato. Sono tornato alle gare e sto continuando ad allenarmi al 100 per cento, ma ho capito che è tempo di smettere.

Perché?

L’età è quella giusta. Ho sempre visto maluccio chi continuava dopo una certa età, trascinandosi. Non mi piaceva lasciare il ciclismo pensando che mi avrebbero visto come un… cadavere. Ci sta che negli ultimi anni di contratto non rendi più, non puoi sapere come starai l’anno dopo. Per cui ho fatto una scelta decisa. Sono contento, non ho nessun rimpianto, rifarei tutto allo stesso modo. Forse mi sarebbe piaciuto andare una volta al Tour, ma ho fatto per tanti anni il Giro in cui sono stato sempre molto rispettato.

Colle delle Finestre al Giro del 2018: Puccio tira nel tratto asfaltato. Dietro Froome prepara l’attacco che gli darà la maglia rosa
Colle delle Finestre al Giro del 2018: Puccio tira nel tratto asfaltato. Dietro Froome prepara l’attacco che gli darà la maglia rosa
Tanti fanno fatica a smettere, tu sembri molto deciso.

Quanto potrei fare ancora? Uno o due anni per allungare l’agonia? Gli anni importanti, quelli in cui molti corridori fanno un po’ “i vagabondi” perché tanto hanno il contratto, io li ho fatti al 100 per cento. Fortunatamente nella mia carriera non ho mai avuto tanti infortuni, quindi ho corso sempre. Alcuni colleghi restano attaccati all’ultimo contratto per mettere via ancora qualche soldino, perché prima si sono presi degli anni sabbatici. Io sono stato professionale al 100 per cento. Quando era necessario ho lavorato e adesso ho tutto il tempo per andare alle feste. Ho 36 anni, per la vita normale sono giovanissimo.

La prima svolta c’è stata quando hai lasciato Monaco per tornare a Petrignano?

Quello era stato più per la famiglia. Era nato mio figlio e con mia moglie c’era un accordo iniziale. Anche a lei piaceva vivere lì, ma sempre con un occhio al paese. Quando è nato il bambino avremmo comunque dovuto cambiare casa anche a Monaco e poi sinceramente avrei voluto che mio figlio Tommaso crescesse con i nonni, dargli una famiglia vera. Noi corridori viaggiamo 200 giorni l’anno e il bambino sarebbe cresciuto solo con sua madre. Invece così è a casa, i suoceri abitano sotto, i miei genitori sono a 6 chilometri. Ci sono gli zii, è tutta un’altra vita. E’ una famiglia e a me piaceva che crescesse con una famiglia. Monaco è una piccola città, ma è anche grande. Non conosci neanche quello che ti abita accanto.

Puccio ha chiesto di conservare una sola bici: la Pinarello celeste del mondiale 2017 a Bergen
Puccio ha chiesto di conservare una sola bici: la Pinarello celeste del mondiale 2017 a Bergen
Quando tuo figlio ti chiederà che corridore è stato suo padre Salvatore Puccio, che cosa gli racconterai?

Che è stato un professionista. Nel suo ruolo, ma un professionista. Non mi sono mai lamentato, non sono mai stato male. Ho visto molte volte corridori, anche miei compagni, non presentarsi alle corse dicendo che stavano male. Mi sembra di essermi ritirato solo una volta in Australia, perché stavo male. Non ho mai chiamato il giorno prima perché avevo la febbre o un virus. A 36 anni inizi a valutare anche queste cose. Questo è il periodo dell’anno in cui ci si ammala, a me non è mai successo.

Hai detto che quest’inverno ti sei allenato tantissimo: adesso che lo hai annunciato hai ancora voglia di allenarti?

E’ duro partire, però ieri ho fatto distanza, visto che per venire qui a Misano non sarei andato in bicicletta. Due giorni fa ho fatto una doppia uscita, perché queste sono le nuove tipologie di allenamento. A 20 giorni dalla fine carriera potevo anche scrivere all’allenatore e dirgli che non avevo voglia, oppure la mattina potevo inventarmi che stavo male. Invece mi sono fatto due giorni pieni di lavoro. La mattina con blocchi di un’ora e mezza e 40 minuti al medio. E la seconda uscita fuori soglia. E’ roba da pazzi per uno che tra due settimane smette. Mancano tre gare, ci posso andare in scioltezza, ma voglio essere serio sino all’ultimo. Ho chiesto solo di fare le ultime corse in Italia, è la sola cosa che ho chiesto.

Per gli italiani del Team Ineos Grenadiers, Puccio è stato per anni un riferimento. Qui con Ganna all’Etoile de Besseges 2021
Per gli italiani del Team Ineos Grenadiers, Puccio è stato per anni un riferimento. Qui con Ganna all’Etoile de Besseges 2021
Quanto è cambiato l’allenamento da quando sei passato?

Quello che fa impressione sono gli allenamenti sui rulli tutti vestiti. Quest’anno l’ho fatto anche io. All’ultimo anno da professionista, mi sono dovuto vestire dentro il garage col termico, la cuffia e sudare per avere vantaggio dall’heat training. Quest’anno mi sono iscritto anche in palestra, andavo due volte a settimana alle sei me mezza del mattino. Un’ora e mezzo di palestra e poi andavo in bici.

Sei passato professionista dopo aver vinto il Giro delle Fiandre U23, ma non hai mai avanzato pretese…

Quando sono arrivato qui, la squadra era forte. C’erano Cavendish e Wiggins, in tutte le gare in cui andavo c’era un capitano. Non è come oggi, che arriva il diciottenne, gli dici di andare a tirare e ti risponde di mandarci un altro, perché lui fa classifica. Poi ho visto che facendo quel tipo di lavoro, ero rispettato in squadra. Ho guadagnato bene, almeno per il mio ruolo. Quando fai il capitano c’è molto più stress, devi rimanere ad alto livello. Quindi ho detto che andava bene così.

Puccio ha lavorato con tanti leader. Qui è con Carapaz, che nel 2022 perderà la rosa nel finale sul Fedaia
Puccio ha lavorato con tanti leader. Qui è con Carapaz, che nel 2022 perderà la rosa nel finale sul Fedaia
Qual è il capitano più in gamba per cui hai lavorato?

Capitani ne ho avuti diversi, ma il più maniacale era Froome. In gara faceva da corridore, allenatore, direttore. Lui vedeva tantissimo la gara. Poi ce ne sono stati tanti. Thomas poteva partire anche con un’altra bici, perché non se se sarebbe accorto. C’è stato Bernal, c’è stato Tao. Ho vinto il Giro con Froome, Bernal e Tao, poi la Vuelta con Froome. E devo dire che in quella Vuelta del 2017 stavo bene. E’ stata una delle gare in cui sono stato meglio. Ero stato in altura, avevo fatto una settimana a Livigno e una sullo Stelvio. Avevo uno stato di forma pazzesco, in confronto alle altre gare, dove soffri sempre. Lì soffrii, ma il giusto. Adesso invece ho solo tanto mal di gambe.

Ci sarà ancora la bicicletta nella vita di Salvatore Puccio?

Per fare passeggiate da caffè. Tutt’ora quando vengono con me gli amici che fanno quattro ore con me, io poi mi ritrovo morto sul divano il pomeriggio e mi chiedo come facciano.

Salvatore Puccio, classe 1989, è pro’ dal 2012. Ha sempre corso nel gruppo Ineos Grenadiers, prima Team Sky
Salvatore Puccio, classe 1989, è pro’ dal 2012. Ha sempre corso nel gruppo Ineos Grenadiers, prima Team Sky
Hai deciso insieme a tua moglie che avresti smesso?

No, l’ho deciso da solo. Mia moglie mi diceva di smettere già da diversi anni (ride, ndr). E adesso c’è da organizzarsi una vita. Sono ancora giovane, stare tutto il giorno in casa è anche negativo. Mi sono iscritto al corso di direttore sportivo, mi piacerebbe rimanere in questo sport. Ho fatto la prima corsa che avevo sette anni. Ho fatto gli ultimi allenamenti, anche ieri, facendo strade che forse poi non vedrò più. Addirittura mi sono lanciato su una strada sterrata e ho pensato che se avessi bucato, mia moglie non sarebbe venuta a prendermi.

Cosa terrai della tua carriera?

Una maglia per ogni stagione e la bici azzurra dei mondiali di Bergen del 2017. Ho conservato anche tutti i dorsali dei Grandi Giri. Dieci Giri e sette Vuelta. Sono stato per 14 anni nella stessa squadra perché mi hanno valorizzato. Non ho vinto nemmeno una corsa, ma ho due secondi posti: una al Giro e una alla Vuelta. Ho avuto poche possibilità e ho perso da Cummings e De Marchi, due esperti delle lunghe fughe. Si vede che era destino che non vincessi.

Lo stop di Besseges per colpa di chi? Non dei corridori

15.02.2025
6 min
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«A causa di un incidente, con un veicolo entrato nel percorso, il gruppo si è fermato dopo 12 km di gara. Dopo alcune discussioni con gli organizzatori della gara, è stato deciso di neutralizzare il Col des Brousses e la sua discesa, di cancellare l’ultimo giro locale a Besseges (riducendo la distanza da 164,05 a 136,2 km) e di far ripartire la gara al km 22. Diverse squadre, tuttavia, hanno deciso di non ripartire e hanno abbandonato la gara».

Su procyclingstats.com che è il sito di riferimento per ordini di arrivo e statistiche, la terza tappa dell’Etoile de Besseges viene introdotta da questo testo. Vi si spiega come mai di colpo otto squadre WorldTour e una professional abbiano deciso di ritirarsi dalla corsa francese. Era la terza tappa, il giorno prima un’auto era finita nel gruppo: l’episodio era stato accolto dai corridori con fastidio, sia pure con la comprensione dovuta all’organizzatore.

Il mattino della terza tappa è bagnato: Ganna guarda il cielo, Puccio sullo sfondo parla con un tecnico
Il mattino della terza tappa è bagnato: Ganna guarda il cielo, Puccio sullo sfondo parla con un tecnico

Nove squadre a casa

L’organizzatore si chiama Patrick Herse e ha respinto ogni osservazione al mittente: «Un residente ha tirato fuori la macchina dal garage al passaggio della gara. Siamo in piena campagna, non possiamo mettere un addetto della sicurezza davanti a ogni garage».

Secondo lui, che pure si è impegnato a fare una verifica sulla sicurezza della gara, sono altri i motivi che avrebbero spinto le squadre ad abbandonare: «I corridori avevano già intenzione di fermarsi, perché il tempo era terribile. Oggi i giovani pensano di essere delle superstar ed è un peccato. Quello che è successo è stato una totale mancanza di sostegno e rispetto».

Un ritornello spesso abusato che a volte gli atleti hanno legittimato: la colpa è dei corridori, ma questa volta la tesi non regge e il rispetto sta anche nell’organizzare la corsa garantendo in primis la sicurezza. I corridori infatti hanno avuto la percezione di non avere protezione e quando anche il terzo giorno si sono ritrovati con delle auto in corsa, hanno ritenuto necessario fermarsi. Fra loro c’era anche Salvatore Puccio. Che cosa è successo quel giorno a Besseges?

«Se avete visto il video della seconda tappa – racconta – c’era già venuta incontro quella macchina. Da lì abbiamo capito che qualcosa non andasse, ma il giorno dopo siamo partiti ugualmente. Però dopo 9 chilometri erano entrate in gruppo altre due macchine. Per giunta pioveva e a quel punto abbiamo deciso di fermarci, perché non era fattibile».

I corridori parlano con la direzione di corsa: si va verso lo stop della gara
I corridori parlano con la direzione di corsa: si va verso lo stop della gara
Come mai?

Il problema era che le moto passavano e fermavano il traffico, ma erano poche e gli incroci erano scoperti. Se una macchina arrivava allo stop dopo che la moto era passata, nessuno gli segnalava che ci fosse una corsa per cui si immetteva sul percorso. Non c’erano volontari né protezione civile. Per questo ci siamo fermati e tramite il CPA abbiamo parlato con gli organizzatori. Ci hanno detto: chi parte rimane in gara, chi non parte viene messo fuori.

E voi?

Noi ci siamo allontanati pensando che nessuno sarebbe partito, se non le due squadre più piccole e a quel punto la corsa sarebbe stata fermata ugualmente. Diciamo che sembrava fatta, avevamo fatto una scelta puntando sulla sicurezza, invece alla fine sono partiti tutti i francesi e noi siamo rimasti fuori gara. Anche nella squadra di De Lie che quel giorno ha vinto si sono fermati cinque corridori.

Le squadre WorldTour si fermano, ma non convincono le altre a seguirle
Le squadre WorldTour si fermano, ma non convincono le altre a seguirle
Per il CPA c’era Adam Hansen?

Nelle gare piccole ci sono soltanto i tre corridori delegati e in questo caso c’erano Benjamin Thomas della Cofidis, Jan Tratnik della Redbull-Bora e Alex Kirsch della Lidl-Trek. Al mattino, prima del via, era venuto fuori che c’erano soltanto dieci moto, per cui abbiamo concordato che se fosse successo di nuovo qualcosa, ci saremmo fermati.  Quando ci siamo ritrovati con due macchine nel gruppo, ci siamo fermati. Mancavano 150 chilometri, cosa succede se il gruppo finisce contro un’auto? Sappiamo bene quali sono i rischi del lavoro che facciamo, ma gareggiare con il traffico aperto, quello no. Ormai non succede neanche alle gran fondo.

La decisione è venuta solo dai corridori oppure i direttori vi hanno appoggiato?

I direttori delle squadre che si sono fermate ci hanno appoggiato e si sono presi la responsabilità, però arrivavano dei direttori di squadre francesi, particolarmente aggressivi contro i corridori. Non si poteva andare avanti, lungo il percorso c’erano le macchine parcheggiate sul ciglio. Non era come nelle corse in cui i poliziotti e le staffette davanti sgombrano la strada. Lì c’erano le macchine parcheggiate, perché giustamente arrivavano e venivano fermate dai due poliziotti che viaggiavano 100 metri davanti al gruppo. Sembrava una gara di dilettanti, non so quanto andare avanti sia stato utile per l’immagine della corsa. C’erano Ganna e Carapaz, due campioni olimpici, non era un gruppo qualsiasi…

Alex Kirsch era un delegato del CPA all’Etoile des Besseges
Alex Kirsch era un delegato del CPA all’Etoile des Besseges
Probabilmente l’organizzatore avrà avuto i suoi problemi economici nel mettere insieme volontari e staffette…

Non discuto, ma nessuno li ha costretti a fare tappe di 160-180 chilometri, sarebbe bastato fare dei circuiti, avrebbero avuto gli incroci chiusi e controllati. Abbiamo lottato tanto per la sicurezza e poi devi accettare di correre in quella situazione? Molti ci criticano e dicono che i corridori di oggi non hanno le palle come quelli di una volta, ma una volta c’era meno traffico e le macchine si fermavano. Già corriamo tanti rischi e lo sappiamo. Ma se quando siamo tutti in fila, ci ritroviamo una macchina contro mano su una strada stretta, avete presente che cosa può succedere?

E’ andata bene, insomma…

E’ andata benissimo! Nella seconda tappa, quando è entrata l’auto, davanti l’hanno schivata, ma c’è stata la caduta dietro e qualcuno si è ritirato perché andavamo a tutta, c’è stato un rallentamento brusco e nessuno poteva prevederlo. Si stava lottando per prendere le posizioni, abbiamo rischiato di farci male per davvero. Che poi la gente tanto non ci pensa…

La terza tappa a Besseges viene vinta da De Lie: nella Lotto Dstny si sono fermati in cinque
La terza tappa a Besseges viene vinta da De Lie: nella Lotto Dstny si sono fermati in cinque
A cosa non pensa?

Quando ti fai male, lì per lì si dice qualcosa, ma poi la gente si dimentica. Sei da solo e magari accade che le squadre nemmeno ti seguono. E alcune, dopo tre mesi che non corri, ti tagliano anche lo stipendio. Sembra che non aspettino altro. E devi rischiare di finire così per un’auto entrata in gruppo perché l’organizzatore non è stato in grado di garantire la sicurezza? No, grazie. Su queste cose dobbiamo essere fermi, perché ci andiamo di mezzo noi.

Puccio e la Ineos: evoluzione continua e si punta sempre in alto

20.11.2024
5 min
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Salvatore Puccio si appresta ad affrontare la quindicesima stagione da professionista, tutte trascorse con la Ineos Grenadiers. In questi tre lustri molte cose sono cambiate: il ciclismo, Puccio stesso e la Ineos. Recentemente si sono verificati diversi cambiamenti significativi: il ritorno di Rod Ellingworth si è concluso prematuramente e, in pochi anni, se ne sono andati direttori sportivi come Tosatto e Cummings (pare in rotta con Pidcock), mentre alcuni coach sono stati sostituiti. È in atto un cambio generazionale, con i giovani che si stanno facendo largo. L’arrivo di Joshua Tarling è stato il vero colpo.

Il siciliano trapiantato in Umbria ha già ripreso gli allenamenti. La prossima potrebbe essere la sua ultima stagione da professionista, motivo in più per fare bene e chiudere alla grande. Oppure, chissà, per continuare ancora. È anche il momento giusto per analizzare i cambiamenti di un team in costante evoluzione.

«Ho ripreso da poco – dice Puccio – e ho già un’idea di quello che dovrò fare, anche se con il probabile annullamento della Valenciana (a causa delle recenti inondazioni, ndr) potrebbe esserci qualche cambiamento nella prima parte della stagione. Dovrei correre in Spagna e poi in Francia. Vedremo… L’obiettivo principale dell’anno è il Giro d’Italia. Vorrei arrivarci in forma, perché in questa squadra non basta l’esperienza: il posto te lo devi guadagnare».

Puccio e Ganna sono gli unici corridori italiani nella Ineos 2025
Puccio e Ganna sono gli unici corridori italiani nella Ineos 2025
Salvatore, sei quindi già nel pieno: come stai lavorando?

Ho cambiato qualcosa. Con i nuovi coach è diverso: una preparazione più in linea con il ciclismo attuale. Prima facevo tanto fondo, ma ora bisogna velocizzare un po’. Ho già iniziato a lavorare in questa direzione. Magari non sarà la preparazione giusta, ma tanto sapevo già quella vecchia non sarebbe più andata bene.

Prima Salvatore hai accennato all’esperienza che non basta per essere al Giro, ma non è che i nuovi dello staff guardino “solo” i numeri e meno l’atleta? Noi per esempio ricordiamo quanto Brailsford ti tenesse in considerazione….

Ho avuto problemi alla Strade Bianche: una caduta mi ha provocato forti dolori per lungo tempo. Ho saltato la Tirreno e poi sono andato al Catalunya, ma non ero ancora a posto. Probabilmente non avrei dovuto partecipare, ma se non fossi andato sarei rimasto ancora più indietro. Questo ha compromesso la mia preparazione per il Giro. Ho fatto il Tour of the Alps, che non è una gara adatta a me, e lì non stavo ancora bene. Ho capito di non essere pronto per il Giro. E io non vado alle corse solo per esserci: questa non è una squadra che ti permette di farlo, visti i suoi standard.

Ineos: tu sei da sempre in questo team: quanto è cambiato?

Negli ultimi due anni siamo calati di livello, è innegabile. Però quest’inverno ci siamo mossi bene: nuovi coach, nuove collaborazioni, l’arrivo del Development Team. Per me sono segnali incoraggianti. È vero, dopo tanti anni di successi ci siamo ritrovati a fare le stesse cose. Cambiare era necessario e stimolante. Non voglio dare la colpa a nessuno, ma ora vedremo come andrà. L’importante è credere in quello che si fa e questo dà motivazione.

Nel classico ritrovo pre-stagionale la Ineos Grenadiers ha visitato l’Old Trafford, “casa” del Manchester United e di Brailsford (foto Instagram)
Nel classico ritrovo pre-stagionale la Ineos Grenadiers ha visitato l’Old Trafford, “casa” del Manchester United e di Brailsford (foto Instagram)
E’ chiaro…

In 12-13 anni abbiamo vinto ovunque. È normale che ci siano cali, come accade nel calcio o in Formula 1. Per anni gli altri ci hanno inseguito, ora ci sono altre squadre in cima. Vedremo però quanto dureranno.

Pensiamo alla Visma-Lease a Bike, anche se è vero che quest’anno hanno avuto sfortune enormi…

Lo avete detto voi. Io non volevo fare nomi, ma è così. Hanno avuto sfortuna, ma pensate che noi in tutti questi anni non abbiamo avuto infortuni o problemi? Eppure abbiamo sempre trovato ricambi: Wiggins, Froome, Thomas, Bernal… Sono stati tutti cambi molto rapidi. E oltre a loro mi vengono in mente corridori come Landa, Uran, Porte, che hanno sempre ottenuto ottimi risultati.

A proposito di calcio, Sir Dave Brailsford ora è molto impegnato con il Manchester United: si sente  la sua mancanza?

Brailsford è ancora a capo della squadra, ma si vede meno di prima. Ora la guida è affidata ai nuovi dirigenti, mentre lui ha più un ruolo di supervisione. È chiaro, per stare davvero dentro alle dinamiche devi viverle tutto l’anno. Ma comunque lui c’è.

In questa Ineos in evoluzione c’è stato l’annuncio della squadra giovanile, la Lotto-Kern-Haus, o devo team, come si dice oggi: cosa ci puoi dire di questo progetto?

Non sappiamo ancora molto. Sarà interessante vedere come funzionerà questo progetto.

E dei nuovi arrivi cosa ci dici?

Ci sono diversi giovani e devo dire che non è stato un brutto mercato. Che poi se andiamo a vedere i grandi nomi erano già sistemati… Secondo me abbiamo fatto buone scelte.

Puccio festeggiala conquista della maglia rosa di Bernal. Era il Giro 2021
Puccio festeggiala conquista della maglia rosa di Bernal. Era il Giro 2021
Uno di questi nomi era Pidcock

Per quanto riguarda Tom, si parlava di un suo trasferimento, ma ha un contratto di cinque anni: teoricamente non era neanche sul mercato.

A proposito di veterani: della Ineos 2025 non ci sarà Viviani. Ti mancherà Elia?

Dispiace per la partenza di Elia Viviani: il suo carisma si faceva sentire. Magari se non andrà male farà un altro anno ancora.

E tu?

Per quanto riguarda me, vedremo come andrà questa stagione. Già dalla prima parte si potrà capire molto: le gambe, il morale, la voglia. Se andrà bene, potrei continuare. Io non voglio trascinarmi in bici. Ho sempre avuto un ruolo preciso, al servizio di capitani importanti, e ho sempre cercato di essere al top. Per questo voglio essere competitivo: è l’obiettivo principale del prossimo anno.

Le suole Michelin anche in ambito road sviluppate con Ekoi

30.09.2024
4 min
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Michelin entra con decisione anche nell’ambito delle suole di alta gamma sviluppate in modo specifico per il mondo strada. Nella categoria mtb gli inserti e le suole Michelin sono un cardine per molte calzature e l’ingresso nel mondo road desta molto interesse.

Non si tratta semplicemente di inserti protettivi per punta e tacco, ma di una suola in carbonio disegnata in modo differente dai normali canoni e sviluppata in collaborazione con Ekoi, ora in dotazione al modello Pro Team C12, ma che vedremo su larga scala nel prossimo futuro.

La suola della Pro Team C12
La suola della Pro Team C12

L’eliminazione di colle e viti

Una scarpa più leggera, più performante, ma anche semplice e con una suola in carbonio protetta nei punti più sensibili. Questi sono stati i fattori principali in fase di progettazione. La suola della scarpa Pro Team C12 nasce dalla joint venture tra Ekoi e Michelin, è full carbon e adotta i due inserti (puntale e contrafforte posteriore) Michelin.

Per la costruzione sono stati eliminati viti e collanti, adotta degli spessori differenziati sui due inserti e questi ultimi hanno un grip eccellente. La suola è una full carbon che integra un polimero termoplastico di nuova realizzazione e una percentuale ridottissima di gomma. Significa una maggiore rigidità con una notevole riduzione di peso, oltre a spessori ridotti e longevità aumentata. Per contestualizzare ancora meglio il prodotto, abbiamo chiesto ad Ambrogio Merlo, Amministratore Delegato di JV International, l’azienda che ha sviluppato direttamente la suola (lavora a contatto diretto con Michelin) e Salvatore Puccio, che dal 2024 utilizza le scarpe Ekoi.

Tecnologie declinate al mondo bici

«Utilizziamo il top delle tecnologie Michelin e le applichiamo al mondo velo. Per la prima volta siamo entranti nel settore strada – racconta Ambrogio Merlo – cercando di portare innovazione e alte prestazioni. In collaborazione con Ekoi è stata sviluppata questa suola che combina la fibra di carbonio lavorata in autoclave ad un polimero creato da Michelin. Il risultato – prosegue Merlo – è eccellente, per quanto concerne prestazioni e leggerezza, perché il polimero ha un peso decisamente inferiore alla gomma.

«Siamo riusciti a combinare due elementi antitetici – conclude Merlo – ovvero la rigidità e una buona qualità della camminata. Anche il disegno della suola è specifico. La parte centrale e dove si monta la tacchetta devono sostenere la pedalata grazie a costolature particolari del carbonio, alle estremità il design è strutturato in modo da garantire un appoggio stabile».

Salvatore Puccio è atleta Ekoi da questo 2024
Salvatore Puccio è atleta Ekoi da questo 2024

Una scarpa di qualità e la suola è rigida

«Ho iniziato ad usare le calzature Ekoi da quest’anno – argomenta Salvatore Puccio – e la prima cosa che mi ha colpito è una qualità complessiva ottima. La suola è molto rigida, la tomaia è di eccellente qualità, due fattori non scontati e considerando che Ekoi è arrivata a questa tipologia di prodotti in tempi recenti.

«In aggiunta ha una buona comodità – prosegue Puccio – fattore importante per chi indossa calzature di questo tipo, tutti i giorni e per molte ore, dove l’aspetto comodità gioca un ruolo non secondario. Dal mio punto di vista – conclude Puccio – è importante sottolineare, oltre alle performances, la proattività di Ekoi che chiede a noi professionisti dei feedback continui, azioni finalizzate allo sviluppo di un prodotto di qualità».

Ekoi

Puccio: «Carlos Rodriguez capitano e occhio a Bernal»

28.06.2024
5 min
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Dopo aver ascoltato Edoardo Affini, ecco un altro grande regista che fa le carte alla sua squadra impegnata al Tour de France: Salvatore Puccio. In questo periodo il tenente di lungo corso della Ineos Grenadiers è in una fase di stacco ma presto lo rivedremo all’opera.

«Correrò in Repubblica Ceca – ha detto Puccio – a luglio e poi vedremo: se farò la Vuelta ci sarà un certo programma, altrimenti farò altre corse. La Vuelta mi piacerebbe, ma è anche vero che tutto sommato cambiare un po’ non mi dispiacerebbe. Si esce dalla routine!».

Il clima è quello ideale per analizzare dunque cosa potranno combinare i suoi compagni da domani al 21 luglio, quando la Grande Boucle si concluderà a Nizza.

Salvatore Puccio (classe 1989) corre in questo gruppo ininterrottamente dal 2011
Salvatore Puccio (classe 1989) corre in questo gruppo ininterrottamente dal 2011
Salvatore anche la tua Ineos Grenadiers si presenta con una formazione da urlo…

Negli ultimissimi anni più di prima si è tornati a puntare molto sul Tour, che resta una grade vetrina. Guardate solo in questi giorni cosa hanno fatto a Firenze… non si può negare che sia la corsa più grande e pertanto la squadra ha portato i migliori atleti, quelli più in forma. C’è gente che ha impostato la propria stagione tutta sul Tour. Partiamo con due capitani importanti.

Due capitani?

Carlos Rodriguez ed Egan Bernal. Rodriguez sta vivendo una delle sue stagioni migliori, ha fatto un bel salto di qualità, ha vinto diverse tappe e la generale del Romandia. E poi Egan quest’anno ha fatto uno step importante per quel che riguarda il suo recupero. Gli manca un ultimo piccolo gradino, ma è tornato ad alti livelli. E forse non tutti se lo aspettavano. Quindi io immagino che loro due saranno i capitani. Carlos Rodriguez leader assoluto e Bernal jolly a seguire.

E Thomas e Pidcock?

Da quel che so io Geraint è al Tour soprattutto in funzione di supporto, anche se è un grandissimo. Mentre Pidcock forse punterà più sulle tappe.

Pidcock è un capitolo grande e non scevro da qualche punto di domanda: tu dici le tappe, ma poi c’è chi dice abbia lavorato per la generale.

Potrebbe anche provare a fare classifica all’inizio e poi dopo il primo giorno di riposo fare una valutazione. Però, ripeto, per quel che riguarda l’uomo per la classifica quello è Rodriguez. Alla fine ha chiuso quinto l’anno scorso e con una brutta caduta alle spalle.

Secondo Puccio Bernal è in netta ripresa. Eccolo impegnato al Giro di Svizzera
Secondo Puccio Bernal è in netta ripresa. Eccolo impegnato al Giro di Svizzera
Ma come è Pidcock in squadra? E’ un compagnone, è un fumantino… Non è facile da decifrare da fuori.

E’ un talento ed è un giovane. Ecco, diciamo che è ancora giovane, in alcune cose si deve assestare, ma i talenti sono così, che poi è il bello del ciclismo. E’ un po’ come poteva essere il primo Sagan, fuori dalle righe, estroso… Però posso dire che in squadra quando siamo tra di noi è disponibile, tranquillo. Un bravissimo ragazzo.

E il fatto che faccia la spola con la mtb anche in piena stagione. Sembra come se fosse solo…

Ma no e poi si è visto anche con Van der Poel e con Van Aert: anche loro facevano la doppia attività. Tom fa la tripla visto che d’inverno fa anche il ciclocross. Poi gli dà comunque qualcosa in più sul piano tecnico. I loro cambi di ritmo sono superiori.

Salvatore, con questi ragazzi che sono al Tour quanto hai corso quest’anno?

Beh, con Thomas e Bernal ero allo Svizzera. Ed è proprio lì che ho rivisto un bell’Egan. Ha fatto un salto incredibile. Era davanti, o a 10”-15” da Yates e dagli UAE Emirates e posso assicurarvi che andavano fortissimo. Lo dicevo prima: lui è un talento e gli si è riaccesa la luce.

A proposito di UAE e degli altri team, chi sono gli uomini da battere?

Penso proprio loro. Guardate che squadra che hanno. Pogacar, Yates, Ayuso, Sivakov, Almeida… i gregari sono all’altezza del capitano quasi. Per attaccarli dovranno trovare un loro momento di difficoltà e penso che li attaccheranno tutti.

Pidcock avrà un ruolo che potrebbe cambiare in corso di Tour. Gli altri uomini della Ineos? Kwiatkowski (a sinistra), De Plus e Turner
Pidcock avrà un ruolo che potrebbe cambiare in corso di Tour. Gli altri uomini della Ineos? Kwiatkowski (a sinistra), De Plus e Turner
Dici? Perché in questi ultimi anni spesso si è visto più difendere le proprie posizioni che guardare avanti…

Ma se questi qui non li attacchi poi fanno la loro gara, praticamente da soli, e fanno male. Quando si mette a tirare gente di quel calibro e Pogacar accelera, significa regalargli la vittoria senza faticare. Siamo al Tour e anche le altre squadre hanno i capitani e gli uomini giusti per tentare qualcosa. I margini per attaccarli, magari con delle alleanze, ci sono. Anche se magari Vingegaard è un’incognita.

Cosa ci dici di lui? Come lo vedi?

Come lo vedo. Torna discorso di prima sui talenti. Lui lo è. Gli basta poco per tornare in forma… anche se è vero che ha ripreso ad allenarsi molto tardi. Per me già dopo la prima settimana capiremo molto di lui. O anche dopo oggi. Questa prima tappa è molto dura e lui non corre da parecchio. Come dicono tutti, la UAE Emirates ci proverà subito.

Salvatore, di solito sei tu il road capitan: chi sarà stavolta?

Castrovejo. Uomo esperto, che sa fare grandi prestazioni. Lui è un uomo squadra e poi, chiaramente, essendo spagnolo ha un certo feeling con chi parla la sua lingua.

Puccio torna italiano: obiettivo Giro e la Ineos sulle spalle

09.01.2024
6 min
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Dalla fine della passata stagione, Salvatore Puccio ha impacchettato tutto e se ne è tornato in Umbria, ad Assisi. La nascita del figlio e forse anche la voglia di normalità hanno riportato il corridore della Ineos Grenadiers a vivere sulle strade delle sue origini sportive e vicino alla famiglia. E dato che contemporaneamente il suo allenatore di sempre, l’australiano Leigh Bryan, ha fatto una scelta simile e se ne è tornato in Australia, Puccio ha iniziato a lavorare con Dario Cioni. La vicinanza aiuta, gli scenari sono simili fra ulivi e colline. E così, forte di questo bagno di italianità, “Salva” si affaccia sulla tredicesima stagione da professionista senza aver conosciuto altra maglia al di fuori di quella britannica.

«Siamo partiti da una tabula rasa – racconta – e ho iniziato la preparazione con lo stile di Cioni. L’obiettivo finale è sempre quello, il modo di raggiungerlo è diverso. Leigh Bryan lo chiamavamo Rok e partiva da una base di studi, Dario è stato corridore quindi alla competenza unisce l’esperienza. Magari farò le ripetute in modo diverso, ma devo comunque arrivare allo stesso livello di potenziamento. E devo dire che avere un nuovo coach dà nuovi stimoli, cambiare ogni tanto fa bene, per cui sono contento».

Puccio ha rinnovato il contratto fino al 2025. Classe 1989 è pro’ dal 2012. E’ alto 1,82 e pesa 68 chili
Puccio ha rinnovato il contratto fino al 2025. Classe 1989 è pro’ dal 2012. E’ alto 1,82 e pesa 68 chili

Cambio della guardia

La squadra ha cambiato dirigenza e facce in alcuni ruoli importanti. Tosatto ha ceduto l’ammiraglia e se ne sono andati anche il team manager Rod Ellingworth e Roger Hammond, coordinatore dei direttori sportivi. Al loro posto sono stati promossi Steve Cummings e Scott Drawer come direttore dell’area performance, mentre Imanol Erviti è subentrato come direttore sportivo. Cambiamenti piuttosto sostanziali, che però in questa fase della stagione poco hanno a che fare con la quotidianità dei corridori.

«In questa fase il mio unico contatto è con l’allenatore – ammette Puccio – il direttore sportivo subentra quando si va alle corse e con Rod non parlavo spesso e comunque non di allenamento, semmai del contratto o altri aspetti. Per cui ad ora la sensazione in noi corridori è che tutto segua allo stesso modo. Abbiamo fatto il ritiro di dicembre a Palma de Mallorca, che è volato. Ci sarebbe dovuto essere l’annuncio dei programmi dei leader per i grandi Giri, ma non è stato ancora fatto. Il prossimo ritiro darà dal 23 gennaio a Calpe, un po’ più avanti del solito. In pratica le altre squadre se ne vanno e arriviamo noi…».

La prima corsa italiana di Puccio del 2024 sarà la Strade Bianche: qui in azione nel 2021
La prima corsa italiana di Puccio del 2024 sarà la Strade Bianche: qui in azione nel 2021
Tredicesima stagione, solito programma italiano?

E’ quello che mi piace di più. Il Tour ormai me lo sono messo da parte e neanche avrei voglia di ritrovarmi nello stress di sgomitare per guadagnarmi il posto, superando la concorrenza interna. Forse dopo tanti anni, l’idea di farlo sarebbe anche bella, ma preferirei che mi chiamassero in extremis, piuttosto che dirmelo da ora e dover entrare in tutti quei meccanismi. Quindi il programma prevede l’apertura in Belgio e la Strade Bianche che è la settimana dopo. Tirreno e Sanremo. Quindi altura, Tour of the Alps e Giro d’Italia.

Avete vinto quelli del 2020 e del 2021, avete perso i due successivi e sempre alla fine, che effetto fa?

Uno con Carapaz e l’ultimo con Thomas, ma quando si perde all’ultima tappa le sensazioni sono le stesse. La differenza è che l’anno scorso con Geraint la situazione sembrava più sotto controllo e alla fine è andata come abbiamo visto sul Monte Lussari. All’inizio è duro da digerire, anche se nell’anno di Tao (il 2020, ndr) avevamo vinto all’ultimo giorno quindi sapevamo cosa si prova dall’altra parte. Diciamo che fa parte dello sport, no?

Ogni volta che si vede il tempo perso da Thomas nel cambio bici della cronoscalata del Lussati, viene da pensare che il Giro l’abbia buttato…

Il cambio bici e del casco lo avevano studiato nei dettagli e avevano concluso che desse dei vantaggi. Il fatto che abbia impiegato tanto penso che lo abbiano valutato. La sensazione da fuori è che Geraint si sia ritrovato con un ritmo diverso e non abbia ritrovato il colpo di pedale. Ma va detto che Roglic su quela salita ha volato e ha pure avuto il guasto meccanico, sennò chissà come finiva.

Per la tredicesima stagione, Puccio correrà con la squadra britannica su bici Pinarello (foto Ineos Grenadiers)
Per la tredicesima stagione, Puccio correrà con la squadra britannica su bici Pinarello (foto Ineos Grenadiers)
La squadra è tanto cambiata, che effetto fa aver visto partire tanti compagni forti. Forse l’addio di Geoghegan Hart è quello più squillante…

C’è un cambio generazionale, possiamo dire così e ci vorrà un paio d’anni per rifare la squadra. E’ finito un ciclo, ne sta iniziando un altro, siamo in piena transizione. Però è anche vero che oggi per vincere, devi prendere quei pochi corridori che vincono. Magari quelli che avevi erano buoni, ma non ti permettevano di vincere. La fase in cui è andato via Tao è stata un po’ particolare, sembrava non ci fossero idee chiare. Magari gli hanno fatto un’offerta migliore o semplicemente gli hanno proposto un contratto e lui, di fronte alla carta, ha firmato e si è messo a posto. Poteva aspettare? Ha fatto bene? Lo vedremo, per ora brava la Lidl-Trek che ha colto l’attimo giusto.

Per il tuo ruolo ti trovi più a tuo agio a lavorare per un capitano da Giri o per chi punta alle classiche?

Visto il mio ruolo, forse sono meglio i Giri. Adesso siamo rimasti un po’ corti di capitani (ride, ndr), però se Egan recupera, ne ritroviamo uno ad alto livello. Sinceramente in ritiro l’ho visto bene, molto meglio dello scorso anno. E poi ho visto che si sta allenando tanto come prima. Cammina meglio, ha acquisito un po’ di muscolo che l’anno scorso gli mancava. Era magrissimo, lo avete visto, ma è normale perdere tutto dopo un infortunio come quello. Però per quest’anno sono fiducioso.

In questi anni sei stato anche testimone dell’arrivo e dello sviluppo di Ganna: cosa ti pare guardando il suo livello attuale?

E’ cambiato tantissimo. All’inizio era molto insicuro, ma arrivava con tanto talento e con buoni propositi, anche se ancora non aveva fatto nessun risultato. Con noi comunque ha vinto i due mondiali, ha vinto tante tappe al Giro e ha dimostrato il suo valore. E’ una persona completamente nuova ed ha attorno tanti buoni corridori che possono aiutarlo nel suo sviluppo, sia nelle classiche, sia nei giri di una settimana. 

Puccio sul Monte Lussari, partito ben prima di Thomas. Il vantaggio di 26″ su Roglic pareva rassicurante…
Puccio sul Monte Lussari, partito ben prima di Thomas. Il vantaggio di 26″ su Roglic pareva rassicurante…
Pippo e anche altri saranno impegnati con la preparazione olimpica e poi i Giochi, che impatto avrà questo sulla squadra?

Influisce sul programma gare, perché tutti vogliono fare o più o meno lo stesso calendario per arrivare al massimo a quei giorni. Avremo mezza squadra a fare le Olimpiadi e anche tre anni fa abbiamo vinto diverse medaglie. Sempre dei grandissimi risultati, che piacciono anche allo sponsor. Ratcliffe è un appassionato di bici, magari il Tour è sempre il Tour, ma le Olimpiadi sono una grande cosa. Sono degli appassionati, non lo fanno per lucro, con il ciclismo non guadagnano nulla.

Battiti alti e watt bassi: la ripresa di Puccio dopo le ferie

09.11.2023
5 min
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Le vacanze per i ciclisti sono finite, è ora di tornare ad allenarsi, è il momento dell’anno in cui gli atleti ritrovano la loro fedele compagna: la bicicletta. Ripartire è sempre difficile, soprattutto se per un mese si è stati, meritatamente, a riposo. Ma quanto è complicato per un ciclista ripartire? Che sensazioni prova una volta tornato in sella? Come si ritrova familiarità con il gesto atletico? 

Salvatore Puccio, classe 1989, è alto 1,82 per 68 chili. Al Giro d’Italia 2013 , vestì la maglia rosa dopo la vittoria di Sky nella cronosquadre
Salvatore Puccio, classe 1989, è alto 1,82 per 68 chili. Al Giro d’Italia 2013, vestì la maglia rosa

Puccio racconta

Queste domande le abbiamo poste a Salvatore Puccio, il 34enne in forza alla Ineos Grenadiers ci dice come affronta lui la ripresa invernale. 

«Ho ripreso da una settimana – racconta Puccio da casa – e come tutte le volte che mi trovo a ripartire soffro tanto, forse ogni anno di più. Sembra che la bici non sia la tua, che la posizione in sella sia sbagliata. Però è una sensazione normale, alla fine per un mese hai abituato il tuo corpo a fare altro, i muscoli hanno lavorato in maniera diversa. Hai camminato un po’ di più, oppure hai pulito il garage, o semplicemente sei rimasto fermo. Insomma, il fisico reagisce diversamente rispetto a quando sei nel pieno della forma».

Dopo i primi giorni di ripresa Puccio inserisce qualche lavoro ma nulla di particolare, per fare fatica ci sarà tempo in ritiro
Dopo i primi giorni di ripresa Puccio inserisce qualche lavoro ma nulla di particolare, per fare fatica ci sarà tempo in ritiro
In questi primi dieci giorni di allenamento che cosa hai fatto?

Le prime uscite vai a sentire le sensazioni del tuo corpo, pedali in maniera blanda, decidono le gambe quanto allenarsi, un’ora e mezza, massimo due. Una cosa è certa, mi ritrovo ad essere davvero “leggero” sui pedali. Vado alla ricerca della pianura, anche perché pedalare in salita diventa controproducente. Ora se trovo del vento contro mi sembra di pedalare sul Muro di Sormano! (dice con una risata, ndr). 

Che cosa guardi nelle prime uscite, qualche dato lo sbirci?

Solamente i battiti, che cerco di tenere sempre al medio. Anche per questo non vado a cercare le salite, per tenere i battiti bassi ora come ora dovrei andare molto piano in salita e non avrebbe senso. 

La condizione si costruisce giorno per giorno, per essere performanti durante tutto l’anno
La condizione si costruisce giorno per giorno, per essere performanti durante tutto l’anno
Meglio riabituare il corpo a pedalare a certe velocità, seppur controllate…

Esattamente. In questi giorni se vado a pedalare con qualche amico amatore, che solitamente mi sta a ruota tutto il tempo, sono io a dirgli di andare piano. Potrei seguire il suo ritmo, ma sarebbe troppo alto per la ripresa che devo fare e per gli obiettivi che ho. 

Che obiettivi hai?

Riabituarmi al gesto della pedalata e mettere tanto fondo, quindi Z2 (sempre parlando di frequenza cardiaca per il momento, ndr). Se dovessi mantenere un livello più alto entrerei in condizione troppo presto, mi ritroverei ad andare forte alle prima corse di stagione, ma non avrei la condizione per essere costante per tutto l’anno

Nelle prime uscite Puccio guarda i battiti e non la potenza: è il cuore che comanda lo sforzo
Nelle prime uscite Puccio guarda i battiti e non la potenza: è il cuore che comanda lo sforzo
Cosa fondamentale, visto il lavoro che devi fare in gruppo. 

Sì, io sono un corridore che in corsa deve tenere per tante ore una velocità costante. Per me è importante allenarmi, fin dai primi giorni, a far stare il mio fisico in quel range di sforzo. E’ come costruire una casa: si mettono dei pilastri solidi e poi si costruisce il resto.

Quando inizi a “costruire” il resto? Mettere qualche salita o fare lavori specifici?

Più si avvicina il primo ritiro della stagione, più aumenta l’intensità degli allenamenti. Questo perché poi quando siamo tutti insieme ognuno ha una condizione differente e se si è troppo indietro si rischia di fare l’intera giornata con il cuore in gola. Per evitare di fare troppa fatica in ritiro aumento il ritmo e porto le uscite a tre ore. Nell’uscita magari inserisco anche una salita fatta in Z3. 

Puccio è alla Ineos da 13 stagioni e con il rinnovo arriverà a 15, la sua esperienza è fondamentale
Puccio è alla Ineos da 13 stagioni e con il rinnovo arriverà a 15, la sua esperienza è fondamentale
Nel corso degli anni il tuo metodo di allenamento è cambiato?

L’età incide un po’, ma nemmeno troppo nel mio caso. Quello che fa tanta differenza nell’entrare in condizione è il peso. Io, rispetto ad uno scalatore di 55 chilogrammi, ci metto più tempo a “riaccendere” il motore. Prima facevo qualcosa in palestra, ma ora no, ho notato che se non la curi tutto l’anno non serve a molto. Ma la palestra, in particolare, è utile a chi deve fare dei lavori specifici, come gli sprinter. 

Di recente hai rinnovato con Ineos per altri due anni, ti aspettano almeno altre due preparazioni invernali…

Sono qui dal 2011, conosco tutti e conosco il metodo di lavoro. A fine carriera non mi sarei sentito pronto per delle nuove sfide. In squadra conosco il mio lavoro ed anche io sono consapevole di cosa posso dare. Alla Ineos riesco a mettere in campo tutte le mie qualità, cosa che da altre parti non sarebbe possibile. 

Allora buona ripresa.

Grazie e ci vediamo sulle strade!

Puccio, la Ineos, Evenepoel e le regole che non cambiano

26.08.2023
4 min
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Il Deutschland Tour va avanti e per Salvatore Puccio è l’ennesima corsa di un’estate che non lo ha mai visto staccare davvero. Una sosta dopo il Giro perso in extremis da Thomas, poi il campionato italiano, il Giro d’Austria, il Polonia e Amburgo. E mentre i suoi compagni del Giro sono andati alla Vuelta, questa volta l’umbro ha scelto un programma diverso: un solo grande Giro all’anno, ma fatto bene.

Parlare con lui è interessante per capire che cosa sta succedendo in casa Ineos Grenadiers, fra le voci dell’arrivo di Evenepoel e le partenze di alcuni elementi di spicco, che fanno pensare come minimo a un rinnovamento e un cambio della guardia.

«C’è aria di cambiamento – ammette Puccio – un po’ il solito mercato, con 7-8 corridori che vanno via. Di strano c’è che vanno via alcuni leader, ma è anche vero che la squadra va in cerca di un leader per il Tour. Crediamo e credono loro che Bernal possa ancora tornare ai suoi livelli migliori, perché è giovane e ha recuperato».

Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°
Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°
Sembra strano veder partire uno come Geoghegan Hart che ha vinto un Giro…

Credo lo abbia fatto perché voleva cambiare. La Lidl-Trek è scatenata, oggi le squadre si muovono presto. Una volta c’eravamo solo noi a poter fare mercato, adesso ci sono più squadre. Trovare un leader per il Tour non è così facile, pochi possono vincerlo e tutti quelli più quotati hanno contratti molto lunghi.

Come vivete da dentro le tante voci sull’arrivo di Evenepoel e la fusione fra le squadre?

Secondo me sono voci, delle cavolate. Il fatto che tanti siano andati via non significa che si debba liberare posto per Remco, erano qui da tempo. E poi mi sembra poco credibile che per prendere un corridore si debbano prendere due squadre, dove li metti i 150 uomini e donne del personale? Sembra che lui effettivamente voglia venire, ma c’è solo tanta confusione.

Lo vedresti bene?

E’ certamente un personaggio, fa cose che mancavano al ciclismo. Da tutta l’estate si parla solo di lui, di sicuro ha funzionato. Semmai trovo strano che abbia suo padre come agente, di fatto le uniche dichiarazioni le ha fatte lui.

Al Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della Vuelta
Al Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della Vuelta
Come va in Germania?

Bene, fa meno caldo che in Italia, si riesce a correre bene.

Al Tour de l’Avenir hanno ridotto una tappa per il troppo caldo. In Italia i dilettanti corrono con 40 gradi e nessuno muove un dito.

Il CPA dovrebbe fare un protocollo per il freddo e per il caldo. In Polonia ha cominciato a piovere così tanto, che sulla strada c’era un metro d’acqua. Certe tappe vanno fermate, mi dispiace per l’organizzatore, ma bisogna anche considerare che c’è gente che lavora per 3-4 mesi e a causa di una caduta può perdere la stagione. Finché si cade in volata, posso accettarlo. Ma cadere per una pozzanghera non va bene. Tutti gli sport si fermano, anche la Formula Uno: perché noi dobbiamo continuare?

Forse pagate la storia del ciclismo eroico?

Il mondo è cambiato, i diritti dei lavoratori si sono evoluti. Se non ci sono le condizioni, non si corre. E soprattutto non si può far decidere alle squadre, come al Giro, perché ci sono interessi diversi. Se ci fosse un protocollo oggettivo, nessuno potrebbe dire nulla.

Il maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzo
Il maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzo
Come andrà avanti la tua stagione?

Dovrei fare Plouay, poi il Canada e le ultime gare in Italia, dall’Emilia al Lombardia. In Cina invece non ci vado, corsi a Pechino, ma questa volta resto a casa. Ho il bimbo che cresce veloce, ogni mattina fa qualcosa di nuovo. Sono stato a casa dopo il Giro, ma ho continuato ad allenarmi. Sono rimasto a un livello medio, ogni tanto fa bene avere nuovi stimoli, piuttosto che andare in altura per preparare la Vuelta.

Casa Ineos, con Puccio nella notte maledetta del Lussari

02.06.2023
6 min
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Sabato sera, Monte Lussari alle spalle. Mentre nell’hotel della Jumbo-Visma si brinda alla rimonta di Roglic (leggere il racconto di Affini), in quello della Ineos Grenadiers l’atmosfera è meno allegra. Il sogno dei ragazzi di Tosatto si è sbriciolato contro la montagna friulana. Tre chilometri di difficoltà dopo tre settimane perfette e la maglia rosa di Thomas è svanita (in apertura il gallese in un’immagine da Instagram/Ineos Grenadiers).

Hanno lavorato più di quello che potevano. E se De Plus e Arensman hanno fatto gli straordinari in salita, Swift e Puccio si sono messi la squadra sulle spalle in pianura. E quando si staccavano in salita, poi si affrettavano a rientrare per aiutare nei tratti successivi. L’umbro racconta.

Salvatore Puccio è del 1989 e aveva già vinto tre Giri con la Ineos
Salvatore Puccio è del 1989 e aveva già vinto tre Giri con la Ineos
Che serata è stata?

Siamo arrivati all’hotel di Udine e abbiamo aspettato Thomas, perché era rimasto indietro per l’antidoping e le interviste. Quando è arrivato, non abbiamo fatto una cena da fine Giro. Non c’era nulla da festeggiare. C’era amarezza, abbiamo bevuto qualche birra, ma eravamo tutti dispiaciuti.

Non pensavate che Roglic potesse ribaltare la situazione?

Si era messa bene. Eravamo in cinque e abbiamo fatto l’ultima settimana dando l’anima. Ci siamo uniti anche di più. Il gruppo c’era dall’inizio, si era creato a Sierra Nevada. Quando poi siamo rimasti in cinque, ci siamo spezzati per aiutarci l’uno con l’altro. Swift e io abbiamo tirato fino alla morte per non lasciarli scoperti, ma quel giorno Roglic è stato più forte.

Forte Roglic oppure è calato Thomas?

Geraint non è andato piano, perché comunque ad Almeida ha dato lo stesso distacco di tutta la settimana. E’ stato Roglic che è andato fortissimo, ha fatto un cambiamento incredibile. Quando lo guardavamo in tivù, lui sembrava agile, mentre “G è sempre andato più duro. Nei primi intermedi erano lì, quasi con gli stessi distacchi. Invece dal momento in cui ha avuto quel problema, Roglic ha fatto qualcosa che non ci aspettavamo.

La maglia rosa di Thomas è volata via per 3 chilometri di fatica nel finale della cronoscalata
La maglia rosa di Thomas è volata via per 3 chilometri di fatica nel finale della cronoscalata
Anche lui ha raccontato di aver cambiato passo…

Si è visto subito che quando è ripartito aveva una pedalata pazzesca. E’ ripartito come quando uno non ha più nulla da perdere: «Ormai ho perso tutto, vado a tutta. E se salto, salto!». Secondo me quel problema meccanico in qualche modo l’ha aiutato.

Roglic ha aumentato e Thomas intanto calava. Sai se è riuscito a mangiare quel gel per il quale ha rischiato di cadere?

Lo ha mangiato, solo che quella salita era tanto dura per le sue caratteristiche. E poi col fatto che va sempre duro, su quel cemento a righe orizzontali, ha pagato pegno. Se fosse stato su asfalto, si sarebbe salvato. Ma su quelle righe sottili, se vai duro non rendi. Secondo me è stato anche quello.

E’ stato difficile gestire il Giro essendo soltanto in cinque?

Quando siamo rimasti in pochi, qualcuno un po’ emotivo ha iniziato ad agitarsi. Ma gli abbiamo detto: «Tranquilli ragazzi, perché ormai iniziano le varie dinamiche della gara». C’era chi attaccava e chi doveva difendere la posizione. Roglic non avrebbe mai attaccato da lontano. Sarebbe stato preoccupante se la Jumbo avesse avuto un uomo in classifica a due minuti.

Arensman e De Plus son stati due giganti sulle montagne per Thomas
Arensman e De Plus son stati due giganti sulle montagne per Thomas
Perché?

Perché quello ci avrebbe costretto a muoverci presto e Swift ed io saremmo saltati subito. Ma quando iniziano i meccanismi per coprire i vari piazzamenti, la corsa si guida quasi da sola.

Pensavi che De Plus e Arensman fossero così forti?

De Plus negli ultimi due anni ha avuto dei problemi, un virus se non sbaglio, per cui non riusciva neanche a finire le gare. Però quando era alla Jumbo e prima alla Quick Step, aveva questi numeri. E’ stato una bella riscoperta. Ha iniziato a mettersi in mostra dall’inizio, poi al Tour of the Alps è venuto fuori fortissimo. E’ un tipo che si butta giù, quindi appena ha visto i primi risultati positivi, ha preso fiducia. Al momento dei ritiro di Tao, ne avevamo cinque fra i primi dieci.

A te è toccato ancora il ruolo di regista?

L’ho condiviso con Swift. Io conosco un po’ meglio i percorsi in Italia, lui è più esperto. Il solo giovane era Arensman. Per il resto avevamo già corso diversi Giri e ognuno sapeva cosa fare. Le dinamiche sono quelle, c’è poco da dire. Se la gamba è buona, non ci sono problemi.

A Roma, la stretta di mano fra Thomas e Roglic: due buoni amici anche nella vita fuori dalla bici (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
A Roma, la stretta di mano fra Thomas e Roglic: due buoni amici anche nella vita fuori dalla bici (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Immaginavi che Thomas potesse giocarsi il Giro?

E’ stata una sorpresa, perché a inizio anno ha avuto dei problemi. Però ricordo che quando arrivò secondo nel Tour di Bernal, era sempre per terra nelle gare prima e non era riuscito a finirne una. Poi andò al Tour e arrivò secondo. Quando hai talento, è tutto più facile. Se io non mi alleno per qualche giorno, vado giù, a loro basta meno. Ci sono due categorie: i fenomeni e noi operai. I primi sono nati per andare in bici, gli altri devono soffrire per arrivare a un certo livello.

Anche il vostro è comunque un livello altissimo: ci sono varie gradazioni nell’essere fenomeni.

Ognuno ha il suo ruolo, la sua posizione, è vero. Le squadre piccole soffrono ancora di più, però poi ci sono questi 10 più forti, che corrono in un’altra categoria.

Quanto era giù Thomas?

Secondo me era dispiaciuto più per noi che per sé. Era triste, chiaramente, ma gli è dispiaciuto di non essere riuscito a farci un regalo dopo tutto il lavoro che ci ha visto fare. Ho avuto questa impressione e sicuramente se la porterà dentro.

Comunque sia finita, sono arrivati a Roma. Con il caldo che c’era, una birra ha riportato il sorriso (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Comunque sia finita, sono arrivati a Roma. Con il caldo che c’era, una birra ha riportato il sorriso (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Prima di finire, cosa pensi dell’aiuto dato da Thomas a Cavendish l’ultimo giorno?

Ha fatto tutto lui. Eravamo lì in fila, perché lo abbiamo scortato fino ai meno 3 dall’arrivo. “Cav” ogni giorno veniva da noi e ci motivava: «Mi raccomando – ci diceva – aiutatelo a vincere». Sono amici da una vita e forse Thomas a Roma si è accorto che Mark aveva un solo compagno, gli ha fatto cenno e poi ha fatto quella menata per rimanere davanti. E’ stato un bel gesto. In qualche modo gli ha permesso di viversi Roma da vincitore anche lui, su quel percorso bellissimo. Questa volta l’hanno disegnato davvero bene.