La Specialized S-Works Tarmac SL7 con i tubeless per Asgreen

28.02.2022
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Dopo aver curiosato la Merida di Sonny Colbrelli, l’attenzione si sposta sulla Specialized di Asgreen, vincitore della Giro delle Fiandre 2021, sempre protagonista nella campagna del Nord e in prima fila nei giorni scorsi fra Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne, in cui ha tirato per la vittoria di Jakobsen.

Tra conferme tecniche e novità molto interessanti, ci siamo affidati a Giampaolo Mondini, un interlocutore d’eccezione e uomo di collegamento tra il marchio di Morgan Hill e i team pro’.

In azione ieri alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Asgreen è già in tabella per il Fiandre
In azione ieri alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Asgreen è già in tabella per il Fiandre
Quale bici utilizza e utilizzerà Asgreen per le classiche?

Per Kasper sempre una S-Works SL7, con qualche variazione rispetto alla stagione 2021. Frame e forcella sono in carbonio Fact 12R, quello dedicato ai top di gamma S-Works. Asgreen è uno di quei corridori che non fa apportare modifiche alla propria bici, se mettiamo a confronto il setting del mezzo tra le gare del Belgio e quelle che si svolgono nel corso della stagione.

Ci puoi dire quali sono i cambiamenti rispetto al 2021?

Il cambio più importante riguarda le gomme, i corridori utilizzano i nuovi tubeless S-Works. Questi pneumatici sono stati sviluppati in parallelo e con il contributo proprio degli atleti Quick Step-Alpha Vinyl. E poi c’è la trasmissione Shimano Dura-Ace 12v, l’anno passato avevamo quella a 11.

I tubeless per tutti? Ci puoi dare qualche dettaglio tecnico?

Si, la direzione è quella dei tubeless, non solo per le gare del Nord. Fanno parte della categoria S-Works e hanno un battistrada simile a quello dei copertoncini. Il range di utilizzo, per quanto riguarda le pressioni di esercizio, è compreso tra le 5,2 e 5,6 atmosfere. Le coperture vengono montate con il lattice al loro interno.

Quale sezione utilizzerà Asgreen?

I tubeless hanno una sezione da 28 e sono montati sulle ruote Roval Rapide CLX con canale interno da 21 millimetri. Anche in questo caso è l’ultima versione, con predisposizione per i tubeless e copertoncino. Quest’anno i corridori avranno a disposizione questa tipologia di prodotti e ci sarà l’abbandono pressoché definitivo del tubolare.

Tornando invece all’impostazione della bici di Kasper Asgreen, che pedivelle utilizza, quali rapporti e quale cockpit?

Asgreen utilizza delle pedivelle da 175 millimetri e la guarnitura è Shimano Dura-Ace. Ha uno stem in alluminio S-Works da 120 millimetri e una piega in carbonio larga 42 centimetri. Il manubrio è il Rapide in carbonio con design aero e appoggio superiore piatto. I corridori hanno la possibilità di scegliere tra la componentistica Pro e Specialized. Asgreen utilizza Specialized.

Una piega da 42?

Si, i corridori stanno utilizzando manubri stretti se paragonati alla struttura fisica. Asgreen utilizza una larghezza di 42 centimetri che è tutto sommato adeguata alle caratteristiche del suo corpo.

Assetto in bici efficiente ed aerodinamico per Asgreen
Assetto in bici efficiente ed aerodinamico per Asgreen
La sella è con una lunghezza tradizionale?

Si, il corridore utilizza una Romin Mirror con una lunghezza tradizionale. Non è corta ed è costruita grazie alla tecnica della stampa 3D. Una sella del genere, in base ai test effettuati, risulta migliore perché distribuisce meglio le pressioni della seduta.

Per i rapporti invece, considerando la nuova trasmissione?

Utilizza i pignoni posteriori con scala 11-34. lo vedremo con questi rapporti anche alla Strade Bianche, Fiandre e tutte le altre classiche. Il plateau anteriore è 54-40. Ogni tanto lui fa uno di quegli incroci che non dovrebbero essere mai fatti, lasciando la catena sul 54 davanti e portandola sul 34 dietro, per la gioia dei meccanici e della catena. Ma non ha mai avuto problemi. Merito anche del suo meccanico che gli prepara il mezzo con una lunghezza adeguata della catena.

Vengono utilizzate delle contromisure per contrastare lo sporco e preservare l’efficienza del movimento centrale?

Le bici sono montate con i cuscinetti CeramicSpeed. Poi il team utilizza le due calotte esterne per adeguare lo standard Shimano con l’asse passante da 24 millimetri della guarnitura. Per questo è necessario considerare anche la larghezza del movimento centrale del telaio Tarmac, che è di 68 millimetri. Comunque no, non ci sono variazioni particolari, considerando che il comparto è controllato dopo ogni utilizzo.

Jakobsen, volata pazzesca, riporta il sorriso alla Quick Step

27.02.2022
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Ieri sera a tavola Lefevere è andato giù duro. Jakobsen adesso ride e dice che lui tutto sommato era comodo nella sua sedia, non avendo corso l’Het Nieuwsblad. Ma quando i colleghi fiamminghi gli chiedono di ripetere le parole del team manager della Quick Step-Alpha Vinyl, l’olandese fa un gran sorriso e dice di non parlare lo stesso dialetto.

«Siamo una squadra e un gruppo di amici – dice a margine della Kuurne-Bruxelles-Kuurne appena conquistata – ma questo è il nostro lavoro. A tavola abbiamo parlato e Patrick a suo modo ci ha detto di essere attenti e aggressivi. Non parlo il suo dialetto, ma garantisco che l’ho capito molto bene. Non ricordo i dettagli (ride, ndr). E oggi che toccava a me, spero di aver riportato il sorriso anche a lui».

Un boccale di birra

Adesso sono cinque a due. Cinque le vittorie di Fabio Jakobsen, due quelle di Cavendish, in quella sorta di braccio di ferro non dichiarato fra i due super velocisti della Quick Step-Alpha Vinyl che entrambi tendono a ridimensionare.

Nel team belga oggi si respira un’aria diversa dai mezzi toni di ieri dopo l’Het Nieuwsblad. Tanto che per salire sul gradino più alto del podio, Fabio ha fatto un salto che dava l’idea della sua freschezza, malgrado la corsa e lo sprint vinto dribblando un mucchio di avversari.

Poi gli hanno consegnato l’asino, simbolo della città e degli abitanti che andavano al mercato della vicina Kortijk trasportando le mercanzie sul dorso dei quadrupedi che ragliando svegliavano i cittadini. E alla fine gli hanno messo in mano un maxi boccale di birra Kwaremont, in cui l’olandese ha bagnato le labbra e un bel sorso poi l’ha buttato giù.

Anche oggi si è corso tra ali di folla: il Belgio ha riaperto
Anche oggi si è corso tra ali di folla: il Belgio ha riaperto

Rispetto per l’Ucraina

Quando arriva in sala stampa per raccontare la vittoria, Jakobsen ha il cappello calato sugli occhi e sotto i gambali pulsano le due gambone che anche oggi gli hanno permesso di fare la differenza. Per i belgi è festa grande. Dopo il gigante delle classiche, ecco quello dello sprint: un’apertura migliore era difficilmente immaginabile. Eppure la sensazione è che Fabio sia figlio di tutti, come accade quando qualcuno è sul punto di morte e si prega tutti per lui. E lui che forse capisce, inizia dalla fine.

«In Belgio e in Olanda – dice con la voce che si increspa – siamo tutti contenti di aver potuto ricominciare a correre, con il pubblico sulle strade. Oggi era pieno di gente a fare il tifo per ragazzi di 25 anni che combattevano per vincere una gara di biciclette. Ma adesso il mio pensiero va a ragazzi della mia stessa età che stanno combattendo per la loro vita in Ucraina. E’ bello essere qui, ma non dimentichiamoci di loro».

A 10 chilometri dall’arrivo, Quick Step in testa per chiudere sui tre fuggitivi
A 10 chilometri dall’arrivo, Quick Step in testa per chiudere sui tre fuggitivi

Pressione e velocità

Deglutisce a fatica, come gli capitò nel ritiro di Calpe ricordando la risalita dopo l’incidente e poi si predispone per rispondere alle domande.

«Ho iniziato lo sprint da lontano – dice – perché a un certo punto ho avuto la sensazione che i tre di testa non li avremmo più ripresi (Laporte, Narvaez, Van der Hoorn, ripresi ai 200 metri, ndr). Vincere così mi fa sentire bene, la velocità mi piace. Dio mi ha dato due gambe veloci ed è mio dovere usarle per vincere gli sprint. Mi sento fra i primi cinque al mondo e non vado oltre, perché non è facile fare classifiche. Lo sport di vertice porta con sé la pressione e per uno sprinter questa è anche maggiore, perché la squadra lavora per te e hai pochi secondi per concretizzare il loro lavoro».

Una volata prepotente e lunga per essere certo di riprendere i fuggitivi
Una volata prepotente e lunga per essere certo di riprendere i fuggitivi

Sogno Sanremo

GIi chiedono infatti se percepisca un cambio di atteggiamento della squadra, ipotizzando che l’anno scorso lo abbiano portato alla Vuelta come bonus per premiare il suo ritorno dopo l’incidente. E Jakobsen appena lo sente scarta come in volata.

«Nessun premio – ringhia sommessamente – né contentino. La Vuelta dello scorso anno fu un progetto dopo le due vittorie al Tour de Wallonie. E mi ha permesso di fare un bell’inverno. Ho lavorato tanto e sono tornato al livello che avevo prima dell’incidente. Ora sono in grado di sprintare per la vittoria, ma sono consapevole di dover fare ancora dei progressi. Ad esempio oggi Caleb Ewan mi ha fatto i complimenti, essendo arrivato secondo. Ma io so bene che nei prossimi sprint, alla Tirreno e alla Sanremo, lui sarà avvantaggiato. Sogno la Sanremo, così come sogno la Gand-Wevelgem, ma forse è presto. Devo crescere, ma la forma è questa, quindi ci proverò».

Ewan si è complimentato con Jakobsen e ora punta su Sanremo
Ewan si è complimentato con Jakobsen e ora punta su Sanremo

Le gambe bruciano

La squadra ha avuto una grande reazione, che sia stato per le parole di Lefevere o per aver fiutato finalmente la vittoria.

«Abbiamo messo in atto una buona strategia – spiega Jakobsen – con Kasper Asgreeen che dopo la fuga è diventato pilota del nostro treno. C’erano ancora i fuggitivi davanti, ma con Lotto e Israel avevamo interessi comuni e alla fine siamo riusciti a riprenderli. Non vi nascondo che negli ultimi strappi ho sentito le gambe bruciare, non è stato facile. A volte sembra che le volate si vincano facilmente, ma in realtà la cosa più difficile è arrivare a farle».

Masnada e i grandi Giri. Per Ellena è una sfida che si può fare

25.02.2022
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Cresce l’attesa e se vogliamo la curiosità di vedere Fausto Masnada tentare di far classifica in un grande Giro. L’ultima investitura è arrivata da Alessandro Ballan, il quale la scorsa settimana ha ci ha detto che il corridore della Quick Step-Alphavinyl potrebbe cogliere questa occasione al Giro d’Italia.

E l’ipotesi dell’ex iridato è più che plausibile. Se si sfoglia la rosa della squadra di Patrick Lefevere alla fine il vero uomo di classifica non c’è. La squadra è imbottita di cacciatori di tappe e velocisti. Chi potrebbe puntare ad un grande Giro sono Evenepoel, ma con dei grandi punti interrogativi visto che non ne ha ancora completato uno, e Mattia Cattaneo, il quale sembrerebbe dirottato sul Tour.

Di Fausto abbiamo chiesto a chi lo ha avuto tra le mani. A chi lo ha visto arrivare ”bambino” e andare da corridore vero: Giovanni Ellena, direttore sportivo della Drone Hopper – Androni Giocattoli, all’epoca la squadra di Masnada.

Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper – Androni Giocattoli (foto Facebook – F. Mazzullo)
Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper – Androni Giocattoli (foto Facebook – F. Mazzullo)
Allora Giovanni, davvero Masnada può fare classifica?

Se mi aveste posto questa domanda qualche anno fa avrei detto di no. Fausto non avrebbe avuto questa prospettiva. Adesso invece visti i suoi miglioramenti, dovuti per il 99% alla sua testardaggine da bergamasco puro, dico di sì.

Da bergamasco puro!

E menomale che sia così cocciuto direi! Fausto è migliorato in salita e a crono e può riuscirci. Poi ragazzi, un grande Giro è lungo: sono 21 giorni di corsa, più quelli tra vigilia, riposi e ci può stare che salti di testa. E per questo sono pochi coloro che possono fare classifica nei grandi Giri.

E secondo te Masnada può saltare di testa?

Come ho detto è tosto. Il fatto che sia migliorato parecchio, oggi lo rende più consapevole e sicuro di se stesso. Ed è più facile gestirsi. Le crisi possono esserci ma se so quanto valgo non salto per aria. Poi è difficile dirlo. Io ho conosciuto Fausto quando era all’inizio della sua carriera da pro’ e aveva un’altra mentalità. Neanche lui sapeva davvero fin dove poteva arrivare – Ellena fa una pausa – ma in tutto questo discorso mi viene in mente una cosa.

Cosa?

Vi rendete conto che adesso siamo qui a parlare di Masnada a far classifica in un grande Giro e questo ragazzo ha rischiato di non passare? E’ stato ad un passo dallo smettere. Che rischi si corrono in Italia? Quanti ce ne sono stati di ragazzi persi così? Nell’inverno 2017 Antonio Bevilacqua (all’epoca team manager di Masnada alla Colpack, ndr) mi chiamava un giorno sì e un giorno no e mi diceva: prendilo, prendilo. Questo è buono. Sì, è un po’ “vecchio” e le grandi squadre non lo considerano, ma vedrai che farà bene.

Per fortuna gli avete dato retta… Prima hai detto che Masnada è migliorato e che il Fausto dell’epoca non lo avresti visto in ottica classifica: ma quanto e come è migliorato? 

Quanto e come non lo so. Adesso non ho più i suoi dati sottomano. Potrei “rubacchiarne” qualcuno da Strava ma non sarebbero comunque precisi. Posso però dire cha la sua massa muscolare è diversa. Basta vedere le foto. Probabilmente ha lo stesso peso, ma ha perso massa grassa a vantaggio di quella magra. E anche per questo va più forte in salita…

Anche?

Essendo più consapevole è migliorato anche di testa e in salita più che altrove spesso è la capacità di tenere duro a fare la differenza. E’ una questione mentale. Tu sei al limite, ma anche quello accanto a te lo è. E tante volte basta davvero un nulla perché uno dei due ceda. E più vado avanti e più sono convinto delle potenzialità della mente. Quando correvo credevo che la testa incidesse per il 20 per cento e che per l’80% contassero le gambe. Quando sono salito in ammiraglia sono passato a 50-50. Adesso dico che la testa incide per l’80% e le gambe per il 20%.

Un cambiamento netto che sottolinei con una certa sicurezza. Come mai?

Guardate, ho visto in prima persona alcuni corridori, che non posso dirvi chiaramente, con dei valori più alti di quelli di Bernal, ma quasi non si sa chi siano. Corridori quasi sconosciuti. Questa presa di coscienza porta al Masnada della situazione.

Nel prossimo Giro in cui non sembra esserci un super dominatore designato, una top cinque a Verona è fattibile per Masnada?

Secondo me sì. Poi bisogna vedere anche il supporto che gli darà la squadra, ma se vogliono loro in Quick Step-Alphavinyl sono bene organizzati e sanno gestire lo stress. Fosse ancora da noi per certi aspetti, lo ammetto, sarebbe un po’ “solo”.

Hai guardato il percorso? C’è qualche tappa che potrebbe essere particolarmente adatta a Fausto?

Per scaramanzia, in attesa che comunichino le wild card per il Giro, non ho approfondito la mia analisi. Conosco un po’ meglio la tappa che arriva a Cogne perché parte da casa mia. E la salita finale è pedalabile. Su una pendenza simile Fausto può fare bene.

Masnada non è da pendenze stile Zoncolan per capirci?

No, non sono quelle le sue salite, quelle dove può fare la differenza, ma solo per ovvie questioni fisiche come accennavo prima.

Ciclone Evenepoel: merito (anche) delle pedivelle cortissime

24.02.2022
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E per fortuna che dopo i test in galleria del vento fatti lo scorso autunno, Remco Evenepoel non era contento dei suoi miglioramenti. Almeno così si vociferava. Più che altro perché li aveva fatti insieme a Mattia Cattaneo il quale aveva migliorato, numeri alla mano, più di lui.

Poi invece passa l’inverno e alla prima crono importante della stagione ecco che il campioncino della Quick StepAlphavinyl demolisce i suoi avversari. Alla Volta Algarve, Remco rifila quasi un minuto (58”) al secondo classificato, che tra l’altro non è uno così. E’ il campione europeo Stefan Kung.

Le impressioni di Alessandro Ballan, circa la prova di forza mostrata alla Valenciana erano corrette.

In Algarve Evenepoel ha messo in pratica la nuova posizione studiata in autunno
In Algarve Evenepoel ha messo in pratica la nuova posizione studiata in autunno

Più alto, più efficiente

Ma cosa ha fatto in galleria del vento Evenepoel? Chiaramente aveva rivisto la sua posizione, la quale era già ottima di partenza e ne aveva comunque tratto dei benefici.

Una posizione che forse era sin “troppo” buona. Spesso infatti per accentuare l’aerodinamica i corridori si trovano ad essere meno efficienti in fase di spinta e soprattutto nella capacità polmonare. Alla lunga questo non ti fa esprimere al meglio.

Per assurdo quindi si è fatto un passo indietro per quel che concerne l’aerodinamica, ma se ne sono fatti due per quel concerne il risultato finale: andare più forte.

Remco si è alzato leggermente nella parte anteriore. Le mani sono posizionate un po’ più in alto e adesso sono più sovrapposte l’una all’altra, una soluzione che per primo aveva adottato Filippo Ganna. E che si è vista nella crono del UAE Tour anche in altri corridori, tra cui Tom Dumoulin.

La pedivella corta Shimano Dura Ace usata da Evenepoel, da 165 millimetri
La pedivella corta Shimano Dura Ace usata da Evenepoel, da 165 millimetri

Pedivelle da 165!

Spesso poi quando si va in galleria del vento, si provano anche nuovi materiali. Materiali più areo e più scorrevoli, ma non è stato questo il caso. Più che su ruote o caschi, una volta sistemata la parte delle appendici personalizzate, ci si è concentrati sulla parte biomeccanica. In particolare sulle pedivelle.

Una volta nelle cronometro si sceglieva di allungarle. C’è chi arrivava persino a quelle da 180 millimetri, adesso è il contrario. Chi ha le 175, usa le 172,5 e così a scendere… E un Evenepoel che aveva le 170 è passato alle 165 millimetri. Sì, avete letto bene: 165 millimetri!

Con questa soluzione l’angolo tra busto e bacino riesce ad essere leggermente più aperto, favorendo la respirazione (parliamo davvero di dettagli e millimetri). Quando la gamba sale, il ginocchio non va a sbattere contro il diaframma (e torniamo al discorso dell’efficienza respiratoria).

Una pedivella così corta chiaramente va poi ad incidere sulla frequenza di pedalata. Le rpm per Evenepoel sono notevolmente aumentate. La Quick Step-Alphavinyl e Specialized, che ha proposto il test, sono state molto intelligenti nell’avviare il cambiamento a novembre. Perché? Perché in questo modo il corridore ha avuto tutto il tempo per allenarsi sulle nuove cadenze.

Remco ha lavorato molto anche sull’aspetto della guida. Eccolo in un evento gravel con Cattaneo (foto Instagram)
Remco ha lavorato molto anche sull’aspetto della guida. Eccolo in un evento gravel negli Usa (foto Instagram)

Una crono dura

La cronometro di Tavira è stata davvero indicativa. Era lunga 32,2 chilometri, contava circa 400 metri di dislivello e c’era anche parecchio da guidare, con strade strette e parecchie curve. 

Evenepoel ha fatto registrare 51,089 di media. Un numero strabiliante tanto più che nei primi 5 chilometri il vento era totalmente contro e poi si faceva sentire con raffiche laterali. Non a caso il belga non ha scelto la ruota anteriore classica che utilizza nelle crono, ma la Rapid da strada.

Voci di corridoio dicono che Davide Bramati in ammiraglia fosse soddisfattissimo, uno spettacolo da vedere. E anche i feedback di Remco sono stati più che positivi: «Una crono di così alto livello non l’avevo mai fatta».

In virtù di questo percorso tortuoso della crono portoghese, c’è da analizzare anche il discorso della guida che, se vogliamo, è l’anello debole di Remco. La nuova posizione lo ha agevolato anche in questo senso. Chi gli è vicino dice che Evenepoel ha preso di petto il tema, tanto che i suoi impegni con la bici gravel non erano fini a se stessi.

Alaphilippe d’attacco, con un occhio in più sui numeri

17.02.2022
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Il punto della situazione su Julian Alaphilippe. Il campione del mondo, che avevamo incontrato a Calpe ai primi di gennaio, ha riattaccato il numero sulla schiena e fatto balenare i primi lampi di vivacità. Se in quel primo parlare ci eravamo resi conto del suo nuovo distacco davanti alle corse, ora resta la curiosità di come abbia gestito complessivamente il suo inverno.

Il Lombardia, chiuso al sesto posto, è stato l’ultima corsa 2021 per Julian Alaphilippe (qui con Masnada)
Il Lombardia, chiuso al 6° posto, è stato l’ultima corsa 2021 per Julian Alaphilippe (qui con Masnada)

Quattro settimane off

Complici la paternità e il non aver preso parte alle Olimpiadi, dopo il Tour de France Julian ha fatto soltanto 15 giorni di gara, per cui è arrivato in fondo alla stagione certamente stanco fisicamente, ma non troppo provato mentalmente. Perciò, al posto delle consuete sei settimane di vacanze, ne ha fatte quattro.

«E siccome non aveva questa stanchezza psicologica – spiega suo cugino Frank, che da sempre lo allena – quelle quattro settimane gli sono sembrate eterne, ma come ogni cosa le ha fatte al 100 per cento, riposo compreso. Alla fine però non vedeva l’ora di ricominciare».

Quattro settimane di stacco, in cui ha seguito l’uscita del suo libro (foto Instagram)
Quattro settimane di stacco, in cui ha seguito l’uscita del suo libro (foto Instagram)

La pausa è stata in realtà piuttosto relativa, dato che Julian nel frattempo ha lavorato in palestra, ha corso a piedi oppure è uscito in mountain bike. Si fa fatica a tenerlo fermo: basta osservare il modo in cui muove le mani per capirlo…

Calendario a posto

Novembre ad Andorra, dove Alaphilippe vive con Marion Rousse e il figlio Nino. Stagione propizia per lui quest’anno, dato che non è nevicato, quindi la ripresa non ha avuto ostacoli.

«La prima cosa – spiega ancora l’allenatore – è stata lavorare sulla base. Abbiamo seguito i programmi alla lettera a differenza dell’anno precedente, in cui la frattura del polso lo ha condizionato tanto».

Inverno ad Andorra con Marion e Nino, grazie al meteo favorevole (foto Instagram)
Inverno ad Andorra con Marion e Nino, grazie al meteo favorevole (foto Instagram)

La consapevolezza del programma ha permesso anche di impostare i periodi successivi di lavoro. Tolta dalla mente l’ipotesi del Fiandre, Alaphilippe scommetterà tutto sulle classiche delle Ardenne. La Freccia Wallonne del 20 aprile e la Liegi-Bastogne-Liegi quattro giorni dopo: la corsa che più gli si addice, che più gli piace e che continua a sfuggirgli.

Alla luce di questi obiettivi, la preparazione prevede il Vuelta Catalunya (4-9 aprile), la Freccia del Brabante (13 aprile), poi salterà l’Amstel Gold Race.

Attenzione ai watt

Dicembre a Calpe, primo ritiro della Quick Step-Alpha Vinyl. E qui, a margine del suo essere guascone e leader in ogni gesto, è emersa la prima vera differenza dell’Alaphilippe 2.0.

In ritiro a Calpe ha lavorato bene: sia a dicembre, sia poi a gennaio. Qui con Mark Cavendish
In ritiro a Calpe ha lavorato bene: a dicembre e a gennaio. Qui con Cavendish

«Prima dei i numeri e della potenza non gli importava – dice Frank – ora è interessato. Durante il ritiro ha studiato i suoi progressi in termini di watt. Sa che deve passare per questa fase se vuole continuare a progredire. Quindi continuerà a correre d’istinto e sentimento, perché è così che ha imparato a conoscere il suo corpo, ma ora si allena con il misuratore di potenza. Gli dà molta importanza, fa molte domande a riguardo. Se qualcuno me lo avesse detto, qualche anno fa… ».

Il primo intoppo

Capodanno in Belgio, dove assieme a Federer e Verstrappen è stato nominato sportivo straniero preferito, poi di nuovo a Calpe, secondo ritiro. E subito dopo, si è verificato il primo intoppo. Julian ha preso un forte raffreddore, che ha persuaso il team a non portarlo al successivo ritiro in Algarve. Qualcosa del genere era successo anche l’anno scorso, ma più avanti nel calendario.

«Ricordo che mi aveva messo in agitazione – aveva detto Alaphilippe a Calpe – perché ero arrivato alle prime gare senza essermi allenato bene e non recuperavo. Era stato difficile arrivare in forma fino a Liegi».

Questa volta l’influenza ha anticipato, ma un po’ di ritardo si è comunque accumulato. Anche se secondo suo cugino si parla davvero di sfumature.

«A Julian piace stare bene dall’inizio della stagione – chiude l’allenatore – ha sempre lavorato così. Ha bisogno di sapere che tutto è a posto, che non ha difficoltà fisiche o ritardi di forma. Non so se la malattia modificherà i suoi piani, ma da quello che si è visto al Tour de la Provence, sembrerebbe già un bell’Alaphilippe».

Semina in Colombia, raccoglie in Oman: che Masnada!

14.02.2022
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Fausto Masnada centra la prima vittoria in maglia Quick Step-Alpha Vinyl e fa segnare anche il successo numero 100 per il gruppo in cui è entrato nel 2020. E’ successo ieri al Tour of Oman, sul traguardo della Capitale Muscat, a capo di una tappa di 119,5 chilometri con tre volte la salita di Al Jabal.

Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat con 1’07” sul compagno Schmid
Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat con 1’07” sul compagno Schmid

Gioco di squadra

Che volesse lasciare il segno si era capito quando si era mosso assieme a Mauro Schmid, il giovane svizzero che al Giro dello scorso anno aveva vinto la tappa di Montalcino. Prima insieme, poi Schmid da solo, mentre Fausto veniva assorbito da un gruppo più grande. E quando il distacco dal compagno era ormai neutralizzato, Masnada è partito da solo, arrivando al traguardo mentre il compagno dietro rintuzzava gli attacchi.

«Oggi è stata una tappa davvero difficile – dice Masnada – ma abbiamo corso come una squadra ed è questo che ha fatto la differenza alla fine. Mauro ha fatto una gara fantastica, oggi è stato bravissimo, attaccando e mettendo pressione sugli altri, prima di aiutarmi nella parte finale della tappa, dopo essere stato ripreso. Non posso ringraziarlo abbastanza per il suo impegno e l’ottimo lavoro!».

Mauro Schmid in azione ieri. Lo svizzero ha coperto le spalle a Masnada rintuzzando i contrattaccanti
Mauro Schmid in azione ieri. Lo svizzero ha coperto le spalle a Masnada rintuzzando i contrattaccanti

Covid a gennaio

Le vittorie non vengono da sole e non sono mai per caso. L’ultima di Fausto risaliva alla tappa di Cassino al Giro del 2019, nel giorno che portò Valerio Conti alla maglia rosa. Poi ci furono il passaggio alla CCC e a fronte delle difficoltà di quest’ultima, nella primavera del 2020 il bergamasco approdò alla allora Deceuninck-Quick Step.

«Vincere a inizio stagione – dice – dà sempre morale perché alla fine sono solo alla prima gara di quest’anno, per cui una vittoria è sempre qualcosa di diverso. La preparazione è andata bene. Abbiamo fatto il ritiro di dicembre con la squadra a Calpe, che è andato tutto secondo programma. Poi a gennaio ho avuto problemi col Covid, per cui nulla di grave. Però comunque mi ha compromesso il secondo ritiro e ho perso una decina di giorni.

«Così appena sono risultato negativo, sono andato subito in Colombia e ho fatto un periodo in altura di allenamento. E poi sono venuto direttamente qua a correre. Per cui non mi aspettavo di avere comunque una condizione così buona».

Ritiro a Duitama

In Colombia, a Duitama che rievoca ricordi variopinti e pelati, Fausto è stato ospite di un suo ex compagno dì squadra dell’Androni, Rodolfo Torres.

«Sono andato lì per fare il ritiro – racconta dall’Oman – c’ero già stato nel 2020, per cui conoscevo già il posto. Rodolfo poi mi organizza sempre tutto! L’hotel, un ragazzo che mi segue in moto e mi fa i massaggi. Diciamo che si sta bene. Ed essendo gennaio, è difficile trovare un altro posto a 2.500 metri dove ci si può allenare in pantaloncini e maglietta. Così nonostante abbia perso una decina di giorni all’inizio gennaio, sono soddisfatto. Per cui adesso pensiamo a finire bene questa corsa e poi andrò direttamente al UAE Tour, che è la seconda gara in programma per me questa stagione».

Tra i lussuosi palazzi di Muscat, Masnada sfoggia la maglia di leader (foto D. Belingheri)
Tra i lussuosi palazzi di Muscat, Masnada sfoggia la maglia di leader (foto D. Belingheri)

Gregario speciale

In una squadra così forte e piena di campioni, il ruolo di un corridore così generoso sarà in più di un’occasione quello di aiutante, ma lui non se ne è mai fatto un cruccio. Le occasioni verranno, come è venuto il Lombardia dello scorso anno.

«Dopo il UAE Tour – spiega – vedremo poi come concentrarci per il resto delle corse. Sicuramente la squadra mi ha portato qui dandomi fiducia e ho dimostrato di ripagarla. Anche in questo caso però, quando verranno le corse importanti dovrò comunque mantenere il mio ruolo ed essere di supporto ad Alaphilippe, Remco o quello che sarà il capitano. Ma appunto sono contento che sia così. Io intanto continuo a giocarmi le mie carte, a fare il massimo di me stesso e a migliorare mese dopo mese. E quello che verrà sarà la strada deciderlo».

Masnada ha ora 55 secondi di vantaggio in classifica su Charmig della Uno-X, vincitore del primo arrivo in salita. Il Tour of Oman affronterà oggi un ultimo arrivo impegnativo a Jabal Al Akhdhar con salita finale di 7 chilometri. Sarà certamente lotta senza quartiere, in attesa dell’ultima tappa di domani a Matrah Corniche.

Garmin e Tacx, ecco i team per il 2022!

24.01.2022
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Garmin e Tacx hanno recentemente annunciato le sponsorizzazioni tecniche per la stagione 2022. Restando al solo ciclismo saranno oltre 15 le squadre ad essere interessate. A queste si andranno ad aggiungere centinaia di atleti professionisti appartenenti a discipline fra loro diverse come corsa e triathlon.
A dare il benvenuto a tutti gli atleti è stata Susan Lyman, vicepresidente del global consumer marketing di Garmin.

«Siamo onorati – ha detto – del fatto che così tanti tra i migliori team e atleti del mondo abbiano scelto Garmin e Tacx per allenarsi, competere e godere ogni giorno delle proprie avventure sportive. Dall’uso dei nostri smartwatch ai ciclocomputer GPS, dagli strumenti per la sicurezza a quelli per l’allenamento. I nostri prodotti saranno a disposizione di questi corridori, ciclisti e triatleti che potranno utilizzare uno dei più forti ecosistemi presenti sul mercato. E noi non vediamo l’ora di contribuire ai loro successi».

La Quick Step-Alpha Vinyl entra nel mondo Garmin nella stagione 2022
La Quick Step-Alpha Vinyl entra nel mondo Garmin nella stagione 2022

Le novità team 2022

Ci saranno due nuovi team che nel 2022 potranno usufruire del meglio della tecnologia Garmin e Tacx: Quick Step-Alpha Vinyl e Ineos Grenadiers. La formazione del campione del mondo Julian Alaphilippe fino ad oggi aveva lavorato esclusivamente con Tacx. Mentre il team del campione olimpico Filippo Ganna aveva punto contare sul supporto tecnologico di Garmin. Lo stesso Ganna ha voluto commentare con queste parole l’opportunità di poter finalmente avvalersi anche dei prodotti Tacx.

«Lavorare con i prodotti Garmin è fantastico – ha spiegato – perché forniscono dati eccezionalmente chiari, vari e accurati che noi atleti utilizziamo per capire il livello della nostra performance. Sono entusiasta di aggiungere quest’anno i prodotti Tacx al mio allenamento e vedere come possono aiutarmi a migliorare ancora di più».

Garmin Edge 1030 Plus
Tra i prodotti che Garmin metterà a disposizione dei team ci sarà anche ciclocomputer Edge 1030 Plus
Garmin Edge 1030 Plus
Tra i prodotti che Garmin metterà a disposizione dei team ci sarà anche ciclocomputer Edge 1030 Plus

L’elenco completo

L’elenco delle squadre che nel 2022 potranno contare sul supporto di Garmin e Tacx è completato da Jumbo-Visma, Astana Qazaqstan Team, Canyon CLLCTV XCO, Canyon//Sram Racing, CST PostNL Bafang MTB Racing team, Cube Action Ream, Lotto Soudal, NXTG By Experza, Rocacorba Collective, Scott-Sram MTB Racing Team, Team SD Worx, Team Total Energies, Trek Factory Racing. Garmin continuerà a sponsorizzare la Groupama-FDJ Cycling Team e il Movistar Team a livello maschile e femminile.

Il meglio di Garmin e Tacx

Tutti i team e gli atleti sponsorizzati potranno avvalersi del meglio della tecnologia Garmin come i ciclocomputer della serie Edge, tra cui gli Edge 530, Edge 830 e Edge 1030 Plus. Questi prodotti oltre alla navigazione GPS, offrono ai ciclisti dati sulle performance e metriche avanzate sugli allenamenti.

Tacx metterà a disposizione il rullo NEO 2T Smart che misura i dati con un errore massimo dell’1% e presenta caratteristiche uniche come il road feel, la simulazione della discesa e l’inerzia dinamica. Così da rendere l’allenamento indoor il più possibile simile all’esperienza outdoor. Completano l’offerta Garmin e Tacx l’orologio Forerunner 945, la luce integrata Varia RTL515, la bilancia Index S2 Smart Scale e i portaborracce Ciro bottle cages.

Le squadre avranno a disposizione il rullo Tacx Neo Smart 2T Smart, il meglio della gamma per gli allenamenti indoor
Le squadre avranno a disposizione il rullo Tacx Neo Smart 2T Smart, il meglio della gamma per gli allenamenti indoor

Sicurezza e performance

Carsten Jeppesen, responsabile dei partner tecnici e delle relazioni ciclistiche della Ineos Grenadiers, ha sintetizzato al meglio l’importanza di poter disporre del meglio di Garmin e Tacx.

«Condividiamo il desiderio di innovare continuamente – ha spiegato – e ci affidiamo ai prodotti Garmin per monitorare i nostri sforzi mentre ci alleniamo e corriamo su strada, con un’attenzione particolare alla sicurezza. Siamo entusiasti di espandere la nostra sponsorizzazione, aggiungendo alle unità Edge e le luci Varia, anche cardiofrequenzimetri, smartwatch ed il sistema di allenamento indoor Tacx. Siamo entusiasti di vedere cosa possiamo realizzare insieme nei prossimi anni».

Garmin

Tra ritiro e casa, come cambia la settimana di Bagioli

24.01.2022
6 min
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Cosa fa in allenamento? A che ora si sveglia? Come gestisce il suo tempo? Andiamo alla scoperta della “settimana tipo” di Andrea Bagioli. La settimana tipo in ritiro e quella di chi è chiamato ad iniziare abbastanza presto la sua stagione. Bagioli dovrebbe infatti iniziare al Saudi Tour (1-5 febbraio).

Con il talento della Quick Step-Alpha Vinyl abbiamo fatto una sorta di paragone fra le due settimane appunto: quella del ritiro e quella che passa a casa. 

Nel giorno di scarico anche Bagioli prende la bici… per andare a prendere un caffè (foto Instagram – Wout Beel)
Nel giorno di scarico anche Bagioli prende la bici… per andare a prendere un caffè (foto Instagram – Wout Beel)
“Settimana tipo”, Andrea: partiamo da quello che avete fatto in ritiro. Come viene ripartita la tua giornata durante il training camp?

Alle 8 abbiamo il risveglio muscolare con gli esercizi di core zone. Io mi alzo alle 7:50, proprio all’ultimo! Facciamo 30′-40′ minuti di esercizi e poi andiamo a fare colazione. Torniamo in camera, ci prepariamo e tra le 9:30 e le 10 usciamo. Partiamo a scaglioni, dipende dal gruppo in cui si è inseriti. In ritiro infatti ci dividono in tre gruppi che partono separati 10′ l’uno dall’altro.

Il lunedì cosa fate?

Più che del lunedì solitamente noi facciamo blocchi di tre giorni di carico e uno di riposo. E questo vale sia in ritiro che a casa. Lo scorso lunedì per esempio abbiamo fatto scarico.

E come si gestisce il giorno di recupero in ritiro?

C’è chi preferisce il riposo totale senza bici e chi invece vuole fare un’ora, o un’ora e mezza, giusto per andare a prendere il caffè al bar. Io faccio parte di questa seconda schiera. Lo faccio più che altro per non stare tutto il giorno in hotel e per far passare un po’ meglio il tempo. Poi con molta tranquillità andiamo a pranzo. Facciamo qualche chiacchiera al bar, i massaggi… Quindi cena e poi letto.

Per Bagioli core zone al mattino (col resto del team) quando è in ritiro, la sera quando è a casa (foto Instagram – Wout Beel)
Per Bagioli core zone al mattino (col resto del team) quando è in ritiro, la sera quando è a casa (foto Instagram – Wout Beel)
E non fate neanche esercizi di stretching o core zone nel giorno di recupero?

No, riposo totale. Almeno per me è così.

Tornando al lavoro in ritiro, dopo il giorno di recupero cosa avete fatto?

Il primo giorno è dedicato ai lavori di forza. Un’uscita sulle 4 ore. Abbiamo fatto delle SFR, almeno noi che facevamo parte del gruppo degli scalatori. I velocisti in questo caso restano un po’ anche in palestra.

Come eseguite queste SFR?

Sono delle ripetute solitamente che durano 8′. Non facciamo partenze da fermo.

Andiamo avanti, nel secondo giorno di carico cosa fate?

Lavoriamo sulla soglia e sul fuori soglia. È il giorno più intenso. Facciamo 4 ore 30′ – 5 ore. Si tratta di lavori con variazioni di ritmo tra medio e soglia/fuorisoglia. A volte capita di fare qualche “garetta”, soprattutto quando in gruppo c’è Alaphilippe. E’ sempre lui a lanciare la sfida.

E il terzo giorno?

Distanza. E’ un giorno tutto sommato tranquillo. Facciamo anche 6 ore. Però andiamo regolari, le salite le facciamo più o meno al medio. Solitamente in ritiro si superano i 3.000 metri di dislivello, anche i 3.200.

E invece a casa? Quali sono le maggiori differenze tra l’allenarsi a casa e in ritiro? Oltre alla compagnia, chiaramente…

Uscendo con i compagni l’andatura è certamente più “allegra”. Si riescono a fare più ore, tutto passa in modo un po’ più veloce. Fare una tripletta di 4, 5 e 6 ore a casa è certamente più difficile. A livello di media oraria cambia un bel po’. In ritiro non sei mai in meno di 6-8 atleti, pertanto non resti al vento tutto il tempo, ogni 15′-20′ cambi.

Che differenza di media oraria c’è tra la distanza fatta a casa e in ritiro?

Una distanza di 6 ore e circa 3.000 metri di dislivello fatta a casa da solo significa una media di 29-30 chilometri orari. La stessa eseguita in ritiro è sui 33 all’ora.

Se c’è l’iridato Alaphilippe e ci sono da fare lavori di soglia, la bagarre è assicurata (foto Instagram – Wout Beel)
Se c’è l’iridato Alaphilippe e ci sono da fare lavori di soglia, la bagarre è assicurata (foto Instagram – Wout Beel)
Veniamo quindi alla tua settimana tipo a casa… Il lunedì cosa fai?

Faccio 3 ore con qualche sprint. Si tratta di volate brevi tra i 6”-10”. Le faccio da lanciato sui 30 all’ora. L’ultima volta ne ho fatte una decina e il recupero tra l’una e l’altra è stato di 3′-4′. Recupero che faccio ad un’andatura regolare: né alta, né bassa.

Il martedì…

Faccio 4 ore con i lavori di forza. Un qualcosa di molto simile a quanto fatto in ritiro. Quindi niente partenze da fermo, almeno in questo periodo a ridosso delle gare. Quelle, infatti, preferisco farle nella prima parte della preparazione a novembre-dicembre. Le inserisco nella “base”.

E siamo al mercoledì, terzo e ultimo giorno del blocco di carico…

Al terzo giorno faccio la distanza. Almeno 5 ore, regolari. Niente sosta Coca-Cola, mi sono fermato solamente in cima alle salite per indossare la mantellina.

E il giovedì quindi hai riposato?

Esatto, anche se proprio quest’ultima settimana ho scelto di fare due giorni di recupero.

In questa tua “settimana tipo”, Andrea, non hai mai nominato la palestra: come mai?

Perché ormai a questo punto della stagione l’ho finita. La faccio ad inizio preparazione, mentre mantengo il core zone. Questo tipo di esercizi li faccio tutto l’anno, tre volte a settimana. Solitamente li eseguo nei giorni in cui faccio un po’ meno in bici e sono un po’ più fresco.

E la tua giornata tipo, come è cadenzata?

Mi sveglio intorno alle 8. Faccio colazione con molta calma e verso le 9:30-10 esco in bici. Quando torno, pranzo e subito dopo mi riposo sdraiandomi sul divano. Nel pomeriggio, con la mia fidanzata Letizia, magari andiamo a fare una passeggiata a piedi o a sbrigare le commissioni. 

E verso che ora ceni?

Non abbiamo un orario fisso, ma solitamente intorno alle 20. Poi magari ci vediamo una serie TV su Netflix o se c’è un bel film vediamo quello. Quando sono le 22:30, le 23 al massimo, andiamo a dormire.

Andrea, abbiamo parlato dei pasti in base agli orari, ma cosa mangi? Partiamo dalla colazione…

Cerco di introdurre sempre una buona parte proteica in tutti i miei pasti. Proteine al fianco dei carboidrati. La mattina magari mi faccio delle uova, una frittata. Mangio poi delle fette di pane. Se invece devo fare dei lavori più intensi aggiungo qualche fetta biscottata con miele o marmellata. Insomma aumento un po’ gli zuccheri. Per quanto riguarda le bevande il caffè lo prendo ogni tanto, altrimenti opto per il latte vegetale (soia o riso), mentre se è il giorno di scarico prendo il the.

A pranzo?

Un piatto di pasta affiancato ad un piatto di proteine, che può essere del pesce o della carne. A volte anche le proteine del latte: un pezzo di formaggio o una mozzarella. Il tutto sempre accompagnato ad un po’ di verdure. Per quanto riguarda i condimenti non sto lì a centellinarli, faccio ad occhio ma cercando di non abbondare.

In ritiro gli atleti della Quick Step – Alpha Vinyl si avvalgono del buffet
In ritiro gli atleti della Quick Step – Alpha Vinyl si avvalgono del buffet
Anche in ritiro ti comporti così o pesate cibi e condimenti?

E’ la stessa cosa, semplicemente abbiamo i nutrizionisti che ci danno qualche dritta di fronte al buffet.

E a cena?

La cena dipende molto da cosa devo fare il giorno dopo in bici. Se è previsto scarico cerco di tenermi leggero. Quindi mangio un minestrone o una zuppa con giusto un po’ di pane. Le proteine invece non mancano mai, inverto quelle che ho mangiato a pranzo. Se a mezzogiorno ho preso del pesce, la sera mangio della carne e viceversa. Se invece il giorno successivo ho la distanza o devo fare dei lavori più intensi, anche alla sera mangio un risotto o un po’ di pasta.

In bici, Andrea, cosa mangi?

Una banana la porto quasi sempre. Prima di partire però mi piace preparare qualche panino con la marmellata o con del prosciutto (nella foto di apertura, ndr). Porto via anche una barretta. Se invece devo fare dei lavori intensi mando giù anche un gel. Lo prendo poco prima dello specifico.

Ogni quanto mangi in allenamento?

Cerco di alimentarmi ogni 30′-40′.

«Il modo per batterli è non avere paura»: la ricetta di Asgreen

19.01.2022
5 min
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Ci sono quelli che dopo un po’, restando sempre dietro ai vincitori, si convincono di aver trovato il loro posto. E poi ci sono quelli come Kasper Asgreen che continuano a cercare il modo per passargli avanti e alla fine ci riescono. E’ questa, per sommissimi capi, la storia del danese che l’anno scorso ha vinto Harelbeke e Fiandre (in apertura con Van Aert e Van der Poel nelle fasi decisive) e che nel 2017 si era annunciato al grande gruppo vincendo la crono agli europei U23 di Herning, corsi a un’ora d’auto dalla sua casa di Kolding nella regione danese di Syddanmark.

Foto e interviste

Asgreen, classe 1995, è passato professionista a vent’anni nel 2015 e solo dal primo aprile del 2018 è passato nella allora Quick Step Floors, dando il suo contributo nelle vittorie della cronosquadre alla Adriatica Ionica Race e poi al mondiale di Innsbruck. Ma la vera rivelazione, si diceva, è avvenuta al Fiandre, con il secondo posto del 2019 dietro Bettiol e finalmente la vittoria del 2021 nella volata a due contro Mathieu Van der Poel. Alzi la mano chi quel giorno avrebbe scommesso un euro sulla vittoria del danese…

«Se da quel giorno – chiede – il mio ruolo in squadra è cambiato? Faccio più interviste e mi scattano più foto, sono finito sui manifesti, ma per il resto i rapporti e il rispetto sono gli stessi di prima. Mi piace vincere corse e provo a farlo».

Ai mondiali di Bruges, Asgreeen ha ottenuto il 4° posto nella crono alle spalle di Ganna, Van Aert ed Evenepoel
Ai mondiali di Bruges, Asgreen ha ottenuto il 4° posto nella crono

Obiettivo maglia gialla

Sta seduto di tre quarti su un divanetto bianco, con la mascherina a coprire la barba. Difficilmente guarda negli occhi, spesso distoglie lo sguardo come a inseguire il filo del discorso.

«Ho ricominciato con lo stesso copione di sempre – risponde – con le classiche, il Tour e i mondiali. Era da un po’ che il Tour non cominciava con una crono e questa si svolgerà addirittura in Danimarca, il mio Paese. Il livello sarà altissimo, chiaramente, e la prima maglia gialla sarà l’obiettivo di tutti i cronoman più forti. Ma questo non cambia le mie motivazioni. Sarà più bello. Il percorso sarà veloce per 8-9 chilometri, poi ci sarà una sezione tecnica che richiederà tanta potenza. Il tempo speriamo che sarà decente, con temperature fra 24 e 25 gradi. Non mi piace la pioggia…».

Al ritiro della Quick Step a Calpe c’erano troupe venute per Asgreen dalla Danimaraca
Al ritiro della Quick Step a Calpe c’erano troupe venute per lui dalla Danimaraca

Il contratto più lungo

Lo scorso inverno, anche lui è volato in California con Cattaneo ed Evenepoel per migliorare la posizione sulla bici da crono nella galleria del vento di Specialized, avendo alle spalle il titolo nazionale, il sesto e il secondo posto nelle due crono del Tour e il quarto ai mondiali, dietro Ganna, Van Aert e lo stesso Evenepoel.

«La crono è un discorso individuale – dice – e tutti in questo ciclismo vogliono due maglie: la gialla e quella iridata. La seconda mi è sfuggita per 46 secondi che non sono pochi, sulla prima sto lavorando, ma non sto troppo tempo a pensarci. Però per questo partirò più tardi rispetto alle scorse stagioni, per tenere la forma più a lungo nell’anno. In più debutterò all’Amstel Gold Race. Questo fatto di aggiungere elementi al programma mi piace e avere il contratto fino al 2024 mi dà la tranquillità di provare senza l’ansia di non riuscire. E’ un bello stato mentale».

Al Fiandre 2021, Asgreen ha gestito con freddezza (e freschezza) il duello con Van der Poel
Al Fiandre ha gestito con freddezza il duello con Van der Poel

L’età di Van der Poel

Se però vuoi mettere alla prova qualcuno per capire se la grande vittoria sia stata conseguenza del lavoro o un colpo di fortuna (in realtà parlare di fortuna dopo 254 chilometri sui muri delle Fiandre è un bell’ardire), l’unica cosa da fare è metterla in dubbio. Come hai fatto a uscire vivo dal duello con Van Aert e Van der Poel?

«Ci sono in giro – risponde questa volta fissando dritto – quattro o cinque corridori difficili da battere, il meglio di questa generazione. Io ero fra loro, ho la stessa età di Mathieu e lo conosco bene, e un anno in meno di Van Aert. Ci siamo sfidati più volte e osservandoli, ho capito che è possibile vincere, non bisogna averne paura. Anche se non sono solito farlo, ho riguardato la corsa, non tutta ma il finale. Ero lì, mi sentivo bene, avevo intorno i miei compagni. Sapevo che se hai buone sensazioni dopo così tanti chilometri, puoi davvero farcela. Ci ho creduto. Non sai mai come può finire, ma devi credere di poterlo fare. E allora a volte succede».