Francesco Lamon è il filo conduttore dell’inseguimento a squadre azzurro su pista, la sua presenza al campionato europeo di Zolder è la conferma della sua importanza nel progetto. Il veneto è uscito dall’impegno continentale su pista con una buona gamba, tanto da sfruttarla per vincere lo Spinners Dubai. Un appuntamento su strada negli Emirati da quale è rientrato proprio ieri.
«Avevo già corso a Dubai a gennaio – racconta mentre si dirige in palestra per allenarsi – ma l’impegno dell’altro giorno era più semplice. Ho corso con la maglia della Dubai Police. Ho deciso di fare questa gara dopo l’europeo su pista per sfruttare la condizione, visto che sul parquet la stagione non sarà così impegnativa».
Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle ChallengeFrancesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge
Il nuovo ciclo
Il campionato europeo di Zolder ha acceso i riflettori sul quadriennio olimpico di Los Angeles 2028. I lavori sono ufficialmente iniziati. Francesco Lamon lo ha iniziato accanto a un’ondata di giovani talenti azzurri, ragazzi di vent’anni che si sono subito messi in mostra.
«Iniziare questo 2025 insieme ai giovani – prosegue – è stato bello, mi sarebbe piaciuto riuscire a conquistare una medaglia. Ci è mancato davvero poco, ma penso che abbiano dato il massimo. Avendo girato poco insieme, visti gli impegni su strada e i vari ritiri, credo che il tempo fatto sia da considerarsi molto buono (il giovane quartetto ha fatto registrare 3’54″169, ndr). E’ un gruppo con dell’ottimo materiale sul quale lavorare e investire. Esserci giocati la medaglia di bronzo fino all’ultimo è stato un bel segnale e un ottimo punto di partenza».
Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Pensi possano seguire le orme di Ganna, Consonni e Milan?
Quando ho visto arrivare Ganna e Milan si vedeva che avessero qualcosa di fuori dal comune, un talento incredibile. Paragonarli ai giovani di ora è un azzardo, ma a livello di caratteristiche li vedo simili. Di “Jonny” e “Pippo” ce ne sono solo due al mondo. E’ difficile sovrapporli, ma questi giovani hanno talento, lo si è visto.
Da cosa?
I tempi fatti registrare da Favero e Grimod nell’inseguimento individuale non sono banali. Favero, che ha già corso il mondiale su pista dello scorso anno con noi, ha conquistato il quarto posto e ha girato in 4’08”. Un tempo di tutto rispetto considerando che è all’inizio della sua avventura, e l’inseguimento individuale è uno sforzo che più lo si fa più si capisce come affrontarlo.
Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentaleFrancesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Su che aspetti hai lavorato maggiormente con loro?
Più che sulle prestazioni, quelle ci sono, c’era da essere bravi nel tenerli tranquilli. A loro giustamente manca l’esperienza e gestire la tensione non è facile. Hanno vent’anni, anche io alla loro età vivevo così le gare. Ho cercato di non far pesare questo aspetto e penso di esserci riuscito, rispetto al mondiale è andata molto meglio. Soprattutto con Favero.
Come mai?
Dopo la caduta al mondiale dello scorso anno partiva più titubante ma sono riuscito a tenerlo sereno, anche con qualche battuta. Alla fine con un sorriso gli ho detto: «Peggio del mondiale non può andare». Credo che la forza del gruppo sia importante e anche sdrammatizzare aiuta i giovani. Cadere e sbagliare è normale e fa parte della maturazione. Favero a questo europeo ha fatto vedere ottime cose.
I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individualeI valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
Rispetto a quando arrivarono Ganna e Milan il quartetto è il riferimento della pista azzurra, per i giovani c’è più apprensione?
Quando loro due entrarono nell’orbita della pista, non eravamo una delle nazionali di riferimento. Ora la pressione è più alta, i giovani come Grimod e Favero arrivano in un contesto maggiormente incanalato.
A livello di caratteristiche fare dei paragoni è difficile, ma come atteggiamento?
In questi ragazzi vedo la stessa determinazione che c’era negli occhi di Milan e Ganna. Questa cosa serve per aiutarli a sconfiggere l’ansia, abituarsi a far parte di un progetto grande e ambizioso. Bisogna prendere dimestichezza con il rappresentare una nazionale importante.
Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Come lo si fa?
Rimanere presenti nell’ambiente. Quest’anno gli appuntamenti sono pochi, ci sarà una sola Coppa del mondo. Creare un gruppo non sarà facile visto che si correrà di meno, però questi ragazzi devono mantenere l’abitudine di venire in pista a girare. Se spariscono per sei mesi non va bene, serve continuità.
Il fatto che sia arrivato Salvodi che li ha avuti da juniores è un vantaggio…
Sicuramente lui li conosce e loro conoscono il suo metodo di lavoro e sanno cosa vuole dagli atleti.
L'oro di Chiara Consonni a Parigi è arrivato inatteso come uno tsunami di entusiasmo. Parla Augusto Onori, responsabile del ciclismo delle Fiamme Azzurre
PONTE SAN MARCO – Il camper della Biesse Carrera Premac è a pochi passi dal foglio firma della Coppa San Geo, prova elite e under 23 che apre il calendario italiano insieme alla Firenze-Empoli. Pochi passi fuori dal camper si intravedono le teste dei ragazzi del team continental bresciano, chiediamo di parlare con Etienne Grimod e in pochi secondi lo vediamo sbucare fuori. Il valdostano supera di pochi i 190 centimetri e quando vediamo la sua testa uscire ci viene naturale chiederci come facesse a stare comodo dentro a quel van. Lui sorride e con fare accogliente ci segue per l’intervista.
Etienne Grimod è uno dei volti nuovi che abbiamo visto sfrecciare sul parquet del velodromo di Zolder ai recenti campionati europei su pista. Ha 19 anni compiuti da poco e pochi giorni fa si è affacciato nel mondo degli elite nelle discipline del quartetto e dell’inseguimento individuale. Da junior è stato uno dei volti della pista azzurra, guidato da Dino Salvoldi ha conquistato un mondiale e un europeo. Nel 2023 ad Anadia ha fatto parte del quartetto che ha fatto registrare il record del mondo nell’inseguimento di categoria, al suo fianco c’erano Juan David Sierra, Renato Favero e Luca Giaimi. I primi due sono stati anch’essi protagonisti all’europeo elite.
Dopo l’europeo su pista è il momento di iniziare la seconda stagione da U23 con la Biesse Carrera PremacDopo l’europeo su pista è il momento di iniziare la seconda stagione da U23 con la Biesse Carrera Premac
Tra i grandi
Lo aveva anticipato il cittì della pista Marco Villa, ora ex visto che dal recente Consiglio federale sono arrivati dei cambiamenti per quanto riguarda il quadriennio 2025-2028, che questo appuntamento continentale avrebbe aperto le porte a tanti giovani. Un modo per lanciare il prossimo grande appuntamento: Los Angeles 2028. Etienne Grimod è uno dei ragazzi della nuova leva portati a Zolder per prendere le misure e i ritmi dei grandi della pista.
«L’Europeo è andato bene – ci racconta – non me l’aspettavo ma eravamo in forma. E’ mancato qualcosa per salire sul podio nell’inseguimento a squadre, ma in quello individuale sono andato forte, segnale che stavo bene. Il primo appuntamento con i grandi è stata prima di tutto una bellissima esperienza. Ho imparato molto da chi questo ambiente lo vive da anni, come Francesco Lamon. Lui è uno dei riferimenti per le mie discipline».
Il quartetto che ha ottenuto il quarto posto a Zolder era composto da: Francesco Lamon, Davide Boscaro, Renato Favero e Etienne GrimodIl quartetto che ha ottenuto il quarto posto a Zolder era composto da: Lamon, Boscaro, Favero e Grimod
Cosa vi ha detto?
Di non preoccuparci, che siamo giovani e di fare quello che saremmo riusciti come se fosse un allenamento. Tutte parole utili, anche perché non siamo mai stati così tranquilli prima di una finale di un quartetto.
Com’è stato entrare nel quartetto sapendo che cos’è il quartetto per la pista italiana?
Diciamo che è stata una grande emozione correre nella categoria maggiore. Entrare nel quartetto sapendo che a Tokyo hanno vinto l’oro e che a Parigi sono riusciti a conquistare il bronzo è un onore.
E qual è il momento che ti è rimasto?
Direi il gruppo. Non mi aspettavo di trovare un così grande affiatamento. Eravamo tanti atleti di differenti età ma siamo stati benissimo insieme. Poi devo dire che mi è piaciuta anche la mia prestazione nell’inseguimento individuale (il valdostano è arrivato sesto, ndr).
Etienne Grimod ha corso anche nell’inseguimento individuale, per lui il sesto posto con il tempo di 4’09” e 838Etienne Grimod ha corso anche nell’inseguimento individuale, per lui il sesto posto con il tempo di 4’09” e 838
Ci racconti i passi di avvicinamento a questo primo europeo?
A novembre e dicembre ero spesso a Montichiari a girare. Poi sono stato in ritiro con la squadra in Spagna e infine c’è stata la settimana prima dell’europeo che abbiamo fatto interamente lì a Montichiari. E’ stato bello vivere così tanto il velodromo e girare con tanti ragazzi con i quali non avevo mai lavorato prima. Nella settimana di lavoro prima di partire per Zolder ho lavorato insieme agli altri del quartetto: Lamon, Boscaro, Galli e Favero (Grimod è subentrato per la finale che è valsa il bronzo al posto di Galli, ndr).
Cosa avete fatto?
Abbiamo testato le varie combinazioni. Alla fine serviva avere un certo feeling in vista dell’Europeo.
Quando ti è arrivata la comunicazione che avresti fatto l’europeo come ti sei sentito?
Mi trovavo a Sanremo, dove ho una casa, per allenarmi su strada. L’ho presa benissimo, sinceramente non me l’aspettavo.
Con i suoi 192 centimetri Grimod spicca per doti atletiche e fisiche fuori dal comuneCon i suoi 192 centimetri Grimod spicca per doti atletiche e fisiche fuori dal comune
Ma sull’emozione che ti porti di questa esperienza?
E’ che si tratta solo del primo europeo elite. Penso a quanti ce ne potranno essere e fare già parte di questa squadra con un livello abbastanza alto mi fa dire: «Cavoli, sono andato abbastanza bene e si può ancora migliorare tanto».
Una volta lì con Sierra e Favero, voi che siete stati i pilastri del quartetto juniores, cosa vi siete detti?
Ci conosciamo da tre anni, siamo come fratelli: andiamo in vacanza assieme e facciamo tutto insieme. Da un lato questo è stato un vantaggio perché parlavamo di tutto, senza problemi. Grazie al nostro rapporto non ho sentito la tensione nell’avvicinamento alla gara. A fine europeo ero in viaggio con Favero in aereo, e pensavo al nostro percorso. Da juniores siamo passati alla categoria elite, non è che ce ne siano stati tanti come noi. Ho pensato a Consonni, Milan e Ganna che sono amici da una vita, così ho guardato Favero e gli ho detto: «Mi sa che siamo sulla buona strada».
Grimod, Favero e Sierra torneranno a lavorare su pista con Salvoldi che da poco è stato nominato cittì della disciplina (foto Federciclismo)Grimod, Favero e Sierra torneranno a lavorare su pista con Salvoldi che da poco è stato nominato cittì della disciplina (foto Federciclismo)
Ora il cittì della pista sarà Salvoldi, con il quale avete lavorato da juniores, un modo per proseguire un cammino in vista di obiettivi più grandi?
Il suo arrivo può essere un vantaggio, sicuramente ci conosce molto bene. Ma alla fine abbiamo lavorato con Villa un anno, quindi anche lui ci stava iniziando a conoscere. Sono due tecnici completi, non penso sia un cambiamento così grande. Con Salvoldi ci troveremo bene, visto che conosciamo già il metodo di lavoro. Vedremo come andrà.
Francesco Lamon è, solitamente, il primo uomo del quartetto. Sta lavorando sodo per tenersi stretto il posto che già a Tokyo gli ha regalato l'oro olimpico
Nell’anno in cui, conquistato a Parigi il bronzo del quartetto, Ganna, Milan e Consonni daranno la precedenza alla strada, Francesco Lamon rimarrà il custode di quel fantastico trenino che in precedenza si era portato a casa l’oro di Tokyo e il mondiale di Roubaix.
La sua stagione è iniziata su strada nell’Al Salam Championship di Dubai e con lui c’erano anche Viviani e Scartezzini, ma adesso tornerà in velodromo con i campionati europei che dal 12 al 16 febbraio raduneranno a Zolder il circus della pista. Francesco è un ragazzo solido, riservato, capace di una grinta sconfinata. Ama ragionare e lo fa sempre con grande concretezza.
«Di sicuro farò il quartetto – dice il veneziano delle Fiamme Azzurre – altre specialità non so ancora, dipenderà anche da quali giovani ci saranno e come vorrà lavorare Marco (Villa, ndr). La mia disponibilità è come sempre al massimo. Sto vivendo questo periodo in maniera super tranquilla. Penso che anche io, se fossi stato Ganna o Milan e non avendo più niente da dimostrare, avrei ragionato allo stesso modo. E penso anche che sia il momento migliore. Quale migliore occasione dei due anni post olimpici, che sono relativamente tranquilli?».
La bravura di Lamon è sempre stata farsi trovare al livello di Ganna e gli altri che corrono su strada nel WorldTourLa bravura di Lamon è sempre stata farsi trovare al livello di Ganna e gli altri che corrono su strada nel WorldTour
E così adesso sta a te essere il riferimento per i giovani che di volta in volta si affacceranno in pista. Ti senti uno che può dare consigli, come ti vedono secondo te?
Lo vedo come un modo di trasmettere quello che a mia volta ho imparato nel corso degli anni. I giovani che vengono su adesso e che entrano nel nostro gruppo sono molto più avvantaggiati rispetto a quando ero giovane io anni fa. In quel periodo, l’attività su pista non era così sviluppata, ma soprattutto non aveva un seguito così grande. Quindi ovviamente anche grazie al lavoro che ha fatto Elia, mi sono trovato a vivere sia il periodo più difficile degli inizi, sia quello splendente che stiamo vivendo oggi.
In cosa sono avvantaggiati quindi i giovani che arrivano ora in nazionale?
Non dico che abbiano già la strada spianata, però partono da un livello più alto, anche solo per i materiali. Poi ci sono i metodi di preparazione sviluppati al 100 per cento dal settore performance. Quindi se un atleta ha le doti, emergerà più facilmente rispetto a quando debuttammo noi.
Possiamo dire che Milan sia stato l’esempio di questo?
Esatto, l’esempio più recente e più chiaro. Quando Jonathan è arrivato quattro anni fa, era un giovane super emergente. E abbiamo visto che, con tutti i materiali a disposizione e la giusta preparazione, ha fatto subito la differenza. Detto questo, penso che Johnny sarebbe emerso anche se fosse stato nell’ultima delle nazioni del mondo, però comunque un giovane che oggi voglia intraprendere l’attività su pista in Italia, è molto avvantaggiato.
Parigi 2024, parte la finale per il bronzo: occhi negli occhi fra Villa e LamonParigi 2024, parte la finale per il bronzo: occhi negli occhi fra Villa e Lamon
Parliamo allora di Francesco Lamon, l’unico di quel quartetto a non essere professionista su strada. Quanto è stato faticoso, dal punto di vista fisico e mentale, tenere quel livello altissimo e non mollare un metro?
Ovviamente nel quadriennio scorso, ho passato anche io i miei momenti di alti e bassi e sono contento di come sono arrivato a Parigi. Sinceramente, come ho sempre detto, non vivo un gap mentale o in termini di pressione, correndo con altri ragazzi che sono professionisti su strada. Quando siamo lì insieme, nessuno chiede o va a guardare cosa abbia vinto o fatto su strada uno o l’altro. Siamo quattro, tutti per uno in quei quattro chilometri, quindi il resto si azzera. Ovviamente in termini di preparazione ho dovuto forzare un po’ di più e fare i salti mortali per colmare le differenze o avvicinarmi alle prestazioni che non posso raggiungere con la mia attività su strada.
E come hai fatto?
Ho iniziato a lavorare molto prima, facendo più ritiri su strada. E quando loro erano al Giro d’Italia, io chiedevo alla Arvedi e alle Fiamme Azzurre che mi schierassero nel maggior numero di corse possibili. In più ho aumentato i blocchi di volume in quota, per cui quando loro hanno staccato dal Giro, io ero in altura già da un mese. Ho fatto tutto il possibile per avvicinarmi al loro livello, affinché fossimo il più omogenei possibile in pista.
E’ comunque un impegno che richiede studio e applicazione…
Se dovessi dire quale sia il gap più evidente, dovrei parlare della loro maggiore resistenza dovuta all’attività su strada. Il lavoro specifico invece è uguale per tutti e la nostra fortuna è che riusciamo ad arrivare agli appuntamenti importanti allo stesso livello. Quello del quartetto è uno sforzo breve ma intenso, quindi è abbastanza nelle mie corde, mentre sarei stato più in difficoltà se avessi dovuto preparare una madison, per esempio, non correndo tanto su strada.
Lamon, classe 1994, è un atleta delle Fiamme Azzurre che fa attività su strada con la Arvedi CyclingLamon, classe 1994, è un atleta delle Fiamme Azzurre che fa attività su strada con la Arvedi Cycling
Ovviamente ciascuno di questi passaggi viene studiato con Bragato e Villa?
Certo e anche quando sono andato per tutto quel tempo in altura, si è trovato il compromesso per non mollare l’attività su pista. Per cui una volta a settimana/dieci giorni, scendevo da Livigno e andavo a Montichiari. L’altura mi dà molti benefici, quindi nell’anno olimpico ho cercato di sfruttarla il più possibile.
Europei in vista, con quale motivazione si va, sapendo che non ci sarà il dream team azzurro?
Quando si va a correre, la testa è la stessa, che si vada a fare un campionato regionale oppure le Olimpiadi. Se vedessi che non ho la grinta o la giusta motivazione, sarei il primo a tirarmi indietro. Uno stimolo in più potrebbe essere quello di riuscire a portare sul podio altri tre giovani, in modo che anche per loro il quadriennio possa partire nel migliore dei modi. Ovviamente quattro anni sono lunghi e di certo, che vada bene o male, non sarà questo europeo a decidere le cose. Però può essere un buon punto di partenza da sfruttare.
Fantini, Magagnotti, Stella, Sporzon, Costa: c’è grande attesa il quartetto iridato juniores (foto FCI)Fantini, Magagnotti, Stella, Sporzon, Costa: c’è grande attesa il quartetto iridato juniores (foto FCI)
A livello tuo di sensazioni, vedi questi ragazzi intimiditi nell’avvicinarsi ad atleti più esperti e vittoriosi come te?
Oddio, dipende dal carattere che hanno. Ne abbiamo visti anche alcuni un po’ più sfrontati, anche se poi la cosa gli si è ritorta anche contro, ovviamente in senso buono. Altri invece sono un po’ più timidi, hanno più bisogno di crescere. Ma ripeto: lo faccio molto volentieri, perché hanno bisogno della mia esperienza.
Per cosa, ad esempio?
Allo scorso mondiale, ho notato il loro modo di avvicinarsi alla gara. Non sanno bene come gestire la tensione e questo è un tipo di esperienza che inevitabilmente manca. Essendo così giovani, non hanno avuto tante occasioni di rompere il ghiaccio. Sono molto forti, ma se non acquisisci la freddezza che serve, sono più gli errori che rischi di commettere dei risultati che porti a casa, quindi bisogna trovare un giusto compromesso tra le cose.
Sei nato nel 1994, quindi a febbraio compirai 31 anni, che saranno 34 a Los Angeles. Ci stai già pensando oppure si vive di mese in mese?
Non so dire dove sarò nel 2028, la domanda è sul tavolo. Però io non sono uno che vive un mese alla volta. Se vedo che la voglia c’è ancora, come c’è adesso, allora vivrò la rincorsa come se avessi vent’anni. Ma sarei anche il primo, vedendo che mi intestardisco e che il livello non è all’altezza, a tirarmi indietro. Prima o poi il ciclo si chiuderà, ma non mi sento di dire sin da adesso che ci sarò oppure no. Per ora sono ancora qui che mi sto impegnando con la grinta e la volontà al 100 per cento, di questo sono sicuro.
Milan, Lamon, Ganna, Consonni: il quartetto d’oro di Tokyo che a Parigi ha preso il bronzoMilan, Lamon, Ganna, Consonni: il quartetto d’oro di Tokyo che a Parigi ha preso il bronzo
A Tokyo arrivò l’oro senza pubblico a causa del Covid, a Parigi c’era una baraonda…
Ma io preferisco aver vinto un oro senza pubblico (ride, ndr), che un bronzo davanti a 50.000 persone. La differenza di ambiente però si è sentita, ma sinceramente non è una cosa che mi influenza più di tanto. Poteva esserci anche un miliardo di persone, ma la prestazione non sarebbe cambiata.
Qual è il programma della tua primavera?
Correrò a Grenchen nei prossimi giorni perché vorrei fare lo sforzo di una gara prima degli europei. Poi faremo un ritiro pre-europeo e partiremo per il Belgio. Poi non so ancora quale sarà il programma delle Coppe del mondo. Per cui adesso vediamo di passare bene gli europei e poi con Marco faremo il punto per quello che si potrà ancora fare.
L'ipotesi che Viviani corra su strada a Parigi è allo studio. Lui parla chiaro: «Non sarei competitivo per il risultato. Aiuterei. Il focus resta la pista»
Il cittì delle donne lancia la volata su Parigi 2024 facendo un'analisi del movimento della pista. Punti deboli individuati, sappiamo già su cosa lavorare
Abbiamo chiesto a Diego Bragato quali siano le abitudini di integrazione degli atleti del quartetto. Sali e zuccheri. Si punta al perfetto piccolo glicemico
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Forse nel suo immaginario Francesca Selva non poteva desiderare un Natale migliore di questo. L’idoneità sportiva arrivata qualche settimana fa dopo un inaspettato allarme fisico. Il soggiorno in Danimarca a Roskilde a casa del fidanzato. Il velodromo iridato di Ballerup a venti minuti. E la famosa madison di 100 chilometri in mezzo agli amici-colleghi nel doppio ruolo di atleta e coach.
Il legame col Paese nordico è sempre stato profondo per Selva, ma nell’ultimo anno si è rafforzato ulteriormente da quando ha conosciuto il velocista Oskar Winklerpoco prima della Champions League della pista nel 2023. Nonostante i suoi soli 25 anni, la veneziana ha maturato una grande esperienza in pista, intravedendo nel suo compagno potenzialità da esprimere in modo più completo. Francesca si è messa al servizio di Oskar come allenatrice o, come dice lei, consulente e pianificatrice, tanto che sono arrivati subito un paio di risultati importanti, col beneplacito dello staff della nazionale danese. E siccome proprio in questi istanti Selva sta correndo sull’anello di Ballerup, l’abbiamo sentita alla vigilia della gara per farci spiegare come sta vivendo questa fase della sua vita.
Winkler ha vinto i titoli nazionali nell’inseguimento a squadre e nel keirin. Nel 2025 correrà anche su strada (foto Skovbolle)Winkler ha vinto i titoli nazionali nell’inseguimento a squadre e nel keirin. Nel 2025 correrà anche su strada (foto Skovbolle)
Francesca sei una presenza fissa nel velodromo danese in questo periodo, giusto?
Sì, è vero. E’ un evento incredibile questa gara di Capodanno, come la chiamano loro. Gli uomini corrono questa madison di 100 chilometri, mentre per noi donne è più corta, e il pubblico si gode lo spettacolo. Poi alla fine si festeggia in anticipo l’arrivo del nuovo anno. Per loro è una grande tradizione. E quest’anno ha un sapore particolare…
Come mai?
Perché è l’ultima gara da pro’ di Morkov, che correrà il coppia con Mads Pedersen. Ma è l’ultima gara anche per Julie Norman Leth (un argento olimpico, due ori europei e due mondiali proprio quest’anno tra madison e corsa a punti, ndr) e per la mia storica compagna di Sei Giorni e meeting Amalie Winther Olsen (nove titoli nazionali, ndr). Insomma, stavolta non potevo proprio mancare.
Francesca e Oskar alla Sei Giorni delle Rose a Fiorenzuola. Una trasferta per fare esperienza internazionaleSelva e Winkler si sono conosciuti a settembre 2023. Da allora si sono supportati a vicenda nelle varie gare in pistaFrancesca e Oskar alla Sei Giorni delle Rose a Fiorenzuola. Una trasferta per fare esperienza internazionaleSelva e Winkler si sono conosciuti a settembre 2023. Da allora si sono supportati a vicenda nelle varie gare in pista
Naturalmente in gara ci sarà anche il tuo fidanzato Winkler. Che tipo di corridore è?
Oskar ha un anno in meno di me. Alto, fisico potente da passista, ha ricominciato a correre circa cinque anni fa. In Danimarca c’è un regolamento diverso dall’Italia con tre categorie, dove un elite sale in base ai punteggi ottenuti anziché per età. Lui è come se fosse ripartito dagli amatori e tra strada e pista è tornato nella categoria in cui possono aprirsi porte importanti. Avendo corso quando era più giovane, ha dovuto solo togliersi un po’ di ruggine di dosso. I risultati infatti si sono visti.
Quali sono stati?
Lui nasce come velocista, tant’è che da U23 aveva corso un europeo in pista facendo il chilometro da fermo. Contemporaneamente faceva anche lo scratch, ma ha voluto dedicarsi maggiormente alle discipline endurance. Così in un anno e mezzo di lavoro è riuscito ad andare alla prova di Nations Cup a Il Cairo nel 2023. Ora Oskar è entrato nel gruppo della nazionale danese, specialmente quello del quartetto. E sapete meglio di me quanta concorrenza ci possa essere in una nazionale di così alto livello. Pochi giorni fa, ha vinto il titolo danese del keirin e dell’inseguimento a squadre. Nel frattempo la sua formazione Team Give Steel-2M Cycling è diventata continental e nel 2025 potrà fare maggiore attività su strada.
Donegà ha corso in coppia con Winkler, notando le sue potenzialità e gli aspetti da migliorareDonegà ha corso in coppia con Winkler, notando le sue potenzialità e gli aspetti da migliorare
Tu ti sei definita sua “coach”. Come mai?
Non pensate alla preparazione atletica perché lui ha già il suo allenatore, che è uno dei cittì della nazionale. Sto seguendo Oskar più dal punto di vista della gestione psicofisica della gara e degli altri eventi. Gli ho visto vincere degli scratch con tre giri di anticipo, poi però non aveva la stessa energia per primeggiare nelle altre specialità dell’omnium. Ha corso la Quattro Giorni di Ginevra in coppia con Donegà. Anche lui mi ha detto che saper dosare la potenza, sincronizzando gambe e testa. E quando lo farà potrebbero essere dolori per tutti (dice sorridendo, ndr). Ma gli curo anche altri aspetti.
Quali?
Si sa che noi pistard facciamo una vita un po’ nomade e dobbiamo quindi sempre organizzarci da soli facendo incastrare tante cose. Ho proposto ad Oskar una serie di gare in Europa per fargli fare esperienza non solo in pista, ma anche a livello organizzativo. Così gli ho pianificato le gare e i relativi spostamenti. Avevamo un planning preciso (ride, ndr). Ad esempio l’ho voluto portare alla Sei Giorni di Fiorenzuola, anche perché era in concomitanza con la partenza del Tour de France da Piacenza. Il suo cittì mi ha detto che ho fatto bene a farlo girare. Più si confronta, più cresce.
La pista è il regno di Selva, che ha imparato a fare tutto da sola, compresa la meccanica di biciTetris perfetto. Per le sue gare, Selva in estate ha girato mezza Europa in auto con quattro bici La pista è il regno di Selva, che ha imparato a fare tutto da sola, compresa la meccanica di biciTetris perfetto. Per le sue gare, Selva in estate ha girato mezza Europa in auto con quattro bici
E come ti trovi in questo ruolo?
Mi sono sempre reputata un buon corridore senza aver il talento di altre atlete. Tuttavia penso di conoscere bene questo mondo e di sapermi destreggiare in tutto, facendo pure la meccanica. Vorrei insegnargli i trucchi del mestiere e come la testa può colmare il gap con le gambe. Oppure come ci si sposta finché non fai parte di una squadra in modo stabile. Questa estate ho fatto quasi 11.000 chilometri in 40 giorni con l’auto piena di quattro bici. Da Marcon, casa mia, a Praga, poi in Belgio nella casetta della Torelli per andare in traghetto alla Ride London. Quindi rientro in Belgio e ripartenza per la Danimarca. Infine ritorno in Italia. Per queste pianificazioni mi sento molto preparata e mi piacerebbe un domani fare questo di mestiere, magari anche in un team pro’ seguendo la logistica.
Che annata è stata per te invece?
Devo dire che questi ultimi mesi, seguendo i progressi di Oskar, sono stati la mia rivincita. Lui è stato la mia motivazione per tante cose. Ho avuto una stagione difficile, dove non mi sono mai sentita bene. Prima della Tre Giorni di Londra a fine ottobre ho preso il Covid. Le gare successive le ho sofferte tutte, finché non ho fatto dei controlli. A novembre sono andato dal dottor Moretti che mi ha trovato una miocardite da Covid. Lui è il medico che aveva curato Colbrelli dopo il suo malore e per un attivo ho rivisto in me lo stesso problema di Sonny. Ho curato la miocardite facendo due settimane di riposo assoluto, poi il 7 dicembre ho avuto l’idoneità sportiva dopo tante visite.
Francesca sorride. L’idoneità sportiva è arrivata dopo una miocardite e i suoi consigli hanno portato il fidanzato in nazionaleFrancesca sorride. L’idoneità sportiva è arrivata dopo una miocardite e i suoi consigli hanno portato il fidanzato in nazionale
Cosa chiedi al 2025?
Onestamente non saprei, però sicuramente di non avere più noie fisiche o di salute. Per il resto vorrei continuare come sto finendo quest’anno. Nuovi stimoli e nuove obiettivi da raggiungere. Per la prossima stagione ho deciso di tesserarmi con la società del mio paese. Si chiama ASD Velodrome Marcon e per me non poteva esserci soluzione migliore.
La prima stagione nel mondo del WorldTour, in maglia Movistar Team, per Manlio Moro non è stata facile. Il ventiduenne di Pordenone si è scontrato con il ciclismo dei grandi dopo le tre stagioni corse in maglia Zalf Euromobil. Un fisico imponente per il friulano, alto 190 centimetri e con peso di 81 chilogrammi. Numeri che lo inseriscono di diritto tra gli uomini dotati di grande potenza, ma che devono trovare il loro modo di correre. La giusta dimensione per poter performare al meglio.
Moro dopo tre anni corsi in maglia Zalf è passato professionista con la MovistarMoro dopo tre anni corsi in maglia Zalf è passato professionista con la Movistar
Subito nel mezzo
Il team spagnolo in Moro ha creduto fin da subito, nonostante fosse al suo primo anno nella massima categoria non gli è stata preclusa alcuna esperienza. Era partito dall’Australia, con Tour Down Under e Coppa del mondo su pista, per poi volare in Belgio e affrontare le pietre per la prima volta. Manlio Moro infatti ha anche le gambe e il fisico di uno che può fare bene su pista, lo ha dimostrato e Marco Villa punta molto su di lui. Nonostante i pochi giorni di gara messi insieme, appena 31, parlando con il friulano emerge che il 2024 non è stato un anno semplice.
«Per ora mi sto godendo gli ultimi giorni a casa – racconta Moro – in compagnia della mia ragazza. E’ un periodo un po’ più tranquillo, nel quale ci alleniamo ma riusciamo anche a fare altro e stare insieme prima dell’inizio della stagione. Sono ormai due settimane che ho ripreso ad allenarmi, e pian piano ho iniziato ad aumentare i carichi di lavoro. Ripartire non è mai facile, anche fare due ore di uscita risulta faticoso (dice con una risata, ndr)».
Con il team spagnolo ha siglato un contratto triennale con scadenza nel 2026 (foto Instagram/GettyImages)Con il team spagnolo ha siglato un contratto triennale con scadenza nel 2026 (foto Instagram/GettyImages)
Hai già avuto modo di parlare con il team?
Sì. Partirò dall’Australia, come fatto lo scorso anno, poi andrò a correre al UAE Tour e infine in Belgio, ma non so ancora bene quali corse farò lassù. Rispetto al 2024 mi è stata aggiunta la corsa a tappe emiratina, la squadra ha deciso così e va benissimo. Sarà un modo per aiutare i compagni e fare esperienza.
Facciamo un salto indietro al 2024, che anno è stato?
Il salto nel WorldTour si è fatto sentire, è stato impegnativo. Direi che se devo fare un riassunto di questa stagione la etichetterei come un’annata in cui ho fatto esperienza. Mi è servita a capire come funziona il mondo del ciclismo professionistico. E’ stato comunque un anno ricco di appuntamenti, perché oltre alla strada c’erano le Olimpiadi di Parigi su pista. Uno dei miei obiettivi era partecipare e ci sono riuscito.
Al primo anno nel WT Moro ha messo insieme esperienze di alto livello, qui alla Omloop Het NieuwsbladAl primo anno nel WT Moro ha messo insieme esperienze di alto livello, qui alla Omloop Het Nieuwsblad
Com’è stato cercare l’equilibrio tra strada e pista al primo anno nel WorldTour?
Non facile. Parigi era un obiettivo molto grande, per raggiungerlo ho fatto diversi cambi di programma e in questo la squadra mi è stata di grande supporto. Ho saltato alcune gare per andare ad allenarmi su pista o fare qualche ritiro con la nazionale e loro non mi hanno mai detto nulla.
Nelle esperienze che hai fatto su strada hai capito che corridore puoi diventare?
Non ancora in realtà. Il 2025 sarà il primo vero anno da professionista, nel quale riuscirò a concentrarmi al massimo sulla strada. Voglio andare alle corse e scoprire in quale parte del gruppo posso collocarmi. Questa stagione è servita per fare gare e fare esperienza. Dal prossimo anno vorrei specializzarmi.
Non sono mancate nemmeno le Classiche Monumento, eccolo nella Foresta di Arenberg (foto Instragam/Team Movistar)Non sono mancate nemmeno le Classiche Monumento, eccolo nella Foresta di Arenberg (foto Instragam/Team Movistar)
Hai però un’idea di cosa ti piace?
Le Classiche sicuramente. Poi per il mio fisico e le mie caratteristiche penso mi serva una stagione solida per costruire e fare un gradino in più.
Passiamo alla pista, che effetto ha fatto andare a Parigi?
Bellissimo. Era il mio obiettivo e sono felice di averlo raggiunto. Ho dato tutto per arrivare al 100 per cento ed ero consapevole di essere al massimo del mio potenziale. Sono stato selezionato come riserva e non ho corso, ma posso dire con certezza che se fossi stato chiamato in causa sarei stato pronto.
Moro al suo primo anno da professionista ha messo insieme 31 giorni di corsa, per il resto si è dedicato alla pistaMoro al suo primo anno da professionista ha messo insieme 31 giorni di corsa, per il resto si è dedicato alla pista
Come vedi il rapporto con la pista per il 2025?
Ci sono un po’ di cose da capire. Molta gente la lascerà da parte e anche io farò qualche gara in meno. Sicuramente non sarò agli europei, visto che cadono nello stesso periodo del UAE Tour. Nel prossimo anno voglio concentrarmi sulla strada, anche perché dal 2026 ci sarà da costruire l’appuntamento di Los Angeles 2028.
Sembra lontano, ma non lo è affatto.
Non è un appuntamento che si prepara in un mese, ma come minimo in due anni, se non qualcosa in più. Devi abituare il fisico a un determinato sforzo. Quello che ho detto prima non significa che lascerò la pista, anzi. Continuerò comunque a curarla e ad allenarmi. Anche perché determinati lavori in strada non li può fare. Ci sarà da organizzare bene il tutto.
Il friulano, classe 2002, è uno dei papabili uomini per il quartetto in vista di Los Angeles 2028Il friulano, classe 2002, è uno dei papabili uomini per il quartetto in vista di Los Angeles 2028
Anche perché sei uno dei più papabili per il quartetto in vista di Los Angeles…
Da qui a quattro anni possono succedere tante cose, non è un periodo di tempo breve, ma passa in fretta. E’ presto per parlare della composizione del prossimo quartetto, è certo che io voglio provare a esserci.
Intanto tra poco si parte per il primo ritiro, e la macchina ripartirà a girare.
L’8 dicembre andremo in Spagna, fino al 18. Poi si ritorna a casa, si passa il Natale in famiglia e sarà già tempo di volare in Australia. Penso di partire poco dopo il 25, ho degli zii che vivono lì e approfitterò dell’appoggio per andare e allenarmi. Servirà un po’ di tempo per abituarsi alle temperature australiane.
Un primo assaggio da U23 lo ha fatto quarantotto ore fa nel trevigiano a San Biagio di Callalta per conoscere la Solme-Olmo, sua prossima formazione. Cristian Fantini lascia gli juniores per saltare nella nuova categoria portandosi in dote le medaglie d’oro europea e mondiale nell’inseguimento a squadre.
I due titoli internazionali dell’estate si sono aggiunti alle due affermazioni su strada ottenute in primavera con la maglia del Pedale Casalese Armofer. Il diciottenne reggiano si è attirato le attenzioni di tanti osservatori senza avere gli stessi riflettori sotto cui erano finiti altri suoi colleghi. E probabilmente è stato un bene per Fantini perché ha potuto correre con meno pressioni, anche se comunque una proposta importante per il 2025 era arrivata dai “vicini di casa” di Cavriago. Infatti la VF Group Bardiani CSF Faizanè lo avrebbe voluto far passare pro’ integrandolo al suo gruppo dei giovani, però alla fine non se n’è fatto nulla. Un’operazione solo rimandata che solo il tempo dirà e che tuttavia lo stesso Cristian dovrà guadagnarsi attraverso la Solme-Olmo.
Fantini con Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme-Olmo. La carriera U23 del giovane reggiano inizia dal team trevigiano (foto Photors.it)Fantini con Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme-Olmo. La carriera U23 del giovane reggiano inizia dal team trevigiano (foto Photors.it)
Il suo compagno
Il nome di Fantini è sempre stato uno di quelli da seguire fin dagli esordienti. Almeno un sigillo a stagione lo ha sempre piazzato e quest’anno ha fatto un grande step in avanti. Assieme a Magagnotti, Costa, Sporzon e Stella ha conquistato l’europeo a Cottbus e il mondiale a Luoyang col quartetto facendo fermare il cronometro, proprio nel velodromo cinese, a 3’51”199 per uno straordinario record del mondo. Il suo compagno Stella, il più duttile in pista, dopo quel trionfo ha speso parole gratificanti nei suoi confronti.
«Posso dire che Cristian è stata la nostra sorpresa. A inizio stagione so che c’era qualche dubbio sui suoi requisiti. Era meno performante degli altri, ma il cittì Salvoldi ha continuato a crederci e lui è venuto fuori al momento giusto. O lui o Magagnotti erano quelli deputati a chiudere le nostre prove».
Fantini ai mondiali in Cina si rivela una sorpresa e determinante per oro e record del mondo del trenino azzurro (foto FCI)Con l’oro agli europei di Cottbus nasce la consapevolezza di poter fare qualcosa di più grande Fantini ai mondiali in Cina si rivela una sorpresa e determinante per oro e record del mondo del trenino azzurro (foto FCI)Con l’oro agli europei di Cottbus nasce la consapevolezza di poter fare qualcosa di più grande
Il suo mentore
Se il cittì azzurro ha continuato a crederci lo deve anche ai riscontri avuti da Luca Colombo, diesse di Fantini. L’ex iridato della cronosquadre ha instaurato un rapporto sincero e profondo con i suoi atleti, specialmente se questi pensavano di aver già dimostrato qualcosa oppure non si applicavano al meglio delle loro potenzialità.
«Con Cristian – spiega Colombo – ammetto che non sono stato tenero a volte, ma l’ho sempre fatto per il suo bene. L’ho sempre reputato un corridore con ampi margini di crescita e ho sempre creduto in lui, tant’è che lo seguivo da tanti anni. Fisicamente c’è, però deve maturare ancora come atleta e come persona. Come è giusto che facciano con pazienza quelli della sua età. Personalmente per il 2025 non lo ritenevo ancora pronto per il salto tra i pro’ (curiosamente sarebbe stato il secondo reggiano della VF Group dopo Biagini, altro ex juniores del Pedale Casalese, ndr). Credo che nella Solme-Olmo troverà l’ambiente e le persone giuste per crescere in modo più graduale. Poi ovvio che spero di vederlo passare nel giro di poco».
Tra Fantini e Colombo c’è un rapporto forte e sincero. La crescita del ragazzo è passata attraverso i consigli del diesse piacentinoTra Fantini e Colombo c’è un rapporto forte e sincero. La crescita del ragazzo è passata attraverso i consigli del diesse piacentino
Parola a Cristian
Nei due anni al Pedale Casalese, Fantini ha imparato a correre grazie a Colombo, soprattutto in proiezione futura. Gliene è riconoscente e guarda avanti senza rimpianti.
«Il contatto con la VF Group – racconta Fantini – c’è stato a cavallo dell’europeo in pista. Ovviamente ero contento e mi ha fatto piacere, anche perché conosco abbastanza bene la famiglia Reverberi da tempo, dato che abitiamo vicini. Non si è concretizzato nulla e non so se sarebbe stata la scelta più giusta per me. Alla fine riflettendoci bene, sono d’accordo con Luca. E’ meglio essere andato con la Solme-Olmo e guardo volentieri a quello che dovrò fare con loro nel 2025.
La perla del 2023 arriva quando Fantini finalizza il perfetto lavoro dei compagni battendo Mellano (foto italiaciclismo.net)La perla del 2023 arriva quando Fantini finalizza il perfetto lavoro dei compagni battendo Mellano (foto italiaciclismo.net)
«So che cambierà l’ambiente, sarà un’esperienza nuova in tutto. Abbiamo già fatto il primo incontro e sono sereno. Anzi sono curioso di sapere cosa mi aspetta. Al momento non sono troppo spaventato, perché so che se si fanno i lavori fatti bene, non devi temere nulla. Ecco, forse al momento ho solo il timore di come starò in gruppo durante le gare. Anche quello comunque sarà un modo per crescere, che è l’obiettivo primario».
Il biennio juniores
Le due stagioni da juniores con tre successi complessivi sono già storia per Fantini. Le rivive in velocità come quando si lancia in volata o in pista.
«Abbiamo sempre lavorato il giusto – prosegue Cristian – ovvero poco rispetto a certi altri juniores per non bruciare le tappe. Mi sono sempre fidato di Luca, fra di noi c’è un bel rapporto, anche di amicizia, non solo atleta-diesse. Già l’anno scorso avrei dovuto fare la pista, ma lui mi diceva che erano carichi di lavoro pesanti che io in quel momento non avrei saputo gestire. Aveva ragione.
Attacco, fuga, gruppo e volata. Fantini apre il 2024 vincendo in modo netto all’esordio di Vignola (foto Formiginese)Due settimane dopo sul percorso mosso della Novara-Suno, Fantini conferma il suo gran momento di forma (foto Pedale Casalese)Attacco, fuga, gruppo e volata. Fantini apre il 2024 vincendo in modo netto all’esordio di Vignola (foto Formiginese)Due settimane dopo sul percorso mosso della Novara-Suno, Fantini conferma il suo gran momento di forma (foto Pedale Casalese)
«Ho fatto il 2023 di ambientamento alla categoria. Ho aiutato la squadra e spesso mi sono trovato a lavorare per Omati, però quando potevo avere un po’ di spazio mi sono giocato le mie carte. E una vittoria l’ho centrata. Quest’anno invece sono partito molto bene con due vittorie in quindici giorni poi ho calato l’attività su strada per curare la pista. Con i miei compagni di nazionale inizialmente non ci aspettavamo di vincere, ma sapevamo che stavamo andando forte. Agli europei in Germania abbiamo preso coscienza dei nostri mezzi e di quelli degli avversari. Siamo andati al mondiale convinti di vincere e di poter realizzare il record. E così è stato».
Allenamenti in vallata
Fantini si ispira a Van Aert ed abita in una porzione della provincia di Reggio Emilia perfetta per la bici e per inseguire i propri sogni. Dalla sua Ciano d’Enza (dove nel 2021 passò la quarta tappa del Giro d’Italia) la strada inizia ad inerpicarsi verso le colline e il più alto Appennino. Quelle strade sono state la palestra d’allenamento di Malori, che abita dall’altra parte del fiume. A Castelnuovo ne’ Monti, circa 30 chilometri da casa, ci sarà un arrivo della Corsa Rosa di quest’anno e Cristian sicuramente non mancherà all’appuntamento. Intanto sa su cosa vuole migliorare.
Fantini (in terza posizione) si è concentrato all’attività in pista dopo il buon inizio su strada (foto FCI)Fantini (in terza posizione) si è concentrato all’attività in pista dopo il buon inizio su strada (foto FCI)
«Attorno a casa mia – conclude – ci sono belle strade e tanti percorsi per qualsiasi tipo di allenamento. La settimana scorsa sfruttando il sole e gli ultimi caldi, ho fatto anche tre ore e mezza con alcune salite. Sono un passista-veloce e sugli strappi sono sempre andato forte, ma è proprio su salite un più lunghe che io voglio crescere. So che ne dovrò fare tanta senza esagerare se vorrò completarmi come corridore».
Novembre è tempo di bilanci e, nel caso di Alessio Magagnotti, anche di bilancia per misurare il peso di vittorie e medaglie conquistate. La sua prima stagione da juniores con le maglie della Autozai-Contri e della nazionale ha avuto un crescendo strepitoso.
Il trentino di Avio – che farà diciotto anni il prossimo 27 gennaio – non sembra patire quasi mai il salto di categoria, mantenendo una media “realizzativa” molto alta. Da esordiente ad oggi, con le otto di quest’anno, sono 51 le vittorie totali ottenute su strada. Numeri importanti da prendere sempre con le pinze quando si parla di giovani, soprattutto per non creare aspettative spropositate, però è conclamato l’interesse già piombato su Magagnotti da parte di formazioni pro’. Con lui ci eravamo lasciati prima che iniziasse ad inanellare ori continentali e mondiali in pista col quartetto con tanto di record del mondo, conditi dal bronzo nell’inseguimento individuale.
Giusto il tempo di riprendere il ritmo di casa dopo le vacanze a Tenerife con la fidanzata Linda Sanarini – altra junior azzurra plurimedagliata – dove hanno incontrato tanti amici-colleghi, che Alessio è pronto a guardare al 2025. Poche parole, pragmatiche e spazio ai fatti.
Magagnotti è rientrato dai mondiali in pista a Luoyang in Cina con un bel bottino e il record del mondo col quartetto (foto Autozai)Magagnotti è rientrato dai mondiali in pista a Luoyang in Cina con un bel bottino e il record del mondo col quartetto (foto Autozai)
Alessio riavvolgendo il nastro, che annata è stata in generale?
Sono partito in sordina, anzi direi non benissimo. Mi sentivo gli occhi puntati addosso per le stagioni precedenti, però col passare del tempo non ci ho fatto più caso. Sono caduto in qualche gara, poi ad inizio aprile al GP del Perdono mi sono sbloccato cogliendo il secondo posto. Da lì in avanti è andata sempre meglio su strada, lavorando anche per i compagni. Anche in pista è andata bene. All’europeo di Cottbus abbiamo vinto l’oro col quartetto, ci siamo ripetuti ai mondiali in Cina dopo un bel lavoro in altura a Livigno. Alla fine direi che è stata una stagione buona, a parte qualche passaggio a vuoto e che non l’ho finita al meglio.
Per quale motivo?
Sicuramente ho del rammarico per alcune gare. Al campionato italiano a crono speravo di fare meglio dell’ottavo tempo, ma arrivavo da un periodo di stop per recuperare dopo essermi ammalato al Saarland con la nazionale. Anche all’europeo su strada in Limburgo avremmo potuto fare di più. Personalmente la condizione era buona, ma non abbiamo corso al meglio delle nostre possibilità. Infine ho dovuto chiudere la stagione forzatamente a metà settembre dopo una gara nel mantovano in cui si è riacutizzato forte un dolore alla schiena. In pratica ho la zona lombare scalibrata.
Nell’inseguimento individuale ha conquistato un bel bronzo (foto Federciclismo)Magagnotti assieme al general manager Enrico Mantovanelli, mostra una delle maglie vinte quest’anno in pista (foto Autozai-Contri)Nell’inseguimento individuale ha conquistato un bel bronzo (foto Federciclismo)Magagnotti assieme al general manager Enrico Mantovanelli, mostra una delle maglie vinte quest’anno in pista (foto Autozai-Contri)
A cosa è dovuto?
In una delle prime gare dell’anno nella zona di Vicenza, sono caduto male picchiando la faccia. Da quel giorno in avanti ho sentito subito di non essere più a posto e forse non mi sono mai ripreso del tutto. Forse non ci ho dato troppa importanza perché non tutti i giorni mi faceva male, ho sempre corso sopportando il dolore. Verso la fine della stagione però era troppo forte e non riuscivo più ad esprimermi come volevo. Nei giorni scorsi sono stato in uno studio dentistico per prendere l’impronta per un bite. Portando quello dovrei sistemarmi e ritrovare il giusto bilanciamento.
Come ti sei trovato con gruppo azzurro?
Molto bene. Abbiamo ottenuti grandi risultati, ma altrettanti ci sono sfuggiti. In pista l’anno prossimo praticamente cambierà tutto il gruppo perché ero l’unico del primo anno. Su strada spero che sapremo correre meglio di squadra ed essere quindi più forti. Quando ci ritroveremo vedremo chi ci sarà, ma sono certo che non ci saranno problemi a trovare la giusta amalgama.
Nella prova in linea dell’europeo, Magagnotti ha chiuso 12°, risultato che non ha soddisfatto nè lui nè il cittì SalvoldiMagagnotti impegnato con Finn e Montagner nel Mixed Relay dell’europeo in Limburgo. Quinto posto per l’ItaliaNel suo primo anno da junior, Alessio ha conosciuto meglio l’atmosfera internazionale, sia in gara che col pubblicoNella prova in linea dell’europeo, Magagnotti ha chiuso 12°, risultato che non ha soddisfatto nè lui nè il cittì SalvoldiMagagnotti impegnato con Finn e Montagner nel Mixed Relay dell’europeo in Limburgo. Quinto posto per l’ItaliaNel suo primo anno da junior, Alessio ha conosciuto meglio l’atmosfera internazionale, sia in gara che col pubblico
Mi è servita per prendere ancora meglio le misure alla categoria. Tra gli juniores all’estero corrono davvero col coltello fra i denti come dicono tutti. Ho capito subito che gli avversari ti fanno la volata anche per il trentesimo posto.
Da questo primo anno da junior hai tratto altri insegnamenti?
Assolutamente sì. Ho capito che la gara non finisce finché non si taglia il traguardo. Prima davo certe cose per scontate, ma l’ho capito in prima persona. A fine aprile alla gara di San Leolino in Toscana ho ribaltato il risultato. In un tratto di sterrato mi ero staccato, pagando la mia ancora poca destrezza su quel fondo stradale. Ero demoralizzato e forse rassegnato ad un piazzamento, ma grazie agli incitamenti dei miei tecnici e anche un po’ a me stesso, sono riuscito a recuperare le posizioni e vincere la corsa.
Le voci di mercato parlato di te già in orbita WorldTour. Come gestisci questa situazione?
Ho imparato anche a controllare meglio certe pressioni, come ad inizio anno che avevo foga di fare e farmi vedere. E’ vero che ho avuto tante proposte da devo team dei WorldTour, ma non ho ancora firmato nulla e soprattutto devo ancora dimostrare tanto. Quindi sto con i piedi per terra.
L’ultima ed ottava vittoria su strada di Magagnotti. Fine luglio, quarta tappa del Giro del Veneto (foto AFC Media)La prima vittoria stagionale è arrivata al Giro d’Abruzzo. Da quel giorno di aprile fino ad inizio giugno infilerà altri sei successi (foto Autozai)L’ultima ed ottava vittoria su strada di Magagnotti. Fine luglio, quarta tappa del Giro del Veneto (foto AFC Media)La prima vittoria stagionale è arrivata al Giro d’Abruzzo. Da quel giorno di aprile fino ad inizio giugno infilerà altri sei successi (foto Autozai)
Che obiettivi ha Alessio Magagnotti per il 2025?
La speranza è sempre quella di continuare a crescere e vincere. Mi piacerebbe mettere il sigillo alle corse più importanti, ma vorrei anche correre meglio sia individualmente che con la squadra, Autozai e nazionale. Ad oggi sono un passista-veloce che si trova a suo agio su falsopiani o strappi di un chilometro, però vorrei andare più forte su pendenze più dure. La mia volontà è anche quella di andare bene nelle gare del Nord.
Inizia la settimana in cui i pistard si contenderanno le convocazioni per Tokyo. Non è tardi? Il resto del mondo ha già dato i nomi. E intanto la tensione sale
Dopo le Olimpiadi, il finale di stagione arriva più rapido di un battito di ciglia. Come per tanti atleti, quello a cinque cerchi per Manlio Moro è stato un importante crocevia, ma ora è tempo di guardare a ciò che il resto del calendario gli riserva.
Al friulano di Pordenone non sono mancati gli stimoli – e probabilmente nemmeno le difficoltà – per far combaciare tutto. Il primo anno da pro’ di Moro, per di più nel WorldTour con la Movistar, ha coinciso con quello olimpico. Due battesimi di lusso che si sono trasformati in due esperienze fondamentali per un ragazzo di 22 anni che sta crescendo dando sempre il proprio contributo. Prima di Parigi, Moro ha vinto l’oro agli europei U23 in pista nell’inseguimento a squadre, bissando quello del 2022. Dopo Parigi, è ritornato a correre su strada senza perdere di vista l’ultimo obiettivo in pista di ottobre.
Quest’anno Moro ha corso poco su strada per preparare gli appuntamenti in pista, però vuole trovare il ritmo gara in frettaQuest’anno Moro ha corso poco su strada per preparare gli appuntamenti in pista, però vuole trovare il ritmo gara in fretta
Manlio come sta procedendo quest’ultimo periodo?
Attualmente sono a casa di Rachele (Barbieri, la sua fidanzata, ndr) per allenarmi recuperando da una caduta al Renewi Tour in Belgio. All’inizio della quarta tappa sono volato a terra procurandomi abrasioni ovunque. Subito avevo paura di essermi rotto il gomito, che aveva un taglio profondo e si era gonfiato in fretta. Fortunatamente non è stato così e ho rimediato tutto con qualche punto di sutura. Ho fatto qualche giorno fermo e qualche altro in bici senza forzare, ma adesso ho già ripreso a fare ore e dislivello con lavori più specifici.
Sono quei classici intoppi che danno più fastidio perché ti rallentano anziché per il dolore.
Ovviamente cadere e farsi male non piace a nessuno, ma in questo caso, visto che alla fine me la sono cavata con poco, è stato un vero peccato perché avevo voglia di correre. Quest’anno, per forza di cose, ho accumulato meno di trenta giorni di gara. La Movistar sapeva che la mia stagione su strada sarebbe stata condizionata dalla pista a Parigi. Comunque il programma non è finito.
Moro è stato una colonna della nazionale U23. In estate ha vinto l’oro europeo nell’inseguimento a squadre dopo quello del 2022La sua compagna è Rachele Barbieri, fino allo scorso anno azzurra della pista e ora stradista al Team DSMMoro è stato una colonna della nazionale U23. In estate ha vinto l’oro europeo nell’inseguimento a squadre dopo quello del 2022La sua compagna è Rachele Barbieri, fino allo scorso anno azzurra della pista e ora stradista al Team DSM
Cosa prevede il tuo calendario?
Dovrei correre il GP Wallonie e il Super 8 Classic (18 e 21 settembre, ndr), poi farò il resto del calendario italiano anche se mi devono confermare tutto. Voglio farmi trovare pronto e sono molto motivato a farlo. Anche perché poi ci saranno i mondiali in pista a Copenaghen fra poco più di un mese (16-20 ottobre, ndr). Fra poco torneremo in pista ad allenarci perché è un altro nostro obiettivo importante. Vedremo se farò solo il quartetto o altre prove.
Riavvolgiamo il nastro per un attimo ritornando nel velodromo di Parigi. Cos’hai vissuto lassù?
Le Olimpiadi sono state un’esperienza incredibile. E’ stato bellissimo essere lì. Come dicevo prima, ho lavorato sodo per essere a disposizione del cittì Villa. Sapevo che non avrei corso, però sono contento di aver fatto parte della spedizione. Forse l’unica cosa che mi dispiace, che non è imputabile a noi, è non aver ricevuto la medaglia di bronzo, anche se io non ho mai gareggiato nelle qualifiche. Bisogna dire che questa situazione non è mai stata chiarita dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale, ndr). In ogni caso non ho rimpianti, penso alle prossime Olimpiadi.
Moro è nel quartetto in pianta stabile. A Parigi da riserva ha sostenuto i suoi compagni verso le medaglieNel finale di stagione di Moro ci sono un paio di classiche belghe, quelle italiane e i mondiali in pista di metà ottobre (foto twitter/X)Moro è nel quartetto in pianta stabile. A Parigi da riserva ha sostenuto i suoi compagni verso le medaglieNel finale di stagione di Moro ci sono un paio di classiche belghe, quelle italiane e i mondiali in pista di metà ottobre (foto twitter/X)
Sei stabilmente nel gruppo azzurro del quartetto con cui hai vinto l’oro europeo 2023 e due argenti mondiali negli ultimi due anni. In tanti sostengono che se Ganna dovesse prendersi una pausa dalla nazionale, non ci sarebbero troppi problemi grazie alla tua presenza. Cosa ne pensi?
Eh (sorride e sospira, ndr) mi fa piacere essere considerato il sostituto di Pippo, ma non esageriamo. Certamente abbiamo caratteristiche fisiche simili ed io in questi anni ho imparato anche da lui come essere sempre di più un vagone importante per il quartetto. Non so e non credo se Ganna stia facendo questa riflessione, io penso solo a farmi trovare pronto. Questo deve essere il mio mantra.
Visto il cenno alle prossime Olimpiadi, prima di allora a cosa punta Manlio Moro?
Fino a Los Angeles vorrei fare un bel salto di qualità su strada, soprattutto nelle prossime due stagioni. Per il 2025 cercherò di lavorare in modo profondo in inverno per avere già una buona base per le prime gare. Naturalmente non voglio mollare la pista. Sono due attività compatibili, ma totalmente diverse. Bisogna pianificare bene gli allenamenti e i programmi. In Movistar (con cui ha il contratto fino al 2026, ndr) mi trovo molto bene e mi lasciano spazio per la pista.
Migliorare a crono è uno degli obiettivi di Moro nei prossimi anni. Un lavoro che può tornare utile per la pistaMigliorare a crono è uno degli obiettivi di Moro nei prossimi anni. Un lavoro che può tornare utile per la pista
Ritornando in strada, cosa ti ha detto finora questa tua prima stagione da pro’?
E’ stato un bel salto dagli U23. Il ritmo è completamente diverso. Non esistono più gare facili. Non esistono più gare in cui vai per “fare la gamba” in vista delle altre corse. Devi presentarti al via preparato bene. A margine di tutto, quest’anno avendo corso poco non sono mai riuscito a prendere il necessario ritmo gara. Era tutto legato alla preparazione per Parigi, ma sono soddisfatto lo stesso. Adesso ho voglia di fare un bel finale.
Salvoldi era stato buon profeta. A inizio stagione aveva indicato in Davide Stella l’ideale trait d’union per il gruppo junior della pista, mutuando l’esperienza acquisita lo scorso anno e trasmettendola ai nuovi arrivi. Il corridore del Gottardo Giochi Caneva ha svolto il compito come meglio non si poteva, innanzitutto entrando nel quartetto (dove lo scorso anno da novizio era riserva) e pilotandolo verso l’oro e il record mondiale, poi condendo la sua partecipazione ai mondiali di categoria in Cina con l’oro nell’eliminazione e l’argento nella madison.
Stella insieme a Salvoldi, che gli ha affidato la guida del gruppo essendo un secondo annoStella insieme a Salvoldi, che gli ha affidato la guida del gruppo essendo un secondo anno
Considerando europei e mondiali, Stella vanta ben 10 presenze sul podio con 7 titoli vinti. Un vero animale da pista, uno di quei gioielli che, nel normale periodo di rinnovamento postolimpico, va curato con massima attenzione. Il friulano d’altronde è uno di quelli davvero innamorati della pista, ne fa un caposaldo del suo futuro anche se l’attività su strada resta primaria.
Tornato dalla Cina, ha ancora negli occhi non solo la gioia dei risultati, ma anche le sensazioni provate in una trasferta così lontana: «E’ stata una manifestazione strana, diversa. Mi hanno colpito i panorami, le costruzioni, i modi di fare della gente. Inizialmente rimani un po’ interdetto, poi ci fai l’abitudine e anzi apprezzo questo sport che mi permette di vivere esperienze simili».
Battute finali dell’eliminazione, Stella precede Cordoba (ESP) e Menanteau (FRA)Battute finali dell’eliminazione, Stella precede Cordoba (ESP) e Menanteau (FRA)
C’era gente ad assistere alle gare?
Tantissima, in certi giorni c’era il pienone, con striscioni e tanto tifo per i corridori locali, ma non solo per loro perché anche altre tifoserie, seppur con poca gente al seguito si facevano sentire. In questo senso è stato molto bello, un mondiale vissuto profondamente. Un mondiale anche di altissimo livello e lo dimostrano i tempi conseguiti. La pista era molto veloce e la concorrenza enorme, sia nelle prove contro il tempo che in quelle di gruppo. I risultati ottenuti sono stati sudati, posso assicurarlo.
Com’era l’ambiente in casa azzurra?
Molto sereno e questo ha favorito i risultati. Devo dire che Dino ha lavorato molto sul gruppo, cercando di trovare subito un’intesa sin dall’inizio dell’anno. Il risultato è stato che si è formato un gruppo unito, di amici prima che atleti, sembrava quasi di stare in vacanza quando eravamo lontani dalle bici. Questo era avvenuto già prima degli europei e in Cina si è visto ancora di più.
Il quartetto azzurro con Costa, Stella, Magagnotti e Fantini. Il nuovo record è 3’51″199Il quartetto azzurro con Costa, Stella, Magagnotti e Fantini. Il nuovo record è 3’51″199
Lo scorso anno era già arrivato l’oro e il record mondiale e sembrava quasi impossibile riuscire a fare meglio cambiando completamente formazione. Come ci siete riusciti?
Molto del merito è del cittì che ci ha preparato al meglio. Dopo la vittoria nell’europeo, ci ha chiesto quali fossero le nostre intenzioni e noi abbiamo detto che l’oro mondiale non ci bastava, volevamo migliorare il primato. Dino ha lavorato per questo, portandoci in altura a Livigno, lavorando a Montichiari, curando la coesione del gruppo e gli automatismi.
Quali erano i ruoli?
Costaera al lancio, poi toccava a me rilanciare l’andatura e tenere alto il ritmo per passare poi la mano a Magagnotti e posso assicurare che quando tira lui non è facile stargli dietro. A chiudere poteva essere lo stesso Magagnotti oppure Fantini. Posso anzi dire che proprio lui è stata la sorpresa. A inizio stagione so che c’era qualche dubbio sui suoi requisiti, era meno performante degli altri ma Salvoldi ha continuato a crederci e lui è venuto fuori al momento giusto.
Argento nella madison insieme a Sporzon, battuti solo dai belgi Huysmans e Van StrijthemArgento nella madison insieme a Sporzon, battuti solo dai belgi Huysmans e Van Strijthem
Tu però non ti sei limitato al quartetto, portando a casa anche un oro nell’eliminazione e un argento nella madison…
Sinceramente all’eliminazione ci puntavo perché è la specialità che mi viene meglio e che mi piace di più, ma inizialmente non doveva toccare a me ma a Bortolami. Poi Salvoldi ha cambiato le assegnazioni il giorno prima, così mi sono ritrovato a farla. Che devo dire, è una specialità che mi viene bene… Il giorno dopo c’era la madison, Salvoldi aveva pensato di evitarmi lo sforzo precedente, ma a dir la verità non ho sentito la fatica. Abbiamo chiuso secondi ma potevamo anche vincere, solo che Sporzon è caduto e riprendendo ci siamo trovati sfalsati rispetto a quanto stabilito, ossia lui sprintava nei turni che spettavano a me e viceversa. Questo ci ha creato qualche problema, senza la sua caduta sono convinto che ce la giocavamo.
Hai ormai un curriculum enorme, hai intenzione di continuare nei velodromi?
Sicuramente, era una conditio sine qua non per la squadra nella quale passerò, l’ho detto a ogni contatto che ho avuto. La squadra l’ho già scelta, ma mi hanno chiesto di non dire ancora nulla, comunque mi lasceranno carta bianca per fare attività su pista.
Stella (a destra) vince il GP DMT prima di partire per Luoyang. Sconfitti Stefanelli e Fabbro (foto Rodella)Stella (a destra) vince il GP DMT prima di partire per Luoyang. Sconfitti Stefanelli e Fabbro (foto Rodella)
Lo scorso anno avevi detto che per emergere su pista avevi un po’ trascurato la strada. Come ti sei regolato quest’anno?
Avevo deciso di dedicarmi di più alle gare su strada soprattutto nella prima parte di stagione per poi passare alla pista per le gare titolate. Le mie soddisfazioni me le sono prese con tre vittorie fino a maggio e il successo al GP DMT proprio prima di partire per la Cina. Rispetto allo scorso anno è arrivata qualche vittoria in più, ora mi aspetta il Lunigiana da affrontare con la condizione acquisita in pista, ma sfruttando anche il grande carico di lavoro svolto a Livigno.