In questi giorni si è tornato molto a parlare di Mads Pedersen . Un po’ perché lui ci ha messo del suo stuzzicando i suoi followers con dei post a diro poco ghiotti e un po’ perché in Danimarca su Ekstra Bladet, è uscita un’intervista con Mattias Reck, il coach del campione della Lidl-Trek.
Pedersen ha ripreso ad allenarsi. E anche forte. E’ partito con molta palestra, ma anche con delle uscite. Una di queste è avvenuta sulle strade della Milano-Sanremo. In Danimarca hanno detto che stavolta Mads vuole una classica monumento a tutti i costi. E forse è anche giunta l’ora.
Monumenti nel mirino
In questi anni il campione del mondo 2019 si è mostrato all’altezza dei migliori. Mads appartiene al ristretto club dei “mega motori”, con Van Aert, Van der Poel, Pogacar, Eevenepoel, Ganna… però se andiamo a vedere, togliendo quel mondiale, gli manca la super perla da sfoggiare in bacheca. Insomma, la classica monumento di cui dicevamo.
L’ormai (quasi) trentenne di Lejre, cittadina ad ovest di Copenaghen, ha vinto tappe al Tour, al Giro e alla Vuelta. Ha vinto semi classiche e persino piccole gare a tappe, ma ora vuole di più. Soprattutto perché sa che può ottenerlo.
Per il 2025 Mads ha messo nel mirino due gare più di altre: la Sanremo e la Roubaix. Senza però dimenticare il Fiandre. Addirittura per la Ronde ha proposto una sorta di sondaggio sulla sua pagina Instagram per individuare quale fosse il setup migliore in termini di rapporti. Si chiedeva se una monocorona da 56 denti con una scala posteriore 10-46 potesse andare bene. Tuttavia i due focus maggiori sembrano essere appunto la Sanremo e la Roubaix.
Parola al coach
Per conquistare queste classiche qualcosa va fatto. Contro quei big che abbiamo elencato non bastano “solo” i watt. Tuttavia Reck ha ribadito: «Non faremo nulla di diverso riguardo al programma di Pedersen per la primavera 2025. La sua lista di gare si adatta così bene a quelle grandi corse che copieremo e incolleremo ciò che abbiamo fatto finora in vista della Parigi-Roubaix. Pertanto Mads correrà due gare a tappe a febbraio (quest’anno ha fatto Bessèges e Provence, ndr), quindi farà un training camp a Majorca e sarà al via della Parigi-Nizza. A quel punto per lui inizieranno tutte le grandi classiche».
Questo programma però riapre i dubbi circa alcuni dettagli legati alla preparazione di Pedersen, che più volte ha ribadito la sua “allergia” ai ritiri in altura. Li ritiene inutili. Anzi di più: possono compromettere la stagione.
Altura, sì o no?
Ma in tal senso sì che qualcosa dovrebbe cambiare. Se non altro per la seconda parte di stagione, visto che per la prima parte alla fine anche i suoi colleghi “clasicomani”, come gli spagnoli definiscono i cacciatori di classiche, di altura non ne fanno. Chi ha buona memoria ricorderà che anche in relazione a Cavendish, altro uomo veloce, era emerso questo argomento.
Sempre Reck ha spiegato circa l’altura: «Ne stiamo parlando con Mads e sono sicuro che prima o poi faremo un vero camp in quota. Anche io ho dei dubbi su ciò che può realmente portargli un training camp in altura. I corridori reagiscono in modo molto diverso a quel tipo di ritiri. Però, se Mads è aperto anche mentalmente a questa opzione, allora dobbiamo farlo. Finora non abbiamo esplorato questa possibilità. Magari Pedersen potrebbe perdere un chilo di troppo: questo potrebbe aiutarlo, ma non è detto… viste le sue caratteristiche».
Tutto è in divenire, così come il Grande Giro che Pedersen farà nel 2025. Reck ha detto che la scelta della grande corse a tappe sarà fatta in accordo con il team anche in base ad esigenze di sponsor e programmi condivisi. Una cosa è certa: altura o no, Pedersen vuole una Classica Monumento e se lo scorso hanno non fosse caduto alla Dwars door Vlaanderen, dopo la vittoria alla Gand tra Fiandre e Roubaix soprattutto, forse qualcosa di più avrebbe ottenuto.