E se Vingegaard smette di sorridere? Chiediamo a Garzelli

19.06.2022
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Il “Garzo” lo intercettiamo a Milano, dove si trova per il commento del Giro del Belgio. In precedenza aveva raccontato con Rizzato il Delfinato da Roma e, con lo stesso giornalista veneto, comporrà la coppia RAI per il Tour de France. E proprio su un aspetto che riguarda il Tour vogliamo punzecchiarlo, perché osservando la Jumbo Visma c’è venuto di pensare che la quiete domestica sia relativa. E che di coppie in crisi negli anni ne abbiamo viste ormai parecchie. Lasciando in pace per una volta Roche e Visentini, basta voltarsi per ricordare Garzelli-Pantani al Giro del 2000, Simoni-Cunego nel 2004, Amstrong-Contador al Tour del 2009 e anche Froome-Wiggins in quello del 2012.

«La mia esperienza fu diversa – ricorda – Marco non doveva correre quel Giro, lo decise 10 giorni prima. Io lo avevo preparato per essere leader, non nascondo che i primi giorni non furono facili. Diciamo che quella fu una situazione estrema. Ma se hai due leader, devi puntare su uno solo. Se ne hai due, rischi di dividere la squadra».

Garzelli è in partenza per il Tour, che commenterà accanto a Stefano Rizzato
Garzelli è in partenza per il Tour, che commenterà accanto a Stefano Rizzato
A voi successe…

Marco aveva creato il modo moderno di correre, con la squadra attorno al capitano. E poi gli piaceva correre dietro, per cui io che preferivo stare davanti non ero appoggiato dalla squadra e un po’ soprattutto nelle prime tappe, ne risentii. Finiva che mi appoggiavo a chi lavorava per gli altri. Ma la squadra divisa è un rischio, soprattutto nelle tappe dei ventagli o magari la prossima sul pavé. Cosa succede se Roglic buca? Fermi metà squadra o la fermi tutta? E fermi anche Vingegaard, se è davanti?

L’Astana di Armstrong e Contador era divisa a metà…

Armstrong era al rientro, Contador era ambizioso. Bruyneel, il tecnico, sapeva che Contador potesse vincere, ma era dalla parte di Lance. Chissà le tensioni! Fra Simoni e Cunego fu ancora diverso. Io ero loro avversario ed era chiaro che in partenza fossero tutti per Gilberto. Poi però fu la strada a dire chi fosse il più forte. Ci fu la spaccatura eclatante a Bormio, quando volarono parole, ma a quel punto il Giro era già deciso. Bisogna che chi guida la squadra abbia le idee chiare. E Bisogna che abbia carisma. Gli episodi di cui abbiamo parlato, soprattutto quelli con Marco, Armstrong e Contador riguardano personaggi con più personalità dei loro direttori.

Nel momento in cui ci fosse tensione in casa Jumbo, sarebbe lo stesso Tour a dare spessore ad entrambi, no?

Vero anche questo. Vingegaard ha dimostrato che ora è più forte. Nell’ultima tappa al Delfinato lo ha proprio aspettato e non so se Roglic abbia avuto una crisi di fame. Sono d’accordo con Malori sul fatto che Roglic punti tutto sul Tour, perché potrebbe essere l’ultimo a un certo livello, ma non dimentichiamo che l’altro nel 2021 è arrivato secondo. E il Tour è la corsa pià difficile da gestire. Caldo. Stress. Tutti che vogliono vincere. Devono partire con le idee chiare.

Anche perché, si parte dalla Danimarca…

Per Vingegaard una spinta pazzesca. Poi c’è la tappa del pavé. Se io fossi il diesse e Roglic buca, non fermerei Vingegaard e viceversa. L’importante è come hai costruito la squadra e quello che sei in grado di far passare. Va detto chiaramente davanti a tutti quello che si farà in determinate circostanze. Se da un lato penso che avere due capitani sia un ostacolo, quando hai davanti uno come Pogacar è bene portarne due, perché sai che nel testa a testa sono tutti perdenti. E in tappe come quella del pavé, male non fa. E’ la tappa che tutti temono…

Proprio grazie alla tappa del pavé, Nibali ipotecò il Tour del 2014, ben supportato da Fuglsang
Proprio grazie alla tappa del pavé, Nibali ipotecò il Tour del 2014, ben supportato da Fuglsang
Nibali ci vinse il Tour.

Ebbe dei compagni perfetti come Boom e Fuglsang e mentalmente crebbe.

Può esistere il rischio che la squadra si spacchi per simpatie verso uno o l’altro?

Non credo, sono professionisti. Non accadde con Armstrong, tanto che vinsero il Tour con Contador e anche Alberto ha il suo bel carattere. E nemmeno con Marco, che per noi era un idolo. Per lui davamo l’anima.

Sulle montagne del Delfinato, Vingegaard ha mostrato più freschezza di Roglic. Lo sloveno crescerà ancora?
Sulle montagne del Delfinato, Vingegaard ha mostrato più freschezza di Roglic. Lo sloveno crescerà ancora?
Tu lavori tanto con i giovani, si può lavorare su questi aspetti con loro?

Ci provo, ma non è semplice, perché ci sono di mezzo i genitori che credono di sapere tutto. Però a volte capitano episodi da pelle d’oca, come quando si mettono spontaneamente a lavorare per quello di loro che sta meglio. Senza radiolina né altro. Succede con gli allievi e anche con gli juniores, nonostante io sia molto preoccupato. Da qualche anno ci facciamo del male da soli. La mentalità di passare a tutti i costi non va. Quelli che passano precoci, non hanno la struttura per reggere la pressione e magari smettono perché non sono attrezzati a sopportare il mal di gambe. Quelli che non passano, si demoralizzano e non si sentono all’altezza. Continuando così, in un modo o nell’altro, il ciclismo perde.

Roglic-Pogacar: avvicinamenti diversi. Come mai?

17.06.2022
5 min
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Campioni diversi, avvicinamenti diversi. Come mai Roglic ha scelto di passare per il Delfinato, che ha vinto, mentre Pogacar arriverà al Tour attraverso lo Slovenia? Il tema si presta a ragionamento, che in questa fase della stagione è basato su ipotesi e pensieri in attesa della prova dei fatti.

«Una scelta curiosa di percorsi diversi – dice Adriano Malori, compagno in questo viaggio fatto di considerazioni – indice di come si sentano i due. Roglic doveva trovare la condizione e aveva bisogno di conferme. Dei due, psicologicamente è il più fragile. Basti ricordare la crono del 2020. Pogacar invece è andato in Slovenia, trovando un livello più basso. Lui non fa una piega. Il primo giorno gli è bastato fare uno starnuto e si sono trovati in fuga a 60 chilometri dall’arrivo. Ieri invece nel gruppo di testa c’era ancora Groenewegen, si vede che non era un gran passo. Puoi fare un discorso come Pogacar, solo quando hai la certezza di essere Pogacar, quindi hai la tranquillità di non confrontarti subito e lo stress in corsa è la metà».

Il livello del Giro di Slovenia non è quello di Delfinato e Svizzera. Qui esulta dietro Novak per la vittoria di Majka
Il livello del Giro di Slovenia non è quello di Delfinato e Svizzera. Qui esulta dietro Novak per la vittoria di Majka
C’è anche un fatto di tempi, Roglic non rischia di arrivare scarico alla terza settimana?

Quello non credo, l’anno scorso si è ritirato, ma è arrivato forte a Tokyo e ha vinto le Olimpiadi della crono. A primavera è rimasto tanto fermo per il ginocchio e questo lo ha costretto a ripartire dal Delfinato, mentre l’anno scorso aveva fatto le classiche. Piuttosto… Questa cosa del ginocchio sarà vera?

Non ci credi?

Secondo me il fastidio c’era, ma lo hanno ingigantito per dargli modo di non correre tanto e lavorare gradualmente. Secondo me sta provando a raggiungere il primo picco al Tour, vista la differenza di quasi 10 anni con Pogacar. Questo potrebbe essere il suo ultimo anno a un certo livello, perché comunque ne ha già 33. E allora potrebbe aver deciso di puntare tutto sul Tour, sacrificando il resto. E’ dall’inizio dell’anno che non è il solito Roglic.

Il dolore al ginocchio è venuto fuori ai Paesi Baschi: ma se faceva così male, perché finire la corsa?
Il dolore al ginocchio è venuto fuori ai Paesi Baschi: ma se faceva così male, perché finire la corsa?
Da cosa lo hai visto?

Alla Parigi-Nizza non avrebbe vinto senza avere accanto Van Aert. E ai Paesi Baschi, se davvero hai quel problema al ginocchio, sapendo cosa rischi, perché finirlo e non fermarsi subito per curarlo? Detto questo, condivido appieno la sua scelta. L’altro va come un aereo e ha 10 anni di meno, giusto provarle tutte per batterlo.

Quindi al Delfinato ha continuato a lavorare?

In qualche momento ho avuto la sensazione che stesse usando la corsa per prepararsi. Nell’ultima tappa con Vingegaard gli è mancato il recupero. E a meno che non sia pretattica, mi viene da pensare che il danese sia già al top, mentre Primoz stia crescendo. Però in faccia non l’ho mai visto morto. Sono abbottonati, non fanno trapelare nulla…

Intanto l’altro sembra più lieve.

Pogacar non è tipo che soffra la pressione o abbia l’ansia di sapere come stia il rivale.

Per Pogacar, avvicinamento tranquillo nella corsa di casa, alla larga da confronti troppo severi
Per Pogacar, avvicinamento tranquillo nella corsa di casa, alla larga da confronti troppo severi
Si dice che vincere il Delfinato puntando al Tour sia un rischio.

Però Armstrong, poi Wiggins e Froome lo hanno vinto anche prima. Dipende da come ti gestisci e quanto margine pensi di avere rispetto agli avversari. La corsa di avvicinamento va scelta in base a come ti senti e quello di cui hai bisogno. Se ti serve condizione, vai a Delfinato e Svizzera. Io li ho fatti entrambi e sono stancanti, la Francia più della Svizzera. E’ un mini Tour, pieno di francesi cattivi come bestie. Io staccavo ad aprile, soffrivo le prime tappe, crescevo, poi facevo un periodo di stacco e andavo al Tour.

A Roglic conviene fare un mini Tour prima del Tour?

Bisogna considerare che ha meno stress di tutti, perché con una squadra come quella, nessuno va a rompergli le scatole. E poi magari dopo i Baschi è stato per due settimane senza toccare la bici, può aver preso un paio di chili… Il bello di questa fase è che si vive di supposizioni!

Al Delfinato, Roglic senza stress grazie a compagni forti come Vingegaard, Van Aert e Kruijswijk
Al Delfinato, Roglic senza stress grazie a compagni forti come Vingegaard, Van Aert e Kruijswijk
Puoi fare come Pogacar, se sei certo di essere Pogacar…

Di fatto la sola corsa che ha steccato quest’anno è stata la Freccia Vallone, ma c’era già in ballo il problema della nonna della ragazza. Al Fiandre ha perso per un fatto di tattica, ma per il resto non ha sbagliato un solo appuntamento. Non ha avuto un solo episodio nella sua carriera che l’abbia fatto dubitare di se stesso. Bisognerà vedere come reagirà il giorno che avrà una crisi vera.

Peccato che gli italiani stentino…

Il ciclismo italiano non è in crisi, si è semplicemente alzato il livello degli altri. Ma non è che altrove stiano meglio. La Slovenia domina. Il Belgio ha Remco e Van Aert. L’Olanda ha Van der Poel. La Francia ha mezzo Alaphilippe e qualche lampo di Gaudu, mentre Pinot non va avanti. La Colombia non ha più l’abbondanza di prima. E noi abbiamo appena capito che Nibali sta per smettere. Siamo bravi a darci mazzate da soli, ma Nibali vale quanto Pogacar. Solo che non l’abbiamo mai apprezzato. Trovatemi sennò uno che abbia vinto Giri e classiche come lui…

Roglic è tornato, cresce a vista d’occhio e adesso sorride

12.06.2022
5 min
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Roglic, in maglia gialla al Delfinato, non vede l’ora di mettere mano anche all’ultima tappa, oggi appunto, per capire se potrà portarsi a casa la classifica finale. E se ieri Carlos Verona è riuscito a resistere alla sua rincorsa, sarà difficile che sia il compagno Vingegaard a impensierire lo sloveno, che sta lentamente tornando ai suoi livelli. Anche se proprio Roglic, prima di salutare i giornalisti, ha voluto schiudere una porta su questa eventualità.

Il Galibier in avvio ha persuaso i corridori a riscaldarsi a lungo sui rulli prima della partenza
Il Galibier in avvio ha persuaso i corridori a riscaldarsi a lungo sui rulli prima della partenza

Rispetto per Verona

Difficile dire se ieri non abbia spinto a fondo per lasciare la vittoria allo spagnolo della Movistar, di certo la sensazione è che non lo abbia mai neppure visto. Oppure, memore della crocifissione per aver ripreso e battuto Mader lo scorso anno alla Parigi-Nizza, Roglic potrebbe aver semplicemente evitato di spingere al massimo.

«Ovviamente volevo vincere la tappa – ha detto dopo l’arrivo – ma non era quello l’obiettivo principale. L’obiettivo principale era riprendere il ritmo. Anche la squadra è stata super forte. Alla fine ci siamo andati molto vicini, ma Carlos Verona si meritava di vincere».

All’arrivo lo ha abbracciato a lungo. E lo scuotere del capo di Vingegaard sul traguardo, dopo il duro lavoro per lanciare il capitano, fa pensare che una vittoria non sarebbe dispiaciuta.

Avvicinamento complicato

L’avvicinamento non è stato dei migliori, lo abbiamo già detto. Il ginocchio lo ha fatto tribolare, tanto che il suo allenatore è stato ben attento ad evitare interviste, rispettando la cortina di silenzio imposta dal Team Jumbo Visma. Tuttavia a partire dal ritiro di Sierra Nevada le cose hanno ripreso a girare nel modo giusto.

Durante la tappa lo si è visto provare la gamba e persino fare quelli che in certi momenti sono parsi dei lavori di forza. Di sicuro, quando il suo gruppo è arrivato all’attacco della salita di Vaujany, la pedalata è tornata agile e potente in tempo per l’attacco.

«In realtà – ha proseguito Roglic – mi sono davvero divertito. Ero già stato qualche anno fa da queste parti e vinsi una tappa. Ora siamo passati dall’altra parte della stessa valle e m’è sembrata ugualmente dura. E’ stata una bella prestazione. E’ andata bene, ho ritrovato le sensazioni giuste». 

Resa Van Aert

La staffetta in casa Jumbo Visma era prevedibile, anche se Van Aert ha provato a tenere duro fino alla Croix de Fer, almeno fino a quando il ritmo in testa al gruppo lo ha fatto la sua squadra. E di colpo tanti ragionamenti sulle sue attitudini in salita sono tornati nei vari cassetti.

«Quando la Groupama ha iniziato ad accelerare – ha dovuto ammettere il campione belga – per me è diventata dura. Sapevo dal via che se avessi avuto difficoltà sulla Croix de Fer, non avrebbe avuto senso lottare alla morte per difendere la maglia, perché in ogni caso mi sarei staccato sulla salita finale. Così non ho neanche cercato di limitare i danni. Penso che ora dovremo cercare di ottenere la vittoria assoluta con Primoz. Ci vorrà molto impegno, ma saremo tutti con lui».

L’attacco di Roglic è stato tardivo, ma più che alla vittoria mancata, lo sloveno pensa all’ottima prova
L’attacco di Roglic è stato tardivo, ma più che alla vittoria mancata, lo sloveno pensa all’ottima prova

Sponda a Vingegaard

A questo punto non resta che aspettare il tappone di oggi, che chiuderà la corsa. E capire se i 44 secondi che dividono Roglic da Vingegaard siano un tesoretto che lo sloveno difenderà o se invece, non volendo forzare troppo i tempi della ripresa, potrebbe lasciare via libera al danese in caso di difficoltà.

«Oggi il più forte ha fatto girare la squadra – ha detto ieri a proposito del compagno – e possiamo essere leader sia io che Jonas. Più forti siamo, più forte è il team. Tutti possiamo trarne vantaggio. Resta la tappa regina. Me ne sono successe tante nelle tappe finali negli ultimi anni, vedremo come va. Finché la maglia gialla rimarrà nella nostra squadra, saremo tutti contenti. Io sono venuto qui per riprendere fiducia ed è stato importante. Mi sento sempre meglio ogni giorno, anche durante la cronometro. Dopo una settimana così intensa, sarò pronto per il Tour de France».

La maglia gialla a due settimane dal Tour è per Roglic una grande infusione di fiducia
La maglia gialla a due settimane dal Tour è per Roglic una grande infusione di fiducia

Il suo rivale dichiarato, il connazionale Pogacar, ha scelto di arrivare al Tour passando per la corsa di casa: il Giro di Slovenia che inizierà mercoledì prossimo. E se non ci sono dubbi che vi arriverà bene, la tappa di ieri al Delfinato ha fugato dubbi importanti sulla consistenza di Roglic. Che aveva già previsto di correre meno a primavera per arrivare più fresco alla sfida di luglio, ma forse nemmeno lui pensava che ci sarebbe arrivato con più giorni dello scorso anno e finalmente senza dubbi sulle sue capacità.

Il Giro va a Genova, Roglic lavora a Sierra Nevada

19.05.2022
3 min
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Mentre il Giro d’Italia affronta un’altra giornata di su e giù, con tre salite che porteranno il gruppo a picchiare su Genova, a Sierra Nevada, Primoz Roglic continua nella sua preparazione per il Tour de France. Il 2022 si è già tinto di giallo con la vittoria della Parigi-Nizza, ma a tenerlo sveglio è ancora il giallo di luglio, dopo la beffa del 2020 e la caduta che l’ha tolto di mezzo lo scorso anno. Di giallo in giallo, intanto, la prossima sfida seria sarà il Delfinato (5-12 giugno), verifica finale in vista del Tour.

Il dolore al ginocchio è passato, la preparazione è ripresa (foto Instagram)
Il dolore al ginocchio è passato, la preparazione è ripresa (foto Instagram)

Stop inatteso

Rispetto alle solite incognite, quest’anno sulla strada di Roglic si è messo un dolore al ginocchio che dopo il Giro dei Paesi Baschi lo ha costretto a fermarsi. L’aspetto mentale è importante quanto quello fisico e lo sloveno della Jumbo Visma parrebbe aver sviluppato la capacità di mettere le cose nella giusta prospettiva.

«Penso che le cose accadano per una ragione. Non volevo, ma sono stato costretto a fare una pausa. A causa di quel periodo di riposo – dice – ora potrei anche essere un po’ più fresco nella testa per affrontare nuove sfide».

Dopo la vittoria del prologo ai Paesi Baschi, Roglic è stato in testa sino al 4° giorno
Dopo la vittoria del prologo ai Paesi Baschi, Roglic è stato in testa sino al 4° giorno

Muscolo infiammato

Inizialmente gli era sembrato un dolore innocuo, ma improvvisamente si è trasformato in un problema serio. Così Roglic ha dovuto rinunciare alle classiche delle Ardenne, rassegnandosi a riposo e cure intensive: il solo rimedio per non mettere in pericolo la sua partecipazione al Tour.

«All’inizio ho pensato che non fosse una grande preoccupazione – racconta – ma il dolore continuava a tornare. Ora le cose stanno andando di nuovo bene. Il problema era che un muscolo nella parte posteriore del ginocchio si era infiammato per lo sforzo, ma ormai è tutto a posto. Non ho mai avuto paura di saltare il Tour, ma credevo che l’avrei risolta prima». 

Con il gruppo della Jumbo Visma a Sierra Nevada c’anche Van Aert (foto Instagram)
Con il gruppo della Jumbo Visma a Sierra Nevada c’anche Van Aert (foto Instagram)

Sierra Nevada, si riparte

Il fastidio c’è stato, al punto che al Giro dei Paesi Baschi, dopo aver vinto il prologo, Roglic ha iniziato ad accusare il colpo. Rimasto in testa fino alla quarta tappa, Primoz alla fine ha perso la maglia di leader e si è piazzato all’ottavo posto. Poi si è fermato.

«Pensavo che sarebbe finita dopo qualche giorno di riposo – ammette – ma quando ho ripreso ad allenarmi ho notato che il dolore era peggiorato. Così ho dovuto riposarmi più a lungo, che lo volessi o no. Solo da poco posso caricare nuovamente il ginocchio. Nelle due settimane prima di venire a Sierra Nevada ho pedalato a ritmo blando, più per vedere se ci fosse un miglioramento e in che misura quel muscolo potesse essere nuovamente caricato. Ho dovuto fare due sedute di terapia al giorno, è stato un brutto infortunio. Ma ora sono super felice di potermi allenare di nuovo completamente».

Tratnik 2022

Tratnik, altro che gregario! Un altro sloveno per vincere

09.04.2022
7 min
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Non ci sono solo Pogacar e Roglic. A ben guardare, ormai non c’è gara, in linea o a tappe, dove non ci sia uno sloveno protagonista e sì che nel panorama internazionale, il loro numero è ancora ben poca cosa di fronte ad altre scuole, anche quella italiana, come numero di corridori appartenenti alle formazioni WorldTour. Il fatto è che ogni sloveno però è una garanzia d’impegno al 200 per cento il che porta risultati. Nella Bahrain Victorious, ad esempio, Jan Tratnik è una vera colonna portante, non si limita solo a sostenere i vari leader, ad essere l’uomo di fiducia in salita, ma spesso e volentieri si prende anche le sue responsabilità.

All’ultimo Giro delle Fiandre, dove la squadra non aveva un leader dichiarato alla vigilia, con la sua azione iniziale Tratnik ha contribuito a far esplodere la corsa finendo comunque 12° dopo essere stato 9° alla Milano-Sanremo. Campione europeo U23 nel 2012, vanta 17 vittorie da professionista e nel movimento sloveno, con i suoi 32 anni, è ritenuto una sorta di “vecchio saggio”.

Tratnik Pogacar 2022
Tratnik e Pogacar all’inseguimento nella Attraverso le Fiandre. I due hanno ottimi rapporti fra loro
Tratnik Pogacar 2022
Tratnik e Pogacar all’inseguimento nella Attraverso le Fiandre. I due hanno ottimi rapporti fra loro

Innamorato della bici

La sua particolarità è di essere sempre in giro, disponibile, pronto a ogni evento. In partenza per l’Olanda e per un’altra classica da prendere di petto, l’Amstel Gold Race, Tratnik si è sottoposto di buon grado a un fuoco di fila di domande, partendo dalle sue radici.

«Ho iniziato con il ciclismo nel 2007. Prima praticavo molti altri sport (arrampicata su roccia, calcio, basket, corsa, sci…). Mi sono innamorato del ciclismo perché il maestro di scuola mi ha invitato a una gara di MTB e sono arrivato 3°. Dopo questa gara, ho provato a utilizzarla di più col risultato che mi sono innamorato della bici. L’anno dopo ho preso la licenza di corridore e ho iniziato con le mie prime gare».

Da quando sei in Bahrain Victorious, non sei mai stato protagonista come nelle ultime settimane, con la top 10 a Sanremo e Dwars door Vlaanderen e poi il Fiandre con la tua lunga fuga. Cosa è cambiato rispetto agli ultimi anni?

Penso che dipenda solo dal mio ruolo nella squadra. Le mie prestazioni ogni anno erano quasi le stesse, ma solitamente aiuto la squadra nelle gare più importanti. So che posso fare anche buoni risultati se ho le mani libere e quest’anno è capitato. Se si guarda alla mia storia, questo tipo di gare è perfetto per me. Quando ero leader nel team CCC, ho vinto la classica del Limburgo, 5° al Brabantse Pijl, ecc… Ma quando sono arrivato in Bahrain, c’erano leader più forti e mi sono adeguato. Quando ho l’opportunità, ho ottenuto anche risultati. Questo si può vedere da alcune tappe dove sono andato in fuga (3° al Tour de France, vittoria di tappa al Giro). Quindi quest’anno ho più libertà e posso giocare le mie carte.

Tratnik europei 2012
Un giovanissimo Tratnik campione europeo Under 23 nel 2012. Jan è del 1990, è alto 1,73 e pesa 67 chili
Tratnik europei 2012
Un giovanissimo Tratnik campione europeo U23 nel 2012. Jan è del 1990, è alto 1,73 e pesa 67 chili
L’assenza di Colbrelli ha cambiato gli equilibri nella squadra per correre in Belgio, dandoti più possibilità?

Sì, questo è corretto. Se Sonny non avesse avuto problemi, starei stato a casa per Dwars Door Vlaanderen e Giro delle Fiandre e non avrei potuto mostrare le mie qualità.

Quali sono i percorsi dove ti trovi meglio?

La mia specialità sono le salite brevi e ripide. Posso produrre numeri di watt molto alti da 1 a 5 minuti. Penso di progredire anche su lunghe salite e sono anche bravo a cronometro. Quindi penso di essere un ciclista abbastanza completo, ma le mie prestazioni migliori sono sulle brevi salite, quindi le gare del Belgio mi si addicono…

Sei tra i più esperti del ciclismo sloveno: da dove viene un numero così alto di corridori vincitori, non solo Pogacar o Roglic?

A dire il vero non lo so nemmeno io. Sappiamo che Roglic e Pogacar sono ciclisti eccezionali. Sono i migliori al mondo in questo momento. Di sicuro ci aiuta, perché li vediamo fare bene, sono sloveni e anche noi vogliamo fare progressi. Se lavori duro, ti alleni duramente, credi in te stesso, i risultati arriveranno. E quando arriva il primo risultato, sei anche mentalmente più forte e gara dopo gara è più facile. Quando ho vinto la prima volta nel WT, non potevo crederci. Ma poi ho capito che ce la potevo fare. Quindi credo di poter vincere di più e lavorerò ancora di più per farlo.

Tratnik crono
Lo sloveno della Bahrain ha una buona propensione per le crono: vanta due titoli nazionali
Tratnik crono
Lo sloveno della Bahrain ha una buona propensione per le crono: vanta due titoli nazionali
Rispetto a quando hai iniziato, ora c’è più attenzione in Slovenia per il ciclismo e il numero dei corridori è aumentato?

Sì, molto! Posso vedere sulla strada quante persone vanno in bicicletta. Dal giovane all’anziano. Gli automobilisti ci rispettano anche di più sulla strada. Anche nelle gare delle categorie più giovani ci sono più ciclisti e di questo sono orgoglioso. Siamo grati, perché possiamo aiutare i giovani con l’ispirazione, che magari diventeranno anche ciclisti professionisti. E sono sicuro che la nuova generazione sta arrivando.

Conosci entrambi bene, Roglic e Pogacar: quali sono le principali differenze in termini di carattere umano e con chi vai più d’accordo?

Vado d’accordo con entrambi. Ci sono differenze di età, quindi con Primoz sono amico già da molto tempo, prima ancora di diventare professionisti. Tadej è più giovane e lo conosco forse da 2-3 anni. Sono entrambi amichevoli e pronti ad aiutare, anche se sono le più grandi star del ciclismo. Primoz è più vecchio e forse ora la vita gli sembra diversa. Tadej è ancora molto giovane e penso che anche lui non sappia quanto sia bravo. Ho solo buone parole per entrambi e sono felice di far parte di questa storia slovena.

Tratnik Roglic
Jan con la famiglia di Roglic: la loro amicizia è di vecchia data, prima di passare pro’
Tratnik Roglic
Jan con la famiglia di Roglic: la loro amicizia è di vecchia data, prima di passare pro’
Quali saranno le tue prossime gare?

Il mio prossimo obiettivo è l’Amstel Gold Race, poi ci sarà la Freccia del Brabante. So di essere in buona forma e cercherò di fare buoni risultati anche lì. Poi ho circa 3 settimane per mantenere questa condizione per il Giro d’Italia. Dopo forse sarò al Giro di Slovenia, ma manca tanto tempo e dobbiamo vedere come ci arriverò.

Quali obiettivi ti sei prefissato da qui alla fine della stagione?

Per prima cosa voglio fare bene nelle prossime due gare. Poi per il Giro cercherò di fare il meglio per la squadra e di aiutare i nostri ragazzi, ma di sicuro se ci sarà l’occasione cercherò di vincere una tappa come ho già fatto. Per le prossime gare forse mi concentrerò maggiormente sulle gare di un giorno (Plouay, Canada) e sul campionato del mondo. Se posso avere le stesse condizioni di adesso, penso di poter essere lì nel finale. Alla fine, se so di aver fatto di tutto per essere in gara al 100 per cento e anche se non c’è risultato, non mi biasimo. L’importante per me è fare tutto ed essere pronto per la gara. Se lavori sodo, i risultati arrivano.

Tratnik Giro 2020
L’impresa di San Daniele del Friuli al Giro 2020, vittoria dopo una lunga fuga
Tratnik Giro 2020
L’impresa di San Daniele del Friuli al Giro 2020, vittoria dopo una lunga fuga
Sei abituato a correre tanto ogni anno, nel 2019 sono stati addirittura 83 giorni: essere in gara così spesso per te è un vantaggio o pensi di poter ottenere di più riducendo i giorni di gara?

Penso che tu debba trovare un equilibrio. Devi anche ascoltare il tuo corpo. Se ti senti bene, forte, perché non correre e cercare di ottenere buoni risultati con una buona condizione? Se ti senti stanco, mentalmente distrutto, allora è un problema. Non ci sono grossi problemi a correre molti giorni di gara, il problema diventa se non sai come riposarti. Penso di avere un buon equilibrio tra corsa, allenamento e riposo. Se mi sento stanco, mi prendo uno o due giorni di riposo in più e poi continuo con gli allenamenti. Dopo tutti gli anni nel ciclismo, con alti e bassi nella mia carriera, ho imparato molto. Forse potrei avere qualche risultato in più ormai, ma ho una mentalità diversa. Alla fine la cosa più importante è che devi divertirti in allenamento, in gara e fuori dalla bici. Allora puoi durare ancora tanto.

Slovenia Green Gourmet Route, in bici tra sapori e natura

25.03.2022
4 min
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Già nominata Regione Gastronomica Europea nel 2021. La Slovenia con la Green Gourmet Route esprime pienamente il concetto di sostenibilità, tra cicloturismo e tappe gastronomiche nel Cuore Verde d’Europa: un percorso ciclabile assolutamente nuovo. Un mix capace di unire avventura, cultura, relax, paesaggi mozzafiato e piaceri per il palato in un tour di scoperta lenta del territorio.

Undici giorni di viaggio, per attraversare il territorio da un capo all’altro, passando unicamente per le splendide destinazioni certificate Slovenia Green. Standard di sostenibilità elevati e soste culinarie ricche di sapori, il tutto a marchio Slovenia Green Cuisine

Nell’itinerario sono presenti passaggi in città storiche e importanti della Slovenia antica
Nell’itinerario sono presenti passaggi in città storiche e importanti della Slovenia antica

Il percorso 

Un viaggio dei sensi, incentrato sul cicloturismo, che si dirama su strade secondarie tra emozionanti scorci, località pittoresche, castelli, vigneti e boschi aromatici, imponenti montagne, colline, laghi e splendide sorgenti termali. 

La Route si snoda in territorio sloveno partendo dalla capitale, Lubiana, città dall’eleganza mitteleuropea. In bicicletta si viaggia in direzione della Valle dell’Isonzo guidati dal fiume color smeraldo, gioiello incorniciato dalle Alpi Giulie. Si prosegue verso Brda, caratteristica regione viticola tra le Alpi e il Mediterraneo e poi, in direzione di Nova Gorica e la Valle del Vipava. Ci si muove nell’incantevole regione del Carso, silenzioso mondo delle meraviglie sotterranee e dei fenomeni naturali. 

E ancora, Sevnica, città del Posavje, dove visitare il castello e il vigneto di Franconia Blu. Podčetrtek e Rogaška Slatina con acque termali uniche e benefiche. Ptuj la città più antica della Slovenia, famosa per il carnevale, fino a Maribor, la capitale della Stiria attraversata dalla Drava. Un percorso variegato in grado di far assaggiare al cicloturista in pochi giorni l’essenza della Slovenia e del suo territorio. 

Il viaggio gourmet è rivolto nel portare il ciclista ad assaporare la gastronomia slovena
Il viaggio gourmet è rivolto nel portare il ciclista ad assaporare la gastronomia slovena

Viaggio nel gusto

Regione Gastronomica Europea nel 2021, la Slovenia offre un panorama culinario vario, ricco di prelibatezze e pietanze locali. La Green Gourmet Route prevede soste gourmet, per un’esperienza di gusto unica e intensa, accompagnata dai migliori vini naturali delle zone viticole, dal miele ai prodotti dell’apicoltura, da filiere corte e stagionali. 

Prodotti a Km0, piccoli produttori e artigiani del gusto, ma anche ben sei ristoranti stellati Michelin, per la gioia dei palati più fini. Il tutto rigorosamente certificato, con il sigillo di sostenibilità, che si ottiene per l’utilizzo delle materie prime, il rispetto del territorio e della biodiversità, ma anche per la gestione green degli scarti, ridotti al minimo e smaltiti in modo ecologico.

Paesaggi caratteristici con terrazze naturali a pochi passi dai tratti dedicati alle due ruote
Paesaggi caratteristici con terrazze naturali a pochi passi dai tratti dedicati alle due ruote

Ciclisti per natura

La Slovenia ha un legame profondo con la bicicletta: lo dimostrano gli astri sportivi, Tadej Pogacar e Primoz Roglic, entrambi ambasciatori del turismo sloveno. Oltre ai due campioni del ciclismo mondiale, a valorizzare il tutto ci sarà la diciannovesima tappa del Giro d’Italia in territorio sloveno prevista anche in questo 2022. 

Per la sua varietà paesaggistica la Slovenia è una meta molto amata da chi pratica il ciclismo su strada, infatti nel Cuore Verde d’Europa il cicloturismo è adatto a tutti, dai biker più esperti alle famiglie, a chi semplicemente, desidera scoprire il territorio con un approccio verde e rilassante. In ogni stagione e per ogni tipologia di amatore della bicicletta, la Slovenia offre piste ciclabili, bike park o percorsi gourmet.

Slovenia sempre più presente nel ciclismo, anche quest’anno ospiterà la 19° tappa del Giro d’Italia
Slovenia sempre più presente nel ciclismo, anche quest’anno ospiterà la 19° tappa del Giro d’Italia

Sport e Slovenia

Tadej Pogacar, Primoz Roglic, Matej Mohoric e molti altri sono i nomi sloveni del mondo dello sport che vincono titoli e medaglie di importanza mondiale. E’ infatti difficile trovare un paese che combini risultati così importanti in un’area tanto piccola. 

La Slovenia è un vero crocevia tra il mondo alpino, mediterraneo, carsico e pannonico. Le distanze sono relativamente brevi, nello stesso giorno si può passare dall’essere sulle Alpi e al mare. Un altro aspetto importante che valorizza questa terra sono i centri sportivi specializzati. Questi sono collegati con le destinazioni turistiche e con i centri termali, che mettono a disposizione degli atleti centri medici specializzati con programmi specifici.

Il popolo sloveno è la dimostrazione che la pratica sportiva è entrata a far parte dell’educazione. Due terzi della popolazione fa sport a livello dilettantistico. Le attività più popolari sono l’escursionismo, il ciclismo, la corsa e lo sci in inverno, per un totale di circa 7.000 atleti iscritti nelle varie categorie. Dallo scorso anno, il 23 settembre la Slovenia celebra anche la Giornata dello sport sloveno.

GreenGourmetRoute

Roglic, i pensieri di un ciclista quasi casuale

22.03.2022
6 min
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Forse è destino che la carriera di Primoz Roglic sia così legata alla Parigi-Nizza. Nella domenica della sua conquista, la prima gara del WorldTour vinta in quella Francia dove aveva vissuto cocenti delusioni (l’edizione precedente, senza tornare al terribile Tour de France 2020 perso all’ultima cronometro) una marea di pensieri sono passati nella sua mente, una serie di ricordi che per certi versi contraddistinguono la sua carriera e che abbiamo voluto mettere in fila, prendendo spunto da alcune sue dichiarazioni rilasciate ai giornali d’Oltralpe.

Roglic figlio 2022
Primoz con suo figlio Lev, che a giugno farà 3 anni, sul podio dell’ultima Parigi-Nizza
Roglic figlio 2022
Primoz con suo figlio Lev, che a giugno farà 3 anni, sul podio dell’ultima Parigi-Nizza

Le radici di famiglia

In fin dei conti, se guardo alla mia carriera non posso lamentarmi, ho messo a frutto quel che mi hanno inculcato in casa. Vengo da una famiglia di minatori: i miei nonni facevano lo stesso mestiere e hanno vissuto gran parte della loro vita sottoterra, almeno 12 ore al giorno, sempre. Mio padre stava seguendo la stessa strada, ma non è vissuto poi tanto a lungo. Io sognavo un futuro diverso, ho iniziato a cercarlo fin da bambino e volevo trovarlo nello sport.

Ho iniziato nel calcio, ma se devo dire la verità lo sport di squadra non è mai stato il mio preferito. Certo, sembra strano dirlo appartenendo a un team di ciclismo, ma questo è uno sport strano, che unisce aspetti individuali e collettivi. Il mio sogno era il salto con gli sci, che per noi in Slovenia è una religione, basta vedere il risalto che hanno avuto le nostre vittorie ai Giochi di Pechino: Ursa Bogataj e Nika Kriznar sono famose quanto me e Pogacar. Volevo salire io su quel podio olimpico e quando ho vinto la cronometro di Tokyo, salendoci ci ho pensato: «Veramente non era questo quello che davvero sognavo, ma va bene lo stesso…»

Roglic 2007
Roglic ai Mondiali Juniores di Tarvisio 2007, dove vinse l’oro a squadre nel salto con gli sci (screenshot Eurosport)
Roglic 2007
Roglic ai Mondiali Juniores di Tarvisio 2007, dove vinse l’oro a squadre nel salto con gli sci (screenshot Eurosport)

Lo sport di squadra

Dicevamo che il ciclismo è qualcosa di ben diverso. E’ vero, ma lo imparo ogni giorno e non sono ancora arrivato al termine di questo viaggio. Il rapporto con gli altri è ottimo, ma non è semplice, anche e soprattutto quando sei un leader e devi gestire le responsabilità Con i dirigenti della Jumbo Visma parliamo molto, il confronto è importante e tante meccaniche che potrebbero sembrare scontate per me non lo sono, le sto apprendendo, come nel giorno della vittoria di Laporte, della fuga con me e Van Aert. Era giusto vincesse lui, non c’è stato neanche bisogno di mettersi d’accordo, ma mi sono stupito di me stesso per questo, significa che ho fatto dei passi avanti e ne ero davvero felice.

In tanti mi hanno attaccato, lo scorso anno, per la vicenda del Col de la Colmiane, quando superai Gino Mader a 30 metri dal traguardo. Ci siamo ritrovati, poi, io e lo svizzero e ne abbiamo parlato a lungo. Non mi ha mai accusato, mi ha detto: «Se fossi andato più forte non mi avresti raggiunto». Perché Gino ha capito, conosce questo mondo, sa che ho fatto quel che andava fatto, anche se spesso ho pensato, in seguito, che in fondo potevo anche lasciargli la vittoria. Ma poi penso che no, ho fatto bene e vi spiego perché.

Roglic Mader 2021
Un sorpasso che ha fatto tanto discutere: Roglic passa Mader a 30 metri dal traguardo
Roglic Mader 2021
Un sorpasso che ha fatto tanto discutere: Roglic passa Mader a 30 metri dal traguardo

Gli obblighi verso il team

E’ sempre un discorso legato al team. Se dite che il ciclismo non è uno sport individuale, allora bisogna accettare anche simili epiloghi. Quel giorno tutta la squadra aveva lavorato alla grande per un unico obiettivo: la vittoria. Io dovevo finalizzare tutto quel lavoro, perché non fosse andato sprecato. Se non ci avessi provato, avrebbero potuto dirmi «E allora che abbiamo lavorato a fare? Ci chiedi di tirare e poi non ci provi…». Avevo la maglia di leader, forse quella vittoria avrebbe aggiunto poco, ma dovevo farlo per gli altri, prima ancora che per me stesso.

Il giorno dopo, forse per una sorta di karma, ho pagato, ho perso. Ma non voglio che si dica che sono un egoista. L’ultimo giorno del Giro dei Paesi Baschi 2021, ero con David Gaudu e non ho fatto la volata, era giusto che quel giorno vincesse lui, ma cambiava poco.

Roglic Tour 2020
Tutta la delusione sul suo volto dopo la crisi nella cronometro finale del Tour, che va a Pogacar
Roglic Tour 2020
Tutta la delusione sul suo volto dopo la crisi nella cronometro finale del Tour, che va a Pogacar

La maledizione del Tour

Sembrerà strano, ma il Tour dello scorso anno mi ha fatto più male di quello del 2020, da ogni punto di vista. Ci credevo, anche dopo la caduta, ma la tappa di Le Grand Bornand è stata un calvario vero e proprio. Io pensavo di riprendermi, non per la classifica ma almeno per lasciare un segno, ma poi mi sono accorto che faticavo come una bestia anche solo per rimanere nel gruppo dei velocisti… Molti dicono che sarebbe stato più saggio mollare, ma la gente mi incitava, lo dovevo a loro. Arrivato al traguardo ho preso coscienza della mia situazione e ho mollato, ma volevo andar via dal Tour con un bel ricordo, così il giorno dopo ho preso qualche cassa di birre e mi sono messo fuori dal camper e mi sono messo a distribuirle e condividerle con i passanti. In fin dei conti non ero finito in ospedale, era già qualcosa…

Dovevo partire per Tokyo e non ne avevo alcuna voglia. Con il cittì Andrei Hauptman abbiamo discusso a lungo, ha fatto una grande opera di convincimento, prima della gara in linea dove andavo pure bene, ma la schiena ha iniziato a farmi male. Figuriamoci l’umore dopo: la crono non volevo neanche farla, Andrei è stato ore a parlare, a convincermi che dovevo provarci, a dissipare i miei dubbi. Un bel po’ di quella medaglia d’oro è merito suo.

Roglic Tokyo 2021
Sofferente per la caduta al Tour, Roglic si esalta sul percorso olimpico di Tokyo e vince l’oro a cronometro
Roglic Tokyo 2021
Sofferente per la caduta al Tour, Roglic si esalta sul percorso olimpico di Tokyo e vince l’oro a cronometro

E ora un’altra avventura

Ora sono qui, a preparare altre avventure. Forse la maledizione delle gare francesi è sfatata ed è giusto che sia avvenuto rischiando fino all’ultimo metro, vincendo la Parigi-Nizza quasi come l’avevo persa l’anno prima. Soffrendo, come d’altronde è parte di questo mestiere. Tutta la mia carriera è così, ma devo dirmi fortunato: in quanti potrebbero iniziare la loro a 22 anni, senza quasi neanche saperlo? I miei sogni di bambino erano altri, ma è andata così, attraverso un cammino mai dritto, sempre tortuoso. Nel quale ogni giorno è una scoperta e io sono ancora tanto curioso…

Van Aert, metà uomo e metà moto: parola di Roglic

19.03.2022
4 min
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Ci ha pensato Roglic, dopo l’ultima tappa della Parigi-Nizza, a trovare la giusta definizione per Wout Van Aert. Il belga l’ha sentita e si è fatto una risata, prima di abbracciare il compagno di squadra.

«E’ stata super dura – ha detto Primoz – ma sono molto più felice di un anno fa. Voglio ringraziare la mia squadra e soprattutto Wout. E’ metà umano e metà moto. Può fare qualsiasi cosa. Non mi sentivo abbastanza forte, questo è certo. Non avevo forza nelle gambe e ho dovuto lottare per mantenere il ritardo. Fortunatamente Wout ha avuto un gran giorno. E’ stato davvero di grande aiuto per arrivare al traguardo».

Su Col d’Eze il lavoro di Van Aert ha salvato Roglic dal perdere la maglia l’ultimo giorno come nel 2021
Su Col d’Eze il lavoro di Van Aert ha salvato Roglic dal perdere la maglia l’ultimo giorno come nel 2021

Osservato speciale

E oggi Van Aert sarà uno degli osservati speciali nella Sanremo che ha vinto due anni fa, quando si corse d’estate. Però un ritorno su quel giorno francese è il tributo dovuto a un campione che soprattutto è stato di parola, mettendosi al servizio del compagno.

«Sono contento – dice il belga, che nella foto di apertura pubblicata su Instagram prova il finale della Classicissima – di aver avuto un paio di gambe davvero buone. Era la corsa che sapevamo di dover fare. Ho capito che era necessario quando Simon Yates ha attaccato. Per me la corsa finiva in quel punto, avevo già tirato tanto. Ma quando ho visto che Roglic non poteva seguirlo, ho pensato: devo cercare di tenere duro fino in cima. Non avevo scelta, anche se in realtà sono rientrato su Primoz e Quintana più velocemente del previsto. Poi è stato importante portarlo al traguardo».

Alla Parigi-Nizza ha vinto la crono ed è salito per altre quattro volte sul podio
Alla Parigi-Nizza ha vinto la crono ed è salito per altre quattro volte sul podio

Obiettivo classiche

Lo sforzo supplementare potrebbe aver pesato sulla gestione complessiva delle sue energie, che dopo l’Het Nieuwsblad aveva spiegato di voler centellinare per arrivare al massimo fino alla Roubaix.

«Ho lasciato la Parigi-Nizza – dice il campione della Jumbo Visma – con un buon feeling. Negli sprint forse non sono stato brillantissimo, ma la vittoria nella cronometro è stata molto gratificante. Ho portato a casa la maglia verde dopo quelle del Delfinato e potrebbe essere un’idea anche per il Tour. Sempre che Primoz non prenda la gialla da subito e ci sia da lavorare per lui. Il fatto che l’ultimo giorno avessi ancora le gambe così forti dimostra che la condizione è molto buona. Ne sono felice, anche perché era l’ultima settimana davvero difficile per preparare le classiche. L’ultimo blocco di lavoro. Poi è stato importante riposare, per metabolizzare il lavoro. Ma se sia stato meglio correre in Francia piuttosto che alla Tirreno-Adriatico ve lo dirò dopo la Roubaix…».

La vittoria alla Het Nieuwsblad aveva già mostrato la grande condizione di Van Aert
La vittoria alla Het Nieuwsblad aveva già mostrato la grande condizione di Van Aert

I piani di Pogacar

Arriva alla Sanremo senza grossi riferimenti rispetto a quanto è avvenuto sulle strade italiane, ma sa bene che sul fronte delle scommesse, il suo è uno dei nomi con la quotazione più bassa.

«Spesso in Francia – dice – finivamo prima e sono riuscito quasi sempre a seguire i finali della Tirreno mentre ero sui rulli a sciogliere le gambe. Pogacar ha dato l’impressione di poter fare quel che voleva. Ed è uno che sul Poggio sarà difficile da seguire. Per me è sicuramente uno dei grandi favoriti di oggi. Spero che possiamo fare qualcosa anche Primoz ed io. L’idea è di rimescolare un po’ le carte. Ho studiato bene il percorso. Dopo la Parigi-Nizza, mi sono fermato in Italia, poco dopo il confine, vicino Sanremo. Ho passato un po’ di tempo con mia moglie Sarah e la famiglia. Poi giovedì sono andato a Milano. Sono pronto, non vedo l’ora di cominciare la primavera delle classiche».

La maglia verde della Parigi-Nizza è per Van Aert un’idea in vista del Tour
La maglia verde della Parigi-Nizza è per Van Aert un’idea in vista del Tour

E’ difficile capire se i tanti casi di bronchite che hanno tolto dal mazzo Colbrelli, Alaphilippe, Ewan e Stuyven sarà uno svantaggio anche per Wout, che avrebbe avuto in loro degli alleati per eventualmente inseguire l’attacco di Pogacar. Ed è ancor più difficile capire quanto la notizia del possibile rientro di Van der Poel lo abbia innervosito, dato che spesso l’olandese lo ha privato della necessaria lucidità. Di sicuro, nel lotto dei favoriti per la Sanremo, Van Aert parrebbe essere un passo più avanti anche di super Pogacar. Ma per sapere come andrà a finire, a questo punto, basterà aspettare ancora qualche ora.

Pogacar e Roglic: compagni di nazionale vestendo Alé

18.03.2022
3 min
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Tadej Pogacar, Primoz Roglic, Matej Mohoric e i compagni di nazionale vestiranno Alé. Proprio così, il brand italiano produttore d’abbigliamento per il ciclismo è difatti il nuovo partner tecnico della Federazione ciclistica slovena.

L’accordo è stato ufficializzato appena qualche giorno fa ed è valido fino alla conclusione della stagione 2024. Questa collaborazione, prestigiosa vedrà alcuni tra i ciclisti più forti al mondo vestire la nuova maglia della nazionale slovena firmata Alé. Questo sia ai campionati del mondo che agli europei, ma anche alle Olimpiadi di Parigi 2024 e ai campionati nazionali della Slovenia. La definizione di un accordo con una istituzione federale significa che le nuove maglie Alé delle nazionali slovene saranno indossate in tutte le prossime discipline ciclistiche delle diverse categorie agonistiche. Da quelle maschili a quelle femminili, dalla strada alla Mtb, passando dalla pista e fino alla Bmx. 

Il colore della maglia sarà il classico “Slovenian Green”
Il colore della maglia sarà il classico “Slovenian Green”

Accordo biennale

In virtù di questa partnership, Alé fornirà alla Federazione ciclistica slovena tutto l’abbigliamento da gara necessario: sia estivo che invernale, inclusi gli accessori. Da un punto di vista strettamente grafico, il celebre colore verde – il cosiddetto “Slovenian Green” – predomina largamente su questi nuovi capi. Viene elegantemente spezzato da giochi di geometrie tono su tono, sulle maniche e sul petto della maglia, mentre i pantaloncini sono di colore blu scuro con richiami di verde sulle cosce. 

Tutti i capi Alé che verranno forniti alle nazionali slovene fanno parte della collezione PR-S, ovvero quella che la stessa azienda espressamente dedica alle squadre professionistiche. Maglie che sono frutto della più avanzata ingegneria tessile oggi disponibile, realizzate con i filati più tecnici e caratterizzate da un “fit” racing che ha quale obiettivo quello di esaltare la performance degli atleti che le indossano.

I pantaloncini saranno blu con un richiamo verde sui bordi inferiori
I pantaloncini saranno blu con un richiamo verde sui bordi inferiori

Nazionale e non solo

Va ricordato che alcuni dei fortissimi ciclisti che compongono la nazionale slovena di ciclismo già vestono Alé durante la stagione. E’ il caso ad esempio di Matej Mohoric, di Jan Tratnik e di Domen Novak che corrono con la Bahrain-Victorious. Oppure Luka Mezgec del team BikeExchange Jayco. Ma non è tutto, se si considera che anche il giovane Pogi Team UAE Generali, la squadra voluta e sostenuta da Tadej Pogacar per crescere i giovani corridori sloveni di domani, proprio quest’anno corre con maglie Alé.

Alé vestirà la nazionale slovena fino alla fine della stagione 2024
Alé vestirà la nazionale slovena fino alla fine della stagione 2024

«Siamo molto felici che la nazionale slovena di ciclismo abbia scelto Alé per la sua maglia – ha dichiarato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG – ed è dunque per noi un grande onore poter vestire alcuni dei migliori ciclisti oggi in circolazione. In considerazione di questo nostro ulteriore ed importante impegno, ci aspettiamo risultati positivi e non solo dal punto di vista sportivo, ma anche sotto l’aspetto dei riscontri e dei feedback tecnici che ci arriveranno dagli stessi corridori. Feedback fondamentali per noi che puntiamo costantemente sulla massima qualità sono sempre estremamente preziosi». 

Alé