Dopo i ricordi, punti di forza e debolezze dei big sulle pietre

27.06.2022
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Abbiamo appena rivissuto l’inizio del cammino trionfante di Nibali, ma cosa riserverà ai campioni attuali la Lille-Arenberg Porte du Hainaut? La quinta tappa del Tour de France è lunga 157 chilometri e con 11 settori di pavè si annuncia come una Roubaix in miniatura. Alessandro Ballan di Roubaix ne ha corse molte e anche una tappa sulle pietre molto simile a questa all’interno di una Grande Boucle.

«Era il 2012 – racconta Ballan – e si correva per Cadel Evans. Ricordo che c’era un grande nervosismo in gruppo e in squadra quel giorno». Una tappa così particolare in un contesto, quello di una grande corsa a tappe che è del tutto diverso, può creare grossi scompigli.

Alessandro Ballan sulle pietre della Roubaix, da notare come pedala sulla “schiena d’asino” (foto Instagram)
Alessandro Ballan sulle pietre della Roubaix, da notare come pedala sulla “schiena d’asino” (foto Instagram)
Alessandro, quanto peserà questa tappa e cosa ci si potrà attendere?

Sarà una frazione molto delicata, temuta da tutti, soprattutto dagli uomini di classifica. Bisogna considerare che rispetto alla Parigi-Roubaix i corridori sono diversi e tre quarti del gruppo che ci sarà non sa andare sul pavé. Non sa tenere linee e posizioni, non sa limare su quelle strade. Si sprecheranno ancora più energie. Energie che poi serviranno ancora fresche, visto che siamo solo alla quinta tappa. Dalle ammiraglie diranno a tutti di stare davanti e ci saranno “199 corridori” intorno a te che vogliono andare in testa.

Il nervosismo dominerà la scena quindi?

Sì, perché come ho detto ci sono energie fresche e col fatto che la prima salita è alla settima tappa mi aspetto una classifica molto corta. Una classifica nella quale anche i velocisti, nonostante la crono iniziale, possono ancora prendere la maglia gialla. Al Tour già ce n’è tanto di nervosismo, quel giorno sarà ancora di più. E sarà un bel problema per i corridori più piccoli e leggeri come gli uomini di classifica.

Ecco hai toccato il punto. Analizziamoli questi uomini e cerchiamo di capire come affronteranno questa tappa: i loro punti di forza e le loro debolezze. Partiamo da Primoz Roglic…

Lo sloveno si adatta un po’ a tutti i percorsi e raramente si fa cogliere in castagna quando la corsa entra nel vivo. Non si è mai misurato su una Roubaix vera e propria e ha scarsa esperienza sulle pietre. Avrà tanta paura e soprattutto lui ha “l’obbligo” di vincere. Ma il suo punto di forza è la squadra. La Jumbo-Visma è costituita per il 60% per la salita, ma ha dei nomi molto forti per il piano e il pavè. Uno su tutti: Van Aert.

Pogacar (qui con Trentin) ha voluto “assaggiare” le pietre questa primavera partecipando alle classiche del Nord
Pogacar (qui con Trentin) ha voluto “assaggiare” le pietre questa primavera partecipando alle classiche del Nord
Pensi che Wout dovrà piegarsi agli ordini di squadra?

In partenza sì. Poi se la tappa si dovesse mettere bene, se non ci saranno rischi, nel finale potrebbe avere carta bianca.

Pogacar: punti di vantaggio e svantaggio?

Rispetto a Roglic ha una squadra meno forte, però lui quest’inverno ha fatto le classiche del Nord ed ha accumulato un minimo di esperienza, senza contare che un bel po’ di cross lo ha fatto. In più Tadej è sempre rilassato e rispetto a Roglic non ha l’obbligo di vincere. Inoltre Pogacar ha la consapevolezza che se anche dovesse perdere un po’ di terreno ha la possibilità di recuperare.

C’è poi la schiera dei francesi: Pinot, Gaudu e anche Bardet…

Sono tutti molto bravi in salita e leggerini e già questo non li avvantaggia. Senza contare che non mi sembra abbiano squadre super attrezzate per questi percorsi. Certo è un po’ surreale che i francesi non abbiano gli uomini da pavè. Però non dimentichiamoci che hanno buoni corridori nel complesso e che per dieci anni hanno avuto un bel “vuoto”. Un po’ come noi adesso.

Però, Alessandro, rispetto ai nomi fatti Bardet ha un ottimo passato nella Mtb, magari certi attitudini gli restano addosso…

Vero, tra loro tre è quello che si difende meglio e tutto sommato la sua Dsm non è male su certi percorsi.

Soprattutto i big, dovranno pensare a preservarsi, anche per quel riguarda calli e vesciche a mani e fondoschiena
Soprattutto i big, dovranno pensare a preservarsi, anche per quel riguarda calli e vesciche a mani e fondoschiena
E poi c’è Enric Mas: uno spagnolo, con squadra spagnola sul pavé… Se fossi il suo direttore sportivo cosa gli diresti?

Ah, ah – ride Ballan – andrei nel panico anche io! Gli direi di seguire gli uomini di classifica e soprattutto quelli che hanno una buona squadra. Ma questa indicazione arriverà a molti e per lui non sarà facile. Mas potrebbe pagare parecchio: non ha esperienza sul pavé ed è in una squadra che non ha certe corse nelle corde.

Ci sono poi gli Ineos-Grenadiers, con Martinez e Thomas: come li vedi?

In teoria come squadra non dovrebbero avere problemi. Di sicuro Martinez avrà più difficoltà di Geraint. Io Thomas me lo ricordo che correva sempre le classiche del Nord. Tra gli uomini di classifica è il più avvantaggiato. Però sono curioso di vedere per chi correranno. Lui può aiutare Martinez.

Secondo te con un Tour vinto e gli ottimi segnali dati al Giro di Svizzera si metterà a disposizione di Martinez?

Thomas potrà anche cercare di avvantaggiarsi su Martinez in questa tappa, ma ormai ha una certa età e non so quanto potrà tenere sulle tre settimane. Non dimentichiamo che dalla vittoria del suo Tour sono passati un bel po’ di anni (era il 2018, ndr). Alla fine rischia di essere un boomerang per loro. Potrebbero trovarsi cn entrambi gli uomini fuori classifica se non fanno subito certe scelte.

Altri outsider?

Mi viene in mente O’Connor. Un buon giovane, interessante, ma credo che pagherà dazio. Poteva aiutarlo, e tanto, Greg Van Avermaet, ma non ci sarà in quanto non al meglio.

Colbrelli lo scorso anno ha usato i tubeless sulle pietre. Solo a fine gara, misurando la pressione delle gomme, si è accorto di aver forato
Colbrelli lo scorso anno ha usato i tubeless. Solo a fine gara, misurando la pressione delle gomme, si è accorto di aver forato
Riguardo ai materiali invece ci sono differenze tra una Roubaix e una “Roubaix tappa del Tour”?

Una volta ce ne erano di più. Spesso si cambiavano i telai e si usavano telai più morbidi e con carri più lunghi. Oggi si sostituiscono le ruote nella maggior parte dei casi. Ruote più larghe con gomme più larghe e soprattutto tubeless. La presenza del liquido conta moltissimo. Io che testo anche i materiali, ho notato che i fori più piccoli neanche li senti e anche con quelli più grandi te la cavi. Una volta sono incappato in un bel buco. Usciva del liquido dalla gomma. Mi sono fermato. Ho premuto il dito per 10” precisi e si è chiuso. In questo modo non dico che vai all’arrivo, ma di certo non devi attendere l’ammiraglia e all’uscita dal settore c’è il meccanico per cambiare la ruota al volo.

Tutto ciò incide molto, specie per chi non è uno specialista. E’ un piccolo vantaggio…

Sì, anche perché come detto, c’è gente meno esperta e si presuppone che fori di più. Io tra Roubaix e Fiandre credo di non aver mai forato. Bisogna anche saperlo prendere il pavè. Se stai sulla “schiena dell’asino” non fori. O almeno è difficilissimo. Se invece corri sulla striscia di terra ai lati, scorri di più, ma sotto le tue ruote ci sono anche sassi e sporco. E poi un’ultima cosa…

Cosa?

Se dovesse piovere tutto si complicherebbe tantissimo. Specie gli ingressi nei settori. io paragono il pavè bagnato al ghiaccio. In questo caso aumenterebbero le quotazioni di Van Aert e della Jumbo-Visma.