RC9T di Shimano, aderenti come guanti per volare in pista

09.11.2021
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Ai modelli da strada e quelli per il gravel, Shimano aggiunge ora le RC9T specifiche per il ciclismo su pista, per le prove a cronometro e i criterium. Le nuove calzature ideate per un utilizzo racing sono parte della serie S-PHYRE. Le RC9T fanno del trasferimento di potenza il loro punto forte, a completare un modello interamente orientato alle prestazioni.

Grazie alla tomaia indeformabile sono in grado di fornire un supporto affidabile e performante per accelerazioni intense e frequenze di pedalata elevate. La tomaia “Surround Wrapping” avvolgente a 360° offre una perfetta aderenza per tutti i ciclisti. Leggerezza e stabilità sono garantite dall’intersuola integrata e dalla struttura della tomaia. 

La tomaia è avvolgente e resistente all’elasticità per ridurre al minimo il movimento del piede
La tomaia è avvolgente e resistente all’elasticità per ridurre al minimo il movimento del piede

Tomaia avvolgente

Le nuovissime RC9T presentano una tomaia avvolgente e resistente all’elasticità per ridurre al minimo il movimento del piede ed enfatizzare il trasferimento di potenza. La talloniera esterna stabilizza efficacemente il tallone per ridurre i movimenti di torsione nella zona del tendine d’Achille e, insieme al montaggio Dynalast, la scarpa posiziona il piede in modo perfetto per le accelerazioni più intense ed elevate frequenze di pedalata.

La suola in carbonio ultra rigida di grado 12/12 permette alle le RC9T di restituire la potenza
La suola in carbonio ultra rigida di grado 12/12 permette alle le RC9T di restituire la potenza

BOA a basso profilo

Un quadrante BOA Li2 a basso profilo con una guida per lacci power boost si occupa di stringere la tomaia attorno al piede. Il cinturino in velcro agevola l’utilizzo dei pedale da pista, così come l’altezza ridotta della suola avvicina il piede al pedale per una maggiore stabilità in tutte le fasi di spinta.

La suola in carbonio ultra rigida di grado 12/12 rende le RC9T perfette per restituire il massimo trasferimento di potenza. Queste calzature presentano un trattamento antibatterico Silvadur della soletta. Trattamento che previene la diffusione di cattivo odore tramite l’azione di ioni d’argento, che si attivano quando i piedi iniziano a sudare.

Taglie e peso

Le nuove S-PHYRE RC9T sono disponibili nel solo colore Bianco, nelle versioni con calzata standard (taglie 36-48, mezze misure da 39-47) o a pianta larga (taglie 38-48, mezze misure da 39-47), con un peso di 235g (taglia 42).

Shimano Italia

Champions League, primo round: sentiamo la Zanardi

09.11.2021
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Il panorama del ciclismo si è arricchito di una nuovissima competizione. La Champions League della pista. La neonata creatura dell’Uci è iniziata sabato 6 novembre a Palma de Mallorca ed in programma ci saranno altri quattro round fino all’11 dicembre tra i velodromi di Panevezys (Lituania), Londra (due date) e conclusione a Tel Aviv.

A Mallorca, Harrie Lavreysen ha vinto le prove di velocità / ©SWpix.com
A Mallorca, Harrie Lavreysen ha vinto le prove di velocità / ©SWpix.com

All Star Game su pista

Un evento internazionale con un format moderno e coreografie spettacolari. Una concezione di ciclismo da puro entertainment in stile All Star Game dell’NBA. Una serata da trascorrere all’interno di un’arena dove in meno di tre ore si concentra uno show con i migliori interpreti della specialità. Un modo per promuovere il ciclismo su pista, avvicinare pubblico, anche quello meno appassionato, e farlo divertire.

Ricapitolando, il programma sarà lo stesso per ogni round, suddiviso in due discipline: sprint ed endurance. Ognuna di queste ha due tipi di gara in cui si prenderanno punti. Velocità e keirin nella prima categoria, eliminazione e scratch nella seconda. Maglia di leader per le quattro specialità. Un totale di 72 corridori tra i migliori al mondo distribuiti equamente tra maschi e femmine. Stesso discorso per i premi, divisi in modo uguale

De Rosa per Zanardi

Una delle protagoniste della Uci Track Champions League è Silvia Zanardi, in gara con il suo sgargiante body – che richiama i colori della nazionale, il logo della BePink e della manifestazione – e in attesa di ricevere per il round del 20 novembre una De Rosa con una livrea ad hoc

Dopo la prima giornata la 21enne piacentina è decima con 11 punti nella classifica guidata a quota 33 dalla fenomenale britannica Katie Archibald, oro europeo nella corsa a punti nel 2020 proprio davanti alla Zanardi.

«E’ una grande soddisfazione far parte di questo gruppo – racconta – sono una delle poche under 23 a gareggiare. Non me lo aspettavo. Prima dei mondiali di Roubaix mi avevano fatto avere un pre-invito, che io avevo accettato ben volentieri. La conferma mi è arrivata qualche giorno dopo».

Com’è andato questo primo round?

Benino, sapevo di non essere al top perché dopo il mondiale avevo staccato per un breve periodo. Ho tempo per recuperare nelle prossime giornate.

Per il primo round della Champions League, ecco la sua De Rosa. Per il prossimo si lavora a una livrea da campione d’Europa
Per il primo round, ecco la sua De Rosa. Per il prossimo si lavora a una livrea da campione d’Europa
Dal punto di vista invece della manifestazione cosa ci dici?

Mi è piaciuta tantissimo. Un bellissimo gioco di luci, spettacolare. L’ho vissuta dal vivo, ma me ne sono resa conto anche meglio riguardandola in tv. Avendo studiato grafica, osservavo tutto con ancora più curiosità. E’ una gara che ha tanti motivi di interesse.

Quali?

Attirare gli spettatori con una formula più semplice da capire, sia per chi corre sia per chi guarda. Infatti lo speaker spiega in modo chiaro le gare sia a noi che al pubblico. Le gare sono ridotte, veloci. Il totale dura come un film al cinema, quindi possono essere una valida alternativa per passare la serata. Poi serve anche per eguagliare i premi tra maschi e femmine, sperando che sempre più gare e organizzatori prendano esempio da questo. Infine è utile per fare ulteriore esperienza per crescere, anche perché qua bisogna sapersi arrangiare.

Spiegaci meglio.

Noi corridori viaggiamo da soli, senza lo staff della squadra o della nazionale. L’organizzazione mette a disposizione due/tre meccanici per tutti per sistemare la bici, però io prima di partire avevo chiesto a Walter (Zini, il suo team manager nella BePink, ndr) di farmi vedere meglio dove mettere le mani. Ho fatto tutto da sola, alla fine è stato piuttosto semplice.

I 72 atleti della Uci Champions League 2021 nel velodromo di Mallorca / ©SWpix.com
I 72 atleti della Uci Champions League 2021 nel velodromo di Mallorca / ©SWpix.com
Aerei, soggiorno e trasferimenti. Come è gestito tutto quanto durante quelle giornate?

Hotel e spostamenti sono a carico degli organizzatori. I voli invece ce li prendiamo noi. Il loro costo va a scalare da un bonus di partecipazione di 1.500 euro a persona che però ci daranno solo alla fine dei sei round. Abbiamo la possibilità di guadagnare punti e denaro, in base ai piazzamenti, durante le varie gare.

Che obiettivo ti sei data in questa manifestazione?

Vorrei riuscire ad entrare nelle prime cinque anche se non sarà semplice. Sono tra le più giovani, ma cercherò di farmi valere in gruppo.

Che effetto ti fa, dopo una stagione che ti ha vista vincitrice di tre titoli europei in pista ed uno su strada, essere stata chiamata per questa manifestazione?

Direi che è stata la classica ciliegina sulla torta. Far parte di questo ristretto gruppo di corridori chiamati mi riempie di orgoglio, anche perché di italiani ci sono solo Michele Scartezzini e Miriam Vece. E’ senza dubbio un bel modo di chiudere il 2021. 

Manlio Moro, la pista nel Dna e una freccia in più per Villa

02.11.2021
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A fare 4’10”509 nell’inseguimento individuale ci riescono in pochi al mondo. Farlo a 19 anni è qualità per pochissimi. Di sicuro lo è per Manlio Moro. Il friulano di Azzano Decimo, Pordenone, ai recenti mondiali su pista di Roubaix ha stupito tutti. Anche se stesso.

«In effetti non mi aspettavo di andare così forte – racconta Moro – A Roubaix mi aspettavo di migliorare il mio tempo, ma se penso che ad inizio anno avevo fatto 4’18”… Se avessi corso contro me stesso mi sarei ripreso… e anche staccato! E poi nella seconda metà della stagione mi ero anche rotto il polso. Ero caduto nella tappa dello sterrato all’Adriatica-Ionica. Credevo fosse tutto perduto, invece se guardo il lato positivo mi sono riposato. Diciamo così…».

Manlio Moro e Marco Villa durante una fase dei recenti mondiali di Roubaix
Manlio Moro e Marco Villa durante una fase dei recenti mondiali di Roubaix

La pista nel Dna

Manlio è un vero appassionato della pista. Lui ha iniziato a correre seguendo le orme di papà Claudio, un amatore ma con la bici nel sangue. Le prime gare le ha fatte da G4 e la pista di Pordenone è diventata presto il suo parco giochi. D’altra arte non può essere che così per chi da bambino ammirava le imprese di Wiggins sul parquet. 

«Fino agli allievi ci ho girato sempre. Da juniores di primo anno non ci sono più andato. Poi alla Borgo Molino, al secondo anno, con il diesse Cristian Pavanello abbiamo detto: proviamo a fare l’inseguimento individuale. C’erano gli italiani e ci siamo andati. Da quel momento la fiamma è tornata forte. Ho visto che andavo anche bene, che ero arrivato in nazionale ed eccomi qui».

Pensate che rischio se Pavanello e la sua squadra non lo avessero rimesso in pista. Pensate che talento che avremmo perso. E sì perché un ragazzo del genere è un’altra freccia pregiata nell’arco di Marco Villa.

E’ quella competizione interna che aiuta nella crescita del movimento e che porta altri talenti. Si innesca un circolo virtuoso.

Il ritorno in pista al secondo anno da juniores: subito tricolore nella sua Pordenone (foto Instagram)
Il ritorno in pista al secondo anno da juniores: subito tricolore nella sua Pordenone (foto Instagram)

Un posto da titolare

E Moro in quel quartetto ci vuol stare. Ci punta.

«Certo che sogno un posto da titolare! E’ un mio obiettivo di sicuro. So che ci devo lavorare, fare altre gare e crescere ancora. Per ora con i ragazzi ho girato in allenamento. Mi aiutano ad inserirmi. Ganna mi dà parecchi consigli, ma anche Milan e lo stesso Consonni e Viviani. Sono migliorato nei cambi, nella fluidità dei gesti. Riesco a spingere rapporti più duri. Ma più giri e più migliori, anche nella tecnica».

«La mia posizione preferita? Behn, quando sono con gli under 23 il quarto. Faccio il Ganna! Ma se un giorno dovessi far parte del quartetto titolare credo che sarebbe difficile togliere quel posto a Pippo. E allora dico il terzo, anche se c’è Milan, perché Jonathan è anche molto veloce, più veloce di me e sa fare bene la partenza. Lui la soffre meno, è più esplosivo».

Massima concentrazione prima di scendere in pista e dare tutto in poco più di 4′: l’essenza dell’inseguimento
Massima concentrazione prima di scendere in pista e dare tutto in poco più di 4′: l’essenza dell’inseguimento

“Ladro” appassionato

E allora con Moro facciamo una sorta di gioco e gli diciamo di “rubare” una caratteristica ad ognuno dei ragazzi del mitico quartetto di Tokyo.

«A Pippo ruberei le gambe nei tre giri finali. A Milan la determinazione e la voglia di crescere. A Lamon l’esplosività e a Consonni la grinta. Simone ha una testa… dove non arriva con le gambe ci arriva con la grinta».

Non è mai banale Moro nelle sue risposte. Non è un super chiacchierone, ma argomenta bene ciò che dice. Merito della passione.

«Non saprei dire cosa mi passa per la testa quando sono in pista e spingo a tutta. Il bello per me è che sei tu da solo contro il tempo e quindi contro te stesso. Fare il quartetto per me è un sogno. Ho un debole per questa specialità. Mi piace così tanto che mi sembra di non fare fatica, anche se poi se ne fa tanta».

L’assolo alla Coppa Città di Bozzolo
L’assolo alla Coppa Città di Bozzolo

Sull’asfalto con la Zalf

Manlio è alto 190 cm per 78 chili. Il suo profilo ricorda quello di Milan. Anche lui molto alto, anche lui giovanissimo e anche lui friulano. Due veri gioielli della nostra nazionale. Le Olimpiadi già ce le ha in testa e per certi aspetti parla già da veterano. E’ un ragazzo serio. Pensate che ha fatto una scuola professionale nella quale si è specializzato nella lavorazione del legno.

Per quanto riguarda la strada, Manlio corre nella Zalf. Quest’anno ha anche vinto una corsa, la Coppa Città di Bozzolo.

«Sono consapevole che la strada è un’opportunità in più – conclude Moro – la pista aiuta la strada e la strada aiuta la pista, le cose che alleni da una parte ti servono dall’altra. Il mio obiettivo è provare a passare professionista su strada, anche se per adesso non ho avuto offerte. Ma io farò del mio meglio per riuscirci».

Viviani Fourmies 2021

Da Fourmies arriva il nuovo Viviani, sempre più pistard

17.09.2021
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Elia Viviani lo aveva detto in tempi non sospetti: «La pista mi darà quella condizione e quel colpo di pedale per emergere nella seconda parte di stagione». Sarà stato davvero il lavoro su pista, sarà stato anche l’entusiasmo scaturito dal bronzo olimpico che aveva il sapore della riconferma, fatto sta che è un Viviani nuovo quello che si vede sulle strade e nel GP di Fourmies dello scorso fine settimana ha fatto assaggiare la polvere ai rivali come non avveniva da tempo (foto di apertura).

Il corridore che ci troviamo ora di fronte è un Viviani estremamente consapevole delle sue possibilità e proprio da quelle parole pronunciate nella prima parte di stagione prende il via la nostra intervista: «E’ la dimostrazione che ormai mi conosco bene, sta uscendo fuori il frutto di un blocco importante di lavoro su pista, che non si è certo esaurito con la gara olimpica. A Fourmies ho trovato gente importante, che aveva fatto molto bene nelle scorse settimane, ma è finita dietro a cominciare da Ackermann, vincitore delle due ultime edizioni».

Viviani pista 2021
Elia Viviani nella Madison olimpica: Tokyo gli ha dato nuova spinta per continuare con la pista
Viviani pista 2021
Elia Viviani nella Madison olimpica: Tokyo gli ha dato nuova spinta per continuare con la pista
D’altronde non si tratta certo di una gara comune, ha anche fatto parte della Coppa del mondo e ha un albo d’oro d’eccezione…

Ci tenevo a vincere lì, proprio perché volevo dimostrare che le gambe sono tornate quelle di prima, ma so che succede sempre così dopo blocchi lunghi di lavoro su pista. Quella di Fourmies non è una gara semplice, va oltre i 200 chilometri, ha un percorso molto mosso, ma sicuramente fra le mie ultime vittorie è quella di gran lunga più importante e mi ha dato una nuova carica.

Quanto è importante per te lavorare su pista?

Ormai penso si sia capito che è fondamentale: con l’età poi le cose cambiano, prima bastavano lavori periodici nel velodromo per ritrovare quello spunto, ora invece ho bisogno di periodi più lunghi per avere gambe toniche. Quel che è avvenuto quest’anno deve essere un caposaldo nella mia carriera, non si potrà prescindere.

Viviani portabandiera a Tokyo. L’Olimpiade gli ha lasciato nuovo spirito e una grande condizione fisica
Viviani portabandiera a Tokyo. L’Olimpiade gli ha lasciato nuovo spirito e una grande condizione fisica
In che senso?

La pista dovrà avere per me lo stesso peso della strada, dovrò fare estrema attenzione nel programmare la stagione, ma qualsiasi squadra sia quella per la quale gareggerò non potrà prescindere dal “perdermi” quando ci saranno i principali appuntamenti su pista e la preparazione di essi, sapendo che poi, tornando alla strada, avranno a disposizione un Viviani al massimo. La mia stagione sarà equamente divisa fra strada e pista.

Perché parli di “qualsiasi squadra”? Sui media il tuo passaggio alla Ineos era dato per concluso…

Non è così, non ho ancora firmato per nessuno. I nomi delle squadre a cui sono stato avvicinato (oltre alla Ineos, anche la Deceuninck Quick Step, ndr) sono veri, ma stiamo ancora trattando. Penso di prendere una decisione entro un paio di settimane in modo che, quando avrò finito la stagione, potrò davvero andare in vacanza fisicamente e soprattutto mentalmente, ne ho bisogno per ricaricare le batterie.

Viviani Sagan 2021
Due campioni in procinto di cambiar maglia: Elia Viviani e Peter Sagan
Due campioni in procinto di cambiar maglia: Elia Viviani e Peter Sagan
Il tuo prosieguo stagionale che cosa prevede?

Conto di gareggiare su strada almeno ancora 4 volte, per le prove di Isbergues e Metropole, poi Bernocchi e Gran Piemonte. A quel punto tornerò alla pista per dedicarmi alla preparazione dei mondiali dal 20 al 24 ottobre a Roubaix.

Saranno una rivincita dei Giochi?

Quando i mondiali arrivano dopo le Olimpiadi non sai mai chi ci sarà. Vedremo se Walls avrà voglia di rimettersi subito in gioco, il neozelandese Stewart mi piacerebbe affrontarlo dopo lo “scherzetto” degli ultimi due giri a Tokyo che mi ha fatto scendere di un gradino del podio, ma chi avrà il dente avvelenato è Thomas, il campione uscente francese che in casa sua vorrà la vendetta piena: io a Tokyo ho cambiato medaglia in pochi secondi, lui l’ha proprio persa…

E tu con che spirito parteciperai?

Al massimo, come sempre ma con una spinta in più: io i mondiali non li ho mai vinti e questa lacuna voglio proprio colmarla…

Basilico 2021

L’europea Basilico, pistard dall’inizio alla fine

28.08.2021
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Parlando con Valentina Basilico, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a una vera pistard, come ce n’erano una volta. Da che cosa lo si evince? Dal diverso peso che la 18enne di Cabiate (LC), tesserata per il Racconigi Cycling Team, dà all’attività nei velodromi e a quella su strada, dove pure è stata campionessa italiana allieve. La pista è il suo grande amore, quello che le riserva le maggiori emozioni, mentre quando parla della strada, ammettendo di dover ancora imparare tanto, dà come la sensazione di affrontare una materia scolastica di quelle sopportate a fatica.

Valentina è una delle ragazze uscite dai Campionati Europei di categoria di Apeldoorn con una medaglia d’oro al collo, nello scratch dove pure è campionessa italiana junior: «Nella prima parte di gara abbiamo proceduto in maniera regolare – racconta la lombarda, studentessa al Liceo Scientifico con indirizzo sportivo a Cantù – tutto si è giocato negli ultimi due giri dov’ero rimasta un po’ chiusa, ho iniziato a rimontare e all’ultima curva ho superato la belga e la polacca».

Basilico Apeldoorn 2021
Il podio europeo junior dello scratch con la Basilico tra la belga Vanhove, seconda e la polacca Tracka, terza (foto Fci)
Basilico Apeldoorn 2021
Il podio europeo junior dello scratch con la Basilico tra la belga Vanhove, seconda e la polacca Tracka, terza (foto Fci)
Quando è nata questa tua passione per la bici?

Non poteva essere altrimenti, visto l’amore per le due ruote che ha mio padre, fra ciclismo e moto. A 6 anni ero già in sella e ho iniziato a gareggiare già nella categoria Giovanissimi e non ho più smesso. A casa sono felicissimi, un po’ meno quando prendo il motorino…

L’oro olandese non è stata la tua prima medaglia internazionale su pista…

No, lo scorso anno avevo vinto l’argento nella velocità a squadre e il bronzo nella Madison insieme a Lara Crestanello e a dir la verità il bronzo sfuggito quest’anno per un solo punto insieme a Sara Fiorin, mi ha fatto veramente arrabbiare, ma esperienze simili ci stanno.

Qual è la specialità che prediligi?

La Madison sicuramente perché devi essere sempre a tutta, sia fisicamente che come concentrazione, ma la più divertente è l’eliminazione, si evolve in maniera sempre imprevedibile.

Basilico Crestanello 2020
Valentina insieme a Lara Crestanello: la coppia lombardo-veneta è stata bronzo europeo nel 2020
Basilico Crestanello 2020
Valentina insieme a Lara Crestanello: la coppia lombardo-veneta è stata bronzo europeo nel 2020
Sei anche un elemento fisso del quartetto dell’inseguimento…

Anche quella è una bellissima specialità, molto diversa. Io sono deputata al lancio, devo portare la squadra alla massima velocità nel minor tempo possibile, è un compito di grande responsabilità.

Che cosa ti è rimasto di quest’esperienza olandese?

Tantissimo, molto al di là delle sensazioni per la vittoria: era la mia prima grande manifestazione all’estero, perché lo scorso anno avevamo gareggiato in Italia, poi erano stati Europei all’aperto e non credevo che le gare cambiassero tanto in base all’ambientazione. Nel velodromo al chiuso è tutto più concentrato, si sta quasi stretti… E chissà come saranno le gare quando tornerà il pubblico senza limitazioni. Devo dire che è stato tutto bello, anche il cibo, un po’ diverso da quello solito nostro.

Basilico velocità 2020
L’atleta cabiatese ha una straordinaria duttilità su pista: qui è impegnata nella velocità a squadre
Basilico velocità 2020
L’atleta cabiatese ha una straordinaria duttilità su pista: qui è impegnata nella velocità a squadre
Passiamo alla strada: che tipo di ciclista sei?

Se devo dire la verità, non lo so. Chiaramente ho un buon spunto veloce e punto alle volate, ma non posso dire quali sono le mie caratteristiche perché mi devo ancora conoscere, ad esempio in montagna non sono proprio “piantata”…

Nel tuo futuro immediato ti vedi ciclista a tempo pieno?

Vorrei, ma come ho detto ne so ancora troppo poco per capirlo, inoltre non so se l’attività su pista da sola può garantire un futuro. Intanto faccio un passo per volta, penso ai Mondiali di categoria dove vorrei confermarmi.

C’è una corsa particolare nei tuoi sogni?

Sinceramente non saprei rispondere, non saprei dire quali gare possono essere adatte a me, è tutto un mondo che devo scoprire, piano piano. Un giorno vi risponderò…

Chiara e Martina. E la pista azzurra è di nuovo d’oro!

Giada Gambino
27.08.2021
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E’ l’ora del riscatto per Martina Fidanza e Chiara Consonni! Se è vero che la ruota gira, per loro è andata nel verso giusto. E d’oro la loro Madison agli europei U23. Entrambe avevano fatto una lunga preparazione per Tokyo, ma la Consonni non era stata convocata mentre la Fidanza era stata tenuta come riserva. Quel che più conta però è che la pista azzurra continua a darci soddisfazioni.

Martina Fidanza e Chiara Consonni, la gioia dopo la conquista dell’oro nella Madison di Apeldoorn
Martina Fidanza e Chiara Consonni, la gioia dopo la conquista dell’oro nella Madison di Apeldoorn
Come è andata, ragazze?

Chiara. Avendo fatto una preparazione più incentrata sulla pista mi sono trovata non in condizione per essere competitiva su strada. E’ stato bello vincere questi Europei U23, è come se ci fossimo riscattate. Dopo che non sono stata convocata per Tokyo ho cercato di darmi altri obiettivi, ho cercato di ritrovare la condizione e così è stato.

Martina. Ci tenevo a fare bene nella Madison credevo tanto in noi ed ho raggiunto ciò che desideravo! In questi europei ho capito che avendo fatto la preparazione per le Olimpiadi, avendo fatto tipi di lavori incentrati sul quartetto e la madison… è come se avessi perso un po’ il mio spunto veloce, ma niente che non sia colmabile! Mi concederò tre giorni di relax per poi tornare a fare allenamenti specifici anche in palestra. 

Questo oro, un primo passo verso Parigi 2024? 

Chiara. Le Olimpiadi continuano ad essere il mio sogno, magari senza Covid per viversi meglio il villaggio olimpico. Avendo visto gli errori che ho commesso quest’anno… sono pronta a non ripeterli!

Martina. Per fare la Madison ci vuole tanta affinità nella coppia, noi ci conosciamo da quando avevamo quattro anni, conosciamo tutto dell’altra e riusciamo a capirci molto in certe situazioni. Siamo andare bene e non me l’aspettavo, possiamo solo migliorare e confrontarci con un livello ancora più alto ci aiuterebbe. 

Martina lancia Chiara in uno degli ultimi cambi
Martina lancia Chiara in uno degli ultimi cambi
Cosa hai pensato subito dopo la vittoria? 

Chiara. Ero contentissima, ero riuscita a riscattarmi e avevo partecipato anche con l’intento di guadagnare punti per il concorso delle Fiamme Azzurre. Vincere è sempre bello, ha dato un po’ di morale. 

Martina. Non ricordo esattamente, ero immersa in tanta felicità, soprattutto perché il giorno prima non era andato come volevo: mi sono riscattata. 

Cosa vi siete dette? 

Chiara. Le ho detto che è una stupida! (ride, ndr). Ne avevamo più delle altre, lei c’era rimasta male per la sera prima per non essere riuscita a fare bene nell’omnium. Le ho detto che è la testa quella che conta. La forza per fare meglio anche il giorno prima l’aveva, doveva solo crederci un po’ di più. 

Martina. Lei mi ripeteva “la testa, la testa” ed è vero. Quando corro con la testa e non solo con le gambe, sono tutt’altra atleta. 

E adesso? Quali saranno i prossimi obiettivi ? 

Chiara. Al Simac Ladies Tour vorrei fare bene (si sta correndo proprio in questi giorni, ndr), ci sono tutte le squadre al completo e tante ragazze con le mie caratteristiche… come se fosse un mondiale!

Martina. Continuerò a fare il calendario della pista, correrò qualche gara su strada in Italia e poi inizierà la preparazione per gli europei e i mondiali elite, dove vorrei arrivare al top della condizione. 

Nei segreti della Bolide d’oro con mastro Buttarelli

14.08.2021
7 min
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Dettagli, meccanica e meccanico. Se le Pinarello Bolide Hr a Tokyo sono andate così forte il merito è anche del meccanico che era in Giappone. Anzi i meccanici: Carlo Buttarelli e Giovanni Carini. Ebbene con Buttarelli, ci tuffiamo nei segreti di queste bici. Come sono state preparate, come sono scese in pista…

Se a Tokyo tutto è filato liscio, il merito è anche dei meccanici che hanno svolto un lavoro certosino
Se a Tokyo tutto è filato liscio, il merito è anche dei meccanici che hanno svolto un lavoro certosino

Una Bolide già d’oro

Partiamo dalla Bolide in generale. Alla fine il set completo (manubrio, ruote…) che abbiamo visto a Tokyo lo si è avuto meno di un mese prima delle Olimpiadi.

«Il telaio è in pratica lo stesso da 4-5 anni – afferma Buttarelli – è quello del primo mondiale di Ganna e lo stesso che aveva utilizzato Viviani a Rio. Ruote e manubri sono arrivati ad un mese dal via (anche meno). Le bici complete del quartetto pesavano 7,2 chili, 7,3 quelle degli atleti più grandi. Ma il peso non è fondamentale in pista. Quelle dei velocisti fanno anche 8 chili».

Le bici quindi avevano telaio Pinarello, manubrio Most sempre di matrice Pinarello ma realizzato in collaborazione con Hardskin, movimenti CeramicSpeed, ruote Campagnolo e gruppo Miche.

Nonostante sia vincente, a Parigi 2024 si avrà una nuova Bolide. Qui i lavori a Montichiari prima di partire per Tokyo
Nonostante sia vincente, a Parigi 2024 si avrà una nuova Bolide. Qui i lavori a Montichiari prima di partire per Tokyo

Movimenti super scorrevoli

«I movimenti CeramicSpeed – spiega Buttarelli – li abbiamo montati direttamente a Tokyo ed erano già stati trattati da loro. Poi c’era il movimento centrale, Miche. Questo è un componente molto importante. Di solito noi lo apriamo, gli togliamo le calotte, o-ring e ogni altra guarnizione o paratia che possa creare frizioni. Con delle presse particolari rimontiamo il tutto. La parte a sinistra va a battuta, quella destra è serrata forte (mettiamo anche una goccia di frenafiletti), ma senza che “tiri” troppo, altrimenti come si dice in gergo si “impacchettano” i cuscinetti e gira meno. Prima però, Giovanni ed io con la benzina ripuliamo i cuscinetti all’interno e poi aggiungiamo un solvente specifico che li rende completamente puliti e secchi. A quel punto aggiungiamo un olio particolare, un olio per armi, ne bastano due o tre gocce, e il gioco è fatto. Noi con l’occhio clinico del meccanico ormai vediamo quando sono apposto.

«Sistemata la parte del movimento, montiamo le pedivelle. Queste vengono serrate al massimo. A quel punto le si fanno girare un po’, a Tokyo li abbiamo fatti girare un po’ un paio di giorni prima delle gare. Affinché l’olio messo faccesse il suo lavoro. Questo scaldandosi va dappertutto e vedi proprio che non si fermano più».

I due meccanici azzurri: Giovanni Carini (a sinistra) e Carlo Buttarelli (a destra)
I due meccanici azzurri: Giovanni Carini (a sinistra) e Carlo Buttarelli (a destra)

La catena

Uno dei componenti che più viene messo sotto stress dai pistard è la catena. E infatti quella che abbiamo visto era decisamente “corposa”. Non è di certo la catena che si usa sulle bici da strada!

«La catena – riprende Buttarelli – l’abbiamo trattata con una polvere ceramica che sembra più “dura” rispetto all’olio tradizionale, ma che invece a detta dei ragazzi sembra più scorrevole. Dà un leggero vantaggio. Questa catena è stata sviluppata con Miche, anche su indicazione di noi meccanici. E’ stata sigillata in un certo modo e la “rotellina” che va a contatto con la corona s’ingaggia meglio trasmettendo di più la forza. Si tratta di una catena molto rigida. Se la si guarda da davanti (o dietro) si vede che è molto più dritta rispetto alle altre».

Il lavoro svolto da Miche è stato davvero certosino. Maglie interne, esterne e perno hanno una lavorazione particolare. E quando si parla di “fiumi di watt”, scaricati tra l’altro con una certa violenza, si capisce facilmente quanto sia importante questo componente che poi di fatto è quello che trasmette la forza alle ruote.

Rapporti e gomme

Magari sembrerà un po’ strano, ma la scelta dei rapporti va a riguardare anche quella delle gomme. E adesso vedremo come. Ma andiamo con ordine.

«I ragazzi hanno usato il 63×14 (che sviluppa 9,40 metri) ad eccezione di Milan che ha preferito il 64×14. La scelta è fatta dal tecnico e dai ragazzi stessi. Questa piccola differenza di un dente e di cadenza si “aggiusta” con la scelta del tubolare. Avevano il Vittoria Speed Oro. La sezione era di 19 millimetri all’anteriore e di 23 al posteriore, ma Milan aveva il 19 anche dietro. Questo infatti sviluppa 1-1,5 centimetri in meno rispetto al 23. Sono piccoli dettagli…

«Abbiamo visto, in galleria del vento, che il 19 all’anteriore ci dava dei piccoli vantaggi aerodinamici. La pressione delle gomme era di 20 bar all’anteriore e di 16 bar al posteriore. Il velodromo ci ha messo a disposizione un compressore Makita che spingeva fino a 32 bar. Le gomme vengono gonfiate circa 40′ prima del via e di fatto le gonfiamo leggermente di più di quanto detto perché con la camera d’aria del tubolare in lattice e non in butile ci sta che si perda qualcosina. Ma è importante gonfiarle prima perché si ha il tempo di vedere se la gomma perde pressione, di controllare la spalla. Insomma che tutto sia okay ed eventualmente poter intervenire».

Milan ha scelto un dente in più: si è giocato con tubolare e regolazione della ruota nel forcellino per limare le differenze coi compagni
Milan ha scelto un dente in più: si è giocato con tubolare e regolazione della ruota nel forcellino per limare le differenze coi compagni

Ma la bici di Milan…

Tornando al 64 di Milan, si è intervenuti sul numero delle maglie per colmare la differenza del rapporto?

«No, la differenza è talmente poca – spiega Buttarelli – che ci si regola con il serraggio della ruota lungo il forcellino. L’importante è che tra il battistrada e il telaio ci sia luce, che la ruota non sia carenata: questo dice il regolamento, altrimenti ci sarebbero dei vantaggi aerodinamici non consentiti. Basta ci sia spazio per una carta di credito».

Per quanto riguarda le pedivelle invece: Milan e Ganna, i più alti, avevano quelle da 175 millimetri, mentre Consonni e Lamon quelle da 172,5. Chiaramente erano sempre di Miche, così come i pignoni.

La Campagnolo Ghibli degli azzurri era leggermente diversa da quelle in commercio
La Campagnolo Ghibli degli azzurri era leggermente diversa da quelle in commercio

I siluri di Campagnolo

E dalle gomme passiamo alla ruote. Anche in questo caso il lavoro corale e l’investimento fatto è stato eccezionale. Segno ulteriore di quanto si credeva in questo quartetto. Sentiamo Buttarelli.

«Campagnolo ci ha fornito delle vere “bombe”. All’anteriore c’era la Ghibli ottimizzata per la nostra forcella, leggermente più stretta. Ha una struttura un po’ diversa da quella in produzione standard e dava più stabilità. La struttura del cerchio è diversa tra i due lati. Anche la lenticolare posteriore era un po’ più stretta. Inoltre avevano un sistema di aggancio tramite una chiave da 5 che potevamo regolare al millimetro, proprio per non compromettere lo scorrimento dei mozzi. E’ lo stesso discorso “dell’impacchettamento” dei cuscinetti fatto prima.

«Avevamo due tipologie di ruote, una più rigida e una più morbida. Parliamo di differenze impercettibili, che solo un atleta di vertice è in grado di cogliere: parliamo, di differenze di tensionamento (numeri a caso) di 15 Nm contro 15,2. Campagnolo ha sviluppato un tensionamento segreto. Alla fine i ragazzi si sono trovati meglio con la ruota più rigida. Il set dell’intera bici è rimasto lo stesso per tutte le sessioni».

Per la bici di Lamon niente cera nei punti in cui viene agganciata al blocco (lo strumento rosso)
Per la bici di Lamon niente cera nei punti in cui viene agganciata al blocco (lo strumento rosso)

Dettagli e millesimi

Passione, dettagli, millimetri, sfumature… tutto conta e niente è marginale quando c’è da spaccare il decimo di secondo. Persino la pulizia della bici.

«Noi laviamo le bici con del normale sgrassatore, ma poi ci passiamo una cera di Muc-Off il cui risultato è stupefacente. La bici oltre che essere bellissima e luccicante, è molto scorrevole. Lo senti proprio quando ci passi il dito. La passiamo dappertutto tranne che su sella, manubrio e pedali. Chiaramente lì del grip deve esserci. E neanche nella parte del telaio che va a contatto con il blocco di partenza (la bici di Lamon): perché è così scorrevole che in fase di lancio la bici potrebbe muoversi quel mezzo centimetro e dare un contraccolpo inaspettato. Si passa un diluente diverso anche sulle ruote».

«Il grosso del nostro lavoro – conclude Buttarelli – è avvenuto ben prima di Tokyo. Laggiù sapevamo cosa serviva. Si trattava solo di scegliere cosa montare e fare piccoli ritocchi. Per esempio con la dima potevamo vedere se l’inclinazione di un pad cambiava di mezzo grado perché magari la spugnetta di appoggio si era un po’ consumata con l’uso».

Questo piccolo uomo è davvero un gigante

10.08.2021
5 min
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Si avrà il tempo di riparlarne dopo. Di approfondire, raccontare, rivivere le emozioni. Eppure l’incontro con Marco Villa nell’ultima sera giapponese porta con sé ancora un fortissimo carico di emozioni. Il tecnico azzurro, che cocciutamente e mettendo sul piatto ogni sua energia di uomo ha costruito questa nazionale, ha tutti i diritti questa volta di sorridere.

«Ma io rido poco – dice – però in questi giorni qualche volta ho riso anche sotto la mascherina. E’ stata una bellissima Olimpiade, un viaggio molto lungo pensando ai cinque anni di qualifica e di preparazione. Quindi per noi è una grossa soddisfazione essere arrivati qua e avere raggiunto un sogno come la medaglia d’oro del quartetto. Come fu un sogno cinque anni fa la medaglia di Viviani. Poi la medaglia di riconferma di Elia da portabandiera, tutto molto bene…».

Ganna ci ha abituato a prestazioni spaziali. E anche questa volta l’uomo della Ineos Grenadiers non ha tradito
Ganna ci ha abituato a prestazioni spaziali. E anche questa volta l’uomo della Ineos Grenadiers non ha tradito
E’ vero che a un certo punto avevi pensato di inserirlo nel quartetto?

Si, mi sarebbe piaciuto inserire anche Elia, però eravamo a centesimi e venivamo da un record del mondo. Andare in finale col record del mondo e cambiare un uomo contro i più forti, era un po’ rischioso. Quindi abbiamo deciso di tenere l’assetto della semifinale ed è andata bene. L’avevamo anche preparata bene studiando i danesi e siamo riusciti a prevalere di pochissimo. Come poi è stato anche nella semifinale con la Nuova Zelanda, dove abbiamo trovato una un’altra squadra fortissima.

Ci si poteva aspettare che Ganna facesse quei cambi di ritmo nel finale?

Pippo i tempi al tablet li ha sempre segnati bene, però insomma… Fino a quel punto, il tablet segnava i tempi che avevamo stabilito e il cronometro ci dava ragione perché a differenza di quello che pensavamo la Danimarca non stava scappando più di tanto. Anzi all’inizio, grazie una bella partenza di Lamon, siamo stati in vantaggio e abbiamo preso subito un ritmo altissimo che siamo riusciti a mantenere. E poi Pippo nel finale ha fatto quello che ci ha sempre abituato a fare e ci ha portato a vincere.

Villa ha sofferto nella prima metà della finale, ma alla fine ruggiva come un leone
Villa ha sofferto nella prima metà della finale, ma alla fine ruggiva come un leone
Viviani ha lamentato il lungo periodo in Giappone senza correre…

E’ stata la stagione della pista. Siamo riusciti a fare la Seigiorni di Fiorenzuola, ma ci sono mancati, come programma stabiliva, la Coppa del Mondo di Nieuwpoort cancellata prima del Giro d’Italia e dopo il Giro ci è mancato il campionato europeo. Avremmo avuto due prove da mettere nelle gambe e nell’esperienza. Abbiamo corso poco prima, perché sia Consonni che Viviani erano concentrati sulle gare su strada, per questo confidavamo in quelle gare che però sono state cancellate. E ci siamo trovati a giocarci un’Olimpiade senza tanta esperienza.

La differenza si è vista.

Analizzando la gara, dobbiamo mettere che non abbiamo fatto una grossa prestazione. Simone non stava bene. Prima e durante il riscaldamento si è sentito poco bene, però abbiamo provato a partire e vedere cosa potesse succedere. Ma resto fiducioso in questa coppia e sono convinto che sia una delle coppie migliori e che possa fare dei risultati.

Ganna si è fermato, ha sollevato la bici, poi è andato da Villa e lo ha abbracciato
Ganna si è fermato, ha sollevato la bici, poi è andato da Villa e lo ha abbracciato
Credi che anche il quartetto sarà da confermare?

Io credo che Jonathan Milan dimostri il fatto che io guardo il cronometro. Come ho dimostrato con Scartezzini e Bertazzo, io ho rispetto di tutti però per fare queste prestazioni devi guardare il cronometro e avere un po’ l’intuito di presentare la squadra migliore. Bando alle amicizie e al bene che posso volere ai corridori. Quando arriviamo qua, per il bene dei quattro che corrono, bisogna presentare i migliori. E Jonathan ha dimostrato di essere entrato in questo gruppo, perciò da qua a tre anni può succedere che magari entri qualche giovane. Sicuramente se entra, vuol dire che va forte

Quanto vi rallenterà la chiusura di Montichiari per manutenzione?

Montichiari resterà chiuso qualche mese, tre-quattro al massimo. Io spero e confido che magari strada facendo riusciamo a limare un po’ il periodo. E’ bastato prima e basterà anche dopo. Se arriva qualche velodromo in più va benissimo, ci mancherebbe, anzi mi farebbe piacere. Qualche ragazzo farebbe trasferte più corte per venire ad allenarsi in pista. Però il metodo d’allenamento ormai è assodato e specializzato, quindi continueremo a lavorare sia sul gruppo che c’è sia sui giovani, per avere sempre un buon ricambio.

Marco Villa è un uomo discreto: osserva molto e studia
Marco Villa è un uomo discreto: osserva molto e studia
Cosa vi siete detti dopo?

Ci siamo abbracciati, poi abbiamo festeggiato senza nessun discorso. I discorsi magari li faremo più avanti, perché ci sono ancora delle gare da preparare. Quello che gli ho detto prima del quartetto, un’ora prima del riscaldamento, è che il gruppo che era lì non doveva dimostrare niente al sottoscritto. Era lì perché sapevo che erano i migliori e sapevo che era un gruppo forte. Dovevano solo fare quello che erano abituati a fare: il meglio e nel miglior modo che potevano. Gli ho anche detto che di tutti i campioni che ho visto passare dall’Australia all’Inghilterra e la Danimarca, io non avrei cambiato nessuno dei miei uomini. Quindi insomma ci siamo dati mano sopra mano e siamo partiti per questa avventura e… Ed è arrivato questo titolo olimpico.

Il punto con Martinello, sull’endurance e la velocità sparita

09.08.2021
5 min
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Ieri si è messo il punto sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. E’ stata una spedizione storica per l’Italia con 40 medaglie totali (record assoluto) e vere e proprie imprese sportive in tantissime discipline (19 diverse, record anche questo). Il ciclismo non ha fatto mancare il suo apporto, in particolare quello su pista, e su Facebook abbiamo avuto il piacere e l’onore di commentarlo con un campione olimpico come Silvio Martinello, anche in diretta, nella rubrica #ATokyoConMartinello. Qui ci avvaliamo ancora una volta delle sue opinioni acute, a volte anche coraggiose, per fare a mente fredda un bilancio sulle gesta dei nostri e le nostre pistard, i risultati ottenuti e cosa si poteva fare di più.

Il quartetto azzurro è volato senza esitazioni verso il titolo olimpico e il record del mondo
Il quartetto azzurro è volato senza esitazioni verso il titolo olimpico e il record del mondo

Alla grande, ma si può migliorare

Martinello, tiriamo un po’ le somme, com’è andata per gli azzurri e le azzurre della pista?

Partiamo dal settore dell’endurance maschile. Il bilancio non può che essere positivo con due medaglie e tra queste la perla dell’oro nell’inseguimento a squadre con tanto di record del mondo e impresa storica. C’è un po’ di amaro in bocca per la madison, anche se a dir la verità io da quando seguo Viviani e Consonni ho sempre trovato qualche limite dal punto di vista del gesto tecnico e delle tempistiche dei cambi. E vedendoli in azione mi sembra che miglioramenti non ce ne siano stati.

Sono stati limiti determinanti per la prova?

Questi errori a lungo andare si ripercuotono anche sulla prestazione atletica. La condizione alla vigilia sembrava ottima tra l’oro di Consonni nell’inseguimento e il bronzo di Viviani nell’omnium, poi invece non si è rivelata all’altezza. Ma al di là di questo, le loro lacune principali sono in questi cambi fuori tempo o sbagliati. Difatti Elia ha anche dichiarato che per l’appuntamento di Parigi si prepareranno allenandosi di più insieme. Detto ciò, ribadisco che è stata una trasferta di successo per l’endurance maschile.

Azzurre giovani, brave e… sfortunate

Per quanto riguarda le donne invece?

Anche l’endurance femminile si può considerare positiva. Non sono arrivate medaglie, ma il quartetto ha fatto il record italiano ed è molto giovane. Nella madison tutto è stato condizionato dalla caduta di Elisa Balsamo, involontaria perché tamponata da dietro. Certo sarebbe stato difficile contrastare le britanniche che hanno fatto quello che volevano, ma si poteva obiettivamente pensare di lottare per il podio.

E nell’omnium?

Discorso simile alla madison con la caduta della Balsamo nello scratch che l’ha condizionata pesantemente, quindi ingiudicabile anche qui. A me lei piace moltissimo per come corre, tatticamente e per l’intelligenza superiore alla media. Anche lei giovanissima e con ampi margini di miglioramento. Guardiamo quindi a Parigi 2024 e al futuro con fiducia. E poi…

La velocità sparita

C’è dell’altro?

Direi proprio di sì, il punto è un discorso che feci anche 5 anni fa commentando le Olimpiadi di Rio 2016 in televisione, prendendomi per questa mia critica anche un richiamo ufficiale a Rai Sport dal presidente della Federciclismo Di Rocco.

Qual era questo discorso?

Il discorso era ed è che continuiamo a disinteressarci del settore della velocità, il quale mette in palio sei titoli proprio come il settore endurance. Così come cinque anni fa festeggiai la medaglia storica di Elia e allo stesso tempo nel bilancio della spedizione olimpica in TV sottolineai che ai Giochi ci sono anche sei prove veloci alle quali non partecipammo, così devo farlo anche adesso per Tokyo, visto che è andata uguale. In cinque anni non è stato assolutamente impostato nulla.

Non c’è stato proprio nessun segnale?

Nel femminile c’è un’atleta che si chiama Miriam Vece che ha fatto dei miglioramenti enormi. Il punto però è che anche lei però per diventare una velocista di livello internazionale e per provare a guadagnarsi un posto a Parigi 2024 è dovuta emigrare e andare al World Cycling Center di Aigle, in Svizzera. Un centro che è stato creato per sostenere le federazioni che non riescono a supportare i loro atleti più talentuosi, quindi per quei cosiddetti “Paesi del terzo mondo”. Ma la nostra federazione ed il nostro Paese, almeno a livello ciclistico, non dovrebbe essere considerato tale.

Quindi un esempio positivo, ma che non cambia il discorso?

Esatto, un’eccezione al di là della quale mi trovo comunque costretto a constatare che non abbiamo ancora impostato minimamente il settore della velocità, anzi che di fatto non esiste proprio. Non so se questa nuova dirigenza federale abbia un progetto serio a riguardo. Salvoldi e Villa sono bravissimi, ma non possono occuparsi anche di questo, perché semplicemente non è il loro. Nel frattempo comunque abbiamo scelto di nuovo che quei sei titoli olimpici in palio non ci interessavano. Questa è una scelta, appunto, e come tale la commentiamo e la dobbiamo tenere in considerazione facendo il punto complessivo sulla spedizione.