Qualche giorno di vacanza per ricaricare le batterie e Dino Salvoldi ha cominciato a sfogliare l’album dei ricordi per progettare la prossima stagione degli juniores, di cui è tecnico azzurro. Che sia per merito o qualche casualità, i migliori azzurri visti in pista e nelle gare internazionali su strada, hanno spiccato il volo verso i Devo team stranieri. Qualche eccezione c’è, come ad esempio Fiorin appena approdato al Team Colpack. Dato che il passaggio del tecnico bergamasco dalle donne agli juniores serviva per risvegliare la categoria e conferirle uno spessore superiore, sentire cosa pensi della… migrazione ci è parso un passaggio interessante, prima di chiedergli che cosa ci sia nell’immediato futuro della sua nazionale.
Che cosa ti pare del fatto che i tuoi azzurrini finiscano quasi tutti nei Devo team all’estero?
E’ difficile dare delle opinioni personali, perché potrebbero innescarsi delle critiche per tutte le motivazioni di cui si discute in questo periodo. Però sono osservazioni che hanno una base di verità, per cui mi viene da dire che, al netto delle opinioni personali, bisogna lavorare per mettere queste generazioni nella condizione di avere una prospettiva. Se le loro scelte siano giuste o sbagliate lo scopriremo nel futuro. Le loro prospettive in questo momento di carriera, di ambizioni e di sogni passano per l’attività nei Devo team, che in Italia in questo momento non ci sono. Poi si entra chiaramente nelle valutazioni personali. Vanno solo per il nome oppure c’è sostanza?
Tu cosa pensi?
Dal punto di vista dei ragazzi, quella è la prima scelta, un’evoluzione. Cinque anni fa il massimo obiettivo per uno junior erano la Zalf e la Colpack, adesso non è più così. Una cosa mi incoraggia nel modo di scegliere da parte di queste squadre.
Quale?
I parametri di valutazione che adottano nei Devo team sono le prestazioni correlate ai risultati nell’attività internazionale. Non esclusivamente il risultato e tantomeno le valutazioni funzionali, che trovo tanto limitative. Devo dire che già rispetto all’anno scorso, quest’anno nell’attività che abbiamo fatto nella Nations Cup, ad esempio, ho visto regolarmente gli osservatori di squadre del WorldTour. C’è uno scouting che in tutti gli altri sport è la normalità da 15 anni, cui noi stiamo arrivando in ritardo.
Per te è gratificante che questi ragazzi abbiano acquisito valore anche grazie all’attività in maglia azzurra?
La percezione di quest’anno mi farebbe di sì. Abbiamo la sensazione di essere seguiti dall’intero movimento. Poi penso che si deve provare a cambiare o anticipare i tempi per quello che dipende direttamente da noi. Se non ci sono i soldi e non c’è una squadra WorldTour, che effettivamente farebbe da traino per il movimento, bisogna provare a cambiare l’atteggiamento in allenamento e conseguentemente i regolamenti in gara. Sono convinto, come ho letto da qualche parte, che sia prematuro passare nel ciclismo WorldTour a 18 anni, mentre solo due anni prima eri un allievo. Non tanto per la gara singola, perché questi atleti vengono gestiti bene e i risultati lo dimostrano. Mi sembra prematuro per quanto riguarda l’attività su strada, non assolutamente su pista. E allora forse bisognerebbe cambiare le regole. Per cui alla domanda se per me sia gratificante, rispondo “ni”, perché vorrei fare di più. Vorrei avere più di tempo per prepararli anche a questa prospettiva.
Servirebbe il terzo anno da juniores di cui si parlava un tempo?
Quello, oppure rivedere la categoria under 23. Studiare una soluzione per modificare le categorie attuali ed evitare che in futuro, cambiando qualche regola, si ritrovino professionisti a 16 anni come già accade nel calcio. Se andiamo avanti così, verranno a pescarci gli allievi, anche solo per portarli a fare gli juniores nelle loro squadre under 19.
Come sostituirai l’ottima infornata di juniores che passano fra gli under 23?
A inizio ottobre abbiamo fatto delle valutazioni. Non è il periodo ideale per farlo e guardare i numeri in assoluto, dato che si è a fine stagione. Però chiaramente, rapportati tra loro e con lo storico che abbiamo, mi sono accorto da subito che c’è un margine enorme sull’allenamento, rispetto a quando passano da allievi. Perciò dico che su strada, se si riconfermeranno i 2006, avremo una squadra molto forte, con gli inserimenti dei 2007. Su pista invece dobbiamo ricominciare. Se vengono ad allenarsi a Montichiari con continuità, perché quello è l’unico segreto, magari non faremo i tempi o i risultati di quest’anno, ma non ci arriviamo lontano.
Sai se nei Devo team consentiranno ai ragazzi di proseguire con la pista?
Il fatto che Fiorin sia stato inserito nel gruppo pista è un bel segnale di continuità. Sinceramente non so se Villa abbia preso contatto con le squadre in cui andranno gli altri. Non so se gli permetteranno di continuare, mentre magari Fiorin, che andrà alla Colpack, questo permesso ce l’ha. E’ un passaggio che mi manca. I cinque che avevo saranno under 23 per quattro anni, quindi sono un investimento. Li ho visti l’altro ieri e non sapevano ancora quasi nulla dei programmi della squadra. Di conseguenza credo che per sapere se continueranno con la stessa frequenza a fare pista bisognerà aspettare che vengano fuori i programmi.
Quando ricomincerete con gli allenamenti a Montichiari?
Mercoledì e giovedì di questa settimana ci saranno i primi incontri per avere le indicazioni sul programma che vorrei svolgere il prossimo anno. Poi la mia idea sarebbe quella di cominciare a Montichiari nella settimana dell’11 dicembre. A quel punto saremo lì per due pomeriggi alla settimana. Chi vuole può venire a farci visita…