Visma-Lease a Bike, obiettivo WorldTour 2026 per Belletta e Mattio

29.08.2024
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L’auspicio di Pietro Mattio di passare nella Visma-Lease a Bike WorldTour è lo stesso dello squadrone olandese. Lo stesso vale per Belletta. Per questo motivo ai due italiani del devo team è stato prolungato il contratto di un altro anno. In modo che nel 2025 proseguano nel cammino di crescita iniziato nella scorsa stagione e guadagnino la solidità che serve.

«Non tutti hanno lo stesso percorso – spiega Robbert De Groot, il responsabile tecnico della squadra – non tutti sono in grado di passare direttamente dagli juniores al WorldTour. E’ un fenomeno che abbiamo osservato anche noi, vedendo negli anni scorsi ragazzi del 2003 oppure 2004 fare direttamente il salto. Resta il dubbio di quanto fossero davvero pronti e l’incognita di quanto dureranno le loro carriere. Per cui oggi non è possibile fare previsioni. Si può ragionare invece su Pietro e Dario, crediamo di averli ben definiti».

Robbert De Groot è il responsabile tecnico del devo team olandese (foto Visma-Lease a Bike)
Robbert De Groot è il responsabile tecnico del devo team olandese (foto Visma-Lease a Bike)

Le differenze culturali

Mattio in fuga al Tour de l’Avenir negli stessi giorni in cui Belletta si è ritrovato al Lidl Deutschland Tour sono i due italiani della squadra. Oltre a loro, ma al piano superiore, c’è Edoardo Affini, che in questi giorni è alla Vuelta.

«In realtà – prosegue De Groot – i contatti fra loro sono esigui, perché non svolgono programmi compatibili. Potrebbero esserlo in futuro. Se c’è una cosa che posso dire sulla nostra squadra è che dopo un po’ che si lavora tutti allo stesso modo, con preparatori e nutrizionisti che propongono programmi coerenti, le differenze di nazionalità tendono a sparire. Restano come ricchezza culturale, ma l’obiettivo è fare di questi ragazzi dei corridori professionisti, a prescindere da quale sia la loro provenienza. Pietro ha avuto una partenza regolare di 2024, Dario un po’ meno e poi ha avuto l’incidente al Tour de Bretagne. E’ stato determinato a tornare e da quel momento la sua stagione ha avuto una svolta. Ha infilato una serie di piazzamenti molto interessanti, che ci hanno spinto a portarlo al Giro di Germania».

La Volta NXT Classic è stata la prima gara pro’ del 2024 per Mattio
La Volta NXT Classic è stata la prima gara pro’ del 2024 per Mattio

Non tutti possono vincere

La solidità di Mattio e la brillantezza di Belletta, gli facciamo notare, non hanno ancora portato a risultati personali di rilievo. Zero vittorie, avendo però lavorato tanto e spesso per far vincere i compagni.

«Non hanno ancora vinto – ammette De Groot – ma ci stanno provando e ci proveranno ancora e sempre di più. Non si può dire che Pietro al Tour de l’Avenir non sia andato in fuga. Ha fatto una corsa veramente solida. Stessa cosa per Dario in Germania (in apertura la fuga di 112 chilometri della seconda tappa, ndr). Ma non è detto che tutti debbano e possano vincere, ragioniamo su questo. Ci sono carriere che prevedono altro. Corridori molto rispettati anche se non vincono perché magari fanno vincere gli altri. Credo sia presto mettere etichette su ragazzi di vent’anni, anche perché sono in piena fase di sviluppo. Certamente, per il percorso che abbiamo individuato e che loro hanno condiviso, il 2025 sarà l’anno in cui avranno le potenzialità per emergere. Vincere non è mai facile, anche fra gli under 23».

Il devo team olandese è un crogiuolo di nazionalità amalgamate dallo stesso metodo di lavoro (foto Visma-Lease a Bike)
Il devo team olandese è un crogiuolo di nazionalità amalgamate dallo stesso metodo di lavoro (foto Visma-Lease a Bike)

La base negli juniores

Il tema iniziale interessa. I passaggi prematuri e le attenzioni su categorie giovanili che negli anni sono cambiate, se non nella quantità di certo nell’interpretazione. Quanto deve essere intensa l’attività negli juniores, come suggeriva la saggezza dei vecchi tecnici, se la categoria è ormai palesemente la porta di accesso al professionismo?

«E’ chiaro che già negli juniores – De Groot dice la sua – sia necessario saper lavorare seguendo un metodo che abbia seguito negli anni successivi. E’ chiaro che si debba saper mangiare nel modo giusto, sapendo anche che il vero… approfondimento si farà nei devo team. Quando ho cominciato 16 anni fa, sentivo dire spesso che in alcuni Paesi gli juniores venivano viziati con i migliori materiali, senza che però gli venissero insegnate le cose fondamentali dello stare in gruppo. Oggi mi pare che tutto questo non avvenga più. E’ chiaro che non tutti lavorino allo stesso modo. Per questo nella scelta dei ragazzi da inserire nel devo team, guardiamo anche alla loro storia. Da qui a dire che avranno carriere lunghissime oppure no, il passo è lungo. Siamo tutti nella stessa fase storica, capiremo insieme se il metodo attuale paga oppure no. Intanto però restiamo su Pietro e Dario. L’obiettivo condiviso è arrivare nel WorldTour nel 2026 quando avranno 22 anni. E per questo stiamo lavorando. Detto questo, non vengo per il Giro del Friuli, ma sarò in Italia per la Coppa San Daniele e per il Piccolo Lombardia, ci vediamo lì?».

Mattio: Avenir da protagonista e mondiale già in testa

28.08.2024
5 min
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Protagonista in ogni tappa, sempre all’attacco: Pietro Mattio è stato uno degli azzurri impegnati al Tour de l’Avenir, di cui Marino Amadori può andare più fiero. Il cittì ci aveva visto lungo evidentemente.

Lo ha portato in Francia nonostante il percorso non fosse proprio adatto alle sue caratteristiche. Tanta, forse troppa, salita per lui. Ma questo non è stato sufficiente a frenare l’entusiasmo di Pietro.

Il cuneese infatti non si è perso d’animo e per tutta risposta ha tirato fuori un numero ogni giorno, mettendosi spesso anche a disposizione del team. In questi giorni sta recuperando le fatiche francesi, ma a sentirlo il tono è già quello squillante di chi vuol tornare nella mischia.

Uno scatto che sintetizza bene il Tour dell’Avenir di Mattio (foto Tour Avenir)
Uno scatto che sintetizza bene il Tour dell’Avenir di Mattio (foto Tour Avenir)
Insomma Pietro, come dicevamo, hai fatto un gran bell’Avenir. Sei sempre stato protagonista.

L’obiettivo era un po’ quello: mettersi in mostra e visto il percorso anticipare i tempi, poiché in salita rispetto ad altri ho qualcosa in meno. Solo nella prima tappa abbiamo commesso un errore di valutazione. Sono andati via prima in tre e poi altri due. Vista la lunghezza e il tipo di percorso credevamo cedessero, invece erano freschi e sono arrivati.

Parlando con Amadori, ci spiegava che saresti dovuto entrare in scena soprattutto nelle prime due tappe, quelle altimetricamente meno dure, giusto?

Sapevamo che le prime due tappe non erano per noi dell’Italia. Giustamente, con il percorso che presentava l’Avenir, erano tutti scalatori puri tranne me. Le prime due tappe però si sono rivelate dure lo stesso per come si è andato forte. Nella prima, come detto, non siamo riusciti ad andare in fuga, ma nella seconda, che già era più impegnativa, ci siamo riscattati con la vittoria di Crescioli. Poi il programma in generale era di stare davanti, di tenere Florian Kajamini, che era il nostro leader, nelle migliori posizioni possibili. Una vera fuga per me pensavo di farla nella tappa di Condove.

Come mai?

Perché era un po’ più adatta a me e l’avevo cerchiata di rosso. E infatti ero anche riuscito ad andare via. Solo che in quella trentina di atleti riusciti a scappare c’erano dentro anche 5-6 uomini di classifica, tra cui Florian. A quel punto ho capito subito che sarebbe stata dura per me e così mi sono messo a completa disposizione di “Kaja”. Per fortuna quella tappa si è conclusa al meglio proprio con la sua vittoria.

Ma il giorno dopo sei tornato in fuga, pur sapendo del finale sul Colle delle Finestre, come mai?

In verità ero un po’ “deluso” dal giorno prima. Volevo fare qualcosa di più di un nono posto raccolto in tutto l’Avenir. E così, visto che era l’ultima tappa, ho giocato il tutto e per tutto. Ho pensato che se fossi arrivato all’imbocco del Finestre con un buon vantaggio, magari sarei riuscito a tenere, ma non ci hanno lasciato troppo spazio. E infatti ad 8 chilometri dall’arrivo mi sono visto passare da Torres. A quel punto mi sono messo l’anima in pace.

Il piemontese è stato l’ultimo ad arrendersi sul Colle delle Finestre. Una grande prova di coraggio (foto Instagram)
Il piemontese è stato l’ultimo ad arrendersi sul Colle delle Finestre. Una grande prova di coraggio (foto Instagram)
E come andava Torres? Ti ha impressionato?

Andava forte! Dopo otto giorni di corsa e dopo essere stato in fuga, tenere quel passo era davvero impossibile per me, tanto più dopo aver visto i tempi che ha fatto (ha demolito di quasi 2′ il record dei pro’, ndr). Saliva ad una velocità folle.

Che rapporto avevi tu e che rapporto pensi avesse lui?

Il Finestre è molto duro. Io salivo con il 39×30 o 33 a seconda dei punti. Torres credo più o meno uguale, solo che aveva una cadenza incredibile rispetto a me. Impressionante.

Dopo che ti ha ripreso come è andata?

Ho continuato del mio passo e quando all’ultimo chilometro mi ha ripreso il gruppetto con Kajamini e gli altri azzurri, ho provato a dare una mano. Ma ero stanco e non ho potuto fare molto.

Cosa ti lascia questo Avenir, Pietro?

Tanta, tanta esperienza. Il livello che c’era era talmente alto, che mi ha fatto capire meglio che corridore posso essere, dove sono e dove posso arrivare. Ma sono contento.

Il cittì Amadori a colloquio con Mattio al Giro Next. Le convocazioni per il mondiale dovrebbero arrivare dopo il Giro del Friuli
Il cittì Amadori a colloquio con Mattio al Giro Next. Le convocazioni per il mondiale dovrebbero arrivare dopo il Giro del Friuli
E dove puoi arrivare e che corridore sei?

Abbastanza lontano. Spero solo di passare nel team WorldTour, non dalla prossima stagione che farò ancora con la Visma-Lease a Bike Development, ma da quella successiva. E poi ho capito che con il livello che ho attualmente non posso competere per le grandi corse a tappe. In salita c’è chi ha qualcosa più di me. Ma su tappe mosse o anche dure anticipando un po’ ci sono. Insomma, sono un corridore completo con un buono spunto.

Ora come prosegue la tua stagione?

A breve farò il Giro del Friuli (4-7 settembre, ndr), dove correremo in appoggio a Nordhagen, e poi vedremo. Vedremo anche in base alla convocazione o meno per il mondiale, quello sarebbe il grande obiettivo. E poi sono in ballo tra la Parigi-Tours e il Piccolo Giro di Lombardia.

Dopo un Avenir così, facciamo fatica a pensare che Amadori non ti porti…

Spero di aver conquistato la sua fiducia. Il percorso del mondiale è adatto a me. Io darò il massimo per esserci.

Tra podio tricolore e Avenir: caro Mattio, come va?

03.07.2024
4 min
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Pietro Mattio era tra i più marcati all’ultimo campionato italiano U23. D’altra parte non poteva essere diversamente visto la maglia che indossa, cioè quella della Visma- Lease a Bike Development

Il giovane piemontese, classe 2004, alla fine è giunto terzo quel giorno. Abbiamo appena passato il giro di boa della stagione ed è un buon momento per tracciare un primo bilancio.

Il podio del tricolore U23: Edoardo Zamperini (primo), Nicola Rossi (secondo) e Pietro Mattio (terzo)
Il podio del tricolore U23: Edoardo Zamperini (primo), Nicola Rossi (secondo) e Pietro Mattio (terzo)
Terzo all’italiano, ma super temuto anche da Zamperini, il vincitore…

E’ un podio che mi aspettavo, anche se non sapevo proprio come potesse andare la gara. Ero partito per ottenere il massimo risultato, volevo indossare quella maglia prestigiosa, un simbolo di riconoscimento, un sogno. Non ci sono riuscito, ma ho lottato fino alla fine e poi ero da solo.

Esatto, tu correvi senza squadra…

Diffidavo di Zamperini e degli squadroni come Colpack, Zalf… Temevo mi mettessero in mezzo e così ho provato ad anticipare a portare via un gruppetto per isolarli come forza di squadra. All’inizio non ci sono riuscito, poi un po’ meglio. Eravamo una trentina e ho atteso la salita finale per attaccare. In quel frangente, anche grazie alla squadra, Zamperini è riuscito a risparmiare qualcosa e nel finale ne aveva di più.

Dicevamo all’inizio che con quella maglia non passi inosservato: come ci si sente?

In effetti ci fanno attenzione. Di certo fa piacere indossare una maglia della Visma, grazie anche ai fenomeni come Vingegaard e Van Aert che sono con noi. 

Il cuneese impegnato durante il Giro Next Gen
Il cuneese impegnato durante il Giro Next Gen
Pietro, cosa hai imparato in questi due anni con loro?

Davvero tanto, soprattutto per quel che riguarda la vita del corridore e ho firmato per un altro anno ancora. Ho imparato che le parole d’ordine sono costanza e dedizione. Sapevo che erano super preparati ma non così. Davvero ogni dettaglio, ogni aspetto della meccanica, della preparazione, dell’alimentazione sono curatissimi. Non si lascia nulla al caso.

Anche con voi del Devo team?

Direi di sì, perché alla fine i tecnici sono gli stessi che lavorano con i pro’. Abbiamo gli stessi preparatori, gli stessi massaggiatori, meccanici, direttori sportivi… siamo una squadra unica e sovente corriamo insieme. Io quest’anno ho fatto due corse con loro.

Vuoi ricordarci quali?

Due corse al Nord: una in Olanda a marzo e una a giugno in Belgio.

E invece come sta andando la tua stagione? Come la giudichi sin qui?

Direi che il bilancio è più che positivo. Come squadra abbiamo vinto in Croazia all’inizio dell’anno e lì sono stato decisivo come ultimo uomo per il nostro velocista. E io ho finito quinto nella generale in un’altra gara a tappe. Poi nella fase della primavera ho avuto degli alti e bassi e infatti alla Liegi U23, alla quale tenevo moltissimo, non sono andato come volevo, ma devo dire che sono stato anche un po’ malato in quel periodo. Molto meglio al Tour de Bretagne, dove il livello era alto. Lì ho chiuso undicesimo nella generale e al Gp des Nations ho vinto la maglia dei Gpm.

Al GP des Nations, corso per nazionali, Mattio ha vinto la maglia dei Gpm
Al GP des Nations, corso per nazionali, Mattio ha vinto la maglia dei Gpm
E poi c’è stato il Giro Next Gen

Lì siamo stati un po’ sfortunati. Abbiamo perso il nostro capitano e ci siamo dovuti reinventare il Giro. Fortunatamente all’ultima tappa siamo riusciti a vincere.

Sono già due anni che sei in questo team. Hai parlato di maglie di Gpm e di ultimo uomo per gli sprint: ma che corridore è Pietro Mattio?

Non lo so bene neanche io ancora. Penso di essere un corridore che tiene bene in salita e che è anche veloce per vincere gli sprint di un gruppetto. Ma sono tutto da scoprire.

Ora quali sono i tuoi programmi?

Adesso faremo un ritiro di metà stagione a Rogla, in Slovenia. Lì resterò per dieci giorni. Poi con la nazionale under 23 andrò in altura altri 25 giorni, 20 con loro e altri cinque da me,  per preparare bene il Tour de l’Avenir che ancora non so bene come correremo, anche perché bisogna vedere se ci sarà Pellizzari. Altrimenti credo che si correrà in appoggio a Pinarello o Kajamini. Io comunque farò quel che mi dirà Amadori.

Chiudiamo con una curiosità. Prima hai detto che siete una squadra sola. Ma vi è mai capitato di essere tutti insieme?

A volte. Nella festa di fine anno e in qualche altra rara occasione. Con i grandissimi ci siamo presentati, sono davvero tranquilli, semplici. Ho scambiato qualche parola in più con Sepp Kuss, ma devo dire che sono tutti simpatici.

A Forlimpopoli arriva la firma del giovane “calabrone” Brennan

16.06.2024
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FORLIMPOPOLI – Da lontano, dopo la linea d’arrivo, non si riescono a leggere facilmente i dettagli e le reazioni dei corridori. La volata è partita quando ancora si faticava a distinguere il gruppetto di testa. Matthew Brennan e Niklas Behrens fanno lo stesso gesto, un pugno nel vuoto. Solo dopo qualche secondo si capisce che il primo è per festeggiare la vittoria, mentre il secondo è di disappunto. L’inglese della Visma Lease a Bike Development, Brennan, ha messo nel sacco l’ultima occasione per portare a casa il bottino minimo per una squadra ambiziosa come quella olandese (foto LaPresse in apertura). 

All’ultimo respiro

Il più felice sembra però Pietro Mattio, compagno di squadra del vincitore, che lo ha portato a giocarsi la vittoria. 

«Dopo tanta sfortuna in questo Giro Next Gen – dice ancora a caldo – finalmente siamo riusciti a vincere. All’ultima tappa, un po’ in extremis ma va bene comunque. Già stamattina avevamo messo questa frazione nel mirino, volevamo provare qualcosa a tutti i costi. Un team come il nostro doveva provare a fare un risultato, anche parziale».

Il clima era rovente oggi in Emilia, Brennan ha pedalato con una borraccia fredda sul petto per rinfrescarsi (foto LaPresse)
Il clima era rovente, Brennan ha pedalato con una borraccia fredda sul petto per rinfrescarsi (foto LaPresse)

Ancora a tutta

L’asfalto scotta e brucia sotto le ruote dei corridori, la temperatura è talmente alta che si ha l’impressione che la gomma dei copertoni sia sciolga mischiandosi all’asfalto. Ultima tappa del Giro Next Gen che si è presentata come le altre, illeggibile e corsa a velocità folli. 

«Siamo partiti fortissimo – continua a raccontare Mattio – come sempre, ma oggi c’erano anche le fatiche dei giorni prima. La nostra tattica era quella di interpretare la corsa come una Classica del Nord, cosa che ci riesce bene. Ci siamo mossi subito e io sono riuscito a entrare nella fuga, per fortuna Brennan è rientrato insieme a un altro compagno di squadra. Alla fine eravamo ancora in due, così all’ultimo chilometro ho provato ad anticipare. Ero sicuro che Brennan sarebbe stato il più forte allo sprint, così una volta capito che non mi avrebbero lasciato spazio ho tirato per lui».

Jarno Widar e la Lotto Dstny Development hanno gestito la tappa e conquistato la maglia rosa (foto LaPresse)
Jarno Widar e la Lotto Dstny Development hanno gestito la tappa e conquistato la maglia rosa (foto LaPresse)

La firma di Brennan

Matthew Brennan ha scritto il suo nome nell’albo d’oro di questa corsa. Tutti i giovani più forti passano da qui, anzi giovanissimi. Lo dimostrano i quattro successi di tappa sugli otto disponibili di corridori classe 2005, ragazzi al primo anno della categoria under 23. 

«Siamo rimasti tranquilli – racconta Brennan – anche quando il gruppo da dietro si è messo a rincorrere. I miei compagni hanno spinto forte e mi hanno guidato benissimo. Ero concentrato per lo sprint e sono felice che sia andato bene. E’ la miglior conclusione del Giro Next Gen che potessimo sperare, soprattutto dopo i tanti problemi avuti. Alla quarta tappa abbiamo perso Nordhagen e Huising, quindi volevamo rifarci, risollevare il morale. Nei primi giorni è stato difficile trovare un nuovo inizio, ma piano piano abbiamo capito come muoverci. Questa vittoria ci dà tanta fiducia per il futuro, la stagione non finisce oggi».

Finito il primo anno alla Jumbo, ora Mattio alza il tiro

28.09.2023
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Racconta Pietro Mattio (immagine Fg Photos in apertura) che quando gli amatori lo vedono in allenamento, lo osservano con più attenzione del solito. Vedere un corridore della Jumbo-Visma, sia pure del Development Team, fa un certo effetto. Soprattutto dopo che la squadra olandese ha vinto il Giro, il Tour e la Vuelta. Lui sorride e risponde alle domande, ma intanto tira dritto, lungo questa prima stagione fra i gialloneri.

Se all’inizio era parso quasi intimorito per il grande passo, adesso trasmette un senso di sicurezza che fa bene al morale. Ricordiamo bene la foto scattata in un ritiro in Croazia, apertura del primo articolo su di lui, quando il giovane piemontese venne invitato per guardare più da vicino la struttura che di lì a poco lo avrebbe accolto. Era un bimbo sulla porta del paese dei balocchi. La stagione volge al termine. Ci saranno il Lombardia U23 e poi la Coppa San Daniele in Friuli, a capo di un anno con 32 giorni di gara, di cui 6 sono state corse a tappe. Miglior risultato il terzo posto alla Targa Crocifisso corsa in Puglia con la nazionale, in precedenza due settimi posti: ai campionati italiani e alla Slag om Woensdrecht, corsa olandese in cui quarto è arrivato il compagno Belletta.

E’ il 2022, ecco il primo contatto fra Pietro Mattio e la Jumbo-Visma
E’ il 2022, ecco il primo contatto fra Pietro Mattio e la Jumbo-Visma
Come sta andando questa prima stagione olandese?

Soddisfatto, senza dubbio. L’organizzazione dietro è tanta, non ci fanno mancare nulla. E sono soddisfatto anche delle mie prestazioni. Penso di essere cresciuto tanto e questo era l’obiettivo principale di quest’anno. Senza avere grosse pressioni addosso, cercando di migliorare il più possibile. Per il resto tutto bene.

All’inizio eri un po’ timoroso, ora hai trovato la tua dimensione?

Un po’ di timore c’è sempre quando cambi squadra. In più andavo nel team più forte al mondo, ero curioso di sapere cosa facessero e come. Invece ho trovato una squadra normalissima, che sicuro non lascia nulla al caso. E’ questo il loro punto forte, perché curano tutto nei minimi dettagli ed è quello che probabilmente fa la differenza rispetto agli altri.

I grandi hanno vinto Giro, Tour e Vuelta: che effetto fa allenarsi vestito come loro?

Attira gli sguardi dei ciclisti della zona, anche perché ormai mi conoscono. Ho gli occhi puntati e questo fa sicuramente molto piacere. Mi fanno domande. Gli amatori diventano matti per queste cose, perché alla fine cerchiamo di dare spettacolo e in effetti ci riusciamo.

Pietro Mattio è approdato quest’anno alla Jumbo Visma Development. E’ nato a Cuneo nel 2004
Pietro Mattio è approdato quest’anno alla Jumbo Visma Development. E’ nato a Cuneo nel 2004
Come è andato il salto di categoria?

Mi aspettavo di sentirlo di più. Invece con i nuovi strumenti che hanno, si riesce ad allenarsi veramente bene. Sono riuscito a raggiungere subito un livello che mi permettesse almeno di provare a fare la mia corsa. All’inizio faticavo di più, anche perché non era semplice conciliare allenamento e scuola, ma da quando ho fatto la maturità, sono riuscito ad allenarmi con più costanza, mettendo sicuramente un po’ più di ore nelle gambe. E gli effetti si sono visti. Sono riuscito a centrare il primo podio nella seconda parte di stagione, mentre prima era venuta una top 10 in una gara olandese, anche quella nazionale non internazionale. Sono arrivato settimo ai campionati italiani, quindi sono abbastanza soddisfatto.

In cosa è cambiata maggiormente la preparazione?

Sicuro per il numero di ore. Da junior a U23 cambia abbastanza, perché si allungano anche le corse. Per fortuna ho avuto la possibilità di correre con i professionisti. I chilometri sono tanti e in certe giornate la qualità dell’allenamento è molto alta. Più che altro, ho visto che nella Jumbo prediligono la qualità alla quantità, che è meglio per il recupero. Non devi stare tutti i giorni sulla bici per 5-6 ore, a volte ne bastano 2-3 e fa davvero la differenza.

Ti capita di parlare di questi argomenti con under 23 che corrono in Italia?

Mi è capitato perché un amico corre in Italia e praticamente ci alleniamo quasi tutti i giorni insieme. All’inizio ho notato veramente la differenza, poi anche lui ha cambiato abitudini, non so se grazie a me oppure al suo preparatore. Prima faceva sempre tanto, ora ha un po’ ridotto i volumi e secondo me è migliorato tanto anche lui.

Al Circuit des Ardennes, seconda corsa a tappe, facendo i conti con spirito con le dure cotes della Liegi
Al Circuit des Ardennes, seconda corsa a tappe, facendo i conti con spirito con le dure cotes della Liegi
Anche voi del Devo Team siete seguiti per l’alimentazione? 

Non abbiamo ancora tabelle alimentari, quanto piuttosto un progetto che punta allo sviluppo regolare. Non tutto e subito, ma intanto lavoriamo con il Food Coach. Il primo anno vengono insegnate le basi, ora pian pianino abbiamo iniziato a introdurre i pasti pesati o degli spuntini pesati per poi arrivare, credo già dal prossimo anno, ad avere tutto controllato, pesare tutto e iniziare a scrivere sull’App in cui ogni giorno si deve appuntare ciò che si mangia.

Ora che parti da una base più solida, che tipo di inverno ti aspetti?

Parto avvantaggiato rispetto al 2022, ma penso che sarà molto simile all’ultimo. Di sicuro farò qualcosina di più, perché l’anno scorso avevo la scuola, quest’anno invece sono più libero. I ritiri saranno gli stessi, molto probabilmente. Quindi andremo a dicembre in Norvegia a fare sci di fondo. Qualcuno potrebbe ironizzare, poi vai e capisci che il fondo è uno sport di fatica forse anche più del ciclismo. E ti accorgi che vai più forte di quando sei partito, com’è possibile?

Tu sapevi sciare, oppure hai imparato per necessità?

Per fortuna sapevo già farlo e questo mi ha aiutato da subito, però non è un problema, anche se non sai sciare, perché nei primi giorni ti insegnano. Se poi non usciamo, facciamo anche palestra, corsa e sport alternativi che aiutano il fisico.

Il calendario di Mattio ha visto 6 corse a tappe e parecchie classiche: qui alla Fleche Ardennaise (21°)
Il calendario di Mattio ha visto 6 corse a tappe e parecchie classiche: qui alla Fleche Ardennaise (21°)
Quanta voglia avresti di passare professionista?

Questo era un anno di transizione, non mi aspettavo grossi risultati, perché comunque era tutto nuovo. Squadra nuova, categoria nuova, tante gare internazionali, quindi anche il livello si è alzato molto, quindi non volevo pressione. Dal prossimo anno, il secondo da U23, ci proviamo con più cattiveria e speriamo magari di poter già firmare per gli anni successivi.

Se guardi il ragazzino di quella foto in Croazia e ti rivedi dopo un anno, cosa pensi?

Sicuro da quel giorno è passato più di un anno. Vestire la maglia della Jumbo lo vedo come motivo di orgoglio, una cosa che non tutti possono fare. E quindi, cavolo, sono proprio orgoglioso di quello che sono riuscito a fare finora.

Mattio in libera uscita, una domenica tornando alla mtb

28.03.2023
5 min
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Alla partenza della Granfondo del Muretto di Alassio, una delle classiche del calendario d’inizio stagione per la mtb, c’era una maglia gialla e nera, inconfondibile. La scritta Jumbo-Visma, quella che Van Aert, Roglic e Vingegaard stanno portando trionfante sotto una marea di traguardi del WorldTour. A indossarla con orgoglio, Pietro Mattio, uno dei due giovani talenti (l’altro è Dario Igor Belletta) che lo squadrone olandese ha precettato lo scorso anno inserendoli nel proprio Development Team.

La presenza di Mattio non è una sorpresa di per sé, il piemontese proviene proprio dalla mtb e fino allo scorso anno abbinava con profitto le due discipline, vestendo in entrambe la maglia della nazionale. Poi però aveva fatto una scelta, privilegiando la strada e sulle ruote grasse non si era visto più. Fino a domenica scorsa.

«Ho pensato – racconta Mattio – che per allenamento alla domenica potevo fare qualcosa di diverso. Venivo da una corsa a tappe ed ero in fase di recupero, ma con gambe molto buone. La squadra per marzo non prevede altri impegni per me, così ho pensato di inserire questa gara per avere uno stimolo agonistico».

Mattio al traguardo di Alassio. Ha chiuso 20°, a 10’56” dal vincitore Gioele De Cosmo (Gammafoto)
Mattio al traguardo di Alassio. Ha chiuso 20°, a 10’56” dal vincitore Gioele De Cosmo (Gammafoto)
Il team quindi non è contrario a uscite in altre discipline?

No, chiaramente ho comunicato la mia intenzione e non c’è stata alcuna contrarietà. Hanno dato libertà per qualche sortita a me come a Belletta per la sua attività su pista, ma non ci siamo solo noi. Nel team maggiore ad esempio c’è Milan Vader è che uno dei migliori biker olandesi e punta a partecipare a Parigi 2024, poi dell’attività di Van Aert nel ciclocross tutti sanno tutto…

Come ti stai trovando nel team?

Molto bene, più che una squadra è una famiglia. E’ un po’ ormai che giro con loro e mi accorgo che siamo coccolati, forse perché siamo i più giovani e vogliono introdurci poco a poco. Gestiscono davvero tutto come per il team maggiore, d’altro canto molti coach sono gli stessi che fanno la spola fra le due squadre.

Mattio, 19 anni a giugno, ha un contratto per 2 anni. Finora su strada ha corso 6 giorni in Croazia
Mattio, 19 anni a giugno, ha un contratto per 2 anni. Finora su strada ha corso 6 giorni in Croazia
Una cosa che si notava del vostro team WorldTour è la tendenza a controllare sempre la corsa. Fate così anche voi?

Direi proprio di sì, come avviene per la squadra maggiore. Ci insegnano a stare davanti il più possibile, a tenere sempre la gara sotto controllo. La nostra è una squadra costruita principalmente per le corse a tappe, quindi l’imperativo è impedire che ci siano azioni che sconvolgano i piani, che si perdano minuti stupidamente. Io infatti ho imparato a stare sempre fra i primi del gruppo, il che significa essere sempre concentrato.

Come ti sei trovato domenica ad Alassio?

Erano tre mesi che non affrontavo una gara di Mtb, l’avevo usata solo per uscire dalla routine della strada, facendo uscite di massimo un’ora. Ho visto che all’inizio soprattutto avevo perso un po’ la mano dal punto di vista tecnico. Inoltre c’è da dire che il giorno prima avevo sostenuto una seduta di allenamento abbastanza importante, quindi all’inizio ho faticato, poi gli altri non è che andassero piano, anzi…

Mattio Verona 2022
La vittoria di Mattio nella Verona Mtb International dello scorso anno
Mattio Verona 2022
La vittoria di Mattio nella Verona Mtb International dello scorso 27 anno
Avversari e pubblico ti hanno detto qualcosa a proposito della maglia che indossavi?

Effettivamente mi sono accorto che molti mi guardavano, qualcuno mi ha riconosciuto, ho sentito lungo il tracciato anche gente che faceva il tifo per me. Io comunque posso dire che la corsa l’ho interpretata in maniera seria.

Pensi di farne altre?

Vedremo in base al calendario ma credo proprio di sì, nei periodi di stacco vorrei fare qualche altra prova, sono sicuro che andrei ancora meglio. In squadra sono favorevoli, se non interferisce con la preparazione e le gare su strada né con lo studio.

A proposito, tu quest’anno hai gli esami…

Infatti e la cosa influisce non poco sulla mia attività. Con la squadra si è deciso un programma abbastanza soft fino a giugno-luglio, vogliono lasciarmi tranquillo e ci tengono che mi concentri sullo studio. Nel programma ho una corsa a tappe intorno a Pasqua, poi un paio di classiche a maggio e un’altra corsa a tappe a giugno. Sicuramente nella seconda parte l’attività sarà intensificata, ma a quel punto avrò la mente più libera.

Pietro Mattio è passato quest’anno allo Jumbo-Visma Development Team: 15 atleti da 8 diverse nazionalità
Pietro Mattio è passato quest’anno allo Jumbo-Visma Development Team: 15 atleti da 8 diverse nazionalità
Finora hai notato cambiamenti in te stesso dopo questi primi mesi alla Jumbo-Visma?

Sì, soprattutto sul motore. Non è solo questione di età, si vede che la preparazione e soprattutto il modo di interpretare il mestiere stanno influendo su di me. I carichi di lavoro sono aumentati, sicuramente è diverso rispetto a quel che vedo per altri under 23. I miglioramenti ci sono, spero che presto portino anche risultati.

Che cosa ti aspetti ora?

Se mi chiedete qualche gara non ne posso citare nessuna, perché quest’anno penso solo a migliorare e continuare ad apprendere. Di obiettivi se ne parlerà il prossimo anno, ora è troppo presto, sono concentrato su quel che mi aspetta, so che devo imparare da ogni punto di vista, in bici e sui banchi…

Mattio e i primi mesi nell’universo Jumbo-Visma

23.02.2023
5 min
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Pietro Mattio ha la voce di chi ha appena visto un trucco di magia e ancora deve spiegarsi bene cosa sia successo. Il ragazzino piemontese è passato dalla Vigor Cycling al team development della Jumbo-Visma. Un primo ma importante passo nella sua crescita da corridore e anche da uomo. Non è l’unico italiano del team, oltre a lui c’è Dario Igor Belletta

«Sono stati mesi completamente diversi dal solito – esordisce il cuneese – arrivavo da una piccola squadra di paese dove conoscevo tutti. Ora sono in un team enorme dove tutto è curato nei minimi particolari ed il mio unico pensiero è andare in bici».

Da junior Mattio ha corso al Team Cycling Vigor: qui alla Roubaix in maglia azzurra (foto Instagram)
Da junior Mattio ha corso al Team Cycling Vigor: qui alla Roubaix in maglia azzurra (foto Instagram)

Primi mesi diversi

E’ con curiosità che guardiamo insieme a Mattio alla sua nuova avventura. Le cose sono cambiate molto, ma gradualmente, così da permettere ai nuovi arrivati come lui di trovare il proprio ritmo. 

«La prima volta che sono venuto in Olanda – spiega – è stato ad ottobre ed ho iniziato a conoscere tutto lo staff. Avevo già incrociato alcuni di loro al mio stage di luglio in Slovenia, un primo e piccolo assaggio di quello che avrei fatto. Gli allenamenti, in questi primi mesi, sono stati differenti: più blandi e con poca bici».

Il piemontese ha avuto modo di partecipare ad un ritiro della Jumbo Visma development nel luglio del 2022
Il piemontese ha avuto modo di partecipare ad un ritiro del team olandese nel luglio del 2022
Vi siete incontrati anche successivamente?

Abbiamo fatto un secondo ritiro, quello di gennaio in Spagna, insieme a noi c’erano anche i corridori del team WorldTour. Alloggiavamo nello stesso hotel, ma li abbiamo visti poco, gli ultimi giorni alcuni sono partiti per le prime corse mentre altri sono rimasti con noi. E’ stato bello, perché con meno stress erano più liberi ed abbiamo parlato tanto, ho visto cosa vuol dire avere un progetto di crescita. I ragazzi che erano rimasti con noi sono passati dal team development, ho avuto la sensazione di continuità.

Quando avete iniziato a spingere un po’ di più?

Nel secondo ritiro, a febbraio dove eravamo solo noi ragazzi del team development. 

Il modo di lavorare è cambiato tanto?

Sì, senza dubbio. Ho messo nelle gambe allenamenti completamente diversi, con tanti chilometri, cosa che prima non avevo mai fatto. L’organizzazione è impressionante, ogni mattina arrivava una mail con il programma da svolgere, è tutto perfetto. 

Per Mattio l’ambientamento nella nuova squadra non è stato complicato (foto Jumbo Visma)
Per Mattio l’ambientamento nella nuova squadra non è stato complicato (foto Jumbo Visma)
Che metodi differenti hai trovato?

Si esce e si fanno tanti lavori specifici, in Italia ho sempre svolto molti allenamenti al medio, qui pochissimi. Si curano più la soglia ed il VO2Max. Il passaggio a questo nuovo modo di allenarmi è stato graduale. 

Quanti giorni siete rimasti nel ritiro a febbraio?

Una decina, c’è stato abbastanza tempo per provare un po’ tutto, anche se i ragazzi più grandi hanno già distanze superiori nelle gambe. Gli allenamenti spaziavano tanto: dalle volate, alle simulazioni gara e abbiamo preso anche la bici da cronometro. 

Che effetto ti ha fatto avere accanto compagni da tutto il mondo, o quasi?

Mi ha dato un senso di internazionalità incredibile. All’inizio ho fatto fatica a comunicare con loro perché l’inglese lo parlo poco. Pian piano sono migliorato, anche grazie alla presenza di Dario (Belletta, ndr) che è più bravo di me. 

Siete tutti allo stesso livello?

Non saprei. Sicuramente posso dire che loro vanno davvero forte, c’è da lavorare tanto per raggiungere quel livello. Domani (oggi, ndr) tre dei nostri compagni sono al Gran Camino: Boven, Staune-Mittet e Van Belle. Chiederò loro com’è il professionismo, faranno da talpe e spieranno il mondo dei grandi. 

Nuovi compagni e rapporti da costruire, il ritiro di gennaio è servito anche per conoscersi (foto Jumbo Visma)
Nuovi compagni e rapporti da costruire, il ritiro di gennaio è servito anche per conoscersi (foto Jumbo Visma)
Per la bici nuova come vi siete organizzati?

All’inizio ci hanno lasciato le misure che avevamo sulle bici vecchie. Poi con l’arrivo delle nuove scarpe abbiamo fatto un bike fit ed aggiornato la posizione, trovandone una migliore (in apertura il bike fitting, foto Jumbo Visma). Lo stesso con la bici da crono. 

L’avevi già usata in precedenza?

Davvero poco, ho fatto solo due gare a cronometro e la posizione era un po’ così, alla buona. Ora la sto usando tanto, anche in ritiro l’ho già presa quattro o cinque volte e dal prossimo mese me la spediranno a casa. 

Com’è allenarsi a cronometro?

Una bella novità. E’ molto differente, è una gara diversa dove non hai molta tattica, solo il fiatone a scandire i ritmi. 

Nuovi metodi di allenamento, più qualità e meno quantità (foto Jumbo Visma)
Nuovi metodi di allenamento, più qualità e meno quantità (foto Jumbo Visma)
E con i rapporti liberi?

Avevo già iniziato ad usarli l’anno scorso per adattarmi alla nuova categoria. Anche se, devo essere sincero, ho fatto un po’ di fatica a tirare i rapporti lunghi, soprattutto i primi giorni. 

Il calendario lo avete già stabilito?

Correrò la prima gara in Croazia, l’uno marzo: l’Umag Trophy. Poi il cinque marzo, sempre in Croazia il Porac Trophy. 

E l’esordio in Italia?

A fine settembre al Giro del Friuli. La squadra aveva pensato di farmi correre il Recioto ed il Belvedere, ma alla fine hanno preferito farmi fare più corse a tappe. Ne correrò tre da marzo a giugno e poi sotto con la maturità.

Cosa sanno alla Jumbo-Visma di Belletta, di Mattio e dell’Italia?

27.08.2022
5 min
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Avevamo sentito per la prima volta Robbert De Groot, responsabile della Jumbo-Visma Development, dopo il podio di Vingegaard lo scorso anno al Tour. Questa volta l’interesse è dato dall’arrivo di Belletta e Mattio e il parlare che se ne è fatto in Italia, soprattutto fra gli operatori del settore. Che cosa offrono in Olanda più che in Italia? E’ vero valore aggiunto, si chiedeva ieri Ivan Basso, oppure una grande infatuazione?

Così siamo tornati dal tecnico olandese cercando di capire il perché della scelta, il modo in cui lavoreranno con i due ragazzi e quale idea si sia fatto del ciclismo giovanile italiano.

Cominciamo dal loro arrivo?

Abbiamo contatti con diverse agenzie che lavorano in ambito internazionale. Di Mattio, l’ultimo arrivato, abbiamo parlato a dicembre con Alessandro Mazzurana e la firma del contratto è arrivata a luglio. Prima lo abbiamo invitato con noi in Slovenia, per allenarsi, parlare, conoscerci. L’Italia ci piace, la storia del vostro ciclismo è importante. E poi ci sono tanti talenti, mentre a noi piace esplorare e allargare i confini dello scouting.

Invece Belletta?

Ho sempre avuto buoni contatti con Manuel Quinziato, anche per altri casi. E’ però un fatto che non tutti i ragazzi vogliono lasciare l’Italia. Dario (Belletta, ndr) ha accettato di farlo e penso che possa ben inserirsi nel nostro gruppo e nella nostra filosofia.

Vingegaard è il prodotto dell’organizzazione del team olandese (foto Jumbo-Visma)
Vingegaard è il prodotto dell’organizzazione del team olandese (foto Jumbo-Visma)
Eppure è la prima volta che cercate corridori italiani.

Non abbiamo mai dubitato che ci siano talenti anche nel resto d’Europa, quindi anche in Italia. Inoltre l’Italia è importante anche per il nostro sponsor Jumbo (grande catena olandese di supermercati, ndr). Vogliamo che sia un successo su entrambi i fronti

Quale idea vi siete fatti di Belletta?

La prima cosa che abbiamo notato è che è alto rispetto allo standard dei corridori italiani. Inoltre ha una fantastica esperienza su pista. Crediamo che abbia un ottimo potenziale per le corse del Nord, non tanto per quelle a tappe. Per ora le grandi montagne non sembrano alla sua portata. Inoltre possiamo lavorare nella crono, che finora ha coltivato poco, ma è logico, essendo ancora uno junior.

Ci spieghi la vostra filosofia?

E’ abbastanza semplice. Il nostro obiettivo non è vincere oggi e neppure domani, ma vedere dove possono arrivare quando saranno formati. E se un corridore mostra cosa sa fare nelle corse italiane, che sono notoriamente dure, vuol dire che è forte.

I ritiri sono uno dei momenti più importanti nella stagione della squadra (foto Jumbo-Visma)
I ritiri sono uno dei momenti più importanti nella stagione della squadra (foto Jumbo-Visma)
Belletta ha partecipato a ritiri come Mattio?

No, abbiamo provato, ma aveva impegni in pista con la nazionale. Abbiamo fatto due interviste online. Abbiamo analizzato i suoi dati.

L’opinione su Mattio?

Pietro non ha alle spalle molti allenamenti strutturati, ha lavorato poco, eppure ha già dato dei buoni segnali. E’ una persona e un atleta interessante. Ha iniziato a studiare inglese, per cui la comunicazione va già meglio. E’ un corridore diverso da Belletta, forse è anche meno conosciuto a livello internazionale e questo è un bene. Ha i numeri per essere un corridore di successo. Anche Vingegaard non lo conosceva nessuno e non ha avuto grossi risultati da junior. Pietro può fare tutto, ha un raggio di azione molto ampio.

L’Academy è una delle fasi in cui il team seleziona i talenti (foto Jumbo-Visma)
L’Academy è una delle fasi in cui il team seleziona i talenti (foto Jumbo-Visma)
Sport e scuola, come vi regolate?

E’ importante che i ragazzi abbiano una base culturale solida. Dario è andato un anno avanti, quindi ha già fatto la maturità. Pietro va ancora a scuola e si troverà nella stessa situazione dei coetanei olandesi. Programmeremo le corse e la presenza nei ritiri in funzione dei suoi impegni scolastici.

Quanti ritiri farete con la Development?

A novembre ci vedremo per due giorni in Olanda. A dicembre, 12 giorni in Norvegia per fare sci di fondo: un ritiro importante per definire i programmi, creare lo spirito di squadra e fare gruppo. Prima di Natale si farà la presentazione con tutti i team, quindi anche le due WorldTour. A gennaio 10-14 giorni in Spagna e lo stesso a febbraio, per dare modo a tutti di partecipare. Inizieremo a correre il primo weekend di marzo. Fino a dicembre li lasceremo tranquilli. Dario dovrebbe fare i mondiali e poi non so se correrà fino a ottobre. Poi però dovrà riposare per almeno due settimane.

Oltre a Belletta e Mattio, in arrivo dagli juniores Menno Huising e Jelle Boonstra (foto Jumbo-Visma)
Oltre a Belletta e Mattio, in arrivo dagli juniores Menno Huising e Jelle Boonstra (foto Jumbo-Visma)
Che idea ti sei fatto degli juniores in Italia?

Sto cercando di capire il ciclismo italiano, come sono organizzate le stagioni, il calendario. Le organizzazioni regionali e tante squadre diverse. Quella di Mattio è molto piccola, quella di Bortolami in cui corre Belletta è molto grande. Qual è il ruolo del commissario tecnico? Mi piacerebbe correre di più in Italia, perché le corse sono dure.

Come si lavora secondo te sugli juniores?

Ogni cosa dovrebbe riguardare educazione e allenamento. Dovrebbe esserci lo stesso sistema in ogni Paese. E soprattutto, vincere non dovrebbe essere l’obiettivo principale.

Mattio alla Jumbo Visma, ecco come è andata

23.08.2022
5 min
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Silvio Mattio, padre di Pietro azzurro juniores, ha firmato la procura con un’agenzia tedesca prima che suo figlio diventasse maggiorenne e decidesse di diventare U23 con la Jumbo Visma Development.

«Devo dire – ammette – che la parola procuratore ci faceva paura. Mio figlio Giosuè, che ha smesso di correre per dedicarsi allo studio, aveva vinto più corse del fratello, eppure nessuno lo aveva cercato. Il ciclismo sta cambiando. Per Pietro si sono mossi agenti anche più blasonati, ma abbiamo dato fiducia ad Alessandro Mazzurana che lavora per la tedesca Team Vision, perché è arrivato per primo e ci ha dato l’opportunità di entrare in contatto con squadre importanti. Però mi faceva strano pensare a un ragazzo di 17 anni con il procuratore. Per questo nei giorni scorsi, approfittando delle ferie in Trentino, siamo stati a cena con lui a Merano. Gli ho chiesto perché si stia sbattendo tanto a costo zero…».

Mattio è arrivato con le sue forze alla Jumbo Visma Development, notato in Francia nel 2021
Mattio è arrivato con le sue forze alla Jumbo Visma Development, notato in Francia nel 2021

Inizia un singolare viaggio nell’esperienza di questa famiglia cuneese legata al ciclismo con corda doppia. I due figli maggiori Lorenzo e Giosuè sono stati corridori. Silvio invece vende bici e sorridendo ammette di avere anche le Cervélo su cui correrà il figlio. Come c’è arrivato dunque il Team Vision, agenzia di procuratori tedesca, al giovane Pietro? Il racconto prosegue.

Che cosa ha risposto Mazzurana?

Mi ha detto che per loro è un investimento in previsione di quello che potrà essere.

Ha firmato lei la prima procura?

Sì, anche se non serve a niente finché il ragazzo è minorenne. Era un foglio con scritto che loro si sarebbero impegnati a trovare squadra e che al di sopra di un certo ingaggio avrebbero percepito una percentuale che nel tempo sarebbe andata a calare. A giugno poi Pietro è diventato maggiorenne e la firma l’ha messa lui.

Lo hanno cercato in tanti, ma i tedeschi sono arrivati prima: come mai?

Fortuna e numeri, dai quali non si prescinde. Nel 2021 fece quarto alla Classique des Alpes Juniors, vinta da Uijtdebroeks davanti a Luhrs e Lenny Martinez. Lo ha visto un talent scout belga che lo ha segnalato a Team Vision e l’agenzia ha messo su di lui Alessandro Mazzurana, che ha iniziato a seguirlo e monitorarlo. Gli altri sono arrivati dopo.

Dopo essere stato seguito da Lanfranchi nel 2021, quest’anno il diesse di Mattio è Cirlincione
Dopo essere stato seguito da Lanfranchi nel 2021, quest’anno il diesse di Mattio è Cirlincione
Una dimostrazione di attenzione…

Ci è piaciuto il fatto che Pietro si sia conquistato tutto da solo. Una cosa la sa bene: non pagheremo mai per farlo correre. Adesso dovrà diplomarsi al Liceo Scientifico, poi non so se vorrà continuare a studiare. Ma io ho un’azienda, sua madre Nadia ha un’azienda di serramenti. Se il ciclismo non dovesse andare, potrà trovarsi un lavoro. Non è obbligatorio diventare corridori. E anche se io credo che sia un campione, come magari pensano tutti i genitori, so benissimo che non sarà facile.

Intanto vivrà una bella esperienza in Olanda…

Pietro è sempre andato bene, ma abbiamo scelto di restare nella Vigor, la squadra del paese, con un direttore sportivo come Cirlincione che gli vuole un gran bene e che dobbiamo ringraziare. L‘esperienza all’estero lo arricchirà. Suo fratello ha smesso di correre e dopo il biennio al Politecnico di Torino sta facendo la Magistrale all’estero. Pietro fa lo Scientifico, anche abbastanza bene. Quando ci abbiamo parlato in una videocall, Robbert De Groot, manager della Jumbo Visma Development, non ha mai detto mezza parola sul fatto che la scuola sia meno importante. Per cui, a parte 3-4 ritiri cui vorrebbero che partecipasse, per il resto potrà studiare a casa. Saranno sei mesi impegnativi fino alla maturità. Però ricordo bene i discorsi della squadra in cui andò Giosuè, in cui dello studio non importava niente a nessuno.

L’idea è quella di un progetto a lungo termine…

Ci è stato descritto in questi termini. Intanto a giugno Pietro ha partecipato a un ritiro in Slovenia ed è tornato con la sensazione di una squadra che vuole vincere il Tour e non 60 corse con gli under 23. Non c’è la conta delle vittorie a fine stagione e i risultati della WorldTour confermano quali siano i veri obiettivi. Pietro è sempre lì. Non vince tanto, ma grazie alla nazionale ha fatto una bella attività, ad esempio alla Roubaix e alla Gand-Wevelgem. Imparerà bene l’inglese e anche ad arrangiarsi. Purtroppo in Slovenia è caduto e si è rotto l’omero, ha ripreso da poco. Ma anche tornare a casa senza la mamma ed il papà, con la bici e una spalla rotta, è stato una prova di maturità.

Da luglio si diventerà 100 per cento… olandesi?

Starà molto più lassù, nelle casette in cui vivono tutti insieme. E’ stato bello avere squadre importanti che lo cercavano, ci ha fatto onore. Nessun altro però gli ha offerto un programma, gli altri prospettavano soprattutto risultati.

Nel bagaglio di Mattio c’è anche la mountain bike. Suo fratello Lorenzo ha corso nell’enduro
Nel bagaglio di Mattio c’è anche la mountain bike. Suo fratello Lorenzo ha corso nell’enduro
Un fatto di prospettive?

Vedo la scelta come l’occasione per imparare il mestiere. Correrà con i suoi coetanei e anche un domani in cui non dovesse restare alla Jumbo Visma, avrà nel curriculum questi due anni di formazione. Ed è stato bello arrivarci dalla Vigor, una squadra di paese, che però ha tirato fuori dei bei corridori. L’altro giorno è stata scritta una cosa giusta…

Cosa?

Che in Italia uno come Roglic, ma anche Evenepoel che arrivava dal calcio, non potrebbero mai cominciare a correre. Le squadre guardano i risultati su ciclismo.info e non vanno oltre. Pietro ha avuto le gambe per fare quarto in quella corsa di Francia e la fortuna di essere notato. C’è poco da fare, nella vita il fattore C, la fortuna, serve sempre…