Spettacolo, emozioni, favola. C’è tutto questo nel gran finale di Madrid della 78ª Vuelta a Espana. L’americano Sepp Kuss, vince il terzo grande Giro della stagione. E lo fa un po’ – parecchio a dire il vero – a sorpresa.
E mentre la Jumbo-Visma si unisce di nuovo in parata attorno al suo gregario/capitano, ammesso sia ancora giusto chiamarlo così, in testa al gruppo vince Kaden Groves. Sul podio è andata poi in scena la seconda tripletta del team olandese, con Roglic e Vingegaard ai lati di Kuss.
Spettacolo
Ma andiamo con ordine. Lo spettacolo è quello della tappa di oggi. Altro che passerella! Se le sono date eccome.
Ad un certo punto attacca Remco Evenepoel. Quasi si pensa ad uno scherzo, tipo Pogacar al Tour verso Parigi… invece il suo affondo è vero. E forse qualcuno lo sa. Poco dopo gli piombano addosso anche Filippo Ganna e lo stesso Groves.
Ecco dunque prendere corpo una delle tappe più emozionanti dell’anno. E’ come se l’inseguimento su pista, tanto caro a Ganna, sia stato traslato su strada, con un sestetto a scappare e il gruppo ad inseguire. E sì che si era anche in circuito. Poi valli a riprendere Pippo e Remco: il primo e secondo della crono iridata.
Dietro tira chiunque. Eppure non li prendono. O meglio li prendono sull’arrivo, ma restano comunque davanti. L’epilogo lo conosciamo: primo Groves, secondo Ganna.
Dainese ce lo aveva detto prima del via da Barcellona: «Groves sarà il velocista faro della Vuelta». E così è stato. E’ stato un gatto a seguire Evenepoel, anche perché c’era il rischio che il campione della Soudal-Quick Step gli portasse via la maglia a punti. Remco poteva prendersi sia il traguardo volante che l’arrivo. Era difficile, ma la matematica non lo condannava.
E poi c’è il corridore della Ineos-Grenadier. Ganna ha portato a casa tre secondi posti e una vittoria (a crono). Questo suo attaccare e gettarsi nelle volate è un bel segnale in vista del campionato europeo di domenica prossima.
Mentre Evenepoel quasi, quasi si è dimostrato più simpatico e amabile dopo la debacle del Tourmalet che nel resto della sua giovane carriera. Potente, divertente, coraggioso, imprevedibile. Tutti contenti.
Emozioni
Infine ci sono loro: i Jumbo-Visma. Discussi, sospettati, ammirati… forse anche invidiati. Con loro torniamo alle emozioni di 24 ore prima. All’abbraccio sull’arrivo di Gaudarrama. Vingegaard e Roglic, maglia gialla e maglia rosa, che onorano la maglia rossa, appunto Kuss. Quella maglia che spettava ad uno di loro due ma che simboleggia la vittoria di squadra. Perché Sepp Kuss rappresenta la squadra.
Per tutta la Vuelta hanno controllato. Padroni della situazione. Quasi dittatori, in senso sportivo s’intende, dopo il crollo di Evenepoel. Magari con l’ex iridato ancora in corsa per la generale avremmo scritto di un’altra storia.
Kuss ha vinto la sesta tappa sull’Observatorio Astrofísico de Javalambre e ha preso la maglia roja due giorni dopo. Non l’ha più mollata. «La perderà a crono», si diceva. «Sul Tourmalet mollerà», si diceva. «Dopo Giro e Tour è troppo stanco per tenere anche nella terza settimana della Vuelta», si diceva.
A quel punto rideva il gran capo dei Jumbo, Richard Plugge, ridevano i diesse e ridevano i tifosi, che invocavano la vittoria del gregario a furor di popolo. Tutti contenti.
Favola
E per finire c’è la favola. Il gregario che diventa campione. Il gregario che ha contribuito alla vittoria di tutti i grandi Giri nella storia della Jumbo-Visma, che viene contraccambiato dalla squadra.
Durante questo viaggio da Barcellona a Madrid, Kuss si ritrova leader quasi per caso e con un bel vantaggio. Lascia fare i suoi due capitani, tra compleanni della figlia, vittorie per il compagno (Van Hooydonck) che ha subito l’incidente, gli arrivi prestigiosi… Sepp li lascia andare, ma nel finale accelera sempre, per ridurre il gap e salvare quella maglia rossa, ormai diventatagli cara.
Pensate che la moglie, che mai lo aveva visto con una maglia diversa da quella giallonera, non lo aveva riconosciuto a prima vista quando era andata a trovarlo!
«E’ stato incredibile in queste tre settimane – ha detto Kuss – è stato speciale ieri poter festeggiare insieme e di farlo con i miei due compagni, leader, di squadra. Ieri ho sofferto più che sull’Angliru (la tensione di chi non è abituato a lottare in prima persona per certi obiettivi, ndr) ma è stato bello».
«Io non cambio, resto me stesso. Per ora non riesco a realizzare ciò che ho fatto. Credo ci vorrà un po’ di tempo. Intanto stasera faremo una grande festa con i compagni e lo staff. Anche la mia famiglia e i miei amici sono qui».
Tutti contenti.