Strano destino, quello di Antonio Morgado. Portoghese di 19 anni, da almeno un paio sta ottenendo grandi risultati, eppure finora è passato un po’ sotto traccia. Basti pensare allo scorso anno: seconda piazza alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan, vittoria alla Vuelta Ribera de Dueno, ma di lui si ricorda soprattutto la piazza d’onore alle spalle di Herzog e il passaggio con quest’ultimo all’Hagens Berman Axeon. Quasi fosse un valletto…
Eppure parliamo di un signor corridore, che al suo primo anno da under 23 si sta mettendo in luce come grande specialista delle corse a tappe tanto che molti lo accreditano come il grande favorito del Giro Next Gen in partenza. Proprio alla vigilia della corsa rosa, Morgado ha aperto le porte ai suoi pensieri, partendo dalle differenze riscontrate al passaggio di categoria.
«Le differenze ci sono, si sentono perché la concorrenza è maggiore e soprattutto è cresciuto il livello. Ci si trova ad affrontare salite più grandi e maggiori chilometraggi, ma mi pare di essermi adattato subito nella maniera migliore, il successo al Tour of Rhodes in Grecia mi ha dato molta consapevolezza».
Ti ritieni uno scalatore?
Forse adesso no, o almeno non come vorrei, ma in futuro il mio obiettivo è essere un bravo scalatore, di quelli che riescono a fare la differenza nelle corse a tappe.
Proprio nelle gare di più giorni ti stai mettendo in particolare evidenza. Quali pensi siano le tue doti che ti permettono di emergere?
Diciamo che sto mostrando di avere potenza per le salite brevi e resistenza agli sforzi e questa è una parte di me che mi piace davvero tanto. Ma come detto c’è ancora molto da fare.
Tu sei nello stesso team di Herzog che lo scorso anno ti tolse il titolo mondiale: come sono i rapporti fra voi?
Sono molto buoni, siamo entrati in confidenza e c’è una buona amicizia. Per ora abbiamo programmi diversi, lui sta correndo più nelle prove d’un giorno perché io vengo da un infortunio ad aprile che mi ha tenuto fuori dalle corse per un paio di mesi e passando per le corse a tappe la condizione arriva prima, comunque devo dire che in queste ultime mi trovo più a mio agio.
Come ti trovi nel team di Axel Merckx?
Mi sento benissimo. Mi piace molto questa squadra, credo sia quella giusta per crescere e arrivare dove voglio. I miei compagni di squadra sono davvero amichevoli e comprensivi, soprattutto coloro che hanno più esperienza e fanno un po’ da guida. Il primo anno fra gli under 23 non è facile perché ci sono tanti cambiamenti, anche come impostazione e mentalità, ma in un team simile tutto diventa più semplice da affrontare.
Come sei arrivato al ciclismo, quando hai iniziato?
Come tanti sono stato invogliato dalla famiglia, da mio padre che ogni fine settimana prendeva la sua bici per qualche giro, io a 5 anni ho cominciato a seguirlo in qualche gara e volevo fare come lui. Inizialmente mi piaceva la mountain bike, mi divertivo di più, poi dopo qualche anno mi ha preso la bici da strada e non ho più cambiato, infatti non pratico altre specialità, mi dedico solo a questa.
Che cosa sai della storia del ciclismo portoghese?
Non così tanto, ma conosco il ciclista più grande, so quanto Joaquim Agostinho abbia influito sull’evoluzione del ciclismo del mio Paese, ma non vado molto in là, non ne so tantissimo.
Quanto è popolare il ciclismo in Portogallo adesso?
E’ molto cresciuto nell’attenzione dei media e della gente, siamo molto seguiti. La cosa importante è che più persone vedono il ciclismo e soprattutto più persone lo praticano. Penso che sia anche frutto dei buoni risultati che Almeida sta ottenendo fra i professionisti in mezzo a così tanti campioni.
C’è un corridore che è per te un modello al quale ti ispiri?
Mi piacciono le abilità di Almeida, è un ragazzo davvero in gamba ed anche una bella persona, molto amichevole quindi, sì, diciamo che vorrei arrivare ai suoi livelli, lo vedo come un obiettivo più che come un idolo.
Ma considerando le tue caratteristiche e facendo riferimento sempre ai corridori lusitani, pensi di essere più simile all’ex iridato Rui Costa o ad Almeida?
Probabilmente il mio modo di correre è più vicino a quello di Rui Costa ma in futuro il mio obiettivo è essere come Joao, raggiungere i suoi risultati e se possibile fare anche meglio.
Tu hai già vinto in Italia il Lunigiana, ora ti attende il Giro Next Gen: che cosa ti aspetti?
Veniamo in Italia con molte ambizioni perché abbiamo una squadra forte e penso che abbiamo la possibilità di provare in alcune tappe a fare la differenza e finire tra i primi cinque. Chiaramente spero di essere io l’uomo da classifica, so che molti mi danno addirittura per favorito, ma di partenza non abbiamo capitani, sarà la corsa a definire le gerarchie, siamo tutti forti e quindi vengo innanzitutto per aiutare la squadra.
Ultima domanda. Qual è la gara che sogni di vincere?
Una sola, il Tour de France. E’ quella che fa davvero la differenza.