Valverde al Giro, Visconti ricorda l’abbraccio di Vinadio

06.05.2022
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Allo stesso modo in cui Nibali aveva abbracciato Scarponi a Risoul, l’indomani a Sant’Anna di Vinadio, Valverde si fermò in mezzo alla strada per aspettare Visconti. E quando il siciliano arrivò, lo spagnolo lo abbracciò così forte che ancora oggi Giovanni ne sente la stretta. Grazie al suo aiuto, il podio al Giro 2016 era cosa fatta.

Al Giro col sorriso. Il verbo preferito di Valverde è “disfrutar”: godersi la vita e la bicicletta. La ricetta di tanta longevità
Al Giro col sorriso. Il verbo preferito di Valverde è “disfrutar”: godersi la vita e la bicicletta

L’ultimo saluto

Il rapporto fra Valverde e l’Italia era diventato difficile. Nella sua scelta di stare alla larga aveva inciso il coinvolgimento nell’Operacion Puerto: fu il prelievo eseguito dagli ispettori del Coni a Prato Nevoso, in quel solo giorno in cui il Tour passò per l’Italia, a portare alla sua squalifica. Quando però la scontò e tornò più forte di prima, in lui nacque il timore che il pubblico italiano non lo volesse tra i piedi. Fu proprio l’affetto percepito al Giro del 2016 a fargli cambiare idea. Tornarci a distanza di sei anni ha il sapore del saluto.

Il podio finale di Brescia nella prima partecipazione al Giro per Valverde, dietro Nibali e Chaves
Il podio finale di Brescia nella prima partecipazione al Giro per Valverde, dietro Nibali e Chaves

Il ragazzo di sempre

Le foto di Valverde alla partenza da Budapest hanno la luce del bimbo alle giostre. La pensa così anche Visconti, che a dispetto delle offerte e delle scelte successive, al Movistar Team ha vissuto alcuni dei momenti più belli della carriera.

«Conobbi bene Alejandro – racconta Visconti – quando firmai con Movistar. La sera stessa gli scrissi che era un onore correre con lui e mi rispose subito, dandomi il benvenuto. Si merita tutto l’affetto di cui gode, perché fondamentalmente è rimasto lo stesso ragazzo di sempre. Non è il tipo di ciclista che se la tira. Ha saputo superare momenti difficili, ma non ha mai smesso di sorridere».

Sul traguardo di Sant’Anna di Vinadio, l’ufficialità del podio per Valverde al Giro 2016
Sul traguardo di Sant’Anna di Vinadio, l’ufficialità del podio per Valverde al Giro 2016
Capita spesso di leggere tuoi post su di lui.

Mi viene spontaneo. Con Valverde ho imparato a essere corridore, il ciclismo fatto di sacrifici, umiltà e grinta. Ho iniziato a mangiare bene grazie a lui. Quando eravamo in Belgio, fu lui a convincermi a fare merenda con riso e tonno. Carboidrati e proteine, si metteva lì e mi spiegava. Oppure mi suggeriva come fare le borracce con aminoacidi e maltodestrine. E’ un generoso, condivide i suoi segreti. E in questo ciclismo di minime differenze, non tutti lo fanno.

Visto come è contento anche se fa secondo?

Perché anche quella è una vittoria. Ha più di 40 anni, ne è consapevole. Sa che ci sono ragazzi molto più forti. Per cui arrivare secondo è un grande risultato e insieme è capace di emozionarsi per la vittoria di un altro.

Visconti in fuga verso Vinadio viene fermato per aspettare e aiutare Valverde
Visconti in fuga verso Vinadio viene fermato per aspettare e aiutare Valverde
Hai parlato del Belgio, com’è stato vivere le Ardenne con lui?

La gara comincia il venerdì, durante la ricognizione. Fa le salite a tutta, anche perché non ha mai avuto un metodo di lavoro, come quelli di cui si parla e si scrive. Sono stato ad allenarmi a casa sua, altro che tabelle. Ha il suo gruppo di amatori, li stacca e rientra con allenamenti a 35-38 di media. Per cui il venerdì, lui deve sentirsi forte.

E poi?

E poi, non ci sono tensioni, soprattutto al via della corsa. E’ sul pullman che fa lo scemo, battute su battute, e Unzue che di solito è seduto sul primo sedile, quello più basso, solleva rassegnato lo sguardo. In corsa però si trasformava.

Come?

Fino a metà gara non faceva che lamentarsi. Veniva a chiedere se stessi bene o se anche io avessi mal di gambe come lui. E io, anche se stavo bene, mentivo e dicevo che ero a tutta. Così lui prendeva morale e alla fine vinceva.

Consapevole del tempo che passa, Valverde è gioviale con i campioni emergenti
Consapevole del tempo che passa, Valverde è gioviale con i campioni emergenti
E’ davvero contento di tornare al Giro?

Era una vita che non veniva. Temeva di non essere ben visto, poi si è reso conto di essere amato. Il podio del 2016 per lui fu una gioia incredibile. Certo che torna felice.

Cosa ricordi di quel Giro?

Volavo in salita. Arrivai 13° in classifica, pur avendo lavorato per la squadra. A Sant’Anna, sarei arrivato secondo, ma mi fermarono e rimasi ad aspettarlo per tirare 500 metri. Un vecchietto mi vide fermo e mi chiese se stessi bene. La stessa cosa a Sestola, sarei arrivato secondo anche lì. La squadra mi lasciava i miei spazi, ma se non si lottava per vincere, era naturale che aiutassi. Lo facevo volentieri, perché era gratificante. Mi sentivo forte. Il giorno migliore fu quando vinse Nieve a Cividale del Friuli e io arrivai secondo (dietro di lui, staccati, Nibali e Valverde, ndr).

Nello stesso giorno a Vinadio, Scarponi lanciò Nibali verso l’insperata maglia rosa
Nello stesso giorno a Vinadio, Scarponi lanciò Nibali verso l’insperata maglia rosa
Secondo te perché Alejandro sta andando avanti tanto?

Per me ha paura di smettere. Non gli mancano soldi o un lavoro, gli dicevo sempre che ha il cervello a misura di bici. E’ un ciclista vecchio stampo, può fare solo bici, mentre i giovani fenomeni di oggi potrebbero vincere in qualunque disciplina. Per questo mi tengo un 10 per cento di possibilità che continui, anche se l’hashtag che mette nei post – #LaUltimaBala – fa pensare che abbia deciso. 

Hai lasciato quella squadra per non fare il gregario?

Non ero gregario, non lo sono mai stato perché non sono in grado di farlo. E con questo riconosco massima stima a quei corridori che invece lo sono e lo fanno. Quella sarebbe stata la squadra giusta in cui chiudere la carriera. Invece arrivò la chiamata di Slongo e poi quella di Nibali. Dopo 5 anni volevo forse stimoli nuovi che in realtà non servivano. Unzue non aveva garanzie per farmi firmare subito e andai al Bahrain.

Perché ricordi così tanto quell’abbraccio?

Perché è l’abbraccio di Alejandro all’amico Giovanni. C’erano dentro e ci sono ancora le fatiche del Giro e le difficoltà superate insieme. Ne ho una foto, anche bruttina, che custodisco gelosamente. Anzi, se ne avete una migliore, mi piacerebbe averla. Al primo risultato di Alejandro in questo Giro, scrivo qualcosa su di lui.

La storia di Carlos Verona e del suo amore per i Masai

28.04.2022
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«Grazie a @bikes4masai speriamo che presto questa immagine diventi realtà nella savana. I bambini delle nostre scuole a volte devono camminare più di 2 ore per arrivare in classe. Per loro la bicicletta non è un giocattolo. La bicicletta è una possibilità per il futuro. Le mamme Masai camminano interminabili giorni per raccogliere l’acqua, una bicicletta per loro sarà una liberazione. Le ragazze non dovranno lasciare la scuola per andare a prendere l’acqua. Pensiamo che portare le bici nella savana significhi cambiamento e rispetto per l’ambiente. Asante sana @verona92 @estherfcasasola @martamchef6 @barbssanchezz».

Il post sulla pagina Facebook “Amigos de Ositeti” si conclude con un ringraziamento in swahili: asante sana, grazie mille. Dell’impegno di Carlos Verona per i Masai avevamo letto qualche tempo fa nella rubrica Industry, in un pezzo che raccontava il supporto fornito al corridore della Movistar da La Passione, che da quest’anno veste il team spagnolo. Ma volevamo saperne di più, così alla prima occasione abbiamo raggiunto Verona. E l’occasione è la presentazione delle squadre il giorno prima della Liegi.

Abbiamo incontrato Verona, primo da destra con Van Vleuten e Valverde, alla presentazione delle squadre della Liegi
Abbiamo incontrato Verona, qui con Van Vleuten, alla presentazione delle squadre della Liegi

I corridori della Movistar sono tutti lì aspettando che Valverde termini con le interviste e probabilmente Verona non si aspetta la domanda. «Ci racconti come sono nate le tue attività benefiche in Africa, a sostegno dei Masai?».

Due viaggi in Kenya

Lo spagnolo cambia faccia. Si gira di scatto e gli si illumina il volto. La mascherina abbassata, perché in Belgio si respira un’altra percezione del Covid e nelle strade nessuno più si protegge bocca e naso. Green pass per entrare nei posti al chiuso non lo chiede mai nessuno.

«Ho fatto due viaggi in Kenya – inizia a raccontare a una velocità pazzesca – entrambi per vacanze. Lì ho conosciuto uno spagnolo che gestisce il Camp Enkewa nella Riserva del Masai Mara, si chiama Jose e collabora con delle scuole. Nel secondo viaggio ho avuto più tempo per farmi un’idea della situazione. Volevo capire come fare qualcosa che li aiutasse a cambiare. Quando sei lì, la pensi in modo differente».

Il World Bicycle Relief

A forza di pensare, l’attenzione si ferma sul punto forse per lui più scontato. Carlos infatti si rende conto che biciclette in giro se ne vedono poche e si chiede perché.

«Mi hanno risposto – dice – che la gente non le usa perché poi non è in grado di ripararle, altrimenti sarebbero un mezzo di trasporto sostenibile, che potrebbe cambiare in modo sensibile la quotidianità delle persone».

Così scatta la ricerca. Prima provano con diversi produttori di bici, poi affinano l’indagine e arrivano alle Buffalo Bike, le stesse che già vengono messe a disposizione da altre realtà, fra cui ad esempio Qhubeka.

«Buffalo Bike – prosegue Verona – fa parte del World Bicycle Relief, che a sua volta appartiene al nostro sponsor SRAM. Attraverso loro abbiamo trovato il contatto della sede in Kenya, che si trova a Kisumu nel Lago Vittoria. Ci hanno detto quello che dovevamo fare, cioè trovare come minimo 100 biciclette per una scuola. E a partire da lì ci siamo messi al lavoro. Abbiamo messo all’asta e in vendita delle maglie. E finora abbiamo raccolto 25 mila euro, supportati anche da La Passione che con la sua azione ne ha raccolti 10 mila. Sono super contento perché possiamo comprare le bici per una scuola che si chiama Embiti che si trova ai margini del Masai Mara e a maggio finalmente arriveranno le prime».

Un fatto di felicità

Ciò che sembra interessante è capire come mai questo ragazzo di 29 anni e sua moglie Esther provino questa grande attrazione per l’Africa. Nel suo profilo Instagram non sono infrequenti foto con persone che operano in Kenya in supporto delle famiglie locali. 

«Ci torno ogni anno – dice – sono partito per una vacanza e adesso, se non facessi il corridore, penso che vivrei laggiù. L’anno scorso non ci sono andato per la pandemia, ma nell’ultimo inverno sono andato per tre settimane. Per passarci del tempo e studiare questo progetto. Alla fine laggiù incontri modi di vivere diversi da quelli che abbiamo qui in Europa. Possiamo aiutarli a svilupparsi, ma da loro possiamo anche imparare tanto. Capire come con molto meno si possa essere ugualmente felici. Anche loro hanno diritto ad avere un po’ di benessere, la qualità della vita che non hanno. E lavorandoci un po’, sarà possibile farglielo avere».

Verona ha chiuso la Liegi al 38° posto, nello stesso gruppo di Caruso, Landa e Gilbert
Verona ha chiuso la Liegi al 38° posto, nello stesso gruppo di Caruso, Landa e Gilbert

Valverde ha concluso, Verona adesso non se ne andrebbe, ma a questo punto il pullman blu della Movistar ha acceso il motore e ce lo portano via. Carlos ha parlato in modo rapidissimo e per fortuna abbiamo registrato le sue parole. Ci vorrà un po’ per sbobinare tutto, ma intanto pensiamo che tutto questo sia splendido. La dedizione di questo ragazzo. E il potere della bicicletta, davvero in grado di cambiare vite e salvare il mondo.

Vleuten 2022

Van Vleuten in calo? La Guarischi garantisce di no…

16.04.2022
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Fino allo scorso anno, quando si parlava della Parigi-Roubaix al femminile in procinto di essere inserita nel calendario internazionale, ad Annemiek Van Vleuten si illuminavano gli occhi. La campionessa vincitutto olandese non nascondeva le sue ambizioni sulla classicissima del pavé facendone quasi l’obiettivo primario, pur in una stagione contraddistinta da eventi come Olimpiadi e Mondiali. Oggi però la stella della Movistar non è alla partenza della seconda edizione e la cosa stupisce.

Per capire il perché bisogna tornare indietro, all’edizione passata, disputata a ottobre con un clima autunnale in tutto e per tutto, con la pioggia che rendeva i solchi fra una pietra e l’altra vere fosse piene di fango, con la superficie di quelle stesse pietre simile a saponette. Annemiek è stata tra le tante che hanno pagato dazio, un dazio pesante, con la frattura dell’osso pubico in due punti: «Addio vacanze, addio periodo di ricarica – recitava in un suo post su Instagram – mi è capitato tante volte, ma stavolta le energie sono finite via…».

Vleuten Roubaix 2021
L’olandese teneva molto alla Roubaix, ma l’esperienza è stata traumatica (foto Gomez Sport)
Vleuten Roubaix 2021
L’olandese teneva molto alla Roubaix, ma l’esperienza è stata traumatica (foto Gomez Sport)

Un sogno diventato un incubo

L’olandese ha rivisto le proprie priorità e chissà, forse la ripresa sicuramente difficile da quell’infortunio di fine stagione ha un po’ influito su questo 2022. Che giudicare negativo sarebbe forse eccessivo, ma certamente, per chi conosce la straordinaria potenza e superiorità dimostrate in più occasioni dall’arancione, lascia un po’ interdetti.

Annemiek non ci sarà, Barbara Guarischi invece sì. L’azzurra ha condiviso molte giornate di gara con la sua capitana in questa stagione e può quindi testimoniare validamente su come la stella del ciclismo mondiale se la stia passando: «Annemiek aveva già deciso di non fare la Roubaix e puntare tutto sulle classiche delle Ardenne. Non si era fatta male solo all’osso pubico, ma anche al bacino, è rimasta scottata da quell’esperienza e ha deciso di non riprovarci. Non è una gara semplice anche sull’asciutto, figuriamoci sul bagnato. Noi punteremo sulla Norsgaard, che nel 2021 finì sesta e la francese Biannic che fu 21esima, io correrò in loro supporto».

Vleuten Norsgaard
Senza la Van Vleuten, sarà la Norsgaard (a destra) la punta della squadra
Vleuten Norsgaard
Senza la Van Vleuten, sarà la Norsgaard (a destra) la punta della squadra
Se guardiamo finora alla stagione della Van Vleuten, è vero che ha tre vittorie in carniere, ma la sensazione è che i suoi scatti poderosi non riescano più a fare quella differenza enorme che vedevamo fino allo scorso anno…

Non è del tutto vero. Bisogna capire che il livello è cresciuto tantissimo, i valori medi sono molto più alti, è tutto all’estremo. Sembra strano dirlo da un anno all’altro, ma è davvero così. Sono in tante che vogliono e possono vincere. Guardate l’ultimo Fiandre: su quei muri Annemiek riusciva ancora a staccare tutte, ma invece di scollinare con un vantaggio cospicuo, le altre tenevano 10-15 secondi e potevano riagganciarsi. Su salite brevi non riesce a fare la differenza, ma io sono convinta che su ascese più lunghe riesca ancora a scavare un solco. La Freccia Vallone sarà in tal senso un ottimo test.

La Van Vleuten ha perso due volte dalla Kopecky, alla Strade Bianche e al Fiandre che sono due corse fra le più impegnative. Possono aver lasciato, queste sconfitte, un peso psicologico sulla tua capitana?

Io non credo, non solo per la maturità di Annemiek. La belga è cresciuta in salita, così riesce a tenere meglio e quando te la trovi allo sprint, sai che quella è una che fino a un paio di anni fa vinceva le volate di gruppo. Annemiek allo sprint non è ferma, ma con la Kopecky è difficile che la spunti, per questo doveva spendere di più nel cercare di staccarla e questo ha pesato, sia in Toscana che in Belgio.

Annemiek a parte, come giudichi l’inizio di stagione della vostra squadra?

Siamo andati abbastanza bene. Abbiamo forse vinto qualcosa meno, manca soprattutto il Fiandre, ma siamo comunque sempre protagoniste, abbiamo avuto tre vittorie con Annemiek e Emma Norsgaard ha vinto Le Samyn, se guardate le Top 10 ci siamo sempre. Come dicevo, questo è un ciclismo molto più combattuto e livellato, dov’è difficile vincere.

Vleuten Kopecky 2022
La Van Vleuten ha provato più volte a staccare la Kopecky, sapendo di essere inferiore in volata
Vleuten Kopecky 2022
La Van Vleuten ha provato più volte a staccare la Kopecky, sapendo di essere inferiore in volata
Da che cosa dipende questo cambiamento repentino?

Stiamo vivendo un’evoluzione a 300 all’ora. Il ciclismo femminile si sta evolvendo, è un ciclismo molto più professionale, dove non manca nulla rispetto a quello maschile a livello di preparazione, nutrizione e tutto il resto e questo fa sì che il livello salga. Il problema semmai è che il calendario ci impone di correre quasi sempre.

La differenza con i vostri colleghi è che lì le squadre WorldTour sono composte da 31 corridori, voi da 14: credi che sia tempo di allargare i roster?

Non è così semplice: ingaggiare altre cicliste significa anche aumentare lo staff, le ammiraglie, il materiale tecnico… Bisogna fare investimenti enormi e molti team non sono in grado di farlo a quei livelli. Molti parlano di aumentare il numero di cicliste, ma non si riflette su quel che significa.

E’ pur vero però che ciò vi costringe a veri tour de force…

E’ difficile essere sempre presenti, forse servirebbe rallentare un po’, rivedere il calendario per renderlo più equilibrato.

Guarischi 2022
Per Barbara Guarischi un inizio anno a buoni livelli, anche se senza acuti di classifica
Guarischi 2022
Per Barbara Guarischi un inizio anno a buoni livelli, anche se senza acuti di classifica
Veniamo a Barbara: sei contenta di come stai andando?

Sì, finora ho sempre portato a termine i miei compiti e quando c’è stata la possibilità di mettermi in mostra, l’ho colta. Ora aspetto la Roubaix e poi mi prenderò uno stacco in vista degli impegni successivi, saltando le Ardenne. Andrò in altura e continuerò con la pista: ho fatto almeno un lavoro a settimana e ne ho sempre tratto giovamento.

Ti vedremo al Giro o al Tour?

Non so ancora, la società deve stabilirlo. Mi hanno già detto che sarò al Giro di Danimarca e alla Ride to London, altre due gare a tappe. Poi si vedrà…

Il sabato Movistar e due leoni che non si arrendono

27.02.2022
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Trentanove anni lei, quarantuno lui. La stessa maglia blu con la M sul petto e storie incredibili da raccontare. Ieri Annemiek Van Vleuten in Belgio e Alejandro Valverde in Spagna hanno reso indimenticabile il sabato del Movistar Team. Hanno vinto entrambi in volata. Lei, scalatrice, nella classica dei primi muri fiamminghi: la Omloop Het Nieuwsblad già conquistata nel 2020. Lui, alla 136ª vittoria, a capo di una tappa con tre salite finali e l’arrivo in cima nel Gran Camino.

Nello sprint a due, Van Vleuten anticipa e batte Vollering
Nello sprint a due, Van Vleuten anticipa e batte Vollering

Selezione sul Muur

Dopo il Muur, nella fuga di tre che animava già da qualche chilometro, Annemiek Van Vleuten ha pensato che le sarebbe convenuto arrivare da sola per non essere battuta allo sprint.

La Omloop Het Nieuwsblad delle donne andava avanti a strappi sin dall’inizio. Prima una fuga di sei, con Carbonari (Valcar) e Tomasi (UAE Team ADQ), arrivata fino a 4 minuti e ripresa ai 40 dall’attivo. Poi l’attacco di quattro dal peso specifico superiore, con Reusser, Van Djik, Henderson e il tentativo successivo di Sofia Bertizzolo. Infine il forcing di Annemiek Van Vleuten sul Muur, con la sola Vollering a tenerle le ruote, mentre Lotte Kopecky inseguiva rabbiosa e solitaria.

Sul Muur, la selezione di Van Vleuten. Ma l’atleta Movistar non fa il vuoto
Sul Muur, la selezione di Van Vleuten. Ma l’atleta Movistar non fa il vuoto

Il Bosberg non basta

Si sarebbe deciso tutto sul Bosberg e poi semmai in volata, anche se nello sprint a due l’atleta della Movistar ha ammesso di non sentirsi sicura. Eppure, nonostante il suo forcing sull’ultimo muro, Demi Vollering è rimasta lì.

«Il Bosberg era la mia ultima possibilità di andare via da sola – ha raccontato Van Vleuten nella conferenza stampa del vincitore –  ma sono rimasta sorpresa che solo una di loro potesse stare con me. Ho parlato con Vollering nel finale, ma lei non voleva dare cambi perché aveva due compagne dietro.

«E’ stato difficile per me, ma ho pensato: “Continua a pedalare”. Per tutta la mia carriera ho cercato di non lasciarmi frustrare da cose che non posso controllare, ma di accettare la situazione e trarne il meglio».

Sul podio di Ninove, oltre a Van Vleuten (Movistar) e Vollering (SD Worx), c’era Lorena Wiebes (Team DSM)
Sul podio di Ninove, oltre a Van Vleuten (Movistar) e Vollering (SD Worx), c’era Lorena Wiebes (Team DSM)

Curva kamikaze

In realtà Vollering viaggiava con un pensiero per la testa. Vincere per dedicare la vittoria ad Amy Pietrers. Dopo il podio ha raccontato quanto manchi nel team in ogni cosa facciano e sarebbe stato bello poterle regalare la vittoria. Ma Annemiek Van Vleuten non lo sapeva e anche se l’avesse saputo, le cose probabilmente non sarebbero cambiate.

«So che sulla carta Vollering è più veloce di me – prosegue il suo racconto – ma anche che divento più veloce io dopo una gara difficile. Ho pensato di sorprenderla e sono entrata come una kamikaze nella penultima curva, la mia sola occasione per arrivare in testa alla rotonda. E’ venuto fuori uno sprint di 600 metri. Lei è uscita dalla mia ruota, ma io avevo ancora un po’ da dare e ho vinto».

In salita Woods fa il ritmo, Valverde lo segue bene. Dietro di lui c’è Sosa: Movistar ben rappresentata
In salita Woods fa il ritmo, Valverde lo segue bene. Dietro di lui c’è Sosa: Movistar ben rappresentata

E adesso in Spagna…

Passiamo in Spagna, quasi al confine col Portogallo, lungo uno dei tratti più belli del Camino di Santiago, cui la corsa deve il nome. Circa 1.700 chilometri a sud ovest di Ninove, nello stesso giorno ma sulle strade della Galizia, in una paesotto di montagna che si chiama Luintra, Alejandro Valverde ha conquistato la tappa regina del Gran Camino, battendo allo sprint Michael Woods e Ivan Sosa, da quest’anno alla Movistar, con i primi inseguitori a 51 secondi.

Non un finale scontato, dato che a fare la selezione sull’Alto da Moura si è messo anche Jakob Fuglsang, lasciando poi via libera al compagno Woods. E a quel punto, nello scontro fra… vecchietti (41 anni per Valverde, 35 per Woods), ha avuto la meglio la classe del murciano. Che oggi si giocherà la corsa nella crono che per gli ultimi 7 chilometri percorrerà il Camino Francese.

Vincendo a Luintra, Valverde passa in testa alla classifica. Oggi crono finale
Vincendo a Luintra, Valverde passa in testa alla classifica. Oggi crono finale

Felicità Valverde

Valverde, che aveva iniziato la stagione ammettendo di sentirsi strano correndo con la scadenza del ritiro a fine stagione, è parso al settimo cielo.

«Sono molto contento – ha detto – è stato fantastico, abbiamo avuto la gara sempre sotto controllo. Siamo partiti per vincere la tappa, poi puoi riuscirci oppure no. Gli avversari erano forti, ma per noi ha funzionato tutto bene. Non conoscevo le ultime salite e sono state tremendamente difficili, soprattutto all’inizio. Sosa ha fatto un ottimo lavoro, poi sapevo di essere più veloce di Woods e Ivan mi ha lanciato in modo fenomenale. E domani (oggi, ndr), sarà ciò che Dio vuole. Sarà una bella crono, per niente piatta. Vedremo come riuscirò a recuperare».

Sabato prossimo i due leoni della Movistar, 80 anni in due, si ritroveranno entrambi alla Strade Bianche, entrambi con buone chance di vittoria. Valverde è arrivato per due volte terzo, nel 2014 e 2015. Van Vleuten l’ha vinta nel 2019 e 2020. Sulle strade di Siena, il Movistar Team avrà due belle carte da giocarsi.

Movistar Team, parla Sciandri: «E’ un periodo di transizione»

22.02.2022
5 min
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Maximilian Sciandri è giusto di ritorno da un sopralluogo sul Monte Carpegna, che si scalerà due volte nel corso della sesta tappa della Tirreno-Adriatico. Il direttore sportivo ci parla della sua squadra, la Movistar Team. L’ha già guidata in gara in questa stagione, a partire dalla Valenciana.

Lo storico gruppo di Eusebio Unzue sta vivendo un momento di transizione. In autunno parlammo dell’addio di uno dei suoi direttori sportivi storici, Arrieta, e degli altri cambi nella dirigenza tecnica. Senza contare il viavai di campioni nel corso di questi ultimi anni. Sono andati via Nairo Quintana, Miguel Angel Lopez e Mikel Landa ed arrivato Enric Mas. Mentre il punto fermo resta Alejandro Valverde.

La schiera di giovani però non manca. Su 29 atleti, 16 hanno meno di 27 anni e in cinque potrebbero ancora correre con gli under 23.

Maximilian Sciandri (classe 1967) è alla Movistar dal 2019
Maximilian Sciandri (classe 1967) è alla Movistar dal 2019
Max, che ci facevi sul Carpegna?

Alla Tirreno ci sarà Mas e vuole fare bene. Io il Carpegna non lo ricordavo bene. Lo avevo fatto ad un GiroBio e ad una Coppi e Bartali e così sono partito da casa per andarlo a ripassare. 

Che era sta vivendo la Movistar?

É un momento di cambiamento. Noi crediamo molto in Enric Mas e quest’anno stiamo pensando ad un approccio diverso ai grandi Giri. Un modo di correre meno attendista e più d’attacco, cosa che non ha mai fatto. Cercherà di proporsi un po’ di più, ma dirlo è una cosa, farlo è un’altra. E poi c’è il mitico Valverde, che tra l’altro ha già vinto, che smetterà a fine stagione.

Eterno Alejandro…

Oltre a Mas e Valverde, c’è poi una lunga schiera di giovani, guidati da Ivan Cortina, Alex Aranburu e Ivan Ramiro Sosa: tutti loro hanno potenzialità che per un motivo o per un altro non sono riusciti ad esprimere. Ma il nostro periodo di passaggio passa anche per l’arrivo di Patxi Vila e per la sua figura di performance manager. Lui ha portato tre preparatori e un nutrizionista con la sua “etichetta” e questo per noi è un qualcosa di nuovo. 

Annemiek Van Vleuten vittoriosa alla Comunitat Valenciana Feminas
Annemiek Van Vleuten vittoriosa alla Comunitat Valenciana Feminas
Un qualcosa ormai d’imprescindibile nel ciclismo moderno…

Sì, e poi abbiamo anche la squadra femminile. Una squadra molto importante e che ha già vinto. Una squadra in cui milita la Van Vleuten e questo la dice lunga sul fatto di voler investire da parte del team.

Squadra rimaneggiata, per certi aspetti nuova, ma come si trovano gli stimoli quando in gruppo non ci sono Mas o Valverde?

Ogni diesse ha la sua storia, il suo modo di fare e a me piace essere realista. Se al via di una Sanremo ci sono Alaphilippe, un Sagan in forma e un Van der Poel, non vi dico che siamo limitati, ma è molto probabile che lotteremo per un piazzamento… e neanche troppo alto. E allora si cerca qualcosa di diverso. Si cerca una fuga. So che è poco e questo non vuol dire che ci accontentiamo, però senza il leader di punta ti devi arrangiare e trovare stimoli in altri modi.

Domanda che abbiamo fatto più volte anche ad altri tuoi colleghi con corridori simili: ma un Mas, che tra l’altro è spagnolo, perché non punta forte sul Giro che può vincere e poi alla Vuelta? Tolti i tre tenori, che poi dopo l’incidente di Bernal quest’anno sono due, ci sono lui e Carapaz appena dietro…

Vero, Mas tiene molto bene alla distanza e con la defaillance di un corridore potrebbe cogliere un podio importante e andare un po’ oltre le aspettative. Però il Tour è il primo obiettivo. In passato, con altri sponsor, la Movistar lo ha anche vinto e resta centrale. La Vuelta invece è il secondo essendo un team spagnolo. Al Giro ci verremo con Valverde. Lui si divertirà…

Alejandro Valverde (a sinistra) ed Enric Mas sono i leader della Movistar
Alejandro Valverde (a sinistra) ed Enric Mas sono i leader della Movistar
Valverde che si diverte ci crediamo poco!

Nel senso che vedremo come andrà, come cercherà di dare caccia alle tappe o a quel che vorrà. Correrà in modo spensierato. No, no… so bene che Alejandro va alle corse per vincere. “Killer” come lui ce ne sono pochi. Ho lavorato con Gilbert che è simile e averli in squadra è una lezione di vita.

Avete preso il tedesco Max Kanter per le volate, bravo ma non uno sprinter di primissimo ordine… Non c’è proprio l’idea del velocista in questo gruppo?

No! Non appartiene a questo gruppo. Non c’è nella testa, nelle radici. Io credo che Eusebio (Unzue, ndr) non sacrificherebbe mai una classifica a squadre per un velocista. Poi magari mi sbaglio…

Intendi proprio la classifica a squadre nei grandi Giri, quella per tempi?

Sì quella. Ci tiene particolarmente.

Eppure con le nuove regole del WorldTour quest’anno quasi tutti i team si sono rinforzati col velocista…

In tanti lo hanno preso. Sono bricioline, ma alla fine anche quelle vanno bene per fare punti. Ma Eusebio ci tiene troppo a fare classifica nei grandi Giri.

Aranburu alla prese con i test pre-stagionali (da Instagram – Photogomezsport)
Aranburu alla prese con i test pre-stagionali (da Instagram – Photogomezsport)
Max, prima hai citato Sosa: che programmi avete per lui?

Nel dettaglio non ricordo, ma i suoi appuntamenti più importanti sono la Tirreno-Adriatico e il Giro d’Italia. E più in là, la Vuelta. Sosa è un ragazzo davvero interessante. Lui magari alla Ineos-Grenadiers aveva le ali un po’ tarpate, aveva voglia di cambiare.

E poi ci sono Gorka Izaguirre e Alex Aranburu: con loro si può pensare anche alle classiche del Nord?

Izaguirre è già stato in questo team. E’ un uomo di esperienza, di fondo. Puoi farlo tirare in salita e poi ritrovartelo nel fondovalle successivo. E’ scaltro. Insomma lo puoi utilizzare in un sacco di modi. E Aranburu è un buon corridore. E’ veloce negli arrivi ristretti. Per crescere dovrebbe approfittare della vicinanza con Valverde, magari è uno stimolo in più per lui. E lo stesso discorso vale per Ivan Cortina.

Perché?

Perché anche Ivan doveva fare di più, ha un buon potenziale e ancora non si espresso al massimo. Insieme ad Aranburu potrebbe avere degli stimoli in più. Per quel che riguarda le classiche del Nord che dire: io manco da lassù dai tempi della Bmc e in 3-4 anni non ho la progressione del gruppo sottomano per valutare davvero le possibilità di questi nostri corridori. Insomma avere il polso della situazione, perché abbiamo visto che progressioni ci sono ogni anno, che incrementi di prestazioni. Si è visto come affrontano i grandi Giri, ma anche le piccole corse a tappe ormai. Per ora, quel che posso dire è che spero che Aranburu possa fare bene.

L’azzurro ritrovato e morale alle stelle: bentornata Guarischi

22.02.2022
5 min
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Una delle buone notizie del nuovo anno per Barbara Guarischi è il suo ritorno in nazionale. Per ora si parla soltanto del ritiro di gennaio in Spagna, ma è sempre più di quanto per un motivo o per l’altro le è stato concesso negli ultimi tempi. Essendo molto veloce ed esperta e alla vigilia di una stagione che sembrerebbe strizzare l’occhio alle ruote veloci, la sua presenza a Calpe potrebbe essere ben più di un semplice indizio.

«E’ stata una bella cosa esserci – racconta – per almeno due motivi. Uno perché a casa negli stessi giorni c’era cattivo tempo. L’altro è che l’ultimo mondiale l’ho fatto a Doha nel 2016 e poi quasi più niente. L’anno scorso sono stata azzurra per quattro giorni come riserva ai mondiali. Perciò quando Sangalli mi ha chiamata, sono stata ben contenta di accettare. Paolo è sempre stato quello che ci metteva una pezza e faceva da psicologo. Mi piace il suo modo di lavorare. Siamo grandi, veniamo quasi tutte da squadre con allenatori e nutrizionisti e sappiamo come gestirci. Con questo cambio, è stato giusto rendersi disponibile. E alla fine si è creato il giusto clima fra lavoro e serenità».

Lo scorso anno per quattro giorni in azzurro (la prima da sinistra), come riserva a Leuven
Lo scorso anno per quattro giorni in azzurro (la prima da sinistra), come riserva a Leuven

Tre anni in Spagna

Barbara è al terzo anno con il Movistar Team, nello squadrone che si è votato quasi completamente alla causa di Annemiek Van Vleuten e di Emma Norsgaard. Le altre, Guarischi su tutte, avranno le loro chance quando le due leader non ci saranno o non avranno le gambe giuste. Facendo un passo indietro al tema di leader e gregarie, la squadra spagnola si è data una struttura piuttosto verticale, prendendo spunto certamente dal modo in cui è organizzata quella degli uomini.

«Ora si va a Nord – spiega – con l’idea di essere al 100 per cento per Annemiek ed Emma, che puntano al bersaglio grosso. Quando non ci saranno loro, penso ad altre corse in Belgio o magari alla RideLondon Classique, proverò ad avere il mio spazio. La squadra è contenta che prenda in mano la corsa e a me sta bene così».

A gennaio, Guarischi in ritiro con il Movistar Team ad Almeria (foto Instagram)
A gennaio, Guarischi in ritiro con il Movistar Team ad Almeria (foto Instagram)
In che misura l’attività con la nazionale si inserisce in questa stagione così piena?

Gli europei e i Giochi del Mediterraneo potrebbero essere una prospettiva interessante. Non correndo il Giro d’Italia, soprattutto i secondi potrebbero essere un obiettivo, dato che si corrono negli stessi giorni. Quando parlavo a casa del rapporto con la nazionale, i miei dicevano che negli ambienti di lavoro certe cose capitano. Invece forse adesso si può provare a mettere delle scelte, orientando i programmi.

Come mai non sarai al Giro?

Non ho mai dato disponibilità, perché di solito è duro e soffro il caldo. Quest’anno nel mio programma dell’estate ci sono il Women’s Tour e poi il Tour de France. Restando nel tema delle gregarie, non so quante compagne vorrà Van Vleuten. Farà caldo anche in Francia, però magari verso il nord sarà meno asfissiante.

L’impatto con la prima Roubaix non è stato dei migliori, ma l’ha comunque conclusa in 49ª posizione
L’impatto con la prima Roubaix non è stato dei migliori, ma l’ha comunque conclusa in 49ª posizione
Nel frattempo il mondo sta cambiando e le vostre corse stanno diventando sempre più tirate e disordinate…

Il problema grande di quest’ultimo periodo è che si corre come gli uomini, con le grandi squadre e in mezzo le più piccole. La differenza è piuttosto netta, per cui le ragazze delle continental per fare risultato si infilano in ogni varco e con le velocità che abbiamo, basta poco per cadere. Per tutelarci, andiamo per gruppi di squadra, ogni leader col suo treno. Ma se una squadra mette in fila il gruppo e un’altra non riesce a tenere il ritmo, basta un’incertezza e succede un macello.

Hai passato parecchio tempo in Spagna durante l’inverno, come mai?

Sono stata tutto dicembre a Denia, perché la squadra non faceva ritiri e ho organizzato da me. A gennaio siamo andate ad Almeria, ma c’è stato un positivo e verso la fine del ritiro ci hanno rimandato a casa. Poi Calpe con la nazionale, quindi mi sono fermata in una casetta che ho a Barcellona e da qui andrò direttamente in Belgio per la Omloop Het Nieuwsblad.

La Guarischi mascherata al via della Vuelta CV Feminas, debutto stagionale
La Guarischi mascherata al via della Vuelta CV Feminas, debutto stagionale
La Movistar ha trovato un assetto sul fronte dei direttori sportivi?

Fra gli uomini c’è stato un po’ di riassetto, per cui con noi dovrebbero esserci Pablo Lastras e Jorge Sanz. Però credo che Pablo lo manderanno più spesso fra gli uomini, per cui alla fine il nostro referente sarà Sanz.

Cosa hai portato via dal ritiro con la nazionale?

La tranquillità che mancava e un primo contatto con le under 23 che non conoscevo, avendo sempre corso all’estero. E poi c’era una ragazza diversamente giovane, Tatiana Guderzo. Ci ha raccontato il contraccolpo dell’anno scorso, ma abbiamo scoperto che la delusione ha toccato più d’una ragazza. Abbiamo parlato tanto e raccontato aneddoti. E la mattina presto a colazione guardavamo gli highlights delle Olimpiadi Invernali. E’ stato un bel tornare, il modo giusto per riallacciare il filo.

Valverde, i numeri di una vera leggenda

30.01.2022
4 min
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Durante il ritiro del Movistar Team ad Almeria, Alejandro Valverde ha confermato che il 2022 sarà davvero il suo ultimo anno in gruppo.

«Il mio ciclo sta per chiudersi – ha detto – non voglio sentirmi di troppo. Tutti questi anni trascorsi in bicicletta rimarranno per sempre scolpiti nella mia memoria».

Chissà se dopo la vittoria di ieri nel Trofeo d’Andratx (foto di apertura), dentro di sé abbia iniziato a ridiscutere la scelta. O se proseguirà con l’idea di godersi ogni giorno con la leggerezza che gli è tipica. Di sicuro, visto il successo e il suo essere ben competitivo, l’ultima stagione potrebbe permettergli di centrare qualche record

La sua popolarità in Spagna è ai massimi livelli
La sua popolarità in Spagna è ai massimi livelli

Valverde compirà 42 anni il 25 aprile ed è il corridore più anziano del gruppo WorldTour, dopo Jens Voigt che nel 2014 disputò il Tour de France a 42 anni. Professionista dal 2002, ha appena iniziato la 21ª stagione da pro’ (fra il 2010 e il 2011 è rimasto fermo per squalifica).

Corse e vittorie

Valverde ha partecipato a 33 classiche Monumento (ma non ha mai corso la Roubaix). Ha preso parte a 30 grandi Giri: 15 Vuelta España, 14 Tour de France, un Giro d’Italia.

Il totale parla di 1.335 giorni di corsa: come dire tre anni e mezzo in competizione. Ha partecipato 15 volte alla Liegi-Bastogne-Liegi, alla Freccia Vallone, alla Vuelta, al Gp Miguel Indurain.

Secondo i dati raccolti da L’Equipe, il Bala ha ottenuto il 73 per cento delle sue vittorie in Spagna, è il secondo fra i corridori in attività per numero di vittorie ed è fra i primi 20 atleti di tutti i tempi per palmares:

Mark Cavendish: 156 vittorie

Alejando Valverde: 132 vittorie

Peter Sagan: 119 vittorie

Elia Viviani: 85 vittorie

Arnaud Demare: 84 vittorie

Nel 2016 vinse la tappa di Andalo al Giro battendo Kruijswijk
Nel 2016 vinse la tappa di Andalo al Giro battendo Kruijswijk

Un po’ di numeri

Le sue vittorie sono state ottenute per il 57% in corse a tappe, il 25% in corse di un giorno, il 18% in classifiche generali.

Quanto al tipo di vittorie, il 22% le ha ottenute in sprint numerosi, il 20% in solitaria, il 18% in classifiche generali, il 12% nelle volate a due, il 6% a cronometro, il 22% in altri modi.

Valverde ha ottenuto il 14% delle sue vittorie nei grandi Giri. Ha vinto la Vuelta Espana del 2009 per un totale di 17 tappe: una al Giro d’Italia, 4 al Tour de France, 12 alla Vuelta.

Ha vinto un solo Monumento: la Liegi, per 4 volte.

Nel 2017 è arrivata la quarta Liegi. La dedicò a Scarponi, scomparso da poco
Nel 2017 è arrivata la quarta Liegi. La dedicò a Scarponi, scomparso da poco

I suoi record

E’ il detentore del record di vittorie alla Freccia Vallone: 5.

Ha sempre portato a termine la corsa sul Muro d’Huy, nel 67% delle partecipazioni è finito nei primi 10.

Nel 2006-2015-2017 ha centrato la doppietta Freccia-Liegi.

E’ anche il detentore del record dei podi al mondiale su strada: 7. Una vittoria, nel 2018. Due volte secondo: 2003-2005. Quattro volte terzo: 2006-2012-2013-2014.

Quella del 2017 è stata la sua quinta Freccia Vallone, record imbattuto. Nel 2021 è stato terzo
Quella del 2017 è stata la sua quinta Freccia Vallone, record imbattuto. Nel 2021 è stato terzo

Primati nel mirino

In questa ultima stagione da professionista, Valverde potrebbe raggiungere Rebellin, Albasini e Zoetemelk a quota 16 partecipazioni alla Freccia Vallone e diventare, eventualmente, il vincitore più anziano. Il record appartiene ancora a Pino Cerami, che la vinse a 38 anni.

Potrebbe eguagliare il record di 5 vittorie alla Liegi, appartenente a Eddy Merckx.

Potrebbe diventare il 7° corridore della storia a vincere Amstel, Freccia e Liegi, dopo Merckx, Hinault, Gilbert, Rebellin, Bartoli e Di Luca.

Potrebbe partecipare alla 16ª Vuelta Espana, fermandosi a un’edizione da Inigo Cuesta che detiene il record.

Ma questo Mas è forte davvero? Chiediamolo a Piepoli

23.01.2022
6 min
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Partiti Lopez e Soler, dando per scontato che Valverde farà l’ultima stagione in assoluta libertà e aspettando che Einer Rubio e Ivan Sosa oltre al profumo mostrino l’arrosto, il leader del Movistar Team al Tour e poi alla Vuelta sarà Enric Mas. Ventisette anni, professionista dal 2017, 60 chili e quasi 1,80 di altezza, il corridore di Mallorca da qualche mese ha cambiato preparatore ed è stato affidato a Leonardo Piepoli.

Il ragazzo ha 27 anni, non è più un bambino e frequentando il mondo delle corse si è avuta spesso la sensazione di una certa insicurezza per la quale ha spesso commesso degli errori tattici.

Il secondo post finale della Vuelta ha fatto scattare una molla decisiva in termini di autostima
Il secondo post finale della Vuelta ha fatto scattare una molla decisiva in termini di autostima

«E’ un corridore che in carriera – commenta Piepoli – farà podio al Tour e vincerà un grande Giro. Due volte secondo alla Vuelta, quinto e sesto al Tour non li fai per caso. Ma è vero che non è il tipo che parte da leone, ha bisogno prima di rafforzare l’autostima e poi diventerà anche lui un leone…».

Come si faccia a trasformarlo in leone è quello che cercheremo di capire nei prossimi minuti parlando con Leonardo, da poco rientrato in Puglia dal ritiro della squadra. Anche in questo il mondo Movistar è cambiato parecchio, dagli anni recenti in cui i ritiri venivano ritenuti superflui mentre il resto del mondo ne aveva fatto un passaggio cruciale. L’arrivo di Patxi Vila alla guida dei tecnici ha razionalizzato le abitudini e allineato la Movistar con il resto del gruppo.

A Valdepenas de Jan alla Vuelta tiene testa a Roglic, mostrando un nuovo cambio di ritmo
A Valdepenas de Jan alla Vuelta tiene testa a Roglic, mostrando un nuovo cambio di ritmo
Secondo te Mas è forte davvero?

Adesso posso dire di sì. Prima non lo conoscevo. Lo avevo visto andare subito forte alla Quick Step, appena passato. Due vittorie al secondo anno e un gran lavoro al Nord per Alaphilippe. Finché è arrivato qua e ha chiesto di lavorare con me. Purito Rodriguez mi diceva che è molto forte e ha metodo nel lavoro, così a fine gennaio scorso ho cominciato a lavorarci. Come prima cosa ho guardato i file di allenamento e ho notato che nell’arco di una settimana faceva solo due salite lunghe e per giunta a Mallorca. Gli capitava di fare sei ore per cinque volte all’anno. Lo prendevo in giro dicendogli che non si allenasse e lui mi guardava strano. Infatti nonostante ciò, finiva i Giri in crescendo. All’ultimo Tour ha avuto un giorno storto, ma era con i migliori. E alla Vuelta ha fatto uno step decisivo.

Che cosa significa tutto questo?

Che c’è motore ed è allenabile. Così abbiamo preso la sua preparazione e abbiamo cambiato direzione. Ha margini importanti, ma ha fatto fatica a trovare dei miglioramenti. Al Catalunya ha fatto una gran fatica, stessa cosa al Giro dei Paesi Baschi, stentava a fare il salto di qualità.

Ancora la Vuelta, all’Altu d’El Gamoniteiru arriva 3° dietro Lopez e Roglic
Ancora la Vuelta, all’Altu d’El Gamoniteiru arriva 3° dietro Lopez e Roglic
Come mai?

Ci ho pensato parecchio. Nei primi anni era vincente già in avvio di stagione. Le corse nei dilettanti gli avevano dato brillantezza e cambio di ritmo e correndo molto, la qualità non decresceva. Quando poi da professionista il numero delle corse è andato scendendo, ha perso quella qualità. Di suo ha poco cambio di ritmo. Inquadrata questa caratteristica, abbiamo lavorato per costruirla e a quel punto c’è stata la svolta. Sull’arrivo di Valdepenas de Jaen se l’è giocata e alla fine è arrivato a 3 secondi da Roglic: l’anno prima ne avrebbe presi almeno 20. 

Perché la Vuelta è stata lo step decisivo?

Perché è rimasto a giocarsela con Roglic, sia pure con un distacco in qualche modo falsato dalle crono, dove ancora non ci siamo. Due minuti e mezzo sono troppi da regalare.

E comunque è arrivato secondo dopo il sesto posto del Tour…

Anche di questo si può parlare. Fra le due corse c’erano tre settimane in cui ha fatto poco o niente. E’ tornato a Mallorca, mentre come tutti gli altri sarebbe dovuto andare ad Andorra, dove ha la residenza, per lavorare al fresco e fare salite. Sono gli aspetti su cui intervenire, magari partendo dall’osservazione di quello che fanno gli altri.

Crono di apertura della Vuelta a Burgos, passivo di 18″
Crono di apertura della Vuelta a Burgos, passivo di 18″
Lui è convinto di volerlo fare?

E’ contento, perché la Vuelta gli ha dato fiducia. Ha perso terreno solo ai Lagos de Covadonga, ma solo perché il giorno prima era caduto male. Si è visto brillante in salita e gli è venuto morale. E intanto abbiamo iniziato lavorare sulla crono.

In che modo?

Quest’anno è arrivato Velasco, che era responsabile dei materiali all’Astana. Su lui e pochi altri ci stiamo concentrando, sperando di eliminare o ridurre quel gap.

Un inverno diverso quindi per lui?

Sta lavorando tantissimo, cosa che l’anno prima non si era riuscito a fare. Ma c’è da capirlo, con la Vuelta finita a novembre e la ripresa subito a tutta.

Quando debutterà?

Farà 2-3 prove a Mallorca, casa sua. Poi Volta Valenciana, ritiro a Sierra Nevada, Tirreno o Parigi-Nizza. Baschi. Freccia e Liegi. Altura. Delfinato e Tour. Tolti Roglic e Pogacar, il terzo posto del Tour è aperto a 4-5 corridori e lui è uno di questi. Il trend è di crescita ed è positivo che gestisca bene lo stress e situazioni come i ventagli che per uno scalatore di solito sono ostili. Ma lui è alto, si difende bene.

Come ti trovi nel tuo ruolo?

Bene, molto bene. Patxi ha portato una bella organizzazione. Io seguo i ritiri e quando serve vedere un corridore, vado a trovarlo e si fanno 3-4 giorni assieme. Quest’anno non mi dispiacerebbe affacciarmi alla Tirreno-Adriatico, che viene bene anche logisticamente. Ma resto nei miei panni di allenatore, per l’ammiraglia ci sono i direttori sportivi.

L’inverno di Valverde: riposo, ambiente e… la solita fame

29.11.2021
5 min
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Meno di dieci parole per chiuderla definitivamente: «2022 va a ser mi último año, sí o sí». Il 2022 sarà il mio ultimo anno, accada quel che accada. C’è poco da fare però, quando Valverde parla di ritiro, c’è sempre chi dà di gomito. Un po’ come quando si parla di Rebellin, ma con dieci anni in meno. La Movistar ha chiuso il primo ritiro a Pamplona e questa volta il murciano ha tagliato corto con una serenità mai vista prima.

«Intendiamoci – ha detto Alejandro allo spagnolo Marca – il Lombardia è finito a quel modo perché Pogacar ha avuto l’intuizione di anticipare, ma io non mi sentivo inferiore a nessuno. Non smetto perché credo di non farcela più, ma perché ho 42 anni e ho vinto tutto. Fare il professionista è molto esigente, richiede tanti sacrifici. E probabilmente è arrivato il momento di prendermi cura di me stesso e del mio corpo».

Il 16 novembre, al progetto di piantumazione nell’area di Sanguesa. Qui Mas, Valverde, Martin e Oyarbide (foto Movistar Team)
Con Sara Martin al progetto di piantumazione di Sanguesa (foto Movistar Team)

Prima l’ambiente

I suoi tifosi hanno sorriso vedendolo con la zappa in mano, mentre piantava un leccio (foto di apertura). Nei primi giorni di novembre, infatti, la Movistar ha partecipato alla piantumazione di mille alberi nell’area spoglia di Sanguesa, coinvolgendo Unzué e alcuni dei corridori più rappresentativi: Valverde in testa, Mas, Lourdes Oyarbide e Sara Martin.

L’operazione si è svolta anche con il patrocinio di Volvo, che fornisce le ammiraglie al team. Le mille piante dovrebbero neutralizzare circa 200 tonnellate di anidride carbonica per i prossimi 40 anni. E questo consentirebbe a Movistar di compensare le 176 tonnellate di emissioni di carbonio prodotte nel 2019, grazie al calcolo effettuato proprio da Volvo e riconosciuto dal Ministero per la Transizione Ecologica.

Al Lombardia si è sentito al livello dei primi: «Pogacar ha vinto grazie a una grande mossa tattica»
Al Lombardia si è sentito al livello dei primi: «Pogacar ha vinto grazie a una grande mossa tattica»

Dal Belgio al Giro

Il programma già stilato è di tutto rispetto. Giro, Vuelta e niente Tour. Anche se con la consueta generosità dice che se la squadra lo chiedesse, potrebbe valutarlo: «Ma solo per aiutare. Normalmente non mi interessa farlo. Il Giro invece mi ha affascinato nel 2016, per l’affetto dei tifosi e per gli scenari. E la Vuelta… è la Vuelta. Ci sarà una tappa nei dintorni di Murcia e dicono che sarà disegnata come piace a me. Sarebbe un bel modo di salutare».

Passerà da queste parti già a marzo, per la Strade Bianche, dopo il debutto a Maiorca, poi Valencia, Murcia e Andalucia.

«Dopo questo primo blocco – spiega – riprenderò fiato e deciderò se fare Catalunya o Paesi Baschi preparando la Freccia Vallone e la Liegi. L’Amstel è da vedere. Sono corse difficili, dure e imprevedibili. Alla Liegi (vinta 4 volte, ndr), ad esempio, devi essere sempre concentrato perché da un certo punto in poi ogni azione può essere quella giusta. Alla Freccia Vallone (vinta 5 volte, ndr) non puoi sbagliarti di un solo metro, perché il Muro d’Huy non perdona…».

Cercasi erede

La Movistar intanto studia. Dopo la rivoluzione tecnica che ha visto l’allontanamento di Arrieta e la separazione da Miguel Angel Lopez, la squadra spagnola è in cerca di nuovi riferimenti. Il presente parla di Enric Mas e Ivan Sosa. Il primo arriva del secondo posto della Vuelta e il sesto del Tour. Il secondo arriva dal team Ineos Grenadiers dopo tre stagioni di su e giù. In attesa di capire se dalla nidiata dei giovani potrà farsi avanti qualcuno in grado di non far rimpiangere il vecchio murciano, saranno loro gli uomini su cui puntare.

«Enric Mas – dice Valverde, parlando quasi come un dirigente – sembra molto più esperto e fiducioso. Penso che stia facendo passi importanti a poco a poco. Farà sicuramente bene. Per quanto riguarda Sosa, abbiamo grandi aspettative su di lui. Ha molte qualità. Ha vinto due volte a Burgos e nel 2019 mi ha quasi impedito di vincere in Occitania. Farà bene. Sosa è pronto per guidare la squadra».

Se c’è la salute…

Alejandro, della cui squadra giovanile abbiamo raccontato da poco, chiude strizzando l’occhio a se stesso. Ammettendo di smettere per scelta e non perché non si senta più in grado di reggere il confronto.

«Non sto peggio delle altre stagioni – dice – sicuro meglio del 2020. Per tutto quello che è successo al mondo, quello è stato un anno strano e per me in modo particolare. Abbiamo finito con la Vuelta l’8 novembre e abbiamo ricominciato subito ad allenarci per il 2021. Anche l’ultima stagione di conseguenza è stata particolare, con segnali di un buon Valverde (per lui tre vittorie e sette podi, ndr), ma lontano dal migliore. Quest’inverno mi sono preso un mese di riposo e adesso ho ripreso regolare e senza voler forzare i tempi. Sono contento del modo in cui arrivo al debutto. Con allegria, ambizione e tranquillità. Se la salute mi assiste, sarà di sicuro un buon anno».