Bernaudeau su Sagan: «Un acceleratore di progetti»

13.11.2021
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Se quello che è mancato a Sagan negli ultimi tempi alla Bora-Hansgrohe era la fiducia del team e dei suoi dirigenti, che non hanno mancato di far notare come le vittorie stessero scemando, alla TotalEnergies di fiducia ne troverà anche troppa. Sono così tante le attese sul suo arrivo e con obiettivi così ambiziosi, che si spera Peter possa trovare anche il tempo per fare il corridore e ritrovare la fame di cui ha di recente parlato Michele Bartoli

«Il primo ritiro in cui sarà presente – spiega il team manager Jean René Bernaudeau – sarà un evento. Dobbiamo far venire voglia ai giovani della Vandea di venire in questa bellissima fucina di campioni. Il WorldTour ci ha messo un po’ in difficoltà, ma abbiamo fatto un buon lavoro con quello che avevamo in casa. Oggi abbiamo un vero progetto e Sagan sarà l’acceleratore con la sua dimensione, la sua competenza e la voglia che saprà trasmettere. E’ un grande corridore, ma è anche un acceleratore di progetti».

Bernaudeau riparte da Sagan per rilanciare la TotalEnergies che a suo dire si è un po’ fermata…
Bernaudeau riparte da Sagan per rilanciare la TotalEnergies che a suo dire si è un po’ fermata…

Un passepartout

La squadra voleva il grosso nome, forse anche per avere accesso a tutte le grandi corse pur non essendo nel WorldTour? Un po’ come la Alpecin-Fenix con Van der Poel. Bernaudeau svicola, è innegabile che il vantaggio ci sia, ma l’obiettivo in realtà è più vasto.

«Peter era sul mercato – spiega – con il suo lato anticonformista che ricorda il mio. Così ci abbiamo provato. All’inizio non ha voluto saperne, poi ho chiesto un appoggio a Roberto Amadio, che lo conosceva dalla Liquigas. C’erano molti ostacoli da superare. Sembrava irraggiungibile, ma gli ostacoli sono stati superati. Alaphilippe non si poteva fare, Sagan sì. E sono molto felice di aver portato anche Oss e Bodnar, che sono grande passisti. Sagan è molto rispettoso delle sue origini, ha bisogno di persone che lo circondino con sincerità. Vuole stare bene. C’è di buono che arriva con professionisti di cui avevamo comunque bisogno. Avevamo qualche casella vuota, soprattutto tra i direttori sportivi, quindi benvenuti».

«Non siamo più la squadra di Voeckler e Chavanel – dice Bernaudeau – dobbiamo ricostruire il vivaio»
«Non siamo più la squadra di Voeckler e Chavanel – dice Bernaudeau – dobbiamo ricostruire il vivaio»

Emozioni, non commercio

La sensazione dunque è che lo slovacco avrà attorno la sua gente, in una bolla differente. Bernaudeau dice che è ancora presto per spiegare come sarà seguito e che per questo bisognerà aspettare qualche settimana. Però insiste tanto sul progetto e sull’aspetto dei soldi che stanno rovinando lo sport non ci sentiamo di dargli torto.

«Mi piacerebbe che grazie a lui – dice – i giovani vogliano venire da noi. Siamo rimasti indietro, siamo molto meno attraenti rispetto ai tempi d’oro di Voeckler o Chavanel. Eravamo la squadra che reclutava esclusivamente dal suo vivaio. Peter ci riporterà alla ribalta e nel frattempo i talent scout andranno in cerca dei giovani talenti di domani. Il WorldTour non mi interessa. A causa dei soldi, questo sport sta perdendo il suo posto nella società.

«Il ciclismo di oggi non mi piace, noi vogliamo fare qualcosa di umano, che faccia desiderare ai giovani di provarci. Non mi indigna che Pogacar possa guadagnare 36 milioni in sei anni, ma siamo convinti che il futuro del ciclismo sia negli Emirati, piuttosto che sulle strade d’Europa? Non chiederei mai al gruppo TotalEnergies di comprare una licenza, va guadagnata. Non facciamo compravendite, diamo emozioni. E in Sagan vedo un campione capace di far sognare la gente…».