Piepoli senza freni: su Vdp, Nibali, Bettiol e Valverde

15.03.2021
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Leonardo Piepoli, allenatore di Alberto Bettiol e altri corridori con cui parla raccogliendone i dati e gli umori, sulla vittoria di Van der Poel a Castelfidardo ha una visione di straordinaria leggerezza che, osservando l’olandese, è difficile non condividere. Il guaio però è che a questa leggerezza si affianca il senso di frustrazione che avere a che fare con un corridore così genera nel resto del gruppo. E così, senza averlo premeditato, ci troviamo in un viaggio tecnico che spiega tanti aspetti delle ultime settimane.

Bettiol, secondo Piepoli, non è troppo lontano dai primi tre: gli serve più convinzione
Bettiol, secondo Piepoli, non è troppo lontano da quei tre
Il primo pensiero dopo averlo visto attaccare a più di 50 chilometri dall’arrivo è che avesse finito la benzina, quindi un errore di alimentazione, e che abbia portato a casa la sua immensa impresa raschiando il fondo del barile…

Secondo me la chiave è una dichiarazione di Van Aert di qualche giorno fa. «Quando Mathieu corre con intelligenza, non lo batte nessuno». La sensazione è che lui si diverta a fare quello che fa, con lo stesso spirito di quelli che il mercoledì giocano a calcetto e provano i colpi più impensabili. D’altra parte, essendo uno che vince tutto e tutto l’anno, che differenza volete che faccia una corsa piuttosto che un’altra?

Intelligenza, parola interessante…

Forse anche troppo impegnativa, parliamo di intelligenza tattica. Per come lo vedo io, non è uno che ha bisogno di fare tanti calcoli. A Kuurne è partito a 80 chilometri dall’arrivo, l’anno scorso stessa cosa al Bink Bank Tour. Gli piace. Certo se perdesse per un eccesso di allegria il Fiandre o il mondiale, siate certi che in squadra ci sarebbe più tensione.

In gruppo come lo vivi uno così?

Male, lo vivono malissimo. Non solo lui, ma anche Van Aert e Alaphilippe. Si demoralizzano: cosa andiamo a fare? Si passano mesi a studiare le ripetute e l’altura, ma a che scopo? Tu studi la compensazione e loro arrivano alla prima corsa e vincono. D’accordo che non è la prima corsa, perché prima hanno fatto il cross, ma sono destabilizzanti. Non è detto però che il rimedio sia fare cross e mountain bike come loro.

Non male Valverde alla Strade Bianche, ma lontano dal suo top
Non male Valverde alla Strade Bianche, ma lontano dal suo top
Qualcuno ci starà pensando, in effetti…

Ricordo che un anno mi trovai ad allenarmi con Mondini, che ai tempi correva con Armstrong e andava agilissimo come Lance. Gli chiesi perché. Oppure ricordo quando correvo con Freire, che in allenamento stava sempre a ruota degli amatori, poi prima di Sanremo e mondiali, faceva dei lunghi dietro moto con suo fratello e vinceva. E’ sbagliato voler emulare corridori che hanno talenti fuori dal comune. Non ne vieni fuori e non serve.

Però intanto Nibali ha lasciato Slongo cercando qualcosa di diverso dai soliti schemi…

Nibali ha fatto bene a cambiare, perché forse quel che mancano sono gli stimoli, ma lui e Valverde non sono esattamente l’espressione di un metodo di ciclismo che ora viene messo in discussione. Non sono mai stati un modello di metodicità. Ragazzi seri, puntuali nel lavoro, ma naif. Vincenzo aveva lo schema Nibali, che comprendeva già in partenza di fare meno giorni di altura di quel che prevede la letteratura scientifica, oppure di dormire un po’ più in basso per avere con sé la famiglia. E’ giusto cambiare, ma non è che cambi pelle.

Che cosa intendi?

Tempo fa ero a correre a piedi in Liguria e ho incontrato gli juniores del Casano, la squadra in cui ho fatto i dilettanti. Passandogli accanto, ho notato che il più basso di loro era alto quanto me. Io non sono mai stato il più basso in squadra: ero il più alto dei bassi e il più basso degli alti. Questo per dire che l’uomo si evolve, le prestazioni crescono e ci sono studi veri che lo dicono. Ganna da U23 ha fatto il record del mondo di inseguimento che Collinelli aveva fatto nel pieno delle sue forze, con l’aerodinamica di oggi che ha migliorato quella del manubrio a canna di fucile di allora.

Ha fatto bene Nibali a cambiare, ma secondo Piepoli per vincere non basta più il 70%
Ha fatto bene Nibali a cambiare, ma secondo Piepoli per vincere non basta più il 70%
Quindi?

Quindi si possono inseguire questi giovani più forti, ma sapendo che sono più evoluti di atleti che hanno debuttato 15 anni fa. Ci sta che Nibali faccia fatica e come lui Valverde. Prima per vincere a entrambi bastava essere al 70% e potevano starci per sei mesi all’anno. Ora per vincere devono essere al 98% e ci riescono per quattro settimane. Sono ancora convinto che possano fare grandi cose, ma tutto deve incastrarsi alla perfezione.

E Bettiol come si colloca, lui che è nell’età di mezzo?

Alberto non è troppo lontano da Van der Poel e Van Aert. Se a Van Avermaet servono 10 circostanze favorevoli per batterli, a lui ne basta una. Deve convincersi. E tutto sommato aspettare che scatti questa convinzione per chi lavora con lui è anche frustrante.

VdP si è divertito e ha vinto. Se avesse perso, si sarebbe divertito lo stesso…
VdP si è dicvertito e ha vinto. Se avesse perso, si sarebbe divertito lo stesso…
Quindi tornando alla tappa di ieri?

Van der Poel si è divertito e la squadra ha fatto bene a lasciarglielo fare. Magari al Fiandre gli parlerei diversamente: «Aspettiamo che siano stanchi e non siamo per forza noi a doverli stancare». Ma per lui che ha vinto tutto, dal triciclo alla mountain bike, passando per strada e cross, mondiali ed europei, credete che una tappa alla Tirreno rappresenti tanto più del cross del paese? Si è divertito e ha fatto l’impresa. Ma se anche Pogacar lo avesse ripreso, si sarebbe divertito lo stesso.