Cadex 50 Ultra Disc, velocità e stabilità da prime della classe

18.08.2022
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Cadex lancia sul mercato le nuove 50 Ultra Disc, le ruote progettate per la massima efficienza aerodinamica che affiancano stabilità e controllo alla prestazione. Il carbonio le fa da padrone con un utilizzo ponderato e improntato al massimo rendimento sbaragliando ogni concorrenza. 

A rendere questa coppia di ruote un vero e proprio gioiello c’è il mozzo posteriore aero R3-C40, che va a completare un sistema completo che si è dimostrato il più veloce nella sua categoria attraverso test approfonditi in galleria del vento. Caratteristiche e rendimenti apprezzati anche da professionisti come Michael Matthews e Simon Yates. L’inglese proprio sulle Cadex 50 Ultra Disc ha conquistato la vittoria nella tappa 14 del Giro d’Italia di quest’anno.

Queste ruote sono in dotazione al Team BikeExchange Jayco, nel video Michael Matthews

Parola a Cadex 

«Ciò che rende una ruota da strada veloce – ha affermato Jeff Schneider, Global Head of Product di Cadex – è l’essere in grado di gestire al meglio le varie forze della guida in continua evoluzione. In qualsiasi allenamento o corsa su strada, i ciclisti incontrano salite e discese, piani veloci, curve difficili, dinamiche di gruppo e mosse da solista. Le Cadex 50 Ultra Disc sono progettate per tenere conto di tutti questi fattori, in particolare la resistenza alle alte velocità».

Un vero e proprio asso nella manica della gamma Cadex che quest’anno ha già portato alla vittoria gli atleti della BikeExchange

I raggi ultraleggeri Super Aero riducono al minimo la flessione laterale, sono ideali per gli sprint
I raggi ultraleggeri Super Aero riducono al minimo la flessione laterale, sono ideali per gli sprint

Peso piuma

Con 1.349 grammi, sono tra le ruote più leggere della loro categoria. Attraverso le innovazioni tecnologiche come i raggi aerodinamici direzionali, il nuovo mozzo posteriore R3-C40 con innesto a 40 punti e i cuscinetti in ceramica Cadex sono state ridotte significativamente le perdite di potenza in ogni situazione. Durante i test, sono state provate con il pneumatico Cadex Aero, con un risultato sorprendente di una differenza di ben 5,5 watt sulla concorrenza principale.

Un peso leader del settore che aiuta a migliorare il rapporto rigidità/peso fino al 41,4% rispetto alle ruote della concorrenza. Anche grazie a una nuovissima ruota libera a basso attrito con cuscinetti in ceramica che riduce ulteriormente la perdita di potenza fino al 30%.

La larghezza interna del cerchio di 22,4 mm offre ampio spazio per gli pneumatici, creando un WheelSystem con rigidità laterale rinforzata e capacità di supportare pressioni degli pneumatici inferiori per una migliore maneggevolezza e feeling con la strada.

Il profilo del cerchio da 50 mm e il bilanciamento dei raggi permettono un controllo totale
Il profilo del cerchio da 50 mm e il bilanciamento dei raggi permettono un controllo totale

Raggi Super Aero

I raggi ultraleggeri in carbonio Cadex ad alta resistenza riducono al minimo la flessione laterale per un’accelerazione senza eguali. Si presentano con una forma aerodinamica appositamente progettata per offrire caratteristiche aerodinamiche leader del settore e massima stabilità con vento laterale. I raggi Super Aero riducono al minimo la flessione laterale per accelerazioni e sprint al top.

Un altro aspetto che crea una sinergia perfetta con le altre caratteristiche sono i cuscinetti in ceramica. In grado di aumentare ulteriormente l’efficienza di rotolamento del mozzo con una minore resistenza allo stesso e un’azione 1,5 volte più fluida rispetto ai cuscinetti in acciaio, con conseguente miglioramento dell’azione e minima perdita di potenza.

Simon Yates ha trionfato al Giro d’Italia proprio con questa coppia di ruote
Simon Yates ha trionfato al Giro d’Italia proprio con questa coppia di ruote

Super stabilità

L’efficienza aerodinamica e il peso ultraleggero sono importanti, ma una ruota da strada veramente completa deve anche ispirare fiducia mentre si scende, si curva o si combatte contro forti venti trasversali.

Il profilo del cerchio aerodinamico da 50 mm e il bilanciamento dei raggi Super Aero permettono un controllo totale in tutte le condizioni. Inoltre, l’ampia larghezza interna del cerchio offre una maggiore adattabilità agli pneumatici di sezione superiore, migliorando così la stabilità e la scorrevolezza. La compatibilità consigliata va dai 700x25c ai 700x32c. 

Il prezzo delle 50 Ultra Disc va dai 1.399 euro per la ruota anteriore fino ai 1.799 per la posteriore.

Cadex

Copeland si tiene Matthews e Yates. E c’è Zana in arrivo

30.07.2022
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La vittoria di Matthews a Mende su Bettiol, le ultime di Yates in Spagna e il prolungamento della sponsorizzazione per altri tre anni hanno portato al Team Bike Exchange-Jayco una folata di buon umore. Brent Copeland, che guida la squadra da due anni, ragiona e spiega, al termine di un Tour positivo e in vista del rush finale. La sola nota dolente al momento è quel 18° posto nel ranking UCI che un po’ preoccupa e un po’ è di stimolo.

«E’ stato un Tour molto positivo – dice il manager sudafricano – con vittorie da parte di uomini in cui crediamo molto. Su Matthews abbiamo investito molto due anni fa, quando lo aiutammo a pagare la clausola rescissoria con la Sunweb. Non ha portato tantissime vittorie, ma tanti piazzamenti importanti. La sua sfortuna è di avere caratteristiche simili prima a Sagan e ora a Van der Poel e Van Aert, per cui sembra che debba correre per il secondo posto, ma non è davvero così».

Brent Copeland è diventato team manager del team australiano a fine 2020
Brent Copeland è diventato team manager del team australiano a fine 2020
Siete passati dall’avere uno sponsor pronto a sfilarsi, al rilancio per altre tre stagioni…

C’entra sempre Matthews. Gerry Ryan (titolare delle aziende che supportano il team, ndr) ha preso la decisione di prolungare per altri tre anni perché Michael possa concludere con noi la sua carriera. E poi adesso in Australia c’è la… febbre per i mondiali. Quelli di Wollongong non saranno una corsa per velocisti, ma gli si adattano davvero bene. Nella tappa che ha vinto al Tour, c’era tanta salita. Ci saranno anche altri favoriti, ma confidiamo che Matthews sarà il leader della nazionale. E poi ogni tanto ci penso che l’ultima volta che si è fatto un mondiale laggiù (Geelong 2010, ndr), lui ha vinto fra gli under 23.

Uno sponsor così sembra innanzitutto un appassionato.

C’è stata la fase in cui ha capito che ci fosse la possibilità di mollare, ma proprio in quel momento ha capito quanto fosse innamorato di questa squadra. Gli è tornata voglia alla grande. E’ venuto al Giro per 10 giorni. E’ stato a Copenhagen per la partenza del Tour e a Parigi avevamo 60 ospiti. Si vede che gode il momento della squadra. Il Covid è stato pesante, non poter uscire dall’Australia non è stato semplice. La vittoria di Yates nella crono di Budapest è stata una grande gioia. E quella sera ha detto che resta per i corridori e per il personale, perché è bello vedere un gruppo lavorare così. Non capita spesso di sentire certe cose da un capo.

Groenewegen ha vinto a Sonderborg ed è stato secondo a Parigi
Groenewegen ha vinto a Sonderborg ed è stato secondo a Parigi
Magari se a Parigi, Groenewegen avesse vinto…

Magari, davvero! Però Gerry è un uomo di sport, conosce le storie degli atleti. Possiede la più forte squadra di rugby, investe in altre realtà. E ha capito perfettamente, vedendo l’ordine di arrivo, quanto sacrificio e quanto impegno siano serviti per fare quel secondo posto. Per questo alla fine era contento lo stesso.

E’ vero che per lui il team femminile vale quanto quello maschile?

Direi di più, ma non mi azzardo (sorride, ndr). La storia di Gerry nel ciclismo inizia grazie alle donne. Nel 1992, c’era Kathy Watts che doveva andare alle Olimpiadi di Barcellona, ma non aveva fondi. Così chiese a Jayco, l’azienda di caravan e camper di cui Gerry è titolare. Lui la supportò e lei tornò con l’oro nella prova su strada e un argento in pista: un investimento ben fatto. Così è entrato nel ciclismo femminile. Poi ha supportato la Federazione australiana spingendo sulle donne e con Shayne Bannan fece partire il team. Presero Annemiek Van Vleuten, che vinse tutto. E’ importante il team femminile, non perché serva averlo, ma perché ci crediamo tanto.

Gerry Ryan è nel ciclismo dal 1992. Ha rilanciato con altri 3 anni di sponsorizzazione
Gerry Ryan è nel ciclismo dal 1992. Ha rilanciato con altri 3 anni di sponsorizzazione
E poi è arrivata Giant, come vanno le cose?

Lunedì a Parigi, dopo la fine del Tour, abbiamo fatto una riunione con il responsabile dell’azienda e abbiamo avuto indicazioni molto positive. Loro sono pazzeschi, i corridori sono contenti. Si può lavorare molto bene.

Secondo anno della tua gestione: la squadra ti somiglia?

Ho cercato di cambiare il modo di lavorare e le cose stanno funzionando. Me lo ha chiesto il capo quando sono stato contattato. L’anno scorso siamo stati ancora frenati dal Covid e dal fatto che i ragazzi non siano potuti tornare a casa. I risultati di quest’anno sono il vero risultato del nostro lavoro.

La rincorsa di Yates alla Vuelta è iniziata a Ordizia. Anche per lui rinnovo di contratto
La rincorsa di Yates alla Vuelta è iniziata a Ordizia. Anche per lui rinnovo di contratto
Il rinnovo di Yates fa pensare che per i grandi Giri continuerete a puntare su di lui?

Non ci sono tantissimi corridori di qualità sul mercato, quelli buoni hanno tutti contratti molto lunghi, almeno 4-6 anni. Per questo la nostra regola è investire su quello che abbiamo e correre come possiamo. Fare classifica al Tour non era proponibile e allora abbiamo corso puntando alle tappe. E comunque abbiamo ancora tanta fiducia in Simon, che farà una bellissima Vuelta ed è già stato sul podio del Giro. Vedremo che programma farà l’anno prossimo.

Fra gli arrivi, c’è anche il campione italiano, preso ben prima che lo diventasse…

Zana è un corridore che seguivamo da un po’. Cercavamo uno scalatore da far crescere con noi per dare prima supporto ai leader e poi per concedergli il suo spazio. Pinotti lo ha sempre apprezzato molto e certo adesso che ha vinto il campionato italiano avrà anche qualche opportunità in più. Ha fatto il Giro, meno bene di come ci si potesse aspettare, ma lo ha concluso. Poi ha vinto la Adriatica Ionica Race e ha tenuto la condizione fino all’italiano. Vuol dire che il motore è importante.

Sul podio di Alberobello, Zana ha brindato alla maglia tricolore
Sul podio di Alberobello, Zana ha brindato alla maglia tricolore
Hai parlato di Pinotti, che idea ti sei fatto di Marco?

E’ un assett importantissimo della nostra squadra. E’ un piacere lavorare con lui. E’ un uomo sincero, dice le cose come le pensa ed è molto preparato. Con lui Sobrero ha fatto un bel salto di qualità. Matteo ha dei margini importanti e può crescere. Speravamo potesse fare classifica alla Tirreno e corse simili, non certo al Giro. Adesso va al Polonia, sono curioso di vederlo all’opera. Non serve mettergli pressione, ma ha dei numeri importanti e in altura ha lavorato bene.

Insomma, momento positivo, con il solo neo del ranking?

E’ un peccato. Veniamo da anni difficili e il ranking fa la media delle ultime tre stagioni, per cui paghiamo il 2020 del Covid e il ritiro di Yates dal Giro. Ma non è la nostra posizione, stiamo lavorando bene e sono certo che il Tour si rivelerà un punto di partenza. Un po’ di preoccupazione c’è stata all’inizio, soprattutto da parte dei direttori sportivi. Ma gli ho detto di non cambiare modo di correre per fare punti. Continuiamo a puntare ai nostri obiettivi e i risultati certamente verranno.

Bettiol, un grande sogno durato troppo poco

16.07.2022
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Si gioca tutto in pochi secondi ed è paradossale, a capo di una tappa di 192 chilometri e di una fuga partita da lontano. La salita dell’aeroporto di Mende è il teatro perfetto perché Bettiol torni alla vittoria. Matthews ha il destino segnato.

La grande illusione

C’è andato in qualche modo vicino a Megeve e adesso Alberto ha la bici che gli scappa di sotto. La gente ai lati è folle, accaldata, colorata e rumorosa. I corridori ne percepiscono la presenza attraverso i suoni e gli odori. La strada è un budello, la loro presenza in qualche modo li opprime. E ora finalmente Alberto aggancia Matthews. Povero australiano, dovrà nuovamente accontentarsi del secondo posto, come già a Longwy e Losanna.

Bettiol ha tirato tutto il giorno e in finale ha corso per sé: abbiamo davvero creduto che stesse vincendo
Bettiol ha tirato tutto il giorno e in finale ha corso per sé: abbiamo davvero creduto che stesse vincendo

Il tempo perché prenda fiato, adesso lo lascia lì. Tre. Due. Uno. Bettiol si alza sui pedali e scatta col rapporto più lungo. Come l’anno scorso a Stradella, come al Fiandre, come il gatto che mangia il topo. Neanche si volta, copione già scritto. E Matthews si siede. Bettiol vincitore a Mende sul traguardo di Jalabert, finalmente un italiano al Tour dopo Nibali nel 2019.

«Si era messo tutto male come l’anno scorso a Stradella – racconta – credevo che arrivassero i quattro che si erano avvantaggiati. Poi mi sono sbloccato, in questa fase di Tour con le sensazioni che vanno e vengono. Un continuo up and down. E così sono scattato secco, anche per dargli una botta morale…».

Matthews non molla

Ma la botta non arriva. Si gioca tutto in pochi secondi ed è paradossale, a capo di una tappa di 192 chilometri e il rodimento interiore per l’occasione sfumata ieri a Saint Etienne, quando la sua sola Bike Exchange-Jayco si è messa a tirare, quasi per espiare l’erroraccio di aver lasciato andar via la fuga.

La salita di Mende con lui non c’entra niente, pensa Matthews mentre la addenta, dopo essere stato il primo a evadere dalla grande fuga. La fatica si fa sentire, ma il baccano della gente copre anche il mal di gambe e questo tutto sommato è un bene. Fanno così tanto rumore che quasi non ha sentito arrivare Bettiol. E quando l’italiano gli è dietro, Matthews ha giusto il tempo di guardarlo in faccia e intuirne la fame. Ma sarà profonda quanto la sua? Bettiol attacca. Le gambe sono dure e quel senso di crampo rende Matthews fragile. Però amico, pensa stringendo i denti, oggi non vai da nessuna parte…

«Questa tappa è la storia della mia carriera – racconta – ho avuto così tante montagne russe, su e giù. Mia moglie e mia figlia hanno sempre creduto in me. Ma ogni volta sono stato buttato giù. Ogni volta la stessa storia. E mi hanno detto: alzati. E anche io questa volta mi sono detto: alzati!».

All’ultimo round

Si gioca tutto in pochi secondi, che durano una vita e tutto sommato la raccontano. Bettiol è davanti, come Trentin al mondiale del 2019, serbando in cuore quel senso di vittoria tanto a lungo rincorsa che invece ti tradisce, perché in qualche modo ti fa abbassare la guardia. Oppure per staccarlo ha fatto un fuori giri di troppo, mentre Matthews non è mai affondato del tutto. Si è gestito e appena la strada si fa meno cattiva, cambia ritmo e si fa nuovamente sotto.

Sfinito al traguardo, Matthews ha dimostrato di non essere un velocista e ha dedicato parole toccanti alla famiglia
Matthews ha dimostrato di non essere un velocista e ha dedicato parole toccanti alla famiglia

E poi, come Evenepoel che se ne è andato col rapporto nella parte più morbida della Redoute, Matthews passa al contrattacco. E questa volta la botta morale si abbatte sul toscano. La gente intorno è quella ai piedi del ring, che percepisce il riscatto del pugile che finora le ha solo prese e tifa perché lo spettacolo duri a lungo. Non tengono per uno in particolare, vorrebbero solo che non finisse mai.

«In pianura – ammette Bettiol – ha avuto uno scatto in più che a me è mancato. Ho avuto via libera dai compagni e mi dispiace non aver ripagato la loro fiducia. Avevo una grande gamba, ma quando non si vince girano le scatole. Sto bene. Ho la fiducia dei compagni e dei direttori di questa squadra meravigliosa. E spero nei prossimi giorni di ripagarli».

Per le sue donne

Matthews si volta, Bettiol è sparito. Le mani sul casco. Sugli occhi. Le braccia larghe ad abbracciare il pubblico e riempirsi il petto di ogni scheggia dispersa di emozione. Difficile dire dove abbia pescato la forza per non andare a fondo, forse semplicemente ha avuto il coraggio di farsi più male di quanto gliene stesse facendo il suo avversario.

Così Matthews sul traguardo, assorbendo la luce di questo sole torrido e stupendo
Così Matthews sul traguardo, assorbendo la luce di questo sole torrido e stupendo

«Questo è per mia figlia – dice e trattiene le lacrime – ha quattro anni e volevo solo mostrarle che tutto il tempo in cui sono via e ogni cosa la faccio per lei. E oggi era quel giorno e sono riuscito a dimostraglielo. Ieri è stata una grande occasione persa. La squadra ha tirato per portare allo sprint me o Dylan (Groenewegen, ndr), ma ci siamo svegliati troppo tardi. Era davvero una tappa buona per me in questo blocco di tre giorni cui il nostro team mirava nella seconda settimana. Dovevo fare qualcosa.

«Per me erano finite le occasioni. Allora ho deciso di mostrare a tutti che non sono solo un velocista. Posso anche correre come ho fatto oggi. E l’ho fatto pensando a mia figlia su quell’ultima salita fino al traguardo. A mia moglie e a quanti sacrifici faccia per realizzare i miei sogni. Spero che questa volta ho mostrato loro il motivo per cui abbiamo rinunciato a così tante cose».

Pogacar ha attaccato poi ha fatto la volata, ma alle sue spalle Vingegaard è stato una presenza molto lucida
Pogacar ha attaccato poi ha fatto la volata, ma alle sue spalle Vingegaard è stato una presenza molto lucida

Cercasi dèja vu

Alle loro spalle sostanzialmente il nulla. Un paio di attacchi di Pogacar su una salita per lui breve e la difesa d’ufficio di Vingegaard, con il finale allo sprint già visto anche negli ultimi giorni. Gli altri sbriciolati o quasi, a dimostrare che il Tour è una partita a due. Ci saranno occasioni migliori, forse già domani verso Carcassonne o più probabilmente nei tre giorni sui Pirenei.

Se anche non riuscirà a riprendersi la maglia gialla in salita, l’obiettivo per Pogacar potrebbe essere arrivare alla crono con meno di un minuto di ritardo, per ripetere se possibile il miracolo del 2020. Quando vestiva la maglia bianca. E aveva davanti di 57 secondi un corridore della Jumbo Visma ugualmente vestito di giallo.

Il Team BikeExchange vestirà italiano… con Alé

09.11.2021
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Alé non arresta la propria marcia nel mondo del ciclismo professionistico WorldTour. Anzi, rilancia e rafforza la presenza del brand andando a fornire tecnicamente, per la prossima stagione 2022, il Team BikeExchange. L’accordo, valido per le stagioni agonistiche 2022 e 2023, permetterà al marchio d’abbigliamento italiano di “vestire” la formazione australiana diretta da Brent Copeland. Una compagine che proprio quest’anno ha festeggiato i primi 10 anni di attività nel ciclismo mondiale.

GreenEDGE Cycling, la società che coordina l’operatività e l’attività del Team BikeExchange, non ha certo bisogno di molte presentazioni, rappresentando una squadra che ha al proprio attivo oltre 430 vittorie e in organico atleti del calibro di Michael Matthews e Simon Yates, nel team maschile, Amanda Spratt in quello femminile.

Alé collaborerà con il Team BikeExchange per le prossime due stagioni, la data di inizio sarà il primo gennaio
Alé collaborerà con il Team BikeExchange per le prossime due stagioni, la data di inizio sarà il primo gennaio

Per la squadra di proprietà di Gerry Ryan e guidata da Brent Copeland, Alé metterà a disposizione la propria esperienza nel settore del tessile e la validità del personale laboratorio di Ricerca & Sviluppo che negli anni ha assistito i capi di alcuni tra i più grandi campioni del pedale. Tutti i capi sono realizzati sfruttando le linee Alé PR.R e PR.S. Dove tessuti fit e tagli sono stati specificamente studiati per supportare i professionisti nel raggiungimento della massima performance.

Visibilità e performance

«Con estremo piacere – ha commentato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG, l’azienda a cui Alé fa capo – annunciamo questa importantissima partnership con il Team BikeExchange. Vestiremo la squadra con il nostro design inconfondibile, mettendo a loro disposizione il meglio dell’ingegneria tessile nel campo dell’abbigliamento ciclistico. Il nostro Ufficio Stile è già al lavoro anche per la parte grafica, che sarà come sempre d’impatto. In attesa di scoprire la maglia e la nuova formazione 2022, auguro a tutta la squadra un’ottimale preparazione invernale in vista della prossima stagione. Non vedo davvero l’ora d’iniziare a collaborare e vincere assieme».

Fra le partnership di Alé nel ciclismo che conta, c’è anche quella con la Uec per i campionati europei
Fra le partnership di Alé nel ciclismo che conta, c’è anche quella con la Uec per i campionati europei

«Pensiamo al 2022 con grande entusiasmo – ha commentato Brent Copeland, il General Manager del team BikeEchange – e questa nuova partnership ci fa già partire molto bene. Alé rappresenta un brand che sta investendo molto nel nostro sport, sia a livello marketing quanto nella continua ricerca e sviluppo di prodotti di altissima qualità. Questi due aspetti sono molto importanti perché ci possono ben supportare nella nostra crescita: come visibilità a livello internazionale e per la performance dei nostri atleti. Siamo solo all’inizio, ma ci aspettiamo di continuare a crescere insieme per molto, molto tempo ancora».

Alé

Demare 2011

Iridati Under 23: l’anticamera per grandi carriere

29.10.2021
5 min
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Qualche giorno fa abbiamo analizzato la storia dei mondiali nella categoria juniores per capire quanti, emersi in giovane età nella prova iridata, poi hanno avuto un lungo e soprattutto fruttuoso seguito fra i pro’. Il principio viene ora applicato alla categoria under 23, dove le differenze sono notevoli: parliamo infatti di corridori che spesso hanno già quantomeno “assaggiato” la vita da professionisti, disputato gare contro i campioni dell’epoca, un fattore che col passare degli anni è diventato pressoché abituale.

Non era così agli inizi: il primo mondiale U23 si disputò a Lugano nel 1996 e subito emerse il dominio azzurro, con addirittura una tripletta su podio firmata Giuliano Figueras, Roberto Sgambelluri e Luca Sironi. Tutti e tre hanno poi avuto una carriera professionistica, con il secondo vincitore anche di una tappa al Giro d’Italia nel ’97 e finito nella top 10 di classifica due anni dopo per poi dedicarsi alle Granfondo. E’ chiaro però che le speranze maggiori erano riposte sul primo, Figueras. La sua carriera durata una decina d’anni è stata contraddistinta da 14 vittorie ma senza quegli acuti tanto attesi.

Basso 1998
Basso fra Nocentini e Di Luca: di podi ne conosceranno molti altri, soprattutto i due a destra
Basso 1998
Ivan Basso e Danilo Di Luca: per loro tante vittorie tra i pro’, tra cui il Giro d’Italia

Anche qui è l’Italia a comandare

Due anni dopo, a Valkenburg, arrivò la clamorosa replica azzurra, ancora tre sul podio, ma questa volta quella tripletta portò davvero fortuna. Il titolo mondiale premiò Ivan Basso, davanti a Rinaldo Nocentini e Danilo Di Luca. I più attenti ricorderanno come proprio Basso e Nocentini finirono nello stesso ordine tre anni prima fra gli junior, battuti però da Valentino China. Tutti e tre hanno vissuto una fortunata carriera professionistica, con Basso e Di Luca entrambi capaci di ergersi fino alla conquista del Giro d’Italia.

In totale le vittorie italiane sono 6 per 16 medaglie in tutto e anche qui il medagliere è comandato dal tricolore. Oltre ai già menzionati, il titolo ha premiato Leonardo Giordani nel 1999, Francesco Chicchi nel 2002, Samuele Battistella e Filippo Baroncini nelle ultime due edizioni. Se per questi ultimi due è chiaramente ancora presto per fare bilanci (ma le premesse sono più che solide), per il laziale Giordani va detto che la sua carriera, seppur senza grandi acuti, è durata 13 anni mentre Chicchi ha corso dal 2003 al 2016 rimanendo poi nell’ambiente.

Matthews 2010
Michael Matthews profeta in patria, ma anche il 2° non scherzava: John Degenkolb
Matthews 2010
Michael Matthews profeta in patria, ma anche il 2° non scherzava: John Degenkolb

Mohoric e quella tripletta mancata

Nessuno è mai riuscito a bissare il titolo, eppure parliamo di una categoria nella quale si milita per tre anni. Uno solo invece è stato capace di conquistare la maglia iridata sia da junior che da Under 23: si tratta dello sloveno Matej Mohoric, primo nel 1992 nella categoria più piccola e subito in grado di fare il bis tra i più grandi l’anno successivo. A Leuven Mohoric avrebbe tanto voluto conquistare anche la maglia professionistica, la squadra slovena aveva corso per lui, ma le speranze sono naufragate in una giornata storta.

Scorrendo l’albo d’oro degli Under 23 (ricordiamo che per le donne se ne parlerà, forse, il prossimo anno e questa è un’assenza che nello sviluppo del ciclismo femminile pesa notevolmente) è evidente come la presenza di corridori capaci poi di valide imprese fra gli Elite sia maggiore rispetto agli junior. E’ proprio quell’abitudine a gareggiare contro i grandi a fare la differenza. La tendenza a cercare il grande talento in età sempre più giovanile sta però pesando sullo sviluppo di questa categoria.

Mohoric 2013
Matej Mohoric festeggiato dall’entourage sloveno: secondo titolo in 12 mesi per lui
Mohoric 2013
Matej Mohoric festeggiato dall’entourage sloveno: secondo titolo in 12 mesi per lui

Dal 2010 una sequela di campioni

I maggiori talenti sono emersi soprattutto nell’ultimo decennio, a cominciare dal trionfo casalingo di Michael Matthews, diventato poi uno splendido interprete delle classiche. L’anno dopo arrivò la volata vincente di Arnaud Démare (nella foto di apertura) rimasto poi un riferimento degli sprint, nel 2012 invece emerse il kazako Alexey Lutsenko, ancora oggi una delle punte dell’Astana dimostratosi molto valido anche sulla Gravel. Nel 2017 a Bergen arrivò la vittoria del francese Benoit Cosnefroy, rivelatosi protagonista anche in tempi di Covid tanto da finire secondo alla Freccia 2020 e conquistare il bronzo agli Europei di Trento.

In quella Freccia, Cosnefroy finì alle spalle di Marc Hirschi, il suo successore in maglia iridata. L’elvetico in quella stagione è stato uno dei maggiori interpreti delle classiche, ma il suo 2021 è stato in paragone molto deludente. E’ chiaro però che c’è tutto il tempo di rifarsi.

Hirschi 2018
Marc Hirschi dominatore nel 2018: riuscirà a tornare il campione di allora?
Hirschi 2018
Marc Hirschi dominatore nel 2018: riuscirà a tornare il campione di allora?

Samuele e Filippo: ora tocca a voi

Per Battistella e ancor più per Baroncini bisogna ora solamente attendere. Il primo intanto, capace di chiudere la stagione con il trionfo alla Veneto Classic, sembra seguire la strada giusta. Proprio l’analisi del mondiale dimostra comunque come la categoria under 23 abbia una precisa ragion d’essere. I team e soprattutto i procuratori dovrebbero tenerne conto per non disperdere talenti sull’altare di un’eccessiva fretta nel richiedere risultati e, di conseguenza, consumare corridori.

Il sogno di Matthews si conquista sul Poggio

13.10.2021
5 min
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Believe. Ci crede Michael Matthews, è convinto di poter lasciare ancora un segno importante sulla strada coi suoi colpi di pedale e se l’è tatuato sul collo per ricordarselo ogni volta che si guarda allo specchio.

Crede con tutto il cuore di poter portare a casa una Monumento, come la Milano-Sanremo che nell’estate del 2020 lo vide chiudere al terzo posto, salendo sul podio con la mano destra ancora sanguinante. Nel 2022 sarà ancora quello l’obiettivo, oltre alla suggestione del mondiale casalingo di Wollongong, ancora tutto da scoprire. Abbiamo incontrato il trentunenne di Canberra a Rivoli, poco dopo che aveva ultimato le visite mediche canoniche all’Istituto delle Riabilitazioni del Gruppo CIDIMU di Torino, clinica ufficiale del Team Bike Exchange.

Michael che cosa pensi della stagione appena conclusa?

Direi che provo un mix di sentimenti. Penso che la squadra sia stata fantastica, ma qualcosa non ha funzionato. Ora l’abbiamo ristrutturata, sono arrivati nuovi corridori, nuovi membri dello staff. E’ successo questo, quello che abbiamo imparato da quest’anno lo metteremo nel prossimo in cui puntiamo a essere di nuovo là davanti. 

Sei un corridore molto generoso, a volte forse fin troppo nei primi chilometri e poi ti mancano le energie per le fasi finali della corsa. Che cosa cambierai per l’anno prossimo e hai già fissato gli obiettivi per la stagione ventura?

I miei obiettivi personali non cambiano più di tanto. Quest’anno è stato forse un po’ più stressante per tutta la nostra squadra, magari perché non abbiamo raggiunto i traguardi che ci eravamo prefissati. Le cose hanno continuato a non girare e non siamo riusciti a rompere quel circolo vizioso, sfortunatamente. Durante la pausa al termine di questa stagione e nei primi mesi della preparazione in vista della prossima, tutto sembra promettere bene. Sono arrivati un paio di nuovi sponsor, che possono essere davvero d’aiuto. E non vedo l’ora cominci la nuova stagione. 

Il sogno resta la Sanremo: pensi che anche nel 2022 si deciderà sul Poggio?

Il Poggio sta diventando davvero il punto chiave della corsa, per sferrare l’attacco decisivo. Sta cambiando il modo di correre la Sanremo in gruppo e così anche i corridori che si presentano al via: non ci sono più solamente velocisti che cercano di portare la corsa allo sprint. Penso di dover cambiare anch’io e adattarmi a questo stile di corsa dei giorni attuali, molto più all’attacco. Mi concentrerò su questo nella pausa stagionale.

La sua ultima vittoria risale a Plouay nel 2020, in maglia Sunweb
La sua ultima vittoria risale a Plouay nel 2020, in maglia Sunweb
Hai parlato del ciclismo che sta cambiando, che ne pensi di questa nuova generazione che sta spingendo: Pogacar, Evenepoel, Van der Poel? Sta cambiando qualcosa in gruppo?

Sì, credo che il gruppo stia sicuramente cambiando. I nomi che hai citato sono ragazzi davvero molto giovani, che stanno portando tra i professionisti il modo di correre degli under 23 o persino degli under 19 in certi casi speciali. Penso che sia grandioso, negli anni mi sono adattato ad aspettare per tutta la corsa e poi chiudere a tutta: ho dovuto farlo perché quello era lo stile. Ora si sta tornando allo stile che adoro. Devo soltanto riabituarmi a correre in quel modo, ma credo che sarà qualcosa di semplice per me perché amo correre così. Purtroppo, mi sta richiedendo del tempo in più, ma mi auguro di ritornare a quel livello d’attacco l’anno prossimo. Così potrò divertirmi e giocarmela con questi ragazzi. 

I mondiali in casa dell’anno venturo sono una bella suggestione: che ne pensi?

Non abbiamo ancora visto il percorso. Se sarà pianeggiante, abbiamo Caleb (Ewan, ndr) che è molto veloce al momento, ma credo che a Wollongong il tracciato sarà abbastanza ondulato, quindi avremo più opzioni e questo è ottimo per la squadra. Abbiamo tanti corridori che possano dire la loro in un percorso ondulato e nervoso: credo che sarà una corsa così. L’ultima volta che ho fatto i mondiali in Australia me la sono cavata bene (nel 2010 a Geelong divenne iridato degli U23, ndr) per cui sarebbe davvero una favola.

Michael, abbiamo visto che hai un nuovo tatuaggio. C’è scritto “Believe”, giusto? Credere nel vincere una Monumento o un mondiale?

Sin dai primi anni di professionismo mi sono fatto tanti tatuaggi. Sono un po’ nascosti, ma tutti significano molto per me. In queste ultime stagioni a volte mi è mancato un po’ “crederci”. Penso che ora, ogni volta che mi guardo allo specchio, posso continuare a credere nella mia passione, nei miei risultati e nella mia vita per raggiungere quello che è possibile. Attraversi periodi più difficili e altri migliori nel corso della vita, ma alla fine devi continuare a crederci, per essere sicuro di raggiungere quelle cose che desideri con tutto te stesso. Ho dedicato gran parte della mia vita al ciclismo e, in cambio, voglio continuare a prendermi tutto quello che posso per me.

Team Bike Exchange: si riparte con un solo Yates

20.04.2021
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Anno di grandi cambiamenti per la società australiana, che ha preso il nome di Team Bike Exchange, dallo sponsor tecnico (saluti a Scott e passaggio alla Bianchi), fino all’impostazione stessa della squadra. L’addio di Adam Yates è molto pesante, ridisegna completamente gli equilibri del team ed è arrivato oltretutto nell’ultimissima parte del ciclomercato in maniera un po’ inattesa, soprattutto per la destinazione del britannico, gli odiati… cugini della Ineos. La separazione dei due fratelli Yates rappresenta una scelta ben precisa, quella di dare maggiori responsabilità a quello rimasto, Simon, che ha dovuto cucirsi sulle spalle i gradi di capitano per ogni grande Giro.

Tour of the Alps, Simon Yates vince da solo la 2ª tappa
Tour of the Alps, Simon Yates vince da solo la 2ª tappa

Rinforzo Matthews

I responsabili della Bike Exchange hanno pensato bene di riscrivere le caratteristiche del team, per renderlo competitivo in ogni situazione. L’arrivo di Michael Matthews porta grandissima qualità nelle corse di un giorno, soprattutto per le grandi classiche, grazie all’australiano che è un interprete di prim’ordine sia per quelle veloci che per quelle altimetricamente più impegnative.

Con Kangert invece si dà maggior corpo alla squadra per garantire copertura alle punte in montagna, aggiungendo spessore al lavoro di gente come Nieve e Meyer, mentre Chaves resta l’uomo per i colpi di mano, una funzione che sembra avergli ridato fiducia come si è visto nel 2020.

Alla Gand-Wevelgem 2021, grande lavoro per Michael Matthews
Alla Gand-Wevelgem 2021, grande lavoro per Michael Matthews

Colleoni in rampa

Con grande curiosità sono attesi poi i primi passi fra i professionisti del “figlio d’arte” Kevin Colleoni, considerato uno dei prospetti più promettenti non solo del movimento italiano, corridore che nelle prospettive del team australiano potrebbe un domani raccogliere l’eredità di Adam Yates come leader nelle corse a tappe.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Hans J.J.BauerTakakaNzl07.04.19852010
Samuel J.R.BewleyRotoruaNzl22.07.19872012
Brent BookwalterAlbuquerqueUsa16.02.19842008
J.Esteban Chaves RubioBogotàCol17.01.19902011
Kevin ColleoniPonte S.PietroIta11.11.19992021
Luke DurbridgeGreenmountAus09.04.19912012
Alexander J.L.EdmonsonTiriAus22.12.19932016
Tsgabu Gebremaryam GrmayMacalléEth25.08.19912012
Kaden GrovesBrisbaneAus23.12.19982020
Lucas HamiltonAraratAus12.02.19962017
Michael HepburnBrisbaneAus17.08.19912012
Damien HowsonAdelaideAus13.08.19922014
Amund Grohdahl JansenNesNor11.02.19942017
Christopher JensenWaldsteinDen06.07.19892012
Tanel KangertVandraEst11.03.19872008
Alexander KonychevVeronaIta25.07.19982020
Michael MatthewsCanberraAus26.09.19902011
Cameron MeyerViveashAus11.01.19882009
Luka MezgecKranjSlo27.06.19882011
Mikel Nieve IturraldeLeitzaEsp26.05.19842009
Barnabas PeakBudapestHun29.11.19982020
Nicholas SchultzBrisbaneAus13.09.19942017
Callum ScotsonGawlerAus10.08.19962019
Dion SmithTauakiNzl03.03.19932016
Robert StannardSydneyAus16.09.19982019
Simon Philip YatesBuryGbr07.08.19922014
Andrey ZeitsPavlodarKaz14.12.19862008

DIRIGENTI

Brent CopelandRsaGeneral Manager
Matthew WhiteAusDirettore Sportivo
Vittorio AlgeriItaDirettore Sportivo
Gene BatesAusDirettore Sportivo
Julian DeanNzlDirettore Sportivo
Mathew HaymanAusDirettore Sportivo
David Mc ParlandAusDirettore Sportivo
Marco PinottiItaDirettore Sportivo
Andrew SmithRsaDirettore Sportivo
Matthew WilsonAusDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Il team australiano, che ha cambiato nome ma non proprietà, corre da quest’anno su bici Bianchi: un ritorno, visto che al debutto del gruppo al professionismo proprio da Bianchi si partì. I corridori hanno a disposizione modelli Oltre XR4, Specialissima e Aquila CV: le prime due sono dedicate alle gare in linea, mentre la terza è per le cronometro. L’equipaggiamento è Shimano, gli pneumatici Pirelli.

CONTATTI

TEAM BIKE EXCHANGE (Aus)

Via Ginevra 5, 69 Lugano (SUI)

contact@greenedgecycling.comwww.greenedgecycling.com

Facebook: @GreenEdgeCycling

Twitter: @GreenEDGEteam

Instagram: greenedgecycling

Attenzione, al Team DSM le apparenze ingannano…

20.04.2021
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Perdere in un solo colpo Hirschi, Kelderman e Matthews significa dover riscrivere l’asse portante della squadra e a prima vista il solo arrivo di Romain Bardet (nella foto di apertura) potrebbe sembrare troppo poco per il Team Dsm, ma attenzione perché la scelta dei dirigenti si è rivelata invece azzeccata.

Giro d’Italia 2021, Romain Bardet al debutto nella corsa rosa
Giro d’Italia 2021, Romain Bardet al debutto nella corsa rosa

Colpo Bardet

Il francese arriva al Team Dsm con la chiara intenzione di fare quell’ulteriore salto di qualità necessario da un lato per mettersi in luce nelle classiche e poi per centrare l’obiettivo di un Giro e proprio dall’Italia Romain ha cominciato per la prima volta nella sua carriera.

«Qui c’è un modo diverso di lavorare, tutto molto più organizzato», ha dichiarato dopo i primi giorni di ritiro. Non solo corse a tappe però, perché Bardet potrebbe essere impiegato anche come finalizzatore in alcuni tipi di classiche a lui più congeniali.

A fargli da contraltare nei grandi Giri ci sarà infatti Jai Hindley, la rivelazione dell’ultima corsa rosa, persa solo all’ultimo giorno. Il suo ritorno al Giro non è stato dei più fortunati, ma i numeri ci sono..

Tirreno-Adriatico 2021, Jai Hindley atteso a tante conferme
Tirreno-Adriatico 2021, Jai Hindley atteso a tante conferme

Attesa per Brenner

Il 2021 dovrebbe poi essere l’anno della crescita definitiva per Marco Brenner, tedesco che nelle categorie giovanili ha dimostrato una straordinaria propensione per le corse a tappe come aveva evidenziato al Giro di Lunigiana, conquistando ben 3 tappe su 4. Dopo i primi approcci fra i pro’, è ora di iniziare a mostrare il suo talento. Per le classiche poi ci sono atleti esperti, come Benoot e i fratelli Kragh Andersen, insomma a ben guardare, chi lo ha detto che il Team DSM si è indebolito?

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Thymen ArensmanDeilNed04.12.19992020
Nikias ArndtBuchholzGer18.11.19912013
Romain BardetBrioudeFra09.11.19902012
Tiesj BenootGandBel11.03.19942015
Cees BolZaandamNed27.07.19952019
Marco BrennerBerlinoGer27.08.20022021
Romain CombaudSt.DoulchardFra01.04.19912015
Alberto DaineseAbano TermeIta25.03.19982019
Nico DenzWaldshut Ger15.02.19942016
Mark DonovanPenrithGbr03.04.19992018
Nils EekhoffRijsenhoutNed23.01.19982020
Felix GallNussdorf Aut27.02.19982020
Chad HagaMc KinneyUsa26.08.19882011
Christopher HamiltonBendigoAus18.05.19952017
Jai HindleyPerthAus05.05.19962018
Max KanterCottbusGer22.10.19972018
Asbjorn Kragh AndersenFredericiaDen09.04.19922014
Soren Kragh AndersenMiddelfartDen10.08.19942016
Andreas LeknessundTromsoNor21.05.19992021
Niklas MarklQueidersbachAut03.03.19992021
Joris NieuwenhuisDoetinchemNed11.02.19962017
Casper PedersenCopenaghenDen15.03.19962017
Nicolas RocheConflans (FRA)Irl03.07.19842005
Martin A.SalmonGermersheimGer29.10.19972020
Michael StorerSydneyAus28.02.19972018
Florian StorkBundeGer27.04.19972019
Jasha SutterlinFriburgoGer04.11.19922014
Martijn TusveldUtrechtNed09.09.19932017
Ilan Van WilderJetteBel14.05.20002020
Kevin VermaerkeS.Margarita Usa16.10.20002019

DIRIGENTI

Ivan SpekenbrinkNedGeneral Manager
Rudie KemnaNedDirettore Sportivo
Wilbert BroekhuizenNedDirettore Sportivo
Roy CurversNedDirettore Sportivo
Sebastian DeckertGerDirettore Sportivo
Michiel ElijzenNedDirettore Sportivo
Gerben HeidstraNedDirettore Sportivo
Marc ReefNedDirettore Sportivo
Luke RobertsAusDirettore Sportivo
Albert TimmerNedDirettore Sportivo
Hans TimmermansNedDirettore Sportivo
Philip WestGbrDirettore Sportivo
Ben WiddershovenNedDirettore Sportivo
Matthew WinstonGbrDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Da Cervélo a Scott ed ecco arrivare per Bardet e i suoi compagni le Addict RC, le Foil e non per ultime le Plasma. Bici montate completamente Shimano, con pneumatici Vittoria Corsa.

CONTATTI

TEAM DSM (Ned)

Birnieweg 15, 7418 HH Deventer (NED)

cycling@keep-challenging.com https://team-dsm.com

Facebook: @WeAreTeamDSM

Twitter: @teamdsm

Instagram: weareteamdsm

Matthews nelle Ardenne per cancellare la iella del pavé

11.04.2021
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Michael Matthews è tornato a casa, nelle file del Team Bike Exchange da cui proveniva, alla fine del 2020 dopo 4 anni al Team Sunweb. Un periodo redditizio per il corridore classe 1990 di Canberra, con due tappe al Tour, le due prove canadesi del WorldTour e lo scorso anno la corsa di Plouay. Quest’anno Michael compirà 31 anni e al netto di una bella carriera da 35 vittorie (finora), non si può nascondere che dopo la vittoria del mondiale U23 a 20 anni attorno al suo nome ci fossero altre attese. Lui lo sa e non si nasconde. Perciò dopo il 6° posto della Sanremo e il 5° della Gand, si prepara a sbarcare sulle strade delle Ardenne, cercando di dare una forma più consistente al suo ben pagato ritorno a casa.

Con il 3° posto di Amilly, Matthews per un giorno leader della Parigi-Nizza
Con il 3° posto di Amilly, Matthews per un giorno leader della Parigi-Nizza
Come è andata finora?

Sono stato entusiasta di essere tornato quassù, soprattutto perché l’anno scorso me le ero perse. Sono state corse super aggressive, visto il modo in cui ultimamente corrono tutti. Si parte e si fa subito la selezione.

Ha raccontato Trentin che alla Gand siete stati voi i primi ad approfittare del vento.

Prima della corsa, abbiamo fatto una bella riunione. Mat Hayman, il nostro direttore sportivo, ci ha dato una buona idea su cosa fare circa 70 dopo la partenza. Ha suggerito che se ci fossimo messi in testa con tutta la squadra, avremmo potuto approfittare del vento laterale.

Ci siete riusciti?

Ha funzionato. Il gruppo si è rotto e davanti si è formata una fuga di circa 25 corridori con 5 di noi (foto di apertura). E’ andata bene e poi abbiamo lavorato per tutta la gara cercando di impedire gli scatti e darmi la migliore opportunità per lo sprint in finale.

E qui qualcosa invece non ha funzionato. Che cosa?

Nel finale eravamo rimasti in sette e io purtroppo non avevo più le gambe per vincere lo sprint. Lo stesso ho dato il massimo, la squadra ha fatto un lavoro fantastico. E tutto sommato la cosa mi aveva dato fiducia per il Fiandre.

Ma anche lì…

Mi ero sentito sempre meglio dopo ogni gara. Avevamo fatto una bella ricognizione con i compagni il giovedì, stavo bene. Sembrava che tutto andasse secondo i piani fino al secondo passaggio sul Qwaremont.

Fiandre sfortunato: insegue sul Qwaremont, poi affonda…
Fiandre sfortunato: insegue sul Qwaremont, poi affonda…
Che cosa è successo?

Circa 10 chilometri prima ero rimasto coinvolto in una caduta e avevo dovuto inseguire. Ero quasi rientrato, ma c’è stata un’altra caduta ai piedi del muro. Avevo delle ottime gambe, ho continuato a inseguire, ma se non sei con i primi sul secondo Qwaremont, diventa tutto più difficile.

E lì si è chiuso il tuo Fiandre?

Ho cercato di lottare per tornare in gara, ma sono finito nel terzo gruppo. Pensavo a un risultato molto migliore.

Cosa cambierà nelle Ardenne?

Sento di avere ancora una buona condizione, per cui ora sono ancora più motivato a cercare di ottenere un risultato. Alla Freccia del Brabante sono arrivato due volte secondo (nel 2014 e nel 2015, ndr), è una gara che mi piace. E’ sempre dura e aggressiva. E penso che la ripetizione delle salite possa giovarmi.

Pensi di poter vincere?

Abbiamo una squadra davvero forte, quindi spero che possiamo fare una buona gara. Un po’ di fortuna non guasterebbe. Sarebbe bello finire sul podio ancora una volta, però onestamente questa volta puntiamo alla vittoria. Voglio rimettere a posto le cose dopo il Giro delle Fiandre.