La fuga solitaria di Raccagni Noviero: tra sole, vento e fatica

12.02.2025
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Nell’ultimo appuntamento australiano del calendario WorldTour, la Cadel Evans Great Ocean Road Race, abbiamo assistito a una fuga solitaria di Andrea Raccagni Noviero (in apertura foto Chris Auld). Il ragazzo cresciuto del devo team della Soudal Quick-Step che da quest’anno è arrivato nel professionismo, sempre con la stessa maglia. Il debutto tra i grandi è arrivato in Australia, dalla quale è rientrato qualche giorno fa. Ora sta facendo i conti con il clima italiano, che di certo non gli permette di allenarsi in pantaloncini corti.

«Speravo che oggi non piovesse – ci dice al telefono la mattina presto – invece dovrò aspettare ancora per uscire in bici. Anche nei giorni scorsi allenarsi non è stato semplice, direi che in Australia si stava meglio».

Appena lanciata l’azione Raccagni Noviero cerca il contatto con l’ammiraglia, ma la radio è già fuori portata
Appena lanciata l’azione Raccagni Noviero cerca il contatto con l’ammiraglia, ma la radio è già fuori portata

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La Cadel Evans Great Ocean Road Race è stata vinta da Mauro Schmid, campione nazionale svizzero, che ha coronato un inizio di stagione affrontato con coraggio e sempre all’attacco. La corsa, prima di entrare nella fase finale, ha avuto come protagonista Andrea Raccagni Noviero. Il ligure si è messo in mostra con una fuga solitaria di 115 chilometri, un lungo viaggio vissuto da solo tra la costa e l’entroterra australiano.

«Non era l’idea della giornata – racconta il protagonista dell’azione – partivamo con gli stessi corridori del Tour Down Under, come tutte le altre squadre. Sapevamo che su un percorso del genere avremmo fatto fatica a imporci, la decisione era quella di trovare altre soluzioni per andare all’arrivo. Eravamo consapevoli che sarebbe uscita una corsa dura nel caso in cui fosse si fosse alzato il vento, volevamo stare davanti per fare selezione. Arrivare ai piedi della salita finale ci avrebbe condannati, infatti Schmid si è dimostrato il più forte ma lo si era visto dai giorni prima».

Quando si è in fuga da soli tutto conta, eccolo alla ricerca della posizione più aerodinamica possibile
Quando si è in fuga da soli tutto conta, eccolo alla ricerca della posizione più aerodinamica possibile
Ti sei lanciato in fuga, da solo…

Appena partiti avevamo davanti 120 chilometri totalmente piatti e il gruppo aveva preso un ritmo davvero blando. Così io ho provato un allungo, ho spinto un po’ e dopo un minuto mi sono girato e già c’era il vuoto, avrò avuto una trentina di secondi sul gruppo. Il problema era che non avendo dietro le nostre ammiraglie le radio erano diverse, avevano una portata ridotta. Già dopo il primo allungo non sentivo più l’ammiraglia.

Così hai tirato dritto?

Sapevo di avere davanti una quindicina di chilometri su uno stradone larghissimo e con vento laterale. Mi sono detto: «Mal che vada se partono dei ventagli mi trovo già in buona posizione». Ho continuato a tenere il mio ritmo, che non mi sembrava essere troppo alto. La prima volta che la motostaffetta mi ha raggiunto e mostrato la lavagna con i distacchi avevo due minuti e mezzo sul gruppo. 

Diciamo che nessuno in gruppo aveva raccolto il tuo invito.

No, direi di no (ride, ndr). All’inizio stavo bene, ho fatto gare con valori medi ben più alti. La cosa che mi ha fatto penare di più è stato il caldo, non avevo mai corso con certe temperature. Il termometro non è mai sceso sotto i 40 gradi centigradi. Alla fine ho colto la sfida con l’obiettivo di arrivare fino al circuito finale.

Dopo 115 chilometri la fatica e il caldo hanno spento l’azione di Raccagni Noviero (foto Chris Auld)
Dopo 115 chilometri la fatica e il caldo hanno spento l’azione di Raccagni Noviero (foto Chris Auld)
E invece?

A 10 chilometri dall’inizio del circuito mi si sono bloccate le gambe, totalmente. Da quel momento sono naufragato e il gruppo mi ha inghiottito. 

Com’è stato essere in fuga da solo, tra l’altro senza contatti radio?

All’inizio sulla costa il vento era a favore. Prima di entrare nell’entroterra si passava da piccole cittadine con tanta gente che si fermava a guardare, quindi è stato piacevole. C’erano anche tante persone che salivano dalla spiaggia in costume per vedere il passaggio della gara. Ammetto che un po’ li ho invidiati viste le temperature!

La cosa che più ha colpito l’atleta ligure sono le spiagge immense e con poche persone
La cosa che più ha colpito l’atleta ligure sono le spiagge immense e con poche persone
Poi hai abbandonato la costa.

Una volta girato verso l’entroterra tutto è diventato meno piacevole, il vento contrario era forte e inoltre sembrava di stare dentro un forno. Continuavo ad andare alla moto dell’assistenza per prendere borracce, mi versavo l’acqua addosso per rinfrescarmi e dopo cinque minuti ero di nuovo asciutto. 

Hai avuto modo di alzare lo sguardo e guardarti intorno?

Avevo già visto quelle strade durante gli allenamenti perché siamo stati in hotel sulla costa per una settimana, tutte le squadre erano nella stessa struttura. Il paesaggio è esattamente come te lo immagini, bellissimo ma molto diverso da qui. Una cosa che ho notato, visto che sono abituato a vedere il mare, è che noi siamo abituati a spiagge piccole con tanta gente mentre da loro ci sono spiagge immense e con poche persone. 

Ad aggiudicarsi la Cadel Evans Great Ocean Road Race è stato poi Mauro Schmid, campione nazionale svizzero
Ad aggiudicarsi la Cadel Evans Great Ocean Road Race è stato poi Mauro Schmid, campione nazionale svizzero
Mentalmente quanto è stato difficile pedalare da solo per tutto quel tempo, o era come essere in allenamento?

No no completamente diverso. Per la testa ti passano meno pensieri personali e sei concentrato sulla gara, anche se pedalavo a ritmi sostenibili dovevo rimanere concentrato e motivato. Cercavo di stare concentrato e di curare ogni dettaglio, ad esempio provavo a trovare la posizione più aerodinamica possibile. 

Che watt hai tenuto?

Normalmente so che riesco a tenere una media di 300 watt in gara, anche qualcosa in più. Così mi sono tarato su quei numeri. In pianura stavo intorno ai 300 watt, mentre strappi e salite spingevo fino a 400 watt. La cosa strana è che non sono “esploso” ma mi si sono consumato lentamente. Ad un certo punto le gambe si sono bloccate. A fine giornata, in hotel, mi è venuto a parlare il dottore della squadra e mi ha detto che avrei dovuto abbassare i watt di almeno il 20 per cento. Mi sarà utile per il futuro.

Com’è stato vivere tutte le corse in Australia, soprattutto per te che sei neo professionista. 

Bello perché comunque si parte a correre a metà gennaio e per due settimane si vedono sempre gli stessi corridori. Poi con il fatto che l’ultimo periodo eravamo tutti nello stesso hotel vuol dire essere abituati a vedersi ovunque: in ascensore, a cena, nel tendone dei meccanici. Ne parlavo anche con i miei compagni, dicevo loro che forse in gara per me è stato più noioso perché non sapevo con chi parlare, non c’erano tanti 2004 neo professionisti. 

«Ti sei divertito?» Con questa battuta Mosca ha accolto Raccagni Noviero una volta ripreso
«Ti sei divertito?» Con questa battuta Mosca ha accolto Raccagni Noviero una volta ripreso
Hai scambiato qualche battuta con qualcuno?

Con Jacopo Mosca, anche durante il viaggio di ritorno. Lui ha la casa in Liguria ed è amico di alcuni ragazzi che si allenano con me. 

Ti ha detto qualcosa sulla fuga solitaria? 

Quando il gruppo mi ha ripreso lui era davanti a gestire l’andatura, mi ha chiesto: «Ti sei divertito?». Gli ho risposto di sì, ma non era vero (ride, ndr). 

Lo hai tenuto allenato per la Sanremo, un panorama diverso però sempre tra mare e costa…

Vero! Anche se per la Sanremo deve aggiungere qualche chilometro ancora.