Galibier, Covid, Vuelta e mercato: l’estate non facile di Ayuso

07.08.2024
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La calda estate di Juan Ayuso va avanti. Il giovane talento del UAE Team Emirates  ha messo nel sacco anche la partecipazione olimpica, passata un po’ in sordina, come per tanti altri nomi importanti, al di fuori di Remco Evenepoel, e ora si appresta ad affrontare il suo finale di stagione.

Un finale che però è ancora da definire e che in qualche modo è figlio del Tour de France finito anzitempo per il Covid. La situazione al momento per il ragazzo di catalano è abbastanza complessa.

Lo spagnolo (classe 2002) ha chiuso la prova olimpica al 22° posto. Era al rientro in gara dopo il Covid
Lo spagnolo (classe 2002) ha chiuso la prova olimpica al 22° posto. Era al rientro in gara dopo il Covid

Ayuso tra le curve

Perché complessa? Perché i rumors intorno allo spagnolo non sono mai mancati. Pensiamo al fatto del Galibier al Tour. Quel giorno, lo ricordiamo, Ayuso non entrò in azione subito e rischiò di far saltare il programma di attacco di Tadej Pogacar e scatenando quella che è stata ribattezzata la querelle del Galibier. L’attacco di Tadej fu ritardato e se Vingegaard non avesse perso quei 10” al Gpm e fosse rimasto sulle ruote dello sloveno, le cose sarebbero potute andare diversamente, almeno quel giorno. Poi sono emerse le voci che la non partecipazione di Ayuso alla Vuelta fosse una punizione da parte della squadra. E a tutto ciò ora si aggiungono le voci di mercato, secondo le quali Ayuso vorrebbe andare via per avere più spazio.

Insomma c’è tanta carne al fuoco, meglio dunque sentire Joxean Fernandez Matxin responsabile tecnico della UAE Emirates, colui che forse meglio di tutti conosce Juan e la sua gigantesca ambizione, il che non è del tutto un male per chi è campione nel Dna.

Matxin è lo Sports Manager, capo dei tecnici della UEA Emirates
Matxin è lo Sports Manager, capo dei tecnici della UEA Emirates
Joxean, abbiamo visto Ayuso lavorare in altura e poi andare alle Olimpiadi: come sta dunque?

Ora sta bene. Più che altura lui era ad Andorra, dove vive, e lì si è allenato con i ragazzi che erano andati invece in ritiro. Ma sta bene e sta svolgendo il suo programma regolarmente.

A mente fredda torniamo sul Galibier. Cosa è successo davvero quel giorno?

Alla fine è nato tutto da un gesto, quello di Almeida, più grande di quello che realmente è stato. La verità è che Ayuso doveva andare davanti a tirare prima, ma era dietro. Non doveva stare in quella posizione. Poi quando si è deciso ha cambiato ed è andato avanti in modo veloce, perché c’era un chiaro ordine e si è messo a menare. Lo ha fatto “da Dio” Almeida, e poi lo ha fatto anche lui… per quello che poteva (come a dire che forse non era già al top, ndr). Una volta passato avanti, poi hanno tirato tutti e due.

Anche Pogacar poi disse che doveva scattare prima. Immaginiamo che a fine tappa abbiate fatto una riunione…

Ma per noi era tutto chiaro già nel bus. Il fatto stesso di parlarne ancora è una cosa più grande di quanto realmente sia stata. Ognuno ha fatto il suo, semplicemente Juan si è mosso un po’ dopo. E’ poi bastato un gesto plateale di Almeida che lo invitava a tirare e nella vetrina mondiale del Tour il tutto è diventato un caso. 

Ed ora lo vedremo alla Vuelta?

Non abbiamo nessun dubbio, da quando quest’inverno abbiamo parlato dei programmi. Io gli ho proposto Giro d’Italia e Vuelta, come alternativa al Tour, ma lui ha detto che voleva andare al Tour. «Okay – gli dissi – ma se vieni in Francia sai che vieni per tirare». Con un atleta di vertice come Pogacar è così. Noi siamo stati chiari ed onesti con il ragazzo sin da subito. E poi fermarsi prima, allenarsi e riprendere il programma… Okay fai altura, fai anche qualità, un lavoro grande, ma non correre ti dispiace, specie quando hai la sensazione che stai bene ma non puoi farlo.

Dopo il ritiro anticipato dal Tour magari se lo aspetta e anche da fuori sembra una scelta scontata…

Juan è la prima riserva. Come sapete facciamo in autunno i nostri programmi e tutti i ragazzi vanno rispettati e tutti si sono preparati bene. Vediamo come stanno gli altri compagni, se tutti dimostreranno di stare bene, di poter essere pronti per affrontare una Vuelta al meglio si andrà avanti con quel programma, altrimenti ci sarà Juan.

Juan in allenamento ad Andorra con alcuni compagni (foto Instagram)
Juan in allenamento ad Andorra con alcuni compagni (foto Instagram)
Conoscendolo quanta voglia ha?

Tanta, lui stesso ci ha chiesto di correre la Vuelta, ma come ho detto dobbiamo pensare anche al resto del gruppo. E se tutti stanno bene, lui non corre. Lo sai lui e lo sanno gli altri, per questo facciamo programmi chiari sin dall’inverno, affinché tutti possano farsi trovare pronti.

E se non dovesse andare alla Vuelta che corse farà?

La trasferta in Canada, quindi le corse in Italia e il Giro di Lombardia, ma vediamo…

Joxean, non possiamo non chiederti delle voci di mercato intorno ad Ayuso, specie dopo le scaramucce del Tour e cioè che lui vuole andare via. Cosa ci puoi dire?

Che per me è tutto chiaro e semplice: Juan Ayuso ha contratto con noi fino al 2028. E quella, per me, è l’unica voce che conta. 

EDITORIALE / Il mercato dei giganti e due squadre da capire

08.01.2024
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Chissà se dalla finestra del Suitopia Suites di Calpe, guardando verso la stagione che lo attende, Remco Evenepoel (foto Wout Beel in apertura) avrà soltanto pensieri felici. E mentre uno di noi è già in volo verso il ritiro della Soudal-Quick Step per andare a chiederglielo, l’osservazione delle manovre di mercato racconta una serie di situazioni davvero interessanti. Due squadre in particolare (e non senza sorpresa) sembrano fortemente indebolite: la Ineos Grenadier e il team del campione belga. Come mai?

Fusioni e scorie

E’ sempre più credibile che la fusione fra le due fosse pronta e organizzata ben prima di quella, saltata fuori in seguito, della Soudal con la Jumbo. Da quanto tempo il padre di Evenepoel raccontava della fantastica offerta ricevuta per suo figlio? Non vi era parso insolito che la Ineos lasciasse partire così tanti corridori di peso, senza avere la certezza che ne sarebbero arrivati altri per sostituirli? Poi qualcosa è andato storto, magari l’acquisto delle quote del Manchester United da parte di Ineos ha sconsigliato spese folli nel ciclismo, ed è stato necessario correre ai ripari. La successiva ipotesi di fusione fra Soudal e Jumbo avrebbe potuto supportare Lefevere e chiudere il buco di Visma, ma non aveva alle spalle lo studio necessario.

Sivakov arriva al UAE Team Emirates per la squadra del Tour accanto a Pogacar: bel colpo di mercato
Sivakov arriva al UAE Team Emirates per la squadra del Tour accanto a Pogacar

Così Pavel Sivakov è finito alla UAE Emirates. Tao Geoghegan Hart alla Lidl-Trek. Daniel Martinez alla Bora-Hansgrohe. Ben Tulett alla Visma-Lease a Bike. Luke Plapp alla Jayco-AlUla. Alla Ineos restano Geraint Thomas con un anno di più ed Egan Bernal, della cui integrità avremo conferme quest’anno. E’ arrivato Tobias Foss, ma non è certo questo lo standard di mercato cui ci aveva abituato la squadra britannica, che nel frattempo ha perso parti significative dello staff: su tutti Matteo Tosatto e Rod Ellingworth, capo supremo delle operazioni sportive.

Basta Landa?

La Soudal-Quick Step invece ha smantellato la struttura per le gare fiamminghe e quella di supporto per i velocisti, che spesso si integravano. E’ arrivato Moscon, ottima scommessa, che da solo non può però raccogliere l’eredità di una squadra che su certi percorsi ha insegnato al mondo intero.

Sono partiti, fra gli altri, Bagioli (Lidl Trek), Jakobsen (DSM Firmenich), Davide Ballerini e Morkov (Astana), Tim Declercq (Lidl Trek), Rémi Cavagna (Movistar). L’obiettivo, neanche troppo misterioso, era quello di supportare Evenepoel nel primo assalto al Tour, invece per farlo è stato ingaggiato solo Mikel Landa. Ottimo atleta, che però ha 34 anni: l’ultima volta che ha lavorato per un leader ne aveva 10 di meno e masticò amaro prima di sacrificarsi per Aru. Cosa pensa davvero Evenepoel della stagione che lo aspetta?

Tao Geoghegan Hart è uno dei talenti per le corse a tappe, ora in ripresa da un infortunio (foto Lidl-Trek)
Tao Geoghegan Hart è uno dei talenti per le corse a tappe, ora in ripresa da un infortunio (foto Lidl-Trek)

Lidl-Trek regina del mercato

Altri non sono restati a guardare. La Lidl-Trek ha speso tanto, forte dell’arrivo del nuovo sponsor che già ai mondiali di Glasgow aveva tappezzato le strade. Sono arrivati fra gli altri, come detto, Tao Geoghegan Hart, Milan e Bagioli. Il primo una maglia rosa l’ha già vinta e ha margini notevoli, se si pensa che prima di cadere al Giro era a pochi secondi da Roglic e aveva vinto il Tour of the Alps. Milan non è solo un velocista e potrebbe sorprendere molti nelle classiche del pavé. Bagioli è sulla porta dell’exploit e per la prima volta trova un gruppo che gli dà fiducia piena.

Il UAE Team Emirates continua nell’opera di rinforzo del gruppo attorno a Pogacar, con l’arrivo di Sivakov che può davvero spostare gli equilibri. E dato che lo sloveno ha deciso di razionalizzare i suoi sforzi, non ci sarà da meravigliarsi nel vedere in prima linea corridori come Ulissi, solitamente usati per tirare, e ora rivalutati per la loro possibilità di fare risultato e punti.

Punto per punto

Proprio questo sarà uno dei temi della stagione. E se il Tour potrebbe giovarsi dei nuovi equilibri, per cui a Pogacar e Vingegaard si aggiungeranno Roglic ed Evenepoel, anche il resto del calendario potrebbe subire un’impennata inattesa. Avendo capito che non è il caso di ridursi all’ultimo per conquistare i punti necessari, quasi tutte le grandi squadre hanno preferito disegnare due attività parallele. In un gruppo hanno messo i pezzi grossi dei Giri o delle Classiche Monumento, nell’altro quel che serve per vincere o essere comunque protagonisti. La sensazione di molti è che si assisterà a un anno pazzesco, come nella stagione del Covid, in cui non ci saranno corse di transizione o di studio, ma una serie di sfide all’ultimo punto fra corridori che finalmente potranno correre con la briglia sciolta.

Il cambio maglia di Roglic è stato il colpo del mercato 2024: il suo obiettivo è il Tour (foto Instagram)
Il cambio maglia di Roglic è stato il colpo del mercato 2024: il suo obiettivo è il Tour (foto Instagram)

Dente per dente

Tornando al mercato, in casa Bora-Hansgrohe, dopo l’arrivo di Roglic, si è assistito alla scalata di Red Bull, che ha rilevato il 51 per cento della società. L’operazione a lungo andare coinvolgerà Van Aert e Pidcock, sponsorizzati dal colosso asutriaco? Roglic è un vincente vero e forse, proprio per questo, non ha digerito l’ordine di regalare la Vuelta a Kuss. Con la prospettiva di perdere Visma, la Jumbo ha apprezzato gli euro della squadra tedesca e lo ha lasciato andare.

Per contro e per un imprevedibile contrappasso, la Bora ha gestito assai male la vicenda di Uijtdebroeks. Il belga lamentava l’ordine di dare precedenza a Vlasov nella classifica della Vuelta e da quel momento tutto per lui è diventato brutto, compresa la bici alla Crono delle Nazioni. Con un po’ più di lungimiranza, si poteva lasciargli spazio. Vlasov non avrebbe mai vinto la Vuelta, Cian magari ci riuscirà, ma lo farà a questo punto con la squadra olandese.

La Visma-Lease a Bike per contro ha gestito l’arrivo del giovane belga con il solito pelo sullo stomaco. I contratti sono contratti e non si può forzare la mano in barba a ogni regolamento. Loro invece l’hanno fatto, come già a suo tempo con Van Aert e non v’è dubbio che lo faranno ancora (un recente tentativo, poi fallito, sarebbe stato fatto con Andreas Kron della Lotto-Dstny). Mentre Richard Plugge continua a teorizzare la Super Lega, nel team che ha perso Van Hooydonck sono arrivati Jorgenson (per sostituirlo la Movistar ha rispolverato Quintana) e appunto Uijtdebroeks. 

Uijtdebroeks finalmente felice nella nuova squadra dopo troppe forzature (foto Visma-Lease a Bike)
Uijtdebroeks finalmente felice nella nuova squadra dopo troppe forzature (foto Visma-Lease a Bike)

Chi paga il prezzo?

Tutto intorno ci sono le squadre che faticano per mettere insieme il pranzo con la cena: non solo professional, ma anche WorldTour. E mentre quelli che restano a piedi cercano ricovero in situazioni più piccole e diversamente accoglienti, ci sono i più deboli che ne fanno le spese. Alcuni sono costretti a smettere senza aver avuto il tempo di capire e farsi capire. Altri si renderanno conto presto di quanto si alzerà il livello in ogni santo giorno del calendario e scopriranno che sarà sempre più dura strappare un titolo ai giganti del WorldTour. Con buona pace di chi disegna i calendari e pensa si possa continuare a mettere tutti nella stessa insalatiera. Cos’altro dire? Non vediamo l’ora di partire…

EDITORIALE / Misano, la sfida di costruire il nuovo

12.09.2022
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Il team di bici.PRO a Misano. Immagini, musica, profumi e ricordi di Italian Bike Festival 2022

Ancora qualche stand da smontare e poi l’immenso piazzale all’esterno del Misano World Circuit tornerà deserto per un paio di giorni, in attesa che arrivino i truck e le auto della Porsche Sports Cup del prossimo fine settimana. Italian Bike Festival ha chiuso i cancelli ieri sera e con l’osservazione attenta nei tre giorni e il conforto dei numeri forniti – 500 espositori e 42.000 visitatori (foto IBF in apertura) – possiamo dire che è stato un evento ben riuscito. Sappiamo per certo che chi ha scelto di non esserci, per il tipico scetticismo delle prime volte, si sia mangiato le mani e abbia già rassicurato circa la sua presenza nel 2023. Perché una cosa è certa: Misano ha vinto su Rimini e non avrebbe senso tornare indietro.

La superficie espositiva è stata molto ampia e crescerà ancora nel 2023
La superficie espositiva è stata molto ampia e crescerà ancora nel 2023

Una svolta sostenibile

E’ stata in qualche misura una fiera per ripartire. Abbiamo discusso a lungo su come l’effetto del Covid abbia riportato la bicicletta in molte case, ma questo è il momento di capire che la bolla non va fatta sgonfiare. Non possiamo permetterci errori.

La ripresa delle scuole, la fine dell’estate e il ritorno alla routine nevrotica di ogni giorno rischiano infatti di mandare in cantina i bei ricordi. E c’è solo un modo perché ciò non accada: fare in modo che la magia continui. Gli uffici dovranno essere dotati di parcheggi custoditi, armadietti e docce. I mezzi pubblici, treni e corriere che collegano le periferie alle città, dovranno prevedere la possibilità di trasportare la bici. Le metropoli dovranno dotarsi delle ciclabili annunciate e in alcuni casi arrivate.

La vera sfida è questa, il PNRR prevede 600 milioni di euro in tal senso. Chiunque dopo il 25 settembre salirà al Governo, ha l’obbligo di non lasciar cadere la sfida.

Incontri con sportivi, campioni e personaggi: in tre giorni è passato il mondo di ogni ciclismo (foto IBF)
Incontri con sportivi, campioni e personaggi: in tre giorni è passato il mondo di ogni ciclismo (foto IBF)

Una gestione diversa

La crisi delle materie prime ha rallentato il mondo: dalle auto all’elettronica, passando immancabilmente per la bicicletta. Chi aveva i telai non aveva i gruppi e viceversa. E poi c’è stato chi ha ricevuto gruppi incompleti, che impedivano di fatto la consegna delle bici. Non sono stati mesi facili, che solo alcuni hanno ben cavalcato perché probabilmente erano già abituati a gestire le proprie aziende di produttori e rivenditori con la necessaria programmazione.

Quelli che avevano ordinato merce in abbondanza alla fine del 2019 e poi hanno riassortito il magazzino, intercettando il trend del Nord Europa, sono usciti dalla tempesta a velocità pazzesca. Quelli che non ci hanno creduto, che hanno avuto paura e che magari speravano di cavarsela con una chiamata salvavita, non se la sono passata troppo bene

Prima riuscivi ad arrangiarti, ma il mondo è cambiato. E oggi, con il materiale che ha preso a tornare, programmare bene è alla base della sopravvivenza. Riempirsi casa di prodotti potrebbe diventare un rischio se la bolla di cui abbiamo appena parlato dovesse cominciare a sgonfiarsi.

I test in pista e sui sentieri offorad ricavati all’interno sono stati per molti il piatto forte
I test in pista e sui sentieri offorad ricavati all’interno sono stati per molti il piatto forte

Meglio in Italia

Misano ha messo insieme lo show e la prova. Stand semplici e altri ben più costosi e spettacolari. E se nel lato della fiera, l’andirivieni è stato ininterrotto per tre giorni, lo sfilare di biciclette in pista e nel tracciato offroad ricavato al suo interno non è mai neanche calato. In questo, la nuova collocazione ha permesso a Italian Bike Festival di salire al livello che all’estero compete a manifestazioni come Sea Otter Classic e Roc d’Azur, dando una spallata anche ai tanti ragionamenti che si fanno ogni anno dopo aver assistito al Bike Festival di Riva del Garda, ammirandone l’organizzazione tedesca. Misano ha dimostrato che lo sappiamo fare anche noi, pur rivelando qualche fragilità dovuta all’importanza della sfida e a una struttura che probabilmente dovrà rinforzarsi a fronte di una risposta così forte.

Una cosa che manca? La presenza di gare su gare. Bene le gran fondo della domenica, ma avere a disposizione la magia di una pista come quella intitolata a Marco Simoncelli, renderebbe possibile organizzare gare giovanili e poi via fino ai professionisti, donne e uomini. Ed essendo impensabile che facciano tutto Francesco Ferrario e i suoi ragazzi, individuare sin da ora una società organizzatrice che prenda in mano questo aspetto potrebbe essere un altro colpo ben riuscito.

Nel pullman di bici.PRO a Misano si è lavorato e si sono svolti incontri e interviste
Nel pullman di bici.PRO si è lavorato e si sono svolti incontri e interviste

Il team di bici.PRO 

Noi di bici.PRO siamo tornati a casa con computer pieni zeppi di immagini e articoli. Nel pullman che grazie a Tresca Trasformer è stato la nostra casa per tre giorni si sono susseguiti incontri, colloqui e scambi di idee. E la sera, quando i cancelli iniziavano a chiudere e la gente a scemare, il nostro stand è stato l’angolo di fantastici aperitivi e incontri fra amici e campioni accomunati dalla stessa passione.

Torniamo dall’Italian Bike Festival con un carico clamoroso di entusiasmo e iniziamo già a preparare la valigia per il volo che ci porterà ai mondiali australiani. Altro viaggio, altre storie. Il 17 ottobre compiremo due anni, il meglio deve ancora venire. La nostra sfida resta costruire il nuovo, come scrisse Socrate, non combattere il vecchio. 

In che modo il ranking UCI cambierà il mercato?

05.08.2022
4 min
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Come si sta muovendo dunque il mercato? Ne parliamo con Alex Carera, procuratore tra i più esperti. Solo ieri abbiamo proposto una carrellata dei maggiori nomi che hanno cambiato casacca, la stanno cambiando o se la terranno stretta.

Ma noi vorremmo analizzarlo meglio nel suo insieme. Cosa emerge da questo primo scorcio di ciclomercato? La classifica UCI con la salvezza/retrocessione delle squadre ha inciso in qualche modo su questi movimenti? 

Carera 2021
Alex Carera è uno dei procuratori più esperti
Carera 2021
Alex Carera è uno dei procuratori più esperti

L’incertezza della retrocessione

C’è davvero o no questa caccia ai velocisti in questo mercato estivo? Di base sembrano essere loro che portano più punti. Ma Carera è subito molto chiaro.

«La situazione – dice Alex – è semplice: la novità è che la classifica UCI per i team ha dato un’impronta a questo mercato. Ci sono dei team, anche grandi squadre, che rischiano di perdere la licenza WorldTour. Se al termine della stagione si arriva al 19° posto, si perde la licenza, ma per un’altra stagione si ha il diritto di partecipare alle corse più importanti. Se invece si arriva ventesimi si perde sia la licenza, sia questo diritto. Israel-Premier Tech e Lotto-Soudal, per ora, sono le ultime due.

«E il problema qual è? Che i contratti stipulati rischiano di essere nulli. Mi spiego. Quando tu firmi un contratto e assicuri a quell’atleta un contratto (e un calendario, ndr) da WorldTour e poi non lo fai questo può decadere.

«In questo modo le squadre a rischio, per un anno almeno, fanno fatica a prendere corridori buoni. Quelli di seconda fascia okay, ma quelli di prima non li prendi. Quei corridori non vengono da te rischiando di non poter fare certe corse, di non avere sicurezze in generale».

Tim Merlier, trionfa alla Bredene Koksijde Classic: il belga è passato dalla Alpecin alla Quick Step
Tim Merlier, trionfa alla Bredene Koksijde Classic: il belga è passato dalla Alpecin alla Quick Step

Caccia ai velocisti?

Noi stessi, stando anche a quel che ci dissero lo scorso anno alcuni team manager, abbiamo pensato ad una vera caccia ai velocisti. Gli sprinter, vincendo di più, o comunque anche piazzandosi di più nelle prime posizioni, tendono a portare un maggior numero di punti. Di conseguenza sono i più gettonati.

Ma anche in questo Alex Carera, aggiusta il tiro. «L’idea dei velocisti e di chi più vince e porta punti è anche giusta – spiega Alex – ma è sbagliata l’attribuzione dei punti. Non può essere che l’Arkea-Samsic a maggio abbia raccolto più punti con delle gare minori di quanto non abbia fatto la Trek-Segafredo in tutto il Giro d’Italia. O che una vittoria in una tappa del Tour valga come un settimo posto a San Sebastian (ottavo se rapportato al Giro, ndr).

«Detto ciò, io non vedo una caccia ai velocisti. Avere il velocista non è garanzia di punti. I punti, così dicono le statistiche, li portano i corridori completi. I corridori alla Lorenzo Rota per intenderci».

La caccia al velocista ha senso se si è un team francese, belga o olandese. Perché? Perché lassù ci sono molte corse veloci, piatte anche per conformazione territoriale, molte 1.1 che assegnano tanti punti.

«Loro sì che cercano il velocista. E infatti se si va a vedere la classifica delle professional degli ultimi anni, è stata vinta (andando a ritroso) da: Alpecin-Deceuninck, Intermarché Wanty Gobert due volte e TotalEnergies. Ma nel calendario italiano quante ce ne sono di corse così? Ben poche».

Il “dream team” continental della Groupama-FDJ… Per Carera, Madiot non poteva perdere i suoi gioielli
Il “dream team” continental della Groupama-FDJ… Per Carera, Madiot non poteva perdere i suoi gioielli

E sulla Groupama-FDJ…

Altro aspetto che ci ha colpito di questo mercato e che commentiamo con Alex è il passaggio multiplo dei ragazzi della Groupama-FDJ dalla continental alla WorldTour. E’ questo il futuro?

«Sì, ho visto – commenta Carera – ne hanno fatti passare otto. Per me è un’eccezione. Perché avevano la miglior squadra continental del mondo. Si è visto dai risultati al Giro U23, al Valle d’Aosta e si vedrà all’Avenir (anche se si correrà per nazioni, i suoi corridori brilleranno, ndr). Avevano i migliori atleti. Hanno fatto un ottimo lavoro di reclutamento e proprio per questo non potevano permettersi di perderli. Quando gli ricapita un team con quelle qualità?».

«Se poi mi chiedete se le continental sono il futuro, io dico sì. Non tanto perché creano dei bacini di giovani, ma perché consentono uno scambio di atleti e un calendario più fresco. Di fatto una squadra non ha 30 corridori, ma ne ha 45».

Qui Scott: dopo la paura, i record. Ma i media ci aiutino

19.03.2021
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Come stanno andando le cose per Scott? Che cosa sta dicendo il mercato del marchio americano dopo il primo lockdown di un anno fa? Prosegue il nostro viaggio negli affari delle aziende che forniscono bici ai team WorldTour e in questo il 2021 ha portato un cambio di maglia dopo anni di collaborazione con il team australiano che da quest’anno si chiama Team Bike Exchange e corre su Bianchi, mentre per Scott si sono schiuse le porte del Team Dsm.

Le dinamiche di questa fase accomunano più o meno tutte le grandi aziende, ma ciascuna è una storia a sé per il modo in cui ha attraversato le prime rapide e si sta attrezzando per le prossime. Ne abbiamo parlato con Donatella Suardi, General Manager di Scott Italia, la prima donna che incontriamo in questo viaggio di approfondimento.

Donatella Suardi è General Manager di Scott Italia (foto Scott)
Donatella Suardi è General Manager di Scott Italia (foto Scott)

«Il grande problema oggi – dice con un sorriso che non nasconde la grande determinazione – è che i media dovrebbero far capire quanto sia difficile la gestione dell’approvvigionamento di biciclette e che questo non dipende da noi, ma dalla capacità produttiva che ha un tetto oggettivo. E davanti a una richiesta così spropositata, i tempi si allungano».

Siamo qui per questo, ma partiamo dall’inizio, vuole? Che cosa successe l’anno scorso quando il mondo venne fermato per due mesi?

Successe che noi non ci siamo mai fermati. Abbiamo mantenuto in essere gli ordini e intanto parlavamo con i clienti, cercando di convincerli di non annullare la programmazione. Perché comunque c’era la sensazione che si sarebbe recuperato. La produzione di quel che si vende avviene 9-12 mesi prima che le bici arrivino nei negozi, i prodotti che erano disponibili venivano dall’anno precedente, ma quello che è successo era decisamente imprevedibile. Abbiamo fatto tutti un 30 per cento in più, dopo che il 2019 era stato un anno di mercato quasi bloccato. Le e-Bike facevano piccoli numeri. Il guaio è stato che a un certo punto oltre Oceano si è fermata la produzione delle bici per il 2021.

Dal 2021, Scott è sponsor tecnico del Team Dsm olandese
Dal 2021, Scott è sponsor tecnico del Team Dsm olandese
E da quel momento le cose si sono complicate. Ma le consegne comunque procedono, giusto?

Perché le bici ci sono. Si ha la sensazione che manchino perché ne stiamo consegnando il 70 per cento in più dello scorso anno nello stesso periodo. Rispetto a prima, quando la produzione era concentrata in 6-7 mesi, adesso si va avanti tutto l’anno. Per cui arriveranno, più tardi, ma arriveranno. E non dipende da noi.

Il guaio è che i ciclisti dell’ultima ora vanno nei negozi ignorando certi meccanismi e pretendono di entrare e portarsi via la bici…

E’ difficile spiegare certi meccanismi e quale sia la causa dei ritardi. La gente è arrabbiata. I sistemi sono andati un po’ in tilt e magari capita che abbiamo qua pronta da consegnare una bici da 10 mila euro e non possiamo, perché manca il cavo dei freni. Poi ci sono i problemi di Shimano, che sta valutando di costruire delle nuove linee di produzione, ma vorrebbe condividere il rischio d’impresa con altre grandi aziende. E se impiantano dei nuovi stabilimenti e la bolla di colpo di sgonfia?

Al Team Dsm anche gli accessori, ecco il casco (foto Scott)
Al Team Dsm anche gli accessori, ecco il casco (foto Scott)
Difficile fare previsioni, però.

Molto difficile. Immaginiamo che il 2023 sarà l’anno in cui la situazione si stabilizzerà e avremo un quadro più chiaro, ma sono previsioni basate su sensazioni personali e in economia non bastano per giustificare certi investimenti. La sensazione dice anche che più va avanti il lockdown e più si venderanno attrezzature per gli sport outdoor e fra queste anche la bicicletta. Noi italiani siamo restii al cambiamento, ma quando poi ci decidiamo, non torniamo più indietro.

Ecco, di chi stiamo parlando? Chi sono i nuovi ciclisti?

Persone di ogni categoria ed estrazione. Attratti maggiormente dalla e-Bike che ti permette di fare qualcosa in più. Poi c’è da capire che tipo di clienti diventeranno. A prima vista, sono persone che non cambieranno bici tutti gli anni, anche se alcuni si sono così appassionati, che dopo l’entry level sono già passati a qualcosa di meglio. Diciamo però che se acquisti Scott, parti già da un livello piuttosto alto. La crescita continuerà e per avere numeri più attendibili, dovremo aspettare un paio di anni.

Nino Schurter è la vera bandiera dell’azienda (foto Scott)
Nino Schurter è la vera bandiera dell’azienda (foto Scott)
In questo quadro di grande frenesia, quanto conta avere una squadra di professionisti?

Per l’immagine è decisivo, soprattutto in Italia, sennò non vende le bici (risata divertita, ndr). Inoltre il team consente di sviluppare le tecnologie e di approfittare dei feedback degli atleti. Aver cambiato team non è passato inosservato, soprattutto dopo i tanti anni con Mitchelton, ma diciamo che il know-how dell’azienda è tale da poter assorbire il cambiamento. Nelle squadre su strada trovi l’atleta più sensibile, ma ad esempio uno come Nino Schurter nella mountain bike per noi è un riferimento importantissimo e ci ha dato un vero valore aggiunto.

Prima ha parlato della vostra azione dei primi tempi sui negozi che volevano fermarsi…

Erano spaventatissimi. Chiusi senza sapere fino a quando. Così magari alcuni pensavano che cancellare gli ordini fosse il modo migliore per evitare altre perdite. Sono particolarmente orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto con loro con i nostri ragazzi. Ognuno si è preso un gruppetto di clienti e abbiamo cominciato a chiamarli, proponendoci come riferimenti in quel momento così incerto. Gli abbiamo fatto sentire che l’azienda era al loro fianco e questo ha fatto sì che le bici siano arrivate e alla riapertura il mercato abbia preso il volo.

e-Bike anche in città e le distanze si riducono (foto Scott)
e-Bike anche in città e le distanze si riducono (foto Scott)
Il rapporto con i clienti ne è uscito rafforzato?

Decisamente, è una nota molto positiva. Ma il momento delicato inizia adesso, per i motivi che ci siamo detti prima. Stiamo vivendo un boom notevole, ma ce lo stiamo godendo davvero poco. In 30 anni che faccio questo mestiere, non avevo mai lavorato così male. I ragazzi ricevono 50-60 mail di richieste e reclami, io qualcuna in meno perché la mia mail non l’hanno tutti, anche se la trovano su Linkedin. Stavo quasi pensando di togliermi di lì…

Un’altra risata, l’accento bergamasco e la grande concretezza. Questo è il punto con Scott, il nostro viaggio sta per raggiungere il suo approdo, mentre le strade d’Italia sono sempre più piene di biciclette.

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Lapierre, il boom reggerà e i pro’ ci daranno una mano

09.03.2021
6 min
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Lapierre, la bici di Demare e Guarnieri, ma anche di Marta Cavalli e Lorenzo Germani: in Italia se vuoi parlarne non puoi non passare attraverso la dialettica di Romano Favoino. Milanese trasferito a Finale Ligure per amore del vivere meglio, tecnico della downhill, dietro l’apparenza spesso ironica e disincantata, si nasconde un manager coi fiocchi, capace di leggere molto bene il momento del mercato e di riflesso del marchio che rappresenta. Un altro tassello molto prezioso per la nostra inchiesta che inizia ormai a contare interventi di grande qualità.

Romano Favoino è il responsabile di Lapierre Italia
Romano Favoino è il responsabile di Lapierre Italia
Ti ricordi qualcosa dei primi tempi, quando eravamo tutti richiusi?

Ricordo benissimo, è la stessa domanda che faccio ai miei dealer. Vi ricordate quando il 28 aprile cominciai a dirvi che avevo delle bici da spedire, che vi sarebbero servite alla riapertura? Erano titubanti. Poi c’è stata la riapertura con il boom e chiedevano che gli spedissi qualsiasi cosa. In realtà come Lapierre siamo sempre stati fiduciosi. Ma certo non si poteva immaginare tutto questo. Il trend di crescita è talmente alto che nemmeno il miglior analista di mercato poteva prevederlo. Non credo c’entri il Bonus Mobilità. Anzi, quei soldi li avrei investiti diversamente.

Come?

Nelle infrastrutture. E’ bello avere la bici nuova, ma se non la puoi utilizzare, hai poco da fare. Se ci deve essere l’uso urbano, bisogna pensare che non tutti abitano in città e che i pendolari hanno bisogno di parcheggi sicuri alle stazioni o alle fermate della metropolitana. Oggi come oggi, l’Italia non è strutturata in questo senso, mentre la gente che si è avvicinata è davvero tanta. E avrebbe comprato la bici anche senza il Bonus, anche perché non c’è mai stata grande certezza sulla sua erogazione. E’ cambiato tutto.

Il test dei pro’ è una fase molto importante nello sviluppo del prodotto
Il test dei pro’ è una fase molto importante nello sviluppo del prodotto
Un po’ generico…

E’ cambiato il mercato. Prima vendevi bici in prossimità delle fiere, perché l’appassionato cercava la novità, e semmai all’inizio della bella stagione. Ora c’è una richiesta costante ed è molto positivo. Poi sono cambiate le fasce di mercato. Ci eravamo collocati in un settore medio/alto, invece adesso vendiamo anche bici sotto i 1.000 euro e anche questo ci fa molto piacere. Segno che c’è sempre l’utilizzo sportivo della bici, per il quale in negozio cerchi un prodotto con dei contenuti, ma anche un utilizzo più basico.

Perché quelle bici a meno di 1.000 euro non si vendevano prima?

Perché non le chiedevano. I negozi spingevano solo le gamme alte, anche se noi, tolti i modelli da bambini, abbiamo bici più che dignitose a partire da 400 euro. Poi per i meriti del marketing e per i risultati sportivi – quattro vittorie di tappa al Giro ti danno visibilità – la gente ha iniziato ad associare Lapierre a prodotti di qualità.

L’elettrico sta conoscendo un boom destinato ad aumentare
L’elettrico sta conoscendo un boom destinato ad aumentare
La crescita continuerà a lungo?

Prevediamo un trend che proseguirà anche negli anni futuri, con una crescita esponenziale sul fronte delle bici elettriche. Così almeno ci dicono i produttori di motori e componenti. Semmai ci sarà da fare i conti con la situazione di difficoltà oggettiva nel reperire la componentistica e con una logistica farraginosa che fa crescere i prezzi.

Credi che andrà avanti così nei prossimi mesi?

Almeno per i prossimi tre anni avremo un mercato in cui la domanda sarà superiore all’offerta e questo comporterà la ridefinizione delle forze in campo. E’ brutto dirlo, ma credo che ci sarà un po’ di pulizia dal punto di vista dei marchi. Se non hai la capacità finanziaria per fare programmi a lungo termine e stoccare in modo importante il magazzino, sei destinato a non reggere.

Bici sviluppate d’accordo fra la casa e il team, messe alla prova da centinaia di giorni di corsa
Bici sviluppate d’accordo fra la casa e il team
Non pensi che Shimano si rimetterà in pari prima o poi?

Più che di forza lavoro, si tratta di un problema di output delle linee produttive. Credo che Shimano sia al limite e per aumentare la produzione dovrebbe costruire nuove linee. Per cui immagino che al momento il signor Shimano stia parlando con i marchi più importanti per capire se i loro ordini andranno avanti ancora a lungo. Creare una catena di montaggio senza che poi serva sarebbe un esborso notevole. E poi mettiamo in conto che a monte c’è un problema nel reperire le materie prime.

Quelle per produrre effettivamente i componenti?

Esatto, quello che serve per fare l’alluminio, il carbonio, l’acciaio. E questo è un problema che non riguarda solo l’industria del ciclo, ma tutti i comparti della produzione

La gravel di Lapierre sposa molto il concetto di libertà
La gravel di Lapierre sposa molto il concetto di libertà
Che cosa puoi dirci del rapporto fra Lapierre e la Groupama-Fdj?

Il legame è nato nel 2002 e questo ha condizionato molto lo sviluppo della gamma negli anni.  Quando vado in Francia, mi capita spesso di trovare i tecnici della squadra, che lavorano con i Product Manager per sviluppare le bici nuove. E si tratta di modelli diversi rispetti agli attuali trend di mercato, ma è chiaro che se devi sviluppare la bici per un team, gli atleti abbiano tutto l’interesse che il loro strumento di lavoro funzioni bene. Se invece ogni due anni si cambiasse squadra, probabilmente Lapierre e il team di turno seguirebbero strade parallele.

Abbiamo detto dell’elettrico, che rapporto c’è fra Lapierre la gravel?

Gravel significa tutto e il suo contrario. C’è il gravel agonistico, con bici super leggere e piene di contenuti, e c’è il gravel che punta al cicloturismo e a girate in libertà. Lapierre è più vicina a questa seconda accezione. Il nostro telaio è in alluminio, ha la forcella in carbonio e le predisposizioni per i portapacchi o il reggisella telescopico. Non farei tanto l’analisi delle vendite, ma dei fattori che le hanno determinate. Chi compra oggi una gravel? E che uso ne vuol fare? Noi lo stiamo indagando, ma non posso anticipare i risultati cui stiamo arrivando. Personalmente associo il gravel a un’idea di libertà.

Guarnieri e Demare, coppia d’oro della Groupama Fdj
Guarnieri e Demare, coppia d’oro della Groupama Fdj
E’ una bici che sostituisce quella da strada oppure la Mtb?

Difficile da dire. Piuttosto la vedo come una seconda bici, è l’ulteriore acquisto per cui litigare con la moglie. E forse è una bici che ben si sposa con le esigenze pandemiche. Non possiamo allontanarci da casa, quale bici serve per il nostro territorio? E in base a questo si sceglie. Di sicuro il boom di questi modelli proseguirà nei prossimi due anni e sta portando con sé l’idea del viaggio in bici, con la produzione di borse e accessori dedicati. E’ un orientamento comune in altri Paesi, almeno in questo l’Italia si sta allineando col resto d’Europa.

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Beltrami Tsa, da Factor a Froome, passando per Marin

Beltrami TSA, da Factor a Froome passando per Marin

05.03.2021
5 min
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Nel mondo di chi produce le biciclette per il WorldTour c’è anche Factor, la bici di Froome e Cimolai, che in Italia è distribuita da Beltrami Tsa. Nello sfogliare l’elenco delle aziende da sentire per la nostra inchiesta sul mercato della bicicletta dopo il lockdown dello scorso marzo, un passaggio per questo angolo di Italia andava fatto e per questo abbiamo invitato a un meeting Salvatore Miceli, responsabile commerciale dell’azienda di Reggio Emilia. Le domande da cui partire sono le stesse, uguali per tutti, ma in queste settimane abbiamo capito che davvero non c’è un’azienda uguale all’altra.

Foto di… famiglia in azienda Beltrami TSA
Foto di… famiglia in azienda Beltrami TSA

«Ci siamo attrezzati molto bene – dice Miceli – ma la situazione era davvero imprevedibile. E adesso il punto di domanda c’è dalla primavera in avanti. C’è una grande domanda ancora insoddisfatta, siamo nelle condizioni di non evadere gli ordini perché l’industria ha il problema di reperire i prodotti. Ma per capire cosa sia successo, dobbiamo andare a ritrovo di 12 mesi».

A bordo, si parte…

Come strategia di Beltrami, avevamo già varato l’aumento dello stock minimo. Anche in periodi non sospetti, in cui del Covid non si sapeva proprio nulla, il volume di affari era aumentato. E siccome siamo consapevoli che puoi avere il prodotto più bello, ma devi anche poterlo consegnare, avevamo riempito i magazzini. E così quando è esplosa la pandemia, abbiamo osato non annullando gli ordini. Abbiamo continuato a inserirne altri, anche nella fase in cui l’azienda era chiusa.

Da quest’anno Froome corre su bici Factor, dopo 11 stagioni su Pinarello
Da quest’anno Froome su bici Factor,
Coraggiosi davvero, anche perché non c’erano grandi previsioni.

E soprattutto non si capiva da che parte portassero i provvedimenti del Governo. Eppure quel tipo di investimento ci ha permesso nei mesi successivi di avere materiale a disposizione. E 12 mesi dopo siamo tra i pochi che ancora consegnano le bici. Ma come dicevo, lo snodo cruciale sarà la primavera.

Perché?

Perché i fornitori che normalmente consegnavano a 90-120 giorni rischiano di passare a 250-360 e la programmazione potrebbe saltare. Anche perché abbiamo prodotti nuovi di cui abbiamo fatto l’ordine, per cui c’è da capire.

Nel negozio di Reggio Emilia campeggiano le bici Factor
Nel negozio di Reggio Emilia campeggiano le bici Factor
Importante che riusciate ancora a consegnare…

Abbiamo Argon 18 e Factor e da programma consegniamo la bici completa. Acquistiamo gruppi Shimano e Sram, ma ora Shimano consegna a un anno e sta per cambiare la gamma. Per cui chi vuole la bici montata così, sa di dover aspettare quel tempo e lo diciamo chiaramente. Ma se la vuoi con Sram, che in questo momento abbiamo in magazzino, puoi essere certo che lo abbiamo e che il prodotto non cambierà.

Chi ha comprato la bici nella scorsa primavera?

Novizi che volevano stare all’aria aperta dopo 40 giorni di prigionia. Il Covid e gli incentivi di Stato ne hanno fatti arrivare tanti, tuttavia con uno spirito diverso rispetto al ciclista che conoscevamo. Si sono vendute bici sotto i 2.000 euro, più vicine ai 1.500-1.700 per essere funzionali agli incentivi. Una gamma più bassa rispetto a quella con cui lavoriamo noi. Avevamo 300 bici Marin di gamma medio/bassa e le abbiamo vendute in 48 ore. Le bici di quella fascia ora sono introvabili.

Su questa bici, Froome correrà le crono del Tour
Su questa bici, Froome correrà le crono del Tour
A cose normali, anche se la normalità è ben lontana, sono praticanti che rimangono?

Credo di sì, hanno composto una nuova base. Facciamo quattro riunioni all’anno con gli agenti. E malgrado tutti i problemi che il Covid ha creato, sicuramente per l’industria del ciclo si è creata un’opportunità. Fateci caso, siamo nel mirino. Volvo fa la pubblicità e quasi si vede più la bici della macchina. Le banche si ispirano al ciclismo e i supermercati regalano la bici.

I professionisti si inseriscono bene in questa corrente?

Commercialmente, se guardo quel che dicono i nostri fornitori, nell’alto di gamma è fondamentale avere dei testimonial di un certo tipo. Guardando però alle strategie di marketing, si valuta che in futuro faremo una comunicazione legata allo stare bene, puntando su un mondo in cui l’agonismo non è determinante.

Tempi lunghi di attesa per Shimano, pronta consegna per Sram
Tempi lunghi di attesa per Shimano, pronta consegna per Sram

Parla Beltrami

Rimasto finora in silenzio allo stesso tavolo, Graziano Beltrami si unisce alla conversazione, per spiegare meglio quale sia il ruolo di una squadra, partendo dall’esempio della continental che sponsorizza e affidata a Stefano Chiari come manager e Orlando Maini in ammiraglia.

«Per noi – dice – l’obiettivo di una continental è una squadra di giovani che possano crescere senza l’ansia delle vittorie, partecipando anche a qualche corsa fra i professionisti. Ma oltre a questo, la squadra è un catalogo viaggiante. Le bici dei ragazzi sono equipaggiate con tutti i nostri prodotti e stando tra la gente, danno agli stessi una buona visibilità. Non ci sono tanti distributori che fanno questo e devo dire che funziona. Il difficile è far capire ai ragazzi che ovviamente devono avere un certo tipo di comportamento, ma una volta ottenuto questo, il sistema funziona».

Le Marin in magazzino sono state tutte vendute in 48 ore
Le Marin in magazzino sono state tutte vendute in 48 ore

E se una continental funziona da catalogo viaggiante, pensiamo, c’è da supporre che ciascun professionista della Israel Start-Up Nation nei suoi allenamenti quotidiani possa incidere in modo importante sulle scelte dei tanti appassionati che incontra.

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Trek Italia: la bici è rientrata nella nostra cultura

Quei quattro giorni ad aprile, quando il mercato impazzì

Trek Italia: la bici è rientrata nella nostra cultura

01.03.2021
6 min
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Che cosa sia successo in Trek Italia alla ripresa della vita dopo il lockdown di marzo 2020 e in che modo vadano avanti gli affari è il focus di questo incontro con Davide Brambilla, Amministratore Delegato della filiale italiana del marchio del Wisconsin. E’ una fortuna, per quello che è emerso finora nel nostro viaggio attraverso il mondo dell’industria ciclistica, essere agganciati a colossi commercialmente così forti. In un modo o nell’altro, infatti, le risorse e le competenze della casa madre riescono a puntellare le situazioni che più di altre sono andate in sofferenza. Così è stato per Specialized e Cannondale, così è stato per Bianchi e per il marchio Cervelo inserito nella colossale holding olandese Pon.

«Abbiamo la fortuna di far parte di una multinazionale – conferma Brambilla – per cui già a febbraio, quando da noi ancora non si era fermato nulla, dal Far East ci arrivavano segnali incoraggianti sulla ripresa del mercato. Sapere con un paio di mesi di anticipo quello che sarebbe successo ci ha permesso di prevedere qualcosa e di iniziare con gli approvvigionamenti».

Davide Brambilla accoglie in sede Pedersen iridato 2019 (foto Trek)
Brambilla accoglie in sede Pedersen iridato 2019 (foto Trek)

Come avevamo già spiegato in un nostro precedente incontro, Trek Italia si occupa più direttamente della diffusione commerciale del marchio nel nostro Paese, mentre il rapporto con il team di Nibali e Ciccone, Longo Borghini e Paternoster viene tenuto direttamente dalla casa madre. Ugualmente, gli atleti italiani della Trek-Segafredo sono all’occorrenza i migliori testimonial per le campagne sul territorio nazionale. Anche via social, quando il Paese si è fermato.

Per cui a febbraio si inizia a intuire che dopo il panico ci sarà la ripartenza: quali strategie avete messo in atto in Trek Italia?

Negli Stati Uniti si è capito quello che stava per succedere, per cui a marzo abbiamo iniziato a raccontare in videoconferenza ai nostri dealer quello che avremmo fatto. In questo modo anche noi di Trek Italia siamo riusciti a mantenere gli ordini senza ricevere cancellazioni. Alla riapertura dei negozi, avevamo già un programma di consegne da rendere esecutivo e abbiamo ripreso subito a spedire. Anche se, al netto di ogni previsione possibile, quello che è successo ci ha spiazzato parecchio. La domanda è stata tale che le scorte si sono assottigliate e siano entrati in una fase di sofferenza.

I pro’ aiutano nello sviluppo della bici: la Madone con cui oggi vince Pedersen è… figlia di Cancellara (foto Trek)
La Madone di Pedersen è… figlia di Cancellara (foto Trek)
Che cosa non era stato previsto?

Che stava per nascere un pubblico nuovo. Che la bicicletta non sarebbe rimasta uno strumento per fare esercizio, ma stava diventando un fenomeno culturale. Non c’erano altre opportunità. Le famiglie non avevano più la possibilità di progettare le vacanze e la bici è arrivata a un uso diverso da quello che se ne faceva in passato. E il distanziamento sociale ha fatto il resto.

In che senso?

Nel senso che quando si è iniziato a parlare con terrore dell’affollamento degli autobus e dei treni, chi ha potuto ha scelto mezzi alternativi e la bici è entrata nel novero delle possibilità. Anche per persone che non l’avrebbero mai nemmeno considerata. Lo sapete com’è. Te ne innamori e ne diventi subito il più accanito sostenitore. Si è creato un passa parola che ha innescato la valanga degli acquisti.

La bicicletta è rientrata nella cultura italiana, per grandi e piccini (foto Trek)
La bicicletta è rientrata nella cultura italiana, per grandi e piccini (foto Trek)
Nel nome dell’attenzione per l’ambiente?

Sono state toccate le abitudini e le idee. Poi è chiaro che l’auspicato cambiamento radicale delle abitudini non ci sarà, ma tante persone hanno sposato i concetti del green e del rispetto dell’ambiente e hanno cominciato a guardare verso altri Paesi europei, in cui la mobilità sostenibile ha cambiato le città. Per questo non credo sia una fase destinata a chiudersi.

Pensa che le città italiane saranno… salvate dalla bicicletta?

In alcune grandi come Milano, se ne vedono già molte più di prima, anche a Roma. Ci sarà una crescita costante, se il Governo saprà assecondarla.

Probabilmente rispetto ad aziende votate esclusivamente (o quasi) al settore corsa, il fatto di avere una gamma praticamente completa vi ha dato un bel passo, giusto?

E’ stata la nostra fortuna. Tutti i tipi di bici e tutti i segmenti di mercato sono cresciuti in modo omogeneo e sostanziale, forse con l’elettrico in testa al gruppo.

L’elettrico dà modo a tutti di avvicinarsi al ciclismo (foto Trek)
L’elettrico dà modo a tutti di avvicinarsi al ciclismo (foto Trek)
E’ un po’ il ritornello di questi tempi…

La pedalata assistita agevola l’avvicinamento. La bici è sempre stata dipinta quasi come uno strumento di tortura, poter alleviare la fatica ha convinto tanti a fare il passo in più su tutti i terreni. Anche a quelli che non erano allenati. Il prodotto elettrico è destinato a crescere, ma in Italia l’appassionato utilizzerà sempre il prodotto tradizionale. Devo dire che malgrado quello che si dice e che abbiamo letto, non ci aspettiamo un cambiamento radicale.

Di fatto però, stando a quanto ci siamo detti, il ciclismo sportivo resta nel suo ambito meraviglioso e a crescere è il resto: in che modo avere una squadra WorldTour è un investimento vantaggioso?

Siamo l’unico gruppo proprietario di un team e la scelta è dovuta sostanzialmente a due motivi. Il primo è che siamo sicuri che il prodotto corsa rimarrà trainante. Il secondo è che tutti i nostri atleti partecipano quotidianamente allo sviluppo dei prodotti. Attualmente il loro apporto è fondamentale. Avevate già scritto del ruolo di Cancellara nel progettare la Madone, ma la raccolta dei loro feedback non si ferma mai. Senza la Trek-Segafredo, non esisterebbero questi prodotti.

Corre su Trek anche Lucinda Brand, vincitrice di tutti i titoli di cross 2020
Corre su Trek anche Lucinda Brand, dominatrice nel cross 2020
All’inizio abbiamo parlato delle conferenze con i dealer. Crede che il negozio di biciclette sia destinato a cambiare aspetto?

E’ una mutazione già iniziata prima, a dire il vero. Il livello si alza e noi di Trek Italia siamo i primi a credere nella necessità di formare i nostri rivenditori. Spendiamo milioni di dollari su corsi online, in cui il dealer può entrare per sviluppare le sue competenze, mentre con il retail interveniamo anche nello sviluppo degli spazi interni. La vecchia bottega esisterà sempre meno oppure dovrà specializzarsi, che poi è il passo più intelligente, allo stesso modo in cui è cresciuta la competenza della clientela.

Il bonus bici ha aiutato?

E’ stato un supporto ulteriore per questa spinta verso la bicicletta, ma ho idea che il boom ci sarebbe stato lo stesso. Ricordate quale grande voglia avessimo di uscire di casa? I più hanno comprato la bicicletta credendo che un giorno avrebbero riavuto indietro una fetta dei soldi spesi, ma per loro la cosa più importante era salire in sella e uscire all’aria aperta.

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Focus Italia Group: crediti sospesi e dealer contenti. E la Jumbo?

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23.02.2021
6 min
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Nel viaggio di bici.PRO fra i produttori delle bici del WorldTour, entra oggi in scena il marchio Cervélo, che a livello mondiale è detenuto dall’olandese Pon Holdings, mentre in Italia viene distribuito da Focus Italia Group e nel 2021 equipaggia la Jumbo-Visma.

Con il nostro zaino pieno di domande, abbiamo seguito il link fino alla scrivania di Raffaele Crippa, Brand Manager di Focus Italia Group, che per cominciare ci ha raccontato che cosa abbia significato per la sede italiana l’avvento della holding.

«In parole molto semplici – sorride Crippa – ci ha permesso di avere più ossigeno. La testa è rimasta italiana e indipendente, idem la struttura commerciale. Siamo passati dall’essere una Srl a una Spa e questo ci ha consentito di mettere i piedi sulle giuste pietre».

Raffaele Crippa, Brand Manager di Focus Italia
Raffaele Crippa, Brand Manager di Focus Italia
Che cosa è successo invece da queste parti a cavallo del lockdown?

In Focus Italia Group ragioniamo per anno fiscale e per stagionalità, che inizia dal primo settembre. A quella scadenza eravamo in crescita e abbiamo chiuso positivamente anche l’anno fiscale, nulla lasciava pensare al disastro in arrivo. Durante il lockdown siamo stati attivi con decine di call con i nostri rivenditori sul territorio, per parlare di mercato e fornire una forma di supporto psicologico. Proprio durante quegli incontri, sono usciti spunti che si sarebbero rivelati utili nel periodo successivo. Contemporaneamente, il management ha fatto scelte lungimiranti.

Di che tipo?

Abbiamo spinto sugli acquisti, correndo un bel rischio, ma procurando un quantitativo ragguardevole di biciclette, che ancora oggi continuiamo a spedire. L’ultimo flusso ci sarà a marzo. C’è stato un piccolo rimbalzo dei costi, a causa dei ritardi nelle consegne, ma abbiamo guadagnato quote di mercato. Per cui, il primo punto che ha funzionato sono stati quei contatti con i dealer.

Quindi c’è un secondo punto?

Il congelamento totale di tutti i crediti. Per 5 mesi abbiamo assorbito e rinviato i crediti e questo ha permesso al volano di continuare a girare e ci ha portato tanta gratitudine. E’ stato un esborso importante, non è stato semplice, ma ci ha dato tanto.

Nel 2020 Cervélo era con il Team Sunweb: qui Hindley sullo Stelvio
Nel 2020 Cervélo con il Team Sunweb
In che modo siete stati accanto ai rivenditori?

Sono state fatte circa 60 call, con pochi dealer per volta perché non fossero dispersive, e abbiamo specificato le azioni che avremmo messo in atto. Abbiamo parlato dei prodotti che sarebbero arrivati e assortito dei pacchetti di bici in base alle necessità del mercato e a quello che potevamo offrire. In più alla riapertura, abbiamo fatto degli accordi con Santander Bank, che ha varato dei finanziamenti a interesse zero per l’acquisto della bicicletta. Quindi con la sospensione dei debiti, i pacchetti e i finanziamenti su misura, i dealer ci hanno detto grazie e hanno ripreso a lavorare.

In che senso avete offerto supporto psicologico?

L’aspetto importante di quelle call è che si è sviluppato un rapporto umano che prima non c’era mai stato. Onestamente non eravamo neanche convintissimi di quello che dicevamo, eravamo rinchiusi senza una sola prospettiva. Per cui ci siamo messi la maschera in faccia e siamo andati alla guerra. Quelle chiamate sono servite anche solo per chiedere come stessero. Alcune col groppo in gola, perché magari ti parlavano di qualche parente morto in casa o dei camion con le bare in strada.

Quando si è capito che stava cambiando?

Il primo segnale c’è stato durante una chiamata con Focus dalla Germania in cui ci hanno mostrato i loro fatturati di fine marzo. Erano numeri mostruosi, mentre noi eravamo indicati ancora come gli untori d’Europa.

Il BB Right permette di avvantaggiarsi di tubi di sezione maggiore più rigidi e più leggeri
Il BB Right permette di avvantaggiarsi di tubi di sezione maggiore più rigidi e più leggeri
Come hanno risposto i dealer a questa vostra vicinanza?

Ho il magone a pensarci e la cosa incredibile è che quando il mondo è ripartito, ben più di un cliente che chiedeva altre bici, ci diceva: «Fate voi». Questo atteggiamento mi ha stupito e confermato che avevano seminato bene. E a partire da maggio abbiamo cominciato a straconsegnare. Ma al di là dei numeri, ci siamo sentiti considerati quasi come loro soci.

Quali bici si sono vendute di più?

Tutte. Il bonus bici ha accelerato il segmento sotto i 1.000 euro e lavorando con quei famosi pacchetti, il dealer ha potuto selezionare quello di cui aveva bisogno con fiducia ed elasticità.

Pensi che l’onda continuerà a crescere?

Siamo fortemente convinti che il mercato sia esploso e che sulle ali dell’entusiasmo tutti abbiano voluto andare in bicicletta. E’ il solo sport che puoi fare, per cui lo zoccolo duro è aumentato e altri nuovi sono arrivati. Diciamo, facendo dei numeri a caso, che siamo passati da 100 a 150. E se ci sarà una contrazione, si passerà a 120. Ma sempre più del livello pre lockdown.

Si sta affermando un pubblico di ciclisti non necessariamente agonisti
Si sta affermando un pubblico di ciclisti non necessariamente agonisti
Pensate anche voi quindi che ci sia un pubblico diverso?

Il mondo di chi ha scoperto la bici si è aperto. Si è avvicinata gente che non andava in bici e che non è per nulla legata all’agonismo. Se gli agonisti e gli amatori sono stati fermi senza eventi, è arrivata una valanga di utenti che porterà a un cambiamento culturale. Nei primi mesi post Covid, il nostro trend sarà slegarci dall’agonismo. Se prima si cercava di sostenere eventi legati in qualche modo alla competizione, oggi siamo abbastanza sicuri che non sia più così necessario. La comunicazione si andrà spostando verso l’outdoor e la vita all’aria aperta, un mercato ancora vergine.

Scusa, ma allora che senso ha continuare a sponsorizzare un team WorldTour?

Il gruppo vuole rilanciare il marchio Cervélo, per tutto lo storico e il suo prestigio nel corsa, su pista e nel triathlon. Avere il Team Jumbo è una bella medaglia da portare sul petto, sperando di poter ben figurare. Il professionismo è come la Formula Uno per lo sviluppo delle auto di serie. Ad oggi è comunque un investimento sul prodotto, consapevoli che il comparto sportivo è rimasto invariato e sono cresciuti segmenti nuovi.

Quest’anno Cervélo equipaggia la Jumbo Visma
Quest’anno Cervélo equipaggia la Jumbo Visma
Che cosa significa allora mollare l’agonismo?

Il brand Cervélo va in cerca di rilancio. L’agonismo che si pensa di mollare è quello della sponsorizzazione agli eventi. E’ meglio organizzare qualcosa da soli per sostenere i nostri dealer, come tanti altri marchi hanno già iniziato a fare negli anni addietro. Ho in testa il nostro evento Santa Cruz in Val di Sole l’anno scorso. Le persone andavano via contente di essere state insieme. L’evento privato è più controllabile e fa superare il concetto di fiera, che con l’avvento dei social perde interesse. Ad oggi non c’è più motivo di andare ai vari saloni, non ne abbiamo più bisogno. C’è una nuova linea e non ci si può fermare proprio adesso.

NELLE PUNTATE PRECEDENTI

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