SHIFT Active Media, Leaderboard

SHIFT Active Media Leaderboard: il “brand tracking” di settore

27.11.2025
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L’agenzia inglese SHIFT Active Media compie un passo decisivo nel settore della comunicazione dedicata alle aziende e ai brand del settore lanciando Leaderboard, la prima piattaforma di “brand tracking” sviluppata esclusivamente per l’industria della bici. Uno strumento innovativo che permette ai marchi attivi sul mercato di misurare, monitorare e confrontare il proprio valore di brand, trasformando i dati in un vantaggio competitivo concreto.

L’obiettivo è chiaro: offrire alle aziende del settore ciclistico un sistema semplice, accessibile e basato su metriche affidabili per comprendere come il proprio brand venga percepito, quanto sia forte rispetto ai concorrenti e quali segnali anticipino evoluzioni del mercato.

Alla base di Leaderboard c’è il grande patrimonio informativo del “Rider Research Hub” di SHIFT Active Media. Si tratta di una comunità internazionale composta da oltre 14.000 appassionati di ciclismo, coinvolti in ricerche ed analisi periodiche che consentono di raccogliere dati aggiornati, concreti e specifici.

Accanto ai dati della community, la piattaforma integra l’analisi mensile di oltre 25.000 “query” di ricerca legate esclusivamente al settore bike. Questo mix di feedback reali e dati comportamentali permette di offrire una fotografia dinamica sullo stato di salute di ciascun singolo brand.

Doug Baker, Chief Strategy Officer di SHIFT Active Media
Doug Baker, Chief Strategy Officer di SHIFT Active Media
Doug Baker, Chief Strategy Officer di SHIFT Active Media
Doug Baker, Chief Strategy Officer di SHIFT Active Media

Una copertura ampia e utile alle aziende 

La piattaforma è pensata per le esigenze di produttori, distributori, marchi emergenti e realtà consolidate. Tra le funzionalità principali:

  • Misurare la forza del brand e confrontarla con competitor diretti e indiretti
  • Monitorare nel tempo la “brand health”, individuando segnali di crescita o criticità
  • Analizzare lo “share of search” per prevedere tendenze future e movimenti del mercato
  • Accedere a una visione completa dell’ecosistema bike, con dati relativi a oltre 150 marchi, distribuiti in 12 categorie in 7 Paesi (tra cui l’Italia)

Leaderboard non è solo uno strumento di monitoraggio: è una mappa dettagliata del mercato ciclistico contemporaneo. La piattaforma consente di osservare l’evoluzione delle ricerche online nelle diverse categorie, identificare rapidamente nuove opportunità e individuare cambiamenti di interesse tra i consumatori.

L’analisi si estende su tre discipline principali – road, gravel e Mtb – e su cinque lingue, con un livello di specificità che finora mancava nel settore.

This week we launched Leaderboard, the first brand tracking tool dedicated to the cycling industry
SHIFT Active Media ha lanciato Leaderboard: la prima piattaforma di “brand tracking” dedicata all’industria del ciclismo
This week we launched Leaderboard, the first brand tracking tool dedicated to the cycling industry
SHIFT Active Media ha lanciato Leaderboard: la prima piattaforma di “brand tracking” dedicata all’industria del ciclismo

Un servizio davvero professionale

Uno degli elementi più rilevanti è la volontà di rendere il brand tracking accessibile anche alle aziende più piccole. I piani tariffari partono da circa 5.600 euro all’anno, una cifra significativamente più contenuta rispetto ai tradizionali servizi su misura.

«Introdurre sul mercato Leaderboard – ha dichiarato Doug Baker, Chief Strategy Officer di SHIFT Active Media – è per noi un momento di grande orgoglio. Leaderboard è un progetto complesso, sviluppato negli anni, con l’obiettivo di rendere la conoscenza strategica accessibile a tutti. Con Leaderboard vogliamo aiutare aziende e marchi a prendere decisioni basate sui dati, costruendo strategie più intelligenti e resilienti. Nel settore del ciclismo non esiste oggi nulla di simile…».

SHIFT Active Media

Leaderboard

DT Swiss cerca di un Sales Representative per il mercato italiano

24.07.2025
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Nel dinamico panorama dell’industria ciclistica, emerge un’opportunità di carriera di notevole profilo e spessore espressamente riservata ad un professionista delle vendite. DT Swiss, azienda estremamente innovativa sul piano internazionale, un riferimento nel settore dei componenti per il ciclismo, è difatti alla ricerca di un “Sales Representative” per consolidare la propria presenza sul mercato italiano.

La posizione è aperta a candidati con esperienza, pronti a immergersi in un ambiente stimolante, caratterizzato da un forte spirito di squadra e una cultura aziendale improntata alla collaborazione e al rispetto reciproco.

Il ruolo del Sales Representative in questa realtà aziendale è centrale e multifunzionale. La figura sarà responsabile della gestione completa del ciclo di vendita per la rete di rivenditori di biciclette sul territorio italiano, focalizzandosi sui modelli in gamma. Questa attività include la costruzione e il mantenimento di relazioni strategiche con i partner di distribuzione, un elemento cruciale per il successo commerciale.

DT Swiss fornisce le sue ruote al team Tudor Pro Cycling
DT Swiss fornisce le sue ruote al team Tudor Pro Cycling

Non solo vendite, ma anche analisi e consulenza

Il nuovo Sales Representative di DT Swiss avrà il compito di analizzare a fondo la propria area di vendita, fornendo poi consigli mirati ai partner di distribuzione per ottimizzare l’efficienza dei processi. Si occuperà di guidare i rivenditori nell’organizzazione della pianificazione delle vendite e della distribuzione, assicurando una perfetta sincronizzazione con i processi logistici e informativi interni dell’azienda.

Un aspetto fondamentale del ruolo sarà la gestione del processo di previsione e delle esigenze di mercato, collaborando strettamente con il team interno e gli stessi clienti. Questa nuova figura DT Swiss in Italia fungerà anche da “ponte” tra il mercato e l’azienda, fornendo feedback essenziali sulle funzionalità dei prodotti, analizzando nuovi approcci distributivi, monitorando i nuovi attori del mercato e il comportamento dei concorrenti, e individuando potenziali opportunità di crescita.

DT Swiss è un’azienda che investe sullo sviluppo di nuove tecnologie, la nuove figura dovrà avere anche grandi competenze tecniche
DT Swiss è un’azienda che investe sullo sviluppo di nuove tecnologie, la nuove figura dovrà avere anche grandi competenze tecniche

Passione, competenze e visione

L’azienda è alla ricerca di professionisti con una solida base accademica, preferibilmente con una laurea o diploma in economia aziendale o ingegneria gestionale. È richiesta una comprovata esperienza nelle vendite, idealmente maturata nell’industria ciclistica o in un altro settore retail di prodotti sportivi “premium” e tecnici.

Le eccellenti capacità comunicative, e un forte spirito di squadra, sono poi imprescindibili per interagire efficacemente con clienti e colleghi. La padronanza delle lingue italiana e inglese è un requisito fondamentale, mentre la conoscenza del francese rappresenta un plus. Il candidato ideale deve possedere una solida conoscenza di MS-Office e familiarità con la comunicazione digitale.

La posizione richiede la residenza nella regione italiana, con un’elevata flessibilità e disponibilità a viaggiare. Completano il profilo una rapida capacità di comprensione, buone capacità di coordinamento e, soprattutto, una profonda passione per l’industria ciclistica e i suoi prodotti.

L’azienda, da parte sua, offrirà un ambiente di lavoro stimolante, caratterizzato da un team affermato e motivato. Il Sales Representative avrà l’opportunità di affrontare attività interessanti e variegate in un settore in continua evoluzione come quello delle biciclette. Vengono garantite opportunità concrete per lo sviluppo personale e professionale continuo, supportate da un’infrastruttura moderna e condizioni di impiego attraenti. Si tratta di un ambiente di lavoro sportivo e dinamico, perfetto per chi vive con entusiasmo il mondo del ciclismo.

Anche se non si soddisfano tutti i requisiti elencati, ma si condividono i valori aziendali e ci si identifica con la cultura d’impresa, l’azienda invita a candidarsi. Si è sempre alla ricerca di personalità entusiastiche e motivate

Per maggiori informazioni, oppure per inviare la propria candidatura, si può già contattare il numero telefonico +41 32 344 62 76, oppure via mail all’indirizzo personal@dtswiss.com

DT Swiss

Mercato estivo? Una caccia ai punti per salvarsi. Sentiamo Carera

24.06.2025
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Dal primo agosto aprirà ufficialmente il ciclomercato. O meglio i vari cambi di casacca potranno essere effettivi. Ma tanto già si muove. Con l’aiuto di uno dei più importanti procuratori, Alex Carera, cerchiamo di capire in che direzione si muove questo mercato. Quanto incidono i punti dell’atleta e come i team individuano il corridore da acquistare.

Uno degli ultimi annunci è stato quello di Matteo Fabbro alla Solution Tech-Vini Fantini, ma va detto che Fabbro era svincolato. I cambi annunciati per ora sono tutti quelli che riguardano i giovani, che passano ai devo team o da questi alla rispettiva WorldTour.

Johnny e Alex Carera (a destra) della A&J All Sports, agenzia di procuratori
Johnny e Alex Carera (a destra) della A&J All Sports, agenzia di procuratori
Alex, si inizia a parlare di ciclomercato estivo. Quando iniziano le trattative? E’ un po’ come il calciomercato, che più o meno si parla sempre, o in questo periodo si rafforzano un po’ le trattative?

Il ciclomercato è cambiato moltissimo negli ultimi 4-5 anni, diciamo nel post-Covid. Prima le trattative iniziavano durante le classiche in Belgio per i corridori da classiche, mentre per gli scalatori si parlava di Giro d’Italia e soprattutto dei giorni di riposo del Tour de France. Adesso non è più così. Le squadre lavorano con grande anticipo, programmano il futuro per ingaggiarsi i migliori corridori e quindi si parla già da gennaio.

Quindi non esiste un periodo definito in cui si parla di mercato?

No, non esiste più. Certo, ci sono le regole UCI che stabiliscono che gli annunci si possono fare solo dopo il primo agosto, ma le trattative si svolgono con largo anticipo. Un altro aspetto che è cambiato molto del ciclomercato è che le squadre, con i giovani forti e promettenti, non aspettano la scadenza del contratto. Addirittura iniziano l’anno prima a programmare l’estensione. Prendiamo Giulio Pellizzari che ha un contratto con la Red Bull-Bora fino al 2027: dopo il Giro d’Italia si è già iniziato a parlare del suo futuro.

Chiaro…

E’ normale, perché nessuno si può permettere di arrivare a scadenza, ma nemmeno di entrare nell’anno di scadenza. Se un corridore forte scade il 31 dicembre 2026, tu non puoi aspettare: già a ottobre 2025 l’hai perso, sicuramente un altro team avrà già trovato un accordo. Per questo i contratti si prolungano prima.

Dicembre 2023: Uijtdebroeks in allenamento con la Visma ma con la maglia neutra in quanto ancora nel pieno della sentenza che lo voleva ancora alla Bora (foto Het Laatste Nieuws)
Dicembre 2023: Uijtdebroeks in allenamento con la Visma ma con la maglia neutra in quanto ancora nel pieno della sentenza che lo voleva ancora alla Bora (foto Het Laatste Nieuws)
Si prolungano i contratti per avere poi delle clausole rescissorie, in modo da poter acquistare il corridore invece di prenderlo a parametro zero?

Esatto. Oggi succede sempre di più. Le squadre inseriscono clausole liberatorie, anche alla luce di quanto successo con Cian Uijtdebroeks e Maxime Van Gils: la legge belga permette di svincolarsi anche senza una clausola, prevalendo sulle regole UCI. Quindi le squadre si tutelano, e anche noi agenti lo facciamo, aggiungendo clausole che proteggono l’atleta giovane. Non si tratta solo di premi a fine anno, ma anche di rinegoziazioni del contratto in base ai risultati ottenuti.

Se un corridore si trasferisce dal primo agosto dalla squadra “X” alla squadra “Y”, si porta dietro anche i punti?

No, i punti restano alla squadra di provenienza. Quelli accumulati fino al 31 luglio rimangono alla vecchia squadra. Dopo il trasferimento, i punti ottenuti sono per la nuova squadra. L’esempio è quello di Alberto Bettiol nel 2024: ha lasciato i punti alla EF Education-EasyPost.

Quanto conta oggi la capacità di un corridore di fare punti, escludendo i “mega big” del ranking UCI?

Esatto, per loro è un altro discorso. Per i big contano le vittorie e i podi importanti. Fanno parte di squadre già sicure del WorldTour, quindi i punti non sono determinanti. Ma per gli altri corridori, bravi senza essere vincenti, i punti sono fondamentali. Squadre come Cofidis, PicNic-PostNL, Intermarché-Wanty, Arkéa-B&B Hotels e Jayco-AlUla valutano un corridore anche in base ai punti che può portare, vista la lotta per restare nel WorldTour.

L’uruguaiano Guillermo Thomas Silva ha un buon rapporto “qualità/prezzo”… per determinati team che puntano a salvarsi
L’uruguaiano Guillermo Thomas Silva ha un buon rapporto “qualità/prezzo”… per determinati team che puntano a salvarsi
Incrociando la “linea” del rendimento e quella dei punti: c’è una tipologia di atleta che vale di più. Che insomma ha più mercato di quanto “valga” tecnicamente?

Sì, è il corridore da gare di un giorno. Quelle corse valgono tanti punti, anche se alla fine dell’anno magari non ha vinto molto ha racimolato un bel po’ di punti. Questo corridore potrebbe oscillare tra la posizione 30 e 60 del ranking UCI.

Volendo fare un nome, solo per esempio?

Fare nomi è sempre delicato, ma direi Harold Martin Lopez della XDS-Astana. Ha fatto quattro corse a tappe di fila nei primi tre, poco conosciuto, ma ha ottenuto un sacco di punti. Oppure l’uruguaiano Guillermo Thomas Silva, anche lui poco noto ma molto produttivo in termini di punteggio.

Alex, al primo agosto vedremo tanti trasferimenti di giovani?

No – replica deciso Carera – perché i giovani normalmente arrivano dalle squadre Devo, e lì gli annunci si fanno prima di agosto. Basta guardare la classifica del Giro d’Italia Next Gen prima della penultima tappa: tutti i primi dieci hanno già un contratto WorldTour o lo avranno a breve.

E invece che colpi ti aspetti, sempre parlando di tipologie di atleti e non di nomi?

Mi aspetto acquisti importanti da parte della Ineos Grenadiers, ma nel mercato invernale, non da agosto. Dal primo agosto si muoveranno le squadre che rischiano di perdere la licenza WorldTour. Considerando che Romain Bardet ha lasciato la PicNic, loro avranno spazio. Stesso discorso per Intermarché e Cofidis: sono le tre squadre che potrebbero agire per salvare il salvabile.

La strategia di fare molte gare minori in Asia della Solution-Tech ha portato buoni frutti. Ma la sfida delle top 30 è ancora aperta
La strategia di fare molte gare minori in Asia della Solution-Tech ha portato buoni frutti. Ma la sfida delle top 30 è ancora aperta
Cercano di andare sul mercato per salvare il salvabile, ma non per prendere i punti già ottenuti da un corridore come detto, bensì sperando che ne porti di nuovi…

Esatto. Vogliono prendere un corridore che dal primo agosto al 31 ottobre possa “garantirgli” 300-400 punti. Punti che, a fine anno, possono fare la differenza tra avere o perdere la licenza WorldTour.

Dicevi che ti aspetti i grandi colpi per l’inverno dalla Ineos. Perché?

La Ineos ha bisogno di rinforzarsi. E’ un grande team, ma ha delle lacune. Mi aspetto che finalmente investa in un settore giovanile, perché è una delle pochissime squadre senza una vera Devo.

Dalle voci che girano sembra che qualcosa si stia muovendo…

Ma le voci non bastano. Siamo a giugno inoltrato e già ora sei in ritardo nella selezione dei migliori juniores di secondo anno per una devo 2026. Possono farla, ma devono sbrigarsi.

Le italiane faranno qualcosa dal primo agosto? O vedremo solo stagisti?

No, solo stagisti. Le tre Professional italiane sono in piena lotta per il trentesimo posto (quello che consente di poter ottenere una WildCard per i grandi Giri, ndr). La Polti-Kometa ha Davide Piganzoli che può fare punti importanti. Credo che da lui dipenda molto perché questa squadra resti nelle prime trenta. La VF Group-Bardiani ha una squadra più omogenea ed è leggermente avanti. La Solution Tech-Vini Fantini ha adottato una strategia efficace: meno visibilità, ma un calendario asiatico che sta portando molti punti. Credo sarà una sfida fino all’ultima corsa in Cina tra loro.

Bonin e Bemmex, una fusione strategica per il mercato bike italiano

15.04.2025
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Nella giornata di oggi è stata resa pubblica la fusione fra due importanti realtà aziendali del mondo ciclo italiano. Stiamo parlando di Bonin, leader storico nella distribuzione di componenti e accessori per biciclette, e Bemmex, icona della produzione ciclistica. Le due aziende hanno deciso di unire le proprie forze con l’obiettivo di creare una nuova realtà di riferimento nel settore ciclistico italiano. 

Bonin e Bemmex lavoreranno insieme per diventare un punto di riferimento del mercato italiano
Bonin e Bemmex lavoreranno insieme per diventare un punto di riferimento del mercato italiano

Scopriamo i protagonisti

Con oltre 50 anni di esperienza, Bonin ha costruito un’infrastruttura logistica all’avanguardia, con 6.000 metri quadri di magazzino e oltre 10.000 articoli sempre disponibili per rifornire i punti vendita in tempi record. Bemmex, nata dall’intuizione e dalla passione di Italo Maniero negli anni settanta, è oggi sinonimo di qualità e innovazione, con una tradizione che si è consolidata fino a conquistare il mercato internazionale. 

Grazie a questa fusione, Bonin non solo amplia il proprio portafoglio prodotti, acquisendo i marchi Bemmex e SANTS (anche questo già di proprietà di Bemmex), ma diventa anche un player di riferimento nel segmento della produzione di biciclette. Una mossa che potenzia l’offerta per i rivenditori e apre le porte a nuove opportunità di mercato. 

Bemmex realizza biciclette legate al mondo del fuoristrada
Bemmex realizza biciclette legate al mondo del fuoristrada

Parola alle aziende

Ecco le prime dichiarazioni di Maria Mansutti, C.E.O. di Bonin, e Matteo Maniero, C.O.O. di Bemmex. Dalle loro parole traspare chiaramente una visione comune fondata sulla crescita e l’innovazione della nuova realtà aziendale che si viene oggi a creare.

«La famiglia Bonin diventa oggi più grande – ha dichiarato Maria Mansutti – acquisendo non solo due marchi, ma un bagaglio di competenze, ricerca e sviluppo nel mondo delle biciclette. Per affrontare le sfide del mercato con lungimiranza, è fondamentale unire le risorse per moltiplicare le possibilità e le idee. Con Bemmex abbiamo sempre avuto un rapporto di stima reciproca e oggi questo rapporto si tramuta nell’inizio di una nuova avventura, assieme». 

Ecco invece le dichiarazioni di Matteo Maniero di Bemmex. Quest’ultimo avrà un ruolo chiave nel nuovo assetto societario, garantendo continuità e innovazione all’interno della nuova realtà aziendale.

«Uno dei vantaggi principali di unire produzione e distribuzione – ha dichiarato Matteo Maniero – sarà quello di poter aver un controllo globale sul prodotto: a partire dal ciclo di produzione, passando per la distribuzione, fino alla vendita al dettaglio, consentendoci così di mantenere il mercato di questi due brand sano e ordinato, con una competizione che sia più possibile equa e leale tra i vari rivenditori».

Bonin acquisisce anche il marchio SANTS, uno dei più importanti per quanto riguarda le biciclette a pedalata assistita
Bonin acquisisce anche il marchio SANTS, uno dei più importanti per quanto riguarda le biciclette a pedalata assistita

Nuovi scenari

L’integrazione delle due aziende apre scenari inediti a partire dalla creazione di una rete di distribuzione più capillare, che consentirà a Bemmex di raggiungere nuovi clienti attraverso la potente infrastruttura commerciale di Bonin. Quest’ultima realtà da oggi potrà offrire ai rivenditori non solo accessori e componenti, ma anche biciclette complete di altissima qualità. Da segnalare inoltre un miglioramento della logistica, con servizi ancora più efficienti e consegne rapide in tutta Italia. 

La fusione tra Bonin e Bemmex rappresenta un esempio virtuoso di come tradizione e innovazione possano convergere per costruire un futuro di successo, creando un nuovo player del settore ciclistico italiano pronto a competere su scala internazionale

Bonin

Sants

Bemmex

Galibier, Covid, Vuelta e mercato: l’estate non facile di Ayuso

07.08.2024
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La calda estate di Juan Ayuso va avanti. Il giovane talento del UAE Team Emirates  ha messo nel sacco anche la partecipazione olimpica, passata un po’ in sordina, come per tanti altri nomi importanti, al di fuori di Remco Evenepoel, e ora si appresta ad affrontare il suo finale di stagione.

Un finale che però è ancora da definire e che in qualche modo è figlio del Tour de France finito anzitempo per il Covid. La situazione al momento per il ragazzo di catalano è abbastanza complessa.

Lo spagnolo (classe 2002) ha chiuso la prova olimpica al 22° posto. Era al rientro in gara dopo il Covid
Lo spagnolo (classe 2002) ha chiuso la prova olimpica al 22° posto. Era al rientro in gara dopo il Covid

Ayuso tra le curve

Perché complessa? Perché i rumors intorno allo spagnolo non sono mai mancati. Pensiamo al fatto del Galibier al Tour. Quel giorno, lo ricordiamo, Ayuso non entrò in azione subito e rischiò di far saltare il programma di attacco di Tadej Pogacar e scatenando quella che è stata ribattezzata la querelle del Galibier. L’attacco di Tadej fu ritardato e se Vingegaard non avesse perso quei 10” al Gpm e fosse rimasto sulle ruote dello sloveno, le cose sarebbero potute andare diversamente, almeno quel giorno. Poi sono emerse le voci che la non partecipazione di Ayuso alla Vuelta fosse una punizione da parte della squadra. E a tutto ciò ora si aggiungono le voci di mercato, secondo le quali Ayuso vorrebbe andare via per avere più spazio.

Insomma c’è tanta carne al fuoco, meglio dunque sentire Joxean Fernandez Matxin responsabile tecnico della UAE Emirates, colui che forse meglio di tutti conosce Juan e la sua gigantesca ambizione, il che non è del tutto un male per chi è campione nel Dna.

Matxin è lo Sports Manager, capo dei tecnici della UEA Emirates
Matxin è lo Sports Manager, capo dei tecnici della UEA Emirates
Joxean, abbiamo visto Ayuso lavorare in altura e poi andare alle Olimpiadi: come sta dunque?

Ora sta bene. Più che altura lui era ad Andorra, dove vive, e lì si è allenato con i ragazzi che erano andati invece in ritiro. Ma sta bene e sta svolgendo il suo programma regolarmente.

A mente fredda torniamo sul Galibier. Cosa è successo davvero quel giorno?

Alla fine è nato tutto da un gesto, quello di Almeida, più grande di quello che realmente è stato. La verità è che Ayuso doveva andare davanti a tirare prima, ma era dietro. Non doveva stare in quella posizione. Poi quando si è deciso ha cambiato ed è andato avanti in modo veloce, perché c’era un chiaro ordine e si è messo a menare. Lo ha fatto “da Dio” Almeida, e poi lo ha fatto anche lui… per quello che poteva (come a dire che forse non era già al top, ndr). Una volta passato avanti, poi hanno tirato tutti e due.

Anche Pogacar poi disse che doveva scattare prima. Immaginiamo che a fine tappa abbiate fatto una riunione…

Ma per noi era tutto chiaro già nel bus. Il fatto stesso di parlarne ancora è una cosa più grande di quanto realmente sia stata. Ognuno ha fatto il suo, semplicemente Juan si è mosso un po’ dopo. E’ poi bastato un gesto plateale di Almeida che lo invitava a tirare e nella vetrina mondiale del Tour il tutto è diventato un caso. 

Ed ora lo vedremo alla Vuelta?

Non abbiamo nessun dubbio, da quando quest’inverno abbiamo parlato dei programmi. Io gli ho proposto Giro d’Italia e Vuelta, come alternativa al Tour, ma lui ha detto che voleva andare al Tour. «Okay – gli dissi – ma se vieni in Francia sai che vieni per tirare». Con un atleta di vertice come Pogacar è così. Noi siamo stati chiari ed onesti con il ragazzo sin da subito. E poi fermarsi prima, allenarsi e riprendere il programma… Okay fai altura, fai anche qualità, un lavoro grande, ma non correre ti dispiace, specie quando hai la sensazione che stai bene ma non puoi farlo.

Dopo il ritiro anticipato dal Tour magari se lo aspetta e anche da fuori sembra una scelta scontata…

Juan è la prima riserva. Come sapete facciamo in autunno i nostri programmi e tutti i ragazzi vanno rispettati e tutti si sono preparati bene. Vediamo come stanno gli altri compagni, se tutti dimostreranno di stare bene, di poter essere pronti per affrontare una Vuelta al meglio si andrà avanti con quel programma, altrimenti ci sarà Juan.

Juan in allenamento ad Andorra con alcuni compagni (foto Instagram)
Juan in allenamento ad Andorra con alcuni compagni (foto Instagram)
Conoscendolo quanta voglia ha?

Tanta, lui stesso ci ha chiesto di correre la Vuelta, ma come ho detto dobbiamo pensare anche al resto del gruppo. E se tutti stanno bene, lui non corre. Lo sai lui e lo sanno gli altri, per questo facciamo programmi chiari sin dall’inverno, affinché tutti possano farsi trovare pronti.

E se non dovesse andare alla Vuelta che corse farà?

La trasferta in Canada, quindi le corse in Italia e il Giro di Lombardia, ma vediamo…

Joxean, non possiamo non chiederti delle voci di mercato intorno ad Ayuso, specie dopo le scaramucce del Tour e cioè che lui vuole andare via. Cosa ci puoi dire?

Che per me è tutto chiaro e semplice: Juan Ayuso ha contratto con noi fino al 2028. E quella, per me, è l’unica voce che conta. 

EDITORIALE / Il mercato dei giganti e due squadre da capire

08.01.2024
6 min
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Chissà se dalla finestra del Suitopia Suites di Calpe, guardando verso la stagione che lo attende, Remco Evenepoel (foto Wout Beel in apertura) avrà soltanto pensieri felici. E mentre uno di noi è già in volo verso il ritiro della Soudal-Quick Step per andare a chiederglielo, l’osservazione delle manovre di mercato racconta una serie di situazioni davvero interessanti. Due squadre in particolare (e non senza sorpresa) sembrano fortemente indebolite: la Ineos Grenadier e il team del campione belga. Come mai?

Fusioni e scorie

E’ sempre più credibile che la fusione fra le due fosse pronta e organizzata ben prima di quella, saltata fuori in seguito, della Soudal con la Jumbo. Da quanto tempo il padre di Evenepoel raccontava della fantastica offerta ricevuta per suo figlio? Non vi era parso insolito che la Ineos lasciasse partire così tanti corridori di peso, senza avere la certezza che ne sarebbero arrivati altri per sostituirli? Poi qualcosa è andato storto, magari l’acquisto delle quote del Manchester United da parte di Ineos ha sconsigliato spese folli nel ciclismo, ed è stato necessario correre ai ripari. La successiva ipotesi di fusione fra Soudal e Jumbo avrebbe potuto supportare Lefevere e chiudere il buco di Visma, ma non aveva alle spalle lo studio necessario.

Sivakov arriva al UAE Team Emirates per la squadra del Tour accanto a Pogacar: bel colpo di mercato
Sivakov arriva al UAE Team Emirates per la squadra del Tour accanto a Pogacar

Così Pavel Sivakov è finito alla UAE Emirates. Tao Geoghegan Hart alla Lidl-Trek. Daniel Martinez alla Bora-Hansgrohe. Ben Tulett alla Visma-Lease a Bike. Luke Plapp alla Jayco-AlUla. Alla Ineos restano Geraint Thomas con un anno di più ed Egan Bernal, della cui integrità avremo conferme quest’anno. E’ arrivato Tobias Foss, ma non è certo questo lo standard di mercato cui ci aveva abituato la squadra britannica, che nel frattempo ha perso parti significative dello staff: su tutti Matteo Tosatto e Rod Ellingworth, capo supremo delle operazioni sportive.

Basta Landa?

La Soudal-Quick Step invece ha smantellato la struttura per le gare fiamminghe e quella di supporto per i velocisti, che spesso si integravano. E’ arrivato Moscon, ottima scommessa, che da solo non può però raccogliere l’eredità di una squadra che su certi percorsi ha insegnato al mondo intero.

Sono partiti, fra gli altri, Bagioli (Lidl Trek), Jakobsen (DSM Firmenich), Davide Ballerini e Morkov (Astana), Tim Declercq (Lidl Trek), Rémi Cavagna (Movistar). L’obiettivo, neanche troppo misterioso, era quello di supportare Evenepoel nel primo assalto al Tour, invece per farlo è stato ingaggiato solo Mikel Landa. Ottimo atleta, che però ha 34 anni: l’ultima volta che ha lavorato per un leader ne aveva 10 di meno e masticò amaro prima di sacrificarsi per Aru. Cosa pensa davvero Evenepoel della stagione che lo aspetta?

Tao Geoghegan Hart è uno dei talenti per le corse a tappe, ora in ripresa da un infortunio (foto Lidl-Trek)
Tao Geoghegan Hart è uno dei talenti per le corse a tappe, ora in ripresa da un infortunio (foto Lidl-Trek)

Lidl-Trek regina del mercato

Altri non sono restati a guardare. La Lidl-Trek ha speso tanto, forte dell’arrivo del nuovo sponsor che già ai mondiali di Glasgow aveva tappezzato le strade. Sono arrivati fra gli altri, come detto, Tao Geoghegan Hart, Milan e Bagioli. Il primo una maglia rosa l’ha già vinta e ha margini notevoli, se si pensa che prima di cadere al Giro era a pochi secondi da Roglic e aveva vinto il Tour of the Alps. Milan non è solo un velocista e potrebbe sorprendere molti nelle classiche del pavé. Bagioli è sulla porta dell’exploit e per la prima volta trova un gruppo che gli dà fiducia piena.

Il UAE Team Emirates continua nell’opera di rinforzo del gruppo attorno a Pogacar, con l’arrivo di Sivakov che può davvero spostare gli equilibri. E dato che lo sloveno ha deciso di razionalizzare i suoi sforzi, non ci sarà da meravigliarsi nel vedere in prima linea corridori come Ulissi, solitamente usati per tirare, e ora rivalutati per la loro possibilità di fare risultato e punti.

Punto per punto

Proprio questo sarà uno dei temi della stagione. E se il Tour potrebbe giovarsi dei nuovi equilibri, per cui a Pogacar e Vingegaard si aggiungeranno Roglic ed Evenepoel, anche il resto del calendario potrebbe subire un’impennata inattesa. Avendo capito che non è il caso di ridursi all’ultimo per conquistare i punti necessari, quasi tutte le grandi squadre hanno preferito disegnare due attività parallele. In un gruppo hanno messo i pezzi grossi dei Giri o delle Classiche Monumento, nell’altro quel che serve per vincere o essere comunque protagonisti. La sensazione di molti è che si assisterà a un anno pazzesco, come nella stagione del Covid, in cui non ci saranno corse di transizione o di studio, ma una serie di sfide all’ultimo punto fra corridori che finalmente potranno correre con la briglia sciolta.

Il cambio maglia di Roglic è stato il colpo del mercato 2024: il suo obiettivo è il Tour (foto Instagram)
Il cambio maglia di Roglic è stato il colpo del mercato 2024: il suo obiettivo è il Tour (foto Instagram)

Dente per dente

Tornando al mercato, in casa Bora-Hansgrohe, dopo l’arrivo di Roglic, si è assistito alla scalata di Red Bull, che ha rilevato il 51 per cento della società. L’operazione a lungo andare coinvolgerà Van Aert e Pidcock, sponsorizzati dal colosso asutriaco? Roglic è un vincente vero e forse, proprio per questo, non ha digerito l’ordine di regalare la Vuelta a Kuss. Con la prospettiva di perdere Visma, la Jumbo ha apprezzato gli euro della squadra tedesca e lo ha lasciato andare.

Per contro e per un imprevedibile contrappasso, la Bora ha gestito assai male la vicenda di Uijtdebroeks. Il belga lamentava l’ordine di dare precedenza a Vlasov nella classifica della Vuelta e da quel momento tutto per lui è diventato brutto, compresa la bici alla Crono delle Nazioni. Con un po’ più di lungimiranza, si poteva lasciargli spazio. Vlasov non avrebbe mai vinto la Vuelta, Cian magari ci riuscirà, ma lo farà a questo punto con la squadra olandese.

La Visma-Lease a Bike per contro ha gestito l’arrivo del giovane belga con il solito pelo sullo stomaco. I contratti sono contratti e non si può forzare la mano in barba a ogni regolamento. Loro invece l’hanno fatto, come già a suo tempo con Van Aert e non v’è dubbio che lo faranno ancora (un recente tentativo, poi fallito, sarebbe stato fatto con Andreas Kron della Lotto-Dstny). Mentre Richard Plugge continua a teorizzare la Super Lega, nel team che ha perso Van Hooydonck sono arrivati Jorgenson (per sostituirlo la Movistar ha rispolverato Quintana) e appunto Uijtdebroeks. 

Uijtdebroeks finalmente felice nella nuova squadra dopo troppe forzature (foto Visma-Lease a Bike)
Uijtdebroeks finalmente felice nella nuova squadra dopo troppe forzature (foto Visma-Lease a Bike)

Chi paga il prezzo?

Tutto intorno ci sono le squadre che faticano per mettere insieme il pranzo con la cena: non solo professional, ma anche WorldTour. E mentre quelli che restano a piedi cercano ricovero in situazioni più piccole e diversamente accoglienti, ci sono i più deboli che ne fanno le spese. Alcuni sono costretti a smettere senza aver avuto il tempo di capire e farsi capire. Altri si renderanno conto presto di quanto si alzerà il livello in ogni santo giorno del calendario e scopriranno che sarà sempre più dura strappare un titolo ai giganti del WorldTour. Con buona pace di chi disegna i calendari e pensa si possa continuare a mettere tutti nella stessa insalatiera. Cos’altro dire? Non vediamo l’ora di partire…

EDITORIALE / Misano, la sfida di costruire il nuovo

12.09.2022
5 min
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Il team di bici.PRO a Misano. Immagini, musica, profumi e ricordi di Italian Bike Festival 2022

Ancora qualche stand da smontare e poi l’immenso piazzale all’esterno del Misano World Circuit tornerà deserto per un paio di giorni, in attesa che arrivino i truck e le auto della Porsche Sports Cup del prossimo fine settimana. Italian Bike Festival ha chiuso i cancelli ieri sera e con l’osservazione attenta nei tre giorni e il conforto dei numeri forniti – 500 espositori e 42.000 visitatori (foto IBF in apertura) – possiamo dire che è stato un evento ben riuscito. Sappiamo per certo che chi ha scelto di non esserci, per il tipico scetticismo delle prime volte, si sia mangiato le mani e abbia già rassicurato circa la sua presenza nel 2023. Perché una cosa è certa: Misano ha vinto su Rimini e non avrebbe senso tornare indietro.

La superficie espositiva è stata molto ampia e crescerà ancora nel 2023
La superficie espositiva è stata molto ampia e crescerà ancora nel 2023

Una svolta sostenibile

E’ stata in qualche misura una fiera per ripartire. Abbiamo discusso a lungo su come l’effetto del Covid abbia riportato la bicicletta in molte case, ma questo è il momento di capire che la bolla non va fatta sgonfiare. Non possiamo permetterci errori.

La ripresa delle scuole, la fine dell’estate e il ritorno alla routine nevrotica di ogni giorno rischiano infatti di mandare in cantina i bei ricordi. E c’è solo un modo perché ciò non accada: fare in modo che la magia continui. Gli uffici dovranno essere dotati di parcheggi custoditi, armadietti e docce. I mezzi pubblici, treni e corriere che collegano le periferie alle città, dovranno prevedere la possibilità di trasportare la bici. Le metropoli dovranno dotarsi delle ciclabili annunciate e in alcuni casi arrivate.

La vera sfida è questa, il PNRR prevede 600 milioni di euro in tal senso. Chiunque dopo il 25 settembre salirà al Governo, ha l’obbligo di non lasciar cadere la sfida.

Incontri con sportivi, campioni e personaggi: in tre giorni è passato il mondo di ogni ciclismo (foto IBF)
Incontri con sportivi, campioni e personaggi: in tre giorni è passato il mondo di ogni ciclismo (foto IBF)

Una gestione diversa

La crisi delle materie prime ha rallentato il mondo: dalle auto all’elettronica, passando immancabilmente per la bicicletta. Chi aveva i telai non aveva i gruppi e viceversa. E poi c’è stato chi ha ricevuto gruppi incompleti, che impedivano di fatto la consegna delle bici. Non sono stati mesi facili, che solo alcuni hanno ben cavalcato perché probabilmente erano già abituati a gestire le proprie aziende di produttori e rivenditori con la necessaria programmazione.

Quelli che avevano ordinato merce in abbondanza alla fine del 2019 e poi hanno riassortito il magazzino, intercettando il trend del Nord Europa, sono usciti dalla tempesta a velocità pazzesca. Quelli che non ci hanno creduto, che hanno avuto paura e che magari speravano di cavarsela con una chiamata salvavita, non se la sono passata troppo bene

Prima riuscivi ad arrangiarti, ma il mondo è cambiato. E oggi, con il materiale che ha preso a tornare, programmare bene è alla base della sopravvivenza. Riempirsi casa di prodotti potrebbe diventare un rischio se la bolla di cui abbiamo appena parlato dovesse cominciare a sgonfiarsi.

I test in pista e sui sentieri offorad ricavati all’interno sono stati per molti il piatto forte
I test in pista e sui sentieri offorad ricavati all’interno sono stati per molti il piatto forte

Meglio in Italia

Misano ha messo insieme lo show e la prova. Stand semplici e altri ben più costosi e spettacolari. E se nel lato della fiera, l’andirivieni è stato ininterrotto per tre giorni, lo sfilare di biciclette in pista e nel tracciato offroad ricavato al suo interno non è mai neanche calato. In questo, la nuova collocazione ha permesso a Italian Bike Festival di salire al livello che all’estero compete a manifestazioni come Sea Otter Classic e Roc d’Azur, dando una spallata anche ai tanti ragionamenti che si fanno ogni anno dopo aver assistito al Bike Festival di Riva del Garda, ammirandone l’organizzazione tedesca. Misano ha dimostrato che lo sappiamo fare anche noi, pur rivelando qualche fragilità dovuta all’importanza della sfida e a una struttura che probabilmente dovrà rinforzarsi a fronte di una risposta così forte.

Una cosa che manca? La presenza di gare su gare. Bene le gran fondo della domenica, ma avere a disposizione la magia di una pista come quella intitolata a Marco Simoncelli, renderebbe possibile organizzare gare giovanili e poi via fino ai professionisti, donne e uomini. Ed essendo impensabile che facciano tutto Francesco Ferrario e i suoi ragazzi, individuare sin da ora una società organizzatrice che prenda in mano questo aspetto potrebbe essere un altro colpo ben riuscito.

Nel pullman di bici.PRO a Misano si è lavorato e si sono svolti incontri e interviste
Nel pullman di bici.PRO si è lavorato e si sono svolti incontri e interviste

Il team di bici.PRO 

Noi di bici.PRO siamo tornati a casa con computer pieni zeppi di immagini e articoli. Nel pullman che grazie a Tresca Trasformer è stato la nostra casa per tre giorni si sono susseguiti incontri, colloqui e scambi di idee. E la sera, quando i cancelli iniziavano a chiudere e la gente a scemare, il nostro stand è stato l’angolo di fantastici aperitivi e incontri fra amici e campioni accomunati dalla stessa passione.

Torniamo dall’Italian Bike Festival con un carico clamoroso di entusiasmo e iniziamo già a preparare la valigia per il volo che ci porterà ai mondiali australiani. Altro viaggio, altre storie. Il 17 ottobre compiremo due anni, il meglio deve ancora venire. La nostra sfida resta costruire il nuovo, come scrisse Socrate, non combattere il vecchio. 

In che modo il ranking UCI cambierà il mercato?

05.08.2022
4 min
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Come si sta muovendo dunque il mercato? Ne parliamo con Alex Carera, procuratore tra i più esperti. Solo ieri abbiamo proposto una carrellata dei maggiori nomi che hanno cambiato casacca, la stanno cambiando o se la terranno stretta.

Ma noi vorremmo analizzarlo meglio nel suo insieme. Cosa emerge da questo primo scorcio di ciclomercato? La classifica UCI con la salvezza/retrocessione delle squadre ha inciso in qualche modo su questi movimenti? 

Carera 2021
Alex Carera è uno dei procuratori più esperti
Carera 2021
Alex Carera è uno dei procuratori più esperti

L’incertezza della retrocessione

C’è davvero o no questa caccia ai velocisti in questo mercato estivo? Di base sembrano essere loro che portano più punti. Ma Carera è subito molto chiaro.

«La situazione – dice Alex – è semplice: la novità è che la classifica UCI per i team ha dato un’impronta a questo mercato. Ci sono dei team, anche grandi squadre, che rischiano di perdere la licenza WorldTour. Se al termine della stagione si arriva al 19° posto, si perde la licenza, ma per un’altra stagione si ha il diritto di partecipare alle corse più importanti. Se invece si arriva ventesimi si perde sia la licenza, sia questo diritto. Israel-Premier Tech e Lotto-Soudal, per ora, sono le ultime due.

«E il problema qual è? Che i contratti stipulati rischiano di essere nulli. Mi spiego. Quando tu firmi un contratto e assicuri a quell’atleta un contratto (e un calendario, ndr) da WorldTour e poi non lo fai questo può decadere.

«In questo modo le squadre a rischio, per un anno almeno, fanno fatica a prendere corridori buoni. Quelli di seconda fascia okay, ma quelli di prima non li prendi. Quei corridori non vengono da te rischiando di non poter fare certe corse, di non avere sicurezze in generale».

Tim Merlier, trionfa alla Bredene Koksijde Classic: il belga è passato dalla Alpecin alla Quick Step
Tim Merlier, trionfa alla Bredene Koksijde Classic: il belga è passato dalla Alpecin alla Quick Step

Caccia ai velocisti?

Noi stessi, stando anche a quel che ci dissero lo scorso anno alcuni team manager, abbiamo pensato ad una vera caccia ai velocisti. Gli sprinter, vincendo di più, o comunque anche piazzandosi di più nelle prime posizioni, tendono a portare un maggior numero di punti. Di conseguenza sono i più gettonati.

Ma anche in questo Alex Carera, aggiusta il tiro. «L’idea dei velocisti e di chi più vince e porta punti è anche giusta – spiega Alex – ma è sbagliata l’attribuzione dei punti. Non può essere che l’Arkea-Samsic a maggio abbia raccolto più punti con delle gare minori di quanto non abbia fatto la Trek-Segafredo in tutto il Giro d’Italia. O che una vittoria in una tappa del Tour valga come un settimo posto a San Sebastian (ottavo se rapportato al Giro, ndr).

«Detto ciò, io non vedo una caccia ai velocisti. Avere il velocista non è garanzia di punti. I punti, così dicono le statistiche, li portano i corridori completi. I corridori alla Lorenzo Rota per intenderci».

La caccia al velocista ha senso se si è un team francese, belga o olandese. Perché? Perché lassù ci sono molte corse veloci, piatte anche per conformazione territoriale, molte 1.1 che assegnano tanti punti.

«Loro sì che cercano il velocista. E infatti se si va a vedere la classifica delle professional degli ultimi anni, è stata vinta (andando a ritroso) da: Alpecin-Deceuninck, Intermarché Wanty Gobert due volte e TotalEnergies. Ma nel calendario italiano quante ce ne sono di corse così? Ben poche».

Il “dream team” continental della Groupama-FDJ… Per Carera, Madiot non poteva perdere i suoi gioielli
Il “dream team” continental della Groupama-FDJ… Per Carera, Madiot non poteva perdere i suoi gioielli

E sulla Groupama-FDJ…

Altro aspetto che ci ha colpito di questo mercato e che commentiamo con Alex è il passaggio multiplo dei ragazzi della Groupama-FDJ dalla continental alla WorldTour. E’ questo il futuro?

«Sì, ho visto – commenta Carera – ne hanno fatti passare otto. Per me è un’eccezione. Perché avevano la miglior squadra continental del mondo. Si è visto dai risultati al Giro U23, al Valle d’Aosta e si vedrà all’Avenir (anche se si correrà per nazioni, i suoi corridori brilleranno, ndr). Avevano i migliori atleti. Hanno fatto un ottimo lavoro di reclutamento e proprio per questo non potevano permettersi di perderli. Quando gli ricapita un team con quelle qualità?».

«Se poi mi chiedete se le continental sono il futuro, io dico sì. Non tanto perché creano dei bacini di giovani, ma perché consentono uno scambio di atleti e un calendario più fresco. Di fatto una squadra non ha 30 corridori, ma ne ha 45».

Qui Scott: dopo la paura, i record. Ma i media ci aiutino

19.03.2021
6 min
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Come stanno andando le cose per Scott? Che cosa sta dicendo il mercato del marchio americano dopo il primo lockdown di un anno fa? Prosegue il nostro viaggio negli affari delle aziende che forniscono bici ai team WorldTour e in questo il 2021 ha portato un cambio di maglia dopo anni di collaborazione con il team australiano che da quest’anno si chiama Team Bike Exchange e corre su Bianchi, mentre per Scott si sono schiuse le porte del Team Dsm.

Le dinamiche di questa fase accomunano più o meno tutte le grandi aziende, ma ciascuna è una storia a sé per il modo in cui ha attraversato le prime rapide e si sta attrezzando per le prossime. Ne abbiamo parlato con Donatella Suardi, General Manager di Scott Italia, la prima donna che incontriamo in questo viaggio di approfondimento.

Donatella Suardi è General Manager di Scott Italia (foto Scott)
Donatella Suardi è General Manager di Scott Italia (foto Scott)

«Il grande problema oggi – dice con un sorriso che non nasconde la grande determinazione – è che i media dovrebbero far capire quanto sia difficile la gestione dell’approvvigionamento di biciclette e che questo non dipende da noi, ma dalla capacità produttiva che ha un tetto oggettivo. E davanti a una richiesta così spropositata, i tempi si allungano».

Siamo qui per questo, ma partiamo dall’inizio, vuole? Che cosa successe l’anno scorso quando il mondo venne fermato per due mesi?

Successe che noi non ci siamo mai fermati. Abbiamo mantenuto in essere gli ordini e intanto parlavamo con i clienti, cercando di convincerli di non annullare la programmazione. Perché comunque c’era la sensazione che si sarebbe recuperato. La produzione di quel che si vende avviene 9-12 mesi prima che le bici arrivino nei negozi, i prodotti che erano disponibili venivano dall’anno precedente, ma quello che è successo era decisamente imprevedibile. Abbiamo fatto tutti un 30 per cento in più, dopo che il 2019 era stato un anno di mercato quasi bloccato. Le e-Bike facevano piccoli numeri. Il guaio è stato che a un certo punto oltre Oceano si è fermata la produzione delle bici per il 2021.

Dal 2021, Scott è sponsor tecnico del Team Dsm olandese
Dal 2021, Scott è sponsor tecnico del Team Dsm olandese
E da quel momento le cose si sono complicate. Ma le consegne comunque procedono, giusto?

Perché le bici ci sono. Si ha la sensazione che manchino perché ne stiamo consegnando il 70 per cento in più dello scorso anno nello stesso periodo. Rispetto a prima, quando la produzione era concentrata in 6-7 mesi, adesso si va avanti tutto l’anno. Per cui arriveranno, più tardi, ma arriveranno. E non dipende da noi.

Il guaio è che i ciclisti dell’ultima ora vanno nei negozi ignorando certi meccanismi e pretendono di entrare e portarsi via la bici…

E’ difficile spiegare certi meccanismi e quale sia la causa dei ritardi. La gente è arrabbiata. I sistemi sono andati un po’ in tilt e magari capita che abbiamo qua pronta da consegnare una bici da 10 mila euro e non possiamo, perché manca il cavo dei freni. Poi ci sono i problemi di Shimano, che sta valutando di costruire delle nuove linee di produzione, ma vorrebbe condividere il rischio d’impresa con altre grandi aziende. E se impiantano dei nuovi stabilimenti e la bolla di colpo di sgonfia?

Al Team Dsm anche gli accessori, ecco il casco (foto Scott)
Al Team Dsm anche gli accessori, ecco il casco (foto Scott)
Difficile fare previsioni, però.

Molto difficile. Immaginiamo che il 2023 sarà l’anno in cui la situazione si stabilizzerà e avremo un quadro più chiaro, ma sono previsioni basate su sensazioni personali e in economia non bastano per giustificare certi investimenti. La sensazione dice anche che più va avanti il lockdown e più si venderanno attrezzature per gli sport outdoor e fra queste anche la bicicletta. Noi italiani siamo restii al cambiamento, ma quando poi ci decidiamo, non torniamo più indietro.

Ecco, di chi stiamo parlando? Chi sono i nuovi ciclisti?

Persone di ogni categoria ed estrazione. Attratti maggiormente dalla e-Bike che ti permette di fare qualcosa in più. Poi c’è da capire che tipo di clienti diventeranno. A prima vista, sono persone che non cambieranno bici tutti gli anni, anche se alcuni si sono così appassionati, che dopo l’entry level sono già passati a qualcosa di meglio. Diciamo però che se acquisti Scott, parti già da un livello piuttosto alto. La crescita continuerà e per avere numeri più attendibili, dovremo aspettare un paio di anni.

Nino Schurter è la vera bandiera dell’azienda (foto Scott)
Nino Schurter è la vera bandiera dell’azienda (foto Scott)
In questo quadro di grande frenesia, quanto conta avere una squadra di professionisti?

Per l’immagine è decisivo, soprattutto in Italia, sennò non vende le bici (risata divertita, ndr). Inoltre il team consente di sviluppare le tecnologie e di approfittare dei feedback degli atleti. Aver cambiato team non è passato inosservato, soprattutto dopo i tanti anni con Mitchelton, ma diciamo che il know-how dell’azienda è tale da poter assorbire il cambiamento. Nelle squadre su strada trovi l’atleta più sensibile, ma ad esempio uno come Nino Schurter nella mountain bike per noi è un riferimento importantissimo e ci ha dato un vero valore aggiunto.

Prima ha parlato della vostra azione dei primi tempi sui negozi che volevano fermarsi…

Erano spaventatissimi. Chiusi senza sapere fino a quando. Così magari alcuni pensavano che cancellare gli ordini fosse il modo migliore per evitare altre perdite. Sono particolarmente orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto con loro con i nostri ragazzi. Ognuno si è preso un gruppetto di clienti e abbiamo cominciato a chiamarli, proponendoci come riferimenti in quel momento così incerto. Gli abbiamo fatto sentire che l’azienda era al loro fianco e questo ha fatto sì che le bici siano arrivate e alla riapertura il mercato abbia preso il volo.

e-Bike anche in città e le distanze si riducono (foto Scott)
e-Bike anche in città e le distanze si riducono (foto Scott)
Il rapporto con i clienti ne è uscito rafforzato?

Decisamente, è una nota molto positiva. Ma il momento delicato inizia adesso, per i motivi che ci siamo detti prima. Stiamo vivendo un boom notevole, ma ce lo stiamo godendo davvero poco. In 30 anni che faccio questo mestiere, non avevo mai lavorato così male. I ragazzi ricevono 50-60 mail di richieste e reclami, io qualcuna in meno perché la mia mail non l’hanno tutti, anche se la trovano su Linkedin. Stavo quasi pensando di togliermi di lì…

Un’altra risata, l’accento bergamasco e la grande concretezza. Questo è il punto con Scott, il nostro viaggio sta per raggiungere il suo approdo, mentre le strade d’Italia sono sempre più piene di biciclette.

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