Maltagliati: bene i pro’, ma puntiamo sull’urban

08.02.2021
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Dice Simone Maltagliati, Brand Manager di Cannondale, che il fatto di avere la produzione in Olanda sta permettendo al marchio americano di passare a gonfie vele attraverso questa concitata fase del mercato. La produzione, aggiunge, e il magazzino.

«Pertanto se ci si rende conto che mancano i gruppi per i modelli in ordine – dice – e la prospettiva di consegna è troppo lunga per aspettarsi che il cliente tenga duro, si smontano i gruppi dalle bici non richieste e si completano gli ordini. Se invece devi aspettare di ricevere la bici completa, questo tipo di flessibilità puoi scordartela».

Simone Maltagliati è Brand Manager di Cannondale Italia
Simone Maltagliati, Brand Manager di Cannondale Italia

Prosegue dunque con Cannondale (marchio che con Schwinn, Gt e Caloi fa parte del gruppo Dorel, quotato alla Borsa di New York), la serie degli incontri, inaugurata con Ermanno Leonardi di Specialized e Cristiano De Rosa, per capire in che modo i principali brand del mercato ciclistico – quelli che forniscono le bici ai team WorldTour – stiano gestendo il boom post lockdown. Va bene l’euforia del momento. Va bene l’aver raddrizzato in due mesi lo stallo dovuto alla chiusura totale. Ma se ad oggi non si riesce ad assecondare le tante richieste, qual è la prospettiva a lungo termine? Si esauriranno gli ordini già presi e poi si tornerà a un livello normale, oppure si andrà avanti a macinare record?

«Credo che questo livello di mercato – prosegue Maltagliati – andrà avanti per anni, perché non c’è solo il settore corsa e per contro si è avviato un processo legato alla mobilità urbana. Su questo in Italia eravamo parecchio indietro, dal punto di vista delle bici e delle infrastrutture. Non so se vi sia mai capitato di viaggiare in treno in Olanda e nei Paesi del Nord Europa. Bene, quando uscite dalla stazione, vi trovate davanti quegli immensi parcheggi di biciclette. Il termine di questa situazione lo avremo quando avremo riempito di bici i parcheggi delle nostre stazioni. Che magari nel frattempo saranno stati costruiti…».

Al Giro d’Italia 2020, la Ef Pro Cycling ha sfoggiato su Cannondale nuove grafiche
Al Giro 2020, Ef Pro Cycling su Cannondale
Come dire che il mondo Cannondale non si limita al corsa ma esplora anche gli altri ambiti?

E’ sotto gli occhi di tutti che siano entrati ed entreranno nuovi consumatori, il processo non si è esaurito. Servirà ancora un paio di anni per soddisfare le richieste attuali e nel frattempo ci stiamo attrezzando per aumentare la capacità produttiva. E questo è un segnale che dice molto. Se Cannondale fosse certa che si tratti di una fiammata, non farebbe un investimento di questo tipo.

Parliamo di produzione europea?

Certamente, anche se adesso è frenata dalla componentistica che non arriva. E non parlo solo dei gruppi, sebbene sia risaputo che Shimano e Sram siano in affanno. Abbiamo i telai, ma basta un pezzo che manca e la catena si ferma. Possiamo aspettare, abbiamo il tipo di flessibilità di cui si parlava prima. Cerchiamo di reagire così.

Si sta affermando una nuova categoria di ciclisti urbani che ha bisogno di infrastrutture (foto Cannondale)
Sta nascendo una nuova leva di ciclisti urbani (foto Cannondale)
Ci si poteva aspettare che da qualche parte si creasse una strozzatura?

Forse sì. I fornitori di componentistica sono fermi, ma non si può dire che sia tutta colpa loro. Si sono trovati con meno lavoratori e con tanti punti di domanda. Le aziende all’inizio hanno avuto paura. Non avevano idea di come avrebbe reagito la gente, che invece ha cominciato a fare ogni tipo di sport outdoor. E la bicicletta è finita nuovamente al centro del discorso, sia per l’aspetto sportivo, sia per quello della mobilità urbana.

Sul primo forse eravate più ferrati, la Ef Education-Nippo è un bel veicolo promozionale. Sul secondo invece?

E’ stata ampliata la gamma urban, con il prezioso riferimento dei Paesi del Nord Europa, registrando nel frattempo una prima risposta anche in Italia. Il consumatore ha capito che la bicicletta per spostarsi ogni giorno deve essere ben fatta, comoda e funzionante, affinché andare al lavoro e anche a passeggio sia una bella esperienza. Inevitabilmente questo significa che parliamo di biciclette costose, in un Paese in cui mancano totalmente le infrastrutture e i furti sono all’ordine del giorno.

La stazione di Amsterdam e il suo deposito bici coperto sono un riferimento (foto Bike Italy)
La stazione di Amsterdam e il suo deposito coperto (foto Bike Italy)
Triste verità…

I parcheggi delle stazioni di cui abbiamo già detto sono una provocazione, ma fino a un certo punto. Voi lascereste una bici di valore incatenata per strada sotto l’ufficio, esposta alla pioggia e ai furti? Nelle nostre città le rubano. E rubano anche quelle di poco valore, c’è un giro di bici rubate a 50 euro. Per cui mancano le ciclabili, mancano i depositi sicuri e chi ha investito su una bici, magari anche una e-Bike è scoraggiato dall’usarla.

L’identikit è quello di un ciclista tutto nuovo, giusto?

Ci sono quelli con una lunga tradizione alle spalle che hanno avuto la conferma delle loro abitudini e magari hanno aggiunto la bici per spostarsi in città. E poi c’è gente che si è avvicinata dopo il lockdown, un potenziale che ha fatto crescere il mercato attuale e sta formando la base per quello del futuro.

Sul fronte corsa, il mondo dei pro’ resta comunque trainante
Sul fronte corsa, il mondo dei pro’ resta trainante
Fra le voci di mercato, a un certo punto sembrava si parlasse soltanto di e-Bike e gravel…

Il gravel è stato ed è ancora un gran bel boom. Dà stimoli diversi a persone che per dieci anni hanno vissuto il ciclismo sempre allo stesso modo e magari, non potendo più uscire in gruppo, hanno scoperto una dimensione diversa, fatta di altri spazi, di natura, addirittura di bike packing. L’estate scorsa, c’è stato un notevole aumento di vacanze in autonomia.

Non solo corsa, dunque, conferma?

Lo spirito agonistico in Italia è notevole, i professionisti sono ancora un riferimento. Ma se le Gran Fondo non ripartono e le stesse corse fanno fatica a trovare continuità, ecco che la pandemia ha aperto nuovi orizzonti sui quali vale la pena investire. Anzi, sarebbe miope non farlo.