Percorso De Gasperi

Alle radici dell’Europeo di Trento: torniamo al… 1955

07.09.2021
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L’imminenza dei Campionati Europei di Trento riporta agli onori della ribalta il Trofeo De Gasperi. Il legame fra le due gare è piuttosto stretto anche se sottile e riguarda il percorso di gara: il circuito nel centro città trentino coinvolge gran parte delle strade che dal 1955 sono teatro di una delle prove più famose del calendario Under 23, che si svolge tradizionalmente in coincidenza della festa della Repubblica del 2 giugno (quest’anno a trionfare è stato Lucca su Verza).

Può sembrare strano parlare di una classica ciclistica intitolata al grande statista, ma a parte il fatto che quello che è uno dei padri della Costituzione era un profondo appassionato delle due ruote e delle sfide fra Coppi e Bartali, non va dimenticato che De Gasperi era proprio di quelle parti e la città ha voluto rendergli omaggio annuale attraverso la gara ciclistica. Andrea Furlani è sicuramente troppo giovane per avere vissuto l’inizio della storia, risalente al 1955, ma ha studiato come si deve…

Il podio del De Gasperi 2021, con Lucca al centro fra Verza e il tedesco Knolle
Il podio del De Gasperi 2021, con Lucca al centro fra Verza e il tedesco Knolle

«Una gara che vanta 66 edizioni è qualcosa di unico nel panorama nazionale – afferma il dirigente trentino – ed è nata per rendere omaggio al valore morale di un personaggio storico per queste terre, non solo il Trentino, infatti la gara cambia ogni anno itinerario alternando l’arrivo di Pergine Valsugana (TN) a quello di Bassano del Grappa (VI) che la stagione successiva si scambiano partenza e arrivo. Infatti sono due le società che l’organizzano, l’Us Aurora e l’Angarano Team».

Perché un legame così stretto con gli Europei?

Più che l’ultima edizione bisogna guardare a quella del 2016, con l’arrivo davanti al Muse, quella si correva su gran parte del tracciato dei prossimi Europei. Gli stessi Colbrelli e Trentin hanno corso e vinto il De Gasperi su un tracciato molto simile, per loro sarà davvero come correre in casa.

Trentin De Gasperi 2011
Strade di casa per Matteo Trentin, quelle del De Gasperi e dell’Europeo: qui la sua vittoria del 2011
Trentin De Gasperi 2011
Strade di casa per Matteo Trentin, quelle del De Gasperi e dell’Europeo: qui la sua vittoria del 2011
Quelle strade voi le conoscete bene, dal punto di vista della sicurezza come sono?

E’ un circuito che si gestisce con grande facilità, comprende strade larghe, non propone strettoie e men che meno curve a gomito, insomma è agevole da questo punto di vista, per corridori e organizzatori. Poi è chiaro che al giorno d’oggi nulla può essere sottovalutato e bisogna curare ogni minimo dettaglio, ma con una zona così ampia e pianeggiante non ci saranno problemi. E’ un circuito che va interpretato, anche perché prevede passaggi su acciottolato, per emergere bisogna davvero fare tutto per bene.

Torniamo un attimo al Trofeo De Gasperi: di che numeri parliamo?

Solitamente la gara raggiunge il suo tetto massimo di partecipazione, che è di 176 corridori, con 8 team internazionali che sono una piccola parte degli inviti che mandiamo. Basti pensare che al trofeo, negli ultimi anni, hanno preso parte formazioni di Sud Africa, Kazakistan e Paraguay oltre a quasi tutti i Paesi europei.

De Gasperi settanta
Un’immagine della storia antica del Trofeo De Gasperi, sempre popolato da molti team stranieri
De Gasperi settanta
Un’immagine della storia antica del Trofeo De Gasperi, sempre popolato da molti team stranieri
Oltretutto parliamo di una corsa che, a differenza di molte altre del calendario Under 23, non ammette la presenza di squadre World Tour…

Infatti, è una prerogativa di questa competizione che può dare maggiore spazio veramente ai migliori prospetti, a quelli che hanno ancora tanta strada davanti per affermarsi. Per noi è un grande onore sapere che un pezzettino della nostra storia sia servito per portare a Trento i Campionati Europei ed è chiaro che la gara degli Under 23 la seguiremo con un’attenzione e un calore particolare.

Da Glasgow a Plouay, tre europei a confronto: parla Garzelli

03.09.2021
5 min
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L’Italia correrà in casa i prossimi campionati europei. Il 12 settembre, a Trento gli azzurri saranno chiamati a difendere il titolo conquistato lo scorso anno a Plouay da Giacomo Nizzolo, che ha regolato in volata Demare e Ackermann. Una storia di amore e passione quella tra i colori azzurri e la maglia di campione europeo, sono tre anni di fila che il tricolore svetta sul gradino più alto del podio. Il primo fu Matteo Trentin, nel 2018 a Glasgow ad aggiudicarsi la prima maglia stellata per gli azzurri (foto di apertura), a cui seguirono Elia Viviani ad Alkmaar e, appunto, Nizzolo in terra francese.

Abbiamo chiesto a Stefano Garzelli di ripercorrere con noi i trionfi azzurri per analizzarli fino in fondo e capire come abbia fatto l’Italia ad aggiudicarsi questo favoloso tris.

Nel 2019 ad Alkmaar, Viviani arriva da solo: soluzione inattesa
Nel 2019 ad Alkmaar, Viviani arriva da solo: soluzione inattesa
Il campionato europeo è nato nel 2016 ti piace come corsa?

Sono pochi anni che si corre, ma ha pienamente colto nel segno dal mio punto di vista, c’era già il mondiale come corsa lunga ad “esaurimento”. L’europeo invece, è una corsa moderna, corta, dove conta tanto la tattica. Un chilometraggio breve, si parte subito forte e questo giova allo spettacolo e alla vivacità della gara.

Com’è vista dai corridori?

A loro piace, quando è stato introdotto gli addetti ai lavori erano un po’ scettici, ma direi che ha fatto centro, anche per quando riguarda i commissari tecnici. Con questa corsa così diversa e non lontana dal mondiale, possono giostrare in modo diverso i corridori, è anche un banco di prova importante per qualche ragazzo giovane.

Così magari emergono anche altri tipi di corridori, come i nostri.

Dopo i 200 chilometri avviene una selezione naturale, mentre per vincere una corsa più corta serve più organizzazione tattica, per mettere nel sacco gli avversari. Emerge quindi la capacità di correre come squadra e di essere un gruppo coeso. Mentre in una gara più lunga come un mondiale ci si può nascondere, al campionato europeo bisogna correre in prima linea.

Giacomo Nizzolo, Arnaud Demare, Campionato europeo, Plouay, 2020
Lo scorso anno terza vittoria consecutiva: Nizzolo a Plouay piega. il padrone di casa Demare
Giacomo Nizzolo, Arnaud Demare, Campionato europeo, Plouay, 2020
Lo scorso anno terza vittoria consecutiva: Nizzolo a Plouay piega. il padrone di casa Demare
L’Italia ha sempre saputo leggere molto bene la corsa, dove la tattica la fa da padrona.

Noi abbiamo dominato le precedenti edizioni! Questo vuol dire che corriamo bene e sappiamo cosa fare per essere sempre protagonisti. Questo lo testimoniano i tre successi di fila. Quello che personalmente mi ha colpito di più è stato quello di Viviani nel 2019 (Alkmaar ndr).

C’era tanto vento…

Sono stati bravi a portarlo fuori nel momento migliore e hanno gestito i ventagli in maniera egregia, poi la sua grande condizione è uscita ed ha vinto in solitaria. Elia quel giorno volava, letteralmente.

Matteo Trentin aprì le danze.

Matteo è un corridore che con percorsi mossi ed ondulati emerge e si esalta, anche quando il clima è avverso non si fa fermare. In una giornata da tregenda mise dietro di sé Van Aert e Van Der Poel, questo vuol dire che sei forte. 

Se a Trento Colbrelli avrà la forma del tricolore e poi del Tour, alla sua portata c’è un grande risultato agli europei
Se a Trento Colbrelli avrà la forma del tricolore e poi del Tour, alla sua portata c’è un grande risultato agli europei
L’ultimo è stato Giacomo Nizzolo, in un’edizione un po’ particolare

Quello dello scorso anno è stato un europeo differente, a causa del Covid si è gareggiato in piena stagione, questo cambiava le carte in tavola. Giacomo era pronto per fare bene la prima parte di stagione dopo il nuovo inizio, infatti, in una settimana ha vinto il titolo italiano e quello europeo.

Un peccato che non possa difendere il suo titolo

Un peccato, ma non avrebbe potuto difenderlo al meglio delle sue possibilità. Quello di Trento è un percorso troppo duro per lui, la scelta è dolorosa ma corretta, lo vedo meglio al mondiale, nelle Fiandre.

Ci saranno altri dei “nostri” pronti a difendere il titolo, chi credi possa fare bene?

Trentin è il nostro uomo di punta secondo me, il terreno è adatto a lui, ormai siamo a livelli in cui anche corridori come Matteo reggono bene in salite di media percorrenza. Alla Vuelta sta andando forte, non ha vinto ma si è piazzato sempre bene. Sta andando forte anche in salita. Un altro è Sonny Colbrelli, campione italiano, che ha fatto un Tour de France molto forte (non ha vinto ma ha trovato due volte il podio, ndr).

Nonostante la stagione a corrente alternata per varie sfortune, agli europei Bagioli potrà dire la sua
Nonostante la stagione a corrente alternata per varie sfortune, agli europei Bagioli potrà dire la sua
Anche Bagioli sta andando bene, potrebbe correre l’europeo secondo te?

Assolutamente, è il suo terreno, va forte in salita ed anche molto molto veloce. Ha sfiorato più volte la vittoria alla Vuelta quest’anno. Mi aspettavo qualcosa in più in salita, ma nelle corse di un giorno la storia è differente. Penso possa essere una bella esperienza per lui e che possa dire la sua.

Trentin, l’ultima imboscata prima degli europei

01.09.2021
5 min
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Forse per fare un regalo a Jakobsen che compiva 25 anni, ieri quasi tutte le squadre si sono rassegnate all’arrivo in volata. Non che le alternative fossero infinite, ma quando il UAE Team Emirates ha aperto il gas, si poteva provare a dargli una mano. Una bella imboscata e via. La Deceuninck-Quick Step era rimasta indietro e con un po’ di collaborazione si poteva se non altro appesantire le gambe del velocista più forte del gruppo.

Trentin ci ha provato ed è per questo che in serata non aveva poi troppi rimpianti, se non quello per la vittoria che ancora non arriva e che alla vigilia degli appuntamenti più caldi come europei e mondiali, gli darebbe le sicurezze necessarie. 

Terzo nella volata di ieri e tanti auguri a Jakobsen che compiva 25 anni. L’imboscata nel finale è andata male
Terzo nella volata di ieri e tanti auguri a Jakobsen che compiva 25 anni. L’imboscata nel finale è andata male
Stai facendo delle prove generali o volevi davvero battere Jakobsen in un testa a testa?

Bè dai, se riuscivo a batterlo non era male. E’ ovvio che se lo porti di in volata, poi diventa difficile. Stiamo parlando di uno di quelli che hanno più watt in assoluto. Ho preso la ruota di Meeus, ma più di un terzo posto non si poteva fare. Ci ha lasciati lì…

Forse si poteva provare ad anticiparlo…

Infatti siamo l’unica squadra che ci ha provato (quasi ringhia nel dirlo, ndr), gli altri se ne sono un po’ fregati. Abbiamo dovuto muoverci da lontano perché era l’unico punto dove si poteva fare. Poi però quando il vento è girato e ce lo siamo trovato in faccia, nessuno ci ha dato una mano. Magari si poteva fare qualcosa, lo si poteva stancare un po’. E infatti lui su quell’imboscata era rimasto indietro.

Come stai?

Sono stanco, ovvio, ma sto bene. Manca sempre la vittoria, però vedo che comunque sia di gambe che anche mentalmente sto sempre meglio. Vediamo il bicchiere quasi pieno, insomma…

Cassani ha dato i nomi per gli europei ed è chiaro che da te si aspetti qualcosa…

Vediamo, perché sicuramente a Trento la corsa viene molto dura, quindi bisognerà correre bene e riuscire a fare le cose come Dio comanda. E’ impegnativa per il circuito e perché prima c’è il Bondone, non ho mica capito qual era l’intenzione, però fa lo stesso. E c’è un sacco di salita prima, quindi comunque in generale verrà dura… 

Con Cimolai prima che si ritirasse: il friulano poteva essere un’ottima spalla per gli europei
Con Cimolai prima che si ritirasse: il friulano poteva essere un’ottima spalla per gli europei
Troppo dura per te, oppure per un buon Trentin è possibile fare bene?

Posso fare bene. Il circuito si farà sentire, perché la salita dura intorno agli 8 minuti, qualcosina meno. E poi ne hai altri 23-24 per fare il giro, quindi comunque ogni 20 minuti sei sotto e ricominci a salire. Sicuramente si farà sentire. La discesa è da spingere, quindi in realtà se stai a ruota recuperi…

Hai in testa più gli europei o il mondiale?

Il mondiale è molto più adatto a me e non a uno scalatore. Mentre all’europeo uno scalatore un po’ scaltro può far bene. Uno come Pogacar non aspetterà la volata, poco ma sicuro. Va sempre forte, ma a Plouay ha un po’ picchettato anche lui.

Siete compagni di squadra, vi allenate mai insieme a Monaco?

No, perché lui esce troppo tardi. Può permetterselo, non ha figli.

Il fatto di correre in casa cambia qualcosa, accende qualche lampadina in più?

Non lo so, ci tengo di sicuro. La salita la conosco parecchio bene, visto che era la strada che facevo due volte al giorno in pullman per andare a scuola. Quindi essendo vicino a casa, fa sempre piacere.

A Glasgow nel 2018, Matteo vince l’europeo con volata tirata da Cimolai, che finisce quinto
A Glasgow nel 2018, Matteo vince l’europeo con volata tirata da Cimolai, che finisce quinto
Ci sono altre tappe possibili alla Vuelta?

Adesso arrivano solo tapponi, domani e dopodomani (oggi e domani per chi legge, ndr) la vedo proprio dura. Poi c’è venerdì, una tappa in cui però dovrebbero allinearsi i pianeti in maniera importante. Diciamo che non la tiro fuori del tutto, ci provo. Poi se va, bene. Sennò pazienza. E’ stata la Vuelta con più volate in assoluto degli ultimi tempi e con più tappe piatte. Se togliamo quella che ha vinto Cort Nielsen, che siamo arrivati in pochi davanti, non ci sono state tante tappe da pensare che arriva il gruppetto. 

Nei prossimi giorni si lavora per la squadra o si salva la gamba?

Vediamo un pochino com’è la situazione. E’ ovvio che adesso parte un’altra Vuelta, perché nei prossimi 4-5 giorni c’è più salita che nelle due settimane precedenti. Tolti quelli di classifica, bisogna vedere che tipo di corridore sei e come stai. A me per esempio fa anche bene tenere duro sulle salite. E’ ovvio che non devo esagerare, bisogna sapere quel che si sta facendo, bisogna conoscersi. Non è detto neanche che faccia davvero bene stare sempre nel gruppetto per tutta la settimana, perché qua il tempo massimo è infinito e quindi il rischio è che fai anche poca fatica. Dipende da quello che stai cercando. Se sei messo come un aratro, è bene mollare prima. Altrimenti si può sempre pensare di migliorare.

A fine settembre, sul percorso dei mondiali, ritroverà invece strade che gli si addicono di più
A fine settembre, sul percorso dei mondiali, ritroverà invece strade che gli si addicono di più
Tu cosa cerchi?

Adesso come adesso sto bene, quindi mi serve tenere il fisico un po’ impegnato.

Dopo la Vuelta, vai diretto in Trentino o ti fermi a Monaco?

No, vado a casa, fatemi vedere i bambini qualche volta (ride, ndr). Si poteva pensare di portarli dai nonni, ma lunedì cominciano le scuole e il grande va alle elementari. Sono curioso, gli piace quando gli spiegano le cose. Fa la scuola in francese e lo parla già meglio di me.

Com’è il tuo francese?

Lo parlo abbastanza. Diciamo che mi capiscono tutti a parte francesi, che come sempre ti rispondono storcendo il naso finché non gli dai la pronuncia perfetta. Adesso vado a riposarmi un po’, avete visto il profilo della prossima tappa?

A Cordoba va a segno Cort, ma Trentin batte un colpo

26.08.2021
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Cordoba è una delle perle dell’Andalusia: case bianche con porte e finestre colorate di giallo e un passato glorioso testimoniato dalle tante diverse architetture ne fanno un vero gioiello del Sud della Spagna. E la Mezquita ne è il suo simbolo. Il suo riassunto. Questa struttura al centro della città mescola l’architettura islamica con quella cristiana. In qualche modo quindi Cordoba è stata abituata alle invasioni, solo che di solito venivano dall’Italia (i romani) o da oriente (i saraceni), e non dalla Danimarca! E sì perché oggi l’ha spuntata, con merito, quel Magnus Cort Nielsen che tanto era piaciuto ieri a Riccardo Magrini, il quale bisogna dirlo, ci aveva visto lungo.

Il danese ha faticato un po’ sull’ultimo Gpm, ma poi ha tenuto, è rimasto col gruppo (orfano dei velocisti puri) e ha scaricato a terra tutti i suoi cavalli. Vincendo così la sua terza tappa alla Vuelta (le altre nel 2020 e nel 2016).

Ciccone e la sua grinta

Tuttavia questa tappa qualcosa ha detto. Ha detto che l’Italia, seppur a fatica, vuole esserci. Chi per un obiettivo chi per un altro i nostri ci hanno provato. Giulio Ciccone, ha deciso di battere un colpo. Bardet era avanti e ha colto l’occasione di riprenderlo per tentare di fare come i saraceni e conquistare Cordoba. Ci era quasi riuscito, ma lui Bardet e i compagni di fuga, non avevano fatto i conti con il gruppo.

La BikeExchange e la UAE, rispettivamente per Matthews (terzo) e Trentin (quarto), hanno chiuso un gap che a quattro chilometri dal termine sembrava incolmabile. Ma degli scalatori come loro nulla potevano contro i pesi massimi. Cicco sta cercando di portare qualcosa a casa in questa sua prima occasione da leader. Ma non è facile ed è giusto che ci provi in queste occasioni. Infatti, per ora almeno, in salita non ha possibilità contro Roglic e company. E stando in classifica (è 12°) non ha spazio per andare in fuga.

«E’ stato un attacco ponderato perché potevano esserci chance. E così è stato: lo dimostra il fatto che dietro si sono dannati per riprenderci. Con un pizzico di fortuna poteva finire diversamente, ma allo stesso tempo sono contento perché ho ritrovato un po’ di fiducia e sensazioni migliori».

Lo sprint con Cort e Bagioli al centro e Trentin sulla destra che molla nel finale
Trentin sulla destra che molla nel finale dello sprint

Trentin, un passo per volta

E poi c’è Matteo Trentin. Il trentino è in crescita e questa è la notizia più bella.

«Le sensazioni sono buone, il risultato meno – dice Trentin – Oggi ci è stato chi è stato più bravo di noi. La EF ha fatto un capolavoro nel finale. Sono partiti fortissimo e con un tempismo eccezionale. Una volata da manuale che infatti ha tagliato fuori la BikeExchange. Io mi sono rialzato perché vedevo che tanto non riuscivo a passare Matthews e dietro c’era il buco».

Certo che non è facile per Trentin lottare con gente che forse ha più fondo e già almeno un grande Giro nelle gambe. Lui però non cerca scuse.

«No, no… mi sono allenato per questo obiettivo e il non aver fatto grandi Giri non incide. Questo era il programma. Oggi volevo vincere. Era una buona occasione. Una tappa dura nel finale e infatti davanti eravamo rimasti 50 corridori di cui 48 scalatori (il riferimento ai due mancanti è a lui stesso e a Matthews, ndr), segno la gamba è buona.

«Che voto mi dò sin qui? Beh, senza voto direi. Alla fine ho avuto solo due tappe veramente adatte a me. In una ho fatto ottavo e ho preso la volata dalla quarantesima posizione, e in una ho fatto quarto. Oggi in particolare, poteva essere buona, per questo ho messo la squadra a tirare. Però non era quello che volevo sin qui. Ma sono fiducioso, la condizione è in crescita e la gamba c’è. Sto correndo questa Vuelta pensando alla gara stessa, ma anche all’europeo (al quale Matteo tiene tantissimo, ndr) e al mondiale che c’è subito dopo. C’è da tenere un po’ di più in qualche tappa intermedia per migliorare ancora. Poi in quelle dure per davvero chiaramente si mettono i remi in barca. E nelle altre si prova a fare qualcosa».

Lo spirito è quello giusto, la determinazione non manca. Da qui all’Europeo ci sono altre due settimane abbondanti per riempire la gamba.

A Cordoba, Bagioli (Deceunick-Quick Step) è secondo al colpo di reni
A Cordoba, Bagioli (Deceunick-Quick Step) è secondo al colpo di reni

Bagioli, che corridore!

Ma se Ciccone ci provava per far vedere che era tra i grandi e Trentin per uscire dal lungo periodo difficile e battere un colpo in ottica iridata, Andrea Bagioli ci ha provato e basta. Per lui la situazione è molto più leggera. Che dire: bravo, bravissimo. Un combattente, una classe come pochi. Viene da mordersi le unghie per quella caduta al Laigueglia. Che stagione ci avrebbe regalato? Cosa avrebbe combinato al Giro? L’età è dalla sua e avrà tutto il tempo, a partire da questa Vuelta, per provarci ancora.

La cosa bella di questo ragazzo è che va forte un po’ su tutti i terreni. E il fatto che si butti in volata (e sia veloce) è fondamentale per il ciclismo moderno. Oggi ha perso al colpo di reni contro un atleta che è ben più maturo di lui e soprattutto che ha ben altra stazza. E non è poco.

Trentin, Livigno e tutta Spagna per europei e mondiali

13.07.2021
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Non ha fatto il Giro e neppure il Tour, dov’è Matteo Trentin? La voce arriva bella squillante come al solito, sullo sfondo si riconosce il vociare del centro di Livigno, dove Matteo resterà sino al 20 luglio. Un appartamento in centro, Claudia, i bambini e un bel sole che però in teoria da oggi e per un paio di giorni lascerà il posto a qualche pioggia. Il programma è arrivare fortissimo al finale di stagione, vincere finalmente una corsa e poi presentarsi a tutta agli europei e al mondiale.

«Farò tutto il programma spagnolo – dice – rientro al Castilla y Leon, poi San Sebastian, Getxo, Burgos e la Vuelta. Il problema è non aver fatto grandi Giri, quindi devo macinare corse. La gara migliore per preparare il mondiale sarebbe il Tour of Britain. Inizialmente sembrava che aprissero, adesso sembra che cambi e che ogni municipalità possa dare regole diverse… Voglio un calendario sicuro, si può capire. E mi sta bene sapere cosa farò e dove sarò pronto per combinare qualcosa di buono».

Terzo alla Gand, dietro Van Aert e Nizzolo
Terzo alla Gand, dietro Van Aert e Nizzolo

Tricolore saltato

La ripresa dopo le classiche è passata per la Vuelta Andalucia, lo Slovenia e l’Appennino. Ma c’era la sfortuna in agguato e a causa della caduta in Spagna, il campionato italiano è andato a farsi benedire.

«E’ stato un infortunio più che altro fastidioso – spiega – sono caduto, ma dato che si era in corsa e si andava a tutta, sono ripartito, sapete com’è… Poi però si è infettata la ferita e avevo un piede fuori posto, con versamento nella caviglia. L’italiano però l’ho saltato per la ferita. Stavo facendo antibiotici e non sarebbe stato il massimo con i 40 gradi all’ombra di Imola. Per cui in accordo con la squadra, si è deciso di non andare. Mi è dispiaciuto».

Assieme a Colbrelli, punta azzurra agli europei e al mondiale
Assieme a Colbrelli, punta azzurra agli europei e al mondiale

Europei in casa

Mentre qualcuno lo chiama e lui per un secondo sparisce, il discorso si sposta sugli obiettivi di fine stagione. Perché se è vero che europei e mondiali sono adatti per Colbrelli, Cimolai e Nizzolo, figurarsi che cosa ne pensi Trentin.

«Gli europei saranno duri – dice – con tanta salita, ma le due volte che ho fatto la Vuelta, poi in salita andavo bene, per cui sono tranquillo. Il mondiale sono andato a vederlo, la salita dell’europeo invece l’ho fatta per anni due volte al giorno per cinque giorni alla settimana quando andavo a scuola. Non in bici, ma in bus, però ce l’ho tutta presente. Parte da Porta Aquila e sale verso Povo, all’Università, poi alla rotondina giri a sinistra verso Villazzano e la discesa è tutta da pedalare. La strada della Bolghera, svolta verso le caserme e poi si va verso il Duomo per l’arrivo. Invece il mondiale sarà un casino…».

Stress iridato

Avendo vissuto a Trento per qualche anno, la sua descrizione solleva ricordi e riferimenti comuni: il percorso degli europei è stato presentato ieri e presto ci torneremo. Ma ad aprile siamo stati anche noi sui percorsi del mondiale di Leuven e quella sua previsione ci incuriosisce.

«Sarà come Glasgow più o meno – dice ricordando gli europei vinti nel 2018 – ci sarà una fase di riposo sulla tangenziale che faremo due volte a giro, poi sarà per tutto il giorno un super stress nel tenere la posizione. Saremo sempre in curva. E se si pensa che a settembre in Belgio potrebbe anche capitare la giornata di maltempo, il quadro è completo. Sarà una classica, un percorso parecchio tecnico e nervoso».

Autografi in Andalucia: il suo programma sarà tutto spagnolo
Autografi in Andalucia: il suo programma sarà tutto spagnolo

Nessun regalo

Le classiche, il suo pane quotidiano, anche nel primo anno al Uae Team Emirates. Trentin non ha vinto, ma è stato fra i protagonisti di tutte le corse cui ha preso parte, pagando spesso il pegno alla sfortuna e a qualche foratura di troppo.

«Sono andato bene – rivendica con orgoglio – ho fatto anche i miei piazzamenti. Terzo alla Gand, terzo al Brabante. Ottavo all’Het Nieuwsblad, quarto a Kuurne. Poi ho staccato, sapendo che il finale di stagione sarà bello impegnativo. Alla Vuelta Andalucia non ero neanche male, ma sono caduto e in questo ciclismo non può mancarti neanche un quarto, perché la paghi. Lo stiamo vedendo al Tour. Tutti quelli che sono caduti, anche la caduta più leggera, l’hanno pagata. Per cui adesso finisco questi 20 giorni in altura, vado per una settimana a casa e poi si riparte. Com’è giù il tempo? Mi sa che una pioggerellina farebbe comodo anche a voi…».

Matteo Trentin Giro delle Fiandre 2021

Colnago V3Rs alla prova di Trentin: andiamo a vedere

01.06.2021
4 min
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Uno dei corridori che ha cambiato squadra rispetto al 2020 è Matteo Trentin, che sta preparando in sella alla sua Colnago V3Rs la seconda parte di stagione. Lo abbiamo contattato per farci raccontare come si trova con la sua nuova bicicletta e quali sono le sue scelte tecniche.

Una sola bici

Una cosa che abbiamo notato è che l’UAE Team Emirates fino allo scorso anno aveva in dotazione due modelli di bici Colnago: il V3Rs e il C64. Ma nella stagione in corso non abbiamo più visto i corridori della formazione degli Emirati Arabi usare il C64.
«Quest’anno usiamo solo il V3Rs – ci risponde subito Matteo Trentin – abbiamo visto che è una bicicletta molto prestazionale, che piace a tutti e allora si è optato per tenere solo questo modello».

La Colnago V3Rs in dotazione all'UAE Team Emirates
La Colnago V3Rs in dotazione all’UAE Team Emirates
La Colnago V3Rs in dotazione all'UAE Team Emirates
La Colnago V3Rs in dotazione all’UAE Team Emirates

La migliore per le classiche

In effetti la Colnago V3Rs è un telaio monoscocca in carbonio dal peso di 790 grammi in taglia 50s con delle geometrie pensate per massimizzare le prestazioni di chi ci pedala. Ma come ci si è trovato un corridore da classiche come Trentin?
«Mi sono trovato subito molto bene, è una bella bicicletta – ci dice il campione trentino – devo dire che la trovo molto comoda ed è la bici con cui mi sono trovato meglio per affrontare gare come le classiche del Nord».

Matteo Trentin in azione alla E3 Saxo Bank
Matteo Trentin in azione alla E3 Saxo Bank
Matteo Trentin in azione alla E3 Saxo Bank
Matteo Trentin in azione sul Paterberg alla E3 Saxo Bank

Trentin e i tubolari

Le parole di Matteo Trentin confermano la validità del lavoro fatto dai tecnici Colnago che hanno abbassato il movimento centrale in modo da avere un baricentro più basso e favorire la stabilità e la guidabilità della bicicletta. Inoltre, sulla V3Rs è possibile montare pneumatici fino a 28 millimetri di larghezza. E a proposito di pneumatici abbiamo chiesto a Trentin cosa usa.
«Io preferisco i tubolari – ci dice – perché secondo me sono più performanti, mi danno una sensazione migliore in termini di guidabilità, però devo dire che è soggettivo. In squadra eravamo in due con i tubolari e tutti gli altri con i tubeless».

Freni a disco

E se i tubeless sono una nuova tendenza che si sta affermando nel mondo strada, i freni a disco sono ormai una realtà, anche se nell’UAE Team Emirates è ancora possibile scegliere quali freni usare.
«La questione dei freni è solo legata al peso. A me, che non sono uno scalatore, non interessa molto e nonostante io sia uno affezionato ai freni tradizionali – ci spiega Trentin – avere tutti lo stesso tipo di freni è importante in caso di cambio ruota. In squadra sono prevalsi i freni a disco e io ho battezzato questa scelta – e poi aggiunge – devo dire che Campagnolo ha un’ottima frenata con i dischi».

Il manubrio e l'attacco Vinci usati da Trentin
Il manubrio e l’attacco Vinci usati da Trentin
Il manubrio e l'attacco Vinci usati da Trentin
Il manubrio e l’attacco Vinci di Deda Elementi utilizzati da Matteo Trentin

Attacco e manubrio separati

Spesso vediamo i corridori dell’UAE Team Emirates con il manubrio integrato Alanera di Deda Elementi, ma Trentin ha effettuato una scelta diversa.
«Ho preferito montare il manubrio e l’attacco Vinci, sempre di Deda Elementi. I motivi sono due. Il primo è che il telaio della V3Rs nella mia misura ha un tubo sterzo un po’ alto e con l’Alanera rimanevo 2 centimetri più alto. Mentre con un attacco Vinci negativo sono riuscito a trovare la posizione corretta. L’altro motivo è che la curva del manubrio Vinci ha delle misure più tradizionali che io preferisco». Ricordiamo che il manubrio Vinci Shallow, la versione che monta Trentin, è in carbonio con l’attacco in alluminio e permettono la completa integrazione dei cavi grazie al sistema dcr (deda internal cable routing).

Campagnolo Bora One
Le Bora One di Campagnolo
Campagnolo Bora One
Le ruote Bora One di Campagnolo

Sella larga e corta

Per quanto riguarda la sella, l’UAE Team Emirates viene equipaggiato da Prologo e Matteo Trentin ha optato per un modello nuovo.
«Sto usando la nuova sella che ha una larghezza di 147 millimetri ed è un po’ più corta. A dire la verità mi sono meravigliato di essermi trovato bene con una sella corta, anche se questa non è come altre selle corte che sono derivate da discipline diverse, tipo il triathlon o le cronometro. Questa è frutto di un progetto che è nato specificatamente per la bici da strada e mi sono trovato subito a mio agio». La sella a cui si riferisce il corridore dell’UAE Team Emirates è la nuova Scratch M5 Space che ha una lunghezza di 250 millimetri.

Ruote Campagnolo, una garanzia

Per finire un’occhiata alle ruote.

«Uso le Bora One che sono davvero ottime, d’altronde le ruote Campagnolo sono una garanzia, sono sempre state fra le migliori».

Riviste le regole UCI: cosa convince e cosa no…

19.04.2021
5 min
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Con le prime classiche delle Ardenne non solo si sono visti (e rivisti) i duelli tra i campioni, ma sono anche entrate in vigore le nuove regole Uci. O meglio, la revisione di queste regole. Ne avevamo parlato anche con Matteo Trentin, referente del CPA per i corridori. E lui stesso ci disse delle grandi perplessità su alcuni punti e della presa di posizione quasi unilaterale dell’Uci.

Le green zone, furono introdotte già nel 2014
Le green zone, furono introdotte già nel 2014

Rivoluzione Uci

Come è noto lo scorso 1° aprile sono entrate in vigore le nuove normative: è stata bandita la “tuck position” (quella a “uovo” in discesa), è stata bandita anche quella “tipo crono” con le mani che non toccano il manubrio ed è stata sancita la regola della borraccia: squalifica per chi viene sorpreso a lanciare a terra la borraccia al di fuori di una green zone, vale a dire quelle “aree rifiuti” che si trovano di tanto in tanto nella corsa. Si tratta di spazi nei quali il corridore può liberarsi di borracce appunto, ma anche di cartacce, involucri e sacchetti per il rifornimento. Aree che chi ha preso parte alle granfondo ha già visto.

La grande protesta ha riguardato soprattutto il dopo-Fiandre, quando lo svizzero Michael Schar si era liberato di una borraccia gettandola in direzione di alcuni tifosi a bordo strada. Il fatto avvenne in diretta tv e sui social ci fu un vero sollevamento globale a sostegno del corridore della Ag2r-Citroen. Perché se ci sono le regole Uci, è anche vero che ci sono le regole della tradizione, quelle non scritte. Tra l’altro un gesto bellissimo. Schar non solo fu squalificato, ma prese anche una multa e perse dei punti Uci.

I corridori, e forse anche i tifosi, con la loro pressione all’Uci sono riusciti a far modificare la regola del “rosso diretto”. Adesso, la prima volta che il corridore viene pizzicato riceve una multa in franchi svizzeri, la seconda viene squalificato. Questo in una corsa di un giorno. Se invece il fatto avviene in una corsa a tappe: alla prima viene multato, alla seconda incappa in un minuto di penalità, alla terza viene squalificato.

L’entità di multa e penalizzazione dei punti variano rispettivamente da 100 a 500 franchi svizzeri e da 5 a 25 punti a seconda della classe della competizione.

Chissà se con le nuove norme rivedremo gilet portaborracce tipo utilizzati qualche anno fa
Chissà se con le nuove norme rivedremo gilet portaborracce tipo utilizzati qualche anno fa

Borraccia in mano

Certamente è un passo in avanti, ma le distanze tra corridori e Uci sono ancora marcate. Ovviamente non per il fatto di gettare o meno le borracce (sul tema dell’inquinamento sono tutti d’accordo), ma sul fatto che le borracce non possano essere lanciate ai tifosi. La regola dice che semmai il corridore la deve passare in mano al tifoso. Lanciare la borraccia infatti potrebbe indurre il fan a bordo strada, specie se bambino, a spostarsi al centro della carreggiata per riprenderla (riferendosi al fatto che spesso la borraccia sbatte sul ciglio del marciapiede e rimbalza verso il centro strada). Un caso verosimile, ma mai verificatosi, almeno a nostra memoria.

Pertanto il corridore si può liberare delle borracce nelle green zone, passarle in mano al tifoso, darle ai veicoli che seguono la corsa o alla propria ammiraglia. Solo così non viene sanzionato.

Richardson beccato. I mignoli non garantiscono una presa sicura (da Twitter)
Richardson beccato. I mignoli non garantiscono una presa sicura (da Twitter)

Mignolino galeotto

Ma a tenere banco non c’è solo il “BottleGate”, scimmiottando i grandi processi statunitensi. Si discute, anche se in maniera meno forte, sulle posizioni adottate in corsa.

Contrariamente a quanto si potesse pensare, i corridori che hanno dovuto accettare queste norme, sono stati più infastiditi dal dover dire addio alla posizione aerodinamica in discesa che non a quella delle braccia appoggiate sul manubrio “tipo crono” con i gomiti sulla piega e le mani libere “a picco” sulla ruota anteriore.

«Non si sono mai verificati incidenti con la posizione tuck», hanno detto più o meno in coro gli atleti. Mentre sono stati più propensi ad accettare lo stop sulla presa del manubrio. «A volte ha causato delle cadute», questa la loro sintesi. Ma anche in questo caso, se si va a vedere, è stata una negligenza di pochi che si sono messi con i soli gomiti sulla piega anche in gruppo. In questo modo, in effetti, non si ha la possibilità di frenare in caso di necessità improvvisa, né di poter scartare un eventuale ostacolo. Cosa ben diversa invece se si è in fuga da soli o in testa al plotone. Comunque sia adesso non si può più fare.

Ma come si dice, “fatta la grazia gabbato lo santo”. O almeno così pensava Alexander Richardson. Giocando come un abile avvocato tra le parole della norma stessa, la quale dice che il manubrio non può essere libero da una presa delle dita, senza specificare quante, il corridore della Alpecin Fenix ha messo i gomiti sulla piega e con i mignoli è andato a cercare la leva. La giuria però non si è fatta sorprendere e qualche ora dopo l’arrivo lo ha squalificato.

Nella 4ª tappa del Turchia maxi caduta e corridori sotto alle transenne vecchio stile
Nella 4ª tappa del Turchia maxi caduta e corridori sotto alle transenne vecchio stile

Coerenza e buonsenso

Chissà se anche in tal senso a breve ci sarà un’altra revisione dell’Uci. Di base, quando si parla di sicurezza si può anche essere d’accordo, per esempio va bene la figura la figura dell’Event Safety Manager, ma sulle regole della tradizione, come la borraccia al pubblico, serve del buonsenso. Asgreen nel finale del Fiandre ha gettato la sua borraccia, ma per fortuna sua (o forse perché aveva studiato le regole) era all’interno dei tre chilometri dall’arrivo che sono ritenuti green zone e se l’è cavata.

Anche perché poi non si comprende tanta rigidità su questo aspetto e si consente ad altre gare, si veda il Tour of Turkey, di utilizzare ancora certe transenne negli arrivi. Che sia un fatto di soldi che le gare versano all’Unione Internazionale? Come dire: a pensar male si sbaglia ma…

Le forature del Fiandre e il punto su sezioni e gonfiaggio

08.04.2021
4 min
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Trentin che per delle forature rimane più volte fuori dalla lotta per le classiche. Una volta è un caso, due sono un problema. Le strade del Nord sono da sempre terreno accidentato per le quali si studiavano soluzioni a dir poco cervellotiche, ma efficaci in rapporto alle varie epoche. 

I primi rimedi

Negli anni 90 si cercavano tutti i modi per rendere più rigide le ruote in alluminio, saldando i raggi ad esempio, con la consapevolezza che utilizzando tubolari maggiorati ma non grandissimi, dovevano essere proprio il cerchio e in alcuni casi il telaio ad assorbire quei colpi. Per cui la bici per lassù, soprattutto per la Roubaix, aveva magari il carro più lungo e la forcella con un rake più generoso, al fine di ammortizzare e dare stabilità.

Gli ultimi 15 anni

Che cosa sia cambiato negli ultimi 15 anni è sotto gli occhi di tutti. Le ruote con cui si corre oggi il Fiandre sono in carbonio con profilo fino a 60 millimetri. Hanno il perno passante. E sono abbinate a telai in carbonio sicuramente più rigidi di quelli di allora. Non basta. Sono aumentate sensibilmente anche le velocità e questo fa sì che l’impatto della ruota sul sasso sia più violento.

E’ facile intuire a questo punto che ci sono soltanto due elementi chiamati ad assorbire i colpi: le gomme e lo stesso ciclista.

Al Fiandre e prima ad Harelbeke, Trentin tradito da forature
Al Fiandre e prima ad Harelbeke, Trentin tradito da forature

Le nuove ruote

Se per il corridore c’è poco su cui ragionare, salvo sull’esigenza di metterlo in sella nel modo più bilanciato affinché possa guidare al riparo da mal di schiena e vari sovraccarichi, sulle gomme si è aperto un mondo.

I cerchi con il canale largo hanno cambiato radicalmente le abitudini, l’avvento del freno a disco ha liberato dall’imbarazzo di pneumatici troppo grossi per essere… contenuti dall’archetto del caliper. Si usano coperture di sezione maggiore, che fanno sembrare il 25 ormai obsoleto e molto sottile. Al Fiandre abbiamo constatato la grande diffusione di pneumatici da 28 millimetri e alla Roubaix, rinviata a ottobre, avremmo certamente visto quelli da 30.

La gomma più larga permette di ridurre la pressione di gonfiaggio, senza che questo aumenti la resistenza al rotolamento. E qui forse casca l’asino. Perché abbinando le velocità più alte alla rigidità della bici, si deduce abbastanza facilmente che il rischio di foratura da impatto aumenti in modo sensibile.

Kristoff vinse la Gand del 2019 con tubeless e Air Liner all’interno
Kristoff vinse la Gand del 2019 con tubeless e Air Liner all’interno

Rischio tubolare

«Soprattutto se si utilizza il tubolare – dice Tommaso Cappella di Vittoria – che viene reso più vulnerabile dalla camera d’aria. Se la pressione di gonfiaggio è troppo bassa, si rischia di pizzicare. Colpi se ne prendono tanti. Nel tubeless invece la camera d’aria non c’è, quindi non si pizzica. mentre per le piccole forature, si mette dentro il liquido sigillante che permette di tappare i buchi più piccoli. I meccanici revisionano le bici tutti i giorni, per cui è praticamente impossibile che non ci si accorga di una foratura».

Sarà un caso o forse no, ma certo al via del Fiandre e prima di Harelbeke, Trentin era il solo corridore del Uae Team Emirates a fare uso dei tubolari (come si vede nella foto di apertura).

Vittoria Air-Liner
Vittoria fornisce il Team Uae Emirates degli Air-Liner, che però non sono ancora troppo utilizzati
Vittoria Air-Liner
Vittoria fornisce gli Air-Liner al Uae Team Emirates

Rischio stallonamento

Ma la questione è anche un’altra e accende la luce sulle abitudini dei corridori. Il cerchio largo infatti porta all’aumento della sezione del pneumatico.

«Ma quello che conta – dice ancora Cappella – è la forma del pneumatico. Se uso una sezione troppo piccola, ad esempio un 25, l’impressione di avere sotto una ruotona rimane, ma la gomma non ha la forma a goccia che la rende più impenetrabile e, così deformata, espone al rischio di foratura sui lati. E il rischio di foratura in questi casi è ancora più marcato se fino a pochi giorni prima si sono usati i tubeless e si torna al tubolare, che come abbiamo detto sono meno resistenti».

La Gand di Kristoff

Uno dei casi che confutano questa osservazione risale alla Gand del 2019 vinta da Kristoff. 

«Prima di quella corsa – racconta Cappella – facemmo un test di nascosto. Assieme al meccanico della Uae, portammo le bici sotto una tenda e inserimmo nel tubeless l’Air-Liner. Kristoff dovette fermarsi per 4 volte. Due volte perché utilizzava gomme da 25 che tendevano a stallonare, facendo perdere aria. In altri due casi bucò, ma l’Air-Liner gli permise di continuare e cambiare poi la bici agevolmente. Non so di preciso ora che cosa sia successo a Trentin. In casi normali, sarei andato a verificare di persona, ma a causa del Covid, si sta alla larga dalla squadre».

La borraccia al pubblico e il voltafaccia del Cpa

06.04.2021
4 min
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Chi doveva dirglielo a Michael Schar che non sarebbe stata la ripartenza per un salto di catena a metà di un muro a farlo fuori dal Fiandre, bensì il lancio della borraccia verso un gruppo sparuto di tifosi? Ci sarebbe da scherzare dicendo che se quelle persone non fossero uscite di casa, allo svizzero non sarebbe venuta la tentazione, ma si tratta ovviamente di una provocazione. E come Schar, poco dopo è stata fatta fuori dalla corsa anche Letizia Borghesi.

Anche Borghesi (qui al trofeo Binda) espulsa dal Fiandre per lancio della borraccia
Anche Borghesi (qui al trofeo Binda) espulsa dal Fiandre per lancio della borraccia

Sono stati scritti commenti e lettere piene di sentimento, ma è come cercare di intenerire l’agente di Polizia che ti ha pizzicato con il laser: non attacca e non serve. Mentre forse è utile cercar di capire che cosa ci sia a monte dei vari provvedimenti dell’Uci in tema di sicurezza. E come certe decisioni vengano prese (sembrerebbe) in barba agli accordi raggiunti.

Trentin racconta

«Quando si è parlato di queste cose – racconta Trentin, che ha smaltito la rabbia del Fiandreavevamo raggiunto l’accordo con tutte le parti che non fosse giusto gettare le borracce nei posti in cui fosse impossibile raccoglierle. Ma ricordo che dicemmo di sì alla possibilità di darle al pubblico. Invece questi qui si sono riuniti con le rappresentanze nostre e dei gruppi sportivi e hanno votato il divieto di borracce al pubblico, inserendo anche sanzioni così dure. Sono furibondo. E chi c’era non ha detto una sola parola».

Bugno e Salvato, presidenti del Cpa e dellAccpi, l’associazione dei professionisti italiani
Bugno e Salvato, presidenti del Cpa e dell’Accpi

Le tavole della legge

Le informazioni a corridori e gruppi sportivi in merito alle nuove norme sulla sicurezza sono arrivate in un file pdf di 5 slide. Come tavole della legge, con tanto di illustrazioni, come si fa con i bambini dell’asilo con le istruzioni per lavarsi le mani. In ogni caso, il messaggio è chiaro. Si parla delle posizioni bandite in bicicletta e appunto dell’aspetto ecologico dello sport. Con il divieto di lancio di rifiuti e borracce e l’obbligo di servirsi delle aree verdi che gli organizzatori dovranno predisporre. Le borracce si potranno consegnare in mano agli arrivi, fermandosi. E quando la norma è stata votata e con essa il sistema delle sanzioni, come dice Trentin, non c’era nessuno ad opporsi.

C’era il Cpa

Oltre ai tecnici dell’Uci che hanno preso la decisione, a quel tavolo c’era Gianni Bugno, presidente del Cpa, in rappresentanza dei corridori. E’ lui per primo a dire di essere stato convinto dagli argomenti dell’Uci. Ma se sei rappresentante dei corridori e viene votata una norma diversa da quanto si è concordato, è giusto andare avanti?

«Il primo punto riguardava il rispetto per l’ambiente – spiega – e ci è stato confermato che alcuni Comuni in Francia rifiutano il passaggio delle corse, dicendo che il ciclismo è uno sport che inquina. Sappiamo che non è così, ma per non dare adito a certi pretesti, abbiamo approvato che i rifiuti si gettano solo nelle aree verdi. Quando poi si è parlato di dare le borracce al pubblico e hanno previsto l’espulsione, ho votato a favore. Mi hanno convinto con le loro motivazioni. Se il corridore lancia la borraccia e un bimbo per raccoglierla scende dal marciapiede e viene travolto dalla moto di un fotografo? L’espulsione è una sanzione severa, ma è il modo per far perdere le cattive abitudini. La borraccia puoi darla quando ti fermi. Se rallenti e la dai a un bambino, non è lanciarla. So che i corridori sono a favore del dare le borracce ai tifosi e contro il lancio inutile. Le loro obiezioni sono pertinenti, ma non si devono creare situazioni pericolose. Hanno lavorato bene sulla sicurezza, su questo aspetto non c’entrano nulla».

La slide in cui si comunica a team e corridori il divieto di lancio della borraccia
La slide in cui si comunica a team e corridori il divieto di lancio della borraccia

Come rimediare?

In realtà c’entrano, perché ne fanno le spese. E ci sarà da vedere cosa accadrà quando il giudice vedrà un corridore rallentare e porgere la borraccia al bambino di turno. Lo sanzionerà o non valuterà il gentile passaggio come un lancio? E poi è davvero giusta l’espulsione?

«Sulle sanzioni – dice Bugno – cercheremo di intervenire il 14 aprile alla riunione del Ccp, il Consiglio del ciclismo professionistico. I giudici devono applicare le nuove regole che ai corridori sono state inviate. Non è facile nemmeno per la giuria».

Il commento di Trentin giunge lapidario. «Il guaio – dice – è che chi fa le regole non capisce niente di ciclismo. Non è mai successo un incidente come quello di cui hanno parlato, mentre succede spesso che si condividano delle decisioni e poi si faccia il contrario».