«Dopo il Giro d’Italia ero talmente stanco che la mia muscolatura si era accorciata e così in accordo con i tecnici, ho abbassato un po’ la sella. Poi, una volta recuperato, l’ho rimessa nella sua posizione alla ripresa delle preparazione». Parole di Marco Frigo, giovane corridore della Israel-Premier Tech, che nel parlare della sua preparazione in vista della stagione ci ha raccontato questo aneddoto tecnico della scorsa estate.
Ma Frigo non è e non è stato il solo ad aver apportato dei piccoli interventi di posizione e quindi biomeccanici al variare della condizione fisica. E di questo tema parliamo con Alessandro Colò.
Colò è un ex corridore che si è laureato in Ingegneria e da qualche anno dirige un importante centro dedicato al ciclismo a 360 grandi, Body Frame. «Ho un centro a La Spezia – dice – dove mi avvalgo della collaborazione di un osteopata, un tecnico fisioterapista, un nutrizionista e un preparatore. In più ci sono io che curo la biomeccanica».
Alessandro, partiamo dalla storia di Frigo. Si fanno spesso interventi simili?
Spesso no, in quanto parliamo comunque di livelli molto alti, estremi. Interventi che hanno senso appunto per i pro’, per i corridori che hanno una certa sensibilità, ma non avrebbero senso per gli amatori. Parliamo di millimetri: 2-5 millimetri al massimo. Quindi non sono cambiamenti che ti stravolgono la posizione.
Cosa sarebbe successo ai muscoli di Frigo se avesse continuato a pedalare con la sella “pre-Giro” e i muscoli “corti”?
Nulla di particolarmente importante. E’ come se avesse pedalato con la sella leggermente più alta e quindi il suo bacino avrebbe oscillato un po’ di più sulla sella stessa. Ma sono soprattutto sensazioni. E bisognerebbe chiederle a lui. Il difetto maggiore in cui poteva incorrere sarebbe stato quello di perdere un po’ della rotondità della pedalata.
Come fai tu per capire se un atleta ha bisogno di variare la sua altezza di sella?
Posso spiegare il mio metodo per individuare l’altezza di sella. Un metodo che ha tre step principali. Il primo: misuro l’altezza del cavallo con la classica formula dell’altezza moltiplicata per 0,885. Già così ottengo una buona approssimazione, con una tolleranza di 1-2 centimetri. Il secondo step: è l’utilizzo del simulatore. Prima però, per affinare il tutto, analizzo le scarpe e i pedali che usa e la sua flessibilità. Chiedo che tipo di attività svolge e a che livello: è un pro’, un cronoman, un triathleta… A quel punto lo faccio pedalare sul simulatore e misuro gli angoli, il più importante dei quali è quello tra tibia e femore, che deve stare entro certi parametri, e a cascata quello della caviglia. In particolare quando poi analizzo il piede con dei sensori vedo due parametri: la rotondità della pedalata e la curva di coppia della spinta. Il terzo step: è quello del sensore pressorio della sella. Questo mi permette di misurare i punti di pressione delle ossa ischiatiche sulla sella. Più il ciclista oscilla e più è alto.
Un’analisi approfondita…
In questo modo riduciamo o annulliamo la quel margine d’errore che emerge dalla formula inziale.
Anche Pozzato era solito intervenire sulla posizione nel corso della stagione. Quando dimagriva abbassava la sella…
Anche qui ha senso, ma sempre per un pro’. E anche in questo caso parliamo di millimetri. Perdendo peso, diminuisce lo spessore dermatologico, tra cute, liquidi, adipe. Questo spessore si riduce e per mantenere gli stessi angoli deve alzare quel po’ la sella. In questo caso lo strumento della misura della pressione è molto utile.
Ci sono delle formule per quantificare la resa effettiva di questi cambiamenti? Quanti watt rende di più l’atleta?
Direi di no, sono interventi che puntano soprattutto sulle sensazioni di comfort. Ripeto: siamo nell’ordine di pochi millimetri.
Capitano mai casi simili nel tuo centro?
Più che altro io consiglio sempre di fare un controllo nel corso dell’anno. La prima visita biomeccanica si fa ad inizio stagione, quando arrivano le bici nuove e i nuovi materiali. Poi un controllo andrebbe fatto adesso, a febbraio, prima dell’inizio delle corse. E un altro a maggio-giugno, nel pieno dell’anno, quando in teoria si è al massimo. Con il peso giusto, la muscolatura pronta, un certa flessibilità… Io consiglio questi controlli sin dalla categoria juniores. Chiaramente parliamo di controlli a parità di materiale e componenti. Altrimenti va rivisto il tutto.
Qual è un intervento che fai frequentemente?
Quello di abbassare il manubrio, nel corso dell’anno si può ridurre anche di 5 millimetri. E non è sbagliato neanche il caso di Frigo, ma come ripeto è molto legato alle sensazioni dell’atleta. Altra cosa: se si alza o abbassa la sella bisognerebbe intervenire anche sull’inclinazione della sella stessa. Se si abbassa, bisognerebbe anche abbassarla appena in punta. Mentre sono contrario a ritoccare l’arretramento nel corso della stagione.