E Germani presenta la Groupama-FDJ a Matteo Milan

22.08.2025
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Matteo Milan arriva alla Groupama-FDJ. Giusto qualche giorno fa, dopo che era uscita la news di questo passaggio dalla continental della Lidl-Trek alla WorldTour francese, ne avevamo parlato col diretto interessato. Adesso invece andiamo oltre e in qualche modo già lo portiamo in Francia.

A fargli da Cicerone è Lorenzo Germani, l’italiano del team: Lorenzo che proprio in questi giorni purtroppo non se la sta passando benissimo. Il ciociaro ha dovuto lasciare anzitempo il Tour du Limousin a causa di una caduta nella quale ha riportato problemi alle costole e una forte botta all’inguine. Nonostante questo non ha perso la voglia (e il buonumore) per accogliere Matteo Milan.

Tra l’altro la foto d’apertura che ritrae Lorenzo col microfono in mano è perfetta per l’occasione. Quel giorno, era la tappa finale del Giro d’Italia, lo speaker lo chiamò giusto per presentare la sua squadra, i suoi compagni al pubblico romano. Chi avrebbe mai detto che quello scatto sarebbe stato premonitore?

Matteo Milan (classe 2003) ha firmato un triennale con la Groupama-FDJ Tours (foto Paris Tours Espoirs)
Matteo Milan (classe 2003) ha firmato un triennale con la Groupama-FDJ Tours (foto Paris Tours Espoirs)
Lorenzo, tu sei qui alla Groupama-FDJ già da diversi anni, sei ormai quasi un veterano, visto le rotazioni che ci sono. Che squadra è la Groupama per un ragazzo che arriva e vuole fare bene?

Una squadra che ti permette di crescere con, tra virgolette, la giusta pressione. Nel senso che non c’è quella pressione che deve esserci per forza: il risultato prima di tutto. In alcune squadre si sente questo tipo di stress, intenso, che viene posto dai direttori o da chi dirige. Invece a noi viene messa la pressione giusta dal punto di vista della crescita.

Qual è la giusta pressione?

Secondo me è quella che ti fa crescere, perché se uno dà tutto non c’è bisogno di mettergli pressione in più. Quando gareggi dai tutto te stesso, perché la prima cosa che vuoi è il risultato personale. Prendere la pressione in modo negativo non fa altro che peggiorare la situazione psicologicamente. Matteo troverà un ambiente molto familiare, sia a livello di staff che dirigenziale, e al tempo stesso molto professionale. Qui si vede molto l’aspetto umano, soprattutto con i giovani: la crescita è la parte più importante.

Insomma è la squadra ideale…

Per me sì, perché potrà fare certe corse, avere i suoi spazi. Qui un’opportunità alla fine c’è sempre e, ripeto, non avrà uno stress eccessivo.

Tu ci raccontasti del centro della vostra squadra? C’è una vera e propria sede: immagini che lui al primo anno ci starà parecchio?

No, Matteo essendo nel WorldTour non è obbligato a stare lì.

Ma magari una settimana gliela consiglieresti per entrare nel mood della squadra, anche se non è nella Continental?

Sinceramente no, perché il clima e i percorsi per allenarsi non sono super… Almeno per tempi prolungati. Anche se le strade sono belle. Magari gli potrebbe essere comodo inizialmente per qualche aspetto legato allo staff, ma non penso gli sia necessario. Lì ci sono gli uffici degli allenatori e i ragazzi della continental, ma al di fuori di questo non ci vedo tutta questa utilità.

Convivialità, ambiente familiare e professionalità: Matteo Milan troverà tutto ciò secondo Germani (foto Instagram)
Convivialità, ambiente familiare e professionalità: Milan troverà tutto ciò secondo Germani (foto Instagram)
Lorenzo, torniamo al discorso della giusta pressione: tradotto poi in concreto che cosa è? Non è il diktat “devi vincere la Sanremo” o andare forte per forza, ma obiettivi alla portata?

Esatto, ci sono obiettivi concreti. Magari non sarà bello da dire, ma è vero che in alcune corse sappiamo già chi vince o quasi. Alcune volte è giusto andare in gara sapendo dove ti collochi. Sapendo qual è il “tuo posto”. A quel punto sai anche quale obiettivo è fattibile. E su quello punti, piuttosto che pensare di spaccare il mondo e ritrovarti con un pugno di mosche in mano.

Tu conosci un po’ Matteo Milan?

No, e a memoria penso che non abbiamo mai corso insieme. Da quando ho saputo che sarà alla Groupama-FDJ c’è stato uno scambio di follow reciproco, però non abbiamo ancora parlato. Magari ci vedremo a Besancon, sede del team. Posso dire che sono davvero contento che sia venuto con noi e di avere dopo tanti anni un compagno di squadra italiano. Certo in Italia siamo un po’ distanti per allenarci insieme. Lui è del Nord e io sono parecchio più giù (Germani vive a Cassino, in provincia di Frosinone, ndr)

Da un punto di vista tecnico pensi che con la vostra bici, la Wilier, Matteo si troverà bene? Lui è uno grosso, potente…

La nostra è una bici (la Wilier Filante, ndr) molto versatile, quindi adatta a qualsiasi situazione. È abbastanza leggera e allo stesso tempo aerodinamica e rigida. Soprattutto le ruote sono molto rigide e vanno bene dappertutto. E questo per uno come lui è importante. Matteo può stare tranquillo: a livello di materiale trova componenti che gli si addicono.

Sicuramente Matteo sarà chiamato a fare qualche corsa della Coppa di Francia. In questo senso cosa gli vuoi dire?

Penso che siano le corse molto adatte al suo profilo. Da quello che ho visto è veloce, ma tiene sui percorsi un po’ più duri. Quindi ottimo direi… In più, avendo disputato parecchie gare di categoria .2 si troverà bene, sia dal punto di vista altimetrico che tattico.

Matteo Milan, rispetto al fratello Jonathan è più “passista” e meno velocista. Non a caso eccolo lo scorso anno agli europei gravel (foto Instagram)
Matteo Milan, rispetto al fratello Jonathan è più “passista” e meno velocista. Non a caso eccolo lo scorso anno agli europei gravel (foto Instagram)
Lorenzo, che consiglio ti senti di dargli per approcciare al meglio la Groupama-FDJ?

Io la vedo come una squadra molto aperta e familiare ed è una cosa che a me piace. Quindi il consiglio è di integrarsi bene e in fretta, perché danno grande importanza all’aspetto umano. E’ importante anche che sappia parlare francese, tanto più che si è impegnato per tre anni. Deve fare uno sforzo a livello di lingua. Se lo ritroverà e sarà anche più sereno.

E’ una squadra dove se hai un problema, magari una tattica su cui non sei d’accordo, un fraintendimento, un problema con la bici… lo puoi dire in modo sincero oppure è meglio tenerselo?

Può stare tranquillo e parlare. Qui sono aperti al dialogo. E’ importante per entrambi, per lui e per la squadra, perché alla fine l’interesse è che il corridore vada forte. Se una cosa può aiutarlo ad andare più forte è tutto a suo vantaggio.

Ultima domanda. Ma la pasta ormai la fanno bene? Può stare tranquillo Matteo Milan?

Sì, sì… i cuochi la fanno bene. Mi hanno detto che è arrivato uno nuovo che la scuoce un po’, ma appena lo becco lo metto in riga!

Tre anni con la Groupama: il giovane Milan si mette in proprio

18.08.2025
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La notizia che Matteo Milan lascerà l’ambiente Lidl-Trek per un contratto triennale nel WorldTour con la Groupama-FDJ è stata fra quelle che è passata nei giorni alla vigilia di Ferragosto. Il cambiamento è importante e fa capire che il giovane friulano, 22 anni e ottimi numeri, abbia scelto di investire su se stesso (in apertura, l’immagine ufficiale della vittoria a Jons nell’Alpes Isere Tour).

Nella Lidl-Trek che ha già Mads Pedersen e suo fratello Jonathan, l’unico spazio possibile sarebbe stato probabilmente il treno di uno dei due. E forse prima di mettersi a tirare le volate per altri, Matteo vorrà provare a farle per sé. Non è un mistero che la Groupama, chiuso il capitolo Demare, volesse rifondare il settore velocità, per questo lo scorso anno era stato sondato anche Daniele Bennati. Investire sul giovane friulano è il segnale che l’obiettivo rimane.

La scelta della Groupama è stata di Matteo, dopo aver consultato la famiglia: il fratello Jonathan, la madre Elena e il padre Flavio
Insomma Matteo, dopo l’inglese, ti toccherà imparare anche il francese?

Eh sì, ci sto provando (ride, ndr), ho già iniziato a studiarlo. Sarà un’esperienza nuova, una lingua nuova, un obiettivo che mi sono posto per i prossimi anni.

Come è andata? Tre anni di WorldTour sono un bel margine di sicurezza…

Era una mia piccola richiesta. Qualunque fosse la squadra, avrei voluto un contratto lungo. Non si tratta di avere meno pressioni, perché quelle ci saranno in ogni caso, piuttosto si tratta di non avere troppa fretta nel fare le cose. Due anni nel WorldTour passano facilmente. Il primo serve per ambientarsi e scoprire nuove corse. L’anno dopo sei già lì a dover fare risultato perché devi rinnovare il contratto. Non volevo ritrovarmi con l’acqua alla gola già dal secondo anno e la mia visione ha coinciso con quella della squadra. Cioè fare un nuovo step con un velocista giovane, in un gruppo di corridori giovani.

Si vuole ricreare il gruppo degli uomini veloci?

Vogliono riassortire il reparto. Io nel frattempo ho un po’ rivisto il mio identikit di corridore, dopo qualche mese in cui facevo fatica a trovare una dimensione precisa. Dall’anno scorso ho un po’ cambiato me stesso e ho preso la direzione di diventare velocista, anche perché i risultati portavano a quello. Le mie sensazioni erano migliori nelle volate e quindi mi sono detto di puntare su questo, sapendo che però tengo un po’ meglio in salita. Riesco ad arrivare con gruppi più selezionati, in cui le volate posso essere diverse da quelle di gruppo compatto. Credo di poter diventare un velocista completo.

Lasci la Lidl-Trek in cui sei cresciuto: una scelta difficile?

Il mio obiettivo era trovare la strada e la Groupama mi ha offerto l’opportunità di cercarla, assecondando e condividendo l’idea di percorso che ho sulla mia carriera. Hanno visto in me del buono, sono arrivati veramente in piena. Hanno spinto per avermi, forse perché hanno visto che in Francia ho fatto dei buoni risultati. La squadra punta alle corse di casa, hanno forte l’appartenenza al ciclismo francese e hanno voluto un corridore che possa fare bene anche sui loro percorsi.

Tre anni di WorldTour sono un bel contratto, ma anche un bell’impegno. Dove credi di dover crescere per sopportare bene l’impatto?

Secondo me sarà importante avere un buon feeling con la squadra e con i corridori: alla fine, è tutto quel che serve. Ci sono velocisti e velocisti. Qualcuno ha bisogno di meno supporto, qualcuno di più. Io devo ancora capire quello che sono. Per i prossimi anni cercherò di essere supportato il più possibile dalla squadra. E se trovi corridori affiatati che come te vogliono fare il meglio in volata e si crea un bell’ambiente, sicuramente si fa uno step in più e magari si diventa anche più veloci.

Jonathan ti ha aiutato nella scelta? Ne avete parlato?

Certo che mi ha aiutato. Mi ha aiutato lui, come tutta la famiglia, anche se poi la scelta finale ovviamente l’ho fatta io. Un punto di vista esterno ci sta sempre bene e mio fratello mi ha aiutato anche in questo. Vedevo che la Groupama è una delle squadre più solide, che esiste da tanto e negli anni ha avuto dei buonissimi velocisti come Demare. Io da parte mia ho questa attitudine per le volate e anche per le classiche e i nostri progetti si sono sposati.

Il 2025 si concluderà con la Parigi-Tours U23: lo scorso anno ci fu la coda degli europei gravel di Asiago (foto Paris Tours Espoirs)
Il 2025 si concluderà con la Parigi-Tours U23: lo scorso anno ci fu la coda degli europei gravel di Asiago (foto Paris Tours Espoirs)
Hai parlato direttamente con Madiot o con Philippe Mauduit?

Con Philippe, si occupa lui della gestione sportiva. Mi sono tanto affidato a lui, anche perché parla bene anche l’italiano, e al fratello di Pinot che segue la preparazione.

Come proseguirà ora la tua stagione?

Ho il mio programma con la Lidl-Trek. La prossima corsa sarà il Tour Poitou Charentes dal 26 agosto. Poi farò il Giro del Friuli e tutta la parte finale con le classiche italiane, il Piccolo Lombardia, la Coppa Città di San Daniele e la Paris-Tours U23.

In allenamento vi capiterà di sfidarvi di certo, immagini che il prossimo anno potresti ritrovarti in volata contro Jonathan il grande?

Spero magari di non trovarmici da subito (ride, ndr). Magari sarebbe meglio all’inizio fare un paio di corse differenti, giusto per avere il tempo di ambientarmi e prendere le misure. Però sarà divertente. Lo sto studiando negli allenamenti che ogni tanto facciamo insieme. Sto studiando la tattica per battere mio fratello…

Bessega prende le misure alla Lidl-Trek Future Racing

08.01.2025
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Andrea Bessega è uno degli ultimi ragazzi italiani che è passato under 23 in un devo team. Il giovane talento che ha corso i due anni da juniores nella Borgo Molino Vigna Fiorita ora si trova alla Lidl-Trek Future Racing (in apertura foto Lidl-Trek). La formazione di sviluppo del team americano nata lo scorso anno e che ha già raccolto tanti risultati di prestigio, tra i quali la Paris-Roubaix Espoirs. Bessega entra così fra i tredici ragazzi da guardare con particolarmente attenzione. In Italia si era già messo in mostra, conquistando diverse corse nazionali e ben figurando in alcuni appuntamenti di Nations Cup. 

La Lidl-Trek Future Racing è nata nel 2024 come devo team della formazione WorldTour (foto Lidl-Trek)
La Lidl-Trek Future Racing è nata nel 2024 come devo team della formazione WorldTour (foto Lidl-Trek)

Ogni cosa al suo posto

Quello di Bessega è un bel salto, importante, che arriva in un momento delicato della carriera. Nei mesi che hanno portato alla fine dell’anno solare ha già avuto modo di mettersi in contatto con la nuova squadra e di vivere le prime esperienze con loro. 

«Il primo ritrovo ufficiale – racconta – è stato nel mese di ottobre a Bergamo, dove siamo stati per quattro giorni. Lì mi hanno dato la bici per svolgere i primi allenamenti, mi hanno preso le misure e ho conosciuto un po’ lo staff della squadra. Ero emozionato all’idea di conoscere tutti, ma mi hanno accolto bene. Ho avuto conferma del bell’ambiente che si respira anche al ritiro di dicembre. In squadra il clima è ottimo, la cosa bella è che noi ragazzi dobbiamo solamente pedalare. A tutto il resto ci pensa il team». 

Matteo Milan ha accolto Bessega nel team, i due hanno corso nella stessa squadra da allievi
Matteo Milan ha accolto Bessega nel team, i due hanno corso nella stessa squadra da allievi
Che primo impatto è stato?

Il salto tra una formazione juniores e un devo team è enorme. La Borgo Molino è una squadra a nucleo familiare, ci si conosce tutti. Nella Lidl-Trek Future Racing non siamo tanti, ma si vede che il mondo che c’è dietro è grande. Senti di essere collegato al WorldTour. 

Ti sei ambientato subito?

Devo ammettere che mi sono ambientato subito, anche grazie alla presenza di Matteo Milan. Abbiamo corso nella stessa squadra quando eravamo allievi. Lo staff è composto da molti italiani, quindi l’impatto è attutito. Si parla spesso con la nostra lingua e questo aiuta. L’inglese lo so ma è ancora da affinare.

Bessega è passato under 23 dopo due stagioni interessanti da juniores (foto Lidl-Trek)
Bessega è passato under 23 dopo due stagioni interessanti da juniores (foto Lidl-Trek)
Hai parlato con Matteo Milan, ti ha dato dei consigli?

Sì. Nel ritiro di dicembre eravamo in stanza insieme. Penso che essere affiancato da un ragazzo che conosco e che ha già vissuto il team dall’interno sia stato fondamentale. Mi ha spiegato un po’ di cose essenziali. Ad esempio che la sera bisogna andare a cena tutti vestiti uguali, oppure di non farsi prendere la mano in allenamento e seguire i propri lavori. 

A proposito, chi è il tuo preparatore?

Matteo Azzolini, che è lo stesso di Matteo Milan e di altri corridori tra WordTour e team femminile. Mi sto trovando bene con lui, anche se non abbiamo fatto ancora tante cose. Durante il ritiro di dicembre tra incontri e shooting fotografici ci siamo allenati qualche giorno di meno. Adesso, a gennaio, potremo concentrarci solo sulla bici. 

Nel primo ritiro di dicembre ha preso confidenza con dei nuovi metodi di allenamento (foto Lidl-Trek)
Nel primo ritiro di dicembre ha preso confidenza con dei nuovi metodi di allenamento (foto Lidl-Trek)
Come stai svolgendo la preparazione, c’è qualche novità?

A dicembre abbiamo fatto dei test e qualche uscita tutti insieme. Per il resto ognuno ha il suo programma. Arrivo da anni in cui non mi sono mai allenato “seriamente”. Il salto da questo punto è evidente, ora inizio a fare dei lavori specifici e tanto altro. 

In che senso?

Prima di quest’anno non avevo mai fatto determinati esercizi, come le variazioni di ritmo in salita, i 30/30 oppure i 40/20. Sono lavori abbastanza semplici, diciamo che principalmente servono le gambe. 

Bessega ha avuto modo di conoscere e maneggiare anche la nuova Madone (foto Lidl-Trek)
Bessega ha avuto modo di conoscere e maneggiare anche la nuova Madone (foto Lidl-Trek)
Ci sono altre cose che stai imparando a gestire?

Ad esempio l’alimentazione, negli anni precedenti non curavo questo aspetto. Ora con la Lidl-Trek ho fatto un piano alimentare maggiormente curato. 

Con la bici come ti sei trovato?

Bene, la Trek l’avevo usata solo da allievo per sei mesi. Per il resto non ci ho mai pedalato sopra, direi che va tutto bene. Il nuovo modello è molto reattivo e leggero. Anche con il nuovo gruppo SRAM mi sto trovando molto, soprattutto in frenata. 

La Lidl-Trek Future Racing del 2025 è composta da 13 ragazzi di 10 nazionalità diverse (foto Lidl-Trek)
La Lidl-Trek Future Racing del 2025 è composta da 13 ragazzi di 10 nazionalità diverse (foto Lidl-Trek)
Sei in squadra con tanti ragazzi stranieri, anche se alcuni li conoscevi già…

Penso che il fatto di avere molti corridori di diverse nazionalità non sia un problema. Anzi, è un modo per parlare in inglese. Tra di noi parliamo molto, soprattutto con quelli più esperti. Per il momento ho legato molto con Alvarez e Grindley, gli altri ragazzi classe 2006 come me. Ho corso spesso contro di loro, quindi già li conoscevo. 

Prossimo appuntamento?

Adesso torniamo in Spagna per un altro ritiro, alla fine del quale faremo una gara tra quelle della challenge di Maiorca per testare la gamba.

Matteo Milan, le somme di fine stagione e le idee per il 2025

19.10.2024
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Con l’europeo gravel di Asiago, anche Matteo Milan ha chiuso la prima stagione nel devo team della Lidl-Trek. C’era curiosità attorno al fratellino di Jonathan e la prima strategia messa in atto dalla squadra americana è stata farlo sentire desiderato per quello che è e non per suo fratello (in apertura i campionati italiani U23 di Trissimo, immagine photors.it). 

«Quello che ho apprezzato – conferma con la fluida parlata friulana – è stato che appena sono entrato mi hanno detto: “Ti abbiamo preso perché sei Matteo e non il fratello di Jonathan. Perché hai i numeri, perché crediamo in te e sappiamo che puoi far bene”. Questa cosa mi ha fatto super piacere e mi ha fatto credere in questa realtà».

Gli europei grave di Asiago sono stati l’ultimo impegno per il 2024 (foto Instagram/Matteo Milan)
Gli europei grave di Asiago sono stati l’ultimo impegno per il 2024 (foto Instagram/Matteo Milan)
Il tuo 2024 conta 55 giorni di corsa: non sono pochi.

Anche perché fatti senza ovviamente una grande corsa a tappe, per cui sono davvero tanti. Bisogna contare almeno tre giorni in più per ogni corsa, per cui sono stato davvero tanto fuori da casa.

Cosa ti pare di questo primo anno?

Sono entrato con un po’ di aspettative su me stesso e volevo dimostrare alla squadra di essere costante: un corridore solido. Volevo anche far vedere la mia personalità e credo che sono riuscito a tirarla fuori. Ho dimostrato di essere sempre presente e disponibile per tutte le corse. Mi sono messo a disposizione quando c’erano dei buchi, perché magari qualcuno si ammalava. Per questo ho partecipato a tre corse a tappe che non avevo in programma. Sono stato anche contento di questo, perché le opportunità escono così e infatti dopo sono usciti i risultati. E’ stato davvero bello entrare in una famiglia come la Lidl-Trek, in cui siamo trattati come professionisti.

Che calendario ti hanno proposto?

Ho corso spesso con i professionisti. Ovviamente il livello è altissimo, davvero uno step in più. Penso che quest’anno sia stato un rodaggio, perché non mi aspettavo di correre così tanto con i grandi e gli sforzi si sono fatti sentire. Quando fai cinque giorni di corsa a tappe con loro, come è successo al Giro di Danimarca, alla fine è bella tosta. Questo sicuramente mi ha dato una marcia in più e il prossimo anno voglio sfruttarla.

Pensi che l’adattamento più impegnativo sia atletico o legato allo stare in corsa?

Fisicamente non mi pare che ci siano stati grandi problemi. Il punto è capire come muoversi in corsa, gli sbagli che ho fatto e che farò, da cui dovrò imparare. Tra i professionisti si corre in modo diverso, bisogna limare di più. Se fai un errore, se ad esempio scatti troppo presto, stai sicuro che la paghi. Bisogna stare attenti a tutto e io credo di aver iniziato a capire come muovermi a fine stagione. Questo è lo step maggiore. Gestirsi, imparare a conoscersi bene e conoscere gli avversari. E come da questo tirare fuori alla fine un risultato.

Hai avuto un tecnico di riferimento?

Ognuno ha il suo, io ho Sebastian Andersen. Poi ho l’allenatore, che sempre fa parte della squadra, ed è Matteo Azzolini.

Ti sei chiesto se quest’inverno ci sarà da cambiare qualcosa per continuare a crescere?

Ci ho ragionato molto. Ho esaminato l’annata: quello su cui avevo puntato e quello su cui vorrei puntare. Voglio cambiare qualcosa, provare a specializzarmi. L’anno scorso ero entrato con idee non chiarissime sui miei obiettivi. Quest’anno ho visto dei risultati in un preciso tipo di corsa. So che in salita faccio ancora tanta fatica, quindi per il prossimo anno vorrei lavorare di più sulla parte veloce e sulla pianura. Vorrei essere più esplosivo, per cui anche durante l’inverno vorrei lavorare non solo sulla classica Z2, di cui si parla tanto, ma su tutto: anche sulla soglia. Perché alla fine per alzare la Z2 bisogna alzare anche la soglia. Mi piacerebbe provare a tenere sugli strappi e giocarmela negli sprint.

A Grosseto, quarto posto per Matteo al tricolore crono, in una giornata storia
A Grosseto, quarto posto per Matteo al tricolore crono, in una giornata storia
Il 2024 ti ha portato anche il quarto posto agli italiani crono: ti ha stupito?

Un po’ sì, perché quel giorno non stavo bene e non sono riuscito ad esprimermi come volevo. L’anno prossimo mi voglio preparare meglio perché la crono è una disciplina che mi piace. E’ spingersi al massimo di se stessi, mi piace molto ed è allenante per tutto il resto. L’anno prossimo le cronometro saranno sicuramente un mio obiettivo.

A parte i tricolori, hai corso in Italia solo il Giro del Friuli, Larciano e gli europei gravel: com’è correre tanto fuori?

Mi piace tantissimo. L’unica cosa che forse mi manca è che ogni tanto vorrei competere a livello under 23. Credo di avere buoni numeri, però se vai sempre in mezzo ai professionisti, il livello è troppo alto e c’è da sgomitare. Ho corso il Giro del Friuli ed è stata una bellissima corsa tappe, mi sono divertito. Quando in corsa riesci anche a divertirti e a non subire soltanto il ritmo degli altri, le sensazioni sono migliori. Però è vero che correre all’estero ti svolta come corridore. Le gare U23 in Italia non hanno lo stesso livello, non si corre come fra i professionisti ed è quello che si rivela più allenante per un futuro da professionista. Magari però un Giro d’Italia U23 potrebbe starci bene…

La Gand Wevelgem e poi la Roubaix: nel 2024 Matteo ha corso entrambe le prove per U23 (foto Instagram/Matteo Milan)
La Gand Wevelgem e poi la Roubaix: nel 2024 Matteo ha corso entrambe le prove per U23 (foto Instagram/Matteo Milan)
Nelle prossime settimane, riuscirai ad allenarti un po’ con Johnny oppure ognuno fa la sua vita?

Durante l’off-season, entrambi non ci alleniamo. Lui in questi giorni è stato al mondiale su pista (ieri sera Jonathan ha vinto il mondiale dell’inseguimento con tanto di record del mondo, ndr), io a casa. Quando torna, parte per le vacanze. E quando torna lui, vado in vacanza io, perché è stato un anno lunghissimo, iniziato a novembre con la preparazione e finito a ottobre con le ultime corse. Devo staccare, fare qualcos’altro che non sia solo bici. Finirà che ci vedremo direttamente in Spagna. Probabilmente si esce di più insieme quando siamo in ritiro che quando siamo a casa.

Mentre Jonathan vince, l’altro Milan inizia a emergere

27.05.2024
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Mentre al Giro d’Italia Jonathan Milan collezionava vittorie, suo fratello Matteo si è messo in bella mostra alla Fleche du Sud, conquistando due podi parziali in un contesto rilevante. Per il 21enne corridore del devo team della Lidl-Trek sono stati i migliori risultati di una stagione vissuta quasi interamente all’estero, in gare dove si è sensibilmente alzato il livello come d’altronde era da aspettarsi dopo il cambio di squadra.

Il più giovane dei Milan si era già messo in evidenza con buoni risultati, ma soprattutto il suo nome inizia a circolare sempre più frequentemente nell’ambiente perché non si tratta del classico “fratello d’arte”. Nelle chiacchiere fra addetti ai lavori circolano notizie strabilianti sui suoi valori di allenamento, per alcuni versi superiori a quelli dello stesso olimpionico di famiglia il che fa ben sperare per il suo futuro.

La volata vincente di Teutenberg. Milan è immediatamente dietro, terzo dopo averla tirata (foto Editpress)
La volata vincente di Teutenberg. Milan è immediatamente dietro, terzo dopo averla tirata (foto Editpress)

Matteo intanto si gode i suoi primi bagliori di notorietà, contento ma certamente non appagato di quel che è riuscito finora a fare: «Per essere appena arrivato nel team posso dire che è stata finora una stagione abbastanza fortunata. Sono al primo anno qui e da questa esperienza ho per ora tirato fuori tutto il meglio. Non dimentichiamo che anche il gruppo è giovanissimo, ci siamo ritrovati tutti insieme interagendo spesso con la squadra maggiore, com’è capitato a me in un paio di classiche belghe. Io mi sono messo a disposizione degli altri, nel team c’è un grande rapporto di fiducia reciproca».

Rispetto allo scorso anno quand’eri al Cycling Team Friuli hai cambiato preparazione?

Sì, ora sono seguito da Matteo Orsolini che non ha stravolto quello che facevo precedentemente. Appena arrivato al team sono stato sottoposto a specifici test che hanno evidenziato valori molto alti, in base a quelli è stata sviluppata una tabella per farmi crescere il più possibile, ma in maniera graduale. Effettuo allenamenti mirati per progredire verso i miei limiti.

Il friulano si sta prodigando per il team, ma ha anche le sue occasioni per emergere
Il friulano si sta prodigando per il team, ma ha anche le sue occasioni per emergere
Con tuo fratello che cosa avete in comune e di diverso?

In comune abbiamo sicuramente la genetica… Anche se fisicamente siamo diversi, lui è più alto di me di 10 centimetri e anche nel peso ci saranno almeno 7 chili di differenza. Rispetto a lui, anche per questioni fisiche, ho più resistenza in salita, lui invece è più velocista puro e si vede dai valori che esprime allo sprint, per me irraggiungibili. Ma questo è un aspetto importante, perché io non voglio essere come lui, ho caratteristiche diverse e voglio seguire una mia strada.

Chi ha iniziato prima?

Lui, è più grande di età. La storia è ormai nota, l’esempio di papà ci ha contagiato, ma da parte sua non c’è mai stato un accenno di pressione, né in un senso né nell’altro. Io ho seguito mio fratello perché piaceva anche a me andare in bici, tutto qua.

Jonathan e Matteo Milan, due fratelli che stanno seguendo carriere parallele
Jonathan e Matteo Milan, due fratelli che stanno seguendo carriere parallele
Com’è stata la corsa lussemburghese?

Era una classica corsa a tappe del Nord, io venivo dal Tour de Bretagne dove avevo lavorato per i compagni tirando fuori comunque un 9° posto parziale che mi aveva detto che la forma stava arrivando. Ma soprattutto trovando un feeling con i compagni. Nella prima frazione io ho lavorato per Tim Torn Teutenberg tirandogli la volata, abbiamo visto che facevamo la differenza e alla fine lui ha vinto e io ho fatto terzo. E’ stato davvero bello, per me è stato come se avessi vinto io.

Inizi quindi a fare esperienza anche di treni per la volata…

Sì, la tappa finale ne è stata la più chiara dimostrazione. Abbiamo lavorato benissimo, sviluppando una tale velocità che ha impedito a tutti di risalire al punto che abbiamo monopolizzato il podio, con Soderqvist primo, Teutenberg secondo e io terzo. Credo che abbiamo espresso un livello molto alto, anche dal punto di vista tecnico.

La tripletta Lidl-Trek a Esch sur Alzette, un dominio incontrastato e non comune fra i professionisti
La tripletta Lidl-Trek a Esch sur Alzette, un dominio incontrastato e non comune fra i professionisti
Come funziona?

Di base il nostro velocista di punta è Tim, io sono l’ultimo uomo, ma capita anche che i ruoli vengano rimescolati e invertiti e mi trovi io a finalizzare proprio perché nel team vogliono che siamo intercambiabili. Diciamo che stiamo creando una struttura per copiare i pro’.

Con Jonathan ti sentivi in quei giorni di attività parallela?

Molto, mi ha sempre dato buoni consigli ed è stato molto bello condividere le nostre emozioni. Mio fratello mi è prezioso nello spiegare come affrontare la volata, come restare tranquillo, come muovermi. Io sentivo lui abbastanza rilassato anche se dopo Fossano sentiva un po’ di tensione per la vittoria sfuggita, poi dopo aver centrato il successo ad Andora era più tranquillo, il resto è venuto di conseguenza.

Per caratteristiche fisiche Matteo è differente da Jonathan, è più adatto a percorsi vallonati
Per caratteristiche fisiche Matteo è differente da Jonathan, è più adatto a percorsi vallonati
Jonathan ha la sua attività parallela su pista. E tu?

Io no, con la pista non ho nulla a che fare, a me piace molto il gravel. Lo scorso anno ho fatto qualche corsa e vorrei riprovarci. Magari a fine anno vorrei fare le classiche del settore, se il calendario non avrà sovrapposizioni. Mi piace molto perché è un modo diverso di gareggiare, mi libera la testa potendola affrontare con meno pressione mentale.

Ora che cosa desideri?

Non ho un obiettivo particolare in testa, una gara specifica. A me interessa continuare a imparare, a progredire, insomma a crescere.

Nelle classiche belghe Milan non ha ancora trovato il guizzo. Ci riproverà nel 2025
Nelle classiche belghe Milan non ha ancora trovato il guizzo. Ci riproverà nel 2025
Ma i risultati di Jonathan ti hanno mai messo pressione?

Mai, in alcun modo. Per me averlo vicino è una fortuna, è un pozzo d’esperienza al quale attingere, perché so la fatica che ha fatto per arrivare a quei livelli. Il più contento dei suoi risultati sono io, ma siamo due corridori e due persone diverse.

Matteo Milan: la Lidl-Trek e il confronto (positivo) con i grandi

05.02.2024
5 min
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Abbiamo parlato tanto, in questi giorni, del confronto positivo di cui beneficiano i ragazzi dei devo team o direttamente delle formazioni WorldTour. Pedalare accanto a gente che va forte, e che rappresenta l’elite di questo sport accende qualcosa. Ce lo aveva detto inizialmente Giulio Pellizzari, analizzando la vittoria di Del Toro al Tour Down Under. Sono seguite, alle parole del giovane marchigiano, le frasi di Markel Irizar, responsabile della Lidl-Trek Future Racing.

«I ragazzi – ha detto – crescono tantissimo nel confronto. Soprattutto quando ci alleniamo tipo gara e ne escono con tanta fiducia in più. Un giorno in ritiro, Mads Pedersen ha voluto radunarli e parlarci. Non so cosa abbia detto, ma alla fine del ritiro li abbiamo trovati cresciuti nelle performance e nella consapevolezza».

Matteo Milan (a destra) ha esordito con la maglia della Lidl-Trek alle gare di Maiorca (foto Lidl-Trek)
Matteo Milan (a destra) ha esordito con la maglia della Lidl-Trek alle gare di Maiorca (foto Lidl-Trek)

Pedersen il faro

Quando un corridore come Mads Pedersen prende un’iniziativa del genere, va seguita e approfondita. Allora abbiamo deciso di chiedere a uno di questi giovani cosa vuol dire vivere certe situazioni, e Matteo Milan ha risposto alle nostre domande. 

«In squadra non c’è distinzione – racconta Matteo – vogliono farci sentire parte dello stesso gruppo. Questo vale per tutti team: uomini, donne e under 23. Pedersen è stato uno di quelli che, dal lato dei corridori, ha voluto spingere molto su questo concetto. Ci ha detto che non dobbiamo intimidirci, ma parlare, chiedere e confrontarci. Soprattutto in ritiro, dopo 15 giorni insieme si abbattono un po’ tutte le barriere. Ci ha detto che crede in un gruppo amalgamato, perché in futuro noi potremmo trovarci a tirare per lui. Ma non ha escluso, con grande umiltà, che se un giorno verrà fuori un campione dalla nostra squadra, anche lui potrebbe tirare per noi. E allora è giusto conoscersi e pedalare insieme».

Correre con i pro’ alza il livello e dà una marcia in più quando torni tra gli U23 (foto Lidl-Trek)
Correre con i pro’ alza il livello e dà una marcia in più quando torni tra gli U23 (foto Lidl-Trek)
Come siete usciti dopo questo colloquio?

Motivati, cresciuti, insomma migliorati. Sia nelle performance che nella consapevolezza che il percorso è quello giusto. 

Vi siete confrontati anche su strada con loro?

Sì, io ho sfidato Tao (Geoghegan Hart, ndr) e Skjelmose in salita. Ci siamo sfidati, durante il ritiro, anche se la salita non è esattamente il mio campo. Una simulazione di gara, controllata, ma pur sempre a tutta. E’ uscita una sfida dura, anche perché fatta con gente di un certo calibro. Quando loro aprono il gas si va. Da Tao e Skjelmose mi sono staccato, però mi sono divertito, mi sono gasato, sono anche sensazioni belle da provare a inizio stagione. Provi a starci dietro, vedi che ce la fai…

E loro che ti dicevano?

A tavola Geoghegan Hart mi prendeva un po’ in giro, dicendo che mi aveva visto staccarmi. Però aspetterò il confronto in volata, quello è più il mio campo e posso difendermi meglio (dice con una risata, ndr). Ma mi trovo anche a scherzare e parlare con Consonni o con mio fratello Jonathan. 

Che rapporti hai con lui ora che siete praticamente sotto lo stesso tetto?

Ogni tanto gli chiedevo dei pareri. In ritiro qualche volta bussavo alla sua camera per parlare e fare delle domande. A casa ci vediamo di più, anche se capita di incrociarci per pochi minuti. Jonathan ha guardato le mie gare a Mallorca e mi ha dato dei consigli: posizione, dove spingere o cosa avrei potuto fare. Al di là che sia mio fratello, è sempre bello imparare da chi ne sa. Spesso ci troviamo anche a confrontare i dati delle nostre corse. 

E com’è andato l’esordio in Spagna?

Duro, con tanti corridori di alto livello e in buona condizione. E’ difficile essere competitivi, ma sono soddisfatto di quanto dimostrato, in particolar modo a livello di valori e performance. Era anche giusto che non fossi al top, i miei obiettivi stagionali saranno più avanti.

I ragazzi del devo team devono sentirsi pienamente parte del progetto (foto Lidl-Trek)
I ragazzi del devo team devono sentirsi pienamente parte del progetto (foto Lidl-Trek)
Cosa porti a casa?

Consapevolezza e fiducia. So che se ti confronti con i professionisti quando torni a gareggiare con gli under 23 hai una marcia in più. Non è il risultato che conta ma la crescita. 

E l’ambiente Lidl-Trek come lo trovi?

Bello, stimolante e stancante. Gli allenamenti sono tosti, e si fanno sentire. Però l’ambiente è fantastico, mi sembra tutto nuovo, di vivere una struttura di squadra diversa. Siamo trattati come i pro’, come avrete capito da quello che ho detto prima, facciamo quasi le stesse cose. Mi piace, e sono contento di queste prime esperienze.

Lidl-Trek, con Markel Irizar nella nascita del Devo Team

02.02.2024
6 min
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E’ stato l’arrivo di Lidl accanto a Trek a cambiare le possibilità, consentendo al team di Luca Guercilena di aprire il Devo Team. Da quel giorno, racconta Markel Irizar che ne è il responsabile, anche la squadra americana è diventata appetibile per i giovani in rampa di lancio. E forse proprio l’arrivo di Albert Withen Philipsen, il talento più limpido e polivalente del momento, ha segnato la svolta rispetto allo strapotere di altri gruppi.

Irizar ha 43 anni, è stato professionista dal 2004 al 2019 e gli ultimi sei anni li ha fatti proprio nel gruppo Trek. Quando ha smesso è diventato subito uno degli osservatori del settore giovanile. Ci sono le sue foto in ogni grande evento, accanto a tutti i talenti migliori poi approdati nel team americano. Così, al momento di lanciare il Devo Team, la scelta è stata naturale.

E’ davvero così necessario avere un team di sviluppo?

E’ il solo modo per prendere gli juniores migliori, che altrimenti preferivano altre realtà. Prima avevamo delle squadre in vari Paesi europei in cui potevamo farli correre, ma non era la stessa cosa. Il mondo è cambiato. Gli juniores vanno dritti nel WorldTour, per questo abbiamo iniziato il nuovo corso.

In che modo avete strutturato l’attività? 

Abbiamo 85 giorni di corsa: 40 li faranno con noi, gli altri con le rispettive nazionali e con la squadra WorldTour. Essendo una Devo, il Tour de l’Avenir, il mondiale e gli europei sono passaggi molto importanti, per cui i programmi dei singoli sono stati stilati in accordo con le federazioni. Ma anche quando sono in trasferta con loro, il nostro appoggio non manca.

In che forma?

Seguirò il Tour de l’Avenir, portando anche un meccanico e il materiale che serve. L’idea è di dare supporto ai nostri atleti. Non tutte le nazionali hanno alle spalle strutture top e non è giusto che il rendimento del singolo sia penalizzato da differenze tecniche.

Jacob Soderqvist, danese di 20 anni, nel 2023 ha vinto il Flanders Tomorrow Tour (@steelcitymedia)
Jacob Soderqvist, danese di 20 anni, nel 2023 ha vinto il Flanders Tomorrow Tour (@steelcitymedia)
Avete già cominciato, giusto?

Sì, con Valencia Castellon e Mallorca. Poi faremo Haut Var, il Giro d’Austria e quello della Repubblica Ceka. Non siamo una squadra di dilettanti, ma una via di mezzo rispetto a una WorldTour. Per ora siamo focalizzati sul gruppo dei velocisti, puntando a classiche e gare pianeggianti. Il programma di primavera ha il piatto forte nella Roubaix. In ogni caso, l’80 per cento del calendario è composto da corse a tappe. Facciamo un controllo attento delle ore di allenamento, soprattutto con i più giovani. E il lavoro nelle corse a tappe fa crescere il motore più di tutto il resto. E soprattutto sono un vantaggio anche a livello logistico.

In che senso?

Abbiamo il magazzino a Gand e per fare una corsa di un giorno in Italia, ad esempio, si tratta di fare 1.000 chilometri e per lo staff diventa molto impegnativo. Se invece ci muoviamo per più giorni, le cose hanno più senso e si ottimizzano anche i costi.

Philipsen, prossimo arrivo, lo scorso anno ha vinto mondiale ed europeo juniores di MTB, mondiale su strada ed europeo della crono
Philipsen, prossimo arrivo, lo scorso anno ha vinto mondiale ed europeo juniores di MTB, mondiale su strada ed europeo della crono
E’ cambiata la disposizione di manager e corridori verso di voi da quando c’è il Devo Team?

E’ cambiata per due aspetti. Il primo è che adesso possiamo garantire un programma specifico. Il secondo è che di colpo sono loro a cercarci. Lo stile e il modo di lavorare di Luca Guercilena apre tante porte. Il contatto con i manager è diventato più facile grazie all’ottima reputazione di questa squadra.

L’arrivo di Philipsen si può leggere alla luce di questo cambiamento?

Philipsen anche per il prossimo anno avrà la licenza da specialista. Il punto di snodo è stato il suo buon rapporto con Mads Pedersen (anche lui danese e alla Lidl-Trek, ndr). In più mettiamoci che Philipsen fa cross e mountain bike e avere uno sponsor tecnico che fa bici per entrambe le specialità ha inciso parecchio. Sarà ai mondiali di Tabor e sa che ci saremo anche noi. Questo diventa attrattivo per chi fa più discipline.

Come cambia il tuo ruolo: continuerai a fare lo scout o rallenterai un po’?

Continuo a seguire tutto. Farò qualche gara in ammiraglia con la WorldTour, coordino il Devo Team, ma per la maggior parte del tempo farò lo scout, soprattutto nelle gare juniores, perché il processo di sviluppo si è accelerato tantissimo.

Mondiali crono U23 2021 di Bruges, Baroncini con Irizar e De Kort prima di passare nell’allora Trek-Segafredo
Mondiali crono U23 2021 di Bruges, Baroncini con Irizar e De Kort prima di passare nell’allora Trek-Segafredo
Avete fatto gli stessi ritiri della WorldTour?

Ci siamo visti a novembre per bike fit e per l’abbigliamento. A dicembre e gennaio, tutti insieme fra Calpe e Denia: tutte le squadre Lidl-Trek hanno lo stesso setup al 100 per cento. Per febbraio ci troveremo in un appartamento a Girona e faremo due piccoli ritiri. Stessa cosa prima dell’Avenir, quando li porteremo ad Andorra con i pro’ che preparano la Vuelta.

Nei giorni scorsi si parlava della crescita come conseguenza degli allenamenti con la WorldTour: accade anche da voi?

Crescono tantissimo nel confronto. Soprattutto quando ci alleniamo tipo gara e ne escono con tanta fiducia in più. Un giorno in ritiro, Mads Pedersen ha voluto radunarli e parlarci. Non so cosa abbia detto, ma alla fine del ritiro li abbiamo trovati cresciuti nelle performance e nella consapevolezza.

Lo scopo è crescere o andare forte subito?

E’ più importante che crescano per approdare nel WorldTour, ma per arrivarci devi andare forte. Abbiamo un approccio semplice, vogliamo aiutarli perché crescano globalmente. Lidl, Trek e Santini sono tre aziende familiari. E siccome siamo anche noi ambassador delle aziende che ci sostengono, vogliamo portare la loro filosofia anche nel Devo Team. In più avere un manager speciale come Luca Guercilena rende tutto più facile.

Matteo Milan, fratello di Jonathan, è arrivato alla Lidl-Trek quest’anno dopo aver corso al CTFriuli (foto LidlTrek)
Matteo Milan, fratello di Jonathan, è arrivato alla Lidl-Trek quest’anno dopo aver corso al CTFriuli (foto LidlTrek)
Ultima domanda: cosa ti pare finora di Matteo Milan?

E’ più forte di quello che la gente pensi. Dai test che abbiamo fatto, ha un motore impressionante, ma può e deve crescere ancora. Il passaggio a una squadra internazionale lo ha aiutato in questa direzione. Ovvio che la presenza di suo fratello lo abbia aiutato ad arrivare, però Matteo ha valori molto buoni. Nel 2023 non ha avuto un anno facile, ma si sta ritrovando. Ripeto: farà più di quello che la gente pensa di lui.

Il CTF riparte con il botto, ma la strada è ancora lunga

02.03.2023
5 min
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Il Cycling Team Friuli (CTF) in questo inizio di stagione ha già raccolto dei buoni risultati: una vittoria e tre podi. Sia con i giovani, come Bruttomesso e Matteo Milan, sia con i più esperti: Buratti. La formazione friulana guidata da Renzo Boscolo è partita forte e punta in alto, per crescere e migliorare gara dopo gara. 

Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)
Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)

Sempre operativo

Il diesse si trova sulla strada del ritorno dall’Umag Trophy, i suoi ragazzi oggi non correvano, ma lui era lì per guardare la concorrenza. 

«Ho finito di lavorare – racconta Boscolo dalla macchina – e sono andato a Umago per vedere la corsa. Mi piace, confronto un po’ le squadre e faccio una panoramica della situazione. Da casa mia, a Trieste, ci vuole davvero poco ad arrivare oltre confine».

«E’ stata una bella corsa quella di oggi – racconta – ha vinto Adam Toupalik. Persico, quarto sul traguardo, ha fatto proprio una bella volata. Non sono riusciti a chiudere sulla fuga dei tre ma quando vai all’estero è sempre difficile. In Italia conosci le squadre e sai come comportarti, nel momento in cui cambi scenario ci sono dei riferimenti differenti e non è facile regolarsi. Poi oggi faceva freddo, c’era vento ed a tutto ciò si è aggiunta la pioggia, non una bella situazione».

La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)
La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)

Una rosea primavera

Nonostante il calendario dica che siamo a marzo, il meteo rimane poco clemente, fa freddo e la primavera sembra lontana. I risultati per il CTF, tuttavia, sbocciano, anche se questo è solo l’inizio. 

«Siamo partiti bene – riprende Boscolo – non possiamo negarlo. Abbiamo portato a casa quattro podi in altrettante corse. Vuol dire che in inverno abbiamo lavorato nel modo giusto, sia con i ragazzi giovani che con quelli esperti. D’altronde l’unica vittoria ed uno dei due secondi posti sono arrivati da Bruttomesso (in apertura al GP Misano 100, foto CTF). L’altra seconda posizione l’ha conquistata Matteo Milan, mentre il quarto ed ultimo podio è frutto di un ragazzo più esperto: Buratti. Da Nicolò ci aspettiamo qualcosa di importante quest’anno, visto anche il fatto che è rimasto con noi per crescere ancora e confermarsi». 

Nuovi stimoli

Nel corso della telefonata il diesse dal cognome veneto, ma friulano a tutti gli effetti, ha attraversato ben tre Paesi. E’ partito dalla Croazia e, per tornare in Italia, è passato dalla Slovenia. 

«Al contrario degli altri anni – spiega – oggi all’Umag Trophy non abbiamo corso. Ed anche le prossime corse croate, non ci vedranno protagonisti. Ne parlavo proprio oggi (ieri, ndr) con l’organizzatore della corsa. Il CTF è stata la prima squadra italiana ad andare a quelle gare, c’era ancora De Marchi con noi. Quest’anno abbiamo puntato di più sul nord Europa. Ci appoggeremo alle strutture della Bahrain Victorious e del Cannibal Team. Abbiamo ottenuto gli inviti per la Gent-Wevelgem U23 e per altre corse, faremo girare un po’ i ragazzi. Si tratta dell’ennesimo step di crescita che fa parte del nostro progetto. E’ giusto fare esperienze nuove, ogni Paese ha le sue specialità e non si smette mai di imparare».

I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa
I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa

Crescita continua

“Imparare” non è un verbo usato a caso da Boscolo, il CTF crede nei propri ragazzi, consapevoli che nessuno ha il posto assicurato tra i professionisti, bisogna guadagnarselo.

«Noi anticipiamo i tempi – dice il diesse – facendogli fare le esperienze che si troveranno poi a fare una volta professionisti. Non tutti hanno la qualità di passare nel WorldTour subito, ma anche loro devono e possono imparare. Le continental devono permettere ai ragazzi di sbagliare, questa è la logica del progetto. Nelle prime corse di stagione gli errori sono stati fatti, risultati buoni non sono sinonimo di perfezione, si può sempre migliorare. Vi faccio un esempio: sono molto più contento della prestazione di Bruttomesso alla San Geo che della sua vittoria a Misano. Nella prima corsa non ha vinto, ma si è messo in mostra, ha fatto vedere di stare bene, ed anche se ha sbagliato i tempi della volata sono soddisfatto. Alberto ha dimostrato di non essere solo un velocista, cosa che tra gli under 23 non ha senso, perché quando passi professionista i velocisti puri non esistono più».

Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista
Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista

L’università del ciclismo

Il diesse chiude la telefonata con un ragionamento che merita un capitolo a parte. «Il team development – conclude – deve essere visto come la Primavera delle squadre di calcio. Siamo partiti a lavorare sulla crescita dei nostri atleti già dal primo dei due ritiri invernali. Non solo bici ma anche lezioni e apprendimento.

«Come squadra abbiamo l’obbligo di far crescere tutti i ragazzi, poi sarà il mondo del professionismo a decidere chi passa, in base alle esigenze del momento ed altri fattori. Si passa anche dalle corse di livello inferiore, che hanno lo stesso senso delle “partitelle” infrasettimanali nel calcio. In quel caso si ha la possibilità di provare determinate situazioni che altrimenti non avresti modo di vedere e approfondire. Io penso che siamo l’equivalente di un piano di studi universitario: un mix di corsi differenti che alla fine ti danno la formazione necessaria».

Un pro’ coi dilettanti. Jonathan Milan “torna” con il CTF

05.01.2023
4 min
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Certe cose non cambiano, neanche se sei un campione olimpico. E’ stato bello vedere qualche giorno fa Jonathan Milan allenarsi con la sua vecchia squadra, il Cycling Team Friuli. Un’immagine di tradizione appunto, di amicizia e di semplicità.

Il gigante della Bahrain Victorious è uscito i giovani ragazzi che in qualche modo hanno preso il suo posto nella squadra di patron Roberto Bressan. Intendiamoci, non che Jonathan sia vecchio! Anzi.. però in gruppo quel giorno era il più esperto. Magari poteva raccontare qualche storia, una di quelle che ammaliano: le Olimpiadi, la vita con i campioni, le lunghe trasferte per il mondo…

Jonathan Milan (classe 2000) ha corso nelle fila del Cycling Team Friuli fino al 2020
Jonathan Milan (classe 2000) ha corso nelle fila del Cycling Team Friuli fino al 2020
Jonathan, fa un po’ strano, no? Tu che sei ancora super giovane l’altro giorno in quell’uscita coi tuoi ex compagni del CTF eri “il vecchio”…

Ora che mi ci fate pensare è così! In effetti è un po’ strano, però è anche bello vedere questi ragazzi crescere. Così come è bello uscire con mio fratello Matteo.

Ti hanno fatto qualche domanda particolare, ti hanno strappato qualche curiosità?

Quando si esce insieme si parla sempre del più e del meno. Magari ci si confida sugli obiettivi della stagione. Sì, qualche domanda me l’hanno fatta, ma più sul programma, sulla preparazione, sulla posizione da migliorare… ma sono più discorsi che domande. Semmai mi chiedono di altri corridori, a cominciare da Sonny (Colbrelli, ndr), Mohoric, Caruso… 

E delle Olimpiadi ti hanno chiesto qualcosa?

No, perché con tanti di loro ci avevo già parlato, mentre i nuovi arrivati non mi hanno fatto domande su Tokyo.

La squadra di patron Bressan è molto attaccata al suo territorio, tra l’altro ideale per pedalare (foto Instagram)
La squadra di patron Bressan è molto attaccata al suo territorio, tra l’altro ideale per pedalare (foto Instagram)
Eri sempre tu in testa a tirare o giravate tutti “ad armi” pari?

Tutti ad armi pari! Anche perché girano forte questi ragazzi. Anzi, sin troppo per questo periodo. Infatti gli dicevo sempre: “Tranquilli ragazzi!”

Il CTF è una doppia casa per te: vieni da quel team e in più adesso è la giovanile della Bahrain. Ti hanno chiesto qualcosa su come funzionano le cose in prima squadra?

Qualcosa sul ritiro. So che i ragazzi adesso faranno un piccolo training camp a gennaio, ma non sono sicuro se verranno in Spagna nel nostro stesso hotel, anche se penso di sì. A me piacerebbe sinceramente, perché penso sia una cosa formativa per loro. Ripenso a quando ero io al loro posto. Vedono i ragazzi più grandi, vivono un ambiente differente, si confrontano con una realtà di alto livello che li vuole fare crescere. Cose che poi, è giusto ricordare, ha sempre fatto anche il CTF. Questo connubio con la mia squadra li porterà ad un livello più alto. E infatti devo dire che sono davvero contento che le mie due squadre si siano legate in qualche modo.

Secondo te quanto ha contato Jonathan Milan per questa unione?

Oddio, non saprei. Ma non penso più di tanto. Tanti ragazzi sono passati prima di me… E poi ci sono le persone del team, la voglia e l’amore che ci mettono per portare avanti la squadra. La passione… Perché è un grande impegno. Credo sia merito della loro competenza.

Invece a livello pratico come nasce un’uscita simile?

Abbiamo una nostra chat, ma comunque quando esco con loro non sono mai l’unico pro’. Spesso si aggiunge qualcun altro, tra cui il “Dema”, Alessandro De Marchi, che tra l’altro è uno di quelli che studia il giro da fare, gestisce l’allenamento… a lui chiedono i consigli! Comunque, ci sentiamo, in linea di massima sappiamo che loro partono dalla “casina” di Udine alle 9-9,30. Noi partiamo da Buja, più o meno alla stessa ora e ci veniamo incontro. C’è uno stradone che collega Buja ad Udine e li ci incrociamo. Io poi se non rispondo a questa chat, chiamo mio fratello e mi aggiorno tramite lui. 

In certi allenamenti capita di fermarsi… A sinistra Matteo Milan, a destra suo fratello Jonathan
In certi allenamenti capita di fermarsi… A sinistra Matteo Milan, a destra suo fratello Jonathan
La sosta Coca Cola si fa?

Nei giorni di scarico con loro l’ho sempre fatta. Altre volte meno. Poi spesso capita che esca da solo in quanto ho dei lavori totalmente diversi da fare. Magari ho la palestra al mattino o degli specifici. Quel giorno però abbiamo fatto, se ben ricordo, 147 chilometri e 2.800 metri di dislivello a un po’ più di 29 di media oraria. Almeno io sono tornato a casa con questi numeri.

Prima hai detto: «C’era anche mio fratello, è stato bello». Come funziona con lui? In quel caso ti ritrovi a fare la chioccia? Lo riprendi?

No, no… i ragazzi devono divertirsi. Sono io il primo che chiacchiera. Poi non mancano gli scattini qua e là. L’importante è che quando arriva il momento di fare il lavoro ci si impegni. Ci vuole serietà. E mio fratello, come gli altri ragazzi, è serio. Certo, se devo dire qualcosa a Matteo, dargli qualche dritta gliela do. E lui il più del più delle volte le accetta.