Luca Guercilena e la Lidl-Trek sono nel pieno di una grande accelerazione. Le risorse pompate da Lidl hanno permesso al team un’importante campagna acquisti: l’ultimo colpo di mercato è la firma del giovane Philipsen, che raggiungerà il team a partire dal 2025. Il senso di abbondanza si ha soprattutto nell’osservare la distribuzione degli uomini nei vari appuntamenti. Ciccone al Giro per fare classifica, ad esempio, dovrà convivere col treno di Milan e con le ambizioni di Bagioli: un bel vedere pensando al ciclismo italiano, una situazione da gestire per i diesse.
Ma l’occhio del “capo” ci serve per spaziare su temi più ampi, che riguardano da un lato la sua squadra, dall’altro gli equilibri del ciclismo mondiale, che a giudicare dalle ultime e contorte vicende contrattuali, non se la sta passando proprio bene.
La Lidl-Trek ha ingaggiato un bel numero corridori di grande qualità, alcuni già pronti, altri con grandi prospettive: quali sono stati i criteri di scelta?
L’esigenza di implementare la competitività nel WorldTour ci ha fatto valutare atleti che avessero già fatto risultati di qualità a quel livello. Come sempre però teniamo un occhio sul futuro, quindi cercando di ingaggiare giovani forti o con un talento sopra la norma. Starà a loro, col nostro supporto, trasformare il talento in performance di alto livello.
L’arrivo di Philipsen dal 2025 fa pensare a un progetto a lunga scadenza. Si è valutato di inserirlo nel devo team? In futuro questa potrebbe essere una via da seguire?
L’idea è di inserirlo step by step. Abbiamo l’intenzione di vederlo all’opera magari già nel 2024 nel nostro devo team, probabilmente dandogli la possibilità di correre alcune gare di livello superiore. Poi penseremo al passo definitivo. Albert è un grande potenziale, ma ancora molto giovane. Vogliamo dargli il giusto tempo di crescere e raccogliere i risultati a momento debito, considerato anche l’impegno in più discipline.
Quali sono state secondo te gli argomenti che hanno convinto Philipsen e in che modo seguirete il suo sviluppo durante la stagione?
Penso che il nostro modo di operare e il lavoro svolto dallo scout e manager del devo team, Markel Irizar, sia stato fondamentale. Creare un rapporto prima di proporre un contratto credo sia la chiave giusta. Aggiungerei che la serietà e l’affidabilità del nostro team sul fare crescere i giovani, senza affrettare i tempi, sia un altro parametro fondamentale. Non ultimo il nuovo progetto Lidl-Trek ha dato entusiasmo all’ambiente e gli atleti lo percepiscono.
La Tudor ha ingaggiato Tosatto, la Jayco ha preso Piva, com’è la situazione dei direttori sportivi nella Lidl-Trek?
Abbiamo il nostro nucleo storico con Andersen, Baffi e De Jongh. A loro abbiamo aggiunto Sebastian Andersen, già tecnico in Riwal, che ha grande esperienza con i giovani e si occuperà del “devo” insieme a Markel Irizar. Inoltre ho fortemente voluto Schar con cui ho condiviso gli anni da CT della Svizzera, perché credo abbia le capacità per essere un grande diesse. Esattamente come facemmo con Irizar, Popovych e Rast nel recente passato. Ci sarà un graduale passaggio di consegne. Nel ciclismo moderno, con atleti sempre più giovani, bisogna avere mille attenzioni in più e il gap generazionale può essere un elemento su cui lavorare.
Per tanti team il Tour è l’obiettivo principale, la Vuelta è l’esame di riparazione. Può avere senso costruire un team per il Giro e per un leader giovane, oppure la Francia attira di più?
La realtà ad oggi è così, anche se da italiano ho sempre cercato di bilanciare il team su Giro e Tour, quasi allo stesso modo. Molto dipende dal tipo di leader che si ha. Se avesse più chance al Giro, meglio concentrarsi lì e vincere, che focalizzarsi solo sul TDF sapendo di non essere competitivi.
L’UCI valuta un rimpasto del calendario, con spostamenti di classiche: cosa pensi dell’attuale calendario?
Ogni cambio va valutato con attenzione. Se il concetto è cambiare data per creare eventi più appetibili o aiutare i team dal punto di vista logistico a fare dei blocchi di gare vicine tra loro (avendo un occhio per un tema di grande attualità come la sostenibilità dei trasporti), sono sicuramente favorevole.
Saresti favorevole all’introduzione di un salary cap, di un tetto stipendi che non faccia pendere tuttto dalla parte dei più ricchi?
Sarei più per una “luxury tax” (nel basket NBA è una multa che si paga in caso di sforamento del tetto stipendi, ndr), nonché ad un serrato controllo dei contratti degli atleti. Nessuno può fare contratti più lunghi della sponsorizzazione del team (fino a che il 95% del budget è costituito dagli sponsor). Ovviamente tutto questo andrebbe inserito in un contesto dove il ciclismo professionistico si allinei agli altri sport considerati tali (ATP, NBA,NFL, F1) avendo come premessa di prendere le “parti” buone di quel business.